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RICERCHE SULLE LETTERE DI TORQUATO TASSO a cura di CLIZIA CARMINATI ED EMILIO RUSSO EDIZIONI DI ARCHILET MMXVI Edizioni di Archilet 2016 Edizione digitale Gratis Open Access 2016 Edizioni di Archilet via della Chiesa, 15 24067 Sarnico (BG) Direzione: Clizia Carminati, Paolo Procaccioli, Emilio Russo Comitato Scientifico: Eliana Carrara, Giuseppe Crimi, Luca D’Onghia, Roberta Ferro, Enrico Garavelli, Riccardo Gualdo, Carlo Alberto Girotto, Paolo Marini, Paola Moreno, Matteo Residori, Stefano Telve, Franco Tomasi, Massimo Zaggia Il presente volume è frutto della ricerca condotta nell’ambito del Progetto “Lettere di Torquato Tasso e di interesse tassiano della Biblioteca Civica ‘Angelo Mai’ di Bergamo: studio, riproduzione digitale, pubblicazione online nel sito www.archilet.it” finanziato dalla Regione Lombardia nell’ambito dell’“Avviso per la presentazione di progetti di ricerca applicata per la valorizzazione del patrimonio culturale lombardo” Programma Operativo Regionale 2007-2013 - Ob. 2 Asse IV Capitale Umano - D.d.s. 1 luglio 2014 - n. 6272 POR Fondo Sociale Europeo 2007-13 Regione Lombardia Partner: Università degli Studi di Bergamo Biblioteca Civica ‘Angelo Mai’ Centro di Studi Tassiani ISBN: 978-88-99614-00-3 INDICE Saluto delle istituzioni M ARIA ELISABETTA M ANCA, Biblioteca Civica ‘Angelo Mai’ LUCA BANI, Centro di Studi Tassiani V VII CLIZIA CARMINATI, Introduzione 1 PAOLO PROCACCIOLI, La lettera di Antico Regime: canoni, depositi, letture vecchie e nuove 7 MARIA TERESA GIRARDI, Le lettere non ‘poetiche’ di Tasso come luogo di riflessione poetica 25 FRANCO TOMASI, Note sulle ‘Rime’ nelle lettere del Tasso 45 MARIANNA LIGUORI, Su alcune missive tassiane trasmesse dal codice Falconieri e dal registro di Maurizio Cataneo: lettere 146 e 1537 61 MICHELA FANTACCI, Due lettere tassiane (114, 1112) e il contributo dei codici bergamaschi 77 ELISABETTA OLIVADESE, Proposta di studio su alcune lettere tassiane del codice Falconieri (ed. Guasti 33, 62, 76, 166, 420, 471) 89 EMILIO RUSSO, Per l’epistolario del Tasso (3). Un minutario autografo 103 Indice dei nomi 127 EMILIO RUSSO PER L’EPISTOLARIO DEL TASSO (3). UN MINUTARIO AUTOGRAFO1 1. N ell’ambito degli autografi epistolari tassiani, distribuiti tra pochi nuclei più consistenti e molte cellule sparse, il ms. It. 379b della Biblioteca Estense ha un rilievo eccezionale. Si tratta infatti dell’unico minutario autografo pervenuto, e trasmette circa un’ottantina di testi, tutti di mano del Tasso, dai quali è possibile ricavare un bagaglio prezioso di informazioni. Il codice, un tempo con segnatura Alfa V 7 7, prima ancora II F 15 (e da qui in avanti siglato E), era stato sfruttato da Muratori per pubblicare una sezione di inediti;2 era stato poi segnalato da Gianvito Resta nel suo decisivo volume del 1957, e utilizzato in quella sede per diversi confronti con la prima tradizione a stampa e con l’edizione Guasti.3 Lo stesso Resta forniva una breve 1. Queste pagine vanno intese come prosecuzione di un’indagine avviata in due saggi già editi: EMILIO RUSSO, Per l’epistolario del Tasso (1). Appunti su tradizione e questioni critiche, in Scrivere lettere nel Cinquecento, Atti del seminario dell’Università di Roma 3, 8-9 maggio 2014, a cura di Laura Fortini, Giuseppe Izzi, Concetta Ranieri, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 2016, pp. 185-198; EMILIO RUSSO, Per l’epistolario del Tasso (2). Schede su quattro autografi, in Archilet. Per uno studio delle corrispondenze letterarie di età moderna, Atti del seminario di Bergamo, 11-12 dicembre 2014, a cura di Clizia Carminati, Paolo Procaccioli, Emilio Russo, Corrado Viola, Verona, QuiEdit, 2016, pp. 55-66. Le ricerche sono interne alla recensio degli autografi tassiani avviata nell’ambito del progetto Autografi dei letterati italiani, destinata al tomo III della sezione Il Cinquecento, la cui pubblicazione è prevista per il 2017. Sono grato a Michela Fantacci, Marianna Liguori, Elisabetta Olivadese per il costante e generoso supporto in questi mesi di indagini; a Guido Baldassarri, Claudio Gigante, Paolo Procaccioli, Franco Tomasi devo una lettura preziosa di una prima versione del saggio. 2. Lettere inedite di Torquato Tasso raccolte dal signor Ludovico Antonio Muratori (…), in Delle opere di Torquato Tasso con le controversie sopra la Gerusalemme Liberata, Venezia, Stefano Monti, 1735-1742, vol. X, 1739. L’epistolario tassiano si cita ovviamente da TORQUATO TASSO, Le lettere, a cura di Cesare Guasti, 5 voll., Firenze, Le Monnier, 1852-1855 (da qui in avanti edizione indicata semplicemente come Lettere, seguita dal numero d’ordine, in caso di riferimento ai testi tassiani). 3. GIANVITO RESTA, Studi sulle lettere del Tasso, Firenze, Le Monnier, 1957, p. 21, ma soprattutto pp. 187-189. Resta annunciava (p. 21n): «Del ms. estense, già noto, ma non mai studiato, per cui era sfuggita la sua importanza, darò alle 104 RICERCHE SULLE LETTERE DI TORQUATO TASSO scheda di presentazione del manoscritto, che conviene riprendere e implementare. E Cartaceo, III + 99 + 65 + II; mm. 278 x 212 nella prima sezione, 283 x 207 nella seconda. Sul codice, in alto a destra, compare una numerazione delle pagine a lapis, di mano moderna; Resta parlava di «due grossi fascicoli», e vi interponeva una sezione intermedia («alcuni fogli formanti un fascicoletto a sé stante»), comprendente quattro lettere e un gruppo di carte bianche (alle attuali pp. 183-198 del codice). Vi sono evidenti tracce di numerose carte tagliate, e nell’insieme appare assai irregolare la sequenza dei fascicoli: A8 B92 C12 D22 E26 F12 G10, ma rimane il dubbio che la fascicolazione originaria sia stata modificata da un’operazione di restauro del codice, operazione svolta alla fine degli anni ’70 (dunque dopo il volume di Resta) e che rende anche difficile uno studio delle filigrane. Il codice proviene dalla collezione del cardinale Alessandro d’Este, ceduta al convento dei Teatini di san Vincenzo a Modena, e a questa destinazione con ogni probabilità fanno riferimento le annotazioni che si trovano in apertura dei due fascicoli, rispettivamente a c. 1r e a c. 100r: «Lettere di Torquato / Tasso / Non si possono consegnare / alli Padri, se non siano prima / lette attentamente da persona / capace, che possi assicurare»; «Lettere di T. Tasso / Non si possono consegnare alli P.P. se / non siano prima lette attentamente da perso- / na capace, che possi assicurare»; in calce alla stessa c. 100r, un’annotazione autografa del Tasso: «Gio. Batt.ta chiavarini / in casa del card.l del Monte».4 Questa la sequenza dei testi traditi da E: le lettere sono individuate (con una sola eccezione, per il num. xxiii) attraverso la numerazione Guasti e il nome del destinatario, riportando tra parentesi quadre si segnala l’eventuale datazione. In assenza di indicazioni si intenda che le lettere sono presenti senza data entro la stessa edizione ottocentesca, ancora oggi di riferimento. i. ii. iii. iv. v. 944 – c. 2r: Filippo Spinelli 945 – c. 4v: Cornelia Tasso 957 – c. 5v: principe di Stigliano 959 – c. 7r: Filippo Spinelli 962 – c. 8r: Marco Pio stampe, tra non molto, una accurata notizia». Lo studio non ha visto la luce negli anni seguenti, ed è probabilmente rifluito nella lunga preparazione dell’edizione critica cui lo stesso studioso ha atteso per molti anni. 4. Vd. RESTA, Studi