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Georges Canguilhem, «Il normale e il patologico», Einaudi Georges Canguilhem è uno di quei filosofi la cui importanza è stata ed è superiore alla sua fama. Eppure, nel seno della filosofia francese contemporanea, da Michel Foucault a Jacques Derrida, da Sarah Kofman a Etienne Balibar, da Pierre Macheray a Alain Badiou, tutti hanno contratto un debito nei confronti del pensiero e dell'insegnamento di Georges Canguilhem. A cavallo tra gli anni '60 e gli anni '70, quando Louis Althusser e il suo gruppo costituivano sul piano internazionale un punto di riferimento centrale all'interno del marxismo, il contributo di Canguilhem sul terreno dell'epistemologia e della storia delle scienze ebbe un momento di risonanza; ma se si legge l'introduzione di Michel Foucault all'edizione americana de Il normale e il patologico, scritta nel 1978, si vede bene come il suo sforzo sia indirizzato a presentare l'autore dando per scontato che non fosse sufficientemente conosciuto al di fuori dei confini della Francia. E' perciò un bene che ora la Einaudi proponga all'attenzione del pubblico italiano l'opera più significativa di Canguilhem, dove la riflessione filosofica si intreccia con la storia delle scienze e in particolare con la storia della medicina e della biologia. L'edizione italiana è introdotta ottimamente da Mario Porro e dotata di una Postfazione di Michel Foucault, che è poi lo scritto citato prima e rivisto in occasione di un numero speciale della Revue de Métaphysique ed de Morale dedicato a Canguilhem: ultimo lavoro di Foucault prima della sua morte, esso è interessante anche per gli spunti di interpretazione storiografica della filosofia francese contemporanea. Ma al di là di questo, il confronto fra Canguilhem e Foucault è molto importante: a mio parere, infatti, è difficile comprendere il senso della riflessione di Michel Foucault senza tenere conto dell'influsso di Georges Canguilhem sui temi ascrivibili al normale e al patologico. L'idea che il patologico sia non qualcosa di qualitativamente diverso, ma identico al normale, Georges Canguilhem la trae da Auguste Comte e da Claude Bernard, uno dei padri della fisiologia moderna e suo decisivo punto di riferimento teorico. L'importanza attribuita a Comte e a Bernard riguarda anche l'influsso che i due hanno avuto sulla filosofia, la scienza e ancora di più sulla letteratura del XIX secolo; e poiché, come scrive Canguilhem, "capita costantemente che i medici cerchino la filosofia della loro arte più volentieri nella letteratura che nella medicina o nella filosofia stesse", la questione assume una rilevanza storiografica notevole. E' su questo terreno che Canguilhem si incontra con la filosofia di Nietzsche e dunque con il passaggio filosofico che dall'identità fra normale e patologico va verso una riflessione critica sui valori, a cominciare da quello della verità.Nietzsche, in un frammento della primavera del 1888, riporta un brano di un'opera di Claude Bernard, dove appunto viene affermata l'identità fra il normale e il patologico. Come fa notare Canguilhem, Nietzsche fa precedere la citazione tratta dalle Lezioni sul calore animale di Claude Bernard, dalla seguente considerazione: "Il valore di tutti gli stati morbosi sta nel mostrare attraverso la lente d'ingrandimento certi stati che sono normali, ma che, come normali, non sono visibili". Il patologico, dunque, diventa una chiave di lettura del normale, proprio in quanto ne costituisce, in un certo senso e nello stesso tempo, un'amplificazione e un irrigidimento. Come accade quando l'irregolarità di un fenomeno ci fa accorgere di quelle regolarità che altrimenti non noteremmo, così dal patologico si può comprendere quella condizione normale di cui altrimenti non coglieremmo il significato e il funzionamento. In opere come Storia della follia o Nascita della clinica Michel Foucault radicalizzerà questo rapporto fra normale e patologico fino al punto da creare una tensione fra il potere di esclusione che possiede un sapere nel momento in cui si fa normale (anche Thomas Kuhn, come è noto, parla di scienza normale) e ciò che tale sapere-potere esclude. Si tratta di una radicalizzazione teorica, ma essa ha origine, appunto, nell'insegnamento di Canguilhem. Il libro è diviso in due parti che corrispondono a due momenti diversi della ricerca dell'autore. Il nucleo originario è del 1943, ma tra il 1963 e il 1966 egli aggiunse ulteriori riflessioni, dove più fortemente emergevano i rapporti tra l'idea del vivente e l'idea del sociale, insieme alla questione dell'errore come concetto in patologia. Essendo posta l'identità tra il normale e il patologico, il concetto di normale deve presentarsi non rigido, bensì dinamico. Da questo punto di vista, per esempio, se si prende la nozione di adattamento e la si sposta dal biologico al sociale, può accadere che "definire l'anormalità come disadattamento sociale significa accettare in misura maggiore o minore l'idea che l'individuo debba sottoscrivere il fatto di questa società, dunque