in Gemma Belli, Francesca Capano, Maria Ines Pascariello (a cura di), La città, il viaggio, il turismo. Percezione, produzione e trasformazione, Atti del VII Congresso AISU, Napoli, CIRICE - Centro Interdipartimentale di Ricerca sull’Iconografia della Città Europea, Napoli 2017, pp. 2369-2373.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Uploads
Books by Elisa Mandelli
Papers by Elisa Mandelli
Nondimeno, una forma di resistenza, spesso sottaciuta, resta uno dei tratti specifici della tradizione modernista, da Clement Greenberg a Michael Fried o, al di là della storia dell’arte, da Franz Kafka a Roland Barthes. Le ragioni che si nascondono dietro tale chassé-croisé restano da indagare nella loro complessità. Al riguardo, i rapporti tra storia dell’arte e film studies suscitano sempre più l’interesse degli studiosi. Una tendenza che, da una parte, corre parallela al ripensamento, ormai ineludibile, della storia dell’arte in quanto disciplina all’interno del contesto più ampio della cultura visiva (cultural studies, visual studies, media archaeology). Dall’altra, è il riflesso della situazione artistica contemporanea, con la migrazione delle immagini in movimento verso ambienti una volta riservati alle immagini fisse. Sin dalla fine degli anni sessanta, gli spazi museali si sono così confrontati con il dispositivo cinematografico ovvero, per semplificare: con la presenza fisica del proiettore; con il fascio di luce che attraversa un ambiente oscurato; con la superficie immacolata dello schermo; con l’esperienza d’immersione dello spettatore. Un dispositivo che, elaborato almeno sin dal XIX secolo attraverso la spettacolarizzazione dell’esperienza estetica, come nel caso del panorama, trova la sua istituzionalizzazione nella sala cinematografica, in cui l’immobilità dello spettatore si accompagna alla mobilità dello sguardo.
In tal senso, la migrazione delle immagini in movimento dal loro supporto, il loro ingresso negli spazi d’esposizione ha costituito una trasgressione degli aspetti coercitivi delle sale cinematografiche: l’immobilità dello sguardo, l’invisibilità del proiettore, la presenza esclusiva di un solo schermo, la collettività e simultaneità dell’esperienza e così via. Una conseguenza inattesa, se consideriamo che gli spazi espositivi presentavano a loro volta altrettanti aspetti coercitivi se non un vero e proprio apparato ideologico, la cui incarnazione più diabolica ai tempi del modernismo è stato il white cube. In altri termini, le immagini in movimento e il dispositivo cinematografico sono riusciti ad aprire dal suo interno il white cube, se non a scardinare la sua logica cronofoba e la sua supposta autonomia. Un fenomeno oggi esteso alla smaterializzazione delle immagini in movimento, alla loro proliferazione sugli schermi della televisione, del computer, dei palmari e in generale a quella che Rosalind Krauss ha identificato come la condizione post-mediale dell’arte contemporanea.
Che qualcosa di simile sia pensabile – e praticabile – anche sul piano disciplinare oltre che su quello delle pratiche artistiche? Oppure la storia e la critica dell’arte, la storia e la critica del cinema, l’estetica, i visual studies e la sfera culturologica sono destinate a riaffermare, davanti alle immagini in movimento, la specificità del proprio approccio? Molti sono concordi nell’affermare che non è più possibile considerare il cinema nei confini della storia del cinema e che è necessario ridefinirlo nel campo allargato della storia dell’arte. Tuttavia la storia dell’arte – una disciplina di cui negli anni ottanta si decretava la fine, in Europa come negli Stati Uniti, e che, a partire dagli anni novanta, è stata sottoposta a verifica, se non minacciata, dall’agenda dei visual studies – è nelle condizioni di garantire tale apertura disciplinare?
Questo numero monografico di “Predella” intende affrontare la questione dei rapporti tra storia dell’arte e film studies sia attraverso incursioni teoriche e metodologiche, sia attraverso l’analisi di alcuni incontri – effettivi e mancati – occorsi nel XX secolo tra immagini fisse e immagini in movimento.
PANEL TITLE: DETECting L’allieva: Popular Crime Narratives and the Formation of a Transcultural European Identity
Università di Milano November 27-28, 2019
DIRECTION
Francesco Di Chiara (eCampus)
Valentina Re (Link University)
Tomaso Subini (Università di Milano)
Federico Vitella (Università di Messina)
ORGANIZATION
Dalila Missero (Oxford Brooks University)
KEYNOTE SPEAKERS
Pietro Adamo (Università di Torino)
Daniel Biltereyst (Ghent University)
Peppino Ortoleva (Università di Torino)
Anna Tonelli (Università di Urbino Carlo Bo)
Aging, Sexuality and Cinema in Italian Culture during the Second Post-War Period
edited by Elisa Mandelli and Valentina Re
deadline for proposals: 15 January 2021
deadline for articles: 1 April 2021
Call for Papers - Schermi, n. 10, 2021
Aging, sessualità e cinema nella cultura italiana del secondo dopoguerra
a cura di Elisa Mandelli e Valentina Re
deadline per le proposte: 15 gennaio 2021
deadline per gli articoli: 1 aprile 2021