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Notebooks on Medieval Topography 9 (Documentary and field research) Edited by Stefano Del Lungo Cultural Landscapes Metodi, strumenti e analisi del paesaggio fra archeologia, geologia, e storia in contesti di studio del Lazio e della Basilicata (Italia) a cura di Germano Gabrielli Maurizio Lazzari Canio Alfieri Sabia Stefano Del Lungo Abstract BAR International Series 2629 2014 Published by Archaeopress Publishers of British Archaeological Reports Gordon House 276 Banbury Road Oxford OX2 7ED England bar@archaeopress.com www.archaeopress.com BAR 2629 Notebooks on Medieval Topography 9 Cultural Landscapes: Metodi, strumenti e analisi del paesaggio fra archeologia, geologia, e storia in contesti di studio del Lazio e della Basilicata (Italia) © Archaeopress and the individual authors 2014 ISBN 978 1 4073 1266 8 Printed in England by Information Press, Oxford All BAR titles are available from: Hadrian Books Ltd 122 Banbury Road Oxford OX2 7BP England www.hadrianbooks.co.uk The current BAR catalogue with details of all titles in print, prices and means of payment is available free from Hadrian Books or may be downloaded from www.archaeopress.com NOTEBOOKS ON MEDIEVAL TOPOGRAPHY Il nono volume della collana dei NOTEBOOKS ON MEDIEVAL TOPOGRAPHY (Documentary and field research), compresa nella più ampia produzione dei British Archaeological Reports, affronta il tema del Paesaggio Culturale. Il Lazio (Monte Romano; Viterbo) e la Basilicata (province di Potenza e di Matera) sono i territori italiani scelti per mettere a punto e applicare metodi, strumenti e analisi traendo dalla geologia, dall’archeologia, dalla storia, dall’agronomia, dalla storia dell’arte, dall’ingegneria, dall’architettura, dalla letteratura, dalla fotografia specialistica e dal cinema gli spunti necessari ad una migliore lettura del paesaggio culturale, ossia lo Spazio considerato attraverso il Tempo e l’azione dell’Uomo. In Basilicata l’attenzione è rivolta quasi all’intera regione, con alcuni approfondimenti soprattutto nei settori settentrionale e centro-orientale (beni artistici ed architettonici). Per il Lazio gli sforzi si sono concentrati sul borgo rurale di Monte Romano ed il suo territorio, ricostruendo e seguendo nei secoli, dall’epoca romana (III secolo a. C.) all’età contemporanea, l’evoluzione del paesaggio. L’ultima parte è dedicata ad un approfondimento della condizione delle campagne attraversate dal Marta tra Tuscania e Corneto (Tarquinia) nei secoli XV e XVI, con il ripresentarsi in forme organizzate dell’allevamento e la definitiva affermazione di una razza podolica (la Maremmana). Unendo la raccolta bibliografica, il recupero di documentazione d’archivio inedita e la verifica sul campo, condotta senza tralasciare nessun aspetto (vedasi ad esempio la catalogazione dei fontanili), il Paesaggio Culturale è stato approfondito con prospettive diverse, anche quelle apparentemente meno attinenti (dall’allevamento del bestiame alle colture agroalimentari). La ricerca, mostrata in un ventaglio di possibilità abbastanza ampio, vuole essere di stimolo a quanti si cimentano in una materia così complessa ed articolata qual’è il ‘paesaggio’ nella sua accezione ‘culturale’, e al tempo stesso intende respingere il tentativo di appropriazione esclusiva messo a segno da tante discipline, a scapito di un’effettiva collaborazione e condivisione nel rispetto reciproco. Sia il marchio sia il titolo sono stati creati appositamente da Stefano Del Lungo, l’editore di questa serie (e-mail: s.dellungo@ibam.cnr.it; c/o David Davison and Rajka Makjanic, Archaeopress, Gordon House, 276 Banbury Road, Oxford OX2 7ED Tel/Fax +44 (0)1865 311914; e-mail: bar@archaeopress.com) e sono utilizzabili solo in rapporto a questo prodotto. Lo scopo di tali ‘blocchetti per appunti’ è la costituzione di una sede nella quale possano trovare rapida divulgazione i lavori di ricerca (in Italiano, Inglese, Tedesco, Francese e Spagnolo) maggiormente meritevoli sul piano scientifico (siano essi monografie, opere di autori vari e resoconti di convegni), mettendo a punto una serie di strumenti di agevole consultazione ed utilizzo per lo sviluppo degli studi topografici. La Topografia è una disciplina archeologica che, rispetto allo scavo, si pone in funzione propedeutica, integrando il recupero, la lettura e l’analisi dei documenti d’archivio (pergamene, mappe, note, disegni) alla verifica sul campo dei dati ottenuti. Le sono pertanto complementari la cartografia storica, la toponomastica, l’archeologia del paesaggio nelle sue diverse sfaccettature, la fotointerpretazione e qualunque altro ambito del Sapere aiuti a comprendere i diversi segni ed oggetti lasciatici da uomini e culture del passato. La ricognizione di superficie costituisce un primo strumento di verifica nella realtà di quanto raccolto altrove, con tutti i cambiamenti che il territorio oggetto dell’indagine possa avere conosciuto nel tempo. The ninth volume of NOTEBOOKS ON MEDIEVAL TOPOGRAPHY (Documentary and field research) series, within the larger production of British Archaeological Reports, gives many input to the research about Cultural Landscape. Latium (Monte Romano; Viterbo), and Basilicata (provinces of Potenza and Matera) are the italian lands choosen to do and apply methods, instruments and analyses, taking from geology, archaeology, history, agronomy, history of art, enginering, architecture, litterature, photografy and cinema the ideas usefull to do a better analysis of Cultural Landcsape, i.e. the Space read by the Time and the Human action. About Basilicata, all region has been studied, better in the northern, central and eastern side (artistic and architectural heritage). After, in Latium the spot of interest has been the village of Monte Romano and its shire. The landscape evolution has been examined from the roman age (III cent. B. C.) to the contemporary one. The last part speacks thorougly about the lands economic condition along the river Marta, between Tuscania and Corneto (Tarquinia) in XV and XVI cent., when there are an organized cattle breeding and an ancient cow race (the Maremmana). Combining survey, bibliographic and archival recovery of unpublished documents, without neglecting any aspect (see for example the cataloging of springs), Cultural Landscape has been examined with different perspectives, even those that seem less relevant (cattlebreeding, agricultural and food), but they are an economic resource. So they are very important to a cultural development. The research, shown in a fairly wide range of possibilities, wants to be a stimulus to those who want study a complex and articulate reality like Cultural landscape'. At the same time it rejects everybody wants catch it as exclusive of its own discipline, instead of an effective collaboration and sharing. Stefano Del Lungo (e-mail: s.dellungo@ibam.cnr.it) is to be series editor and enquiries about publishing other books in the NOTEBOOKS ON MEDIEVAL TOPOGRAPHY series (in Italian, English, German, French and Spanish). This one can be addressed c/o David Davison and Rajka Makjanic, Archaeopress, Gordon House, 276 Banbury Road, Oxford OX2 7ED Tel/Fax +44 (0)1865 311914; e-mail: bar@archaeopress.com and they can be used with this product only. Topography is an invaluable precursor, indeed sometimes initiator, to archaeological research whereby information about sites is obtained using documentary analysis, historical cartography, toponymy, remote sensing & etc. The intention is that this series will be a route of publication (and quick publication) for research in topographical studies whether e.g. monographs or conference proceedings. i Inquadramento geografico delle aree di studio (i settori principali sono indicati nei riquadri in grigio). Geographic location of the study areas (the main sector are in grey rectangols). ii INDICE GENERALE Notebooks on Medieval Topography Indice generale Gli autori dei contributi Introduzione Parte I – Cultural Landscapes: l’inquadramento nella ricerca multidisciplinare i iii viii 1 5 Capitolo I – Kulturlandschaft, Cultural Landscape, Paysage Culturel, Paesaggio Culturale (S. Del Lungo, M. Lazzari) I.1 La vastità di un ambito I.2 Dal ‘paesaggio’ al ‘paesaggio culturale’ I.3 Il ‘paesaggio culturale’ nelle interpretazioni del territorio I.4 Le discipline alla ricerca del ‘paesaggio’ I.5 La ricerca sui ‘paesaggi culturali’ I.6 I Musei del Paesaggio 7 11 13 17 22 25 Capitolo II – Il paesaggio culturale attraverso la lettura delle carte topografiche e la geomorfologia (M. Lazzari) II.1 La Convenzione Europea del Paesaggio II.2 Lettura delle carte topografiche e storiche II.2.1 Il caso delle Carte Aragonesi II.3 Il Paesaggio Fisico II.3.1 I sistemi fluviali II.3.2 Pedologia e memoria di paesaggi scomparsi II.4 Considerazioni conclusive 27 27 29 29 31 33 34 Capitolo III – Uso del suolo ed evoluzione del paesaggio nelle rappresentazioni artistiche (C. A. Sabia, D. Artusi) III.1 Il paesaggio italiano nella storia dell’arte moderna III.2 Un esempio di paesaggio nell’arte sacra: Giotto e il territorio di Assisi III.3 Spunti per l’analisi paesaggistica nelle raffigurazioni artistiche della Basilicata III.4 Un’analisi degli affreschi del Santuario di San Donato di Ripacandida III.5 Analisi dell’evoluzione dell’uso del suolo nel territorio di Marsico Nuovo (PZ) III.6 Analisi dell’evoluzione dell’uso del suolo nel territorio di Monticchio (Rionero in Vulture, PZ) III.7 Testimonianze figurative sul paesaggio del metapontino prima delle grandi opere di bonifica III.8 Considerazioni conclusive 39 42 43 43 44 45 48 51 Capitolo IV – Il paesaggio culturale nel documentario (C. Rizzo) IV.1 Dal paesaggio sensibile al paesaggio culturale IV.2 Dall’Antropologia Visuale ai documentari demartiniani IV.3 Forme di ritualità inscritte nel paesaggio lucano IV.4 Il paesaggio antropizzato nei documentari di propaganda IV.5 Presenza e assenza dell’uomo nel paesaggio 53 54 55 65 69 Capitolo V – Fotografare i paesaggi (M. Annunziata) V.1 Una premessa di metodo V.2 Gli esordi della fotografia del territorio V.3 Le metodologie V.4 La percezione: che cosa si intende per campo V.5 Approcci operativi V.5.1 Differenze tra formato panoramico, panorama grandangolare e orbicolare V.5.2 La prospettiva lineare V.5.3 Pianificare le riprese V.6 Nuove tecnologie V.6.1 Proiezione planare V.6.2 Proiezione cilindrica V.6.3 Proiezione sferica 73 73 74 75 78 78 79 83 83 86 86 86 Capitolo VI – Nuovi metodi e tecnologie per lo studio del paesaggio (M. Scavone) VI.1 Ontologia del paesaggio VI.2 Il paradigma strutturale e la Teoria della Complessità VI.3 Evoluzione di un concetto, dal modello strutturale a quello