!e investigations carried out by the University of Basilicata in the area of the Sanctuary of Ven... more !e investigations carried out by the University of Basilicata in the area of the Sanctuary of Venus Fisica between 2004-2007 have allowed to highlight some votive contexts, with di"erent chronology and function, such as ex-vote or piacula (in sense of atonement or consecration rites), providing a large amount of information on the development of liturgical practices. From these contexts, especially from the discharges dating from the middle of the 2nd to the #rst half of the 1st century BC, there is a considerable variety of materials such as metals, worked bone and stone foundations of architectural decoration and other building materials. However, black painted ware plays a crucial role both in quantitative and morphological typology as well as on qualitative heterogeneity
Abstract This work reports the first employment of a gel polymer-based electrochemical cell to pe... more Abstract This work reports the first employment of a gel polymer-based electrochemical cell to perform electrochemical impedance analysis of archaeological remains. The patinas of three Roman coins are studied through of electrochemical techniques (especially Electrochemical Impedance Spectroscopy, EIS) along with Electron Scanning Microscopy (SEM-EDS) and X-ray diffraction (XRD), in order to validate the results obtained with jellified electrolyte. SEM-EDS and XRD analyses reveal the composition of the patinas suggesting that the original alloys were made of Cu and Cu–Sn–Pb. Furthermore, EIS results make one able to assess some characteristics of coins, as for instance, the presence of a noble patina . This outcome is corroborated by the SEM-EDS and XRD analysis, suggesting that the method based on the jellified electrolyte on archaeological samples can be employed. Moreover, supporting studies are carried out using Voltammetry of Microparticles (VMP), which is able to detect the presence of some specific corrosion products (cuprite). So far, EIS is not a common technique in the Cultural Heritage field despite it can provide useful information about the conditions of conservation, i.e., corrosion processes. Here we can show the advantages of developing a gel-based system for EIS measurement which allows carrying out a punctual and quick analysis on the ancient bronze roman coins.
Recent stratigraphic investigations in the centre of Rome and in the suburban area of ancient Ost... more Recent stratigraphic investigations in the centre of Rome and in the suburban area of ancient Ostia have allowed to identify some monumental contexts with a large amount of ceramics between which a a significant number of red paint vessels of Roman production. Only recently identified, isolated and systematized by the morpho-typological point of view, this kind of pottery is characterized by a surface covered by a brilliant or opaque paint red color, with purified and compact bodies, and it appears in Roman contexts of late III-IV century AD with major indexes presence from the fifth until the end of the seventh century A.D. Some vessels, especially the open forms, seem to reproduce the contemporary ones in sealed African production D or local common ceramics, a feature that has long tied to this class of imitations phenomenon that characterizes the view of regional production in late antiquity, causing a delay in analysis and definition of a consistent type. The contribution that aims presents a varied number of forms, from the first attestations in the second half of the third at the end of the seventh century AD, demonstrating how the red-painted ceramic factories, though at an early stage of production have borrowed forms from pottery end sealed in the African, later, between the fifth and sixth centuries, they have processed the typological characteristics with typical engraved decorations which have earned this original ceramic pottery class.
Imago Imperii — La Domus Tiberiana e la vita quotidiana nel Palazzo Imperiale, 2023
La circostanza del rinvenimento di un ricchissimo immondezzaio durante lo scavo
stratigrafico eff... more La circostanza del rinvenimento di un ricchissimo immondezzaio durante lo scavo stratigrafico effettuato nell’ambiente 1 del fronte sostruttivo nord della Domus Tiberiana, ha permesso di mettere in evidenza una serie nutrita di materiali ceramici, in vetro e metallo, tra i quali spicca il ricco nucleo di 389 monete, che hanno contribuito a definire i livelli dei consumi delle merci liquide e semiliquide trasportate in anfora, ma anche le scelte preferenziali delle ceramiche fini e comuni da mensa, dispensa e cucina del distretto dei servizi della casa imperiale (fig. 2). Prima di scendere sinteticamente nell’analisi dei materiali restituiti, va innanzitutto anticipato che il contesto deve essersi formato non molto oltre la metà del V secolo, verosimilmente in seguito a un evento traumatico e improvviso che, evidentemente, ha segnato l’abbandono del distretto palaziale, forse a causa del sisma del 443 e della crisi che colpì l’Urbs in seguito al saccheggio di Genserico del 455.
