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Prosa e poesia nel corso del Novecento hanno conosciuto incroci decisivi, orientati di volta in volta verso l’uno o l’altro polo. I Vociani hanno amato il cosiddetto frammento lirico all’insegna della caduta di confini tra i generi... more
Prosa e poesia nel corso del Novecento hanno conosciuto incroci decisivi, orientati di volta in volta verso l’uno o l’altro polo. I Vociani hanno amato il cosiddetto frammento lirico all’insegna della caduta di confini tra i generi letterari, l’epoca del Neorealismo invece ha privilegiato un orientamento della produzione in versi sbilanciato verso la prosasticità, se non la prosa. Di romanzizzazione della poesia e all’inverso di liricizzazione del romanzo del resto parla diffusamente Michail ..
I quaderni autografi che attestano la redazione manoscritta de L’Orologio, conservati al Centro per gli Studi sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei dell’Università di Pavia, sono la risorsa principale per questa... more
I quaderni autografi che attestano la redazione manoscritta de L’Orologio, conservati al Centro per gli Studi sulla tradizione manoscritta di autori moderni e contemporanei dell’Università di Pavia, sono la risorsa principale per questa indagine sulla scrittura di Carlo Levi. Attraverso lo studio delle carte è possibile infatti la ricostruzione dei tempi di composizione, grazie alle date apposte dall’autore sui quaderni; inoltre, similmente a quanto già noto per Cristo si è fermato a Eboli, si verificherà il metodo di scrittura leviano, incentrato su una stesura con pochi rifacimenti, ma spesso anticipata da scalette progettuali e strettamente intrecciata alla composizione in versi, come certificano alcune poesie che trovano spazio, a fianco alla narrazione, nelle pagine degli autografi. I vettori correttori evinti dalle varianti diranno poi del modo in cui Levi modella la lingua e la struttura del suo libro, attraverso soluzioni che vanno in direzione di un registro sostenuto e dell’incremento descrittivo.
<div> <p>The paper focuses on «stralingua» and on the stylistic features of Scabia's writing. The use of language in Nane Oca's trilogy is hardly comparable to any other experience in Italian literary tradition.... more
<div> <p>The paper focuses on «stralingua» and on the stylistic features of Scabia's writing. The use of language in Nane Oca's trilogy is hardly comparable to any other experience in Italian literary tradition. Resorting to several syntactical and morphological strategies, Scabia rescues language from its contemporary opaqueness, forcing its mechanisms to recover the possibility of an authentic expression. </p> </div>
... gioca con tutto”, come vuole Infrapen-sieri la notte, altro pezzo fondamentale del Viaggio del pittore dell'oro e dei lapislazzuli Simone Martini: “Chi ... sarà il combinarsi o il fitto alternarsi di un declamato alto,... more
... gioca con tutto”, come vuole Infrapen-sieri la notte, altro pezzo fondamentale del Viaggio del pittore dell'oro e dei lapislazzuli Simone Martini: “Chi ... sarà il combinarsi o il fitto alternarsi di un declamato alto, assoluto e di un parlato non di rado sconnesso, tormento-so, febbrile20. ...
