Notebooks on Medieval Topography 9
(Documentary and field research)
Edited by Stefano Del Lungo
Cultural Landscapes
Metodi, strumenti e analisi del paesaggio fra
archeologia, geologia, e storia in contesti di
studio del Lazio e della Basilicata (Italia)
a cura di
Germano Gabrielli
Maurizio Lazzari
Canio Alfieri Sabia
Stefano Del Lungo
Abstract
BAR International Series 2629
2014
Published by
Archaeopress
Publishers of British Archaeological Reports
Gordon House
276 Banbury Road
Oxford OX2 7ED
England
bar@archaeopress.com
www.archaeopress.com
BAR 2629
Notebooks on Medieval Topography 9
Cultural Landscapes: Metodi, strumenti e analisi del paesaggio fra archeologia, geologia, e storia in
contesti di studio del Lazio e della Basilicata (Italia)
© Archaeopress and the individual authors 2014
ISBN 978 1 4073 1266 8
Printed in England by Information Press, Oxford
All BAR titles are available from:
Hadrian Books Ltd
122 Banbury Road
Oxford
OX2 7BP
England
www.hadrianbooks.co.uk
The current BAR catalogue with details of all titles in print, prices and means of payment is available
free from Hadrian Books or may be downloaded from www.archaeopress.com
NOTEBOOKS ON MEDIEVAL TOPOGRAPHY
Il nono volume della collana dei NOTEBOOKS ON MEDIEVAL TOPOGRAPHY (Documentary and field research),
compresa nella più ampia produzione dei British Archaeological Reports, affronta il tema del Paesaggio Culturale. Il Lazio
(Monte Romano; Viterbo) e la Basilicata (province di Potenza e di Matera) sono i territori italiani scelti per mettere a punto e
applicare metodi, strumenti e analisi traendo dalla geologia, dall’archeologia, dalla storia, dall’agronomia, dalla storia dell’arte,
dall’ingegneria, dall’architettura, dalla letteratura, dalla fotografia specialistica e dal cinema gli spunti necessari ad una
migliore lettura del paesaggio culturale, ossia lo Spazio considerato attraverso il Tempo e l’azione dell’Uomo. In Basilicata
l’attenzione è rivolta quasi all’intera regione, con alcuni approfondimenti soprattutto nei settori settentrionale e centro-orientale
(beni artistici ed architettonici). Per il Lazio gli sforzi si sono concentrati sul borgo rurale di Monte Romano ed il suo territorio,
ricostruendo e seguendo nei secoli, dall’epoca romana (III secolo a. C.) all’età contemporanea, l’evoluzione del paesaggio.
L’ultima parte è dedicata ad un approfondimento della condizione delle campagne attraversate dal Marta tra Tuscania e
Corneto (Tarquinia) nei secoli XV e XVI, con il ripresentarsi in forme organizzate dell’allevamento e la definitiva
affermazione di una razza podolica (la Maremmana). Unendo la raccolta bibliografica, il recupero di documentazione
d’archivio inedita e la verifica sul campo, condotta senza tralasciare nessun aspetto (vedasi ad esempio la catalogazione dei
fontanili), il Paesaggio Culturale è stato approfondito con prospettive diverse, anche quelle apparentemente meno attinenti
(dall’allevamento del bestiame alle colture agroalimentari). La ricerca, mostrata in un ventaglio di possibilità abbastanza
ampio, vuole essere di stimolo a quanti si cimentano in una materia così complessa ed articolata qual’è il ‘paesaggio’ nella sua
accezione ‘culturale’, e al tempo stesso intende respingere il tentativo di appropriazione esclusiva messo a segno da tante
discipline, a scapito di un’effettiva collaborazione e condivisione nel rispetto reciproco.
Sia il marchio sia il titolo sono stati creati appositamente da Stefano Del Lungo, l’editore di questa serie (e-mail:
s.dellungo@ibam.cnr.it; c/o David Davison and Rajka Makjanic, Archaeopress, Gordon House, 276 Banbury Road, Oxford
OX2 7ED Tel/Fax +44 (0)1865 311914; e-mail: bar@archaeopress.com) e sono utilizzabili solo in rapporto a questo prodotto.
Lo scopo di tali ‘blocchetti per appunti’ è la costituzione di una sede nella quale possano trovare rapida divulgazione i lavori di
ricerca (in Italiano, Inglese, Tedesco, Francese e Spagnolo) maggiormente meritevoli sul piano scientifico (siano essi
monografie, opere di autori vari e resoconti di convegni), mettendo a punto una serie di strumenti di agevole consultazione ed
utilizzo per lo sviluppo degli studi topografici.
La Topografia è una disciplina archeologica che, rispetto allo scavo, si pone in funzione propedeutica, integrando il recupero,
la lettura e l’analisi dei documenti d’archivio (pergamene, mappe, note, disegni) alla verifica sul campo dei dati ottenuti. Le
sono pertanto complementari la cartografia storica, la toponomastica, l’archeologia del paesaggio nelle sue diverse
sfaccettature, la fotointerpretazione e qualunque altro ambito del Sapere aiuti a comprendere i diversi segni ed oggetti lasciatici
da uomini e culture del passato. La ricognizione di superficie costituisce un primo strumento di verifica nella realtà di quanto
raccolto altrove, con tutti i cambiamenti che il territorio oggetto dell’indagine possa avere conosciuto nel tempo.
The ninth volume of NOTEBOOKS ON MEDIEVAL TOPOGRAPHY (Documentary and field research) series, within the
larger production of British Archaeological Reports, gives many input to the research about Cultural Landscape. Latium
(Monte Romano; Viterbo), and Basilicata (provinces of Potenza and Matera) are the italian lands choosen to do and apply
methods, instruments and analyses, taking from geology, archaeology, history, agronomy, history of art, enginering,
architecture, litterature, photografy and cinema the ideas usefull to do a better analysis of Cultural Landcsape, i.e. the Space
read by the Time and the Human action. About Basilicata, all region has been studied, better in the northern, central and
eastern side (artistic and architectural heritage). After, in Latium the spot of interest has been the village of Monte Romano and
its shire. The landscape evolution has been examined from the roman age (III cent. B. C.) to the contemporary one. The last
part speacks thorougly about the lands economic condition along the river Marta, between Tuscania and Corneto (Tarquinia) in
XV and XVI cent., when there are an organized cattle breeding and an ancient cow race (the Maremmana). Combining survey,
bibliographic and archival recovery of unpublished documents, without neglecting any aspect (see for example the cataloging
of springs), Cultural Landscape has been examined with different perspectives, even those that seem less relevant (cattlebreeding, agricultural and food), but they are an economic resource. So they are very important to a cultural development. The
research, shown in a fairly wide range of possibilities, wants to be a stimulus to those who want study a complex and articulate
reality like Cultural landscape'. At the same time it rejects everybody wants catch it as exclusive of its own discipline, instead
of an effective collaboration and sharing.
Stefano Del Lungo (e-mail: s.dellungo@ibam.cnr.it) is to be series editor and enquiries about publishing other books in the
NOTEBOOKS ON MEDIEVAL TOPOGRAPHY series (in Italian, English, German, French and Spanish). This one can be
addressed c/o David Davison and Rajka Makjanic, Archaeopress, Gordon House, 276 Banbury Road, Oxford OX2 7ED
Tel/Fax +44 (0)1865 311914; e-mail: bar@archaeopress.com and they can be used with this product only.
Topography is an invaluable precursor, indeed sometimes initiator, to archaeological research whereby information about sites
is obtained using documentary analysis, historical cartography, toponymy, remote sensing & etc. The intention is that this
series will be a route of publication (and quick publication) for research in topographical studies whether e.g. monographs or
conference proceedings.
i
Inquadramento geografico delle aree di studio (i settori principali sono indicati nei riquadri in grigio).
Geographic location of the study areas (the main sector are in grey rectangols).
ii
INDICE GENERALE
Notebooks on Medieval Topography
Indice generale
Gli autori dei contributi
Introduzione
Parte I – Cultural Landscapes: l’inquadramento nella ricerca multidisciplinare
i
iii
viii
1
5
Capitolo I – Kulturlandschaft, Cultural Landscape, Paysage Culturel, Paesaggio Culturale (S. Del Lungo, M. Lazzari)
I.1 La vastità di un ambito
I.2 Dal ‘paesaggio’ al ‘paesaggio culturale’
I.3 Il ‘paesaggio culturale’ nelle interpretazioni del territorio
I.4 Le discipline alla ricerca del ‘paesaggio’
I.5 La ricerca sui ‘paesaggi culturali’
I.6 I Musei del Paesaggio
7
11
13
17
22
25
Capitolo II – Il paesaggio culturale attraverso la lettura delle carte topografiche e la geomorfologia (M. Lazzari)
II.1 La Convenzione Europea del Paesaggio
II.2 Lettura delle carte topografiche e storiche
II.2.1 Il caso delle Carte Aragonesi
II.3 Il Paesaggio Fisico
II.3.1 I sistemi fluviali
II.3.2 Pedologia e memoria di paesaggi scomparsi
II.4 Considerazioni conclusive
27
27
29
29
31
33
34
Capitolo III – Uso del suolo ed evoluzione del paesaggio nelle rappresentazioni artistiche (C. A. Sabia, D. Artusi)
III.1 Il paesaggio italiano nella storia dell’arte moderna
III.2 Un esempio di paesaggio nell’arte sacra: Giotto e il territorio di Assisi
III.3 Spunti per l’analisi paesaggistica nelle raffigurazioni artistiche della Basilicata
III.4 Un’analisi degli affreschi del Santuario di San Donato di Ripacandida
III.5 Analisi dell’evoluzione dell’uso del suolo nel territorio di Marsico Nuovo (PZ)
III.6 Analisi dell’evoluzione dell’uso del suolo nel territorio di Monticchio (Rionero in Vulture, PZ)
III.7 Testimonianze figurative sul paesaggio del metapontino prima delle grandi opere di bonifica
III.8 Considerazioni conclusive
39
42
43
43
44
45
48
51
Capitolo IV – Il paesaggio culturale nel documentario (C. Rizzo)
IV.1 Dal paesaggio sensibile al paesaggio culturale
IV.2 Dall’Antropologia Visuale ai documentari demartiniani
IV.3 Forme di ritualità inscritte nel paesaggio lucano
IV.4 Il paesaggio antropizzato nei documentari di propaganda
IV.5 Presenza e assenza dell’uomo nel paesaggio
53
54
55
65
69
Capitolo V – Fotografare i paesaggi (M. Annunziata)
V.1 Una premessa di metodo
V.2 Gli esordi della fotografia del territorio
V.3 Le metodologie
V.4 La percezione: che cosa si intende per campo
V.5 Approcci operativi
V.5.1 Differenze tra formato panoramico, panorama grandangolare e orbicolare
V.5.2 La prospettiva lineare
V.5.3 Pianificare le riprese
V.6 Nuove tecnologie
V.6.1 Proiezione planare
V.6.2 Proiezione cilindrica
V.6.3 Proiezione sferica
73
73
74
75
78
78
79
83
83
86
86
86
Capitolo VI – Nuovi metodi e tecnologie per lo studio del paesaggio (M. Scavone)
VI.1 Ontologia del paesaggio
VI.2 Il paradigma strutturale e la Teoria della Complessità
VI.3 Evoluzione di un concetto, dal modello strutturale a quello ecologico
VI.4 Gli approcci analitici
VI.4.1 L’Analisi scientifico-oggettiva
iii
88
91
93
96
98
VI.4.2 L’Analisi visivo-percettiva
VI.4.3 La descrizione attraverso la percezione
VI.5 L’applicazione delle moderne tecnologie
VI.5.1 Premesse teoriche e metodologiche
VI.5.2 L’uso del telerilevamento
VI.5.3 L’uso del LiDAR
VI.6 GIS e Webgis come strumenti dello ‘spazio globale’
VI.6.1 Alcune applicazioni: la viewshed analysis, i modelli digitali e i webgis
VI.7 Dalla microlettura tecnologica alla storia del paesaggio
98
100
102
104
106
110
112
113
116
Capitolo VII – Il paesaggio culturale come progetto (R. Reali)
VII.1 Il paesaggio e le scienze esatte
VII.2 Il Tempo fattore essenziale del paesaggio
VII.3 L’interazione come chiave del paesaggio
121
122
123
Abbreviazioni e bibliografia
127
Parte II – Cultural Landscape, molteplicità di fonti ed analisi: la Basilicata (Italia meridionale)
129
Capitolo I – Paesaggio, strutture rurali e architettura popolare nelle Province di Potenza e Matera (M. C. Grano)
I.1 La vastità di un ambito
I.2 Architettura popolare in Basilicata
I.2.1 Architetture rurali nella storia e modificazione del paesaggio agrario
I.2.2 Classificazione tipologica delle masserie
I.2.3 Distribuzione delle masserie nelle due Province
I.3 Tutela e valorizzazione delle strutture rurali in un contesto di paesaggio culturale
I.3.1 Conservazione programmata e restauro architettonico delle strutture rurali
I.4 Bibliografia ragionata
I.5 Conclusioni
131
132
133
138
142
144
145
146
148
Capitolo II – Paesaggio e strutture dell’acqua: archeologia e architettura dei mulini (A. Fortunato)
II.1 Il paesaggio e l’acqua
II.2 I mulini ad acqua
II.3 Il funzionamento dei mulini
II.4 I mulini in Basilicata: analisi preliminare
II.4.1 Il campione esaminato
II.5 Un acquedotto per mulini e per irrigare a Sarconi
II.5.1 Alcuni dati tecnici
II.6 Un caso di studio: Tramutola e i suoi mulini
II.6.1 Il mulino di Capo l’acqua
II.6.2 I mulini di S. Carlo e del Caolo
II.7 Il paesaggio e i mulini ad acqua nella comunicazione e nel marketing
149
149
150
152
152
158
158
161
163
163
168
Capitolo III – Paesaggio e arte: archeologia, architettura e territorio nelle rappresentazioni storico-artistiche (C. Coppa)
III.1 Per una lettura del paesaggio storico-lucano attraverso le opere artistiche
171
III.2 La committenza
171
III.3 Gli affreschi dell’Episcopio di Matera
173
III.4 Il Voyage Pittoresque
175
III.5 Il paesaggio agrario lucano fra ‘800 e ‘900
176
III.6 Realtà e descrizione di paesaggi urbani e rurali in Basilicata
179
1. Melfi
179
2. Montepeloso (Irsina)
180
3. Muro Lucano
180
4. Potenza
181
5. Matera
182
6. Moliterno
182
7. Montescaglioso
182
8. Tricarico
183
9. Metaponto
185
III.7 Considerazioni conclusive
185
Capitolo IV – Paesaggio e letteratura: descrizione ed interpretazione del paesaggio attraverso le fonti letterarie (M.