ecologico VI.4 Gli approcci analitici VI.4.1 L’Analisi scientifico-oggettiva iii 88 91 93 96 98 VI.4.2 L’Analisi visivo-percettiva VI.4.3 La descrizione attraverso la percezione VI.5 L’applicazione delle moderne tecnologie VI.5.1 Premesse teoriche e metodologiche VI.5.2 L’uso del telerilevamento VI.5.3 L’uso del LiDAR VI.6 GIS e Webgis come strumenti dello ‘spazio globale’ VI.6.1 Alcune applicazioni: la viewshed analysis, i modelli digitali e i webgis VI.7 Dalla microlettura tecnologica alla storia del paesaggio 98 100 102 104 106 110 112 113 116 Capitolo VII – Il paesaggio culturale come progetto (R. Reali) VII.1 Il paesaggio e le scienze esatte VII.2 Il Tempo fattore essenziale del paesaggio VII.3 L’interazione come chiave del paesaggio 121 122 123 Abbreviazioni e bibliografia 127 Parte II – Cultural Landscape, molteplicità di fonti ed analisi: la Basilicata (Italia meridionale) 129 Capitolo I – Paesaggio, strutture rurali e architettura popolare nelle Province di Potenza e Matera (M. C. Grano) I.1 La vastità di un ambito I.2 Architettura popolare in Basilicata I.2.1 Architetture rurali nella storia e modificazione del paesaggio agrario I.2.2 Classificazione tipologica delle masserie I.2.3 Distribuzione delle masserie nelle due Province I.3 Tutela e valorizzazione delle strutture rurali in un contesto di paesaggio culturale I.3.1 Conservazione programmata e restauro architettonico delle strutture rurali I.4 Bibliografia ragionata I.5 Conclusioni 131 132 133 138 142 144 145 146 148 Capitolo II – Paesaggio e strutture dell’acqua: archeologia e architettura dei mulini (A. Fortunato) II.1 Il paesaggio e l’acqua II.2 I mulini ad acqua II.3 Il funzionamento dei mulini II.4 I mulini in Basilicata: analisi preliminare II.4.1 Il campione esaminato II.5 Un acquedotto per mulini e per irrigare a Sarconi II.5.1 Alcuni dati tecnici II.6 Un caso di studio: Tramutola e i suoi mulini II.6.1 Il mulino di Capo l’acqua II.6.2 I mulini di S. Carlo e del Caolo II.7 Il paesaggio e i mulini ad acqua nella comunicazione e nel marketing 149 149 150 152 152 158 158 161 163 163 168 Capitolo III – Paesaggio e arte: archeologia, architettura e territorio nelle rappresentazioni storico-artistiche (C. Coppa) III.1 Per una lettura del paesaggio storico-lucano attraverso le opere artistiche 171 III.2 La committenza 171 III.3 Gli affreschi dell’Episcopio di Matera 173 III.4 Il Voyage Pittoresque 175 III.5 Il paesaggio agrario lucano fra ‘800 e ‘900 176 III.6 Realtà e descrizione di paesaggi urbani e rurali in Basilicata 179 1. Melfi 179 2. Montepeloso (Irsina) 180 3. Muro Lucano 180 4. Potenza 181 5. Matera 182 6. Moliterno 182 7. Montescaglioso 182 8. Tricarico 183 9. Metaponto 185 III.7 Considerazioni conclusive 185 Capitolo IV – Paesaggio e letteratura: descrizione ed interpretazione del paesaggio attraverso le fonti letterarie (M. Lazzari, I. Rondinone) IV.1 Lo stato dell’arte 187 iv IV.2 Metodologie IV.3 Il paesaggio nelle opere letterarie degli autori lucani 1. Isabella Morra (Favale, 1520-1546) 2. Nicola Sole (Senise, 1821-1859) 3. Emilia De Cesare (Spinazzola, 1830-?) 4. Tommaso Claps (Lagopesole, 1871-1945) 5. Vincenzo Maria Plastino (Rionero in Vulture, 1877-1915) 6. Carlo Alianello (Roma, 1901-1981) 7. Emilio Mario Ottavio Gallicchio (Avigliano, 1902-1981) 8. Carlo Levi (Torino, 1902 - Roma, 1975) 9. Leonardo Sinisgalli (Montemurro, 1908 - Roma, 1981) 10. Albino Pierro (Tursi, 1916 - Roma, 1995) 11. Giulio Stolfi (Potenza, 1917-2005) 12. Felice Scardaccione (Calvera, 1918-?) 13. Nicola Scarano (Calciano, 1921 - Potenza, 1990) 14. Rocco Scotellaro (Tricarico, 1923 - Portici, 1953) 15. Salvatore Cirigliano (Napoli, 1925 - Pavia, 1995) 16. Vincenzo Pecoriello (Pignola, 1925-?) 17. Ettore Liuni (Forenza, 1928-?) 18. Mario Martone (Bella, 1928-?) 19. Mario Trufelli (Tricarico, 1929-?) 20. Franco Tilena (Ferrandina, 1934-?) 21. Michele Martinelli (Valenzano, 1940-?) 22. Teresa Bruno (Stigliano, 1942-?) 23. Teresa Spagnuolo (Noepoli, 1943-?) 24. Raffaele Nigro (Melfi, 1947-?) 25. Antonio Lotierzo (Marsiconuovo, 1950-?) 26. Emilio D’Andrea (Barile, 1955-?) 27. Amalia Marmo (Miglionico) 28. Mariolina Venezia (Matera, 1961-?) IV.4 Considerazioni finali 189 189 189 190 192 192 194 194 194 195 198 200 201 202 204 205 207 207 208 208 209 211 213 213 213 214 215 215 216 216 Capitolo V – Patrimonio geologico, geodiversità e paesaggio: strategie di conservazione, tutela e valorizzazione del territorio (M. Lazzari) V.1 Caratteri generali 217 V.2 Geodiversità e Geositi 218 V.3 Stato dell’arte del censimento dei geositi e delle aree geologiche protette in Europa 225 V.3.1 La Basilicata 227 V.4 Considerazioni finali 227 Capitolo VI – Paesaggio e cinema in Basilicata (M. Lazzari, I. Rondinone) VI.1 Paesaggio e cinema VI.2 Il paesaggio nel cinema italiano VI.3 Paesaggio e set cinematografici in Basilicata 229 229 230 Capitolo VII – Paesaggio, archeologia e ambiente: l’integrazione della componente culturale nelle schede della Rete Natura 2000 Basilicata (A. Sannazzaro, S. Del Lungo) VII.1 Caratteri e linee della ricerca 235 VII.2 La schedatura di Rete Natura 2000 237 VII.3 Le aree SIC in Basilicata 237 VII.4 Le schede SIC 241 VII.4.1 SIC delle Coste e dei Rilievi Tirrenici 241 1. Acquafredda di Maratea 241 2. Isola di S. Janni e costa prospiciente 242 3. Bosco Pantano di Policoro e Costa Ionica, Foce Sinni 243 4. Costa Ionica, Foce Agri 245 5. Costa Ionica, Foce Cavone 247 6. Costa Ionica, Foce Basento 248 7. Costa Ionica, Foce Bradano 249 VII.4.2 SIC delle Colline e del Fondovalle 251 1. Lago Pantano di Pignola 251 2. Lago S. Giuliano e Timmari 253 3. Grotticelle di Monticchio 255 VII.4.3 SIC delle Montagne e dei Complessi vulcanici 256 1. Lago la Rotonda 256 v 2. Bosco Mangarrone (Rivello) 3. Faggeta di Moliterno 4. Abetina di Laurenzana 5. Faggeta di Monte Pierfaone 6. Abetina di Ruoti 257 258 259 260 261 Capitolo VIII – Il ruolo dell’agricoltura e della ruralità per la valorizzazione e la salvaguardia del paesaggio (C. A. Sabia) VIII.1 Il problema del significato e del ruolo della politica paesaggistica 265 VIII.2 La rilevanza del bene ‘paesaggio’ 266 VIII.3 Agricoltura e paesaggio, un rapporto funzionale reciproco 267 VIII.4 Il valore del bene ‘paesaggio’ 272 VIII.5 Alcune considerazioni 276 Abbreviazioni e bibliografia 277 Parte III – Cultural Landscapes: il Paesaggio agrario di Monte Romano (Viterbo, Italia) (S. Del Lungo) 281 Capitolo I – Topografia e storia del paesaggio agrario, per uno sviluppo economico I.1 Il paesaggio culturale di Monte Romano in una tradizione rurale millenaria I.2 Il paesaggio e la toponomastica I.2.1 Dal fiume Mignone a Monte Romano I.2.2 Da Monte Romano al Poligono I.2.3 Dal Poligono a Rocca Respampani I.2.4 Da Rocca Respampani al confine I.3 Il paesaggio agrario in epoca romana I.4 Il paesaggio agrario nella Tarda Antichità e nell’Alto Medioevo (secoli III-XI) I.5 Il paesaggio dei castelli e delle torri I.6 La nascita delle tenute di Monte Romano e Respampani I.7 Il catasto dell’Archiospedale di S. Spirito: Monte Romano I.8 Il catasto dell’Archiospedale di S. Spirito: Respampani I.9 Il nuovo abitato di Monte Romano, centro gestionale dell’omonima tenuta I.10 Dall’Ospedale di S. Spirito all’Università Agraria I.11 Alcune fonti e e la bibliografia essenziale 283 285 286 286 287 288 290 297 299 300 303 306 309 312 313 Capitolo II – Un’esperienza progettuale: dal Museo al Parco del Paesaggio agrario II.1 Il Museo e il Parco nel contesto normativo fondamentale II.2 Il Museo del Paesaggio agrario II.2.1 La prima sezione e il suo allestimento II.2.2 Gli ampliamenti e le attività II.3 Verso il Parco del Paesaggio agrario II.4 L’avvio dei sentieri II.5 Progettualità futura 317 317 318 319 320 322 323 Capitolo III – The rural landscape of Monte Romano: history and topography III.1 The rural landscape and its Museum III.2 The Roman age III.3 From Late Antiquity to Early Middle Age (II-XI cent.) III.4 Castles and towers III.5 The origin of Monte Romano and Respampani’s estates III.5.1 Monte Romano III.5.2 Respampani III.6 The new settlement of Monte Romano (XVI-XVIII cent.) III.7 From the S. Spirito Hospital to the Università Agraria 325 325 326 326 327 327 327 327 328 Parte IV – Forme e infrastrutture per l’allevamento stanziale e la transumanza nel Medioevo: i territori di Corneto (Tarquinia) e Tuscania nel XV secolo (Viterbo, Italia) (G. Gabrielli) 331 Capitolo I – Allevamento e agricoltura: tra convivenza e conflitto I.1 Dall’economia silvo-pastorale all’economia agricola I.2 Integrazione fra agricoltura e allevamento I.3 I danni dati vi 333 335 337 I.4 Allevamento e commercio dei prodotti I.5 La transumanza 338 340 Capitolo II – La provincia del Patrimonio e la Dogana dei pascoli II.1 La provincia del Patrimonio nel quadro delle vicende dello Stato pontificio nel XV secolo II.2 La Dogana dei pascoli II.3 Tuscania e Corneto 343 345 350 Capitolo III – Allevamento transumante e allevamento stanziale: aspetti di un contrasto III.1 Le Riformanze: fonti per la storia dell’allevamento III.2 Tuscania e i suoi rapporti con la Dogana III.3 La fida e i privilegi a favore di Tuscania III.4 La tutela dei buoi da lavoro: le bandite III.5 Le bandite di Corneto III.6 La corrispondenza con Nello da Bologna e Vianese degli Albergati 355 359 362 364 366 369 Capitolo IV – Le razze bovine IV.1 Le razze bovine presenti sui pascoli della Maremma nel Quattrocento IV.2 Glossario dei termini usati per indicare il bestiame 373 375 Capitolo V – La documentazione d’archivio V.1 Documenti dell’Archivio storico di Tarquinia V.2 Documenti dell’Archivio storico di Tuscania 377 385 Capitolo VI - Dalla ricerca d’archivio al lavoro sul campo: la catalogazione dei fontanili (secc. XV-XX) VI.1 Il censimento dei fontanili all’interno della proprietà dell’Università Agraria VI.2 L’Inventario di Beni immobili d’uso pubblico per natura: i fontanili n° 001, Fontanile Catone n° 002, Fontanile del Lasco di Picio n° 003, Fontanile del Prataccio n° 004, Fontanile Cupellaro Fancelli n° 005, Fontanile Nuovo n° 006, Fontanile dei Trocchi n° 007, Fontana Lea n° 008, Fontanile o Fontana Fiorita n° 009, Fontanile Piccasorceta n° 010, Fontanile dell’Ancarano n° 011, Fontanile di China n° 012, Fontanile o Fontana del Nasso n° 013, Fontanile Paolo Roma n° 014, Fontanile di Calisto n° 015, Fontanile Boschetto n° 016, Fontanile del Crognolo n° 017, Fontanile Cacciamano n° 018, Fontanile Selvarella n° 019, Fontanile del Torrione n° 020, Fontanile dei Giunchi n° 021, Fontanile Pampanare n° 022, Fontanile Sassone n° 023, Fontanile Poggio Barone n° 024, Fontanile Cupellaro Ceccotto n° 025, Fontanile Costacotella n° 026, Fontanile Lasco Bello 397 397 398 399 400 401 401 403 403 405 405 