Il volume raccoglie gli atti del Convegno Internazionale \u201cAndrea Zanzotto, la natura, l\u2019idioma\u201d, a cura del Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica dell\u2019Universit\ue0 di Bologna (Pieve di... more
Il volume raccoglie gli atti del Convegno Internazionale \u201cAndrea Zanzotto, la natura, l\u2019idioma\u201d, a cura del Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica dell\u2019Universit\ue0 di Bologna (Pieve di Soligo-Solighetto-Cison di Valmarino, 10-11-12 ottobre 2014). Comprende gli interventi di 37 relatori provenienti da 12 universit\ue0 e altre istituzioni italiane e straniere. I 30 saggi raccolti nella prima sezione del libro ("Dalla \uabnatura\ubb all\u2019\uabidioma\ubb") trattano dei diversi motivi (il motivo della natura, del paesaggio, del plurilinguismo, dei rapporti tra linguaggio poetico e linguaggi di altri sistemi semiotici \u2013 musica, pittura, teatro, cinema) che caratterizzano, con molteplici implicazioni culturali, l\u2019intera produzione in versi e in prosa di Andrea Zanzotto. Segue una seconda sezione che raccoglie materiale inedito e disperso del poeta: il testo di due interviste rilasciate da Zanzotto nel 2003 e nel 2008 e le ultime nove liriche da lui pubblicate in vita, in una cartella d\u2019autore realizzata nel 2010 in 160 copie numerate e non pi\uf9 ristampata. L\u2019ultima sezione del volume (Testimonianze) \ue8 interamente dedicata all\u2019uomo Zanzotto, della cui biografia si rivelano particolari inediti. Nel volume appaiono immagini inedite di manoscritti zanzottiani
... 17-54 e A. Pecoraro, Gadda e Manzoni. Il giallo della «Cognizione del dolore», ETS, Pisa 1996, con relativa bibliografia. Page 29. TRAVESTIMENTI DI GADDA 19 tranquillità e dell'onesta polenta [il mondo lombardo di Renzo e Lucia]... more
... 17-54 e A. Pecoraro, Gadda e Manzoni. Il giallo della «Cognizione del dolore», ETS, Pisa 1996, con relativa bibliografia. Page 29. TRAVESTIMENTI DI GADDA 19 tranquillità e dell'onesta polenta [il mondo lombardo di Renzo e Lucia] piovono sulla groppa dure legnate. ...

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Quando il giovane Carlo Dossi, esponente di spicco della Scapigliatura milanese, lesse L’uomo delinquente di Cesare Lombroso, ne rimase folgorato. L’opera conteneva categorie psicologiche impressionanti e osservazioni cliniche sul legame... more
Quando il giovane Carlo Dossi, esponente di spicco della Scapigliatura milanese, lesse L’uomo delinquente di Cesare Lombroso, ne rimase folgorato. L’opera conteneva categorie psicologiche impressionanti e osservazioni cliniche sul legame fra criminalità, genio e follia. Travolto dall’infatuazione per quelle idee, Dossi scrisse subito a Lombroso esprimendogli l’apprezzamento per quanto aveva letto. Fra i due si stabilì allora uno strano legame epistolare destinato a mutare di natura nel tempo. Dapprima Dossi, fine umorista sensibile alle bizzarrie della mente, divenne suo collaboratore a distanza con l’invio dei più disparati testi letterari segnati dalla pazzia, contributi che l’alienista prontamente utilizzava nelle sue opere. Poi Dossi sentì l’esigenza di interpellare Lombroso come medico a cui inviare informazioni sulle proprie sofferenze psichiche. Assorbite le teorie lombrosiane, Dossi si trasformò presto in una sorta di psichiatra in grado di formulare giudizi diagnostici, come capitò con l’opera I mattoidi e con un originalissimo articolo scritto per la rivista di criminologia diretta da Lombroso.
Dopo vent’anni di conoscenza reciproca, soprattutto epistolare, i vari Dossi che erano mutati nel tempo (collaboratore, paziente e scrittore-alienista) si unificarono finalmente in una figura singola, che trovava nella Grafologia di Lombroso una sistemazione precisa accanto ad altri geni un po’ matti come Zola, Ariosto e Schopenhauer. In fondo se il genio era una forma di pazzia, non doveva essere accertato, ma diagnosticato.
Lo strano rapporto fra Lombroso e Dossi – che finì per influenzare profondamente entrambi – viene qui raccontato per la prima volta sulla base di un epistolario inedito e di documenti finora rimasti nell’ombra. L’incantevole ricostruzione storica, da cui emergono molti dettagli spassosi, è anche il ritratto dell’esuberante atmosfera intellettuale dell’Italia ottocentesca.
Il saggio analizza gli apporti della prosa alla poesia di Vittorio Sereni