Lazzari, I. Rondinone)
IV.1 Lo stato dell’arte
187
iv
IV.2 Metodologie
IV.3 Il paesaggio nelle opere letterarie degli autori lucani
1. Isabella Morra (Favale, 1520-1546)
2. Nicola Sole (Senise, 1821-1859)
3. Emilia De Cesare (Spinazzola, 1830-?)
4. Tommaso Claps (Lagopesole, 1871-1945)
5. Vincenzo Maria Plastino (Rionero in Vulture, 1877-1915)
6. Carlo Alianello (Roma, 1901-1981)
7. Emilio Mario Ottavio Gallicchio (Avigliano, 1902-1981)
8. Carlo Levi (Torino, 1902 - Roma, 1975)
9. Leonardo Sinisgalli (Montemurro, 1908 - Roma, 1981)
10. Albino Pierro (Tursi, 1916 - Roma, 1995)
11. Giulio Stolfi (Potenza, 1917-2005)
12. Felice Scardaccione (Calvera, 1918-?)
13. Nicola Scarano (Calciano, 1921 - Potenza, 1990)
14. Rocco Scotellaro (Tricarico, 1923 - Portici, 1953)
15. Salvatore Cirigliano (Napoli, 1925 - Pavia, 1995)
16. Vincenzo Pecoriello (Pignola, 1925-?)
17. Ettore Liuni (Forenza, 1928-?)
18. Mario Martone (Bella, 1928-?)
19. Mario Trufelli (Tricarico, 1929-?)
20. Franco Tilena (Ferrandina, 1934-?)
21. Michele Martinelli (Valenzano, 1940-?)
22. Teresa Bruno (Stigliano, 1942-?)
23. Teresa Spagnuolo (Noepoli, 1943-?)
24. Raffaele Nigro (Melfi, 1947-?)
25. Antonio Lotierzo (Marsiconuovo, 1950-?)
26. Emilio D’Andrea (Barile, 1955-?)
27. Amalia Marmo (Miglionico)
28. Mariolina Venezia (Matera, 1961-?)
IV.4 Considerazioni finali
189
189
189
190
192
192
194
194
194
195
198
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207
208
208
209
211
213
213
213
214
215
215
216
216
Capitolo V – Patrimonio geologico, geodiversità e paesaggio: strategie di conservazione, tutela e valorizzazione del
territorio (M. Lazzari)
V.1 Caratteri generali
217
V.2 Geodiversità e Geositi
218
V.3 Stato dell’arte del censimento dei geositi e delle aree geologiche protette in Europa
225
V.3.1 La Basilicata
227
V.4 Considerazioni finali
227
Capitolo VI – Paesaggio e cinema in Basilicata (M. Lazzari, I. Rondinone)
VI.1 Paesaggio e cinema
VI.2 Il paesaggio nel cinema italiano
VI.3 Paesaggio e set cinematografici in Basilicata
229
229
230
Capitolo VII – Paesaggio, archeologia e ambiente: l’integrazione della componente culturale nelle schede della Rete
Natura 2000 Basilicata (A. Sannazzaro, S. Del Lungo)
VII.1 Caratteri e linee della ricerca
235
VII.2 La schedatura di Rete Natura 2000
237
VII.3 Le aree SIC in Basilicata
237
VII.4 Le schede SIC
241
VII.4.1 SIC delle Coste e dei Rilievi Tirrenici
241
1. Acquafredda di Maratea
241
2. Isola di S. Janni e costa prospiciente
242
3. Bosco Pantano di Policoro e Costa Ionica, Foce Sinni
243
4. Costa Ionica, Foce Agri
245
5. Costa Ionica, Foce Cavone
247
6. Costa Ionica, Foce Basento
248
7. Costa Ionica, Foce Bradano
249
VII.4.2 SIC delle Colline e del Fondovalle
251
1. Lago Pantano di Pignola
251
2. Lago S. Giuliano e Timmari
253
3. Grotticelle di Monticchio
255
VII.4.3 SIC delle Montagne e dei Complessi vulcanici
256
1. Lago la Rotonda
256
v
2. Bosco Mangarrone (Rivello)
3. Faggeta di Moliterno
4. Abetina di Laurenzana
5. Faggeta di Monte Pierfaone
6. Abetina di Ruoti
257
258
259
260
261
Capitolo VIII – Il ruolo dell’agricoltura e della ruralità per la valorizzazione e la salvaguardia del paesaggio (C. A.
Sabia)
VIII.1 Il problema del significato e del ruolo della politica paesaggistica
265
VIII.2 La rilevanza del bene ‘paesaggio’
266
VIII.3 Agricoltura e paesaggio, un rapporto funzionale reciproco
267
VIII.4 Il valore del bene ‘paesaggio’
272
VIII.5 Alcune considerazioni
276
Abbreviazioni e bibliografia
277
Parte III – Cultural Landscapes: il Paesaggio agrario di Monte Romano (Viterbo, Italia) (S. Del Lungo)
281
Capitolo I – Topografia e storia del paesaggio agrario, per uno sviluppo economico
I.1 Il paesaggio culturale di Monte Romano in una tradizione rurale millenaria
I.2 Il paesaggio e la toponomastica
I.2.1 Dal fiume Mignone a Monte Romano
I.2.2 Da Monte Romano al Poligono
I.2.3 Dal Poligono a Rocca Respampani
I.2.4 Da Rocca Respampani al confine
I.3 Il paesaggio agrario in epoca romana
I.4 Il paesaggio agrario nella Tarda Antichità e nell’Alto Medioevo (secoli III-XI)
I.5 Il paesaggio dei castelli e delle torri
I.6 La nascita delle tenute di Monte Romano e Respampani
I.7 Il catasto dell’Archiospedale di S. Spirito: Monte Romano
I.8 Il catasto dell’Archiospedale di S. Spirito: Respampani
I.9 Il nuovo abitato di Monte Romano, centro gestionale dell’omonima tenuta
I.10 Dall’Ospedale di S. Spirito all’Università Agraria
I.11 Alcune fonti e e la bibliografia essenziale
283
285
286
286
287
288
290
297
299
300
303
306
309
312
313
Capitolo II – Un’esperienza progettuale: dal Museo al Parco del Paesaggio agrario
II.1 Il Museo e il Parco nel contesto normativo fondamentale
II.2 Il Museo del Paesaggio agrario
II.2.1 La prima sezione e il suo allestimento
II.2.2 Gli ampliamenti e le attività
II.3 Verso il Parco del Paesaggio agrario
II.4 L’avvio dei sentieri
II.5 Progettualità futura
317
317
318
319
320
322
323
Capitolo III – The rural landscape of Monte Romano: history and topography
III.1 The rural landscape and its Museum
III.2 The Roman age
III.3 From Late Antiquity to Early Middle Age (II-XI cent.)
III.4 Castles and towers
III.5 The origin of Monte Romano and Respampani’s estates
III.5.1 Monte Romano
III.5.2 Respampani
III.6 The new settlement of Monte Romano (XVI-XVIII cent.)