accomodarsi a essa come a una realtà che è al tempo stesso un bene". Contro l'idea di adattamento intesa attraverso l'immagine di un ambiente dato a cui un organismo deve omologarsi, Canguilhem è fra coloro che mettono in rilievo la centralità della relazione fra ambiente e organismo. Se la relazione fra ambiente e organismo tende a modificare sia l'ambiente che l'organismo, il quale non deve adattarsi a un contesto dato ma mostrarsi attivo entro i limiti e l'autonomia della sua individualità, ciò comporta la molteplicità e la relatività della nozione di norma. "Ciascuno di noi fissa le proprie norme scegliendo i propri modelli di esercizio. La norma del fondista non è la stessa del velocista. Ciascuno di noi cambia le proprie norme in funzione della propria età e delle proprie norme anteriori, la norma dell'anziano velocista non è più la sua norma di campione. E' normale, vale a dire conforme alla legge biologica dell'invecchiamento, che la riduzione progressiva dei margini di sicurezza comporti l'abbassamento delle soglie di resistenza alle aggressioni dell'ambiente. Le norme di un anziano verrebbero considerate deficienze nello stesso uomo adulto. Questo riconoscimento della relatività individuale e cronologica delle norme non è scetticismo di fronte alla molteplicità, ma tolleranza della varietà".Tutta l'attenzione di Canguilhem è rivolta alla critica di una visione coercitiva e omologante della norma. Sotto questo aspetto, se, come egli afferma, la conoscenza della vita presuppone la priorità dell'infrazione sulla regolarità (e qui è Foucault che influenza Canguilhem), che cosa intendere per malattia dell'uomo normale? Per malattia dell'uomo normale bisogna intendere "la comparsa di un'incrinatura nella sua fiducia biologica in se stesso". Ma si tratta di un'incrinatura necessaria, perché "la minaccia della malattia è una delle componenti costitutive della salute". La concezione della salute intesa come un equilibrio continuamente riconquistato su fratture, come l'inserimento dell'errore e della casualità nell'organizzazione del vivente, avvicinano Canguilhem - che ha recepito la lezione della filosofia deterministica di Claude Bernard e della critica dei valori di Friedrich Nietzsche - alle teorie dell'autorganizzazione biologica che, nei loro diversi versanti (da Prigogine a Eigen, da Atlan a Maturana e Varela) pongono in primo piano il problema dell'autonomia del vivente e il ruolo del caso nella costruzione dell'ordine biologico: come fa ben notare Porro nella sua introduzione. Psicologia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Vai a: Navigazione, cerca Il termine psicologia deriva dal greco psyche (ψυχή) = spirito, anima e, iconograficamente, farfalla in quanto molte decorazioni dei vasi greci raffigurano l'anima come esalata nell’istante della morte con l'immagine di una farfalla - e da logos (λόγος) = discorso, studio: in tale accezione la Psicologia è lo studio dello spirito o dell'anima. Il significato del termine, protrattosi immutato dal XVI secolo al XX secolo, è cambiato in modo significativo negli ultimi cento anni, adeguandosi alle nuove prospettive e alla moderna metodologia. La psicologia può essere definita come la scienza che studia i rapporti che intercorrono tra un essere vivente e se stesso e i rapporti che intercorrono tra un essere vivente e l'ambiente in cui vive. Rapporti che si possono esprimere in termini di esperienza e comportamento. Altresì la psicologia è l'unica scienza che studia in modo esclusivo fenomeni e processi quali l'intelligenza, la memoria, le emozioni, le motivazioni, le opinioni, le abitudini, i sentimenti, il pensiero eccetera; in sintesi tutto quanto attinge alla "mente" nella sua accezione più ampia, sia per ciò che chiaramente dipende dal sistema nervoso che per quanto è squisitamente legato alla soggettività individuale o all'interazione sociale. La psicologia moderna è una scienza composita, i cui metodi di ricerca vanno da strettamente sperimentali (di laboratorio o sul campo) a etnograficamente orientati (ad esempio: alcuni approcci della psicologia culturale); da strettamente individuali (ad esempio: studi di psicofisica, psicoterapia individuale) a metodi con una maggiore attenzione all'aspetto gruppale e sociale (ad esempio: la psicologia del lavoro che impiega i cosiddetti 'gruppi focali'). Queste diversità di approccio hanno causato un proliferare di discipline psicologiche e di matrici culturali che tendono a sostenere punti di vista diversi e spesso in conflitto tra loro. Indice [nascondi] 1 Cenni storici 1.1 I precursori 1.2 La nascita della psicologia scientifica 1.3 L'approccio filosofico: la scuola di Brentano 1.4 La scuola americana 1.4.1 Lo strutturalismo 1.4.2 La psicologia secondo gli strutturalisti 1.5 La scuola sovietica 1.5.1 Riflessologia 1.5.2 Scuola storico-culturale 1.6 La psicoanalisi 1.6.1 La psicoanalisi di Freud 1.6.2 La psicologia analitica 2 La psicologia contemporanea 2.1 Il comportamentismo 2.2 Il costruttivismo 3 Prospettive teoriche e terapeutiche attuali 3.1 Prospettive