406 407 407 407 407 408 408 408 409 409 409 410 410 410 411 411 411 Fonti e bibliografia 413 Considerazioni conclusive (S. Del Lungo, M. Lazzari) 419 vii Gli autori dei contributi, in ordine alfabetico MARIO ANNUNZIATA, Fotografo professionista (ma.annunziata@fastwebnet.it) DANIELA ARTUSI, Storica dell’arte, Contrattista CNR-IBAM (danielaartusi@yahoo.it) CARLA COPPA, Storia dell’arte, Corsista alta form. (carlacoppa77@msn.com) STEFANO DEL LUNGO, Archeologo Topografo, Ricercatore CNR-IBAM (s.dellungo@ibam.cnr.it) ANGELA FORTUNATO, Architetto, Corsista alta form. (angela.fortunato22@gmail.it) GERMANO GABRIELLI, Beni Culturali, Direttore Tecnico dell’Univ. Agraria di Monte Romano (germanoga@libero.it) MARIA CARMELA GRANO, Scienze applicate ai Beni Culturali, Dottoranda di Ricerca, Corsista alta form. (mariacarmelagrano@gmail.com) MAURIZIO LAZZARI, Geologo, Ricercatore CNR-IBAM (m.lazzari@ibam.cnr.it) ROBERTO REALI, Storico, Tecnologo CNR (roberto.reali@cnr.it) CHIARA RIZZO, Antropologa (kiararizzo@alice.it) IMMACOLATA RONDINONE, Lettere moderne, Corsista alta form. (immablu@yahoo.it) CANIO A. SABIA, Agronomo, Ricercatore CNR-IBAM (c.sabia@ibam.cnr.it) ANNARITA SANNAZZARO, Archeologa, Borsista CNR-IMAA (annaritasannazzaro@email.it) MANUELA SCAVONE, Ingegnere, Borsista CNR-IBAM, Corsista alta form. (manuela.scavone@hotmail.it) viii INTRODUZIONE Il volume nasce da un’iniziativa editoriale di ampliamento di un volume della collana Notebooks on Medieval Topography (Documentary and field research), incentrato sullo studio storico-topografico del paesaggio rurale della Maremma laziale nel XV secolo, sviluppato negli anni 2006-2008. Tale iniziativa è stata poi estesa territorialmente all'Italia meridionale, prendendo in esame la regione Basilicata, già interessata da attività di studio sviluppate sulla base di un progetto di ricerca nazionale promosso dal Dipartimento Patrimonio Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche italiano (CNR), inerente al “Paesaggio Culturale” (Resp. Prog. Dr. Roberto Reali), e sviluppato dalla relativa commessa PC.P06.006 dell'IBAM (Istituto per i Beni Archeologici e Monumentali) “Tutela del territorio e conservazione del Patrimonio Culturale in Basilicata in relazione all'evoluzione del paesaggio ed ai fattori di rischio geomorfologico” (Resp. Comm. Dr. Maurizio Lazzari). Il progetto s'inserisce nelle più ampie tematiche di interesse regionale e nazionale di difesa del territorio e conservazione del Patrimonio culturale (storico-architettonico ed archeologico), attraverso lo studio delle dinamiche di trasformazione naturale ed antropica del paesaggio1 e dell'impatto degli eventi calamitosi, quali frane, alluvioni e sismi sul costruito. L’occuparsi degli eventi calamitosi naturali, ed in particolar modo di quelli estremi, in relazione al Patrimonio Culturale nasce dall'esigenza di minimizzarne gli effetti catastrofici in una visione globale, che tenga conto di come la tutela di un patrimonio unico per qualità e quantità, qual’è quello italiano, non possa prescindere dal riconoscimento di una sua forte integrazione nella dimensione paesaggistica. Sulla base di queste linee di ricerca, il Gruppo di ricerca informale sul Paesaggio culturale del CNR-IBAM di Potenza, costituitosi nel 2011 in occasione della partecipazione come partner istituzionale ad un progetto di alta formazione per “Esperto in analisi e pianificazione territoriale integrata e tutela del patrimonio storico-architettonico”, promosso dall'Istituto Pilota srl e finanziato dal Dipartimento Formazione Lavoro Cultura Sport della Regione Basilicata (Fondi PO FSE Basilicata 2007/2013 Asse IV Capitale Umano), ha impostato la propria attività di ricerca sviluppando tre punti fondamentali: a) approfondimento dei presupposti che determinano il concretizzarsi dell’evoluzione di un territorio in un paesaggio2, ossia - le forme (linee, caposaldi, elementi fisici, naturali e antropici di vario genere) che ne hanno modellato gli spazi e le superfici, programmate dalla manualistica storica e documentate da fonti materiali e testuali di vario genere; - i contenuti, cioè le colture ed il loro differenziarsi, adattandosi alla straordinaria diversità geomorfologica della penisola italica e delle sue isole; b) costituzione di un’equipe multidisciplinare, composta da archeologi, geologi, agronomi, ingegneri, storici dell'arte ed architetti, dove uno dei punti di forza sta nella capacità di ciascuno di incrementare le potenzialità offerte dalla disciplina di propria pertinenza, per arrivare a definire modalità e una terminologia comuni, con le quali sviluppare dei risultati; c) utilizzo e sviluppo di innovative metodologie e tecnologie di osservazione della Terra e di analisi spaziale del Laboratorio di GIS e Telerilevamento del CNR-IBAM di Potenza, per un approccio semiquantitativo di supporto alle problematiche del rischio e agli studi volti a definire le relazioni spazio-temporali tra dinamiche di frequentazione umana e trasformazione ambientale. L'obiettivo principale dell'opera editoriale è, pertanto, quello di offrire, da una parte, un’overview ed analisi critica sulla tematica del paesaggio culturale in relazione alla molteplicità sia delle discipline che oggi tendono ad occuparsene sia delle definizioni e terminologie utilizzate sull'argomento; dall'altra, delineare percorsi metodologici conoscitivi, di studio ed analisi delle diverse componenti culturali del paesaggio, prendendo in esame due regioni campione dell'Italia centrale e meridionale, rispettivamente il Lazio e la Basilicata. Nel volume emerge la multiformità degli aspetti trattati per ogni tema, esplorando nuovi percorsi metodologici, conciliando la ricerca analitica sulle fonti con la verifica sul campo, riscoprendo le emergenze agronomiche, e con la diagnostica, le metodiche di osservazione della Terra (aerea e satellitare) e l’uso di tecnologie per il recupero e la conservazione delle evidenze materiali (ville, fattorie, castelli, torri, cascine, casali, masserie, palmenti, frantoi, mulini), che del paesaggio costituiscono importanti segni distinguenti, concretizzando nelle relative strutture la testimonianza delle attività rurali svolte nei secoli. In particolare, il volume si compone di cinque parti principali, di cui la prima introduce l’argomento del paesaggio culturale attraverso le sue molteplici letture intra- e multi- disciplinari, evidenziandone i diversi criteri interpretativi e di analisi realizzabili anche attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie. La seconda e la terza parte analizzano in dettaglio i paesaggi culturali dell’Italia meridionale (Basilicata) e centrale (Monte Romano, Viterbo, Lazio), corredando ciascun capitolo con una 1 Il Paesaggio, nei termini espressi dal D. Lgs. 42, del 22 gennaio 2004 (Testo Unico sui Beni Culturali e Paesaggistici), art. 2, quale unione di più ‘Beni Paesaggistici, è assieme ai ‘Beni culturali’ la componente di base del Patrimonio Culturale nazionale, riconosciuto e tutelato. È l’insieme composto da immobili e superfici «costituenti espressione dei valori storici, culturali, naturali ed estetici del territorio» e, come recita il comma 1 dell’art. 6 del medesimo testo, la sua valorizzazione si esplica attraverso sia la conoscenza, la ricerca ed il recupero di ogni linea e profilo di quel particolare territorio che nel tempo possa aver rivestito un significato ed espresso la cultura e la capacità di adattamento della comunità che lo viveva; sia la diagnostica e le applicazioni tecnologiche volte alla «riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposti a tutela compromessi o degradati». 2 Nelle premesse della Convenzione Europea sul Paesaggio (Firenze, 20.10.2000), il ‘paesaggio’ è detto svolgere «importanti funzioni di interesse generale, sul piano culturale, ecologico, ambientale et sociale e costituisce una risorsa favorevole all’attività economica». Infine, «concorre all’elaborazione delle culture locali e rappresenta una componente fondamentale del patrimonio culturale e naturale dell’Europa», costituendo un elemento di base per il consolidamento della sua identità. 1 Cultural Landscapes ricca bibliografia di riferimento. Alla quarta parte è affidata l’analisi delle forme ed infrastrutture per l’allevamento stanziale e la transumanza nel Medioevo nei territori di Corneto (Tarquinia) e Tuscania nel XV secolo. Infine, alla quinta ed ultima sono affidate le considerazioni conclusive e di sintesi degli argomenti trattati nell’intero volume, anche attraverso la proposizione di un corretto approccio metodologico per lo studio del paesaggio culturale e la definizione di possibili strategie da utilizzare per la rappresentazione cartografica delle varie componenti culturali che definiscono il ‘Paesaggio locale’. Nella concezione più comune si è ormai consapevolmente affermata l'idea del ‘paesaggio’ come un insieme di elementi spaziali forgiati nel corso del Tempo dall'Uomo, dalle sue attività e dalle dinamiche di tipo sociale ed economico che si sono susseguite nella storia. In particolare, il paesaggio agrario e quello rurale suscitano un grande interesse culturale, in quanto rappresentano il risultato di ciò che l'Uomo imprime all’ambiente naturale con le sue attività produttive, che hanno sfruttato e garantito allo stesso tempo la tutela e la salvaguardia del territorio. L’interesse si traduce sempre più spesso in una ‘domanda’, che trova origine da una rinnovata attenzione verso una nuova dimensione territoriale, capace di esprimere una precisa identità culturale. Di conseguenza lo stesso concetto attuale di ‘paesaggio rurale’, all’interno del più ampio ‘paesaggio culturale’3, risulta facilmente integrabile nel principio di valorizzazione economica, sociale ed ambientale, che introduce qualunque processo di sviluppo di un determinato territorio, dove il paesaggio stesso si configura come il principale riferimento di cui tener conto. La Basilicata conserva un grande e variegato patrimonio di paesaggi culturali, modellati nel corso dei millenni e custodi ancora di evidenti testimonianze storiche della loro origine, che si esprime in modo lampante nelle tradizioni produttive poste alla base della straordinaria ricchezza delle produzioni tipiche locali. Ma soprattutto in una realtà globalizzata che tende all’omologazione e dove le piccole produzioni di nicchia fanno fatica ad inserirsi, la qualità di questi prodotti tipici che si vuole valorizzare deve ormai tendere al concetto di ‘qualità integrale’, che associ ad ogni prodotto il contesto che lo ha originato e la sua storia, al fine di generare nuovi processi di utilizzo adeguato e proficuo di tutte quelle risorse che un territorio può offrire. Pertanto, il