III.7 From the S. Spirito Hospital to the Università Agraria
325
325
326
326
327
327
327
327
328
Parte IV – Forme e infrastrutture per l’allevamento stanziale e la transumanza nel Medioevo: i territori di Corneto
(Tarquinia) e Tuscania nel XV secolo (Viterbo, Italia) (G. Gabrielli)
331
Capitolo I – Allevamento e agricoltura: tra convivenza e conflitto
I.1 Dall’economia silvo-pastorale all’economia agricola
I.2 Integrazione fra agricoltura e allevamento
I.3 I danni dati
vi
333
335
337
I.4 Allevamento e commercio dei prodotti
I.5 La transumanza
338
340
Capitolo II – La provincia del Patrimonio e la Dogana dei pascoli
II.1 La provincia del Patrimonio nel quadro delle vicende dello Stato pontificio nel XV secolo
II.2 La Dogana dei pascoli
II.3 Tuscania e Corneto
343
345
350
Capitolo III – Allevamento transumante e allevamento stanziale: aspetti di un contrasto
III.1 Le Riformanze: fonti per la storia dell’allevamento
III.2 Tuscania e i suoi rapporti con la Dogana
III.3 La fida e i privilegi a favore di Tuscania
III.4 La tutela dei buoi da lavoro: le bandite
III.5 Le bandite di Corneto
III.6 La corrispondenza con Nello da Bologna e Vianese degli Albergati
355
359
362
364
366
369
Capitolo IV – Le razze bovine
IV.1 Le razze bovine presenti sui pascoli della Maremma nel Quattrocento
IV.2 Glossario dei termini usati per indicare il bestiame
373
375
Capitolo V – La documentazione d’archivio
V.1 Documenti dell’Archivio storico di Tarquinia
V.2 Documenti dell’Archivio storico di Tuscania
377
385
Capitolo VI - Dalla ricerca d’archivio al lavoro sul campo: la catalogazione dei fontanili (secc. XV-XX)
VI.1 Il censimento dei fontanili all’interno della proprietà dell’Università Agraria
VI.2 L’Inventario di Beni immobili d’uso pubblico per natura: i fontanili
n° 001, Fontanile Catone
n° 002, Fontanile del Lasco di Picio
n° 003, Fontanile del Prataccio
n° 004, Fontanile Cupellaro Fancelli
n° 005, Fontanile Nuovo
n° 006, Fontanile dei Trocchi
n° 007, Fontana Lea
n° 008, Fontanile o Fontana Fiorita
n° 009, Fontanile Piccasorceta
n° 010, Fontanile dell’Ancarano
n° 011, Fontanile di China
n° 012, Fontanile o Fontana del Nasso
n° 013, Fontanile Paolo Roma
n° 014, Fontanile di Calisto
n° 015, Fontanile Boschetto
n° 016, Fontanile del Crognolo
n° 017, Fontanile Cacciamano
n° 018, Fontanile Selvarella
n° 019, Fontanile del Torrione
n° 020, Fontanile dei Giunchi
n° 021, Fontanile Pampanare
n° 022, Fontanile Sassone
n° 023, Fontanile Poggio Barone
n° 024, Fontanile Cupellaro Ceccotto
n° 025, Fontanile Costacotella
n° 026, Fontanile Lasco Bello
397
397
398
399
400
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401
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403
405
405
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409
409
410
410
410
411
411
411
Fonti e bibliografia
413
Considerazioni conclusive (S. Del Lungo, M. Lazzari)
419
vii
Gli autori dei contributi, in ordine alfabetico
MARIO ANNUNZIATA, Fotografo professionista (ma.annunziata@fastwebnet.it)
DANIELA ARTUSI, Storica dell’arte, Contrattista CNR-IBAM (danielaartusi@yahoo.it)
CARLA COPPA, Storia dell’arte, Corsista alta form. (carlacoppa77@msn.com)
STEFANO DEL LUNGO, Archeologo Topografo, Ricercatore CNR-IBAM (s.dellungo@ibam.cnr.it)
ANGELA FORTUNATO, Architetto, Corsista alta form. (angela.fortunato22@gmail.it)
GERMANO GABRIELLI, Beni Culturali, Direttore Tecnico dell’Univ. Agraria di Monte Romano (germanoga@libero.it)
MARIA CARMELA GRANO, Scienze applicate ai Beni Culturali, Dottoranda di Ricerca, Corsista alta form.
(mariacarmelagrano@gmail.com)
MAURIZIO LAZZARI, Geologo, Ricercatore CNR-IBAM (m.lazzari@ibam.cnr.it)
ROBERTO REALI, Storico, Tecnologo CNR (roberto.reali@cnr.it)
CHIARA RIZZO, Antropologa (kiararizzo@alice.it)
IMMACOLATA RONDINONE, Lettere moderne, Corsista alta form. (immablu@yahoo.it)
CANIO A. SABIA, Agronomo, Ricercatore CNR-IBAM (c.sabia@ibam.cnr.it)
ANNARITA SANNAZZARO, Archeologa, Borsista CNR-IMAA (annaritasannazzaro@email.it)
MANUELA SCAVONE, Ingegnere, Borsista CNR-IBAM, Corsista alta form. (manuela.scavone@hotmail.it)
viii
INTRODUZIONE
Il volume nasce da un’iniziativa editoriale di ampliamento di un volume della collana Notebooks on Medieval Topography
(Documentary and field research), incentrato sullo studio storico-topografico del paesaggio rurale della Maremma laziale nel
XV secolo, sviluppato negli anni 2006-2008. Tale iniziativa è stata poi estesa territorialmente all'Italia meridionale, prendendo
in esame la regione Basilicata, già interessata da attività di studio sviluppate sulla base di un progetto di ricerca nazionale
promosso dal Dipartimento Patrimonio Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche italiano (CNR), inerente al
“Paesaggio Culturale” (Resp. Prog. Dr. Roberto Reali), e sviluppato dalla relativa commessa PC.P06.006 dell'IBAM (Istituto
per i Beni Archeologici e Monumentali) “Tutela del territorio e conservazione del Patrimonio Culturale in Basilicata in
relazione all'evoluzione del paesaggio ed ai fattori di rischio geomorfologico” (Resp. Comm. Dr. Maurizio Lazzari).
Il progetto s'inserisce nelle più ampie tematiche di interesse regionale e nazionale di difesa del territorio e conservazione del
Patrimonio culturale (storico-architettonico ed archeologico), attraverso lo studio delle dinamiche di trasformazione naturale ed
antropica del paesaggio1 e dell'impatto degli eventi calamitosi, quali frane, alluvioni e sismi sul costruito. L’occuparsi degli
eventi calamitosi naturali, ed in particolar modo di quelli estremi, in relazione al Patrimonio Culturale nasce dall'esigenza di
minimizzarne gli effetti catastrofici in una visione globale, che tenga conto di come la tutela di un patrimonio unico per qualità
e quantità, qual’è quello italiano, non possa prescindere dal riconoscimento di una sua forte integrazione nella dimensione
paesaggistica.
Sulla base di queste linee di ricerca, il Gruppo di ricerca informale sul Paesaggio culturale del CNR-IBAM di Potenza,
costituitosi nel 2011 in occasione della partecipazione come partner istituzionale ad un progetto di alta formazione per
“Esperto in analisi e pianificazione territoriale integrata e tutela del patrimonio storico-architettonico”, promosso dall'Istituto
Pilota srl e finanziato dal Dipartimento Formazione Lavoro Cultura Sport della Regione Basilicata (Fondi PO FSE Basilicata
2007/2013 Asse IV Capitale Umano), ha impostato la propria attività di ricerca sviluppando tre punti fondamentali:
a) approfondimento dei presupposti che determinano il concretizzarsi dell’evoluzione di un territorio in un paesaggio2, ossia
- le forme (linee, caposaldi, elementi fisici, naturali e antropici di vario genere) che ne hanno modellato gli spazi e le
superfici, programmate dalla manualistica storica e documentate da fonti materiali e testuali di vario genere;
- i contenuti, cioè le colture ed il loro differenziarsi, adattandosi alla straordinaria diversità geomorfologica della penisola
italica e delle sue isole;
b) costituzione di un’equipe multidisciplinare, composta da archeologi, geologi, agronomi, ingegneri, storici dell'arte ed
architetti, dove uno dei punti di forza sta nella capacità di ciascuno di incrementare le potenzialità offerte dalla disciplina di
propria pertinenza, per arrivare a definire modalità e una terminologia comuni, con le quali sviluppare dei risultati;
c) utilizzo e sviluppo di innovative metodologie e tecnologie di osservazione della Terra e di analisi spaziale del Laboratorio
di GIS e Telerilevamento del CNR-IBAM di Potenza, per un approccio semiquantitativo di supporto alle problematiche del
rischio e agli studi volti a definire le relazioni spazio-temporali tra dinamiche di frequentazione umana e trasformazione
ambientale.
L'obiettivo principale dell'opera editoriale è, pertanto, quello di offrire, da una parte, un’overview ed analisi critica sulla
tematica del paesaggio culturale in relazione alla molteplicità sia delle discipline che oggi tendono ad occuparsene sia delle
definizioni e terminologie utilizzate sull'argomento; dall'altra, delineare percorsi metodologici conoscitivi, di studio ed analisi
delle diverse componenti culturali del paesaggio, prendendo in esame due regioni campione dell'Italia centrale e meridionale,
rispettivamente il Lazio e la Basilicata.
Nel volume emerge la multiformità degli aspetti trattati per ogni tema, esplorando nuovi percorsi metodologici, conciliando la
ricerca analitica sulle fonti con la verifica sul campo, riscoprendo le emergenze agronomiche, e con la diagnostica, le
metodiche di osservazione della Terra (aerea e satellitare) e l’uso di tecnologie per il recupero e la conservazione delle
evidenze materiali (ville, fattorie, castelli, torri, cascine, casali, masserie, palmenti, frantoi, mulini), che del paesaggio
costituiscono importanti segni distinguenti, concretizzando nelle relative strutture la testimonianza delle attività rurali svolte
nei secoli. In particolare, il volume si compone di cinque parti principali, di cui la prima introduce l’argomento del paesaggio
culturale attraverso le sue molteplici letture intra- e multi- disciplinari, evidenziandone i diversi criteri interpretativi e di analisi
realizzabili anche attraverso l’utilizzo di nuove tecnologie. La seconda e la terza parte analizzano in dettaglio i paesaggi
culturali dell’Italia meridionale (Basilicata) e centrale (Monte Romano, Viterbo, Lazio), corredando ciascun capitolo con una
1
Il Paesaggio, nei termini espressi dal D. Lgs. 42, del 22 gennaio 2004 (Testo Unico sui Beni Culturali e Paesaggistici), art. 2, quale unione di più ‘Beni
Paesaggistici, è assieme ai ‘Beni culturali’ la componente di base del Patrimonio Culturale nazionale, riconosciuto e tutelato. È l’insieme composto da
immobili e superfici «costituenti espressione dei valori storici, culturali, naturali ed estetici del territorio» e, come recita il comma 1 dell’art. 6 del medesimo
testo, la sua valorizzazione si esplica attraverso sia la conoscenza, la ricerca ed il recupero di ogni linea e profilo di quel particolare territorio che nel tempo
possa aver rivestito un significato ed espresso la cultura e la capacità di adattamento della comunità che lo viveva; sia la diagnostica e le applicazioni
tecnologiche volte alla «riqualificazione degli immobili e delle aree sottoposti a tutela compromessi o degradati».
2
Nelle premesse della Convenzione Europea sul Paesaggio (Firenze, 20.10.2000), il ‘paesaggio’ è detto svolgere «importanti funzioni di interesse generale, sul
piano culturale, ecologico, ambientale et sociale e costituisce una risorsa favorevole all’attività economica». Infine, «concorre all’elaborazione delle culture
locali e rappresenta una componente fondamentale del patrimonio culturale e naturale dell’Europa», costituendo un elemento di base per il consolidamento
della sua identità.
1
Cultural Landscapes
ricca bibliografia di riferimento. Alla quarta parte è affidata l’analisi delle forme ed infrastrutture per l’allevamento stanziale e
la transumanza nel Medioevo nei territori di Corneto (Tarquinia) e Tuscania nel XV secolo. Infine, alla quinta ed ultima sono
affidate le considerazioni conclusive e di sintesi degli argomenti trattati nell’intero volume, anche attraverso la proposizione di
un corretto approccio metodologico per lo studio del paesaggio culturale e la definizione di possibili strategie da utilizzare per
la rappresentazione cartografica delle varie componenti culturali che definiscono il ‘Paesaggio locale’.
Nella concezione più comune si è ormai consapevolmente affermata l'idea del ‘paesaggio’ come un insieme di elementi
spaziali forgiati nel corso del Tempo dall'Uomo, dalle sue attività e dalle dinamiche di tipo sociale ed economico che si sono
susseguite nella storia. In particolare, il paesaggio agrario e quello rurale suscitano un grande interesse culturale, in quanto
rappresentano il risultato di ciò che l'Uomo imprime all’ambiente naturale con le sue attività produttive, che hanno sfruttato e
garantito allo stesso tempo la tutela e la salvaguardia del territorio. L’interesse si traduce sempre più spesso in una ‘domanda’,
che trova origine da una rinnovata attenzione verso una nuova dimensione territoriale, capace di esprimere una precisa identità
culturale. Di conseguenza lo stesso concetto attuale di ‘paesaggio rurale’, all’interno del più ampio ‘paesaggio culturale’3,
risulta facilmente integrabile nel principio di valorizzazione economica, sociale ed ambientale, che introduce qualunque
processo di sviluppo di un determinato territorio, dove il paesaggio stesso si configura come il principale riferimento di cui
tener conto.