sulle lettere del Tasso, pp. 187-188. In ragione della presenza dell’autografo de Il Costante overo de la clemenza, il codice era stato esaminato anche in EZIO RAIMONDI, Nota al testo, in TORQUATO TASSO, Dialoghi, edizione critica a cura di Ezio Raimondi, 3 voll., Firenze, Sansoni, 1958, vol. I, pp. 50-51, 164-170 (in quest’ultima sezione con la proposta di ritenere il testo tradito da E una prima stesura del dialogo). EMILIO RUSSO vi. vii. viii. ix. x. xi. xii. xiii. xiv. xv. xvi. xvii. xviii. xix. xx. xxi. xxii. xxiii. xxiv. xxv. xxvi. xxvii. xxviii. xxix. xxx. xxxi. xxxii. xxxiii. xxxiv. xxxv. xxxvi. xxxvii. xxxviii. xxxix. xl. xli. xlii. xliii. xliv. 105 1041 – c. 9v: destinatario non precisato [ma Maurizio Cataneo] 994 – c. 13r: Giovan Battista Licino 988 – c. 13v: papa Sisto V 770 – c. 17r: Scipione Gonzaga 1005 – c. 23r: fra Fabiano da Sorrento 991 – c. 26r: Michele Bonelli 992 – c. 30v: Girolamo Catena 990 – c. 32r: Antonio Carafa 971 – c. 34v: Filippo Spinelli 987 – c. 36v: Giovan Battista Manso [2 giugno (1588) in Guasti] 975 – c. 37v: Francesco Maria della Rovere 976 – c. 39v: Vittoria Farnese della Rovere 588 – c. 40r: Alessandro Ranuccio 977 – c. 40v: Bernardo Maschio 1162 – c. 42r: duca di Nocera 1031 – c. 43r: Giovanni Antonio Pisano 1022 – c. 44v: Vincenzo Laureo Vatt. 7 – c. 46v: Michele Lamberti 5 1008 – c. 47v: Girolamo Catena 1155 – c. 48v: Francesco Maria della Rovere 980 – c. 50v: destinatario incerto 982 – c. 51v: arcivescovo di Sorrento 993 – c. 52v: Giovan Battista Manso [12 luglio 1588 in Guasti] 1017 – c. 53v: Girolamo Catena 972 – c. 54v: Marco Pio 963 – c. 56v: Principe di Stigliano 1004 – c. 57r: Claudio Angelini [13 agosto 1588 in Guasti] 995 – c. 58r: Giovan Battista Manso 1016 – c. 59r: Giovanni Evangelista Pallotta 1011 – c. 60r: Giovan Girolamo Albano 1046 – c. 62r: Antonio Carafa 1059 – c. 65r: destinatario incerto 1035 – c. 65v: Giovanni Evangelista Pallotta [22 settembre 1588 in Guasti] 1036 – c. 67r: Vincenzo Gonzaga [24 settembre 1588 in Guasti] 1042 – c. 70r: conte del Mazzarino 1043 – c. 72r: Michele Bonelli 1501 – c. 73v: Giulio Antonio Santoro 1056 – c. 76v: Alfonso II d’Este 1210 – c. 77r: Duca di Nocera 5. La lettera venne pubblicata per la prima volta in MARCO VATTASSO, Di un gruppo sconosciuto di preziosi codici tasseschi e varie lettere inedite del Tasso o d’altri relativi a lui, «Giornale storico della letteratura italiana», LXVI, 1915, pp. 105-121, in particolare pp. 113-115, con una lunga nota relativa al Lamberti; la pubblicazione avveniva sulla scorta dei codici del Foppa oggi conservati nella Biblioteca Apostolica Vaticana. Per un quadro delle aggiunte all’edizione Guasti occorre ricordare GIANVITO RESTA, Lettere inedite di Torquato Tasso, «Rassegna della letteratura italiana», LXII, 1958, pp. 48-54. 106 RICERCHE SULLE LETTERE DI TORQUATO TASSO xlv. 981 – c. 77v: Annibale di Capua xlvi. 1105 – c. 78v: Ottavio Egizio xlvii. 1106 – c. 80r: Pietro di Toledo xlviii. 1108 – c. 81r: Matteo di Capua xlix. 1102 – c. 81v: Francesco Maria Della Rovere l. 1103 – c. 82v: Bernardo Maschio li. 1085 – c. 84r: Ferrante Gonzaga [15 gennaio 1589 in Guasti] lii. 1116 – c. 86r: Annibale di Capua liii. 1541 – c. 88r: Alfonso II d’Este c. 89r: bianca cc. 89v-91v: inventario dei beni liv. 1238 – c. 92r: granduca di Toscana lv. 1237 – c. 92v: cardinale Del Monte lvi. 1166 – c. 93v: segretario di camera del Papa lvii. 1173 – c. 94v: Matteo di Capua cc. 95v-99v: bianche lviii. 1089 – c. 101r: Ottavio Egizio lix. 1104 – c. 103r: principe di Stigliano lx. 1228 – c. 104r: principe di Bisignano lxi. 1127 – c. 104v: Ferdinando de’ Medici lxii. 1138 – c. 105r: Matteo di Capua lxiii. 1172 – c. 105v: Alessandro Grassi lxiv. 1107 – c. 106r: Reggente Perricaro lxv. 1100 – c. 107r: Ottavio Pisano lxvi. 1136 – c. 109r: Francesco Maria della Rovere lxvii. 1117 – c. 111r: Enea Tasso [22 aprile 1589 in Guasti] lxviii. 1113 – c. 113r: Curzio Ardizio lxix. 1111 – c. 115r: Francesco Maria del Monte lxx. 1292 – c. 115v: Orazio Feltro lxxi. 1140 – c. 116v: Matteo di Capua lxxii. 1118 – c. 117r: Scipione Gonzaga c. 118v: Orazione in lode della Serenissima Casa de’ Medici lxxiii. 1119 – c. 129v: destinatario incerto lxxiv. 1120 – c. 130r: Francesco Maria del Monte lxxv. 1096 – c. 131r: Francesco Maria della Rovere lxxvi. 1139 – c. 131v: Giovanni Antonio Pisano lxxvii. 965 – c. 134v: Marco Pio lxxviii. 1131 – c. 136v: Antonio Costantini [1 giugno 1589 in Guasti] cc. 139r-141v: bianche cc. 142r-164v: Il Costante overo de la clemenza All’interno del manoscritto le lettere si presentano prive delle formule di indirizzo inaugurali come anche delle formule di congedo e della firma del Tasso; si presentano, ciò che più rileva, prive dell’indicazione di luogo e data.6 Quanto detto sulla fascicolazione 6. Così poi anche nell’edizione procurata da Ludovico Antonio Muratori; questa la breve descrizione del manoscritto nelle pagine di Muratori: «S’aggiungono EMILIO RUSSO 107 del codice, sulla scorta della disamina di Resta, e soprattutto i numerosi casi in cui una lettera si avvia subito dopo il termine della precedente7 attestano che i testi si raccolsero in E a seguito di un’operazione unitaria di scrittura, seppure dilatata nel tempo, e non certo per l’accostamento di carte autonome. Un’operazione di raccolta priva di altri esempi per il Tasso epistolografo (parallelo, ma diverso, il caso dei manoscritti di rime), e della quale è cruciale dunque definire la ragione. Le ipotesi plausibili paiono, a mio giudizio, soltanto due: nelle carte di E potrebbe essere confluita una scelta del Tasso delle proprie lettere, una soluzione funzionale alla stampa di una raccolta d’autore progettata sin dall’ultima fase della reclusione di Sant’Anna;8 oppure E potrebbe rappresentare uno dei registri entro i quali Tasso custodiva gli abbozzi delle missive inviate a diversi destinatari, sul modello di quanto già avvenuto nel corso della lunga stagione ferrarese e poi nei mesi trascorsi a Mantova.9 Un esame ravvicinato delle carte due quaderni di Lettere del medesimo Tasso; e due altri di varie sue Poesie; in uno de’ quali v’ha la lista de Libri e panni a lui spettanti» (Lettere inedite di Torquato Tasso, ed. Muratori, vol. X, pp. 235-246, la citazione a p. 236, i corsivi sono nel testo). Sulla tradizione delle lettere presenti in E, e sulla trafila che giunge fino all’edizione Guasti, si rinvia a EMILIO RUSSO, Sulla cronologia delle lettere tassiane dopo Sant’Anna, in Tasso e la fine del Rinascimento, Roma, Carocci, i.c.s. 7. Da segnalare inoltre i casi in cui il margine inferiore di una pagina (senza apprezzabile distinzione tra il recto e il verso delle carte) presenta intestazione e avvio di una lettera, poi cassata e ripresa con il medesimo interlocutore e altro esordio nella pagina successiva, per l’intenzione del Tasso di apportare varianti e di dispiegare su spazio più ampio l’avvio della lettera; così a c. 6v, per la lettera 959, poi riavviata a c. 7r; così anche per la lettera 992, avviata a c. 30r, ma poi ripresa sul verso della stessa carta. Casi analoghi a c. 48r per la lettera 1155, a c. 66v per la lettera 1036, a c. 114v per la lettera 1111. 