Imago Imperii — La Domus Tiberiana e la vita quotidiana nel Palazzo Imperiale, 2023
Lo straordinario rinvenimento di un numero di circa 500 esemplari di lucerne, 200 delle
quali con... more Lo straordinario rinvenimento di un numero di circa 500 esemplari di lucerne, 200 delle quali con prese plastiche o altre raffigurazioni del disco ad argomento rituale isiaco, in alcuni particolari vani del settore nord-orientale del comparto sostruttivo della Domus Tiberiana, ha fin dall’inizio destato l’interesse degli studiosi sia per la peculiarità delle circostanze della scoperta sia per l’eccezionalità del contesto. Relativamente alle lucerne isiache, va specificato che esse provengono dallo scavo degli ambienti 96 e 98 e 106, ma il nucleo più sostanzioso, tuttavia, è stato recuperato nello scavo del riempimento di una vasca, posta all’interno del vano 106. Questo ambiente, per le caratteristiche architettoniche e funzionali, sembrerebbe assolutamente adatto ad accogliere un luogo di culto dalla ritualità misterica come quello di Iside e Serapide, essendo com’è in una posizione internata rispetto al distretto commerciale e dei servizi del palazzo, ma soprattutto privo di aperture, oltre all’accesso, e altre prese di luce, a latere dell’edificio termale di epoca domizianea e con dotazioni infrastrutturali compatibili con gli offici tipici della liturgia isiaca, come una vasca per le abluzioni.
Imago Imperii — La Domus Tiberiana e la vita quotidiana nel Palazzo Imperiale, 2023
La riapertura al pubblico dopo cinquant’anni della Domus Tiberiana non
poteva avvenire senza un’a... more La riapertura al pubblico dopo cinquant’anni della Domus Tiberiana non poteva avvenire senza un’attenta riflessione museografica. Già, infatti, per il suo primo allestimento alla fine del XIX secolo, Pietro Rosa “arrivò a concepire l’area archeologica come un grande museo di sé stesso”, precorrendo l’attuale concetto di museo diffuso. Sulla stessa impronta seguirono le realizzazioni curate negli ambienti della domus dall’architetto e archeologo Giacomo Boni. Dopo la chiusura al pubblico, causata dai dissesti geotecnici e idrogeologici che si manifestarono con evidente gravità dalla fine degli anni settanta del XX secolo, si sono susseguiti importanti interventi di monitoraggio e indagini specialistiche che hanno permesso di individuare le cause dei gravi dissesti e dunque procedere ai restauri per poter riaprire il monumento al pubblico con una contestuale implementazione del patrimonio sia di conoscenza sia materiale. Contestualmente a quello dei reperti archeologici che venivano man mano alla luce nel corso delle nuove indagini, è stato intrapreso anche lo studio dei materiali presenti nei magazzini, ai quali si è tentato di restituire un contesto di provenienza laddove possibile.
Imago Imperii — La Domus Tiberiana e la vita quotidiana nel Palazzo Imperiale, 2023
La Domus Tiberiana fu esclusa dai percorsi di visita cinquant’anni or sono, quando
si evidenziaro... more La Domus Tiberiana fu esclusa dai percorsi di visita cinquant’anni or sono, quando si evidenziarono le prime lesioni sulle strutture dei livelli del secondo e terzo ordine, certificando così lo stato di profondo pericolo per il lento scivolamento verso la valle dell’intero fronte settentrionale: oltre a quelle archeologiche, il monumento è stato quindi oggetto di numerose indagini volte alla conoscenza delle problematiche all’origine delle numerose criticità, rientrando in un progetto multidisciplinare. Si intrapresero così analisi geomagnetiche che hanno portato alla consapevolezza dell’estrema fragilità del sottosuolo della pendice collinare, sottoposto com’è a scivolamenti sottofondali, causati dal diverso regime idrometrico conseguenza della regimazione delle acque fluviali; test sui cinematismi e sulla resistività dei materiali impiegati in antico, funzionali agli interventi conservativi e integrativi . Inoltre, il monumento è sottoposto da oltre quindici anni a un costante monitoraggio geodetico, basato su misurazioni planimetriche, altimetriche, clinometriche a scadenza quadrimestrale che permette di verificare lo stato dei cinematismi, tanto che a oggi si può dire che il fronte nord del palazzo è pressoché stabile. Sul piano archeologico, inoltre, sono state condotte indagini conoscitive in settori nodali del grande complesso, propedeutiche ai restauri, che hanno permesso di puntualizzare fasi e destinazioni dei vari spazi, elaborando una coerente periodizzazione emblematica per la vita del Palatino che abbraccia oltre due millenni di storia, con fasi precedenti cioè all’impianto palaziale fino ai grandi sterri primo novecenteschi, con la tipica continuità di vita di un sito pluristratificato urbano.