prevalentemente teoriche e di ricerca 3.2 Prospettive prevalentemente terapeutiche e di intervento 4 Voci correlate 5 Collegamenti esterni [modifica] Cenni storici [modifica] I precursori La nascita della psicologia può essere fatta risalire al XVI secolo, con il tedesco Melantone, latinista e grecista. Per lui la psicologia era l’insieme di conoscenze filosofiche, letterarie e religiose sull’animo umano. Nel 1690 John Locke, filosofo inglese, pubblica il Saggio sull’intelletto umano in cui cerca di ricostruire il funzionamento della mente, per capire come nascono i nostri contenuti mentali, astratti e complessi. Per lui all’origine delle idee c'è l'esperienza, e studia il comportamento animale e umano. Egli vuole arrivare a capire quale sia il modo migliore per ragionare. La mente viene però analizzata solo attraverso ragionamenti e osservazioni, senza esperimenti. Il tentativo di studiare la mente di Locke non avrà successo in psicologia, anche se molti filosofi prenderanno spunto da lui per dare una base solida ai propri ragionamenti. [modifica] La nascita della psicologia scientifica La psicologia scientifica moderna nasce nella seconda metà dell'Ottocento. Tra il 1850 e il 1870 fisici e medici si occupano dello studio della psiche: le sensazioni, le emozioni, le attività intellettive. Gli scienziati applicarono allo studio della mente le metodologie che già applicavano alle scienze naturali, ma senza rendersi conto che stavano creando una nuova scienza, la moderna psicologia scientifica, in cui fusero le scienze naturali con lo studio della mente. Nel 1872 Charles Darwin pubblica L’espressione delle emozioni nell’uomo e negli animali in cui descrive per la prima volta le somiglianze che dimostrano come uomini e animali comunicano sensazioni e manifestano e emozioni mediante il comportamento e il movimento di parti del corpo. Nasce così la teoria fisiologica delle emozioni: per Darwin le emozioni sono scariche di energia che attraversano l'organismo, scatenate da stimoli esterni. La paura è il brusco cambiamento fisiologico che un organismo incontra in presenza di un ostacolo. I movimenti con cui noi esprimiamo un'emozione, sono residui di quei movimenti che un tempo usavamo per uno scopo preciso. E così la pensa anche l’etologia. Quindi, per Darwin si comunica anche attraverso il corpo. La CNV, o comunicazione non verbale, è diventata importante dopo le ricerche con le api di Karl Von Frisch. Tra il 1860 e il 1870, Franciscus Donders studia i tempi di reazione, cioè il tempo che un individuo impiega per rispondere allo stimolo. Ancora oggi si usano per valutare le persone idonee alla guida di autobus ed autocarri. Donders li studiò per misurare le attività mentali. Più sono i passaggi mentali per rispondere a uno stimolo e più tempo viene impiegato per rispondere. Ci sono tre esperimenti tipici. esperimento studia quanto tempo occorre a un individuo per tirare una leva quando vede una luce. esperimento studia quanto tempo occorre a un individuo per tirare una leva quando vede una luce intensa e non debole. esperimento: oltre che a reagire a uno stimolo, l’individuo deve anche scegliere se tirare o no la leva. La differenza tra il secondo e il primo caso era la scelta di tirare o no la leva. Gustav Theodor Fechner laureato in medicina, è passato alla storia della psicologia, per aver fondato la psicofisica. Egli studiò per sette anni il rapporto tra gli stimoli fisici e sensazioni mentali. In Germania vi erano conflitti sul meccanicismo, che considerava tutti i fenomeni pari a quelli fisici, mentre il vitalismo considerava tutti i fenomeni appartenenti alla vita e alla mente. Fechner studiava il rapporto mente-corpo, per risolvere la questione tra vitalismo e meccanicismo. Ernst Weber aveva notato che la risposta agli stimoli varia a seconda della loro intensità. Nasce la legge di Weber-Fechner la quale afferma che la soglia sensoriale differenziale varia a seconda della grandezza degli stimoli, ed è proporzionale alla loro intensità. Quindi, essa serve per dire che la sensibilità di un corpo aumenta se gli stimoli aumentano di intensità. Il merito di aver fondato la psicologia come disciplina accademica, va a Wilhelm Wundt, in Germania, che tra il 1858 e il 1862 scrisse il libro Contributi alla teoria della percezione sensoriale e più tardi il suo Manuale di psicologia. Nel 1875 divenne professore di filosofia a Lipsia, dove fondò il suo laboratorio nel 1879. Nonostante vi fossero ancora termini fisiologia e filosofia, Wundt voleva fare psicologia. Al laboratorio affluirono allievi e osservatori di tutto il mondo. Veniva studiata la psicofisica ed i tempi di reazione. Era nata la psicologia come disciplina scientifica ed accademica. La cultura di Wundt, la biologia, la fisica, la filosofia, gli avevano permesso di sintetizzare la nuova disciplina. Nello stesso periodo Hermann Ebbinghaus realizza il primo importante lavoro sulla memoria. Hermann Ebbinghaus fu il primo ad effettuare un lavoro di psicologia sperimentale. Egli si era interessato alla psicologia per caso, trovando