8. La vicenda della progettata edizione delle lettere del Tasso, anche in relazione alle due stampe del 1587 e del 1588 delle Lettere familiari, è stata ricostruita nei suoi passaggi essenziali in RESTA, Studi sulle lettere del Tasso, pp. 15-107. Per le edizioni, dopo il Primo libro delle lettere, apparso a corredo dei Discorsi dell’arte poetica, a Venezia nel 1587, presso Vasalini, la stampa cruciale è quella apparsa a Bergamo: Delle lettere familiari del sig. Torquato Tasso, nuouamente raccolte, e date in luce, libro primo [e secondo], Bergamo, Comin Ventura, 1588. 9. In diversi passaggi dell’epistolario ricorre infatti il rammarico per aver smarrito, nelle partenze da Ferrara e da Mantova, le copie delle proprie lettere, copie che erano state accantonate in vista di una possibile antologia; vd. Lettere, 661, del 7 ottobre 1586, indirizzata ad Antonio Costantini: «Diedi il Secretario, alcuni giorni sono, al figliuolo di messer Girolamo Costa, ed insieme un picciolo discorso ch’io mando a Vostra Signoria; ma il volume non potrà crescere a convenevol grandezza, senza l’aiuto di qualche altra mia opera. Loderei il congiungerci insieme le 108 RICERCHE SULLE LETTERE DI TORQUATO TASSO consente, in tutta serenità, di escludere la prima ipotesi e di accogliere la seconda, cui del resto si erano indirizzate le note preliminari di Resta.10 I testi presentano un grado di intervento che pertiene a una prima stesura, non alla revisione durante la trascrizione di lettere già inviate, anche mettendo nel conto la celebre insoddisfazione tassiana. Le varianti sono tipiche di abbozzi, tanto più che le soluzioni cui le correzioni giungono sono quelle poi riflesse nelle lettere che possiamo leggere in altri testimoni manoscritti e nelle edizioni a stampa, fino a quella di Guasti. In più occasioni gli interventi modificano brevi espressioni e scorci di frase, ma talora riguardano ampie sezioni: così, per citare un solo esempio, per Lettere, 991, indirizzata a Michele Bonelli, il cardinale Alessandrino, fittissima di cassature e riscritture su parti estese del testo (vd. Appendice, II). In un ristretto numero di casi (seguendo l’ordine del manoscritto: Lettere, 1041, 980, 1059, 1119) le carte di E non offrono indicazioni sul destinatario, ulteriore conferma dell’uso privato e di servizio del manoscritto. In ragione di queste lacune le lettere sono poi rimaste prive di indirizzo anche nell’edizione Guasti, ove vi figurano in quanto riprese dalla stampa del Muratori, con l’eccezione di Lettere, 1041, pubblicata già nell’edizione Comin Ventura del 1588 come indirizzata al Cataneo.11 mie lettere; ma non le posso raccoglier così facilmente, bench’io n’abbia scritto gran numero. Alcune poche erano ne la valigia, altre in un mio libro; molte n’ha il Licino, molte lo Scalabrino, e l’uno e l’altro le darebbe agevolmente; e si potrebbon chiedere al padre don Angelo Grillo, ed al signor Maurizio Cataneo, ed a monsignor Papio, ed al signor patriarca Gonzaga, quelle ch’io ho scritte a ciascun di loro: ma questo negozio non si spedirebbe così tosto: veda Vostra Signoria quel che le pare che facciamo». Brano nel quale rileva l’indicazione di un libro di lettere rimasto a Ferrara, a oggi perduto, e vanno sottolineati i nomi di alcuni dei più importanti e assidui corrispondenti del Tasso, lungo l’arco di tutta una vita. Sono sempre miei i corsivi, a testo e in nota, in assenza di indicazioni contrarie. 10. RESTA, Studi sulle lettere del Tasso, pp. 20-21, e ancora pp. 98-99. 11. Vd. Lettere, ed. Guasti, vol. V, p. 232, con rinvio all’ed: Lettere di Torquato Tasso, Pisa, Niccolò Capurro, 1826, vol. IV, p. 276 che assegna la lettera appunto a Orazio Feltro e che la colloca nel dicembre 1590, datazione che con ogni probabilità dovrà essere rettificata. Su Lettere, 980 vd. Lettere, ed. Guasti, vol. IV, p. 63, che ipotizzava una connessione della lettera con la famiglia Egizio o con quella Pisano, in ragione di un riferimento presente nel testo. Per Lettere, 1059, Guasti ipotizzava si trattasse di uno scorcio poi riassorbito in Lettere, 1042, un testo inviato al conte del Mazzarino; al di là della singolare spiegazione (posto l’ordinamento che Guasti stesso aveva definito), questa ipotesi pare smentita dalla presenza anche della lettera al conte del Mazzarino nel EMILIO RUSSO 109 L’insieme offerto da E rappresenta dunque una raccolta di prime stesure, immediati antecedenti all’invio vero e proprio delle missive: una registrazione parziale, ma in diretta e in progressione, delle prove epistolari tassiane. 2. Inteso in questa luce, il manoscritto necessita di un approfondimento organico, che potrà essere soltanto avviato in questa sede. Occorre in primo luogo individuare l’arco cronologico coperto dall’insieme dei testi, arco il cui avvio va collocato nella prima fase del soggiorno romano, nelle ultime settimane del 1587. Si trattò di uno dei tanti frangenti drammatici, con il Tasso impegnato prima a fuggire da Mantova, poi a resistere a un ritorno forzato alla corte gonzaghesca; ritorno cui lavoravano, magari con affetto e preoccupazione, ma anche con inganni, amici di vecchia data quali il Costantini e Scipione Gonzaga. Giunto a Roma, Tasso moltiplicò le sue iniziative per procurarsi protezione, fino a progettare e scrivere una supplica al papa (Lettere, 943).12 I primi abbozzi presenti in E muovono dall’avviso mandato a monsignor Filippo Spinelli (15661616), ospite del Tasso in quei giorni,13 e dall’annuncio indirizzato alla sorella Cornelia (risp. Lettere, 944 e 945). All’inizio di una nuova stagione, che immaginava finalmente libera da obblighi di servitù cortigiane, Tasso riprese dunque in E la pratica di raccolta delle sue missive che era stata già degli anni precedenti. manoscritto estense, ad attestare l’indipendenza delle due comunicazioni. Per Lettere, 1119, da ricollegare all’Orazione in lode dei Medici, vd. quanto detto oltre, in nota 20. 12. Vicenda in parte ricostruita, anche sulla scorta di documenti epistolari di Gonzaga e Costantini, in RUSSO, Per l’epistolario del Tasso (2). Schede su quattro autografi, pp. 60-61, cui si rinvia per la bibliografia più recente. 13. Arcivescovo di Rodi e più avanti, nel 1604, destinato alla porpora cardinalizia sotto Clemente VIII, Filippo Spinelli era legato di parentela a Vittoria di Capua, dei conti di Paleno; a lui sono indirizzate una serie di missive tassiane: Lettere, 944, 959, 971, 1401; vd. al riguardo ANGELO SOLERTI, Vita di Torquato Tasso, 3 voll., Torino-Roma, Loscher, 1895, vol. I, pp. 589-594, 730; inoltre LANFRANCO CARETTI, Codici di rime del Tasso, «Studi di filologia italiana», IX, 1951, in particolare p. 136 (a proposito dei testi conservati nel Vat. Lat. 10974, cc. 67r-70r, e segnatamente della canzone O sacre Muse, a’ Pastor sacri amiche). 