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  • Abilitazione Scientifica Nazionale, II Fascia, settore concorsuale 11/C3, S.S.D. M-FIL/03 Filosofia Morale. Docente ... moreedit
Secondo il Comitato Nazionale di Bioetica ai farmacisti dovrebbe essere riconosciuto il diritto di non vendere la pillola del giorno dopo. Una prospettiva preoccupante
La domanda – cui dovrebbe rispondere chi condanna il matrimonio per le persone dello stesso sesso – è: perché due persone, indipendentemente dalla razza, dalla religione, dal sesso e dall’orientamento sessuale, non potrebbero sposarsi?
Un’analisi del DNA per posta può dirci quanto siamo portati a certe malattie. Ma come si convive con queste informazioni?
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La mia storia è cominciata negli anni novanta, ormai vent’anni fa. Verso l’autunno del 1992 sono rimasta incinta, ma alla fine della gravidanza sono stata male, mi hanno ricoverato, c’è stato un distacco della placenta, ho sofferto per... more
La mia storia è cominciata negli anni novanta, ormai vent’anni fa. Verso l’autunno del 1992 sono rimasta incinta, ma alla fine della gravidanza sono stata male, mi hanno ricoverato, c’è stato un distacco della placenta, ho sofferto per una grave emorragia post partum. I medici mi hanno dovuto asportare l’utero, la mia bambina è nata morta. Era l’aprile 1993, tre giorni prima della data del parto. La nascita era prevista per il 19 aprile, io mi sono sentita stata male il 16. Ho cominciato a lavorare come ostetrica in una clinica di Salerno. Lì ho conosciuto Domenico Danza, un medico esperto di tecniche riproduttive. Gli proposi di provare con la maternità surrogata. In realtà è stata mia madre a propormelo: «te lo faccio io il figlio».
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La discussione morale sull’interruzione volontaria della gravidanza è tra le più feroci: è difficile conciliare premesse tanto diverse riguardo allo sta-tuto dell’embrione e all’eventuale conflitto fra donna e nascituro, e spesso il... more
La discussione morale sull’interruzione volontaria della gravidanza è tra le più feroci: è difficile conciliare premesse tanto diverse riguardo allo sta-tuto dell’embrione e all’eventuale conflitto fra donna e nascituro, e spesso il dialogo è solo apparente. Gli ultraconservatori si sono appropriati della pa¬ro¬la «vita» – per quanto ambigua e vaga – e hanno spinto chi difende la scelta a doversi difendere da un’accusa più o meno esplicita: se non sei ‘per la vita’, sarai verosimilmente per la morte. Negli ultimi anni le strategie con¬tro l’interruzione volontaria di gravidanza si sono arricchite di armi retoriche spesso ammantate di scientificità: dalla presunta dimostrazione che il feto sia in grado di provare precocemente dolore all’effetto traumatico per le donne di ogni interruzione volontaria di gravidanza, dall’identificazione tra patri¬mo¬nio genetico e personalità alla ‘naturalità’ dell’essere madre. Quest’ultima è un’arma retorica antica, e fa leva sulla convinzione che ogni donna non pos¬sa che desiderare la maternità e tende a contrapporre la scelta di abortire all’accettazione del proprio destino. Non è solo la visione teleologica a sto¬nare, o la riduzione dell’identità femminile alla maternità, ma la concezione di ogni interruzione di gravidanza come necessariamente dolorosa, opposta al¬la famiglia e intrinsecamente immorale.
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Da un lato si invocano la sacralità e l'intangibilità della vita - che cosa sarebbe poi la vita? - dall'altro l'autonomia individuale e il bilanciamento dei valori. Questo scontro è ben incarnato dalla legge 40, fortemente sbilanciata a... more
Da un lato si invocano la sacralità e l'intangibilità della vita - che cosa sarebbe poi la vita? - dall'altro l'autonomia individuale e il bilanciamento dei valori. Questo scontro è ben incarnato dalla legge 40, fortemente sbilanciata a favore del primo fronte. Nella stesura della legge italiana che nel 2004 ha normato le tecniche riproduttive vincono le posizioni moralistiche e paternalistiche. La legge 40 ha imposto una serie di divieti e di restrizioni che hanno escluso molte persone dalla possibilità di ricorrere alla medicina riproduttiva, spingendole alla rassegnazione o all'esilio. I legislatori hanno vietato senza che vi fosse una giustificazione razionale, hanno posto dei limiti senza considerare il panorama normativo italiano e quello europeo. Da allora sono stati molti i tentativi di demolire una norma tanto ingiusta e coercitiva: dal referendum del 2005 ai ricorsi ai tribunali e alle corti. Questo libro vuole raccontare l'assurdità di una norma così illiberale e, soprattutto, come l'azione di alcune coppie abbia portato all'erosione degli articoli più discriminatori e insensati. Oggi, per merito loro, la legge 40 è meno ingiusta.