un libro di Fechner. Ebbinghaus si occupò della memoria, lo studio alla quale si erano applicati Aristotele e molti filosofi, studiandola nel laboratorio di Lipsia, dove oltre a studiare sensazioni, percezioni, non si studiavano il pensiero, l’apprendimento, la volontà e la memoria. Egli imparava a memoria gruppi di consonanti e vocali senza senso. Combinandole, ottenne 2 300 sillabe. Per impararle, leggeva ripeteva dall'inizio alla fine, e se si inceppava nella ripetizione, leggeva il resto e poi tutto, e così riprovava a ripetere tutte le sillabe. Si può memorizzare attraverso tre tipi di prove: di rievocazione, con la quale gli viene chiesto a un individuo di ripetere ciò che ha memorizzato di riconoscimento, l'individuo deve riconoscere cose già viste o sentite tra altre di riapprendimento, Ebbinghaus usò queste prove, infatti nella prima seduta imparava delle sillabe, nella seconda, imparava la medesima lista, questa volta per imparare la seconda lista gli occorreva un tempo molto minore rispetto alla prima. Ebbinghaus arrivò ad alcune conclusioni. Effetto del superapprendimento: a forza di ripetere la memoria migliora (aumentando il numero di ripetizioni, aumenta anche la memoria). Curva dell'oblio: al trascorrere dei giorni la memoria diminuisce. Apprendimento massivo e distributivo: più sedute sono più efficaci di una lunga seduta singola. Effetto seriale: la memorizzazione dipende da come sono messe le sillabe, infatti quelle in fondo e le prime si memorizzano meglio di quelle di mezzo. Nella Germania dell'800, che era diventato il principale centro scientifico del mondo, molti allievi di Wundt fondarono laboratori e scuole. Tra esse la scuola di Wurzburg che, con Kulpe, introdusse il metodo di introspezione (dal latino guardare dentro), consistente nell'osservazione delle nostre esperienze personali e interiori. Kulpe utilizzò l'introspezione (tra la fine del XIX secolo ed il primo decennio del XX) per indagare sperimentalmente sugli stati di coscienza che appaiono irriducibili alle immagini mentali e alle sensazioni, così come risulta per esempio durante i giudizi comparativi fra i pesi di due oggetti. In precedenza questa tecnica veniva usata molto poco con Wundt, perché vi era la preoccupazione che la descrizione di fatti troppo personali facesse perdere di vista gli obiettivi. I soggetti riferivano allo psicologo fatti interiori, con cui egli cercava di non interferire, chiedendo fatti semplici, senza andare a riallacciarli con il passato. A Wurzburg, oltre che limitarsi a studiare le sensazioni, si comincia a studiare pure il pensiero, e si studia ciò che accade nella mente in qualunque momento. [modifica] L'approccio filosofico: la scuola di Brentano Più o meno negli stessi anni Franz Brentano propone un approccio filosofico alla psicologia con la sua scuola di Brentano (prima a Wurzburg e poi a Vienna). Brentano può essere considerato il secondo padre della psicologia (insieme a Wundt). La sua scuola influenzò Sigmund Freud e precorse i concetti della psicologia della Gestalt e della Psicologia sociale. [modifica] La scuola americana Con la diffusione della psicologia gli Stati Uniti subentrarono alla Germania verso la fine del XIX secolo. Edward Titchener (1876-1927), inglese, terminò gli studi a Lipsia. Dopo aver studiato con Wundt, a soli 25 anni si trasferì negli Stati Uniti, a Ithaca, per diffondere la psicologia. Egli tradusse il manuale di Wundt in inglese, scrisse anche altri manuali e diresse una rivista di psicologia. Inoltre fondò una scuola, basata sullo strutturalismo, ovvero sulla descrizione di come è formata la mente. La psicologia ritrae la sua struttura, la mente è formata da tanti pezzi che la compongono come un mosaico di sensazioni, emozioni, concetti, il lavoro dello strutturalista è analizzare tutti questi affetti, emozioni, concetti. [modifica] Lo strutturalismo Al laboratorio di Lipsia approdarono molti ricercatori, attratti dall'idea di una psicologia come disciplina sperimentale indipendente. Colui che più di tutti apprese la lezione dello sperimentalismo wundtiano fu l'inglese Edward Bradford Titchener. Titchener tradusse in inglese l'opera di Wundt, nascondendo di proposito l'eclettismo e le numerose componenti non sperimentalistiche. La riflessione sui testi wundtiani fu per lui il punto di partenza verso l'elaborazione di un sistema personale che va sotto il nome di strutturalismo o esistenzialismo titcheneriano o introspezionismo, e trova il proprio manifesto in The Postulates of a Structural Psychology (1898) e A Textbook of Psychology (1910). Titchener lavorò in campo teorico e sperimentale per oltre trentacinque anni, pubblicando dieci libri e oltre duecento articoli, soprattutto sull'American Journal of Psychology, che rappresentò per anni la bandiera della psicologia scientifica in terra americana. Lavorò nella sua università alla costituzione di un gruppo selezionato di allievi che volle contrassegnare con il nome di "sperimentalisti". Scrisse quattro volumi conosciuti come i manuali titcheneriani di