La Basilicata conserva un grande e variegato patrimonio di paesaggi culturali, modellati nel corso dei millenni e custodi ancora
di evidenti testimonianze storiche della loro origine, che si esprime in modo lampante nelle tradizioni produttive poste alla base
della straordinaria ricchezza delle produzioni tipiche locali. Ma soprattutto in una realtà globalizzata che tende
all’omologazione e dove le piccole produzioni di nicchia fanno fatica ad inserirsi, la qualità di questi prodotti tipici che si vuole
valorizzare deve ormai tendere al concetto di ‘qualità integrale’, che associ ad ogni prodotto il contesto che lo ha originato e la
sua storia, al fine di generare nuovi processi di utilizzo adeguato e proficuo di tutte quelle risorse che un territorio può offrire.
Pertanto, il recupero dell'identità e della storia del paesaggio pone le basi per tutte le azioni, i piani e i programmi che mirino a
contrastare processi quasi irreversibili, responsabili, in numerosi casi ripetutisi nella storia, dell'abbandono delle campagne. Ne
conseguono l'inevitabile degrado territoriale, che costituisce, tra l'altro, una delle maggiori concause del dissesto idrogeologico
del nostro territorio, e gli effetti dei fenomeni evolutivi della politica agricola, che conducono spesso alla omologazione e
all'impoverimento dei caratteri distintivi di un paesaggio.
La ricerca, attivata in seno al CNR-IBAM di Tito scalo (PZ), si sforza di riuscire ad abbinare l’analisi dello stato attuale del
territorio rurale, all’interno dell’economia nazionale, alla ricomposizione delle basi geomorfologiche e climatico-ambientali e
alla ricostruzione diacronica di quadri generali su modalità e diversificazione delle forme insediative, nonché di divisione e
messa a coltura o a frutto delle superfici utili, dai campi, ai pascoli alle selve.
L'approccio multidisciplinare che si è inteso seguire nel volume ha permesso l’analisi e la ricostruzione diacronica di aspetti
legati all’evoluzione, alla trasformazione, alla riconversione e alla rilettura del paesaggio, ed in particolare l’approfondimento
dei seguenti temi:
- quadri topografici ed ambientali specifici e dettagliati per ciascuna area paesaggistica studiata;
- dissesti e calamità naturali in rapporto a fenomeni di abbandono di vaste aree, talora già sensibili, a causa del loro particolare
assetto geomorfologico o se interessate da effetti al suolo sismo-indotti;
- evoluzione di varietà colturali attraverso il confronto fra fonti bibliografiche, archivistiche e documentarie e la
diversificazione biologica nota attualmente;
- occupazione e gestione dello spazio agrario, compiuta tramite la conoscenza, il recupero e la valorizzazione delle evidenze
monumentali connesse al suo sviluppo nel tempo, anche attraverso l’uso di tecnologie avanzate per la diagnostica ed il
restauro.
- redazione di una cartografia di dettaglio e tematica dei Beni Paesaggistici, redatta su piattaforma GIS e contenente tutte le
informazioni, areali, lineari e puntuali, indispensabili ad una programmazione, più funzionali alla gestione delle risorse (agropastorali, culturali) e meglio documentata nel dato storico-topografico, rispetto a quanto già esistente nella cartografia
ufficiale degli enti regionali e negli uffici statali preposti alla tutela.
- studio del rapporto e delle relazioni esistenti tra ruralità, paesaggio e salvaguardia dell'ambiente e del territorio;
- identificazione degli elementi distintivi (non soltanto di tipo fisiografico e geomorfologico, ma anche demografico, storico e
ambientale) di un paesaggio e classificazione all’interno delle diverse tipologie rilevate anche dal punto di vista "percettivo";
- identificazione e caratterizzazione degli specifici caratteri morfotipologici che evidenziano le diverse parti dei paesaggi
culturali (il mosaico a trama fitta dei contesti rurali periurbani, la maglia larga della monocoltura cerealicola, il paesaggio
della frutticoltura e dell’olivicoltura, il contesto forestale esaminato secondo le pratiche selvicolturali applicate nei secoli,
ecc.);
- recupero degli elementi che hanno caratterizzato l'evoluzione di ogni tipologia di paesaggio rilevato;
3
Il ‘paesaggio rurale’, intendendo quanto si estende al di fuori dei centri urbani, è una componente essenziale dell’identità culturale e nazionale, che proprio
sul piano economico costituisce un fattore essenziale di attrazione e di forza per l’Italia in Europa e nel Mondo.
2
Introduzione
- studio e valutazione dello stato del paesaggio secondo l'applicazione delle recenti metodologie di applicazione degli indicatori
appositamente individuati e della classificazione in base a considerazioni derivanti dallo studio sulle cause e sugli effetti che
un determinato evento generato in un preciso contesto;
- messa a punto di procedure di analisi quantitativa e semiquantitativa, basate su metodiche avanzate di spatial analysis, data
mining e image processing di dati telerilevati su piattaforma aerea e satellitare, per la creazione e validazione di indicatori per
l’analisi e valutazione del paesaggio (stato d’uso del paesaggio, problematiche di rischio etc..), di supporto alle decisioni in
materia di pianificazione territoriale.
Dalle considerazioni sopra esposte emerge chiaramente che la cultura, l’ambiente, la sostenibilità e la memoria storica sono
fattori immateriali alla base della storia ed evoluzione di un qualsiasi territorio, la cui comunità ambisce ad utilizzare le proprie
risorse per uno sviluppo economico e sociale di tipo integrato, accrescendo in tal modo la propria competitività in uno scenario
globale sempre più omologante. In tal senso il presente volume non ha la presunzione di esaurire l’argomento trattato né di
fornire formule di insindacabile efficacia per il raggiungimento degli obiettivi descritti, ma ha l’obiettivo di fornire un indirizzo
di studio, definizione, analisi ed interpretazione dei costituenti fondamentali del paesaggio, da poter utilizzare in modo corretto
anche per l’individuazione delle competenze scientifiche e professionali di settore, capaci di poter fornire un adeguato
contributo intellettuale nelle successive fasi di Pianificazione urbana, rurale e territoriale.
Stefano Del Lungo
Maurizio Lazzari
Canio A. Sabia
3
4
S. Giovanni (Ruoti, PZ): la freccia indica la posizione della villa romana, su un versante in frana attivatosi nel IV secolo d. C.
Nel Paesaggio culturale rientra anche la comunità, che è attratta dal luogo ed esprime il desiderio di custodirlo e valorizzarlo.
S. Giovanni (Ruoti, PZ): the arrow marks the position of the Roman villa, on a slope sliding down in the IV century A. D. In the
Cultural landscape there are also peoples, attracted by place and wishful to guard and develop the site.
Parte I
Cultural landscapes:
l’inquadramento nella ricerca multidisciplinare
Contributi di:
Mario Annunziata
Stefano Del Lungo
Maurizio Lazzari
Roberto Reali
Chiara Rizzo
Canio Alfieri Sabia
Manuela Scavone
6
CAPITOLO III
USO DEL SUOLO ED EVOLUZIONE DEL PAESAGGIO NELLE RAPPRESENTAZIONI ARTISTICHE
Canio A. Sabia, Daniela Artusi
Abstract
Nel XV secolo il paesaggio è ancora percepito, per lo più,
come uno ‘sfondo’ sul quale proiettare azione e storia, sicché,
in una sintesi di luce, colore e forma, Piero della Francesca
arriva a declinare in senso monumentale ed astratto la
prospettiva e l’atmosfera di marca fiamminga; mentre Guido
di Pietro, detto Beato Angelico, che più degli altri usa il
paesaggio a commento delle proprie immagini, conferisce
alla natura un valore sentimentale, di contrappunto e di
tessitura ritmica rispetto alla storia.
Each territory encompasses and reflects the history of its
inhabitants. Its inevitable transfiguration, on which the
meeting with the human dimension acts deeply, was
fortunately captured and immortalized by the artists in
different forms during the centuries. Data relating to the
metamorphoses more or less evident of landscapes are
actually traced in the works of art, mostly in paintings,
drawings , engravings and travel diaries, which, therefore,
turn out to be functional to the recognition and to the
diachronic study of identity characters of a specific location.
Nella seconda metà del Quattrocento, raccogliendo le eredità
di Andrea del Verrocchio e di Piero della Francesca (di qui la
profondità cromatica e l’idea di apertura spaziale di cui fu
capace nel Ritratto di Francesco delle Opere), Pietro
Perugino s’impone nel panorama artistico centroitaliano
quale caposcuola del linguaggio pittorico umbro, in cui il
paesaggio non è più soltanto un elemento di sfondo, quanto
piuttosto, oramai, il comprimario delle eleganti figure di santi
che affollano il primo piano, e perciò un passaggio
imprescindibile della narrazione (fig. III.1 / pict. III.1).
Pinturicchio e Raffaello dimostreranno il medesimo interesse
peruginesco per la fusione della presenza umana con la
natura2.
During the reading of this kind of information , the
comparison between technical and humanistic skills generates
a productive interdisciplinary approach, particularly suitable
to the identification and, therefore, to the understanding of
the historical, cultural and environmental traceable data.
The artistic representations, in some cases, prove to be so
useful for the definition of the local character of an area,
knowledge of which increases the strategic importance for the
formulation of plans and management guidelines and
safeguards that comply with the vocations and peculiarities of
the places. In this paper we report the studies of the evolutive
stages of some territories , recognized thanks to the
observation of landscapes as they have been immortalized in
the works of art. The fundamental characteristic elements
then have been compared with current events.
Pensando al Cristo nell’Orto del giovane Giovanni Bellini
(XV secolo, seconda metà, London, National Gallery, fig.
III.2 / pict. III.2), Lionello Venturi ha scritto: «il più antico
quadro veneziano, ch’io mi conosca, in cui il sentimento del
Cristo si rifletta nel paese in tramonto, in ispecie di dolore e
di tristezza»3.
Keywords
rural landscape, artistic representations, landscape
modification, historical evidence, historical memory
In quest’opera, estremamente significativa per il
Rinascimento veneziano, è il tipico paesaggio belliniano, in
cui, con l’abilità espressiva che lo caratterizza, il pittore
utilizza sapientemente la luce e il colore nei primi piani, in un
ricercato contrasto con l’atmosfera livida all’orizzonte,
nell’intento, raggiunto, di rimarcare il dramma del
protagonista4.
III.1 Il paesaggio italiano nella storia dell’arte moderna*
Dopo i primi, fondamentali spunti trecenteschi di Giotto, dei
fratelli Lorenzetti e di Simone Martini, agli inizi del
Quattrocento la ricerca della restituzione in termini pittorici
dell’immagine della realtà nasce in Toscana nell’ambito delle
ricerche di razionalizzazione dell’immagine avviate da
Filippo Brunelleschi.
A tal proposito, introducendo con una ricognizione storica la
pittura di paesaggio del XIX secolo, Marco Valsecchi
comincia col celebrare Bellini e conclude che è con
quest’artista che inizia l’interpretazione romantica del
paesaggio, e anzi del paesaggio come stato d’animo, poiché
nessuno come lui «ha sentito con tale struggente certezza
Per dirla però con Chiarini, «fu uno scultore, Donatello, più
che un pittore, Masaccio (che non dimostrò mai un interesse
specifico in questo senso) a darci una prima idea di spazio
naturale indagato nei suoi rapporti di profondità prospettica
sfruttando non il colore, ma il rapporto luce-ombra, nella
predella del Tabernacolo di san Giorgio in Orsanmichele
(1416 circa)»1.