110 RICERCHE SULLE LETTERE DI TORQUATO TASSO Meno agevole definire il punto più avanzato della registrazione trasmessa dal codice. Il termine del primo blocco di lettere sembrerebbe arrestarsi alle prime settimane del 1589, posto che in terzultima posizione è una lettera a Ferrante Gonzaga, con data certa al 15 gennaio 1589;14 subito dopo la c. 89r bianca, la prima registrabile nel corpo del codice, si trova l’inventario dei propri libri e dei beni che il Tasso compilò prima della partenza da Roma verso Firenze, e che viene dunque assegnato tra la fine del 1589 e l’inizio dell’anno successivo.15 Mentre sono di data incerta le lettere 1238, 1237, 1166, 1173, cui Resta assegnava una posizione autonoma nel codice,16 il secondo blocco di lettere sembra ripartire dai primi mesi dello stesso 1589, e vi figura abbastanza presto Lettere, 1117, indirizzata al cugino Enea Tasso e datata all’aprile.17 Nella sezione conclusiva del manoscritto le lettere paiono da situare ancora alla metà del 1589 (a inizio giugno rimanda la 1131, indirizzata ad Antonio Costantini).18 In quella stagione maturarono anche le due prose conservate nel manoscritto, presenti entro una sequenza continua in termini di fascicolazione con gli abbozzi epistolari, e che dunque si possono immaginare trascritte in E in tempi non troppo discosti rispetto al resto dei testi. Incrociando altre testimonianze epistolari: nell’ottobre del 1589 (Lettere, 1178, al Papio, del 15 ottobre) Tasso chiedeva un ausilio per copiare il manoscritto de Il Costante overo de la clemenza, la cui composizione era dunque terminata, dialogo che sarebbe poi stato dedicato al 14. Per Lettere, 1085 vd. Lettere, ed. Guasti, vol. IV, pp. 352-353; Guasti sottolineava per questa lettera una situazione complessa: «N’ebbi alcune varianti dai manoscritti estensi, rese inutili dal rinvenuto autografo, sul quale la ripubblicò il più volte lodato cavalier Ronchini». Il riferimento va a Lettere d’uomini illustri conservate in Parma e pubblicate da Amadio Ronchini, Parma, Tip. Reale, 1853. 15. Vd. Lettere, ed. Guasti, vol. IV, pp. 311-313, che ricollega l’inventario a Lettere, 1240-1241 a don Niccolò degli Oddi, e discute delle precedenti menzioni dello stesso inventario, a partire dall’espressione di Muratori citata in nota 6; vd. anche SOLERTI, Vita di Torquato Tasso, vol. III, pp. 59-60. 16. Vd. quanto detto nel par. 1. 17. Per Lettere, 1117 vd. Lettere, ed. Guasti, vol. IV, p. 355; vd. anche Lettere inedite di Torquato Tasso, ed. Muratori, vol. X, p. 148; Lettere, ed. Capurro, vol. IV, p. 272; Lettere, ed. Capurro, vol. V, num. 139. 18. Per Lettere, 1131 vd. Lettere, ed. Guasti, vol. IV, p. 356, con le notizie sulla tradizione precedente; inoltre RESTA, Studi sulle lettere del Tasso, pp. 151-152, con altri dubbi sull’edizione. EMILIO RUSSO 111 granduca di Toscana. L’Orazione in lode della Serenissima Casa de’ Medici, che venne progettata per le nozze di Ferdinando de’ Medici e Cristina di Lorena,20 è legata in modo complesso, anche sul piano della tradizione, a Lettere, 1118, 1119, 1120, anch’esse presenti nell’ultima sezione di E.21 In attesa di una ricognizione più puntuale, per la “durata” del codice pare definirsi un arco di circa due anni, dallo scorcio finale del 1587 alla conclusione del 1589, tra l’arrivo a Roma e le iniziative funzionali al trasferimento a Firenze, poi nel concreto realizzatosi solo nell’aprile del 1590. Un arco confermato, sia pure con le condizioni già ricordate, anche dalle poche lettere tradite da E provviste di una datazione nell’edizione Guasti, lettere che paiono scandire ad intervalli larghi la sequenza dei testi nel manoscritto estense: si tratta, nell’ordine, di 987, 983, 1004, 1035-1036, 1085, 1117, 1131. Merita una nota specifica la coppia 1035-1036, le uniche due lettere provviste di data, 22 e 24 settembre 1588, che siano contigue in E: l’una al Datario di Roma, il cardinal Pallotta, con la richiesta di un’intercessione presso papa Sisto V, l’altra indirizzata a Vincenzo Gonzaga duca di Mantova: una lettera risentita, non priva di toni acri, contenente l’ennesima richiesta da parte del Tasso dei propri libri rimasti a Mantova. 19 19. Vd. la zona conclusiva di nota 4, ricordando che la dedicatoria al granduca di Toscana non è presente nel manoscritto estense. 20. Per la tradizione della breve operetta vd. EMANUELA MINESI, Indagine critico-testuale e bibliografica sulle ‘Prose diverse’ di T. Tasso, «Studi tassiani», XXXIII, 1985, pp. 125-144, alle p. 128-129; l’opera si legge ancora nell’edizione TORQUATO TASSO, Prose diverse, a cura di Cesare Guasti, 2 voll., Firenze, Le Monnier, 1875, vol. I; si ricordino le notizie in SOLERTI, Vita di Torquato Tasso, vol. I, pp. 632-634. Il testo dell’Orazione è collegato a Lettere, 1126 e 1135, come anche a Rime, 1435-1437, tutti testi inseriti nella pratica encomiastica medicea portata avanti da Tasso in quei mesi. 21. Per Lettere, 1118 e 1119, vd. Lettere, ed. Guasti, vol. IV, pp. 355-356; 1118 e 1120 vengono in Guasti riprese dall’edizione del Muratori, mentre per 1119 si rilegga l’indicazione dello stesso Guasti: «Nella stampa veneta delle Lettere inedite raccolte dal Muratori questa parte di lettera, o biglietto che piaccia chiamarlo, seguita con un semplice capoverso alla lettera precedente indirizzata al Gonzaga: ma è facile il conoscere che non vi ha che fare. Il Capurro (IV, 280 in nota) avvertiva che dopo le parole «honora medicum propter necessitatem» segue nell’autografo (od originale che piuttosto si debba dire) l’Orazione in lode di Casa Medici; e quindi stanno le poche righe, Io ho lodato ec. Per me è chiaro, che questo non è altro che un biglietto, col quale Torquato accompagnava a chicchessia, e forse al medesimo cardinale Gonzaga, l’Orazione in lode de’ Medici». 112 RICERCHE SULLE LETTERE DI TORQUATO TASSO Se la sequenza di E corre dunque secondo un ordine cronologico che in larga misura confligge con la sistemazione fissata da Guasti, la stessa sequenza offre solo una parte delle lettere riconducibili con buona certezza a questi mesi: una parzialità che, al di là della prima e più ovvia ipotesi di altre carte tassiane non arrivate fino a noi, può essere forse ricondotta alla scelta di tenere una minuta solo delle lettere più rilevanti, per gli interlocutori, per i toni, per le materie discusse, in vista appunto di quella possibile stampa di un volume che, dal 1586 in avanti, prese posto tra i progetti di Tasso. 3. Riposa nell’ordinamento delle lettere la valenza straordinaria del codice estense. Ove accolta, infatti, la ricostruzione qui proposta consentirebbe di assumere E quale perno per una revisione della cronologia di molte lettere, entro una ricostruzione da condurre con cautela, tramite controlli incrociati e verifiche esterne.22 Tra i molti ostacoli che rendono complessa una nuova edizione dell’epistolario tassiano quello dell’ordinamento è in effetti il più difficile da affrontare, con inevitabili ricadute anche sul versante del commento. Al di là delle sezioni esplicitamente intestate a lettere di data incerta (Lettere, 534-599, ad esempio, assegnate latamente alla stagione di Sant’Anna),23 l’edizione Guasti – della quale non occorre ricordare 22. La datazione di queste lettere, solo in parte minima testimoniate dagli autografi effettivamente inviati dal poeta, andrà del resto verificata caso per caso, ricostruendo la trafila delle testimonianze disponibili, anche per la rilevanza delle conseguenze che potrebbero essere dedotte. Solo un esempio: si pensi alle due lettere provviste di data e indirizzate al Manso che figurano nella prima parte del manoscritto, Lettere, 987 e 993 rispettivamente del 2 giugno e del 12 luglio 1588 (la 987 pubblicata in Muratori, num. 120; poi in Capurro, vol. IV, p. 241; vol. V num. 268, sulla scorta del ms. Serassi; la 993 pubblicata in Muratori, num. 127; poi in Capurro, vol. IV, p. 250; vol. V num. 269, ancora sulla scorta del ms. Serassi). Alle cinque lettere che l’edizione Guasti inserisce nei quaranta giorni intercorsi tra i due testi al Manso si oppongono le dodici lettere interposte nel manoscritto estense, nessuna delle quali tra l’altro coincide con Lettere, 988-992, testi invece presenti per quattro quinti in una zona appena precedente di E. Un ginepraio. 