- ORCID: 0000-0002-8531-0563edit
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Possono le emozioni conferire identità e significato ai luoghi? E a loro volta i luoghi sono rappresentativi degli stati emotivi individuali e collettivi di chi li pratica? E che tipo di testimonianze e tracce documentali ne hanno... more
Possono le emozioni conferire identità e significato ai luoghi? E a loro volta i luoghi sono rappresentativi degli stati emotivi individuali e collettivi di chi li pratica? E che tipo di testimonianze e tracce documentali ne hanno lasciato nell’iconografia e nel lessico delle fonti?
Partendo da questi interrogativi e da visuali tematiche e temporali assai diverse tra loro, che spaziano dall’archeologia al cinema, dal linguaggio dell’arte alla storia, gli autori dei diversi contributi propongono una serie di casi studio in cui la dimensione culturale e performativa delle emozioni va a intrecciarsi con la storia sociale dei processi di configurazione dello spazio urbano.
Il libro include anche un’intervista al land artist Saype, famoso per le sue incredibili realizzazioni di ‘affresco’ della natura in luoghi-simbolo di città come Parigi, Istanbul e New York.
Partendo da questi interrogativi e da visuali tematiche e temporali assai diverse tra loro, che spaziano dall’archeologia al cinema, dal linguaggio dell’arte alla storia, gli autori dei diversi contributi propongono una serie di casi studio in cui la dimensione culturale e performativa delle emozioni va a intrecciarsi con la storia sociale dei processi di configurazione dello spazio urbano.
Il libro include anche un’intervista al land artist Saype, famoso per le sue incredibili realizzazioni di ‘affresco’ della natura in luoghi-simbolo di città come Parigi, Istanbul e New York.
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Accogliere i membri della nazione che per vari motivi potevano trovarsi fuori i propri confini naturali e curarli, non solo dal punto di vista terapeutico, ma anche della loro tutela legale e sociale, furono i due principali obiettivi... more
Accogliere i membri della nazione che per vari motivi potevano trovarsi fuori i propri confini naturali e curarli, non solo dal punto di vista terapeutico, ma anche della loro tutela legale e sociale, furono i due principali obiettivi della costellazione di ospedali, conventi e confraternite delle nazioni costituitasi nei diversi domini della Monarchia ispanica tra XVI e XVII secolo. In essi, a Roma come a Napoli, Madrid e Palermo, a Lisbona come a Milano o a Malines, furono accolti una pluralità di soggetti in situazione di disagio o di indigenza, cui poté essere garantito un accesso agevolato alle cure mediche e alla cura della persona. La storia di tali istituzioni viste in una dimensione comparata conferisce nuova luce a spazi e attori che non sempre la storiografia ha messo in opportuno dialogo tra loro: ammalati e scene della cura, per esempio, piante medicali e indicazioni terapeutiche, marinai e rifugiate di guerra, monache e viaggi clandestini, operatori economici e agenti diplomatici che, entrati in contatto nello spazio condiviso degli ospedali o dei conservatori, misero in comune pratiche e codici di comunicazione accorciando tante volte le distanze culturali che li separavano.
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Il saggio si propone di analizzare la “cittadella degli spagnoli” a Napoli – quartiere della città destinato ad alloggiare un tercio dell’esercito spagnolo di stanza in Italia – come spazio in cui si articolavano e intersecavano pratiche... more
Il saggio si propone di analizzare la “cittadella degli spagnoli” a Napoli
– quartiere della città destinato ad alloggiare un tercio dell’esercito spagnolo di stanza in Italia – come spazio in cui si articolavano e intersecavano pratiche civili, economiche e religiose, ma anche di configurazione di relazione di affetto e di amicizia tra spagnoli e naturali, tra militari e cittadini. Si cercherà pertanto di fornire una nuova lettura di quello “spazio della città nella città”, della sua ‘estraneità’ e/o interazione coi nuclei abitativi più antichi, della sua forza di rappresentazione della
dignità regale e dei suoi fasti militari, del potere e della presenza/assenza del re, delle capacità e funzioni di controllo del territorio urbano.