2
Sulla prospettiva brunelleschiana, la tecnica dello stiacciato nel rilievo
donatelliano a Orsanmichele e i loro effetti sulla pittura italiana del XV
secolo: Santucci, P., 1992, La pittura del Quattrocento, 2 voll., I, Torino, pp.
5-7; Petrucci, F., 1986, La pittura a Firenze nel Quattrocento, in La pittura
in Italia. Il Quattrocento, 2 voll., edizione riveduta 1987, I, pp. 272-304;
Caglioti, F., 2000, Donatello e i Medici: storia del David e della Giuditta,
Firenze.
3
Venturi, L., 1913, Giorgione e il giorgionismo, Milano, p. 45.
4
Humfrey, P., La pittura a Venezia nel secondo Quattrocento, in La pittura
in Italia, cit. (nota 2), I, pp. 184-209, in particolare pp. 192-193.
*
Il presente capitolo è il risultato di una ricerca congiunta. Tuttavia sono di
C. A. Sabia i paragrafi III.4-8 e di D. Artusi i paragrafi III.1-3.
1
Chiarini, M., 1982, Il paesaggio, in Storia dell’Arte Italiana, XI, pp. 5-31,
in partic. p. 6.
39
Cultural Landscapes
Fig. III.1 - Perugino, Viaggio di Mosè in Egitto, 1482 circa (Cappella Sistina, Città del Vaticano).
Pict. III.1 - Perugino, Journey of Moses in Egypt, 1482 (Sistine Chapel, Vatican City).
Fig. III:2 - Giovanni Bellini, Cristo nell’orto, seconda metà XV secolo (London, National Gallery).
Pict. III.2 - Giovanni Bellini, Christ in garden, second half of the XV century (London, National Gallery).
40
Uso del suolo ed evoluzione del paesaggio
Fig. III.3. - Giorgione, Tempesta, inizi XVI secolo (Venezia, Galleria dell’Accademia).
Pict. III.3 - Giorgione, Storm, the beginning of the XVI century (Venice, Academy Gallery).
quotidiana, e non solo ideale, l’esistenza della natura. Una
certezza che gli ha permesso di riconoscere non solo l’ora che
volge, ma il colore e il patetico che essa conduce»5.
Sarebbe Jacopo Bassano, secondo Bernard Berenson, il primo
pittore moderno di paesaggio: «egli non poté esimersi,
lavorando, come faceva in campagna e per gente rurale, dal
dipingere paesaggi, che dovevano essere paesaggi veri […].
Tiziano, Tintoretto, Giorgione, ed anche Giambellino e Cima,
avevano dipinto paesaggi bellissimi; ma di rado studiandoli
direttamente sul vero. Si trattava di sfondi decorativi,
d’ambientazioni bene armonizzate all’elemento umano o
religioso d’una pittura […]. Ma il Bassano non ebbe bisogno
di simili scenari per le rustiche versioni di storie bibliche; ed
ancor meno gli occorrevano per i suoi studi di vita campestre.
Il paesaggio colto dal vero costituiva il migliore scenario col
migliore accompagnamento possibile […]. E così, senza
saperlo o senza proporselo, il Bassano fu il primo italiano che
tentasse di dipingere il paesaggio com’è: senza trasformarlo
perché sembrasse uno scenario»7 .
Tra gli epigoni di Giovanni Bellini è anche Giorgione da
Castelfranco. La sua Tempesta (Venezia, Galleria
dell’Accademia, fig. III.3 / pict. III.3) è innalzata dalla critica
a manifesto del lirismo paesaggistico veneto. Sulla breve e
ancora oscura vita di questo pittore sono risultate
fondamentali le annotazioni di Marcantonio Michiel, il noto
conoscitore e collezionista veneto che nel 1530 vide la
Tempesta in casa di Gabriele Vendramin, catalogandola nei
suoi appunti come un «‘paesetto’ su tela, con una tempesta,
una zingara e un soldato»6 .
5
Valsecchi, M., 1972, I paesaggisti dell’800, Milano.
Le note di Marcantonio Michiel sull’arte delle collezioni venete nella sua
epoca, note raccolte a mo’ d’appunti e quindi non in maniera sistematica,
furono pubblicate soltanto nell’anno 1800 dall’abate Iacopo Morelli,
bibliotecario della Marciana (Notizia d'opere di disegno nella prima metà del
secolo XVI, esistenti in Padova, Cremona, Milano, Pavia, Bergamo, Crema e
Venezia). Non ancora attribuite in questa occasione al Michiel, quanto
piuttosto a un anonimo scrittore, poi indicato come ‘Anonimo morelliano’
dal nome del suo scopritore, fu Cesare Bernasconi (Studj sopra la storia
della pittura italiana dei secoli xiv e xv e della scuola pittorica veronese dai
medj tempi fino a tutto il secolo XVIII, Verona, 1864, pp. 107-117) a
ricondurle alla penna dello scrittore veneziano. Sul giudizio espresso dal
Michiel in merito al paesaggio di Giorgione, si veda anche il saggio di Ernst
Gombrich, La teoria dell’arte nel Rinascimento e l’origine del paesaggio,
redatto nel 1950 e pubblicato dallo stesso studioso in Norma e forma. Studi
sull’arte del Rinascimento, Londra 1966, la cui edizione tradotta, qui
6
Gli sfondi di paesaggio nei dipinti di primo Cinquecento si
collocano, formalmente, in continuità con la tradizione
quattrocentesca. Nell’economia delle composizioni il
paesaggio conserva una funzione complementare. La
rappresentazione degli scenari naturali nelle opere d’inizi
secolo generalmente non aspirano all’indagine scientifica,
consultata, è uscita per i tipi Einaudi nel 1980, pp. 157-177 (in partic. pp.
159-160).
7
Berenson, B., 1930, Italian painters of the Renaissance, London, versione
consultata: I pittori italiani del Rinascimento, Cecchi, E. (a cura di), Roma
2009, pp. 54-55.
41
Cultural Landscapes
Fig. III.4 - Giotto, Francesco dona il mantello al povero, fine XIII secolo (Basilica Superiore di Assisi).
Pict. III.4 - Giotto, Francesco gives his cloak to the poor, end of XVIII century (Upper Basilica of Assisi).
perlappunto ad Assisi, icona mondiale di religiosità, il valore
paesaggistico degli affreschi di Giotto passa spesso in
secondo piano rispetto alle grandi novità di stile che con essi
sono state introdotte nel campo dell’arte. In un percorso di
visita assisiate, infatti, l’impatto con il pionere della ‘terza
dimensionÈ risulta abbagliante, soprattutto per «una più
intensa impressione di realtà e somiglianza col vero che non
la realtà stessa» di cui l’artefice fu capace10. Ciò nonostante,
concentrando la lettura sui panorami visti e interpretati da
Giotto, come proposto da Lucilia Gregori, si è reso possibile
un approccio nuovo alla fruizione dell’opera d’arte,
finalizzata quindi al riconoscimento di paesaggi riconducibili
a situazioni morfologiche locali perdute o comunque
trasformatesi nei secoli, sino all’attualità.
operata però da Leonardo. Per lo più gli artisti fondano la
propria esperienza sulla conoscenza di opere letterarie
classiche, soprattutto le Metamorfosi di Ovidio, oppure
idealizzano e connotano le composizioni d’invenzioni
fantastiche.
La nascita del paesaggio in forma autonoma nel Seicento,
quando finalmente esso si distinse come pittura di ‘generÈ,
ebbe impulso a Roma sin dal XVI secolo, a partire cioè dallo
studio delle rovine classiche inquadrate dalla campagna. Le
antiche vestigia romane erano divenute oggetto d’analisi per
quanti producevano ‘vedute’, tema inesauribile per tutte le
generazioni d’artisti europei che da allora in avanti crearono i
presupposti per l’affermazione della pittura di paesaggio nel
XIX secolo8.
All’immagine del santo, scrive Gregori, «spesso si associano
gli scenari di rilievi montuosi divenuti simbolo degli eventi
più importanti della sua vita: il Monte Subasio, la Verna o i
monti di Rieti, ecc. e a uno di essi è forse riferibile il
paesaggio raccontato dall’episodio della Predica degli
uccelli. Lo skyline visibile alle spalle di Francesco e lo
sfumato paesaggio cromatico riconducono, chi sappia
coglierne il valore ambientale, a un monte (verosimilmente al
Subasio) che viene descritto in un aspetto quasi crepuscolare.
Nella scena del suggestivo Conferimento delle stimmate, il
santo viene rappresentato in preghiera nell’area della Verna.
Il paesaggio naturale è essenziale, ma estremamente
caratterizzato negli elementi litologici e morfologici. Le rocce
anche cromaticamente sono assimilabili a rocce arenacee
III.2 Un esempio di paesaggio nell’arte sacra: Giotto e il
territorio di Assisi
Le rappresentazioni paesaggistiche più dettagliate
s’individuano solitamente negli sfondi di scene dipinte in
funzione di un racconto. Se ne trovano in artisti oltremodo
celebri, come Giotto, da considerarsi indubbiamente il
pioniere della contestualizzazione di elementi litologici e
botanici rispetto ai personaggi delle storie sacre nelle Scene
della vita di san Francesco della Basilica di Assisi (fig. III.4 /
pict. III.4). Come ha efficacemente rilevato Lucilia Gregori9,
8
De Vecchi, P., Vergani, G. A., 2002, La natura e il paesaggio nella pittura
italiana, Cinisello Balsamo; Valsecchi, cit. (nota 5).
9
Gregori, L., 2008, Geomorfologia d’autore, in La Cartografia, 18, pp. 2224.
10
42
Berenson, cit. (nota 7), p. 66.
Uso del suolo ed evoluzione del paesaggio
(Macigno) e l’andamento morfologico dei rilievi presenta
versanti abbastanza acclivi e una appena accennata
stratificazione […]. La scena del mantello rappresenta molto
bene le caratteristiche morfologiche di Assisi; la città appare
dettagliatamente raffigurata dall’artista dalla prospettiva di
Porta Nuova e separata da una profonda insellatura del
crinale, rispetto all’altro rilievo su cui sorge l’Abbazia di S.
Benedetto»11.
poco più che centenaria, immortalarono un particolare scorcio
del territorio di Marsico Nuovo.
Anche le raffigurazioni del Metapontino ad opera di ClaudeLouis Chatelet e Louis-Jean Desprez, principali illustratori
del Voyage Pittoresque di Jean Claude Richard de Saint-Non
(I ediz. 1781-1786), restituiscono peculiarità paesaggistiche
non più esistenti. In particolare, le incisioni delle Tavole
Palatine con il paesaggio circostante e il Lago di Santa
Pelagina, prosciugato dalla bonifica nel secolo scorso, ci
offrono la possibilità di ricavare informazioni fondamentali
sullo stato di quei luoghi in un’epoca precedente alla bonifica
e quindi alla riforma agraria, cause di una delle più vaste e
repentine trasformazioni di paesaggio registrate nella storia13.
III.3 Spunti per l’analisi paesaggistica nelle raffigurazioni
artistiche della Basilicata
Tra le imprese decorative lucane è qui preso in esame il ciclo
pittorico della chiesa di San Donato a Ripacandida, esempio
tra i più eloquenti di rappresentazione pittorica del paesaggio
in Basilicata. Risulta decisiva ai nostri fini la verifica delle
scene bibliche collocate nelle volte, che sono attribuite dalla
critica ai pittori Nicola da Novi Velia e ad Antonello
Palumbo da Chiaromonte. Anche in questo caso le
ambientazioni delle scene sono scandite da elementi
litologici, botanici e faunistici, con rocce brulle e vegetazione
rada, che, seppure stilisticamente derivate da Giotto,
potrebbero effettivamente corrispondere alla vera morfologia
del Vulture tra il XV e il XVI secolo. Specialmente nelle
scene dell’Antico Testamento, si evidenziano i richiami alle
attività produttive legate al mondo rurale dei secoli passati:
pastorizia, uso del bosco e dei suoi prodotti, agricoltura in
generale. Com’è logico ipotizzare, la rappresentazione degli
ambienti rurali – che dunque costituiscono termini di
confronto fondanti rispetto all’attualità – è ispirata al coevo
paesaggio dell’area del Vulture, all’incirca, quindi, tra la
seconda metà del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento.
