Uccisione dell'orsa KJ1, parla Vivien Tiffaux, il turista aggredito: «Provo una grande tristezza. Mi sento in colpa per la sua morte»

Il turista francese ferito dall'orsa KJ1 ha affidato al Corriere della Sera una lettera di commento: «La preservazione della natura e degli ecosistemi è per me una necessità primordiale»
Uccisione dell'orsa KJ1 parla Vivien Tiffaux il turista aggredito «Provo una grande tristezza. Mi sento in colpa per la...
Robert Haasmann

Da quando l'orsa KJ1 è stata uccisa per decisione del Presidente della Provincia di Trento Maurizio Fugatti (con decreto di abbattimento notturno, in modo da essere subito attuato senza intralci) è chiaro che tutti coloro che amano la natura e gli animali hanno un problema in più ad andare in Trentino. La nostra presenza nei boschi del Tentino può trasformarsi in una diretta minaccia per l'orso. Un incontro con un orso, registrato dalla guardia forestale con un punteggio di pericolosità attribuito dal Pacobace (il piano per la gestione degli orsi nelle Alpi nato 25 anni fa insieme al progetto di reintroduzione degli orsi), non fa che costruire una storia dell'interazione uomo-orso che varrà come fedina penale «da portare a giudizio». È un sistema nato a protezione dell'uomo chiaramente, ma la convivenza con gli orsi deve essere composta da diverse strategie, non solo quella di aspettare che un orso faccia qualcosa per dichiararlo pericoloso e sparargli.

È il pensiero anche di Vivien Tiffaux, il turista francese (con il nonno Trentino) 43enne che è stato aggredito dall'orsa KJ1, incontrata sul sentiero di Dro insieme ai suoi cuccioli, che ha affidato al Corriere una lettera di commento di ciò che è successo: «Ho appreso martedì di ciò che è accaduto - scrive - Anche se so che la decisione di abbattere l’orsa Kj1 non viene da quanto mi è successo, questa notizia, giunta così d’improvviso, mi ha causato una profonda tristezza e un forte senso di colpa. Avrei sperato che fosse possibile trovare dei compromessi per garantire la sicurezza dell’uomo, promuovendo al contempo la conservazione della biodiversità. La preservazione della natura e degli ecosistemi è per me una necessità primordiale», commenta.

«Circa il Trentino, certo che vi tornerò. Questa è la terra di mio nonno materno, la lasciò per emigrare in Francia, correndo poi in bicicletta assieme a Bartali, Coppi e Bobet. Vi sono legatissimo. Ora ho una consapevolezza: so che ho bisogno di un po’ più di tempo per chiarire con me stesso una riflessione, una prospettiva sugli eventi delle ultime settimane. Spero che si creino condizioni pacifiche di dibattito per trovare un’equa convivenza tra gli uomini e le altre specie selvatiche e che si possano adottare misure preventive per limitare gli incontri tra esseri umani e animali. Mi sembra infine importante che si conosca il comportamento da adottare durante questo tipo di incontri, anche se è difficile controllare il proprio comportamento in tali situazioni».

Già in altre occasioni Tiffaux aveva commentato la necessità di trovare un compromesso: «Dobbiamo trovare un equilibrio tra la conservazione della biodiversità - aveva commentato sempre al Corriere, dopo l'aggressione -ricordando che è l’uomo a causare i danni peggiori alle altre specie, e la sicurezza per gli uomini. È un dibattito difficile che richiede tempo, riflessioni e misure appropriate per prevenire future aggressioni»