23. Vd. al riguardo, Lettere, ed. Guasti, vol. II, p. 561, con l’indicazione di un paio di eccezioni, per lettere databili con relativa sicurezza, ma soprattutto con espressioni nelle quali si avverte la sensazione di accerchiamento dello studioso rispetto alla sovrabbondanza dei materiali e delle questioni relative. EMILIO RUSSO 113 il coraggio e il rilievo storico – presenta infatti molte tessere la cui sistemazione cronologica appare incerta, fondata su ragioni labili. Una recensio aggiornata di manoscritti e un confronto con le stampe, passaggi essenziali per la definizione del testo, è presumibile che non riusciranno a sanare le numerosissime incertezze sulla datazione, posto che proprio le stampe di fine Cinquecento e di inizio Seicento obliterarono gli estremi cronologici delle lettere.24 Occorrerà spesso continuare a procedere per via ipotetica, giovandosi di quanto emerso e chiaritosi negli ultimi decenni sui diversi passaggi della biografia tassiana. In questa chiave E, sia pure su una zona circoscritta, potrà offrire un supporto prezioso, anche – come già notava Resta–25 per riportare alla sezione cronologica individuata molte lettere che nell’attuale sistemazione pertengono ad altra stagione. Così ad esempio per Lettere, 588, al conte Alessandro Ranuccio, recuperata da Guasti dall’edizione Cochi 1616 e collocata appunto negli anni della reclusione ferrarese, lettera che andrà probabilmente assegnata invece all’inizio dell’estate 1588. Così anche per due lettere assai più tarde nell’edizione Guasti, la 1501, al cardinal Giulio Antonio Santoro, e la 1541 al duca Alfonso II d’Este: per la prima Guasti ipotizzava Napoli 1594,26 mentre assegnava la seconda alle lettere di data incerta dell’ultima stagione. Testi per i quali è verosimile, sulla scorta di E, un ancoraggio rispettivamente alla fine del 1588, prima della partenza da Napoli, e ai primi mesi del 1589.27 24. Vd. al riguardo le osservazioni contenute nel saggio di PAOLO PROCACCIOIl tempo della lettera. Aretino e le sue date: vere o false, presenti, assenti, presunte, in Archilet. Per uno studio delle corrispondenze letterarie di età moderna, pp. 29-44, con una ricognizione sulla pratica della datazione nelle principali raccolte di medio Cinquecento. 25. RESTA, Studi sulle lettere del Tasso, p. 189: «occorre aggiungere che Me1 [sigla utilizzata da Resta per E] suggerisce autorevolmente non poche correzioni all’attuale cronologia delle lettere tassiane: essendo, infatti, un copialettere, è chiaro che la cronologia del gruppo di lettere nel ms. contenute debba uniformarsi all’ordine di successione che esse hanno in quello». 26. Questa l’esile argomentazione in Lettere, ed. Guasti, vol. V, p. 249: «Non ha data, ma sia scritta da Napoli, e negli ultimi tempi della sua infelice vita, si rileva dall’istessa lettera». 27. Su altri casi la situazione pare meno nitida, meno univoche le dinamiche: è quanto avviene per Lettere, 770, lunga lettera a Scipione Gonzaga, collocata da Guasti nel febbraio del 1587, con una sottoscrizione «Di Mantova» che è presente nella stampa delle Comin Ventura del 1588 ma non compare nell’edizione procurata da Muratori e nel manoscritto estense. La lettera si presenta in E praticamente priva di correzioni, e non solo consente di integrare alcune LI, 114 RICERCHE SULLE LETTERE DI TORQUATO TASSO 4. Rinviando ad altra sede la disamina analitica degli apporti di E per la datazione di molte lettere nella stagione dopo Sant’Anna,28 qui converrà in conclusione solo avviare l’approfondimento di un altro dossier di grande interesse, relativo alla strategia epistolare del Tasso. Gli abbozzi consentono infatti uno sguardo con pochi riscontri dentro l’officina del Tasso epistolografo: viene in luce anzi tutto la successione dei testi, raccolti in piccoli gruppi indirizzati a destinatari contigui o comunque collegati, ad articolare una precisa strategia di richieste; ancora, la loro attentissima elaborazione, frastagliata di correzioni e aggiunte, spesso mirate a definire una precisa tonalità patetica, una precisa inclinazione della supplica o della richiesta orgogliosa, in ragione dell’occasione e del corrispondente. In pochi casi fortunati è possibile poi confrontare il testo offerto da E con l’autografo effettivamente inviato dal Tasso, e si tratta di raffronti importanti, tanto più se poi estesi sull’orizzonte della tradizione a stampa. Quale specimen di questa complessa dinamica propongo qui di seguito due esempi tra i più significativi: metto a testo la lezione conclusiva di E, riportando in una prima fascia di apparato tutti gli interventi autografi presenti nel codice estense, in una seconda fascia le varianti significative ricavabili dalle edizioni a stampa, compresa quella di Guasti. È subito evidente nella prima fascia il fittissimo lavoro di correzioni e varianti che caratterizza la stesura delle minute: interventi immediati, ripensamenti con aggiunte in interlinea, in molti casi anche per ribadire la lezione appena cassata. Un quadro che conferma la lenta e sofferta composizione delle lettere,29 specie nei passaggi che affrontavano materia delicata (la situazione in Vaticano nel primo esempio, la “materia amorosa” in poesia nello scorlacune (erano tacitati, con puntini sospensivi, un paio di riferimenti a un principe che dovevano suonare irriguardosi) ma offre dei riferimenti interni al Torrismondo e ad alcuni dialoghi che rendono plausibile una sua datazione al 1587; Scipione Gonzaga vi figura, tra l’altro, ancora come Patriarca di Gerusalemme e non come cardinale, nomina caduta nel dicembre 1587. Possibile dunque pensare in questo caso a una copia in E di un testo precedente, riversato nel nuovo registro inaugurato nei primi mesi romani; al riguardo vd. anche RESTA, Studi sulle lettere del Tasso, pp. 95-98. 28. Vd. nota 6. 29. RESTA, Studi sulle lettere del Tasso, pp. 24-25. EMILIO RUSSO 115 cio finale del secondo). Tasso spesso ottundeva con le sue cassature alcuni spigoli, ma l’apparato restituisce puntate sorprendenti, che solo un sussulto di prudenza d’autore cancellava poi dal testo, ma comunque significative dello sguardo e delle posizioni tassiane, più lucide e consapevoli di quanto la vulgata critica non conceda. Proprio la messe cospicua di varianti, segmentate in apparato per restituire la fitta tessitura di interventi, suggerisce alcune considerazioni in prospettiva dell’edizione critica dell’epistolario. La tradizione estremamente complessa degli oltre mille e seicento testi imporrà, credo, soluzioni di mediazione: l’indicazione offerta da Resta di preferire in linea generale la tradizione manoscritta rispetto alla tradizione a stampa – poste le manipolazioni documentate su alcune sezioni delle edizioni secentesche – potrà trovare applicazione solo parziale, stante la porzione minoritaria di lettere tradite da autografi o da copie affidabili; e anche nel caso di taluni autografi (come quelli trasmessi da E) il manoscritto potrà piuttosto valere come elemento di verifica e raffronto, meglio che come base effettiva per l’edizione del testo. In molti altri casi la tradizione a stampa rappresenterà comunque supporto unico e non aggirabile. Si profila così in misura molto sensibile un’edizione a diversi livelli di autorialità, entro la quale si affiancheranno testi di sicura finitura tassiana – in taluni, pochi, casi persino con la possibilità di ricostruirne la genesi complessa sulle carte autografe – a testi giunti da edizioni che Tasso non ebbe la possibilità di correggere e rivedere, come più volte lamentò nel corso dei suoi ultimi anni.30 30. RESTA, Studi sulle lettere del Tasso, pp. 55-65. 