Imago Imperii — La Domus Tiberiana e la vita quotidiana nel Palazzo Imperiale, 2023
La straordinaria stagione di indagini conoscitive effettuate presso la Domus Tiberiana
perdurata ... more La straordinaria stagione di indagini conoscitive effettuate presso la Domus Tiberiana perdurata oltre un quarantennio, durante la quale si sono scavati diversi settori del palazzo con saggi in profondità volti alla messa in sicurezza dell’impianto fortemente lesionato, ha consentito di acquisire una documentazione piuttosto dettagliata inerente le fasi di occupazione che vanno dalla tarda Repubblica all’epoca giulio-claudia, precedenti cioè al progetto originario dell’impianto palaziale. I dati a nostra disposizione permettono di ricostruire diversi isolati di edilizia privata individuati sia sotto i livelli del lato nord della pendice occidentale, cioè il fronte verso il Velabro, sia sotto il settore centro-orientale del palazzo. Si tratta essenzialmente di domus di elevato livello, edificate sulle terrazze lungo le pendici collinari, settori di prestigio in quanto vicini al Foro, prospettanti le viabilità centrali dell’Urbs e, quindi, connotanti il censo dei possessori, sulle quali la letteratura scientifica ha da anni stigmatizzato le pertinenze, tentando di attribuire le proprietà e i passaggi padronali desunti dalla lettura delle fonti
Cybele and Attis from the Phrygian Crags to the City. History, Places and Forms of the Cult of Magna Mater in Rome, 2022
Bibliographic information published by the Deutsche Nationalbibliothek The Deutsche Nationalbibli... more Bibliographic information published by the Deutsche Nationalbibliothek The Deutsche Nationalbibliothek lists this publication in the Deutsche Nationalbibliografie; detailed bibliographic data are available on the internet at http://dnb.dnb.de.
!e investigations carried out by the University of Basilicata in the area of the Sanctuary of Ven... more !e investigations carried out by the University of Basilicata in the area of the Sanctuary of Venus Fisica between 2004-2007 have allowed to highlight some votive contexts, with di"erent chronology and function, such as ex-vote or piacula (in sense of atonement or consecration rites), providing a large amount of information on the development of liturgical practices. From these contexts, especially from the discharges dating from the middle of the 2nd to the #rst half of the 1st century BC, there is a considerable variety of materials such as metals, worked bone and stone foundations of architectural decoration and other building materials. However, black painted ware plays a crucial role both in quantitative and morphological typology as well as on qualitative heterogeneity
Abstract This work reports the first employment of a gel polymer-based electrochemical cell to pe... more Abstract This work reports the first employment of a gel polymer-based electrochemical cell to perform electrochemical impedance analysis of archaeological remains. The patinas of three Roman coins are studied through of electrochemical techniques (especially Electrochemical Impedance Spectroscopy, EIS) along with Electron Scanning Microscopy (SEM-EDS) and X-ray diffraction (XRD), in order to validate the results obtained with jellified electrolyte. SEM-EDS and XRD analyses reveal the composition of the patinas suggesting that the original alloys were made of Cu and Cu–Sn–Pb. Furthermore, EIS results make one able to assess some characteristics of coins, as for instance, the presence of a noble patina . This outcome is corroborated by the SEM-EDS and XRD analysis, suggesting that the method based on the jellified electrolyte on archaeological samples can be employed. Moreover, supporting studies are carried out using Voltammetry of Microparticles (VMP), which is able to detect the presence of some specific corrosion products (cuprite). So far, EIS is not a common technique in the Cultural Heritage field despite it can provide useful information about the conditions of conservation, i.e., corrosion processes. Here we can show the advantages of developing a gel-based system for EIS measurement which allows carrying out a punctual and quick analysis on the ancient bronze roman coins.
Recent stratigraphic investigations in the centre of Rome and in the suburban area of ancient Ost... more Recent stratigraphic investigations in the centre of Rome and in the suburban area of ancient Ostia have allowed to identify some monumental contexts with a large amount of ceramics between which a a significant number of red paint vessels of Roman production. Only recently identified, isolated and systematized by the morpho-typological point of view, this kind of pottery is characterized by a surface covered by a brilliant or opaque paint red color, with purified and compact bodies, and it appears in Roman contexts of late III-IV century AD with major indexes presence from the fifth until the end of the seventh century A.D. Some vessels, especially the open forms, seem to reproduce the contemporary ones in sealed African production D or local common ceramics, a feature that has long tied to this class of imitations phenomenon that characterizes the view of regional production in late antiquity, causing a delay in analysis and definition of a consistent type. The contribution that aims presents a varied number of forms, from the first attestations in the second half of the third at the end of the seventh century AD, demonstrating how the red-painted ceramic factories, though at an early stage of production have borrowed forms from pottery end sealed in the African, later, between the fifth and sixth centuries, they have processed the typological characteristics with typical engraved decorations which have earned this original ceramic pottery class.
