- Philosophy Of Religion, Ernesto de Martino, Benedetto Croce, Kierkegaard, Cognitive Anthropology, Anthropology, and 15 moreCultural Studies, Philosophy of History, Wittgenstein, Filosofia della religione, Anthropology of Religion, Religion, Religious Studies, Fictionalism, Religious fictionalism, Martin Heidegger, Death Studies, Karl Marx, Etnologia, Storia delle Religioni, and Antropologiaedit
Questo libro raccoglie cinque saggi dedicati a Ernesto De Martino e ad alcuni decisivi temi che la ricerca demartiniana ha sollevato in ambito filosofico, storico e religioso. Al centro della riflessione di Sergio Fabio Berardini vi sono,... more
Questo libro raccoglie cinque saggi dedicati a Ernesto De Martino e ad alcuni decisivi temi che la ricerca demartiniana ha sollevato in ambito filosofico, storico e religioso. Al centro della riflessione di Sergio Fabio Berardini vi sono, in particolare, la presenza umana e la crisi alla quale essa è sempre esposta, nonché la dialettica che sottende al suo riscatto. In queste pagine è messa in luce la potenza e la realtà del negativo, nei suoi aspetti logici, psicologici ed esistenziali, e così il ruolo di quelle tecniche simboliche (la magia e la religione) che, accanto a una più laica prassi umana, permettono all’uomo di affermare la propria presenza nel mondo e di mettere in atto un vero e proprio “esorcismo culturale”. Nel compiere questo movimento dietro le orme di De Martino, Berardini si confronta con alcune grandi figure della filosofia: Benedetto Croce, Ludwig Wittgenstein, Martin Heidegger, Karl Marx, et alii. Il quadro che ne esce è quello di un mondo culturale, l’Occidente, che, rimasto orfano di Dio e delle più solenni protezioni metastoriche, è chiamato a ricomporre il proprio orizzonte di senso.
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Sergio Fabio Berardini ha scelto di concentrare il proprio interesse scientifico sul versante squisitamente antropologico del pensiero di De Martino, sottoponendo ad un esame accurato e penetrante la nozione di ethos trascendentale del... more
Sergio Fabio Berardini ha scelto di concentrare il proprio interesse scientifico sul versante squisitamente antropologico del pensiero di De Martino, sottoponendo ad un esame accurato e penetrante la nozione di ethos trascendentale del trascendimento: «ethos specificamente e universalmente umano che è trascendimento della vita secondo valorizzazioni comunitarie e tendenzialmente intersoggettive». Si tratta di una nozione-chiave, ricca d’implicazioni di estrema importanza, senza la quale l’intero ‘edificio’ costruito da De Martino risulta inafferrabile nella sua effettiva complessità: per metterne a fuoco il significato d’insieme e le molteplici sfaccettature, Berardini si è addentrato con perizia nell’analisi delle moderne correnti filosofiche europee e italiane. Il risultato è un quadro affascinante, di notevole pregio, sostenuto da una scrittura elegante, immune da tecnicismi gratuiti, dal quale affiora l’originalità del pensiero demartiniano. (Dalla Prefazione di Marcello Massenzio)
Research Interests: Philosophy, History of Religion, Phenomenology, Historicism, Edmund Husserl, and 14 moreMartin Heidegger, Ethnology, Antonio Gramsci, Karl Marx, Existentialism, Benedetto Croce, Storia delle Religioni, Enzo Paci, Ernesto de Martino, Storicismo, Esistenzialismo, Nicola Abbagnano, Vittorio Macchioro, and Alberto Geremicca
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"I have tried to write Paradise" ('ho provato a scrivere il Paradiso', nella traduzione di Mary de Rachewiltz) è un verso che appare nei Drafts & Fragments che concludono i cinquantenari Cantos di Ezra Pound. In questa sede, tenendo... more
"I have tried to write Paradise" ('ho provato a scrivere il Paradiso', nella traduzione di Mary de Rachewiltz) è un verso che appare nei Drafts & Fragments che concludono i cinquantenari Cantos di Ezra Pound. In questa sede, tenendo sempre presente quel verso, cercherò di rispondere alla seguente domanda: che cosa significa provare a scrivere il Paradiso? Per poter rispondere a questa domanda dovrò mettere in luce che cosa è il Paradiso e, prima ancora, che cosa è l'Inferno. Dunque, affronterò una sorta di itinerario dantesco, dietro le orme di Pound, che dagli Inferi conduce al Paradiso - salvo poi dover tornare indietro, quasi si trattasse di compiere un platonico ritorno alla caverna, ossia in quel luogo nel quale tutti dimoriamo, ma che non è la nostra vera dimora.
