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  • ALDO MARRONI teaches Aesthetics at the "G. d'Annunzio " University of Chieti-Pescara. He is co-editor of "Culture. I... moreedit
Per Pascal essere religiosi significava vivere nel tormento, mai nella tranquillità di un porto sicuro in cui ormeggiare l'anima e placare il desiderio di infinito. Con il medesimo sentire Klossowski ha vissuto e comunicato, attraverso il... more
Per Pascal essere religiosi significava vivere nel tormento, mai nella tranquillità di un porto sicuro in cui ormeggiare l'anima e placare il desiderio di infinito. Con il medesimo sentire Klossowski ha vissuto e comunicato, attraverso il suo ispirato lavoro, tutte le trepidazioni di un'anima totalmente ghermita dalla presenza di Dio. Il richiamo del divino è così coinvolgente da convincerlo a indossare la tonaca da novizio, vocazione in seguito sospesa. Probabilmente è proprio da questo essersi votato anima e corpo ai suoi reiterati tormenti religiosi che deriva quel modo molto provocatorio di definirsi un monomane. Chi è Pierre? Risponde: sono un monomane! Vale a dire: né artista, né romanziere, né filosofo, ma una singolarità inquieta e sofferente, vissuta sotto il segno di una sola e atipica rappresentazione mentale, incalzato da un pensiero unico, sollecitato da una benefica malattia da cui trae la linfa vitale per i suoi inabissamenti spirituali. La modernità ha considerato la possessione una patologia da estirpare, al contrario per Klossowski la vera malattia sta nel non essere posseduti da nulla, nell'essere le nostre anime vuote giacché in esse signoreggia un intimo deserto, nessuna pulsione le abita e le vivifica. L'essere un monomane è allora il sintomo di una condizione di assoluta vitalità psichica: pensare solo e soltanto una cosa, subire la presenza morbosa di una visione, essere angosciati da un dubbio, trascinare i propri pensieri negli anfratti più occulti e impenetrabili dell'anima. L'opera di Klossowski è una lunga e sofferta autobiografia attorno a cui istanze di varia natura ne hanno alimentato le manie e supportato i patimenti. Non bisogna mai dimenticare quanto l'elemento patologico sia stato importante per Pierre, giacché proprio da quel fondo stratificato del suo essere malato attinge quelle provvidenziali pulsioni fantasmatiche portatrici di pensieri funesti e di enigmi teologici. Il filosofodinamite Nietzsche lo aveva già capito: non è possibile sfuggire agli istinti, alle note oscure della propria vita. Pierre era ed è rimasto, non solo per noi, un "caso singolare". Il primo a riconoscerlo è stato Jean Decottignies il quale ha sottolineato l'importanza dell'aspetto autobiografico (cfr. Decottignies 1997). Una biografia di cui Pierre è l'unico interprete, non vi sono comparse né comprimari, la sua è un'esistenza in forma di tautologia. Esce da se stesso solo per incontrare personaggi nei quali albergano le medesime sofferenze.
Cioran è stato più volte accomunato ai moralisti francesi del Set-tecento sia per l'adozione del frammento quale modello espressivo sia per quel suo modo diretto e quasi irriverente di affondare la ta-gliente lama della critica nelle... more
Cioran è stato più volte accomunato ai moralisti francesi del Set-tecento sia per l'adozione del frammento quale modello espressivo sia per quel suo modo diretto e quasi irriverente di affondare la ta-gliente lama della critica nelle contraddizioni della natura umana, nelle sue superstizioni e nei suoi inconfessati vizi. Tuttavia, se il mo-ralista "pratica la pazienza temperata del saggio" 1 al contrario Cioran appare un sovversivo impaziente, un iconoclasta rabbioso pronto a scagliarsi senza reticenze contro i luoghi comuni e le imposture su cui l'umanità ha pensato di edificare le sue certezze. Solo Pascal nei suoi Pensieri, "ruminazioni di un insonne, di uno spirito che si contorce nel buio", ha avuto il coraggio di affrontare la "dimensione metafisica dell'esistenza" 2 , tutti gli altri appaiono malati di frivolezza, incapaci di cogliere non le miserie ma la miseria spirituale dell'umanità. "Il moralista, dedito tanto all'introspezione quanto all'osservazione, spet-tatore di sé stesso e degli altri, vive sempre ai margini dell'esistenza" 3 sostiene Cioran. Vivere al confine tra essere e non essere, stare dentro la vita osservandola dal di fuori, tale è la posizione consona al mora-lista. Si tratta di porre in atto un leggero spostamento dall'asse prin-cipale dell'essere, una figura di clinamen vitalistico ed esperienziale. È questa la grande sfida a cui il pensatore romeno chiama se stesso, porsi nella condizione di una enigmatica partecipazione impartecipe. Essa non prevede né vane debolezze né assoluzioni non dovute, piut-1 Adriano Marchetti (a cura di), Moralisti francesi. Classici e contemporanei, Rizzoli, Milano
Introduzione al libro di F. Iengo (1938 - 1999) Verso un'arte desacralizzata
R i v i s t a d i s t u d i c u l t u r a l i e d i e s t e t i c a f o n d a t a d a M a r i o P e r n i o l a P e r io d ic o s e m e s tr a le n. 3 6 , o tt o b r e 2 0 1 8
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What relationship can be imagined between philosophy and physiology, between the body and the soul? Why does the mystery of beauty find its highest embodiment in the five senses? For what reason is the cultivation of beauty considered to... more
What relationship can be imagined between philosophy and physiology, between the body
and the soul? Why does the mystery of beauty find its highest embodiment in the five
senses? For what reason is the cultivation of beauty considered to be the ideal impulse of
civilisation? These are the questions a single line of thinking, from the proto-romanticism
of Friedrich Schiller to the materialism of Pierre Jean Georges Cabanis, and the sensualism
of Melchiorre Delfico, attempts to answer. The latter renewed, at the very moment the
influence of the Enlightenment was waning, the problematics surrounding the relationship
between philosophy and physiology, attributing primacy to the sensitive experience of
beauty and bodily feeling over any abstract concepts.