Imago Imperii — La Domus Tiberiana e la vita quotidiana nel Palazzo Imperiale, 2023
La circostanza del rinvenimento di un ricchissimo immondezzaio durante lo scavo
stratigrafico eff... more La circostanza del rinvenimento di un ricchissimo immondezzaio durante lo scavo stratigrafico effettuato nell’ambiente 1 del fronte sostruttivo nord della Domus Tiberiana, ha permesso di mettere in evidenza una serie nutrita di materiali ceramici, in vetro e metallo, tra i quali spicca il ricco nucleo di 389 monete, che hanno contribuito a definire i livelli dei consumi delle merci liquide e semiliquide trasportate in anfora, ma anche le scelte preferenziali delle ceramiche fini e comuni da mensa, dispensa e cucina del distretto dei servizi della casa imperiale (fig. 2). Prima di scendere sinteticamente nell’analisi dei materiali restituiti, va innanzitutto anticipato che il contesto deve essersi formato non molto oltre la metà del V secolo, verosimilmente in seguito a un evento traumatico e improvviso che, evidentemente, ha segnato l’abbandono del distretto palaziale, forse a causa del sisma del 443 e della crisi che colpì l’Urbs in seguito al saccheggio di Genserico del 455.
Imago Imperii — La Domus Tiberiana e la vita quotidiana nel Palazzo Imperiale, 2023
Lo straordinario rinvenimento di un numero di circa 500 esemplari di lucerne, 200 delle
quali con... more Lo straordinario rinvenimento di un numero di circa 500 esemplari di lucerne, 200 delle quali con prese plastiche o altre raffigurazioni del disco ad argomento rituale isiaco, in alcuni particolari vani del settore nord-orientale del comparto sostruttivo della Domus Tiberiana, ha fin dall’inizio destato l’interesse degli studiosi sia per la peculiarità delle circostanze della scoperta sia per l’eccezionalità del contesto. Relativamente alle lucerne isiache, va specificato che esse provengono dallo scavo degli ambienti 96 e 98 e 106, ma il nucleo più sostanzioso, tuttavia, è stato recuperato nello scavo del riempimento di una vasca, posta all’interno del vano 106. Questo ambiente, per le caratteristiche architettoniche e funzionali, sembrerebbe assolutamente adatto ad accogliere un luogo di culto dalla ritualità misterica come quello di Iside e Serapide, essendo com’è in una posizione internata rispetto al distretto commerciale e dei servizi del palazzo, ma soprattutto privo di aperture, oltre all’accesso, e altre prese di luce, a latere dell’edificio termale di epoca domizianea e con dotazioni infrastrutturali compatibili con gli offici tipici della liturgia isiaca, come una vasca per le abluzioni.
Imago Imperii — La Domus Tiberiana e la vita quotidiana nel Palazzo Imperiale, 2023
La riapertura al pubblico dopo cinquant’anni della Domus Tiberiana non
poteva avvenire senza un’a... more La riapertura al pubblico dopo cinquant’anni della Domus Tiberiana non poteva avvenire senza un’attenta riflessione museografica. Già, infatti, per il suo primo allestimento alla fine del XIX secolo, Pietro Rosa “arrivò a concepire l’area archeologica come un grande museo di sé stesso”, precorrendo l’attuale concetto di museo diffuso. Sulla stessa impronta seguirono le realizzazioni curate negli ambienti della domus dall’architetto e archeologo Giacomo Boni. Dopo la chiusura al pubblico, causata dai dissesti geotecnici e idrogeologici che si manifestarono con evidente gravità dalla fine degli anni settanta del XX secolo, si sono susseguiti importanti interventi di monitoraggio e indagini specialistiche che hanno permesso di individuare le cause dei gravi dissesti e dunque procedere ai restauri per poter riaprire il monumento al pubblico con una contestuale implementazione del patrimonio sia di conoscenza sia materiale. Contestualmente a quello dei reperti archeologici che venivano man mano alla luce nel corso delle nuove indagini, è stato intrapreso anche lo studio dei materiali presenti nei magazzini, ai quali si è tentato di restituire un contesto di provenienza laddove possibile.