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Volete scoprire se siete mitomani? Cominciate da questo facile test. È sempre colpa di qualcun altro? Avete sempre ragione? Mettete il muso e siete rancorosi? Il film che volete andare a vedere è sempre migliore di quello che vorrebbero... more
Volete scoprire se siete mitomani? Cominciate da questo facile test. È sempre colpa di qualcun altro? Avete sempre ragione? Mettete il muso e siete rancorosi? Il film che volete andare a vedere è sempre migliore di quello che vorrebbero vedere gli altri? Nessuno è abbastanza bravo, tranne voi? Non ascoltate gli altri? Tanto, che cosa avranno mai da dire? E sempre il vostro compleanno? Nessuno è abbastanza affidabile e professionale per voi? Siete ossessionati da quello che gli altri pensano di voi e volete avere il controllo di tutto, dalla suoneria del cellulare alla pace nel mondo? Cambiate discorso quando qualcuno vi critica? Se muore qualcuno o c'è un terremoto non pensate che alle conseguenze che potrebbe avere per voi? Passate dal sentirvi Napoleone al singhiozzare in un angolo, consci della vostra irrilevanza? Usate molti filtri quando vi fate i selfie? Se avete risposto "sì" a più di 5 domande, cominciate a preoccuparvi.

Con un'introduzione di Carlo Verdone.
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Siamo liberi di scegliere se e come curarci. Non esiste soluzione migliore di questa. Come potrebbe qualcun altro conoscere i nostri desideri, sapere qual è il nostro bene, decidere al posto nostro? Cosa succede quando, per motivi di... more
Siamo liberi di scegliere se e come curarci. Non esiste soluzione migliore di questa. Come potrebbe qualcun altro conoscere i nostri desideri, sapere qual è il nostro bene, decidere al posto nostro? Cosa succede quando, per motivi di salute, non siamo più in condizione di avere o esprimere un parere? Il perfezionamento delle tecnologie per la sopravvivenza solleva ogni giorno interrogativi morali e dilemmi clinici. Nell'approccio a simili questioni spesso è prevalso un solido paternalismo: credere di essere nel giusto e sentirsi autorizzati a imporre le proprie convinzioni e decisioni a chi non è più in grado di opporsi. La riflessione di Chiara Lalli s'inserisce nel dibattito aperto in Italia e all'estero sulle decisioni di fine vita e sul cosiddetto living will, in passato già al centro di conflitti e oggetto di pessimi disegni di legge, soprattutto per l'impatto emotivo dei casi di Eluana Englaro, Piergiorgio Welby, Terri Schiavo. Lalli ricostruisce le premesse morali, giuridiche e deontologiche di uno strumento che dovrebbe essere il più leggero possibile e garante della nostra autodeterminazione. Il rischio che si torni a discuterne in Parlamento, ripercorrendo ancora la vecchia strada, oppressiva e ingiustificabile, è concreto. Nel territorio liminale tra coscienza e in coscienza tra eutanasia attiva e passiva, bisogna salvare l'unica vera "volontà del vivente", perché il rispetto delle nostre scelte di oggi sia assicurato anche domani.
La scienza e la medicina hanno incrementato significativamente il benessere umano. L'allungamento e il miglioramento della qualità della vita, grazie alle scoperte e alle innovazioni biomediche, hanno creato nuove libertà e responsabilità... more
La scienza e la medicina hanno incrementato significativamente il benessere umano. L'allungamento e il miglioramento della qualità della vita, grazie alle scoperte e alle innovazioni biomediche, hanno creato nuove libertà e responsabilità in ambito clinico-sanitario e di ricerca. Com'è meglio o più giusto decidere circa l'uso di tecnologie per il controllo dei processi biologici implicati nella riproduzione, nella prevenzione e nel trattamento di malattie, nella produzione di cibo, nel comportamento e nei modi di morire? La bioetica nasce come spazio di riflessione sulla liceità morale e il governo politico delle scelte possibili. Di fatto ha prodotto risultati incostanti e in determinate situazioni, come in Italia, concorre a rinforzare resistenze pregiudiziali rispetto alle innovazioni e all'ampliamento delle libertà individuali. Perché è difficile usare la razionalità nelle argomentazioni bioetiche? Quali strategie possono migliorare la qualità morale delle leggi e delle scelte giudicate controverse?
Usiamo gli animali per cibarcene e per divertimento, per lo sport, il lavoro, la compagnia, i combattimenti, la pet therapy. Ma quando parliamo di sperimentazione animale il dibattito pubblico diventa feroce. Un dato di fatto: se la... more
Usiamo gli animali per cibarcene e per divertimento, per lo sport, il lavoro, la compagnia, i combattimenti, la pet therapy. Ma quando parliamo di sperimentazione animale il dibattito pubblico diventa feroce. Un dato di fatto: se la ricerca biomedica nel campo dei vaccini, dei trapianti, dei farmaci, della chirurgia e di molti trattamenti terapeutici ha raggiunto risultati indiscussi per il miglioramento della nostra salute è grazie all'uso, peraltro sempre più controllato, di modelli animali. Un libro che affronta la controversa questione dello statuto morale e dei diritti degli animali smascherando con lucidità incoerenze, ideologismi, autoinganni delle posizioni contrarie alla sperimentazione.
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