116 RICERCHE SULLE LETTERE DI TORQUATO TASSO I LETTERE, 1041 [A Maurizio Cataneo] 31 E = Modena, Biblioteca Estense Universitaria, cc. 9v-12v. Bg88 = Lettere, ed. Comino Ventura 1588, II, cc. 97r-98r. Mu = Lettere, ed. Muratori, vol. X, pp. 320-321, n. 116. CapII = Lettere, ed. Capurro, tomo II, pp. 196-198, n. 555. CapIV = Lettere, ed. Capurro, tomo IV, pp. 234-236, n. 116. G = Lettere, ed. Guasti, vol. IV, pp. 120-123. Molto Reverendo signor mio osservandissimo [1] Io sono stato dubbio s’io devessi rispondere a questa lettera di Vostra Signoria portatami in Napoli, temendo che la mia risposta non facesse altro, che ’l conservarmi l’apparenza de l’amicitia dannosa. [2] Sono diece anni, ch’io infelicissimo infermai; de’ quali sette o poco meno ho vissuto in prigione, se pur quella si potea chiamar vita, e non più tosto morte acerbissima. 1 a questa ] aggiunta a margine su l’altr cassato 1 temendo ] in interlinea su essendo homai certo cassato 1 non facesse ] in interlinea su havrebbe fatto cassato 1 de l’ ] in interlinea di una cassato 1 dannosa ] in interlinea su dannosa e piena di pericolo cassato, e poi su inutile e senza frutto cassato 2 ch’io ] in interlinea sono poi cassato intestazione Molto Reverendo signor mio osservandissimo ] assente in Bg88 Mu CapII CapIV G 1 a questa lettera ] a la lettera Bg88 Mu CapII CapIV G 2 ch’io infelicissimo ] che io CapII 2 se pur … acerbissima ] se quella si potea chiamar vita Bg88 CapII 31. La lettera è priva di intestazione in E; in Mu si legge «Questa lettera si può ragionevolmente credere scritta a Mauro [sic] Cataneo». L’indicazione corretta a Maurizio Cataneo si legge in CapIV, ma si leggeva già anche in Bg88. Nella trascrizione dell’autografo estense si adottano criteri conservativi, ammodernando soltanto l’uso di apostrofi e accenti, e con minimi interventi sull’interpunzione. Viene inserita una paragrafatura di servizio, funzionale alla costituzione di un apparato essenziale che dia conto delle differenze anzi tutto rispetto all’edizione Guasti, e in subordine rispetto alle altre stampe sette-ottocentesche. EMILIO RUSSO 117 [3] Et in così lungo spatio di tempo, né per impatienza, né per sofferenza, né per sincerità, né per dissimulatione, né per furore, né per mansuetudine, né per abbassar l’animo più che a’ meriti non si conveniva, né per inalzarlo sovra la mia fortuna, né per dubbio di morte, né per certezza di scorno ho potuto muovervi a compassione de le mie lunghe miserie, in guisa che supplicaste per me chi poteva essaudirci. [4] La mia fortuna è quella stessa c’ha dato tanto animo a’ nemici miei d’offendermi e di schernirmi; o sia il diavolo o temerità, com’altri estima, o cagione, ch’opera oltre il proponimento de gli huomini, e spesso rivolge il mondo sottosopra. [5] In tutti i modi ella è un non so che di pazzo, di temerario, o d’insolente e di maligno; se pur è cosa alcuna. [6] Né la corte dovrebbe farsene Idolo; né i miei nemici quasi Idolatri ricorrere a la sua protettione. [7] In somma, chi vuol commettere alcuna cosa a la fortuna è mio nemico, benché io non fossi di lui. [8] Io a l’incontro vorrei commettere tutte le cose al consiglio non corrotto, a la prudenza, a la providenza. 3 di tempo, ] segue né per sofferenza né per dissimulation, cassato 3 mansuetudine, ] segue né per inalzar, cassato 3 scorno ] in interlinea su rimprov cassato; di seguito non cassato 3 in guisa che supplicaste per me chi poteva essaudirci ] in interlinea su né trarvi una favella sincera da la bocca (sovrascritto su penna, cassato) o da la penna cassato. 4 diavolo ] segue com’io credo o almeno cassato 4 rivolge ] in interlinea su ha voluto cassato 5 maligno ] soprascritto a maligno cassato 6 Idolo ] in interlinea su Idolo cassato 6 protettione. ] segue e placarla co’ loro maligni sacrifici, cercando con le male arti di farsi benivola la malignità istessa cassato 7 benché ] in interlinea su quantunque cassato 7 di lui ] segue e tanto più crudele quanto più odia chi non gli vuol bene male, benché ricusi di servirlo cassato 8 non corrotto, ] segue tutto cassato 8 a la ] segue providenza cassato 8 prudenza, ] segue tutto cassato 3 supplicaste ] supplicasse Mu 3 essaudirci ] esaudirvi Bg88 CapII G esaudirci Mu CapIV 4 stessa ] medesima Bg88 CapII G 4 c’ha dato tanto animo] che dà tanto animo Bg88 CapII G 4 estima ] stimano Mu CapIV 5 pazzo ] maligno in Bg88 CapII G 5 o d’insolente e di maligno ] e di pazzo Bg88 CapII G 6 quasi Idolatri ricorrere ] ricorrere, quasi idolatri Bg88 CapII G 7 a la fortuna ] a la mia fortuna Bg88 CapII G 8 a la providenza ] e alla providenza Mu CapIV 118 RICERCHE SULLE LETTERE DI TORQUATO TASSO [9] Né sono così ignobil soggetto che dovessi esser abbandonato a la fortuna, come nave al mare o palla al vento. [10] Almeno sono creatura d’Iddio, dotata di libero arbitrio, e non ostinato in alcuna cosa, ch’io reputi peccato; non disperato da la sua misericordia, la qual non è discompagnata da la sua giustizia. [11] Non voglio, che ’l parlar de la fortuna mi trasporti ad altra, ch’a questa conchiusione: torrei più tosto morir infelice con la providenza, che viver felice con la fortuna, ne la quale non confiderei uno de’ miei libri, o uno de’ fogli da me scritti. [12] Ma come sapete la prosperità è de la fortuna, la felicità de virtù: facciami felice se può la mia virtù, ch’io non ricuso uscir di tanta miseria co ’l suo aiuto. [13] Se Monsignor illustrissimo Albano è ricordevole di me, dee ricordarsi ancora de la prima grazia ch’io gli dimandai, quando venni a Roma fuggitivo; la quale almeno mi dovrebbe esser conceduta dopo dieci anni; non potendo in altro modo trovar alcun riposo ne le mie sollecitudini, o quiete ne l’inquietudini. [14] Non può esser hora ingiusta quella dimanda ch’allhora fu 9 esser abbandonato ] in interlinea su esser lasciato cassato 10] d’Iddio, ] segue non osti- cassato 10 discompagnata ] in interlinea su disgiunta cassato 11 mi trasporti ] in interlinea su mi trasporti più oltra cassato 11 conchiusione ] in interlinea su ch’io dirò per conchiusione cassato 11 torrei più tosto morir ] in interlinea su voglio più tosto morir cassato 12 uscir di ] riscritto sul rigo dopo uscir di cassato 13 gratia, ] in interlinea su gratia cassato due volte 13 dieci anni; ] segue perché fu giustissima cassato 14 fu giusta: ] segue perché ne l’ingiusti- cassato 14 tutti ] in interlinea su tutte cassato 14 impuniti ] segue de l’offese fattemi cassato 9 che dovessi ] ch’io devessi Bg88 G 10 alcuna cosa ] cosa alcuna Bg88 G 10 non disperato ] e non disperato Bg88 CapII G 10 da la sua ] de la sua Bg88 CapII G 11 mi trasporti ad altra ] mi traporti ad altro Bg88 CapII G 11 torrei ] vorrei Bg88 CapII G 11 con la providenza ] con la prudenza Mu 11 ne la quale … scritti ] assente in Bg88 CapII 12 la prosperità è de la fortuna, la felicità de virtù ] la felicità è de la virtù, la prosperità de la fortuna Bg88 CapII G 13 è ricordevole di me ] è ricordevole Bg88 CapII G ricordevole di me Mu CapIV 13 ricordarsi di … servitore ] assente in Bg88 13 dee ricordarsi ] dee ricordarsi di me povero gentilhuomo, vostro amico, suo