Imago Imperii — La Domus Tiberiana e la vita quotidiana nel Palazzo Imperiale, 2023
La Domus Tiberiana fu esclusa dai percorsi di visita cinquant’anni or sono, quando
si evidenziaro... more La Domus Tiberiana fu esclusa dai percorsi di visita cinquant’anni or sono, quando si evidenziarono le prime lesioni sulle strutture dei livelli del secondo e terzo ordine, certificando così lo stato di profondo pericolo per il lento scivolamento verso la valle dell’intero fronte settentrionale: oltre a quelle archeologiche, il monumento è stato quindi oggetto di numerose indagini volte alla conoscenza delle problematiche all’origine delle numerose criticità, rientrando in un progetto multidisciplinare. Si intrapresero così analisi geomagnetiche che hanno portato alla consapevolezza dell’estrema fragilità del sottosuolo della pendice collinare, sottoposto com’è a scivolamenti sottofondali, causati dal diverso regime idrometrico conseguenza della regimazione delle acque fluviali; test sui cinematismi e sulla resistività dei materiali impiegati in antico, funzionali agli interventi conservativi e integrativi . Inoltre, il monumento è sottoposto da oltre quindici anni a un costante monitoraggio geodetico, basato su misurazioni planimetriche, altimetriche, clinometriche a scadenza quadrimestrale che permette di verificare lo stato dei cinematismi, tanto che a oggi si può dire che il fronte nord del palazzo è pressoché stabile. Sul piano archeologico, inoltre, sono state condotte indagini conoscitive in settori nodali del grande complesso, propedeutiche ai restauri, che hanno permesso di puntualizzare fasi e destinazioni dei vari spazi, elaborando una coerente periodizzazione emblematica per la vita del Palatino che abbraccia oltre due millenni di storia, con fasi precedenti cioè all’impianto palaziale fino ai grandi sterri primo novecenteschi, con la tipica continuità di vita di un sito pluristratificato urbano.
Imago Imperii — La Domus Tiberiana e la vita quotidiana nel Palazzo Imperiale, 2023
La straordinaria stagione di indagini conoscitive effettuate presso la Domus Tiberiana
perdurata ... more La straordinaria stagione di indagini conoscitive effettuate presso la Domus Tiberiana perdurata oltre un quarantennio, durante la quale si sono scavati diversi settori del palazzo con saggi in profondità volti alla messa in sicurezza dell’impianto fortemente lesionato, ha consentito di acquisire una documentazione piuttosto dettagliata inerente le fasi di occupazione che vanno dalla tarda Repubblica all’epoca giulio-claudia, precedenti cioè al progetto originario dell’impianto palaziale. I dati a nostra disposizione permettono di ricostruire diversi isolati di edilizia privata individuati sia sotto i livelli del lato nord della pendice occidentale, cioè il fronte verso il Velabro, sia sotto il settore centro-orientale del palazzo. Si tratta essenzialmente di domus di elevato livello, edificate sulle terrazze lungo le pendici collinari, settori di prestigio in quanto vicini al Foro, prospettanti le viabilità centrali dell’Urbs e, quindi, connotanti il censo dei possessori, sulle quali la letteratura scientifica ha da anni stigmatizzato le pertinenze, tentando di attribuire le proprietà e i passaggi padronali desunti dalla lettura delle fonti
Cybele and Attis from the Phrygian Crags to the City. History, Places and Forms of the Cult of Magna Mater in Rome, 2022
Bibliographic information published by the Deutsche Nationalbibliothek The Deutsche Nationalbibli... more Bibliographic information published by the Deutsche Nationalbibliothek The Deutsche Nationalbibliothek lists this publication in the Deutsche Nationalbibliografie; detailed bibliographic data are available on the internet at http://dnb.dnb.de.
Forthcoming in V. Nizzo (ed.), Archaeology and Anthropology of Death, Rome 2016
Recent archaeological researches carried out by the Soprintendenza Speciale per il Colosseo il Mu... more Recent archaeological researches carried out by the Soprintendenza Speciale per il Colosseo il Museo Nazionale Romano e l’area Archeologica di Roma allowed to identified important cemeteries in the roman south-west and south-east suburb. Some of these cemeteries are interpretated such as urban funeral organism and generally they are located inside great fundi. The burials excavations gave back data and ceramics materials that referto the funerary cerimonies or the annual festivities celebrated by alive parents at the graves that ancient sources mentioned such as silicernium.
International Workshop on Roman Brick and Tile. Past, present and future of the study of Roman ce... more International Workshop on Roman Brick and Tile. Past, present and future of the study of Roman ceramic building materials, Ghent 4 - 6 December 2015
The paper presents the roman glazed pottery found in the excavation of Nuovo Mercato testaccio in... more The paper presents the roman glazed pottery found in the excavation of Nuovo Mercato testaccio in Rome. The pottery date to the I century a.D. Among the findings there are a precious lamp and sherds of decorated inkwells.
Il corso si propone di fornire le linee guida per lo studio dell’Instrumentum Domesticum e della ... more Il corso si propone di fornire le linee guida per lo studio dell’Instrumentum Domesticum e della cultura materiale dei secoli tardo antichi ed alto medievali, con lezioni frontali in aula ed esercitazioni pratiche a cura dei massimi specialisti del settore.
LEZIONI Il corso, in lingua italiana, avrà inizio lunedì 6 marzo 2023 e terminerà venerdì 10 marzo 2023.
ATTESTATO Al termine del ciclo di lezioni verrà rilasciato un attestato di partecipazione per il numero delle ore effettivamente frequentate: nel caso di frequentazione di tutto il corso e di passaggio dell’esame, l’attestato sarà equivalente ad un totale di 6 crediti universitari. Per ulteriori informazioni sullo svolgimento del corso ci si può rivolgere al dott. Gabriele Castiglia nella sede dell’Istituto, previo appuntamento, o via e- mail all’indirizzo piac.instrumentum@gmail.com.