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In this paper, after considering the difference between Bergson and Heide-gger in interpreting the problem of 'nothing', I will opt for Bergson's viewpoint which claims that the 'nothing' is just a pseudo-idea originated by the linguistic... more
In this paper, after considering the difference between Bergson and Heide-gger in interpreting the problem of 'nothing', I will opt for Bergson's viewpoint which claims that the 'nothing' is just a pseudo-idea originated by the linguistic faculty of negation. Then I will consider Wittgenstein and Croce's approach to such a problem, which consists in using logic in order to dissolve it. Finally, I will interpret religion as an alternative way by which the 'nothing' is removed by concealing it.
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In this essay I interpret the holy as an "absolute alterity" in relation to the profane. Therefore, if the profane correspond to the "world of things", the holy correspond to "nothing". Along their history, human beings have been trying... more
In this essay I interpret the holy as an "absolute alterity" in relation to the profane. Therefore, if the profane correspond to the "world of things", the holy correspond to "nothing". Along their history, human beings have been trying to find a way to overcome such a disturbing "nothing". Hence, religion is interpreted as a technique that is useful in defending humanity from the holy by concealing it through a fictional world.
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In this article I will discuss the relationship between the Italian ethnologist Ernesto De Martino (1908-1965) and Rudolf Otto (1869-1937). In particular, my aim is to consider the main Demartinian criticisms of Otto’s Das Heilige. First... more
In this article I will discuss the relationship between the Italian ethnologist Ernesto De Martino (1908-1965) and Rudolf Otto (1869-1937). In particular, my aim is to consider the main Demartinian criticisms of Otto’s Das Heilige. First of all, in De Martino’s opinion the « Holy » is neither an a priori category nor a reality which exists per se, but it is a human product which is useful in order to face and overcome existential and psychological crisis. Secondly, De Martino claims that Das Heilige’s thesis is not valid since Otto’s approach is a Christian theological one, namely it is biased and, therefore, not scientific.
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In this article I will discuss the relationship between the Italian ethnologist Ernesto De Martino (1908-1965) and the German philosopher Martin Heidegger (1889-1976). In particular, my aim is to argue against the thesis for which De... more
In this article I will discuss the relationship between the Italian ethnologist Ernesto De Martino (1908-1965) and the German philosopher Martin Heidegger (1889-1976). In particular, my aim is to argue against the thesis for which De Martino’s philosophical thought is largely inspired by Heidegger’s existential analytic, and consequentially point out the Demartinian criticism of some fundamental Heideggerian concepts (such as Miteinandersein, Man, Angst, Schuld, Unheimlichkeit, Eigentlichkeit, and Uneigentlichkeit).
Ernesto De Martino si è a lungo confrontato con il pensiero di Martin Heidegger, sia direttamente, sia attraverso i suoi più autorevoli commentatori italiani (Abbagnano, Paci e Pareyson). Diversi studi in ambito demartiniano si sono concentrati più sulle vicinanze tra lo studioso napoletano e il filosofo tedesco, attribuendo, forse senza la dovuta prudenza, diversi debiti che il primo avrebbe contratto nei confronti del secondo. D’altra parte, altrove sono state segnalate anche le differenze e la critica che De Martino, esplicitamente e implicitamente, ha mosso contro l’autore di Essere e tempo. In questa sede, tenterò di riprendere quest’ultimo percorso e mettere in luce quello che è stato un vero e proprio rovesciamento di alcune fondamentali nozioni dell’analitica heideggeriana promosso dalla riflessione demartiniana.
Ernesto De Martino si è a lungo confrontato con il pensiero di Martin Heidegger, sia direttamente, sia attraverso i suoi più autorevoli commentatori italiani (Abbagnano, Paci e Pareyson). Diversi studi in ambito demartiniano si sono concentrati più sulle vicinanze tra lo studioso napoletano e il filosofo tedesco, attribuendo, forse senza la dovuta prudenza, diversi debiti che il primo avrebbe contratto nei confronti del secondo. D’altra parte, altrove sono state segnalate anche le differenze e la critica che De Martino, esplicitamente e implicitamente, ha mosso contro l’autore di Essere e tempo. In questa sede, tenterò di riprendere quest’ultimo percorso e mettere in luce quello che è stato un vero e proprio rovesciamento di alcune fondamentali nozioni dell’analitica heideggeriana promosso dalla riflessione demartiniana.