recupero dell'identità e della storia del paesaggio pone le basi per tutte le azioni, i piani e i programmi che mirino a contrastare processi quasi irreversibili, responsabili, in numerosi casi ripetutisi nella storia, dell'abbandono delle campagne. Ne conseguono l'inevitabile degrado territoriale, che costituisce, tra l'altro, una delle maggiori concause del dissesto idrogeologico del nostro territorio, e gli effetti dei fenomeni evolutivi della politica agricola, che conducono spesso alla omologazione e all'impoverimento dei caratteri distintivi di un paesaggio. La ricerca, attivata in seno al CNR-IBAM di Tito scalo (PZ), si sforza di riuscire ad abbinare l’analisi dello stato attuale del territorio rurale, all’interno dell’economia nazionale, alla ricomposizione delle basi geomorfologiche e climatico-ambientali e alla ricostruzione diacronica di quadri generali su modalità e diversificazione delle forme insediative, nonché di divisione e messa a coltura o a frutto delle superfici utili, dai campi, ai pascoli alle selve. L'approccio multidisciplinare che si è inteso seguire nel volume ha permesso l’analisi e la ricostruzione diacronica di aspetti legati all’evoluzione, alla trasformazione, alla riconversione e alla rilettura del paesaggio, ed in particolare l’approfondimento dei seguenti temi: - quadri topografici ed ambientali specifici e dettagliati per ciascuna area paesaggistica studiata; - dissesti e calamità naturali in rapporto a fenomeni di abbandono di vaste aree, talora già sensibili, a causa del loro particolare assetto geomorfologico o se interessate da effetti al suolo sismo-indotti; - evoluzione di varietà colturali attraverso il confronto fra fonti bibliografiche, archivistiche e documentarie e la diversificazione biologica nota attualmente; - occupazione e gestione dello spazio agrario, compiuta tramite la conoscenza, il recupero e la valorizzazione delle evidenze monumentali connesse al suo sviluppo nel tempo, anche attraverso l’uso di tecnologie avanzate per la diagnostica ed il restauro. - redazione di una cartografia di dettaglio e tematica dei Beni Paesaggistici, redatta su piattaforma GIS e contenente tutte le informazioni, areali, lineari e puntuali, indispensabili ad una programmazione, più funzionali alla gestione delle risorse (agropastorali, culturali) e meglio documentata nel dato storico-topografico, rispetto a quanto già esistente nella cartografia ufficiale degli enti regionali e negli uffici statali preposti alla tutela. - studio del rapporto e delle relazioni esistenti tra ruralità, paesaggio e salvaguardia dell'ambiente e del territorio; - identificazione degli elementi distintivi (non soltanto di tipo fisiografico e geomorfologico, ma anche demografico, storico e ambientale) di un paesaggio e classificazione all’interno delle diverse tipologie rilevate anche dal punto di vista "percettivo"; - identificazione e caratterizzazione degli specifici caratteri morfotipologici che evidenziano le diverse parti dei paesaggi culturali (il mosaico a trama fitta dei contesti rurali periurbani, la maglia larga della monocoltura cerealicola, il paesaggio della frutticoltura e dell’olivicoltura, il contesto forestale esaminato secondo le pratiche selvicolturali applicate nei secoli, ecc.); - recupero degli elementi che hanno caratterizzato l'evoluzione di ogni tipologia di paesaggio rilevato; 3 Il ‘paesaggio rurale’, intendendo quanto si estende al di fuori dei centri urbani, è una componente essenziale dell’identità culturale e nazionale, che proprio sul piano economico costituisce un fattore essenziale di attrazione e di forza per l’Italia in Europa e nel Mondo. 2 Introduzione - studio e valutazione dello stato del paesaggio secondo l'applicazione delle recenti metodologie di applicazione degli indicatori appositamente individuati e della classificazione in base a considerazioni derivanti dallo studio sulle cause e sugli effetti che un determinato evento generato in un preciso contesto; - messa a punto di procedure di analisi quantitativa e semiquantitativa, basate su metodiche avanzate di spatial analysis, data mining e image processing di dati telerilevati su piattaforma aerea e satellitare, per la creazione e validazione di indicatori per l’analisi e valutazione del paesaggio (stato d’uso del paesaggio, problematiche di rischio etc..), di supporto alle decisioni in materia di pianificazione territoriale. Dalle considerazioni sopra esposte emerge chiaramente che la cultura, l’ambiente, la sostenibilità e la memoria storica sono fattori immateriali alla base della storia ed evoluzione di un qualsiasi territorio, la cui comunità ambisce ad utilizzare le proprie risorse per uno sviluppo economico e sociale di tipo integrato, accrescendo in tal modo la propria competitività in uno scenario globale sempre più omologante. In tal senso il presente volume non ha la presunzione di esaurire l’argomento trattato né di fornire formule di insindacabile efficacia per il raggiungimento degli obiettivi descritti, ma ha l’obiettivo di fornire un indirizzo di studio, definizione, analisi ed interpretazione dei costituenti fondamentali del paesaggio, da poter utilizzare in modo corretto anche per l’individuazione delle competenze scientifiche e professionali di settore, capaci di poter fornire un adeguato contributo intellettuale nelle successive fasi di Pianificazione urbana, rurale e territoriale. Stefano Del Lungo Maurizio Lazzari Canio A. Sabia 3 4 S. Giovanni (Ruoti, PZ): la freccia indica la posizione della villa romana, su un versante in frana attivatosi nel IV secolo d. C. Nel Paesaggio culturale rientra anche la comunità, che è attratta dal luogo ed esprime il desiderio di custodirlo e valorizzarlo. S. Giovanni (Ruoti, PZ): the arrow marks the position of the Roman villa, on a slope sliding down in the IV century A. D. In the Cultural landscape there are also peoples, attracted by place and wishful to guard and develop the site. Parte I Cultural landscapes: l’inquadramento nella ricerca multidisciplinare Contributi di: Mario Annunziata Stefano Del Lungo Maurizio Lazzari Roberto Reali Chiara Rizzo Canio Alfieri Sabia Manuela Scavone 6 CAPITOLO III USO DEL SUOLO ED EVOLUZIONE DEL PAESAGGIO NELLE RAPPRESENTAZIONI ARTISTICHE Canio A. Sabia, Daniela Artusi Abstract Nel XV secolo il paesaggio è ancora percepito, per lo più, come uno ‘sfondo’ sul quale proiettare azione e storia, sicché, in una sintesi di luce, colore e forma, Piero della Francesca arriva a declinare in senso monumentale ed astratto la prospettiva e l’atmosfera di marca fiamminga; mentre Guido di Pietro, detto Beato Angelico, che più degli altri usa il paesaggio a commento delle proprie immagini, conferisce alla natura un valore sentimentale, di contrappunto e di tessitura ritmica rispetto alla storia. Each territory encompasses and reflects the history of its inhabitants. Its inevitable transfiguration, on which the meeting with the human dimension acts deeply, was fortunately captured and immortalized by the artists in different forms during the centuries. Data relating to the metamorphoses more or less evident of landscapes are actually traced in the works of art, mostly in paintings, drawings , engravings and travel diaries, which, therefore, turn out to be functional to the recognition and to the diachronic study of identity characters of a specific location. Nella seconda metà del Quattrocento, raccogliendo le eredità di Andrea del Verrocchio e di Piero della Francesca (di qui la profondità cromatica e l’idea di apertura spaziale di cui fu capace nel Ritratto di Francesco delle Opere), Pietro Perugino s’impone nel panorama artistico centroitaliano quale caposcuola del linguaggio pittorico umbro, in cui il paesaggio non è più soltanto un elemento di sfondo, quanto piuttosto, oramai, il comprimario delle eleganti figure di santi che affollano il primo piano, e perciò un passaggio imprescindibile della narrazione (fig. III.1 / pict. III.1). Pinturicchio e Raffaello dimostreranno il medesimo interesse peruginesco per la fusione della presenza umana con la natura2. During the reading of this kind of information , the comparison between technical and humanistic skills generates a productive interdisciplinary approach, particularly suitable to the identification and, therefore, to the understanding of the historical, cultural and environmental traceable data. The artistic representations, in some cases, prove to be so useful for the definition of the local character of an area, knowledge of which increases the strategic importance for the formulation of plans and management guidelines and safeguards that comply with the vocations and peculiarities of the places. In this paper we report the studies of the evolutive stages of some territories , recognized thanks to the observation of landscapes as they have been immortalized in the works of art. The fundamental characteristic elements then have been compared with current events. Pensando al Cristo nell’Orto del giovane Giovanni Bellini (XV secolo, seconda metà, London, National Gallery, fig. III.2 / pict. III.2), Lionello Venturi ha scritto: «il più antico quadro veneziano, ch’io mi conosca, in cui il sentimento del Cristo si rifletta nel paese in tramonto, in ispecie di dolore e di tristezza»3. Keywords rural landscape, artistic representations, landscape modification, historical evidence, historical memory In quest’opera, estremamente significativa per il Rinascimento veneziano, è il tipico paesaggio belliniano, in cui, con l’abilità espressiva che lo caratterizza, il pittore utilizza sapientemente la luce e il colore nei primi piani, in un ricercato contrasto con l’atmosfera livida all’orizzonte, nell’intento, raggiunto, di rimarcare il dramma del protagonista4. III.1 Il paesaggio italiano nella storia dell’arte moderna* Dopo i primi, fondamentali spunti trecenteschi di Giotto, dei fratelli Lorenzetti e di Simone Martini, agli inizi del Quattrocento la ricerca della restituzione in termini pittorici dell’immagine della realtà nasce in Toscana nell’ambito delle ricerche di razionalizzazione dell’immagine avviate da Filippo Brunelleschi. A tal proposito, introducendo con una ricognizione storica la pittura di paesaggio del XIX secolo, Marco Valsecchi comincia col celebrare Bellini e conclude che è con quest’artista che inizia l’interpretazione romantica del paesaggio, e anzi del paesaggio come stato d’animo, poiché nessuno come lui «ha sentito con tale struggente certezza Per dirla però con Chiarini, «fu uno scultore, Donatello, più che un pittore, Masaccio (che non dimostrò mai un interesse specifico in questo senso) a darci una prima idea di spazio naturale indagato nei suoi rapporti di profondità prospettica sfruttando non il colore, ma il rapporto luce-ombra, nella predella del Tabernacolo di san Giorgio in Orsanmichele (1416 circa)»1. 