ISCRIZIONI Le iscrizioni sono aperte fino ad esaurimento dei 40 posti disponibili. Il corso è riservato agli studenti ordinari e dottorandi del P.I.A.C. e ad esterni, per i quali è richiesta la laurea o l’iscrizione a corsi di laurea in materie archeologiche o umanistiche. È possibile concordare l’iscrizione a singole lezioni del corso, con rilascio di relativo attestato. L’iscrizione deve avvenire entro il 3 marzo, con relativo pagamento della quota e si effettua presso la Segreteria dell’istituto (segreteria@piac.it) dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12,30.
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stratigrafico effettuato nell’ambiente 1 del fronte sostruttivo nord della Domus Tiberiana,
ha permesso di mettere in evidenza una serie nutrita di materiali ceramici, in vetro e
metallo, tra i quali spicca il ricco nucleo di 389 monete, che hanno contribuito a definire i livelli dei consumi delle merci liquide e
semiliquide trasportate in anfora, ma anche le scelte preferenziali delle ceramiche fini e
comuni da mensa, dispensa e cucina del distretto dei servizi della casa imperiale (fig. 2).
Prima di scendere sinteticamente nell’analisi dei materiali restituiti, va innanzitutto
anticipato che il contesto deve essersi formato non molto oltre la metà del V secolo, verosimilmente in seguito a un evento traumatico e improvviso che, evidentemente, ha
segnato l’abbandono del distretto palaziale, forse a causa del sisma del 443 e della crisi che
colpì l’Urbs in seguito al saccheggio di Genserico del 455.
quali con prese plastiche o altre raffigurazioni del disco ad argomento rituale isiaco, in alcuni
particolari vani del settore nord-orientale del comparto sostruttivo della Domus Tiberiana,
ha fin dall’inizio destato l’interesse degli studiosi sia per la peculiarità delle circostanze della
scoperta sia per l’eccezionalità del contesto. Relativamente alle lucerne isiache, va specificato
che esse provengono dallo scavo degli ambienti 96 e 98 e 106, ma il nucleo più sostanzioso,
tuttavia, è stato recuperato nello scavo del riempimento di una vasca, posta all’interno del
vano 106. Questo ambiente, per le caratteristiche architettoniche e funzionali, sembrerebbe
assolutamente adatto ad accogliere un luogo di culto dalla ritualità misterica come quello di
Iside e Serapide, essendo com’è in una posizione internata rispetto al distretto commerciale e
dei servizi del palazzo, ma soprattutto privo di aperture, oltre all’accesso, e altre prese di luce,
a latere dell’edificio termale di epoca domizianea e con dotazioni infrastrutturali compatibili
con gli offici tipici della liturgia isiaca, come una vasca per le abluzioni.
poteva avvenire senza un’attenta riflessione museografica. Già, infatti, per il suo primo
allestimento alla fine del XIX secolo, Pietro Rosa “arrivò a concepire l’area archeologica
come un grande museo di sé stesso”, precorrendo l’attuale concetto di
museo diffuso. Sulla stessa impronta seguirono le realizzazioni curate
negli ambienti della domus dall’architetto e archeologo Giacomo Boni. Dopo la chiusura
al pubblico, causata dai dissesti geotecnici e idrogeologici che si manifestarono con
evidente gravità dalla fine degli anni settanta del XX secolo, si sono susseguiti importanti
interventi di monitoraggio e indagini specialistiche che hanno permesso di individuare
le cause dei gravi dissesti e dunque procedere ai restauri per poter
riaprire il monumento al pubblico con una contestuale implementazione del patrimonio
sia di conoscenza sia materiale. Contestualmente a quello dei reperti archeologici
che venivano man mano alla luce nel corso delle nuove indagini, è stato intrapreso anche
lo studio dei materiali presenti nei magazzini, ai quali si è tentato di restituire un contesto
di provenienza laddove possibile.
si evidenziarono le prime lesioni sulle strutture dei livelli del secondo e terzo ordine,
certificando così lo stato di profondo pericolo per il lento scivolamento verso la valle
dell’intero fronte settentrionale: oltre a quelle archeologiche, il monumento è stato quindi
oggetto di numerose indagini volte alla conoscenza delle problematiche all’origine delle
numerose criticità, rientrando in un progetto multidisciplinare. Si intrapresero così analisi geomagnetiche
che hanno portato alla consapevolezza dell’estrema fragilità del sottosuolo della pendice
collinare, sottoposto com’è a scivolamenti sottofondali, causati dal diverso regime idrometrico conseguenza della regimazione delle
acque fluviali; test sui cinematismi e sulla resistività dei materiali impiegati in antico,
funzionali agli interventi conservativi e integrativi .