servitore, e ricordarsi Bg88 CapII G 13 almeno mi dovrebbe ] almeno mi devrebbe Mu CapIV almeno devrebbe Bg88 CapII G 14 non dovrei io solo in tutto ] io solo non devrei per tutto Bg88 CapII G 14 andarne ] condurre Bg88 CapII EMILIO RUSSO 119 giusta: o almeno non dovrei io solo in tutto il mondo esser punito de le mie colpe e de l’altrui, e tutti gli altri andarne impuniti. [15] Ricordisi Sua Signoria illustrissima, che la fede è fondamento de la giustitia: ricordisi, che la fede è così detta, perché si fanno le cose che si dicono: ricordisi, ch’abbandonandosi la protettione di coloro, che sono offesi a torto, s’abandona una parte de la giustitia. [16] A chi siede in altissimo luogo non si conviene dir, Non me ne curo, o non me n’impaccio: però non mi par credibile ch’alcuno l’abbia detto. [17] Qual regione così barbara, qual parte del mondo è così remota dove l’auttorità d’un Cardinale non havesse potuto giovarmi? [18] Hora se le mie preghiere non le sono moleste soverchiamente, io il supplico di nuovo. [19] De la dedicatione de le mie opere non posso risolvermi, se prima non son risoluto de l’altrui volontà: però il Licino devrebbe mandarmi le scritture e i danari: gli uni perch’io potessi rallegrarmi de la liberalità de la patria, l’altre, accioch’io non avessi cagione d’accusar la sua ostinatione. [20] Almeno mandasse le scritture, e si ricordasse del suo debito. [21] Al signor Cardinale Scipione ho scritto: egli sa quel che più farei. [22] A Vostra Signoria, se non ha indurato il cuore contra me, non posso porger altra supplica, se non pregarla che muti consiglio. 15 illustrissima ] segue se crede in alcuna cosa a’ filosofi cassato 15 ricordisi ] segue ch’abbandonando una parte de la mia protettione giustitia cassato 15 coloro ] interlinea su coloro cassato 15 s’abandona ] in interlinea su s’abandona cassato 16 però … detto ] aggiunta in interlinea 17 l’auttorità ] in interlinea su l’autorità cassato 17 giovarmi? ] aggiunta in interlinea 18 moleste soverchiamente ] in interlinea su molestamente soverchie cassato 18 io il ] in interlinea su ne lo cassato 15 le cose che ] le cose le quali Bg88 CapII G 15 abbandonandosi ] esaminandosi Mu 15 che ] i quali Bg88 CapII G 16 dir ] il dire Bg88 CapII G 17 Qual regione … dove ] Qual regione [religione Bg88] è così barbara, o qual parte del mondo così remota dove Bg88 CapII G 18 le ] gli Bg88 CapII G 18 io il ] il Bg88 CapII G 19 de l’altrui volontà ] di volontà Bg88 CapII 19 le scritture e i danari ] le mie scritture co’ danari Bg88 CapII G 20 e si ricordasse ] o si ricordasse Mu CapIV 21 quel che più farei ] quel che farei Mu CapIV quel che può fare Bg88 CapII G 22 muti consiglio ] muti consiglio, e presenti l’inchiusa al Sig. Cardinale Alessandrino. N.S. vi guardi da male. Di Monte Oliveto Bg88 CapII 120 RICERCHE SULLE LETTERE DI TORQUATO TASSO [23] Se non temessi d’offenderla, la pregherei a supplicare il papa in mio nome, che scomunicasse tutti coloro i quali o con malie o con veneni, o con altra cosa nociva cercano d’offendermi, e d’indurmi per disperatione a lasciare l’uso de’ santi sacramenti; de’ quali prego Iddio, che mi conceda la gratia. [24] Ma la charità parla per me in questa materia. 23 a supplicare ] aggiunta a margine sinistro dopo che supplicasse cassato 23 scomunicasse ] in interlinea su scomunicasse cassato 23 tutti coloro i quali ] segue havendomi conceduta la gratia de la comunione, non mi concedano ancora o in la gratia del Sacramento o cercano di separarmi dagli altri in qualche modo. Bacio a V.S. la mano., cassato 23 santi ] aggiunta in interlinea 23-24 Se non … materia ] assente in Bg88 CapII 23 o con malie, o con veneni ] o con malie, o con veleni Mu CapIV G 24 in questa materia. ] in questa materia. E presenti l’inchiusa al signor cardinale Alessandrino. Nostro Signore vi guardi da male. Di Monte Oliveto. G EMILIO RUSSO 121 II LETTERE, 991 [Al cardinale Michele Bonelli, detto l’Alessandrino – Roma] E = Modena, Biblioteca Estense Universitaria, cc. 26r-30r. Co = Lettere, ed. Cochi 1616, pp. 33-37 G = Lettere, ed. Guasti, vol. IV, pp. 74-77. Al signor Cardinale Alessandrino [1] Io ho lasciata l’habitation di Roma per questa di Napoli estimando che la mia fortuna mi cacciasse da Vaticano, dove io haveva sperato di ripararmi sotto la protettione e la providenza del santissimo papa Gregorio xiii decimoterzo, quasi invitato dal cardinale San Sisto suo nipote. [2] Havea scritto (perché pur de le cose da me scritte me ne ricordo alcuna) che Vaticano deveva esser simile al cielo nel quale i contrari sono amici; percioch’ivi si ritrova la somma virtù di ciascuno, e la sommità per così dire senza alcuna imperfettione o alteratione che possa esser principio di morte, e di corruttione. [3] Le nemicitie de’ grandissimi re ne l’altre parti sono accompagnate da grandissime imperfettioni da le quali alcune altre volte procede la morte di molte migliaia d’huomini, e la ruina de’ regni nobilissimi e de le provintie. [4] Ma intestazione Alessandrino ] riscritto sul rigo dopo Albano cassato 1 Io ho lasciata l’habitation ] riscritto su riga seguente dopo Io ho cangiato l’habita cassato 2 i contrari sono amici ] in interlinea su non c’è alcuna guerra, o alcuna discordia fra contrari cassato 2 principio ] in interlinea su cagione cassato 3 re ] segue che cassato 3 parti ] segue sono accompagnate cassato 3 imperfettioni ] segue per cassato 3 alcune ] lettura incerta in E 4 Pietro, ] segue l’albergo de la giustitia cassato 4 esser ] riscritto in interlinea su divenir cassato 4 sommamente concordi ] aggiunta in interlinea su quasi concordia cassato; segue abba- cassato 4 lasciando ] segue tutte le imperfettioni cassato 4 malevoglienze ] riscritto in interlinea su nemicitie 1 estimando ] stimando Co G 4 dovrebbe ] dovrebbero Co G 122 RICERCHE SULLE LETTERE DI TORQUATO TASSO in quella dove è la sede di Pietro, dovrebbe esser sommamente concordi, lasciando tutti gli odi e le malevoglienze che perturbano, e guastano il mondo. [5] Però oltremodo mi maravigliai, che ne’ primi giorni, ch’io vi fui condotto, alcuno fosse ardito di leggermi molti versi in biasimo, non solo de la Regina d’Inghilterra, ma del Re mio signore, potentissimo oltre tutti gli altri del Christianesimo e degno per le vittorie riportate contra gl’infedeli e gli Heretici, e per gli altri suoi meriti, di maggior imperio. [6] Laonde mi parve, che non fosse disprezzata la sua grandezza, o la sua virtù, o la gloria del padre e de gli Avoli, o quella acquistata con la sua prudenza e co ’l valore de’ suoi capitani; ma la mia infelicità, e ’l mio soverchio timore, o soperchia patienza. [7] Io non ho mai havuto ardimento di lodarlo, e ciò è avenuto per molte cagioni, ma la prima è stata l’opinione che Sua Maestà si potesse contentare, ch’un devoto servitore dicesse fra sé medesimo: Silentium erit tibi laus. [8] L’altre furono, e sono ancora, la cognitione di me stesso, per la quale io non m’assicuro de le mie forze debolissime, né de la memoria, né de la prontezza; e la infermità e la povertà, e la prigionia, et il desiderio di quiete e del riposo, e ’l timor de la malignità, e de l’invidia, che son 5 leggermi ] in interlinea su mostrarmi cassato 5 molti ] in interlinea su alcuni cassato 5 degno ] segue per suo proprio merito de la grandezza e de la potenza lasciatali per heredità da’, cassato 5 di maggior imperio ] in interlinea su de la grandezza, e de la