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In questo articolo, interpreto la religione come un caratteristico sistema di narrazioni e pratiche che agevola e difende il critico passaggio dalla natura alla cultura, ovvero il processo antropogenetico. In particolare, la religione è... more
In questo articolo, interpreto la religione come un caratteristico sistema di narrazioni e pratiche che agevola e difende il critico passaggio dalla natura alla cultura, ovvero il processo antropogenetico. In particolare, la religione è vista come una 'tecnica mitico-rituale del corpo' che permette agli esseri umani di 'addomesticare' la propria eredità biologica, dando ad essa significato, senso e ordine. Inoltre, sostengo che la religione (1) è utile nell''appagare' in modo controllato quelle emozioni critiche (paura, angoscia, stupore, ecc.) che potrebbero causare crisi esistenziali e psicologiche; e (2) aiuta a difendere il Sé umano. Infine, propongo la tesi che gli elementi che compongono il corredo simbolico-rituale di ogni religione sono tratti dalla sfera biologica e dall'ambiente in cui una particolare comunità vive.
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This article analyses the Italian philosopher and anthropologist Ernesto De Martino’s The Land of Remorse from a philosophical viewpoint. After having presented the main Demartinian concepts (e.g. ‘presence’ and ‘crisis of presence’) and... more
This article analyses the Italian philosopher and anthropologist Ernesto De Martino’s The Land of Remorse from a philosophical viewpoint. After having presented the main Demartinian concepts (e.g. ‘presence’ and ‘crisis of presence’) and examined the phenomenon of ‘tarantism’ (that is a magical-religious ritual practiced in southern Italy), the author interprets ‘ritual symbols’ as useful ‘fictions,’ which permit to resolve the problem of ‘indeterminacy’ (that refers to vague objects and unknown events), and rescue the human Self from psychological and existential crisis.
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In questo articolo l’autore considera alcuni aspetti filosofici della riflessione di Ernesto De Martino, con particolare riguardo all’opera "Il mondo magico". Il problema centrale qui individuato concerne il rapporto tra la “presenza” e... more
In questo articolo l’autore considera alcuni aspetti filosofici della riflessione di Ernesto De Martino, con particolare riguardo all’opera "Il mondo magico". Il problema centrale qui individuato concerne il rapporto tra la “presenza” e la “negazione” che minaccia la presenza mettendola in crisi. La crisi è evocata nei momenti in cui sorge la “indeterminazione” legata alle possibilità proprie della presenza (ad esempio, eventi futuri che possono colpirla, attuali minacce cifrate, etc.). La polarità presenza-negazione (o presenza-crisi della presenza) può trovare, presso talune epoche e culture umane, una efficace “cura” attraverso il ricorso di rituali magici e religiosi (e della simbologia su cui i rituali poggiano), i quali, alla luce dell’indagine demartiniana, vanno interpretati come particolari tecniche la cui utilità sta nell’ordire un cosmo in luogo del caos esistenziale, nel dare forma a un informe sentire, nel dare determinazione a tutto ciò che è avvertito come indeterminato.
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In questo articolo, l’autore considera le riflessioni filosofiche di Ernesto De Martino aventi per oggetto la dialettica crociana e le categorie dell’‘utile’ e del ‘vitale’. De Martino, che studiò con Benedetto Croce, cercò di operare una... more
In questo articolo, l’autore considera le riflessioni filosofiche di Ernesto De Martino aventi per oggetto la dialettica crociana e le categorie dell’‘utile’ e del ‘vitale’. De Martino, che studiò con Benedetto Croce, cercò di operare una revisione della filosofia crociana a partire dalle sue ricerche etnologiche. In particolare, De Martino giunse a distinguere la sfera dell’utile da quella della vitalità (che invece Croce teneva unite); e indicò nella vitalità un fondo naturale e problematico che l’uomo deve sempre trascendere per potersi affermare come ‘uomo’. All’utile vanno ricondotti gli strumenti mentali e materiali che l’uomo dispone per organizzare il mondo, ma anche le varie scienze (naturali, economiche, politiche), nonché la religione, che egli chiamò ‘tecnica del sacro’. Secondo questa prospettiva, che mutava radicalmente l’impostazione crociana, l’utile veniva a precisarsi come la forma che ‘inaugura’ il passaggio dalla natura alla cultura
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La presente ricerca consiste in una analisi del sacro e della sua manifestazione, facendo particolare attenzione alla dialettica tra il momento dell’“apparire” (l’oggetto della rivelazione del sacro, o ierofania) e il momento del “celare”... more
La presente ricerca consiste in una analisi del sacro e della sua manifestazione, facendo particolare attenzione alla dialettica tra il momento dell’“apparire” (l’oggetto della rivelazione del sacro, o ierofania) e il momento del “celare” (ciò che rimane nascosto dietro questa rivelazione). Oggetti privilegiati della ricerca saranno pertanto il sacro e la ierofania. Terzo elemento da considerare sarà il soggetto, al quale il sacro si manifesta e si cela, ossia l’umana “presenza” (E. De Martino). A tal fine, la ricerca, che sarà scandita secondo quattro distinti momenti, prevede una analisi di tipo filosofico (in particolare attraverso il metodo dialettico, ma altresì analitico) nonché il ricorso a diverse discipline: dalla storia delle religioni all’etnologia, dalla psicologia alle scienze cognitive.