Infine, verrà analizzato il caso della individuazione delle fasi
evolutive del paesaggio intorno alla Badia di San Michele a
Monticchio, resa possibile dall’analisi di due raffigurazioni
artistiche (Mallet e Santacchiotti), risalenti alla seconda metà
del XIX secolo, che presentano notevoli corrispondenze nei
caratteri fisici delle aree rappresentate, rilevabili anche
dall’analisi della cartografia storica presa a confronto. In
questo caso sarà possibile evidenziare i principali passaggi
dei progressivi mutamenti ambientali che si sono susseguiti in
quel territorio negli ultimi centocinquant’anni.
III.4 Un’analisi degli affreschi del Santuario di San Donato
di Ripacandida
Sulle volte del santuario di San Donato sono raffigurati gli
episodi salienti dell’Antico e del Nuovo Testamento,
riconducibili a mani e cronologie diverse, sono attribuiti a
Nicola da Novi Velia, autore che si ispira alla matrice
giottesca, e ad Antonello Palumbo da Chiaromonte. In alcuni
brani i paesaggi naturali e rurali si riferiscono al periodo
storico degli artisti, fine XV-inizi XVI secolo.
Dati storico-culturali e ambientali di maggior interesse per lo
studio diacronico dei territori sono tuttavia più
frequentemente riscontrabili nelle antiche vedute prodotte
prodotte dagli artisti sin dal primo Cinquecento, e
particolarmente dalla seconda metà del XVII secolo, quando i
dotti viaggiatori europei cominciarono a servirsi delle
incisioni con scorci paesaggistici, a scopo illustrativo, per i
propri diari12. Ad occhi esperti, infatti, proprio le vedute
possono rivelarsi incredibilmente preziose, svelando
informazioni circostanziate di carattere paesaggistico, spesso
riferite anche all’uso del suolo e a volte in modo talmente
esatto da agevolare la conoscenza di un territorio in un
determinato periodo. Ovviamente, ciò si verifica
massimamente nell’evenienza in cui un determinato luogo sia
stato immortalato da mani diverse e, magari, in epoche tra
loro distanti. Esattamente a quest’ultimo caso fanno
riferimento le vedute di Francesco Cassiano de Silva (1703
circa) e di Salvatore Puglia (1844), artisti che, con cadenza
La scena indicata in fig. III.5a-b / pict. III.5a-b riporta
l’episodio biblico della Creazione dei volatili e dei pesci che
si inserisce nell’insieme dei quadri raffiguranti la creazione.
In questo episodio si riconoscono diverse figure di uccelli, tra
i quali la colomba che rappresenta lo Spirito Santo, due
rapaci, un trampoliere, una gazza ed altri volatili. Inoltre,
nelle acque sottostanti la figura del Padreterno sono
individuabili diverse specie di pesci rappresentate con
altrettanto diverse forme e grandezze.
Ad un’analisi sulle figure degli animali presenti in questo
affresco non sfugge la dovizia dei particolari che l’autore
destina alla raffigurazione in particolare degli uccelli,
diversamente da quanto accade in altre scene dove sono
11
Gregori, L., Rapicetta, S., La geologia e la geomorfologia nell’arte sacra:
Giotto e gli affreschi della Basilica Superiore di San Francesco di Assisi.
Poster esposto al V Congresso Nazionale su Geologia e turismo: beni
geologici e geodiversità, Bologna, 6-7 giugno 2013 (il testo è disponibile
all’indirizzo web: http:// www.geologiaeturismo.it / sites / default / files /
poster_Rapicetta.pdf).
12
Giorgio, B., 1989, Cultura del viaggio. Ricostruzione storico-geografica
del territorio, Milano; De Seta, C., 1992, L’Italia del Grand Tour da
Montaigne a Goethe, Milano; id., 1997, Viaggiatori e vedutisti in Italia tra
Settecento e Ottocento, Torino; id., 2005, Il mito dell’Italia e altri miti,
Torino.
13
Per una bibliografia di riferimento sul vedutismo si vedano Alisio, G.,
1984, Napoli nel Seicento. Le vedute di Cassiano de Silva, Napoli; La città di
Napoli tra vedutismo e cartografia. Piante e vedute dal XV al XIX secolo,
catalogo della mostra (Napoli 1988), G. Pane, V. Valerio (a cura di), Napoli
1987; Il paesaggio nell'incisione, catalogo della mostra (Lecce 1987), L.
Miotto, I. Laudisia (a cura di), Galatina 1987; Briganti, G., 1970, I vedutisti,
Milano; Dacos, N., 1995, Roma quanta fuit. Tre pittori fiamminghi nella
Domus aurea, Roma (riediz. Roma 2001); Immagini della terra dei Re:
cartografia, vedute e costumi della Basilicata, catalogo della mostra
(Potenza 2001), Abita, S., Bellucci, E., Valerio, V. (a cura di), Napoli, 2001.
43
Cultural Landscapes
Fig. III.5 – a) Ripacandida, Santuario di San Donato, dagli affreschi rappresentanti scene dell’Antico Testamento, particolare
della Creazione dei volatili e dei pesci; b) i laghi di Monticchio sulla caldera del Monte Vulture.
Pict. III.5 – a) Ripacandida, San Donato sanctuary, particular the Creation of birds and fishes in the cycle of frescoes of Old
Testament; b) Monticchio Lakes in the caldera of Mount Vulture.
particolare. Infatti, tutto intorno alla figura di Cristo che
compie il miracolo sono rappresentati filari di viti (fig. III.6a /
pict. III.6a) che occupano l’intero versante dell’altura che fa
da sfondo, sulla sommità della quale si ergono le mura della
città di Gerusalemme, una torre e una chiesa.
rappresentati animali terrestri non tutti altrettanto facilmente
riconoscibili.
Tale rilievo in qualche modo incoraggia a immaginare che
l’autore possa essere stato ispirato dal contesto ambientale e
paesaggistico del territorio circostante e che, di conseguenza,
si sia ispirato a specie tipiche di quel territorio. Infatti, la
presenza di un trampoliere e dei pesci richiama i caratteri
dell’ambiente acquatico dei laghi di Monticchio, non molto
lontano da Ripacandida, ove è possibile ancora oggi
osservare specie tipiche di quel tipo di ecosistema, costituito
da rilievi montuosi che si ergono fino ad un’altitudine di 1326
m.s.l.m e che coronano due laghi che occupano la caldera di
un antico vulcano pleistocenico, le cui ultime manifestazioni
eruttive risalgono a 130 mila anni fa14, in pieno periodo
paleolitico. I laghi, che rientrano in un’ampia area protetta
(SIC IT 9210210 “Monte Vulture”15), costituiscono il centro
di un ecosistema che conserva ancora una complessa
biodiversità vegetale ed animale16.
Il vigneto raffigurato che assume carattere predominante
della scena pittorica trova immediata risonanza con il
carattere principale del paesaggio in cui è inserito il sito
monumentale, il Vulture-Melfese, costituito da un territorio
(fig. III.6b / pict. III.6b) eletto alla produzione di uno dei vini
più importanti del panorama vinicolo nazionale, l’Aglianico
del Vulture, un fondamentale volano dell’economia
agroalimentare locale.
Nei due esempi sopra esposti, l’analisi della rispondenza
degli elementi principali di un paesaggio proposti un una
rappresentazione pittorica con i caratteri di un determinato
territorio restituisce, in questo caso, la memoria di peculiarità
paesaggistiche ed ambientali rilevabili nei secoli in cui furono
dipinte, che possono ricondurre a peculiarità territoriali simili
riscontrabili nell’attualità.
Un altro esempio significativo di caratteri e peculiarità
paesaggistiche, sia pure non contestualizzati da chiari
riferimenti geografici, rilevabili dagli affreschi di San Donato
è rappresentato dalla scena neo-testamentaria delle Nozze di
Cana dove l’autore utilizza un’ambientazione molto
III.5 Analisi dell’evoluzione dell’uso del suolo nel territorio
di Marsico Nuovo (PZ)
Un altro caso di studio esempio è dato dall’analisi degli
elementi paesaggistici rinvenibili in due rappresentazioni
artistiche che ritraggono l’abitato e la zona peri-urbana di
Marsiconuovo in due momenti diversi della sua storia. Si
tratta di due opere conservate presso il Museo nazionale di
arte medioevale e moderna di Matera che qui proponiamo in
14
Palestina, C., 2006, La Badia di San Michele in Monticchio, pp. 9-16.
SIC è una sigla che indica la dicitura Sito di Interesse Comunitario,
identificante aree di particolare pregio ambientale e naturalistico secondo la
direttiva comunitaria n. 43 del 21 maggio 1992, (92/43/CEE) Direttiva del
Consiglio relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali e
della flora e della fauna selvatiche.
16
Spicciarelli, R., 2011, Un museo di storia naturale nell’Abbazia di
Monticchio, in Basilicata Regione Notizie, n. 127-128, p. 203.
15
44
Uso del suolo ed evoluzione del paesaggio
Fig. III.6 – a) Ripacandida, Santuario di San Donato, dagli affreschi rappresentanti scene del Nuovo Testamento, particolare
delle Nozze di Cana; b) vigneto in veste invernale nell’area del Vulture-Melfese.
Pict. III.6 – a) Ripacandida, San Donato sanctuary, particular the Wedding at Cana in the cycle of frescoes of New Testament;
b) vineyard in winter as in the Vulture-Melfese.
al Regno d'Italia (1806), la cui forma originaria, evidenziata
in giallo nella figura, è riconoscibile ancora oggi.
confronto: la prima, Fig. 7.a, è un’incisione su rame, mm
133x204, di Francesco Cassiano de Silva, Napoli 1703,
mentre la seconda, Fig. 7.b, consiste in una litografia di
Salvatore Puglia, Napoli 1844, mm139x19517. Partendo da
due vedute di un medesimo scorcio paesaggistico di Marsico
Nuovo, realizzate a centoquarant’anni di distanza l’una
dall’altra, è possibile osservare cambiamenti nell’uso del
suolo della zona periurbana del versante occidentale che
hanno segnato il processo evolutivo del paesaggio rurale di
questa area.
III.6 Analisi dell’evoluzione dell’uso del suolo nel territorio
di Monticchio (Rionero in Vulture, PZ)
Un ulteriore esempio di studio dell’evoluzione del paesaggio,
attraverso l’analisi dei caratteri territoriali presenti in alcune
rappresentazioni artistiche è dato dallo studio di alcune
raffigurazioni che hanno ripreso l’area circostante la Badia di
San Michele di Monticchio.
In particolare, riguardo alla copertura arborea del versante in
considerazione, sulla sommità del quale cui giace l’abitato,
sono visibili nelle due riprese suddette alcuni cambiamenti
significativi delle aree occupate da castagno (C), ulivo (O) e
vite (V) evidenziati nelle tre fasi temporali i prese in esame. È
innanzitutto possibile rilevare che attualmente queste specie
arboree occupano grosso modo le stesse aree investite in
passato, anche se con qualche cambiamento. Ad esempio, il
grande vigneto situato a ridosso della chiesa di Santa Lucia
(cerchiata di rosso in ogni raffigurazione riportata) non era
presente nella prima raffigurazione risalente al 1703 (fig.
III.7a / pict. III.7a) e ad oggi risulta spezzettato in tanti
piccoli vigneti (fig. III.7c / pict. III.7c). Così come appare
ridimensionato anche l’oliveto ed il castagneto il quale, in
particolare, appare quasi del tutto scomparso nell’anno 1844
(fig. III.7b / pict. III.7b).