2 Sulla prospettiva brunelleschiana, la tecnica dello stiacciato nel rilievo donatelliano a Orsanmichele e i loro effetti sulla pittura italiana del XV secolo: Santucci, P., 1992, La pittura del Quattrocento, 2 voll., I, Torino, pp. 5-7; Petrucci, F., 1986, La pittura a Firenze nel Quattrocento, in La pittura in Italia. Il Quattrocento, 2 voll., edizione riveduta 1987, I, pp. 272-304; Caglioti, F., 2000, Donatello e i Medici: storia del David e della Giuditta, Firenze. 3 Venturi, L., 1913, Giorgione e il giorgionismo, Milano, p. 45. 4 Humfrey, P., La pittura a Venezia nel secondo Quattrocento, in La pittura in Italia, cit. (nota 2), I, pp. 184-209, in particolare pp. 192-193. * Il presente capitolo è il risultato di una ricerca congiunta. Tuttavia sono di C. A. Sabia i paragrafi III.4-8 e di D. Artusi i paragrafi III.1-3. 1 Chiarini, M., 1982, Il paesaggio, in Storia dell’Arte Italiana, XI, pp. 5-31, in partic. p. 6. 39 Cultural Landscapes Fig. III.1 - Perugino, Viaggio di Mosè in Egitto, 1482 circa (Cappella Sistina, Città del Vaticano). Pict. III.1 - Perugino, Journey of Moses in Egypt, 1482 (Sistine Chapel, Vatican City). Fig. III:2 - Giovanni Bellini, Cristo nell’orto, seconda metà XV secolo (London, National Gallery). Pict. III.2 - Giovanni Bellini, Christ in garden, second half of the XV century (London, National Gallery). 40 Uso del suolo ed evoluzione del paesaggio Fig. III.3. - Giorgione, Tempesta, inizi XVI secolo (Venezia, Galleria dell’Accademia). Pict. III.3 - Giorgione, Storm, the beginning of the XVI century (Venice, Academy Gallery). quotidiana, e non solo ideale, l’esistenza della natura. Una certezza che gli ha permesso di riconoscere non solo l’ora che volge, ma il colore e il patetico che essa conduce»5. Sarebbe Jacopo Bassano, secondo Bernard Berenson, il primo pittore moderno di paesaggio: «egli non poté esimersi, lavorando, come faceva in campagna e per gente rurale, dal dipingere paesaggi, che dovevano essere paesaggi veri […]. Tiziano, Tintoretto, Giorgione, ed anche Giambellino e Cima, avevano dipinto paesaggi bellissimi; ma di rado studiandoli direttamente sul vero. Si trattava di sfondi decorativi, d’ambientazioni bene armonizzate all’elemento umano o religioso d’una pittura […]. Ma il Bassano non ebbe bisogno di simili scenari per le rustiche versioni di storie bibliche; ed ancor meno gli occorrevano per i suoi studi di vita campestre. Il paesaggio colto dal vero costituiva il migliore scenario col migliore accompagnamento possibile […]. E così, senza saperlo o senza proporselo, il Bassano fu il primo italiano che tentasse di dipingere il paesaggio com’è: senza trasformarlo perché sembrasse uno scenario»7 . Tra gli epigoni di Giovanni Bellini è anche Giorgione da Castelfranco. La sua Tempesta (Venezia, Galleria dell’Accademia, fig. III.3 / pict. III.3) è innalzata dalla critica a manifesto del lirismo paesaggistico veneto. Sulla breve e ancora oscura vita di questo pittore sono risultate fondamentali le annotazioni di Marcantonio Michiel, il noto conoscitore e collezionista veneto che nel 1530 vide la Tempesta in casa di Gabriele Vendramin, catalogandola nei suoi appunti come un «‘paesetto’ su tela, con una tempesta, una zingara e un soldato»6 . 5 Valsecchi, M., 1972, I paesaggisti dell’800, Milano. Le note di Marcantonio Michiel sull’arte delle collezioni venete nella sua epoca, note raccolte a mo’ d’appunti e quindi non in maniera sistematica, furono pubblicate soltanto nell’anno 1800 dall’abate Iacopo Morelli, bibliotecario della Marciana (Notizia d'opere di disegno nella prima metà del secolo XVI, esistenti in Padova, Cremona, Milano, Pavia, Bergamo, Crema e Venezia). Non ancora attribuite in questa occasione al Michiel, quanto piuttosto a un anonimo scrittore, poi indicato come ‘Anonimo morelliano’ dal nome del suo scopritore, fu Cesare Bernasconi (Studj sopra la storia della pittura italiana dei secoli xiv e xv e della scuola pittorica veronese dai medj tempi fino a tutto il secolo XVIII, Verona, 1864, pp. 107-117) a ricondurle alla penna dello scrittore veneziano. Sul giudizio espresso dal Michiel in merito al paesaggio di Giorgione, si veda anche il saggio di Ernst Gombrich, La teoria dell’arte nel Rinascimento e l’origine del paesaggio, redatto nel 1950 e pubblicato dallo stesso studioso in Norma e forma. Studi sull’arte del Rinascimento, Londra 1966, la cui edizione tradotta, qui 6 Gli sfondi di paesaggio nei dipinti di primo Cinquecento si collocano, formalmente, in continuità con la tradizione quattrocentesca. Nell’economia delle composizioni il paesaggio conserva una funzione complementare. La rappresentazione degli scenari naturali nelle opere d’inizi secolo generalmente non aspirano all’indagine scientifica, consultata, è uscita per i tipi Einaudi nel 1980, pp. 157-177 (in partic. pp. 159-160). 7 Berenson, B., 1930, Italian painters of the Renaissance, London, versione consultata: I pittori italiani del Rinascimento, Cecchi, E. (a cura di), Roma 2009, pp. 54-55. 41 Cultural Landscapes Fig. III.4 - Giotto, Francesco dona il mantello al povero, fine XIII secolo (Basilica Superiore di Assisi). Pict. III.4 - Giotto, Francesco gives his cloak to the poor, end of XVIII century (Upper Basilica of Assisi). perlappunto ad Assisi, icona mondiale di religiosità, il valore paesaggistico degli affreschi di Giotto passa spesso in secondo piano rispetto alle grandi novità di stile che con essi sono state introdotte nel campo dell’arte. In un percorso di visita assisiate, infatti, l’impatto con il pionere della ‘terza dimensionÈ risulta abbagliante, soprattutto per «una più intensa impressione di realtà e somiglianza col vero che non la realtà stessa» di cui l’artefice fu capace10. Ciò nonostante, concentrando la lettura sui panorami visti e interpretati da Giotto, come proposto da Lucilia Gregori, si è reso possibile un approccio nuovo alla fruizione dell’opera d’arte, finalizzata quindi al riconoscimento di paesaggi riconducibili a situazioni morfologiche locali perdute o comunque trasformatesi nei secoli, sino all’attualità. operata però da Leonardo. Per lo più gli artisti fondano la propria esperienza sulla conoscenza di opere letterarie classiche, soprattutto le Metamorfosi di Ovidio, oppure idealizzano e connotano le composizioni d’invenzioni fantastiche. La nascita del paesaggio in forma autonoma nel Seicento, quando finalmente esso si distinse come pittura di ‘generÈ, ebbe impulso a Roma sin dal XVI secolo, a partire cioè dallo studio delle rovine classiche inquadrate dalla campagna. Le antiche vestigia romane erano divenute oggetto d’analisi per quanti producevano ‘vedute’, tema inesauribile per tutte le generazioni d’artisti europei che da allora in avanti crearono i presupposti per l’affermazione della pittura di paesaggio nel XIX secolo8. All’immagine del santo, scrive Gregori, «spesso si associano gli scenari di rilievi montuosi divenuti simbolo degli eventi più importanti della sua vita: il Monte Subasio, la Verna o i monti di Rieti, ecc. e a uno di essi è forse riferibile il paesaggio raccontato dall’episodio della Predica degli uccelli. Lo skyline visibile alle spalle di Francesco e lo sfumato paesaggio cromatico riconducono, chi sappia coglierne il valore ambientale, a un monte (verosimilmente al Subasio) che viene descritto in un aspetto quasi crepuscolare. Nella scena del suggestivo Conferimento delle stimmate, il santo viene rappresentato in preghiera nell’area della Verna. Il paesaggio naturale è essenziale, ma estremamente caratterizzato negli elementi litologici e morfologici. Le rocce anche cromaticamente sono assimilabili a rocce arenacee III.2 Un esempio di paesaggio nell’arte sacra: Giotto e il territorio di Assisi Le rappresentazioni paesaggistiche più dettagliate s’individuano solitamente negli sfondi di scene dipinte in funzione di un racconto. Se ne trovano in artisti oltremodo celebri, come Giotto, da considerarsi indubbiamente il pioniere della contestualizzazione di elementi litologici e botanici rispetto ai personaggi delle storie sacre nelle Scene della vita di san Francesco della Basilica di Assisi (fig. III.4 / pict. III.4). Come ha efficacemente rilevato Lucilia Gregori9, 8 De Vecchi, P., Vergani, G. A., 2002, La natura e il paesaggio nella pittura italiana, Cinisello Balsamo; Valsecchi, cit. (nota 5). 9 Gregori, L., 2008, Geomorfologia d’autore, in La Cartografia, 18, pp. 2224. 10 42 Berenson, cit. (nota 7), p. 66. Uso del suolo ed evoluzione del paesaggio (Macigno) e l’andamento morfologico dei rilievi presenta versanti abbastanza acclivi e una appena accennata stratificazione […]. La scena del mantello rappresenta molto bene le caratteristiche morfologiche di Assisi; la città appare dettagliatamente raffigurata dall’artista dalla prospettiva di Porta Nuova e separata da una profonda insellatura del crinale, rispetto all’altro rilievo su cui sorge l’Abbazia di S. Benedetto»11. poco più che centenaria, immortalarono un particolare scorcio del territorio di Marsico Nuovo. Anche le raffigurazioni del Metapontino ad opera di ClaudeLouis Chatelet e Louis-Jean Desprez, principali illustratori del Voyage Pittoresque di Jean Claude Richard de Saint-Non (I ediz. 1781-1786), restituiscono peculiarità paesaggistiche non più esistenti. In particolare, le incisioni delle Tavole Palatine con il paesaggio circostante e il Lago di Santa Pelagina, prosciugato dalla bonifica nel secolo scorso, ci offrono la possibilità di ricavare informazioni fondamentali sullo stato di quei luoghi in un’epoca precedente alla bonifica e quindi alla riforma agraria, cause di una delle più vaste e repentine trasformazioni di paesaggio registrate nella storia13. III.3 Spunti per l’analisi paesaggistica nelle raffigurazioni artistiche della Basilicata Tra le imprese decorative lucane è qui preso in esame il ciclo pittorico della chiesa di San Donato a Ripacandida, esempio tra i più eloquenti di rappresentazione pittorica del paesaggio in Basilicata. Risulta decisiva ai nostri fini la verifica delle scene bibliche collocate nelle volte, che sono attribuite dalla critica ai pittori Nicola da Novi Velia e ad Antonello Palumbo da Chiaromonte. Anche in questo caso le ambientazioni delle scene sono scandite da elementi litologici, botanici e faunistici, con rocce brulle e vegetazione rada, che, seppure stilisticamente derivate da Giotto, potrebbero effettivamente corrispondere alla vera morfologia del Vulture tra il XV e il XVI secolo. Specialmente nelle scene dell’Antico Testamento, si evidenziano i richiami alle attività produttive