– quartiere della città destinato ad alloggiare un tercio dell’esercito spagnolo di stanza in Italia – come spazio in cui si articolavano e intersecavano pratiche civili, economiche e religiose, ma anche di configurazione di relazione di affetto e di amicizia tra spagnoli e naturali, tra militari e cittadini. Si cercherà pertanto di fornire una nuova lettura di quello “spazio della città nella città”, della sua ‘estraneità’ e/o interazione coi nuclei abitativi più antichi, della sua forza di rappresentazione della
dignità regale e dei suoi fasti militari, del potere e della presenza/assenza del re, delle capacità e funzioni di controllo del territorio urbano.
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Il contributo proverà a offrire una ricognizione dello stato degli studi sull’argomento proposto. In particolare si intende far luce su come la letteratura coeva e la storiografia più recente hanno rappresentato il potere delle donne... more
Il contributo proverà a offrire una ricognizione dello stato degli studi sull’argomento proposto. In particolare si intende far luce su come la letteratura coeva e la storiografia più recente hanno rappresentato il potere delle donne nella Napoli della prima età moderna non tanto nelle sue dimensioni per così dire ‘sommerse’ - di cui può considerarsi ormai un classico l’attenzione riservata agli spazi monastici in quanto fucine di donne colte e intraprendenti, capaci di ritagliarsi margini di libertà di pensiero e autonomia dalle regole dettate dalla cultura religiosa e dalla cultura di genere dell'epoca -, ma in quelli che certamente furono, in casi che appaiono sempre più numerosi, dimensioni e spazi di potere ‘attivo’, soggettivo e consapevole delle
donne, quali per l’appunto le corti aristocratiche e i feudi. In questi ambiti, appartenenti a pieno titolo alle forme di esercizio del potere più tradizionalmente inteso, furono molte le gentildonne che, come sta emergendo in tutta una serie di nuove ricerche, furono presenti nella vita politica e culturale della capitale del Regno e nelle “capitali” dei propri rispettivi feudi, attivandosi nella gestione e valorizzazione del feudo e nella ridistribuzione delle risorse, intrecciando circuiti relazionali in forme anche autonome e indipendenti, non sempre riconducibili all’ambito delle strategie familiari, praticando relazioni politiche e diplomatiche con altre corti e spazi di potere, lungo molteplici fili e molteplici connessioni anche transnazionali.
donne, quali per l’appunto le corti aristocratiche e i feudi. In questi ambiti, appartenenti a pieno titolo alle forme di esercizio del potere più tradizionalmente inteso, furono molte le gentildonne che, come sta emergendo in tutta una serie di nuove ricerche, furono presenti nella vita politica e culturale della capitale del Regno e nelle “capitali” dei propri rispettivi feudi, attivandosi nella gestione e valorizzazione del feudo e nella ridistribuzione delle risorse, intrecciando circuiti relazionali in forme anche autonome e indipendenti, non sempre riconducibili all’ambito delle strategie familiari, praticando relazioni politiche e diplomatiche con altre corti e spazi di potere, lungo molteplici fili e molteplici connessioni anche transnazionali.
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Come sappiamo, la definizione del termine ‘spagnolo’, nel sistema giuridico dell’età moderna, non necessitava di una regolare e legittima classificazione di tipo istituzionale. Nell’accezione del tempo il concetto di ‘nazione’ spagnola e... more
Come sappiamo, la definizione del termine ‘spagnolo’, nel sistema giuridico dell’età moderna, non necessitava di una regolare e legittima classificazione di tipo istituzionale. Nell’accezione del tempo il concetto di ‘nazione’ spagnola e l’uso del termine ‘spagnolo’ riferito a una comunità o a questo o quell’individuo rinviavano a un universo semantico complesso, in cui coesistevano diverse identità e i criteri di appartenenza alle categorie di ‘naturali’ e ‘stranieri’ all’interno dei domini pluriterritoriali della Monarquía poterono configurarsi in maniera assolutamente flessibile e contingente Di volta in volta essi designarono, a seconda dei contesti e delle opportunità in gioco, la primazia del diritto di sangue o dello jus soli e una pluralità di forme di appartenenza e di adesione identitaria. Le modalità di tale identificazione erano tra l’altro particolarmente duttili e vischiose fuori i confini territoriali dei regni iberici della Corona, all’interno dei quali le diverse identità castigliana, aragonese, etc. erano invece molto più definite e ‘rigide’.
