Francesco Bianchi
Sono formatore in educazione all'ascolto attivo, educazione alla relazione, didattica cooperativa, facilitazione dell'apprendimento dell'italiano come L2.Sono consulente per scuole in ambito di facilitazione relazionale, linguistica, plurilinguismo.Faccio laboratori e ricerca_azione in educazione alla relazione e ascolto attivo.
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scuola antirazzista e dell’inclusione."
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Così come dovremo imparare ad analizzare l’ovvio, il sicuro, il certo per aiutarci a scoprire schematizzazioni, categorizzazioni, rigidità cognitive e anche emozionali.
Dovremo imparare a interrogarci sulle parole usate, sulle cornici invisibili che contengono (e concorrono alle scelte) ogni azione portata in essere, abbandonare le dicotomie scontate (il giusto e lo sbagliato, ad esempio), domandarci come mai abbiamo già la risposta, chiederci da dove arriva, perché abbiamo proprio quella risposta.
Il piglio è giornalistico, e non concede nulla allo stile (e al metodo) scientifico. Questa la diagnosi iniziale: "È chiaro ormai da molti anni che alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente. Da tempo i docenti universitari denunciano le carenze linguistiche dei loro studenti (grammatica, sintassi, lessico), con errori appena tollerabili in terza elementare. Nel tentativo di porvi rimedio, alcuni atenei hanno persino attivato corsi di recupero di lingua italiana".
Si tratta, fino a prove attendibili che mancano, di impressioni, come tali da prendere in considerazione e da esaminare. Dicono molto su chi ha scritto il documento e qualcosa su chi lo sottoscrive, poco sul fenomeno di cui si parla.
scuola antirazzista e dell’inclusione."
Così come dovremo imparare ad analizzare l’ovvio, il sicuro, il certo per aiutarci a scoprire schematizzazioni, categorizzazioni, rigidità cognitive e anche emozionali.
Dovremo imparare a interrogarci sulle parole usate, sulle cornici invisibili che contengono (e concorrono alle scelte) ogni azione portata in essere, abbandonare le dicotomie scontate (il giusto e lo sbagliato, ad esempio), domandarci come mai abbiamo già la risposta, chiederci da dove arriva, perché abbiamo proprio quella risposta.
Il piglio è giornalistico, e non concede nulla allo stile (e al metodo) scientifico. Questa la diagnosi iniziale: "È chiaro ormai da molti anni che alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente. Da tempo i docenti universitari denunciano le carenze linguistiche dei loro studenti (grammatica, sintassi, lessico), con errori appena tollerabili in terza elementare. Nel tentativo di porvi rimedio, alcuni atenei hanno persino attivato corsi di recupero di lingua italiana".
Si tratta, fino a prove attendibili che mancano, di impressioni, come tali da prendere in considerazione e da esaminare. Dicono molto su chi ha scritto il documento e qualcosa su chi lo sottoscrive, poco sul fenomeno di cui si parla.