laboratorio, contenenti istruzioni relative alla conduzione dell'esperimento psicologico nei suoi aspetti tecnici e strumentali. Con la morte di Titchener rimasero alcuni allievi, fra essi va ricordato Boring, padre della moderna storiografia psicologica. [modifica] La psicologia secondo gli strutturalisti La psicologia ha per oggetto l'esperienza come la fisica. La sola differenza tra fisica e psicologia sta nel fatto che la fisica studia l'esperienza in quanto indipendente dal soggetto esperiente, mentre la psicologia studia l'esperienza in quanto dipendente dal soggetto esperiente. Ad esempio, lo spazio e il tempo sono oggetto tanto dell'indagine fisica quanto dell'indagine psicologica, ma mentre nel primo caso essi hanno un valore costante in relazione all'osservatore, nel secondo caso essi dipendono dalle condizioni soggettive dell'osservatore stesso (psicologicamente parlando, cinquanta minuti possono essere più lunghi di un ora, o millecento metri più brevi di un chilometro). Mente e coscienza sono le categorie generali che si riferiscono all'esperienza umana immediata: la mente è la somma di tutti i processi mentali che hanno luogo nella vita dell'individuo; la coscienza è la somma di tutti i processi mentali che hanno luogo hic et nunc, in un determinato momento della vita dell'individuo. Titchener considera l'Io o il Sé una dimensione non sottoponibile all'indagine sperimentale, e quindi estranea alla psicologia scientifica. Lo scopo dell'indagine psicologica consiste nel descrivere i contenuti della coscienza e nell'evidenziare le leggi che presiedono al loro combinarsi e al loro susseguirsi. La psicologia titcheneriana è pertanto eminentemente descrittiva; la spiegazione dei contenuti coscienti, in termini motivazionali, istintuali, è esplicitamente demandata alla fisiologia e alla biologia generale, cioè a settori di indagine estranei alla psicologia. Rimane da dire il perché del termine strutturalismo. Nel linguaggio Titcheneriano la struttura mentale è il complesso risultato della somma di molteplici elementi coscienti semplici; come una sorta di mosaico; scopo dell'indagine psicologica è la scomposizione e ricomposizione analitica dei pezzi. I tre elementi della coscienza  L'esperienza cosciente si presenta sotto forma di percezioni, di idee, di emozioni o sentimenti. L'interesse analitico dello psicologo è rivolto a: sensazioni, elementi semplici o costitutivi delle percezioni immagini mentali, elementi semplici o costitutivi delle idee stati affettivi, elementi semplici o costitutivi delle emozioni o dei sentimenti Dei tre elementi, la sensazione è quello più importante e ricorrente. Essa corrispondente allo stato di coscienza che nasce al momento della stimolazione di un organo sensoriale periferico. Oltre a quelle relative ai cinque sensi (vista, udito, olfatto, gusto, tatto), Titchener sottolinea l'esistenza delle sensazioni cinestetiche che provengono dai nostri tendini, muscoli e giunture. L'elemento immagine compare in processi mentali relativi a esperienze non attuali, come i ricordi e le anticipazioni del futuro. Il rapporto tra immagine e sensazione è semplice e diretto: quando un organo sensoriale periferico è stato stimolato più volte (per esempio, abbiamo visto più volte il colore blu), si instaura nel cervello uno stato di eccitazione centrale che può sostituire la stimolazione periferica e produrre l'immagine al posto della sensazione (per esempio vediamo il colore blu con gli occhi della mente). L'elemento stati affettivi è costitutivo delle emozioni e dei sentimenti, quali l'amore, l'odio, la gioia e la tristezza. Come l'immagine, anch'esso è molto simile alla sensazione; in particolare, tanto gli stati affettivi quanto le sensazioni si stemperano qualora vengano ripetuti. Se teniamo una mano immersa in acqua tiepida, la sensazione iniziale di calore diminuisce progressivamente, con l'adattarsi della temperatura della pelle alla temperatura dell'acqua; analogamente, se ascoltiamo più volte di seguito un brano musicale di nostro gradimento, lo stato affettivo di piacere tende progressivamente a scomparire. La fame per esempio è il risultato della somma di sensazioni e stati affettivi di varia natura. Gli attributi fondamentali della sensazione e dell'immagine sono quattro: qualità: esempio freddo, salato, verde intensità: esempio una scampanellata forte durata: esempio una scampanellata lunga chiarezza: esempio la voce dello speaker radiofonico è chiara ed è al centro della mia coscienza, se l'ascolto intenzionalmente, mentre non è chiara ed è alla periferia della mia coscienza se la sento distrattamente perché sto parlando al telefono. Gli stati affettivi possiedono solo gli attributi della qualità, della intensità e della durata, cioè manca loro l'attributo della chiarezza: difatti se ci concentriamo sulle nostre sensazioni riusciamo a renderle sempre chiare, mentre se ci concentriamo sui nostri stati affettivi otteniamo l'effetto opposto, cioè li dissolviamo. Fra le sensazioni e le immagini da un lato e gli stati affettivi dall'altro esiste poi