Rispetto a questo quadro più o meno consolidato di conoscenze e interpretazioni storiografiche e all’ampio alveo di studi sulla cittadinanza in Antico Regime - ovvero sulle condizioni ineguali di appartenenza e integrazione di collettivi e individui a entità politiche caratterizzate dalla molteplicità di statuti giuridici, il saggio prende in esame alcune modalità di rappresentazione dei ‘limiti’ della appartenenza alla nacion española nelle forme di accesso alle cariche di governo, alle nomine dei benefici ecclesiastici e ai servizi assistenziali della Monarchia nei suoi diversi ambiti territoriali (ospedali e confraternite di ’nazione’) e, in particolare, nel Regno di Napoli (Consiglio Collaterale). In specie si cercherà di approfondire il contrasto tra realtà e rappresentazione di tali modalità, modalità per lo più definite sulla base dell’appartenenza ai domini iberici, peninsulari e insulari, della Corona e a quelli d’Oltre Oceano, ma più spesso poi “tagliate” sull'individuo piuttosto che su una astratta formulazione identitaria di tipo giuridico-istituzionale, con ampi margini di discrezionalità e originalità volta a volta negoziabili, e negoziati, sia dall’alto che dal basso.
Rispetto a questo quadro più o meno consolidato di conoscenze e interpretazioni storiografiche e all’ampio alveo di studi sulla cittadinanza in Antico Regime - ovvero sulle condizioni ineguali di appartenenza e integrazione di collettivi e individui a entità politiche caratterizzate dalla molteplicità di statuti giuridici, il saggio prende in esame alcune modalità di rappresentazione dei ‘limiti’ della appartenenza alla nacion española nelle forme di accesso alle cariche di governo, alle nomine dei benefici ecclesiastici e ai servizi assistenziali della Monarchia nei suoi diversi ambiti territoriali (ospedali e confraternite di ’nazione’) e, in particolare, nel Regno di Napoli (Consiglio Collaterale). In specie si cercherà di approfondire il contrasto tra realtà e rappresentazione di tali modalità, modalità per lo più definite sulla base dell’appartenenza ai domini iberici, peninsulari e insulari, della Corona e a quelli d’Oltre Oceano, ma più spesso poi “tagliate” sull'individuo piuttosto che su una astratta formulazione identitaria di tipo giuridico-istituzionale, con ampi margini di discrezionalità e originalità volta a volta negoziabili, e negoziati, sia dall’alto che dal basso.
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The essay examines the papeles de los servicios of some officers of the Spanish army serving in Naples in the central decades of the seventeenth century. They were found among the papers of the Spanish Carmelites o the convent of Nostra... more
The essay examines the papeles de los servicios of some officers of the Spanish army serving in Naples in the central decades of the seventeenth century. They were found among the papers of the Spanish Carmelites o the convent of Nostra Signora del Buon Successo. These sources are known for the characteristics of the documentary typology, but they constitute an unprecedented source for the Neapolitan context. In fact, the series Patenti hispanorum was destroyed with others in the fire of the Great Archive of Naples in 1943. The study aims to clarify the assignment of important military positions in Naples, and the reasons that related the soldiers and the Spanish religious of the Carmelite convent of Nostra Signora del Buon Successo, where the real military history was carried out.
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Research Interests: Monasteries and Monachism
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The essay examines the many voices of dissent that rose in Naples against the bull Circa pastoralis published by Pius V in 1566. The papal bull stipulated that all monks should be kept in close enclosure. The ribellion became especially... more
The essay examines the many voices of dissent that rose in Naples against the bull Circa pastoralis published by Pius V in 1566. The papal bull stipulated that all monks should be kept in close enclosure.