Inoltre, il monumento è sottoposto da oltre quindici anni a un costante monitoraggio
geodetico, basato su misurazioni planimetriche, altimetriche, clinometriche a scadenza
quadrimestrale che permette di verificare lo stato dei cinematismi, tanto che a oggi
si può dire che il fronte nord del palazzo è pressoché stabile. Sul piano archeologico, inoltre, sono state condotte indagini conoscitive
in settori nodali del grande complesso, propedeutiche ai restauri, che hanno permesso di
puntualizzare fasi e destinazioni dei vari spazi, elaborando una coerente periodizzazione
emblematica per la vita del Palatino che abbraccia oltre due millenni di storia, con fasi
precedenti cioè all’impianto palaziale fino ai grandi sterri primo novecenteschi, con la
tipica continuità di vita di un sito pluristratificato urbano.
perdurata oltre un quarantennio, durante la quale si sono scavati diversi settori del palazzo
con saggi in profondità volti alla messa in sicurezza dell’impianto fortemente lesionato,
ha consentito di acquisire una documentazione piuttosto dettagliata inerente le fasi di
occupazione che vanno dalla tarda Repubblica all’epoca giulio-claudia, precedenti cioè al
progetto originario dell’impianto palaziale. I dati a
nostra disposizione permettono di ricostruire diversi isolati di edilizia privata individuati
sia sotto i livelli del lato nord della pendice occidentale, cioè il fronte verso il Velabro,
sia sotto il settore centro-orientale del palazzo. Si tratta essenzialmente di domus
di elevato livello, edificate sulle terrazze lungo le pendici collinari, settori di prestigio in
quanto vicini al Foro, prospettanti le viabilità centrali dell’Urbs e, quindi, connotanti
il censo dei possessori, sulle quali la letteratura scientifica ha da anni stigmatizzato le
pertinenze, tentando di attribuire le proprietà e i passaggi padronali desunti dalla lettura
delle fonti
stratigrafico effettuato nell’ambiente 1 del fronte sostruttivo nord della Domus Tiberiana,
ha permesso di mettere in evidenza una serie nutrita di materiali ceramici, in vetro e
metallo, tra i quali spicca il ricco nucleo di 389 monete, che hanno contribuito a definire i livelli dei consumi delle merci liquide e
semiliquide trasportate in anfora, ma anche le scelte preferenziali delle ceramiche fini e
comuni da mensa, dispensa e cucina del distretto dei servizi della casa imperiale (fig. 2).
Prima di scendere sinteticamente nell’analisi dei materiali restituiti, va innanzitutto
anticipato che il contesto deve essersi formato non molto oltre la metà del V secolo, verosimilmente in seguito a un evento traumatico e improvviso che, evidentemente, ha
segnato l’abbandono del distretto palaziale, forse a causa del sisma del 443 e della crisi che
colpì l’Urbs in seguito al saccheggio di Genserico del 455.
quali con prese plastiche o altre raffigurazioni del disco ad argomento rituale isiaco, in alcuni
particolari vani del settore nord-orientale del comparto sostruttivo della Domus Tiberiana,
ha fin dall’inizio destato l’interesse degli studiosi sia per la peculiarità delle circostanze della
scoperta sia per l’eccezionalità del contesto. Relativamente alle lucerne isiache, va specificato
che esse provengono dallo scavo degli ambienti 96 e 98 e 106, ma il nucleo più sostanzioso,
tuttavia, è stato recuperato nello scavo del riempimento di una vasca, posta all’interno del
vano 106. Questo ambiente, per le caratteristiche architettoniche e funzionali, sembrerebbe
assolutamente adatto ad accogliere un luogo di culto dalla ritualità misterica come quello di
Iside e Serapide, essendo com’è in una posizione internata rispetto al distretto commerciale e
dei servizi del palazzo, ma soprattutto privo di aperture, oltre all’accesso, e altre prese di luce,
a latere dell’edificio termale di epoca domizianea e con dotazioni infrastrutturali compatibili
con gli offici tipici della liturgia isiaca, come una vasca per le abluzioni.
poteva avvenire senza un’attenta riflessione museografica. Già, infatti, per il suo primo
allestimento alla fine del XIX secolo, Pietro Rosa “arrivò a concepire l’area archeologica
come un grande museo di sé stesso”, precorrendo l’attuale concetto di
museo diffuso. Sulla stessa impronta seguirono le realizzazioni curate
negli ambienti della domus dall’architetto e archeologo Giacomo Boni. Dopo la chiusura
al pubblico, causata dai dissesti geotecnici e idrogeologici che si manifestarono con
evidente gravità dalla fine degli anni settanta del XX secolo, si sono susseguiti importanti
interventi di monitoraggio e indagini specialistiche che hanno permesso di individuare
le cause dei gravi dissesti e dunque procedere ai restauri per poter
riaprire il monumento al pubblico con una contestuale implementazione del patrimonio
sia di conoscenza sia materiale. Contestualmente a quello dei reperti archeologici
che venivano man mano alla luce nel corso delle nuove indagini, è stato intrapreso anche
lo studio dei materiali presenti nei magazzini, ai quali si è tentato di restituire un contesto
di provenienza laddove possibile.