un'ulteriore differenza: mentre i secondi sono sempre e necessariamente o piacevoli o spiacevoli, le prime sfuggono a questa legge del contrasto. Il metodo: l'introspezione Come la fisica, la psicologia procede mediante osservazione empirica. Nella fisica, l'osservazione empirica è un'ispezione rivolta ai contenuti del mondo esterno, nella psicologia essa è un'introspezione rivolta ai contenuti della coscienza individuale. L'introspezione è l'unico metodo che caratterizza la psicologia rispetto alle altre scienze. I dati empirici oggettivi (rilevabili dall'esterno del soggetto, come i comportamenti) diventano psicologici soltanto se e nella misura in cui possono essere interpretati alla luce dell'introspezione. Nelle intenzioni di Titchener, questo introspezionismo sperimentalistico è il vero unico criterio che differenzia la psicologia scientifica dalla psicologia razionale pre-scientifica. Lo psicologo introspezionista deve seguire due norme fondamentali: Adottare il criterio elementistico. Ogni dato cosciente sottoposto all'introspezione deve essere scomposto nei suoi elementi più semplici, cioè in elementi non suscettibili di ulteriore scomposizione psichica. Esempio: l'esperienza cosciente suscitata da un fiore profumato non costituisce un elemento semplice. Infatti l'introspezione analitica rivela la presenza in essa di due componenti irriducibili e reciprocamente indipendenti: una sensazione di odore e uno stato affettivo di piacere. Salvaguardarsi dall'errore dello stimolo. Consiste nell'attribuzione di significati o di valori ai dati dell'esperienza cosciente, che vanno invece riportati nella loro nuda e cruda esistenzialità (di qui il termine esistenzialismo con quale veniva talora indicato il sistema titcheneriano). In virtù di un addestramento preliminare lungo e non facile il soggetto impara a descrivere il processo cosciente determinato in lui dall'oggetto-stimolo, anziché l'oggetto-stimolo in quanto noto come tale. Esempio: di fronte all'oggetto-stimolo "tavola", l'osservatore profano riferisce: "Vedo una tavola", perché incorre nell'errore dello stimolo, mentre lo psicologo introspezionista riferisce:" Vedo un colore grigio, una luminosità di media intensità,..." Perché sa distinguere le proprie effettive sensazioni immediate dal significato sociale dell'oggetto cui esse si riferiscono. [modifica] La scuola sovietica [modifica] Riflessologia Intanto, in Russia stavano nascendo altre scuole, più interessate ai riflessi. Per questo si fa riferimento a queste scuole come riflessologia russa. La scuola più importante fu quella di psicologia dell'apprendimento fondata da Ivan Pavlov, noto per i suoi studi sulla digestione. Tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo, Ivan Petrovic Pavlov (1849-1936), insegnante all'accademia militare di Pietroburgo, si dedicava a ricerche sui riflessi nervosi. A Pavlov non andava molto a genio la psicologia, perché secondo lui era basata su discorsi fumosi e poco rigorosi. Egli cominciò a studiare il condizionamento classico, ovvero una forma semplice di apprendimento. Il condizionamento classico si distingue da quello operativo, utilizzato dagli americani. Per Pavlov un individuo per imparare deve essere ricompensato e punito. Per i suoi esperimenti egli utilizzava dei cani, esponendoli a stimoli, a cui essi avrebbero dovuto rispondere attraverso la salivazione. Egli deviava la saliva dall’interno per farla affluire in appositi contenitori. Tramite fistole salivari creava un contatto del cavo orale con l’esterno. Essi venivano messi in delle apposite torri del silenzio. Attraverso chirografi, Pavlov registrava la quantità di saliva prodotta in ogni momento. Se si metteva del cibo in bocca al cane, esso rispondeva con la salivazione, mentre il chirografo incrementava la quantità di saliva. Fin qui tutto è normale e non vi è nulla di strano, perciò viene chiamato riflesso incondizionato o assoluto; questo avviene quando uno stimolo proveniente dall’esterno causa una reazione all’interno di un organismo. Pavlov notò che i cani salivavano anche quando sentivano i passi del cameriere che arrivava per dar loro il cibo. Nel momento in cui sentiva i passi avvicinarsi, il cane immaginava il momento in cui avrebbe avuto il cibo in bocca, si aveva una salivazione psichica. Il riflesso condizionato, era invece quel riflesso che dipendeva dalla situazione. Grazie al condizionamento classico, le risposte degli individui possono essere determinate anche da alcuni stimoli che non sono importanti. Pavlov associò il cibo ad altri stimoli come un campanello o delle luci. Il cane si adattava all’ambiente del laboratorio poiché ad alcuni stimoli come il campanello, dopo la salivazione veniva dato il cibo al cane. Pavlov studiò tutte le risposte condizionate e gli stimoli. Così vennero fissati i principi del condizionamento classico, che ottiene una risposta nota da un nuovo stimolo. [modifica] Scuola storico-culturale La scuola pavloviana fu considerata in Occidente la scuola psicologica sovietica per eccellenza. La rivoluzione ebbe, come