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4 Arte GLI ENIGMATICI AMBASC CAPOLAVORI DELLA SCULTURA BUDDHISTA GIAPPONESE, Roma, Scuderie del Quiri Alle Scuderie del Quirinale un’importante mostra che ha unito ventuno opere provenienti dal Giappone, mai prima esposte congiuntamente neppure nella loro terra di origine. Ventuno capolavori della scultura lignea buddhista, databili dal VII-VIII secolo, periodo Asuka, al XII-XIV secolo, periodo Kamakura. Solenni nel loro isolamento ieratico, conservato anche nell’allestimento espositivo romano, e quasi cristallizzate in un’atmosfera rarefatta, sono opere di stretta ispirazione religiosa e di originaria collocazione templare o comunque cultuale. Quasi tutte realizzate in legno, la cui superficie poteva essere rifinita in vari modi, dorata integralmente o in parte, oppure dipinta, queste sculture mostrano i vari gradi del divino e i diversi modi di interlocuzione con il mondo dei devoti. Si scorge in esse la terribilità del Soprannaturale. Opere, per lo più, di monaci-scultori, chiamati busshi, queste statue erano considerate veri e propri atti di devozione, e i loro autori erano sottoposti a particolari discipline, quali la recita di mantra nel corso della realizzazione delle sculture. Si è accolti nella prima sala da Shaka Nyorai, il Buddha storico, Sakyamuni, una scultura di grande fascino, questa in bronzo, del periodo Asuka, proveniente dal tempio Jindaiji di Tokio, e poi, lungo i due livelli espositivi, è un susseguirsi di sculture di divinità, e di monaci, e maschere rituali. L’esposizione curata da Takeo Oku, specialista delle proprietà culturali del Bunkacho, l’Agenzia per gli Affari Culturali del Giappone, parla del Paese del Sol Levante e di arte giapponese all’insieme del panorama culturale romano e italiano, e rappresenta un evento di particolare rilievo, non solo per la bellezza e la suggestione delle opere esposte, ma anche perché giunge dopo venti anni dall’ultima esposizione dedicata all’arte nipponica a Roma: Il Giappone prima dell’Occidente. 4000 anni di Arte e Culto che fu ospitata al Palazzo delle Esposizioni di Roma nel 1996. Significativa la scelta di proporre un Giappone “contaminato” soltanto dal propagarsi della religione buddhista, avvenuto tra VI e VII secolo d.C. Il Buddhismo, oltre ad aspetti religiosi più intimamente privati, inglobava nella propria dottrina il concetto di “Nazione protetta dalla religione”, che ben soddisfaceva le esigenze di uno stato in progressiva formazione, come lo era quello nipponico. Il Buddhismo venne conseguentemente assorbito come sistema religioso e filosofico dominante, conducendo alla creazione di forme culturali e artistiche proprie, di capolavori dell’architettura religiosa e della statuaria, tra cui la scultura religiosa lignea, che ora è consentito ammirare in una completezza quasi perfetta. La religione buddhista ha permeato profondamente, secondo forme via via diverse, e con un progressivo adattamento allo stile di vita autoctono, l’esistenza del popolo giapponese. Nell’arte nipponica sembra esservi inoltre una dimensione nascosta, un’ombra che, passando attraverso la bellezza, esalta la dimensione armonica dell’universo. Senso dell’armonia che persiste tuttora, nonostante la crisi che in parte intacca alcuni elementi della società giapponese contemporanea, in cui è presente ormai un divario tra tradizione e modernità. I pezzi esposti, una selezione nutrita e rappresentativa delle opere concepite all’interno del processo storico di diffusione del Buddhismo in Giappone, avvenuto tramite il passaggio dalla Cina alla penisola coreana, oltre a restituire il sapore, i colori ed il senso di una cultura che si è sviluppata, almeno fino al XVI secolo, quasi completamente al di fuori di influssi che possano dirsi occidentali, forniscono un più che esauriente panorama della grande produzione scultorea orientale e del suo stretto legame con il pensiero religioso e la cultura sociale. D’altronde, sia in Occidente che in Oriente, “estetica” e “culto” sono due elementi profondamente legati tra di loro, e le forme dell’espressione artistica, sia essa architettonica o scultorea o pittorica, si identificano spesso con i modi della devozione pubblica e privata. Per un’analisi più strettamente espositiva, si può considerare un difetto la non facile comprensione dei testi di supporto ai reperti, e la specificità del filmato di accompagnamento all’esposizione, che fa dei Capolavori della Scultura Buddhista Giapponese un evento adatto precipuamente, ad di la di una comune superficiale ammirazione, a un pubblico selezionato, particolarmente colto e attento; forse anche per questa ragione l’esposizione è stata collocata in un ambito di programmazione estivo, periodo che già di per sé seleziona un pubblico di esperti. L’esposizione è mediata da una fortissima componente estetica. L’allestimento, curato da Corrado Anselmi, si articola nei toni del grigio, costante, con l’alternanza del giallo oro, il colore vicino alla luce del giorno, in cui si ritrova la suggestione del color zafferano proprio delle vesti dei monaci, e del rosso, per eccellenza colore della sacralità. La mostra, promossa da Roma Capitale, organizzata da Bunkacho, l’Agenzia per gli Affari Culturali del Giappone, e dall’Azienda Speciale Palaexpo, gode, oltre alla cura del Professor Takeo Oku, di un Comitato Scientifico prestigioso composto da Raffaele Milani, Francesco Lizzani, Laura Ricca, Claudio Strinati, Hidemichi Tanaka e Ugo Soragni. L’esposizione è stata concepita nell’ambito delle celebrazioni promosse in occasione del 150° Anniversario dell’inizio delle relazioni diplomatiche tra Italia e Giappone, che vennero istituite con il primo Trattato di Amicizia e Commercio tra i due paesi; ricorrenza intesa anche come occasione per approfondire ulteriormente una conoscenza reciproca e per creare una reciprocità costante negli scambi culturali. Ada Foschi 5 Arte CIATORI DEL SOL LEVANTE inale Shaka Nyorai (Sakyamuni), periodo Asuka, VII secolo, bronzo, h cm 60,6, Jindaiji, Tokyo. 6 Arte Bonten (Brahma), testa: periodo Nara, VIII secolo, corpo: periodo Kamakura, 1289, testa: lacca secca dipinta, corpo: legno dipinto, h cm 205, Akishinodera, Nara. Yuima Koji (Vimalakirti Nirdesa), periodo Nara, VIII secolo, legno dipinto, h cm 91,8, Hokkeji, Nara. 8 Arte Shori no Uonari, maschera gigaku (lacca secca), periodo Nara, 752, lacca secca dipinta, h cm 31,2, Bunkacho (Agency for Cultural Affairs. Kiei, maschera gigaku (legno), periodo Nara, 752, legno dipinto, h cm 35,8, Bunkacho (Agency for Cultural Affairs). 10 Arte Yakushi Nyorai (Bhaisajyaguru), periodo Heian, VIII secolo, legno non dipinto, h cm 164,8, Gangoji, Nara. 11 Arte Sovrano celeste, Periodo Heian, X secolo, legno dipinto, h cm 178,4, Bunkacho (Agency for Cultural Affairs). 12 Divinità Maschile, periodo Heian, X secolo, legno non dipinto, h cm 121, Futagami Imizujinja, Toyama. 13 Arte Tankei, Bishamonten (Vaisravana), periodo Kamakura, XIII secolo, legno dipinto (colore quasi completamente, scomparso), h cm 166,5, Sekkeiji, Kochi. 14 Arte Kosei, Taizan Fukun, periodo Kamakura, 1237, legno dipinto, h cm 124, Todaiji, Nara. 15 Arte 16 Arte Inken (attr.), Shaka Nyorai (Sakyamuni), periodo Kamakura, XIII secolo, legno parzialmente dipinto, h cm 97, Bunkacho (Agency for Cultural Affairs). 17 Arte Kannon a undici teste (Ekdasamukha Avalokitesvara), periodo Heian, VIII secolo, legno parzialmente dipinto, h cm 42,8, Nara National Museum. Jocho, Bodhisattva su nuvola, periodo Heian, 1053, legno dipinto, h cm 57,1, Bunkacho (Agency for Cultural Affairs). 19 Tamonten (Vaisravana), periodo Heian, XII secolo, legno dipinto, h cm 157,5, Nara National Museum. 20 Arte JizoBosatsu (Ksitigarbha), periodo Kamakura, XIII secolo, legno dipinto, h cm 97,6. Tokyo National Museum. 21 Arte Higo Jokei, Nyoirin Kannon (Cintamanicakra), periodo Kamakura, 1224, legno non dipinto, h cm 96,1, Daihoonji, Kyoto. 23 Arte Monaco, periodo Kamakura, XIII secolo, legno dipinto, h cm 82,8 cm, Tofukuji, Kyoto.