potenza lasciatali per heredità da suoi gloriosissimi antecessori cassato 6 grandezza ] segue ma la mia cassato 6 del padre e de gli Avoli ] in interlinea su degli avi, o la sua cassato 6 co ’l valore ] in interlinea su le vittorie cassato 6 o soperchia patienza ] aggiunta in interlinea 7 l’opinione ] segue ch’io haveva cassato 8 L’altre ] segue sono cassato 8 ancora ] segue la servitù, ch’io have cassato 8 la cognitione ] segue ch’io cassato 8 m’assicuro ] in interlinea su mi prometto molto cassato 8 de le mie forze debolissime ] in interlinea su del mio ingegno cassato e poi de le mie forze cassato una prima volta 8 riposo, ] segue l’odio de l’adulatione e chiamo adulatione non le debite lodi, che son quelle lodi che possono darsi cassato 8 che son ] in interlinea su le quali cassato 8 venti ] per correzione sul rigo su vento cassato 8 percuoton ] per correzione sul rigo su percuote 5 del Christianesimo e degno ] del Christianissimo degno Co 6 la sua prudenza ] la prudenza Co G EMILIO RUSSO 123 quasi venti che percuoton più le più alte cime. [9] Ma s’io ho assomigliato Vaticano al cielo, perché non posso assomigliarlo a l’Olimpo? il quale come si scrive non è perturbato da’ venti, che non sogliono muover le ceneri de’ sacrifici. Deveva dunque più fidarmi del mio buono intendimento, che diffidar di mia o d’altrui imperfettione. [10] Troppo sono trascorso. Ma chiedo grazia, che sia lecito di scrivere liberamente a chi crede di scrivere il vero, né ricusa d’emendarsi de’ suoi errori. [11] Scriverò dunque da Napoli con quella libertà, ch’io più desidero; la qual è scienza, com’alcun disse, de le cose lecite e de l’opposte. [12] Vorrei sapere quel che mi sia lecito, e quel che mi sia negato: non per usar l’uno, e l’altro, ma per separarmi quanto io posso da coloro i quali sono, come piace a’ filosofi, servi per natura; o, come vogliono i Theologi, servi del peccato. [13] E se fra queste opinioni è qualche discordia, seguiamo la migliore; e sarebbe stata gratia il seguirla con gli amici in Vaticano, perché non è perfetta amicitia peraventura quella ne la quale sono contrarie le opinioni. [14] Ma io mi doglio, che non ‹mi sia› conceduto il dissimulare in guisa, ch’io potessi almeno sodisfarmi de l’altra, che non ricerca tanta perfettione. [15] Hora non avendo amicitia perfetta, dimando giustizia: ma s’io havessi quella, questa non sarebbe necessaria. [16] La dimando al papa, la dimando al Re, la dimando a’ Vinitiani, e la dimando in molte parti, 9 l’Olimpo? ] seguono alcune parole cassate non leggibili 9 da’ venti, ] segue e ciò si cassato 9 di mia o d’altrui imperfettione ] riscritto in interlinea su de l’altrui perversa intentione cassato 11 com’alcun disse ] aggiunta in interlinea 12 Vorrei ] segue saper cassato 12 sono ] segue per l’imperfettione de l’intelletto cassato 13 è qualche ] in interlinea su non è molta cassato 13 seguiamo … Vaticano ] in interlinea dopo non sarebbe quasi maraviglia, che questa amicita anchora si potesse far in Vaticano cassato 14 mi sia ] assente nel manoscritto 14 almeno ] in interlinea su dissimular cassato 14 de l’altra ] in interlinea su de la civile amicitia cassato, di quella cassato, di quella cassato, de l’altra cassato 15 perfetta ] in interlinea su chiedo cassato 15 ma ] in interlinea su la quale cassato 15 havessi ] per correzione su l’havessi 16 a tutti ] aggiunta in interlinea 16 e specialmente ] in interlinea su e particolarmente aggiunto in interlinea e poi cassato 16 che ] aggiunta in interlinea 16 in ogni ] in interlinea su per tutti cassato 16 regno ] per intervento sul rigo su Regni 16 ne ] in interlinea su per tutta cassato 9 dunque ] adunque Co G 124 RICERCHE SULLE LETTERE DI TORQUATO TASSO perché in molti luoghi mi par di ricevere ingiuria; ma dimando insieme gratia a tutti, e specialmente la grazia di Sua Beatitudine, che dovrebbe bastar in ogni regno de la Christianità, non solo ne l’Italia. [17] Prego Vostra Signoria illustrissima, che si degni di considerare le conditioni di chi supplica. [18] Io che la dimando supplichevolmente son povero gentilhuomo, al quale è stata molte volte promessa; e la chiedo in questi paesi ne’ quali io nacqui, e desidero di vivere. [19] Non posso far brevi composizioni, e con qualche mio compiacimento: perché tra l’infermità e la fatica del poetare a voglia altrui, m’è venuto quasi in odio la vita. [20] Non vorrei esser disturbato da qualche mio breve ma piacevole studio; e fra piacevolissimi, non solo tra piacevoli, è la lettione de Padri. [21] Desidero la gratia con queste conditioni, perché negandomisi alcuna d’esse, mi pare che mi si nieghi troppo espressamente la vita. [22] Supplico, che non mi sia comandato, ch’io faccia opera alcuna; e che non mi sia vietato; perch’io ho molto risguardo a non iscriver cosa, che possa parere o lasciva, o licentiosa, o contra i buon costumi. [23] Vorrei giovar molto s’io potessi, ma non potendo giovare quanto vorrei mi guarderò almeno di nuocere a coloro, che leggeranno le mie compositioni. [24] So che alcuni concetti amorosi ne la poesia sono quasi veleno tra’ pretiosissimi cibi. 17 supplica ] in interlinea su la dimanda cassato 18 Io ] segue son cassato 18 supplichevolmente ] aggiunta in interlinea 18 chiedo ] in interlinea su dimando cassato 18 ne’ quali io ] in interlinea su dove son già cassato 18 nacqui, e ] segue dove cassato 18 vivere ] segue e d’adempire un mio desiderio di molti anni, né chiamo questo desiderio di servire ma d’esser servito, almeno da una fante o da un ragazzo cassato 19 far ] riscritto in interlinea su comporre cassato 19 brevi ] breve in E 19 composizioni ] segue e rade volte cassato 19 poetare ] riscritto in interlinea su parola illeggibile cassata 20 piacevoli, ] segue soglio alcuna volta numerare cassato 21 mi pare che ] aggiunta in interlinea 21 nieghi ] per intervento sul rigo su niega 21 la vita. ] seguono alcune parole cassate illeggibili 22 ch’io faccia opera ] in interlinea su scriva cosa cassato 22 vietato; ] segue se pur cassato 23 quanto vorrei ] riscritto in interlinea su mi sforzerò cassato, poi almeno di nuocere. Ma supplicando mi nasce un timore, che non mi cacci di Napoli cassato 24 alcuni … poesia ] per intervento sul rigo e in interlinea su alcune poesie 19 Non posso far ] Non posso se non far Co G 20 tra piacevoli ] fra piacevoli 21 negandomisi ] negandosi Co G EMILIO RUSSO 125 [25] Io purgherò il veleno, et apparecchierò l’antidoto per maggior sicurezza. [26] Fra tanto Vostra Signoria illustrissima mi faccia gratia di stimarmi degno di quella di Sua Maestà e di Sua Beatitudine, senza la quale non posso pensare a la ricuperatione de la dote materna, necessaria per sostegno de la mia vita. [27] La mia infelicità mi costringe a supplicarla troppo arditamente: mi perdoni questo ardire, o questa importunità perch’a gli altri suoi grandissimi meriti non sarà diminutione l’havermi aiutato in questa infermità, ma accrescimento più tosto. 25 il veleno ] segue se veleno è l’amore aggiunto in interlinea e poi cassato 25 sicurezza. ] segue Fra tanto Vostra Signoria Illustrissima mi faccia degno de la sua gratia, e di quella di Sua Beatitudine che può farlo, e direi di quella del Re, s’io non temessi di parer troppo importuno [aggiunta nel margine sinistro], accioch’io con l’animo quieto possa attender a ricuperar la dote di mia madre cassato 26 non ] non non in E 27 importunità ] segue perch’a cassato