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La ricerca prenderà le mosse da una analisi della differenza tra “sacro” e “profano”, anche sulla scorta degli studi esistenti in materia; privilegiando l’interpretazione secondo cui il sacro può essere pensato solo per via negativa,... more
La ricerca prenderà le mosse da una analisi della differenza tra “sacro” e “profano”, anche sulla scorta degli studi esistenti in materia; privilegiando l’interpretazione secondo cui il sacro può essere pensato solo per via negativa, ossia come ciò che “non è” il profano. Il sacro, dunque, sarà inteso come “niente”, come negazione. Successivamente, l’analisi si rivolgerà alla “ierofania” e alla sua relazione col profano e col sacro. Essa può essere vista come una “soglia” tra il primo e il secondo, tra il mondo delle cose e il “non-cosale”; ovvero come una positiva traduzione del niente (il sacro) in un particolare ente che conserva una traccia importante di questo niente. Infine, l’attenzione sarà spostata sul soggetto al quale il sacro si rivela, ossia l’uomo. Questi sarà compreso nella sua “non-indifferenza” al mondo in cui vive e al propria presenza, e sarà proprio in riferimento a tale non-indifferenza che si cercherà di far luce sulla “natura” del sacro e della ierofania. In tal senso, la ierofania sarà intesa come ciò che “salva” l’uomo dal sacro; dalla negazione che minaccia il suo essere presente nel mondo.
BIBLIOGRAFIA MINIMA:
G. AGAMBEN, "La comunità che viene", Bollati Boringhieri, Torino 2001 (il capitolo: L’irreparabile, pp. 73-88)
G. BATAILLE, "Teoria della religione", trad. it. di R. Piccoli, SE, Milano 2002 (i capitoli: L’animalità, pp. 19-39; Lo sviluppo industriale, pp. 81-94)
E. DE MARTINO, "Il mondo magico", Bollati Boringhieri, Torino 1973 (secondo capitolo, pp. 70-168)
M. ZAMBRANO, "L’uomo e il divino", trad. it. di G. Ferraro, Edizioni Lavoro, Roma 2001 (primi due capitoli pp. 23-58)
BIBLIOGRAFIA MINIMA:
G. AGAMBEN, "La comunità che viene", Bollati Boringhieri, Torino 2001 (il capitolo: L’irreparabile, pp. 73-88)
G. BATAILLE, "Teoria della religione", trad. it. di R. Piccoli, SE, Milano 2002 (i capitoli: L’animalità, pp. 19-39; Lo sviluppo industriale, pp. 81-94)
E. DE MARTINO, "Il mondo magico", Bollati Boringhieri, Torino 1973 (secondo capitolo, pp. 70-168)
M. ZAMBRANO, "L’uomo e il divino", trad. it. di G. Ferraro, Edizioni Lavoro, Roma 2001 (primi due capitoli pp. 23-58)
Research Interests:
L'intervento prevede una ripresa dei principali temi affrontati in occasione del primo seminario del 18 febbraio; e in particolare la tesi secondo cui il sacro va inteso dialetticamente come "niente", come un "negativo" che è tale solo... more
L'intervento prevede una ripresa dei principali temi affrontati in occasione del primo seminario del 18 febbraio; e in particolare la tesi secondo cui il sacro va inteso dialetticamente come "niente", come un "negativo" che è tale solo per l'uomo e che non ha una realtà propria. Esso si "rivela" sul margine del mondo umano (ad es. come il "mistero" associato a un futuro imperscrutabile, oppure a luoghi geografici inaccessibili, etc.). La religione si precisa come un modo di mascherare il negativo (ossia il sacro), di porlo a distanza, di trarlo via dallo spazio profano nel quale solo è possibile per l'uomo vivere. In tal senso, la religione è intesa come una tecnica capace di proteggere l'uomo dal sacro e di assicurare una vita profana.