Tale area è stata descritta e raffigurata da Robert Mallet nel
febbraio del 1858, in occasione il suo celebre viaggio in
Lucania18 avvenuto a seguito del terremoto del 16 dicembre
1857 che devastò molte aree della regione ed in particolar
modo la Val d’Agri. In una delle sue litografie che ritraggono
alcuni luoghi visitati viene raffigurato il contesto ambientale
dell’area di Monticchio in cui si erge la Badia (fig. III.8a /
pict. III.8a).
L’analisi dei caratteri paesaggistici rilevabili in questa
litografia conduce a rilevare che un’altura sullo sfondo, posta
al centro dell’inquadratura, identificata con il toponimo
“Prete della Scimmia” con un altitudine di 881 m. s.l.m.,
risulta completamente priva di copertura boschiva; sono
inoltre osservabili, lungo il versante meridionale di quella
montagna, due grossi canali naturali di scolo delle acque di
ruscellamento, evidenziate in figura da due coppie di frecce
tratteggiate. Anche gli affioramenti rocciosi, evidenziati in
Inoltre, è possibile riscontrare, ancora nella fig. III.2b / pict.
III.2b, la presenza del camposanto, edificato a seguito
dell’editto napoleonico di Saint-Cloud (1804), con estensione
17
Immagini della terra dei Re, Abita, S. (a cura di), Potenza, 2001, pp. 58,
64, 93-94.
18
Viaggio nelle aree del terremoto del 16 dicembre 1857, vol. II, Ferrari, G.
(a cura di), Bologna, 2004, p. 333.
45
Cultural Landscapes
Fig. III.7 – a) Marsico Nuovo di Francesco Cassiano de Silva, Napoli 1703, incisione su rame (immagine tratta da Abita, S., a
cura di, 2001, Immagini della terra dei Re); b) Veduta di Marsico-Nuovo nella provincia di Basilicata di Salvatore Puglia,
Napoli 1844, litografia, campo inciso (immagine tratta da Abita, S., a cura di, 2001, Immagini della terra dei Re); c)
Marsiconuovo, veduta da satellite e riprese a terra dell’area interessata (Google Eart)
Pict. III.7 – a) Marsico Nuovo of Francesco Cassiano de Silva, Napoli 1703, engraving on copper (picture from Abita, S.,
2001, Immagini della terra dei Re); b) View of Marsiconuovo in the province of Basilicata of Salvatore Puglia, Napoli 1844,
lithography (picture from Abita, S., 2001, Immagini della terra dei Re), c) view from satellite (Google Eart) and ground photos
of the area concerned.
46
Uso del suolo ed evoluzione del paesaggio
Fig. III.8 – a) The Great Crater of Vulture. With Monticchio Monastery, R. Mallet,1858 (da Viaggio nelle aree del terremoto
del 16 dicembre 1857, a cura di Ferrari, G., Bologna, 2004, vol. II, p. 338); b) Veduta dell’ex Convento di San Michele del
Lago piccolo in Monticchio, di D. Santacchiotti, post 1872 (estratto da Santacchiotti, Monticchio, raccolta di tavole non
numerate; Biblioteca Provinciale di Potenza, fondo bibliografico non catalogato); c) Monticchio, veduta dell’Abbazia di San
Michele e del Lago piccolo nel 2013.
Pict. III.8 – a) The Great Crater of Vulture. With Monticchio Monastery, R. Mallet,1858, (from Viaggio nelle aree del
terremoto del 16 dicembre 1857, ed. Ferrari, G., Bologna, 2004, vol. II, p. 338); b) Veduta dell’ex Convento di San Michele
del Lago piccolo in Monticchio, by D. Santacchiotti, post 1872 (from Santacchiotti, Monticchio, book of plates without serial
number; Biblioteca Provinciale di Potenza, bibliographical found uncatalogued); c) Monticchio, view of the Abbey of St.
Michael and the small lake, in 2013.
47
Cultural Landscapes
figura con frecce numerate, risultano quasi del tutto spogli di
vegetazione arborea.
sfruttamento fu per di più incoraggiato dall’emanazione della
prima legge forestale italiana del 1877, che si rivelò essere fin
troppo liberalizzante riguardo ai criteri per il taglio di boschi
rispetto alle normative precedentemente in vigore. Molte
carte topografiche dell’epoca riportano frequentemente
l’indicazione di “boschi devastati”, quasi a voler rimarcare
l’irrazionale depauperamento subito dal patrimonio boschivo
lucano21 nel periodo descritto.
Le stesse peculiarità paesaggistiche si riscontrano
dall’osservazione di un’altra opera, un acquerello di
Santacchiotti che ritrae anch’esso l’area attorno la Badia,
riprodotto nella fig. III.8b / pict. III.8b, facente parte di una
collezione di acquerelli realizzati intorno all’anno 1872 che
riproducono, anche in questo caso, il paesaggio dell’area
circostante i laghi di Monticchio. Dall’analisi di questa
seconda opera emerge che i caratteri rilevati nella
raffigurazione del Mallet, realizzata quattordici anni prima, si
ritrovano puntualmente anche nella scena riprodotta dal
Santacchiotti. In particolare, si può osservare che sia l’altura
di Prete della Scimmia, sia gli affioranti rocciosi sottostanti
appaiono nuovamente quasi del tutto privi di copertura
boschiva.
Le due raffigurazioni dell’area attorno la Badia di San
Michele a Monticchio, realizzate soprattutto allo scopo di
documentare lo stato fisico dei luoghi, offrono molti elementi
ed argomenti per una puntuale analisi del paesaggio e delle
proprie dinamiche evolutive, almeno per il periodo preso in
considerazione. Tale analisi ha potuto, in questo caso,
avvalersi di una lettura di dettaglio dei caratteri fisici di un
territorio e del notevole grado di corrispondenza, nelle due
opere, di gran parte degli elementi usati nel rappresentare la
scena. Infatti, è stato possibile individuare precisi punti di
riferimento (es. gli affioramenti rocciosi, i canali di scolo
naturali, la stessa Badia) che hanno reso possibile
l’individuazione e la identificazione precisa delle aree di
riferimento e permettere un efficace raffronto con la
situazione osservabile nel presente.
In un raffronto con l’attualità (fig. III.8c / pict. III.8c), dove le
porzioni di territorio prese in esame risultano completamente
ricoperte da boschi, appare chiaro come i due casi di
raffigurazione artistica sopra descritti testimonino gli effetti
della estesa opera di disboscamento che ha avuto luogo in
Basilicata in varie fasi a partire dal XVIII secolo.
A completamento della lettura del quadro paesaggistico fin
qui analizzato, sussistono ulteriori elementi documentati dalla
cartografia storica. Ad esempio, dal Foglio 56 (Parte
occidentale) della carta Topografica delle Provincia di
Basilicata, Istituto Topografico Militare anno 1874 (scala
1:50000), si rileva l’assenza di copertura boschiva nell’area
in esame (area evidenziata in fig. III.9a / pict. III.9a),
carattere confermato anche nella Pianta Topografica del
Bosco Monticchio realizzata da Angelino Fusco nel 1883
(area evidenziata in fig. III.9b / pict. III.9b). Inoltre, dal
raffronto con quanto rappresentato della Carta d’Italia IGM
(scala 1:25000) del 1955, è possibile rivelare anche un
passaggio intermedio nella evoluzione di quell’area verso la
ricostituzione del bosco, che appare in quel periodo
interessata ancora da una sporadica copertura forestale.
Pertanto, in questo caso, la lettura delle fasi evolutive del
paesaggio è arricchita da una serie di informazioni che,
prendendo spunto da caratteri territoriali evidenziati in
raffigurazioni artistiche del passato, trovano poi
corrispondenza e conferma anche in un’analisi di tipo
cartografico.
Già nella seconda metà del ‘700, infatti, iniziò lo
sfruttamento intensivo e su ampia scala del patrimonio
boschivo della Basilicata come conseguenza della politica
economica voluta dai grandi feudatari dell’epoca, che
individuava nell’ampliamento delle superfici destinate alla
coltivazione di grano una grossa opportunità per incrementare
le proprie rendite. Avviene, pertanto, in quel periodo, come
documentano tra l’altro molti autori dell’epoca tra cui a il
Giustiniani19, un irrazionale dissodamento di estese aree
boschive che lasciarono il posto alle coltivazioni erbacee e al
pascolo.
L’azione di disboscamento sistematico e progressivo subisce
poi un forte rallentamento in tra il 1806 e il 1815 per effetto
dell’applicazione in tutto il Regno di Napoli delle leggi della
eversione feudale volute da Gioacchino Murat per consentire
una ordinata ricognizione dei beni privati e demaniali del
regno20, questi ultimi spesso usurpati nel corso dei secoli
precedenti. In questo breve lasso di tempo, di conseguenza,
viene consentito il lento ripristino naturale della copertura
vegetale arborea di gran parte aree disboscate, fatta eccezione
per quelle ormai destinate definitivamente a pascolo che, per
effetto del perpetuarsi di questo esercizio, rimasero nude.
III.7 Testimonianze figurative sul paesaggio del metapontino
prima delle grandi opere di bonifica
Con l’unità d’Italia riprende con maggior vigore in Basilicata
l’attività di disboscamento indiscriminato, agevolato
dell’emanazione di nuove leggi sull’eversione volute dallo
Stato italiano che di fatto aprirono di nuovo le porte allo
sfruttamento generalizzato del patrimonio boschivo della
regione da parte di grandi ditte boschive e degli speculatori
provenienti, questa volta, da altre parti d’Italia. Tale
Nel gruppo di disegni di Claude-Louis Chatelet e Louis-Jean
Desprez, principali illustratori per Jean Claude Richard de
Saint-Non che scrisse il celebre Voyage pittoresque ou
description des Royaumes de Naples et de Sicile (Parigi
1781-1786), è possibile rilevare lo stato di alcuni luoghi della
Magna Grecia nella piana del metapontino così come
dovevano apparire ben prima della grande opera di bonifica
avvenuta nel corso del XX secolo che comportò un radicale
19
Per un approfondimento si veda Giustiniani, L., 1797-1816, Dizionario
geografico ragionato del Regno di Napoli, Napoli.
Per un approfondimento si veda Pedio, T., 1964, La statistica murattiana
del Regno di Napoli. Condizioni economiche, artigianato e manifatture in
Basilicata all'inizio del sec. XIX, Potenza.
20
21
Formica, C., 1964, I Boschi della Basilicata e i disboscamenti del secolo
XIX, in La Geografia nelle scuole, IX, pp. 14-16.
48
Uso del suolo ed evoluzione del paesaggio
Fig. III.9 – Estratti cartografici dell’area dei Laghi di Monticchio: a) particolare del Foglio 56 Parte occidentale (Melfi) della
Carta Topografica delle Provincia di Basilicata ITM, anno 1874 (scala 1:50000) - Archivio di Stato di Potenza; b) particolare
della Pianta Topografica del Bosco Monticchio di A. Fusco, 1883 - Archivio di Stato di Potenza; c) particolare della Carta
d’Italia IGM, Foglio 187 IV-NE (Melfi), anno 1955, scala 1:25.000.
Pict. III.9 – Lakes of Monticchio area, extracts cartographic: a) detail of plate 56, Part western (Melfi), from Carta
Topografica delle Provincia di Basilicata ITM, year 1874 (1:50000) - Archivio di Stato di Potenza; b) detail of Pianta
Topografica del Bosco Monticchio, by A. Fusco, 1883 - Archivio di Stato di Potenza; c) detail of Carta d’Italia IGM, plate 187
IV-NE (Melfi), year 1955, 1:25.000.
cambiamento strutturale del territorio, consentendo di rendere
coltivabili aree paludose fino ad allora per lo più abbandonate
o utilizzate, nei casi migliori, per il pascolo e per coltivazioni
di tipo estensivo.
paludose più estese, il lago di Santa Pelagina che al tempo
della colonizzazione greca, aveva le dimensioni di una laguna
sulla quale si affacciava uno dei porti antichi tra i più
strategici del Mediterraneo.