è noto una profonda influenza sulla cultura, l'arte, la filosofia e la scienza nel nuovo stato sociale. Le questioni da affrontare erano sia teoriche (rapporti tra psicologia e marxismo, psicologia e scienze naturali), sia pratiche (quale ruolo doveva avere la psicologia nella società comunista, quali compiti doveva svolgere lo psicologo nelle scuole, nelle fabbriche, negli ospedali). Vygotskij nato nel 1896 a Gomel, scrisse La tragedia di Amleto (nel 1915) e La psicologia dell'arte. Nel 1924 entrò a lavorare all'Istituto di psicologia di Mosca, dando inizio alle ricerche sui processi cognitivi che furono alla base della scuola storico-culturale. A soli trentotto anni morì di tubercolosi. La prima formulazione sistematica dei concetti e metodi della teoria storico-culturale venne data negli Studi sulla storia del comportamento (1930), trattazione suddivisa in tre parti, ciascuna delle quali esamina le funzioni psichiche dei primati, del bambino e dell'uomo adulto, con l'illustrazione dei metodi impiegati e degli esperimenti condotti. Il problema principale affrontato è il rapporto tra il comportamento degli animali e quello dell'uomo, da una parte, e lo sviluppo delle funzioni psichiche dal bambino all'uomo dall'altra. La prospettiva è di tipo evolutivo, sia in senso filogenetico (animale-uomo), sia in senso ontogenetico (bambino-uomo). Lo studio evolutivo mostra che vi è una continuità strutturale e funzionale e una serie di momenti critici che distinguono nettamente i vari comportamenti. I riflessi condizionati possono essere comuni agli animali e all'uomo, ma mentre per i primi costituiscono l'unità fondamentale di comportamento, per il secondo sono solo i processi più elementari e rappresentano i processi meno tipici. Tra animali e uomini vi è una specie di salto nelle modalità di interazione con l'ambiente. L'uomo usa gli strumenti intesi come utensili e simboli, in primis il linguaggio. L'uso degli strumenti è appreso nel contesto sociale durante lo sviluppo. Nei primi anni di vita il bambino usa i simboli (sia nel senso di parole che di regole dell'attività comportamentale) in base all'interazione che ha con i propri genitori o con gli altri adulti nella vita quotidiana. In seguito userà i suoi simboli senza bisogno degli altri. In "Pensiero e linguaggio", uno dei classici della psicologia dei processi cognitivi, Vygotskij elabora una teoria che ancora oggi rappresenta un punto di riferimento fondamentale. Il pensiero ed il linguaggio hanno due radici genetiche differenti. Sia nel bambino che nell'animale ci sono forme evolute di attività intellettiva relative alla soluzione di problemi e all'adattamento all'ambiente. Queste attività possono essere indipendenti dal linguaggio. Il bambino può usare forme primitive di linguaggio senza implicare processi intellettivi o di pensiero, ma per comunicare stati emotivi, richiamare l'attenzione dei genitori. Intorno ai due anni il pensiero e linguaggio iniziano ad interagire. Il linguaggio diventa il mezzo per comunicare il proprio pensiero agli altri e strumento di regolazione del comportamento. Una distinzione importante, ripresa da membri della scuola storico-culturale e in particolare da Lurija, è quella tra linguaggio come strumento di comunicazione e come strumento di regolazione del comportamento. Le due funzioni del linguaggio si sviluppano in tempi diversi, la funzione comunicativa si sviluppa intorno ad un anno e mezzo  due anni, la funzione regolativa intorno ai quattro anni. Un aspetto importante di questa teoria è l'interiorizzazione: Primo stadio: il linguaggio è espresso a voce alta per comunicare con altri viene chiamato (linguaggio egocentrico) Stadio successivo: viene usato interiormente come strumento di regolazione delle proprie azioni L'interiorizzazione è quindi un processo graduale che si compie non prima dei 7 anni. E' sulle fasi di sviluppo che si centrano le critiche di Vygotskij a Jean Piaget. Molti autori contemporanei hanno concentrato la loro attenzione sulla polemica Vygotskij-Piaget, perché attraverso essa è possibile impostare un discorso assai più generale su tutto lo sviluppo mentale del bambino. Secondo la teoria espressa da Piaget in Il linguaggio e il pensiero del fanciullo (1923), il linguaggio egocentrico del bambino è la manifestazione immediata dell'egocentrismo, che è un compromesso tra l'autismo iniziale e la progressiva socializzazione del pensiero infantile, mentre per la teoria di Vygotskij si ha invece una considerazione del tutto opposta: il linguaggio egocentrico del bambino rappresenta uno dei fenomeni di transizione dalle funzioni interpsichiche a quelle intrapsichiche e cioè un passaggio da forme di attività sociale a forme di attività interamente individuale. Per Vygotskij il linguaggio è una funzione psichica complessa che si sviluppa nel bambino nell'interazione con l'ambiente sociale, è una funzione interpsichica, che mette in rapporto una persona con l'altra. Successivamente diviene una funzione intrapsichica che permette di regolare dall'interno i propri processi