legate al mondo rurale dei secoli passati: pastorizia, uso del bosco e dei suoi prodotti, agricoltura in generale. Com’è logico ipotizzare, la rappresentazione degli ambienti rurali – che dunque costituiscono termini di confronto fondanti rispetto all’attualità – è ispirata al coevo paesaggio dell’area del Vulture, all’incirca, quindi, tra la seconda metà del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento. Infine, verrà analizzato il caso della individuazione delle fasi evolutive del paesaggio intorno alla Badia di San Michele a Monticchio, resa possibile dall’analisi di due raffigurazioni artistiche (Mallet e Santacchiotti), risalenti alla seconda metà del XIX secolo, che presentano notevoli corrispondenze nei caratteri fisici delle aree rappresentate, rilevabili anche dall’analisi della cartografia storica presa a confronto. In questo caso sarà possibile evidenziare i principali passaggi dei progressivi mutamenti ambientali che si sono susseguiti in quel territorio negli ultimi centocinquant’anni. III.4 Un’analisi degli affreschi del Santuario di San Donato di Ripacandida Sulle volte del santuario di San Donato sono raffigurati gli episodi salienti dell’Antico e del Nuovo Testamento, riconducibili a mani e cronologie diverse, sono attribuiti a Nicola da Novi Velia, autore che si ispira alla matrice giottesca, e ad Antonello Palumbo da Chiaromonte. In alcuni brani i paesaggi naturali e rurali si riferiscono al periodo storico degli artisti, fine XV-inizi XVI secolo. Dati storico-culturali e ambientali di maggior interesse per lo studio diacronico dei territori sono tuttavia più frequentemente riscontrabili nelle antiche vedute prodotte prodotte dagli artisti sin dal primo Cinquecento, e particolarmente dalla seconda metà del XVII secolo, quando i dotti viaggiatori europei cominciarono a servirsi delle incisioni con scorci paesaggistici, a scopo illustrativo, per i propri diari12. Ad occhi esperti, infatti, proprio le vedute possono rivelarsi incredibilmente preziose, svelando informazioni circostanziate di carattere paesaggistico, spesso riferite anche all’uso del suolo e a volte in modo talmente esatto da agevolare la conoscenza di un territorio in un determinato periodo. Ovviamente, ciò si verifica massimamente nell’evenienza in cui un determinato luogo sia stato immortalato da mani diverse e, magari, in epoche tra loro distanti. Esattamente a quest’ultimo caso fanno riferimento le vedute di Francesco Cassiano de Silva (1703 circa) e di Salvatore Puglia (1844), artisti che, con cadenza La scena indicata in fig. III.5a-b / pict. III.5a-b riporta l’episodio biblico della Creazione dei volatili e dei pesci che si inserisce nell’insieme dei quadri raffiguranti la creazione. In questo episodio si riconoscono diverse figure di uccelli, tra i quali la colomba che rappresenta lo Spirito Santo, due rapaci, un trampoliere, una gazza ed altri volatili. Inoltre, nelle acque sottostanti la figura del Padreterno sono individuabili diverse specie di pesci rappresentate con altrettanto diverse forme e grandezze. Ad un’analisi sulle figure degli animali presenti in questo affresco non sfugge la dovizia dei particolari che l’autore destina alla raffigurazione in particolare degli uccelli, diversamente da quanto accade in altre scene dove sono 11 Gregori, L., Rapicetta, S., La geologia e la geomorfologia nell’arte sacra: Giotto e gli affreschi della Basilica Superiore di San Francesco di Assisi. Poster esposto al V Congresso Nazionale su Geologia e turismo: beni geologici e geodiversità, Bologna, 6-7 giugno 2013 (il testo è disponibile all’indirizzo web: http:// www.geologiaeturismo.it / sites / default / files / poster_Rapicetta.pdf). 12 Giorgio, B., 1989, Cultura del viaggio. Ricostruzione storico-geografica del territorio, Milano; De Seta, C., 1992, L’Italia del Grand Tour da Montaigne a Goethe, Milano; id., 1997, Viaggiatori e vedutisti in Italia tra Settecento e Ottocento, Torino; id., 2005, Il mito dell’Italia e altri miti, Torino. 13 Per una bibliografia di riferimento sul vedutismo si vedano Alisio, G., 1984, Napoli nel Seicento. Le vedute di Cassiano de Silva, Napoli; La città di Napoli tra vedutismo e cartografia. Piante e vedute dal XV al XIX secolo, catalogo della mostra (Napoli 1988), G. Pane, V. Valerio (a cura di), Napoli 1987; Il paesaggio nell'incisione, catalogo della mostra (Lecce 1987), L. Miotto, I. Laudisia (a cura di), Galatina 1987; Briganti, G., 1970, I vedutisti, Milano; Dacos, N., 1995, Roma quanta fuit. Tre pittori fiamminghi nella Domus aurea, Roma (riediz. Roma 2001); Immagini della terra dei Re: cartografia, vedute e costumi della Basilicata, catalogo della mostra (Potenza 2001), Abita, S., Bellucci, E., Valerio, V. (a cura di), Napoli, 2001. 43 Cultural Landscapes Fig. III.5 – a) Ripacandida, Santuario di San Donato, dagli affreschi rappresentanti scene dell’Antico Testamento, particolare della Creazione dei volatili e dei pesci; b) i laghi di Monticchio sulla caldera del Monte Vulture. Pict. III.5 – a) Ripacandida, San Donato sanctuary, particular the Creation of birds and fishes in the cycle of frescoes of Old Testament; b) Monticchio Lakes in the caldera of Mount Vulture. particolare. Infatti, tutto intorno alla figura di Cristo che compie il miracolo sono rappresentati filari di viti (fig. III.6a / pict. III.6a) che occupano l’intero versante dell’altura che fa da sfondo, sulla sommità della quale si ergono le mura della città di Gerusalemme, una torre e una chiesa. rappresentati animali terrestri non tutti altrettanto facilmente riconoscibili. Tale rilievo in qualche modo incoraggia a immaginare che l’autore possa essere stato ispirato dal contesto ambientale e paesaggistico del territorio circostante e che, di conseguenza, si sia ispirato a specie tipiche di quel territorio. Infatti, la presenza di un trampoliere e dei pesci richiama i caratteri dell’ambiente acquatico dei laghi di Monticchio, non molto lontano da Ripacandida, ove è possibile ancora oggi osservare specie tipiche di quel tipo di ecosistema, costituito da rilievi montuosi che si ergono fino ad un’altitudine di 1326 m.s.l.m e che coronano due laghi che occupano la caldera di un antico vulcano pleistocenico, le cui ultime manifestazioni eruttive risalgono a 130 mila anni fa14, in pieno periodo paleolitico. I laghi, che rientrano in un’ampia area protetta (SIC IT 9210210 “Monte Vulture”15), costituiscono il centro di un ecosistema che conserva ancora una complessa biodiversità vegetale ed animale16. Il vigneto raffigurato che assume carattere predominante della scena pittorica trova immediata risonanza con il carattere principale del paesaggio in cui è inserito il sito monumentale, il Vulture-Melfese, costituito da un territorio (fig. III.6b / pict. III.6b) eletto alla produzione di uno dei vini più importanti del panorama vinicolo nazionale, l’Aglianico del Vulture, un fondamentale volano dell’economia agroalimentare locale. Nei due esempi sopra esposti, l’analisi della rispondenza degli elementi principali di un paesaggio proposti un una rappresentazione pittorica con i caratteri di un determinato territorio restituisce, in questo caso, la memoria di peculiarità paesaggistiche ed ambientali rilevabili nei secoli in cui furono dipinte, che possono ricondurre a peculiarità territoriali simili riscontrabili nell’attualità. Un altro esempio significativo di caratteri e peculiarità paesaggistiche, sia pure non contestualizzati da chiari riferimenti geografici, rilevabili dagli affreschi di San Donato è rappresentato dalla scena neo-testamentaria delle Nozze di Cana dove l’autore utilizza un’ambientazione molto III.5 Analisi dell’evoluzione dell’uso del suolo nel territorio di Marsico Nuovo (PZ) Un altro caso di studio esempio è dato dall’analisi degli elementi paesaggistici rinvenibili in due rappresentazioni artistiche che ritraggono l’abitato e la zona peri-urbana di Marsiconuovo in due momenti diversi della sua storia. Si tratta di due opere conservate presso il Museo nazionale di arte medioevale e moderna di Matera che qui proponiamo in 14 Palestina, C., 2006, La Badia di San Michele in Monticchio, pp. 9-16. SIC è una sigla che indica la dicitura Sito di Interesse Comunitario, identificante aree di particolare pregio ambientale e naturalistico secondo la direttiva comunitaria n. 43 del 21 maggio 1992, (92/43/CEE) Direttiva del Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche. 16 Spicciarelli, R., 2011, Un museo di storia naturale nell’Abbazia di Monticchio, in Basilicata Regione Notizie, n. 127-128, p. 203. 15 44 Uso del suolo ed evoluzione del paesaggio Fig. III.6 – a) Ripacandida, Santuario di San Donato, dagli affreschi rappresentanti scene del Nuovo Testamento, particolare delle Nozze di Cana; b) vigneto in veste invernale nell’area del Vulture-Melfese. Pict. III.6 – a) Ripacandida, San Donato sanctuary, particular the Wedding at Cana in the cycle of frescoes of New Testament; b) vineyard in winter as in the Vulture-Melfese. al Regno d'Italia (1806), la cui forma originaria, evidenziata in giallo nella figura, è riconoscibile ancora oggi. confronto: la prima, Fig. 7.a, è un’incisione su rame, mm 133x204, di Francesco Cassiano de Silva, Napoli 1703, mentre la seconda, Fig. 7.b, consiste in una litografia di Salvatore Puglia, Napoli 1844, mm139x19517. Partendo da due vedute di un medesimo scorcio paesaggistico di Marsico Nuovo, realizzate a centoquarant’anni di distanza l’una dall’altra, è possibile osservare cambiamenti nell’uso del suolo della zona periurbana del versante occidentale che hanno segnato il processo evolutivo del paesaggio rurale di questa area. III.6 Analisi dell’evoluzione dell’uso del suolo nel territorio di Monticchio (Rionero in Vulture, PZ) Un ulteriore esempio di studio dell’evoluzione del paesaggio, attraverso l’analisi dei caratteri territoriali presenti in alcune rappresentazioni artistiche è dato dallo studio di alcune raffigurazioni che hanno ripreso l’area circostante la Badia di San Michele di Monticchio. In particolare, riguardo alla copertura arborea del versante in considerazione, sulla sommità del quale cui giace l’abitato, sono visibili nelle due riprese suddette alcuni cambiamenti significativi delle aree occupate da castagno (C), ulivo (O) e vite (V) evidenziati nelle tre fasi temporali i prese in esame. È innanzitutto possibile rilevare che attualmente queste specie arboree occupano grosso modo le stesse aree investite in passato, anche se con qualche cambiamento. Ad esempio, il grande vigneto situato a ridosso della chiesa di Santa Lucia (cerchiata di rosso in ogni raffigurazione riportata) non era presente nella prima raffigurazione risalente al 1703 (fig. III.7a / pict. III.7a) e ad oggi risulta spezzettato in tanti piccoli vigneti (fig. III.7c / pict. III.7c). Così come appare ridimensionato anche l’oliveto ed il castagneto il quale, in particolare, appare quasi del tutto scomparso nell’anno 1844 (fig. III.7b / pict. III.7b). Tale area è stata descritta e raffigurata da Robert Mallet nel febbraio del 1858, in occasione il suo celebre viaggio in Lucania18 avvenuto a seguito del terremoto del 16 dicembre 1857 che devastò molte aree della regione ed in particolar modo la Val d’Agri. In una delle sue litografie che ritraggono alcuni luoghi visitati viene raffigurato il contesto ambientale dell’area di Monticchio in cui si erge la Badia (fig. III.8a / pict. III.8a). L’analisi dei caratteri paesaggistici rilevabili in questa litografia conduce a rilevare che un’altura sullo sfondo, posta al centro dell’inquadratura, identificata con il toponimo “Prete della Scimmia” con un altitudine di 881 m. s.l.m., risulta completamente priva di copertura boschiva; sono inoltre osservabili, lungo il versante meridionale di quella montagna, due grossi canali naturali di scolo delle acque di ruscellamento, evidenziate in figura da due coppie di frecce tratteggiate. Anche gli affioramenti rocciosi, evidenziati in Inoltre, è possibile riscontrare, ancora nella fig. III.2b / pict. III.2b, la presenza del camposanto, edificato a seguito dell’editto napoleonico di Saint-Cloud (1804), con estensione 17 Immagini della terra dei Re, Abita, S. (a cura di), Potenza, 2001, pp. 58, 64, 93-94. 