Una rappresentazione di questo stato dei luoghi è offerta
anche dall’incisione intitolata Vue des Marais formés par la
Eauxdel a Mer dans le lieu où l’on pense devoit etre situeé
l’Ancien Port del Metaponte di L.J. Deprez, F. Dequauviller,
Parigi 1783 (fig. III.10b / pict. III.10b), in cui si evidenzia in
primo piano una scena di caccia alle folaghe in una delle aree
Oggi, invece, queste stesse zone costituiscono importanti aree
agricole, tra le più produttive del meridione d’Italia,
caratterizzate da una notevole variabilità del paesaggio rurale
(fig. III.10a / pict. III.10a) dovuta alla presenza di
innumerevoli coltivazioni fruttifere ed orticole. I suoli freschi
e profondi, il clima mite e le imponenti infrastrutture irrigue
49
Cultural Landscapes
Fig. III.10 – a) rappresentazione della variabilità del paesaggio rurale nell’area di Metaponto, attraverso la classificazione
dell’uso del suolo secondo la Corine Land Cover, anno 2006; b) scena di caccia nei pressi dell’area paludosa di Santa Pelagina
in Vue des Marais formés par la Eauxdel a Mer dans le lieu où l’on pense devoit etre situeé l’Ancien Port de Metaponte di L.J. Deprez, F. Dequauviller, Parigi 1783; c) animali al pascolo, tra cui bufali presso le Tavole Palatine di Metaponto in Vuë
latérale du Temple de Metaponte di C.L. Chatelet., E.N. de Ghendt, Parigi 1783. Le immagini delle incisioni sono tratte da
Immagini della terra dei Re: cartografia, vedute e costumi della Basilicata, a cura di S. Abita, Foggia, 2001, p. 87, 89.
Pict. III.10 – a) representation of the variability of the rural area of Metaponto, in accordance with the land use classification
of the Corine Land Cover 2006; b) hunting scene near the swamp of Santa Pelagina, from Vue des Marais formés par la
Eauxdel a Mer dans le lieu où l’on pense devoit etre situeé l’Ancien Port de Metaponte of L.-J. Deprez, F. Dequauviller, Paris
1783; c) grazing animals, including buffalo, at the Tavole Palatine of Metaponto, from Vuë latérale du Temple de Metaponte,
by C.-L. Chatelet., E. N. de Ghendt, Paris 1783. Pictures from Immagini della terra dei Re: cartografia, vedute e costumi della
Basilicata, a cura di S. Abita, Foggia, 2001, p. 89, 87.
50
Uso del suolo ed evoluzione del paesaggio
Fig. III.11 – a) bufali al pascolo in Vuë prise dans l'Environs et près du Lieu ou l'on pense qu'etait autrefois situeé l'antique
Ville d'Heraclea, dans la G.de Grece sur les bords du Golfe de Tarente et près la petites Ville d'Anglone et Policoro dans la
Basilicate di C.L. Chatelet., C.P. Marillier, EJ.N. de Ghendt, Parigi 1783 (estratto da Abita S., a cura di, 2001, Immagini della
terra dei Re: cartografia, vedute e costumi della Basilicata, p. 91); b) il Presidente del Consiglio Giuseppe Zanardelli su un
carro trainato da bufali nei pressi di Policoro in una fotografia del 1902 (immagine tratta dal sito
www.storiain.net/arret/num169/artic1.asp)
Pict. III.11 – a) animals kept in open pasture, from Vuë prise dans l'Environs et près du Lieu ou l'on pense qu'etait autrefois
situeé l'antique Ville d'Heraclea, dans la G.de Grece sur les bords du Golfe de Tarente et près la petites Ville d'Anglone et
Policoro dans la Basilicate di C.L. Chatelet., C.P. Marillier, EJ.N. de Ghendt, Paris 1783 (from Abita S., 2001, Immagini della
terra dei Re: cartografia, vedute e costumi della Basilicata, p. 91); b) the Premier Giuseppe Zanardelli on a cart pulled by
buffalo near Policoro, year 1902 (from site: www.storiain.net/arret/num169/artic1.asp).
bufali ai territori tendenzialmente paludosi, costituisce un
vero e proprio indicatore utilizzabile per la determinazione
delle caratteristiche fisiche dell’area in esame.
hanno favorito lo sviluppo di una moderna agricoltura
intensiva che ha di fatto modificato l’aspetto di questo
territorio e cancellato del tutto, anche dalla memoria, i
caratteri del paesaggio originario.
Pertanto, dall’analisi degli elementi utilizzati per la
rappresentazione scenica delle opere descritte è possibile, da
un lato, ricavare un tipo di informazioni che confermano la
natura acquitrinosa del paesaggio storico del metapontino,
che ha conservato le proprie caratteristiche fino ai primi
decenni del ‘900, secolo in cui avvenne come detto una
grande opra di bonifica, e dall’altro rilevare una sorta di
documentazione della pratica dell’allevamento bufalino che
doveva essere molto comune in quei territori, tanto da
influenzare la vita quotidiana di quelle popolazioni, come
testimoniato da una fotografia del 1902 che ritrae il
Presidente del Consiglio Giuseppe Zanardelli su di un carro
trainato da bufali nei pressi di Policoro, durante la sua storica
visita in Basilicata (fig. III.11b / pict. III.11b).
Nel corso del suddetto viaggio che attraversò quei luoghi tra
il 1777 e il 177822 gli autori assieme a Jean-Augustin Renard
e a Dominique Vivant Denon, produssero otto vedute, poi
incise da Emmanuel J. N. de Ghent. A tale gruppo di disegni
appartiene la Vuë latérale du Temple de Metaponte (fig.
III.10c / pict. III.10c), nel quale è possibile riconoscere un
paesaggio pastorale dove capre, pecore, vacche e bufali sono
condotti al pascolo. Bufali al pascolo sono anche riscontrabili
in un’altra incisione intitolata Vuë prise dans l'Environs et
près du Lieu ou l'on pense qu'etait autrefois situeé l'antique
Ville d'Heraclea, dans la G.de Grece sur les bords du Golfe
de Tarente et près la petites Ville d'Anglone et Policoro dans
la Basilicate (fig. III.11a / pict. III.11a) dove è rappresentato
l’ambiente rurale attorno al sito dell’antica Heraclea, tra
Anglona e Policoro (tra l’altro, questo disegno ha assunto un
particolare valore di testimonianza storica perché inquadra al
centro della scena una fontana ritenuta l’ultimo segno
evidente rimasto dell’antico insediamento magno-greco).
III.8 Considerazioni conclusive
Lo studio del paesaggio che utilizza la ricerca e l’analisi degli
elementi che nel tempo ne hanno modellato l’aspetto e la
funzione risulta tanto più valido ed efficace quanto più sia in
grado di rilevare la dimensione culturale dei fenomeni che
sono alla base della sua evoluzione. Di indubbia utilità
risulta, pertanto, l’apporto che può derivare da un approccio
multidisciplinare della ricerca, che però non si limiti ad
aggiungere semplicemente informazioni ad altre di diversa
natura, ma che invece consenta di ottenere una lettura
integrata di ogni singolo fattore preso in esame.
Il riscontro della presenza della specie bufalina nelle
raffigurazioni sopra descritte offre un importante elemento
per la lettura dei caratteri paesaggistici dei luoghi
rappresentati. Infatti, la peculiarità che lega l’allevamento dei
22
Settembrino, G., Strazza, M., 2004, Viaggiatori in Basilicata (1777-1880),
Potenza, pp. 19-23.
51
Cultural Landscapes
In questo lavoro si è voluto offrire alla discussione attorno
allo studio del paesaggio una modalità di approccio che parta
dall’analisi di raffigurazioni artistiche (dipinti, affreschi,
incisioni, ecc.) che nei diversi periodi della storia
documentano particolari caratteri fisici o antropici presenti in
un territorio e che costituisco la memoria della identità
storico-culturale di una determinata comunità.
L’identificazione e l’analisi dei caratteri del paesaggio e la
messa in evidenza dei fenomeni principali che nel corso del
tempo hanno segnato i suoi mutamenti, assumono quindi
un’importanza fondamentale per il riconoscimento di questa
identità, aiutando a comprendere il valore attribuito dalle
società umane nei diversi periodi storici al proprio territorio
e alle potenzialità che questo ha potuto manifestare.
In molti casi, come quelli esaminati in questo lavoro, le
rappresentazioni artistiche possono offrire un proprio
concreto contributo alla ricostruzione del quadro evolutivo di
un paesaggio, o più genericamente di un territorio. Si è potuto
infatti analizzare le diverse modalità utilizzate dagli autori per
riferirsi ai vari richiami paesaggistici ripresi nelle loro opere,
potendo apprezzare un linguaggio più o meno di dettaglio a
seconda delle finalità comunicative delle loro composizioni e
che risulta in ogni caso utilissimo per la fase di ricostruzione
dei caratteri di un territorio.
In questo lavoro, è stato quindi proposto un percorso a varie
tappe nel panorama raffigurativo artistico della Basilicata con
a tema la descrizione del paesaggio, che ha evidenziato la
possibilità di recepire informazioni dalle diverse opere
analizzate sia da contesti scenici ampi e mancanti di
riferimenti geografici specifici, come nel caso degli affreschi
di San Donato di Ripacandida, sia da scenari più o meno
carichi di precisi riferimenti territoriali, come nel resto dei
opere qui riportate, che consentono una vera e propria
ricostruzione storica dei mutamenti succedutisi nel tempo e
della complessiva fase evolutiva dei territori rappresentati.
Naturalmente il limite consiste nel fatto che per la descrizione
oggettiva di fenomeni responsabili delle trasformazioni di un
territorio si ricorra, come in questo caso, alla valutazione di
elementi artistici che per loro natura dipendono fortemente
dalla percezione soggettiva di chi li compone. Ma quasi
sempre occorre partire da indizi per completare con successo
una ricerca e di certo le raffigurazioni artistiche offrono
molto spesso un punto di partenza.
52
Parte I
a. Abbreviazioni
Nitti, F. S. 1910, Il brigantaggio meridionale durante il
regime borbonico in La vita italiana nel Risorgimento
1815-1861, Firenze.
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e XXI secolo, Fuccella P., Labella A., Lavoràno E. M.
(a cura di), Rionero in Vulture, 2010.
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ASITA, Associazioni scientifiche per le informazioni
territoriali ed ambientali
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nelle fotografie di Franco Pinna 1952-1959: catalogo
generale dei provini, Trieste.
C.I.S.A.M., (Fondazione) Centro Italiano di Studi dell’Alto
medioevo.
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kantiani, Firenze, pp. .
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ricostruzione del paesaggio agrario altomedievale, in
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(Biblioteca Universale Laterza, 69), Bari.
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Settis, S. 2010, Paesaggio, Costituzione, cemento. La
battaglia per l’ambiente contro il degrado civile,
(Passaggi Einaudi), Torino.
Abbreviazioni e bibliografia
b. Bibliografia
Azzari, M., De Silva, M., Pizziolo, G. 2002, Cartografie del
passato e GIS per l’analisi delle trasformazioni del
paesaggio, in Geostorie, 10, 1-2, pp. 30-31.
Baiocchi, V., Lelo, K. 2002, Georeferenziazione di
cartografie storiche in ambiente GIS e loro verifica
mediante rilievi GPS. Atti della V Conferenza
nazionale ASITA (Rimini, 14-16 Ottobre 2001),
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Bernardi, S. 2002, Il paesaggio nel cinema italiano, Venezia.
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