The ribellion became especially from the monks of S. Gregorio Armeno and S. Patrizia. They were jealous guardians of their prerogatives and feminine exponents of the
least accommodating fringes of the nobility
Neapolitan. Many monks abandoned
the convents to avoid rules; others were
pushed away others were pushed away under
the threat of weapons of by the secular
arm of the viceroy. Some of them made
the way of tribunals, both civil and ecclesiastical.
In the records of these processes,
the memories of their resistance to a norm
would address then a more rigid monastic
life, as well as the family relationships between
and within monasteries.
The ribellion became especially from the monks of S. Gregorio Armeno and S. Patrizia. They were jealous guardians of their prerogatives and feminine exponents of the
least accommodating fringes of the nobility
Neapolitan. Many monks abandoned
the convents to avoid rules; others were
pushed away others were pushed away under
the threat of weapons of by the secular
arm of the viceroy. Some of them made
the way of tribunals, both civil and ecclesiastical.
In the records of these processes,
the memories of their resistance to a norm
would address then a more rigid monastic
life, as well as the family relationships between
and within monasteries.
This contribution sheds light on a wide service network activated in the domains of the Spanish monarchy in the age of Philip II. Seen across the network analysis filter and a wide epistolary documentation, it reveals the political plots... more
This contribution sheds light on a wide service network activated in the domains of the Spanish monarchy in the age of Philip II. Seen across the network analysis filter and a wide epistolary documentation, it reveals the political plots and cultural background of its promoters, a group of ministers who were among the leading figures in Philip II politics in recent years and whose leader was with no doubt the Prince of Pietrapersia Juan de Zúñiga y Requesens. Related to age, education, careers, loyalty and political goals, they are all part of the Junta de Noche, the organ which from 1580 took more and more in the operational decisions of the monarchy government. Their policies and their network of relationships that fostered integration among nations and cross Hispanization of the society started from the Carolina Age based on humanistic theoretical production committed to building a culture of the 'nation' and the universal design of the Spanish Monarchy.
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Ancora in piena età moderna, in diverse aree del Mediterraneo, molte istituzioni ecclesiastiche sommavano alla proprietà terriera rendite derivanti da diritti di giurisdizione e/o dalla patrimonializzazione di diritti signorili. Il tema... more
Ancora in piena età moderna, in diverse aree del Mediterraneo, molte istituzioni ecclesiastiche sommavano alla proprietà terriera rendite derivanti da diritti di giurisdizione e/o dalla patrimonializzazione di diritti signorili. Il tema non ha goduto di grande fortuna nel panorama storiografico italiano, ma alcuni recenti studi, hanno messo in luce la rilevanza del fenomeno ancora per tutta l’età moderna. Il saggio raffronta i risultati già conseguiti dalla ricerca sul feudalesimo ecclesiastico nell’Italia meridionale di età moderna (dimensioni quantitative, demografiche ed economiche, spazi, confini, sistemi agrario-territoriali, titolarità giuridica dei feudi ecclesiastici) con le forme e l’economia del señorío episcopale e monastico delle aree iberiche del Mediterraneo.
During the modern age, in different parts of the Mediterranean, many ecclesiastical institutions increased their landholdings through new rights of jurisdiction and/or capitalization of exclusive rights. The question hadn’t much relevance in the Italian historiographical scene, but some recent studies have shown the relevance of this topic throughout the modern age. The article compares the results obtained by the research on the ecclesiastical feudalism in modern age Southern Italy (quantitative demographic and economic dimensions, the borders, the agricultural and landscape systems, the legal ownership of ecclesiastical feuds) with the shapes and the economy of the episcopal and monastic feuds of the Mediterranean Iberian areas.
During the modern age, in different parts of the Mediterranean, many ecclesiastical institutions increased their landholdings through new rights of jurisdiction and/or capitalization of exclusive rights. The question hadn’t much relevance in the Italian historiographical scene, but some recent studies have shown the relevance of this topic throughout the modern age. The article compares the results obtained by the research on the ecclesiastical feudalism in modern age Southern Italy (quantitative demographic and economic dimensions, the borders, the agricultural and landscape systems, the legal ownership of ecclesiastical feuds) with the shapes and the economy of the episcopal and monastic feuds of the Mediterranean Iberian areas.