18 Viaggio nelle aree del terremoto del 16 dicembre 1857, vol. II, Ferrari, G. (a cura di), Bologna, 2004, p. 333. 45 Cultural Landscapes Fig. III.7 – a) Marsico Nuovo di Francesco Cassiano de Silva, Napoli 1703, incisione su rame (immagine tratta da Abita, S., a cura di, 2001, Immagini della terra dei Re); b) Veduta di Marsico-Nuovo nella provincia di Basilicata di Salvatore Puglia, Napoli 1844, litografia, campo inciso (immagine tratta da Abita, S., a cura di, 2001, Immagini della terra dei Re); c) Marsiconuovo, veduta da satellite e riprese a terra dell’area interessata (Google Eart) Pict. III.7 – a) Marsico Nuovo of Francesco Cassiano de Silva, Napoli 1703, engraving on copper (picture from Abita, S., 2001, Immagini della terra dei Re); b) View of Marsiconuovo in the province of Basilicata of Salvatore Puglia, Napoli 1844, lithography (picture from Abita, S., 2001, Immagini della terra dei Re), c) view from satellite (Google Eart) and ground photos of the area concerned. 46 Uso del suolo ed evoluzione del paesaggio Fig. III.8 – a) The Great Crater of Vulture. With Monticchio Monastery, R. Mallet,1858 (da Viaggio nelle aree del terremoto del 16 dicembre 1857, a cura di Ferrari, G., Bologna, 2004, vol. II, p. 338); b) Veduta dell’ex Convento di San Michele del Lago piccolo in Monticchio, di D. Santacchiotti, post 1872 (estratto da Santacchiotti, Monticchio, raccolta di tavole non numerate; Biblioteca Provinciale di Potenza, fondo bibliografico non catalogato); c) Monticchio, veduta dell’Abbazia di San Michele e del Lago piccolo nel 2013. Pict. III.8 – a) The Great Crater of Vulture. With Monticchio Monastery, R. Mallet,1858, (from Viaggio nelle aree del terremoto del 16 dicembre 1857, ed. Ferrari, G., Bologna, 2004, vol. II, p. 338); b) Veduta dell’ex Convento di San Michele del Lago piccolo in Monticchio, by D. Santacchiotti, post 1872 (from Santacchiotti, Monticchio, book of plates without serial number; Biblioteca Provinciale di Potenza, bibliographical found uncatalogued); c) Monticchio, view of the Abbey of St. Michael and the small lake, in 2013. 47 Cultural Landscapes figura con frecce numerate, risultano quasi del tutto spogli di vegetazione arborea. sfruttamento fu per di più incoraggiato dall’emanazione della prima legge forestale italiana del 1877, che si rivelò essere fin troppo liberalizzante riguardo ai criteri per il taglio di boschi rispetto alle normative precedentemente in vigore. Molte carte topografiche dell’epoca riportano frequentemente l’indicazione di “boschi devastati”, quasi a voler rimarcare l’irrazionale depauperamento subito dal patrimonio boschivo lucano21 nel periodo descritto. Le stesse peculiarità paesaggistiche si riscontrano dall’osservazione di un’altra opera, un acquerello di Santacchiotti che ritrae anch’esso l’area attorno la Badia, riprodotto nella fig. III.8b / pict. III.8b, facente parte di una collezione di acquerelli realizzati intorno all’anno 1872 che riproducono, anche in questo caso, il paesaggio dell’area circostante i laghi di Monticchio. Dall’analisi di questa seconda opera emerge che i caratteri rilevati nella raffigurazione del Mallet, realizzata quattordici anni prima, si ritrovano puntualmente anche nella scena riprodotta dal Santacchiotti. In particolare, si può osservare che sia l’altura di Prete della Scimmia, sia gli affioranti rocciosi sottostanti appaiono nuovamente quasi del tutto privi di copertura boschiva. Le due raffigurazioni dell’area attorno la Badia di San Michele a Monticchio, realizzate soprattutto allo scopo di documentare lo stato fisico dei luoghi, offrono molti elementi ed argomenti per una puntuale analisi del paesaggio e delle proprie dinamiche evolutive, almeno per il periodo preso in considerazione. Tale analisi ha potuto, in questo caso, avvalersi di una lettura di dettaglio dei caratteri fisici di un territorio e del notevole grado di corrispondenza, nelle due opere, di gran parte degli elementi usati nel rappresentare la scena. Infatti, è stato possibile individuare precisi punti di riferimento (es. gli affioramenti rocciosi, i canali di scolo naturali, la stessa Badia) che hanno reso possibile l’individuazione e la identificazione precisa delle aree di riferimento e permettere un efficace raffronto con la situazione osservabile nel presente. In un raffronto con l’attualità (fig. III.8c / pict. III.8c), dove le porzioni di territorio prese in esame risultano completamente ricoperte da boschi, appare chiaro come i due casi di raffigurazione artistica sopra descritti testimonino gli effetti della estesa opera di disboscamento che ha avuto luogo in Basilicata in varie fasi a partire dal XVIII secolo. A completamento della lettura del quadro paesaggistico fin qui analizzato, sussistono ulteriori elementi documentati dalla cartografia storica. Ad esempio, dal Foglio 56 (Parte occidentale) della carta Topografica delle Provincia di Basilicata, Istituto Topografico Militare anno 1874 (scala 1:50000), si rileva l’assenza di copertura boschiva nell’area in esame (area evidenziata in fig. III.9a / pict. III.9a), carattere confermato anche nella Pianta Topografica del Bosco Monticchio realizzata da Angelino Fusco nel 1883 (area evidenziata in fig. III.9b / pict. III.9b). Inoltre, dal raffronto con quanto rappresentato della Carta d’Italia IGM (scala 1:25000) del 1955, è possibile rivelare anche un passaggio intermedio nella evoluzione di quell’area verso la ricostituzione del bosco, che appare in quel periodo interessata ancora da una sporadica copertura forestale. Pertanto, in questo caso, la lettura delle fasi evolutive del paesaggio è arricchita da una serie di informazioni che, prendendo spunto da caratteri territoriali evidenziati in raffigurazioni artistiche del passato, trovano poi corrispondenza e conferma anche in un’analisi di tipo cartografico. Già nella seconda metà del ‘700, infatti, iniziò lo sfruttamento intensivo e su ampia scala del patrimonio boschivo della Basilicata come conseguenza della politica economica voluta dai grandi feudatari dell’epoca, che individuava nell’ampliamento delle superfici destinate alla coltivazione di grano una grossa opportunità per incrementare le proprie rendite. Avviene, pertanto, in quel periodo, come documentano tra l’altro molti autori dell’epoca tra cui a il Giustiniani19, un irrazionale dissodamento di estese aree boschive che lasciarono il posto alle coltivazioni erbacee e al pascolo. L’azione di disboscamento sistematico e progressivo subisce poi un forte rallentamento in tra il 1806 e il 1815 per effetto dell’applicazione in tutto il Regno di Napoli delle leggi della eversione feudale volute da Gioacchino Murat per consentire una ordinata ricognizione dei beni privati e demaniali del regno20, questi ultimi spesso usurpati nel corso dei secoli precedenti. In questo breve lasso di tempo, di conseguenza, viene consentito il lento ripristino naturale della copertura vegetale arborea di gran parte aree disboscate, fatta eccezione per quelle ormai destinate definitivamente a pascolo che, per effetto del perpetuarsi di questo esercizio, rimasero nude. III.7 Testimonianze figurative sul paesaggio del metapontino prima delle grandi opere di bonifica Con l’unità d’Italia riprende con maggior vigore in Basilicata l’attività di disboscamento indiscriminato, agevolato dell’emanazione di nuove leggi sull’eversione volute dallo Stato italiano che di fatto aprirono di nuovo le porte allo sfruttamento generalizzato del patrimonio boschivo della regione da parte di grandi ditte boschive e degli speculatori provenienti, questa volta, da altre parti d’Italia. Tale Nel gruppo di disegni di Claude-Louis Chatelet e Louis-Jean Desprez, principali illustratori per Jean Claude Richard de Saint-Non che scrisse il celebre Voyage pittoresque ou description des Royaumes de Naples et de Sicile (Parigi 1781-1786), è possibile rilevare lo stato di alcuni luoghi della Magna Grecia nella piana del metapontino così come dovevano apparire ben prima della grande opera di bonifica avvenuta nel corso del XX secolo che comportò un radicale 19 Per un approfondimento si veda Giustiniani, L., 1797-1816, Dizionario geografico ragionato del Regno di Napoli, Napoli. Per un approfondimento si veda Pedio, T., 1964, La statistica murattiana del Regno di Napoli. Condizioni economiche, artigianato e manifatture in Basilicata all'inizio del sec. XIX, Potenza. 20 21 Formica, C., 1964, I Boschi della Basilicata e i disboscamenti del secolo XIX, in La Geografia nelle scuole, IX, pp. 14-16. 