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Ian Jarvie, The Philosophy of Film Epistemology

IAN JARVIE, The Philosophy of Film: Epistemology, Ontology, Aesthetics, Routledge, New York, 1987. Quando nel 1987 apparve lo studio di Ian Jarvie già dal titolo si capiva che sarebbe stato un lavoro decisamente vasto di natura soprattutto teorica e un saggio che doveva essere, almeno nelle intenzioni, esauriente sulle implicazioni, sulla natura dei rapporti tra cinema e filosofia. Il lavoro di Ian Jarvie, The Philosophy of Film: Epistemology, Ontology, Aesthetics, pur essendo ormai passati oltre vent’anni da quando uscì negli Stati Uniti risulta essere un testo molto articolato e di grande complessità sotto molteplici punti di vista, oltre a rimanere un testo di grande efficacia e riflessione teorica sul problema delle relazioni che intercorrono tra cinema e filosofia sotto vari aspetti. Il lavoro di Jarvie cerca di indagare e dimostrare le complesse relazioni che intercorrono tra filosofia e cinema, instaurando in particolare un rapporto per certi versi difficile tra la filosofia e il film stesso. Non si tratta semplicemente di un lavoro legato ai procedimenti immaginari e identificativi tra il film e il suo spettatore (pur tentando una ricognizione e un’introduzione al problema già sollevato da Musterberg sul rapporto con la psicologia della percezione); e nemmeno semplicemente un lavoro di analisi testuale secondo una prospettiva filosofica, visto che ne elude il problema concretamente. Insomma non è uno studio sulla teorizzazione di una nuova metodologia interpretativa, anche perché Jarvie non si addentra mai realmente in queste pratiche, salvo solo l’eccezione di Casablanca di Curtiz a titolo di esempio e di ipoteca interpretativa generale su tutto il testo. Si tratta invece di un’accurata indagine decisamente rigorosa e attenta sulle sovrapposizioni che avvengono tra cinema e filosofia sotto diversi aspetti. Sovrapposizioni appunto perché Jarvie indaga in maniera prontamente appropriata su gli scambi che avvengono in ambito estetico e comunicativo sulle dinamiche tra cinema e filosofia, sulle problematiche filosofiche sollevate da certi film e sulle anticipazioni e influenze che il testo filmico introduce nel pensiero filosofico moderno. Sono tre le direttrice verso cui Jarvie si muove sostanzialmente: 1) un percorso epistemologico di fissazione del problema e di relazione con la teoria del cinema (in particolare quella che ha avuto da sempre una forte implicazione con la filosofia rimanendone profondamente influenzata). Allo stesso tempo alcune problematiche relative alla visione e alla visualizzazione. Lungo questo asse Jarvie mostra come l’ambito accademico si è posto il problema cinema-filosofia e come ne ha discusso; 2) un discorso ampio e generale sull’estetica e sul cinema come mezzo estetico immesso dentro la società della comunicazione. Jarvie mostra anche le tesi contrarie al rapporto tra cinema e filosofia confutandole ampiamente; 3) l’interpretazione filosofica di alcuni aspetti per la dimostrazione che il cinema è un mezzo di espressione filosofica e soprattutto i film sono capaci di esprimere concetti e argomenti della tradizione filosofica dell’umanità. Di particolare interesse sono gli esempi di interpretazione e discussione su Persona, Rashmon, e Citizen Kane che mostrano in che modo due testi filmici di provenienza culturale differente possano sollevare dei problemi filosofici. La tesi di Jarvie che fa di The Philosophy of Film uno studio di grande importanza, è che i film sono da intendere come problemi filosofici. I film sollevano problemi filosofici fin dentro il proprio testo e nelle proprie articolazioni. Il libro quindi risulta essere di grande efficacia, non tanto perché esaurisce il campo di indagine, ma perché solleva problematiche che pur non approfondendole nei fatti, suggerisce percorsi di studio futuri. Davide Persico