Research Interests:
Dopo aver indagato il sacro alla luce del nesso dialettico che vi è tra l’uomo e il niente e aver precisato la religione come una risposta positiva contro il negativo che minaccia la presenza umana (una risposta che afferma il valore... more
Dopo aver indagato il sacro alla luce del nesso dialettico che vi è tra l’uomo e il niente e aver precisato la religione come una risposta positiva contro il negativo che minaccia la presenza umana (una risposta che afferma il valore della presenza umana); il terzo seminario riprenderà questa lettura facendo riferimento a diverse discipline a orientamento naturalistico (dalle scienze della mente e del cervello alla filosofia che se ne occupa). In particolare, sarà posto in evidenza da un lato il tema della soggettività, nei modi del “sentirsi esistere”, dall’altro il tema della precarietà del Sé. Sulla linea di Ernesto De Martino e Giovanni Jervis, e sulla scorta delle più recenti ricerche in ambito cognitivista, sarà proposta e valutata l’interpretazione della religione quale “dispositivo” di difesa del Sé che permette alla presenza di affrontare e quindi risolvere le impasse psicologico-esistenziali e i momenti critici della vita.
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I will discuss the relationship between the Italian ethnologist Ernesto De Martino (1908-1965) and the German philosopher Martin Heidegger (1889-1976). In particular, my aim is to argue against the thesis for which De Martino’s... more
I will discuss the relationship between the Italian ethnologist Ernesto De Martino (1908-1965) and the German philosopher Martin Heidegger (1889-1976). In particular, my aim is to argue against the thesis for which De Martino’s philosophical thought is largely inspired by Heidegger’s existential analytic, and consequentially point out the Demartinian criticism of some fundamental Heideggerian concepts (such as Miteinandersein, Man, Angst, Schuld, Unheimlichkeit, Eigentlichkeit, and Uneigentlichkeit).
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L'intervento ha per oggetto la realtà del fenomeno religioso considerata attraverso il rapporto soggetto-corpo (la radice biologica del religioso) e il rapporto soggetto-ambiente (la religione come "forma di vita" à la Wittgenstein).... more
L'intervento ha per oggetto la realtà del fenomeno religioso considerata attraverso il rapporto soggetto-corpo (la radice biologica del religioso) e il rapporto soggetto-ambiente (la religione come "forma di vita" à la Wittgenstein). Infine viene presentato in modo sintetico il "religious fictionalism", che considera la religione come una "utile finzione".
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L'intervento prevede una ripresa dei principali temi affrontati in occasione del primo seminario del 18 febbraio; e in particolare la tesi secondo cui il sacro va inteso dialetticamente come "niente", come un "negativo" che è tale solo... more
L'intervento prevede una ripresa dei principali temi affrontati in occasione del primo seminario del 18 febbraio; e in particolare la tesi secondo cui il sacro va inteso dialetticamente come "niente", come un "negativo" che è tale solo per l'uomo e che non ha una realtà propria. Esso si "rivela" sul margine del mondo umano (ad es. come il "mistero" associato a un futuro imperscrutabile, oppure a luoghi geografici inaccessibili, etc.). La religione e la magia si precisano come un modo di mascherare il negativo (ossia il sacro), di porlo a distanza, di trarlo via dallo spazio profano nel quale solo è possibile per l'uomo vivere. In tal senso, la religione e la magia sono intese come una tecnica capace di proteggere l'uomo dal sacro e di assicurare una vita profana.
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La ricerca prenderà le mosse da una analisi della differenza tra “sacro” e “profano”, anche sulla scorta degli studi esistenti in materia; privilegiando l’interpretazione secondo cui il sacro può essere pensato solo per via negativa,... more
La ricerca prenderà le mosse da una analisi della differenza tra “sacro” e “profano”, anche sulla scorta degli studi esistenti in materia; privilegiando l’interpretazione secondo cui il sacro può essere pensato solo per via negativa, ossia come ciò che “non è” il profano. Il sacro, dunque, sarà inteso come “niente”, come negazione. Successivamente, l’analisi si rivolgerà alla “ierofania” e alla sua relazione col profano e col sacro. Essa può essere vista come una “soglia” tra il primo e il secondo, tra il mondo delle cose e il “non-cosale”; ovvero come una positiva traduzione del niente (il sacro) in un particolare ente che conserva una traccia importante di questo niente. Infine, l’attenzione sarà spostata sul soggetto al quale il sacro si rivela, ossia l’uomo. Questi sarà compreso nella sua “non-indifferenza” al mondo in cui vive e al propria presenza, e sarà proprio in riferimento a tale non-indifferenza che si cercherà di far luce sulla “natura” del sacro e della ierofania. In tal senso, la ierofania sarà intesa come ciò che “salva” l’uomo dal sacro; dalla negazione che minaccia il suo essere presente nel mondo.