48 Uso del suolo ed evoluzione del paesaggio Fig. III.9 – Estratti cartografici dell’area dei Laghi di Monticchio: a) particolare del Foglio 56 Parte occidentale (Melfi) della Carta Topografica delle Provincia di Basilicata ITM, anno 1874 (scala 1:50000) - Archivio di Stato di Potenza; b) particolare della Pianta Topografica del Bosco Monticchio di A. Fusco, 1883 - Archivio di Stato di Potenza; c) particolare della Carta d’Italia IGM, Foglio 187 IV-NE (Melfi), anno 1955, scala 1:25.000. Pict. III.9 – Lakes of Monticchio area, extracts cartographic: a) detail of plate 56, Part western (Melfi), from Carta Topografica delle Provincia di Basilicata ITM, year 1874 (1:50000) - Archivio di Stato di Potenza; b) detail of Pianta Topografica del Bosco Monticchio, by A. Fusco, 1883 - Archivio di Stato di Potenza; c) detail of Carta d’Italia IGM, plate 187 IV-NE (Melfi), year 1955, 1:25.000. cambiamento strutturale del territorio, consentendo di rendere coltivabili aree paludose fino ad allora per lo più abbandonate o utilizzate, nei casi migliori, per il pascolo e per coltivazioni di tipo estensivo. paludose più estese, il lago di Santa Pelagina che al tempo della colonizzazione greca, aveva le dimensioni di una laguna sulla quale si affacciava uno dei porti antichi tra i più strategici del Mediterraneo. Una rappresentazione di questo stato dei luoghi è offerta anche dall’incisione intitolata Vue des Marais formés par la Eauxdel a Mer dans le lieu où l’on pense devoit etre situeé l’Ancien Port del Metaponte di L.J. Deprez, F. Dequauviller, Parigi 1783 (fig. III.10b / pict. III.10b), in cui si evidenzia in primo piano una scena di caccia alle folaghe in una delle aree Oggi, invece, queste stesse zone costituiscono importanti aree agricole, tra le più produttive del meridione d’Italia, caratterizzate da una notevole variabilità del paesaggio rurale (fig. III.10a / pict. III.10a) dovuta alla presenza di innumerevoli coltivazioni fruttifere ed orticole. I suoli freschi e profondi, il clima mite e le imponenti infrastrutture irrigue 49 Cultural Landscapes Fig. III.10 – a) rappresentazione della variabilità del paesaggio rurale nell’area di Metaponto, attraverso la classificazione dell’uso del suolo secondo la Corine Land Cover, anno 2006; b) scena di caccia nei pressi dell’area paludosa di Santa Pelagina in Vue des Marais formés par la Eauxdel a Mer dans le lieu où l’on pense devoit etre situeé l’Ancien Port de Metaponte di L.J. Deprez, F. Dequauviller, Parigi 1783; c) animali al pascolo, tra cui bufali presso le Tavole Palatine di Metaponto in Vuë latérale du Temple de Metaponte di C.L. Chatelet., E.N. de Ghendt, Parigi 1783. Le immagini delle incisioni sono tratte da Immagini della terra dei Re: cartografia, vedute e costumi della Basilicata, a cura di S. Abita, Foggia, 2001, p. 87, 89. Pict. III.10 – a) representation of the variability of the rural area of Metaponto, in accordance with the land use classification of the Corine Land Cover 2006; b) hunting scene near the swamp of Santa Pelagina, from Vue des Marais formés par la Eauxdel a Mer dans le lieu où l’on pense devoit etre situeé l’Ancien Port de Metaponte of L.-J. Deprez, F. Dequauviller, Paris 1783; c) grazing animals, including buffalo, at the Tavole Palatine of Metaponto, from Vuë latérale du Temple de Metaponte, by C.-L. Chatelet., E. N. de Ghendt, Paris 1783. Pictures from Immagini della terra dei Re: cartografia, vedute e costumi della Basilicata, a cura di S. Abita, Foggia, 2001, p. 89, 87. 50 Uso del suolo ed evoluzione del paesaggio Fig. III.11 – a) bufali al pascolo in Vuë prise dans l'Environs et près du Lieu ou l'on pense qu'etait autrefois situeé l'antique Ville d'Heraclea, dans la G.de Grece sur les bords du Golfe de Tarente et près la petites Ville d'Anglone et Policoro dans la Basilicate di C.L. Chatelet., C.P. Marillier, EJ.N. de Ghendt, Parigi 1783 (estratto da Abita S., a cura di, 2001, Immagini della terra dei Re: cartografia, vedute e costumi della Basilicata, p. 91); b) il Presidente del Consiglio Giuseppe Zanardelli su un carro trainato da bufali nei pressi di Policoro in una fotografia del 1902 (immagine tratta dal sito www.storiain.net/arret/num169/artic1.asp) Pict. III.11 – a) animals kept in open pasture, from Vuë prise dans l'Environs et près du Lieu ou l'on pense qu'etait autrefois situeé l'antique Ville d'Heraclea, dans la G.de Grece sur les bords du Golfe de Tarente et près la petites Ville d'Anglone et Policoro dans la Basilicate di C.L. Chatelet., C.P. Marillier, EJ.N. de Ghendt, Paris 1783 (from Abita S., 2001, Immagini della terra dei Re: cartografia, vedute e costumi della Basilicata, p. 91); b) the Premier Giuseppe Zanardelli on a cart pulled by buffalo near Policoro, year 1902 (from site: www.storiain.net/arret/num169/artic1.asp). bufali ai territori tendenzialmente paludosi, costituisce un vero e proprio indicatore utilizzabile per la determinazione delle caratteristiche fisiche dell’area in esame. hanno favorito lo sviluppo di una moderna agricoltura intensiva che ha di fatto modificato l’aspetto di questo territorio e cancellato del tutto, anche dalla memoria, i caratteri del paesaggio originario. Pertanto, dall’analisi degli elementi utilizzati per la rappresentazione scenica delle opere descritte è possibile, da un lato, ricavare un tipo di informazioni che confermano la natura acquitrinosa del paesaggio storico del metapontino, che ha conservato le proprie caratteristiche fino ai primi decenni del ‘900, secolo in cui avvenne come detto una grande opra di bonifica, e dall’altro rilevare una sorta di documentazione della pratica dell’allevamento bufalino che doveva essere molto comune in quei territori, tanto da influenzare la vita quotidiana di quelle popolazioni, come testimoniato da una fotografia del 1902 che ritrae il Presidente del Consiglio Giuseppe Zanardelli su di un carro trainato da bufali nei pressi di Policoro, durante la sua storica visita in Basilicata (fig. III.11b / pict. III.11b). Nel corso del suddetto viaggio che attraversò quei luoghi tra il 1777 e il 177822 gli autori assieme a Jean-Augustin Renard e a Dominique Vivant Denon, produssero otto vedute, poi incise da Emmanuel J. N. de Ghent. A tale gruppo di disegni appartiene la Vuë latérale du Temple de Metaponte (fig. III.10c / pict. III.10c), nel quale è possibile riconoscere un paesaggio pastorale dove capre, pecore, vacche e bufali sono condotti al pascolo. Bufali al pascolo sono anche riscontrabili in un’altra incisione intitolata Vuë prise dans l'Environs et près du Lieu ou l'on pense qu'etait autrefois situeé l'antique Ville d'Heraclea, dans la G.de Grece sur les bords du Golfe de Tarente et près la petites Ville d'Anglone et Policoro dans la Basilicate (fig. III.11a / pict. III.11a) dove è rappresentato l’ambiente rurale attorno al sito dell’antica Heraclea, tra Anglona e Policoro (tra l’altro, questo disegno ha assunto un particolare valore di testimonianza storica perché inquadra al centro della scena una fontana ritenuta l’ultimo segno evidente rimasto dell’antico insediamento magno-greco). III.8 Considerazioni conclusive Lo studio del paesaggio che utilizza la ricerca e l’analisi degli elementi che nel tempo ne hanno modellato l’aspetto e la funzione risulta tanto più valido ed efficace quanto più sia in grado di rilevare la dimensione culturale dei fenomeni che sono alla base della sua evoluzione. Di indubbia utilità risulta, pertanto, l’apporto che può derivare da un approccio multidisciplinare della ricerca, che però non si limiti ad aggiungere semplicemente informazioni ad altre di diversa natura, ma che invece consenta di ottenere una lettura integrata di ogni singolo fattore preso in esame. Il riscontro della presenza della specie bufalina nelle raffigurazioni sopra descritte offre un importante elemento per la lettura dei caratteri paesaggistici dei luoghi rappresentati. Infatti, la peculiarità che lega l’allevamento dei 22 Settembrino, G., Strazza, M., 2004, Viaggiatori in Basilicata (1777-1880), Potenza, pp. 19-23. 51 Cultural Landscapes In questo lavoro si è voluto offrire alla discussione attorno allo studio del paesaggio una modalità di approccio che parta dall’analisi di raffigurazioni artistiche (dipinti, affreschi, incisioni, ecc.) che nei diversi periodi della storia documentano particolari caratteri fisici o antropici presenti in un territorio e che costituisco la memoria della identità storico-culturale di una determinata comunità. L’identificazione e l’analisi dei caratteri del paesaggio e la messa in evidenza dei fenomeni principali che nel corso del tempo hanno segnato i suoi mutamenti, assumono quindi un’importanza fondamentale per il riconoscimento di questa identità, aiutando a comprendere il valore attribuito dalle società umane nei diversi periodi storici al proprio territorio e alle potenzialità che questo ha potuto manifestare. In molti casi, come quelli esaminati in questo lavoro, le rappresentazioni artistiche possono offrire un proprio concreto contributo alla ricostruzione del quadro evolutivo di un paesaggio, o più genericamente di un territorio. Si è potuto infatti analizzare le diverse modalità utilizzate dagli autori per riferirsi ai vari richiami paesaggistici ripresi nelle loro opere, potendo apprezzare un linguaggio più o meno di dettaglio a seconda delle finalità comunicative delle loro composizioni e che risulta in ogni caso utilissimo per la fase di ricostruzione dei caratteri di un territorio. In questo lavoro, è stato quindi proposto un percorso a varie tappe nel panorama raffigurativo artistico della Basilicata con a tema la descrizione del paesaggio, che ha evidenziato la possibilità di recepire informazioni dalle diverse opere analizzate sia da contesti scenici ampi e mancanti di riferimenti geografici specifici, come nel caso degli affreschi di San Donato di Ripacandida, sia da scenari più o meno carichi di precisi riferimenti territoriali, come nel resto dei opere qui riportate, che consentono una vera e propria ricostruzione storica dei mutamenti succedutisi nel tempo e della complessiva fase evolutiva dei territori rappresentati. Naturalmente il limite consiste nel fatto che per la descrizione oggettiva di fenomeni responsabili delle trasformazioni di un territorio si ricorra, come in questo caso, alla valutazione di elementi artistici che per loro natura dipendono fortemente dalla percezione soggettiva di chi li compone. Ma quasi sempre occorre partire da indizi per completare con successo una ricerca e di certo le raffigurazioni artistiche offrono molto spesso un punto di partenza. 52 Parte I a. Abbreviazioni Nitti, F. S. 1910, Il brigantaggio meridionale durante il regime borbonico in La vita italiana nel Risorgimento 1815-1861, Firenze. Note di storia sul paesaggio agrario della Basilicata tra XIX e XXI secolo, Fuccella P., Labella A., Lavoràno E. M. (a cura di), Rionero in Vulture, 2010. APCL, Archivio privato della Cineteca Lucana ASITA, Associazioni scientifiche per le informazioni territoriali ed ambientali Pinna, G. 2002, Con gli occhi della memoria. La Lucania nelle fotografie di Franco Pinna 1952-1959: catalogo generale dei provini, Trieste. C.I.S.A.M., (Fondazione) Centro Italiano di Studi dell’Alto medioevo. Scaravelli, L. 1968, Kant e la fisica moderna, in Scritti kantiani, Firenze, pp. . 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