si evidenziarono le prime lesioni sulle strutture dei livelli del secondo e terzo ordine,
certificando così lo stato di profondo pericolo per il lento scivolamento verso la valle
dell’intero fronte settentrionale: oltre a quelle archeologiche, il monumento è stato quindi
oggetto di numerose indagini volte alla conoscenza delle problematiche all’origine delle
numerose criticità, rientrando in un progetto multidisciplinare. Si intrapresero così analisi geomagnetiche
che hanno portato alla consapevolezza dell’estrema fragilità del sottosuolo della pendice
collinare, sottoposto com’è a scivolamenti sottofondali, causati dal diverso regime idrometrico conseguenza della regimazione delle
acque fluviali; test sui cinematismi e sulla resistività dei materiali impiegati in antico,
funzionali agli interventi conservativi e integrativi .
Inoltre, il monumento è sottoposto da oltre quindici anni a un costante monitoraggio
geodetico, basato su misurazioni planimetriche, altimetriche, clinometriche a scadenza
quadrimestrale che permette di verificare lo stato dei cinematismi, tanto che a oggi
si può dire che il fronte nord del palazzo è pressoché stabile. Sul piano archeologico, inoltre, sono state condotte indagini conoscitive
in settori nodali del grande complesso, propedeutiche ai restauri, che hanno permesso di
puntualizzare fasi e destinazioni dei vari spazi, elaborando una coerente periodizzazione
emblematica per la vita del Palatino che abbraccia oltre due millenni di storia, con fasi
precedenti cioè all’impianto palaziale fino ai grandi sterri primo novecenteschi, con la
tipica continuità di vita di un sito pluristratificato urbano.
perdurata oltre un quarantennio, durante la quale si sono scavati diversi settori del palazzo
con saggi in profondità volti alla messa in sicurezza dell’impianto fortemente lesionato,
ha consentito di acquisire una documentazione piuttosto dettagliata inerente le fasi di
occupazione che vanno dalla tarda Repubblica all’epoca giulio-claudia, precedenti cioè al
progetto originario dell’impianto palaziale. I dati a
nostra disposizione permettono di ricostruire diversi isolati di edilizia privata individuati
sia sotto i livelli del lato nord della pendice occidentale, cioè il fronte verso il Velabro,
sia sotto il settore centro-orientale del palazzo. Si tratta essenzialmente di domus
di elevato livello, edificate sulle terrazze lungo le pendici collinari, settori di prestigio in
quanto vicini al Foro, prospettanti le viabilità centrali dell’Urbs e, quindi, connotanti
il censo dei possessori, sulle quali la letteratura scientifica ha da anni stigmatizzato le
pertinenze, tentando di attribuire le proprietà e i passaggi padronali desunti dalla lettura
delle fonti
LEZIONI
Il corso, in lingua italiana, avrà inizio lunedì 6 marzo 2023 e terminerà venerdì 10 marzo 2023.
ATTESTATO
Al termine del ciclo di lezioni verrà rilasciato un attestato di partecipazione per il numero delle ore effettivamente frequentate: nel caso di frequentazione di tutto il corso e di passaggio dell’esame, l’attestato sarà equivalente ad un totale di 6 crediti universitari. Per ulteriori informazioni sullo svolgimento del corso ci si può rivolgere al dott. Gabriele Castiglia nella sede dell’Istituto, previo appuntamento, o via e- mail all’indirizzo piac.instrumentum@gmail.com.
ISCRIZIONI
Le iscrizioni sono aperte fino ad esaurimento dei 40 posti disponibili. Il corso è riservato agli studenti ordinari e dottorandi del P.I.A.C. e ad esterni, per i quali è richiesta la laurea o l’iscrizione a corsi di laurea in materie archeologiche o umanistiche. È possibile concordare l’iscrizione a singole lezioni del corso, con rilascio di relativo attestato. L’iscrizione deve avvenire entro il 3 marzo, con relativo pagamento della quota e si effettua presso la Segreteria dell’istituto (segreteria@piac.it) dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12,30.
QUOTA D'ISCRIZIONE
Dottorandi P.I.A.C.................................................................................€ 50 Partecipanti esterni............................................................................€ 150 Singola lezione/giornata...................................................................€ 40