cognitivi e il proprio comportamento. Per Piaget il percorso è l'opposto. Da funzione interna e propria del bambino, il linguaggio diviene gradualmente una funzione socializzata. Per la teoria storico-culturale, lo sviluppo di funzioni complesse come il linguaggio ha come condizione necessaria l'interazione dell'individuo con l'ambiente sociale. La struttura del linguaggio è innata, ma la lingua che un individuo parla è determinata dall'ambiente sociale e dalla cultura in cui l'individuo nasce e cresce. V. distingue: il linguaggio interiore abbreviato, dal linguaggio esteriore che usiamo quando parliamo con un'altra persona è più disteso e completo. Dopo i lavori degli anni tra il 1925 e il 1935 vi fu un rallentamento dovuto alla svolta politico-culturale dello stalinismo e alla graduale egemonizzazione della scuola pavloviana. La ripresa avvenne nella seconda metà degli anni '50, con la riedizione di alcuni scritti psicologici di Vygotskij. Lurija si interessò dei processi emotivi e dinamici. Durante la seconda guerra mondiale cominciò ad interessarsi delle lesioni cerebrali, con tutta una serie di opere tra cui funzioni corticali superiori nell'uomo 1962. Le funzioni cerebrali che mediano funzioni psichiche complesse non sono traducibili nei termini di riflessi condizionati, ma sono sistemi funzionali, sistemi di interazione cerebrale molto più complessi, la cui organizzazione, in accordo con la teoria generale storico-culturale, si sviluppa in stretta relazione con l'ambiente. Il linguaggio, per esempio, non ha come struttura fisiologica di base il riflesso condizionato come sostenevano i pavloviani, ma risulta dall' interazione di strutture celebrali diverse che si sviluppa e modifica nel corso dell'ontogenesi. Data questa stretta relazione tra cervello e ambiente, si spiega come le lesioni cerebrali producano disturbi differenziati da individuo a individuo a seconda delle loro abitudini, della loro lingua, della loro cultura. [modifica] La psicoanalisi Per approfondire, vedi la voce Storia della psicoanalisi. [modifica] La psicoanalisi di Freud Tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo nasce a Vienna la psicoanalisi, fondata da Sigmund Freud. La psicoanalisi si rivelerà una disciplina con una propria autonomia e fecondi risultati in molte altre discipline. L'idea freudiana di un inconscio che, senza che ce ne rendiamo conto, ci impone delle scelte, è ormai diffusa anche nell'uso comune. Dalla psicoanalisi nasceranno, tra l'altro, molte teorie terapeutiche. [modifica] La psicologia analitica Tra i discepoli di Freud il più famoso fu Carl Gustav Jung, che si occupò delle dinamiche di gruppo e introdusse per primo il concetto di inconscio collettivo. Nel 1913 fondò la sua scuola di psicologia analitica, a tutt'oggi vitale. [modifica] La psicologia contemporanea [modifica] Il comportamentismo Per approfondire, vedi la voce Comportamentismo. Una definizione che si dà oggi della psicologia è quella di scienza che studia il comportamento umano in prospettiva di stimolo→risposta, incluse le funzioni psichiche ed i processi mentali quali intelligenza, memoria, percezione e le esperienze soggettive come i sentimenti, le emozioni, le aspettative, le motivazioni sia coscienti sia inconsce. Le sfere o strati, pur raggruppando complessi di attività e di contenuti con diversi gradi di coscienza in una integrazione sintetica, hanno proprietà impersonali, che servono solo per lo studio di modalità generali dell'attività psichica. Con ciò però non si esaurisce la psicologia. Accanto all'analisi dei singoli elementi dell'attività mentale, lo studio psicologico dell'individuo in quella sua totalità che lo caratterizza come singolo tipo. Questa branca della psicologia, denominata "tipologia", studia le caratteristiche dei singoli individui da vari punti di vista; nelle loro qualità intellettive e affettivo-volitive. In questi concetti generali dell'attività psichica si usano le seguenti distinzioni: contenuti psichici o di coscienza: l'elemento che è oggetto in un determinato istante di una funzione; funzioni psichiche: modalità specifiche dell'attività cosciente indipendentemente dal loro contenuto; meccanismi psichici: modalità specifiche dell'attività dell'inconscio; sfere o strati: insieme di funzioni e meccanismi ravvicinabili in un piano (per es. sfera affettiva, conoscitiva, ecc.); tipo psicologico: l'insieme di caratteristiche individuali intellettive e affettivo-volitive che può schematizzarsi in un modello astratto (personalità). [modifica] Il costruttivismo Per approfondire, vedi la voce Costruttivismo (psicologia). Un approccio psicologico alternativo al comportamentismo è quello costruttivista. Il costruttivismo, prima che considerare una realtà esterna alla mente, considera le costruzioni mentali con cui essa si adegua alle esperienze percepite. E' un approccio filosoficamente rivoluzionario, visto che rifiuta l'idea che ci sia a priori un mondo esterno alla mente. Il costruttivismo, oltre ad essere un approccio teorico, ha applicazioni terapeutiche e pedagogiche.