Perché l'uccisione dell'orsa KJ1 è solo un'inutile brutalità

KJ1 è stata freddata nei boschi questa mattina, dimostrando il fallimento della Provincia di Trento nella gestione degli animali. A cosa servirà uccidere un'orsa? Che cosa risolverà se non acuire le difficoltà della convivenza? Ora che Kj1 è stata uccisa cosa abbiamo risolto? Aspettiamo il prossimo?
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orsaChiara Benelli

Ci provava da anni a decretare l'uccisione di un orso e vederla realizzata. Questa volta, appoggiato dalla legge (fatta ad hoc), sostenuto dal parere dell'Ispra, anche se bloccato dalle azioni delle associazioni animaliste e dal Tar, ce l'ha fatta. Ha emesso un decreto a mezzanotte e nulla è valsa l'azione repentina delle associazioni, le sue truppe erano già partite. Il «Generale Maurizio Fugatti» ha ordinato di uccidere l'orsa KJ1 che è stata abbattuta questa mattina lasciando orfani i suoi tre cuccioli.

Ci sarà soddisfazione alla Provincia di Trento? È possibile di sì, ci sarà l'idea di aver fatto il «giusto», in difesa della «sicurezza delle persone», e pure in difesa del turismo. Peccato che quella sicurezza - che non si fa di uccisioni, ma di educazione alla convivenza - non sia mai stata attuata da quando la gestione del progetto di reintroduzione dell'orso Life Ursus è passata dal Parco Adamello Brenta all'Amministrazione Provinciale, ovvero da quando è passata da chi conosce gli orsi a chi fa leva sulla paura delle gente.

I trentini in questi anni non sono stati cresciuti nell'idea della bellezza di avere boschi capaci di ospitare la biodiversità, di essere casa di animali selvatici, ma sono stati cresciuti nella paura dell'«orso cattivo», sono stati educati alla «ragione» che l'uomo comanda, che i suoi diritti sono sempre giusti e difendibili, anche quelli di camminare nel bosco senza ricordarsi che ci vivono gli orsi, nella presunzione di essere gli unici abitanti del pianeta.

È l'atteggiamento - come dice l'Onu - che ci porterà all'estinzione, quell'insensato antropocentrismo che sarà il «nostro meteorite». Il nostro mettere al centro i nostri interessi, la nostra avidità, il nostro egoismo, sono quelli che porteranno alla distruzione dell'ecosistema e del pianeta in cui viviamo. Che (vale la pena di ricordalo in queste estati sempre più torride che annebbiano la mente), morirà insieme a noi.

L'uccisione dell'orsa KJ1 per la Provincia di Trento è un fallimento. È una scelta inutile, un fatto dimostrativo, una presa di posizione diseducativa. La conferma che tutte le parole non bastano quando si pensa che la soluzione sia solo uccidere, che anni di cultura non sono sufficienti se alla fine prevale la ragione del più forte.

Ma veniamo all'«orso cattivo», ovvero a KJ1, orsa di 22 anni, freddata questa mattina dopo che ieri notte il Presidente Maurizio Fugatti ha emesso il suo decreto. Morta nei boschi che dovevano accoglierla, nelle valli dove sua madre e suo padre, Kirka e Joze, erano stati portati dalla Slovenia per ripopolarle, per poi decidere però, oltre 25 anni dopo, che quel ripopolamento non va più bene. Un po' come quelli che prendono un cane in inverno con il Covid e poi quando devono andare in vacanza in estate lo lasciano legato a un palo. L'orsa KJ1 era l'orsa più vecchia del Trentino, ed è stata uccisa a fucilate.

Secondo il piano di conservazione dell'orso sulle Alpi, il Pacobace, prima di arrivare alla misura estrema delle «azioni di controllo» da intraprendere nella gestione di un orso cosiddetto «problematico» ci sono vari altri passi da intraprendere. L'abbattimento è solo l'undicesima e ultima delle azioni possibili e in tal caso bisogna dimostrare che l'orso sia pericoloso e non gestibile in altro modo, ovvero ad «alto rischio». La Provincia di Trento ha cosi mandato all'Ispra il faldone che dovrebbe dimostrare che l'orsa in questione, KJ1, aveva dimostrato la sua pericolosità già prima dell'incontro con il turista francese di questo 17 luglio, in cui l'uomo ha riportato ferite agli arti.

Leggiamo la storia della «pericolosa» orsa KJ1 dal decreto di abbattimento (messo qui a disposizione per chi vuole leggerlo da Oipa). In 22 anni di vita, KJ1, ha avuto 7 incontri con l'uomo documentati, quindi più o meno uno ogni tre anni in un territorio non così grande. Eccone alcuni:

«19 giugno 2017 (senza cuccioli): un agricoltore sorprende KJ1 ad alimentarsi su un ciliegio di sua proprietà e scende dalla macchina per spaventarla; l’orsa soffia e poi scappa».
«23 agosto 2022 (con cuccioli): incontro uomo-orso lungo una pista ciclabile; KJ1 non si allontana all’avvicinarsi delle persone, manifestando piuttosto un atteggiamento minaccioso (comportamento indice di poco timore dell’uomo)».
«11 giugno 2023, primo evento (senza cuccioli): l’orsa tenta di entrare in una legnaia situata nel giardino di una casa regolarmente abitata. Le persone hanno sentito la sua presenza, sono quindi uscite dalla casa e hanno tentato di spaventarla tirando oggetti e urlando (distanza minima 10 m). L’orsa è apparsa indifferente ed è rimasta ferma seduta a guardare le persone per alcuni minuti prima di allontanarsi con calma»
«13 luglio 2023, secondo evento (senza cuccioli): incontro uomo-orso (distanza minima 15 m); KJ1 inizialmente soffia e fa un passo verso l’uomo che ha indietreggiato battendo le mani; l’orsa si è quindi fermata ad osservarlo per alcuni minuti per poi allontanarsi lentamente».

A parte che vale la pena di ripetere che l'agricoltore non doveva scendere dall'auto, che gli abitanti della casa non dovevano lanciare pietre per spaventarla, così come è scritto su ogni decalogo di comportamento nell'interazione uomo-orso (e ci chiediamo anche: c'è un dossier per queste persone visto che loro per primi sono umani «ad alto rischio»?). Ma questi incontri che cosa raccontano, che puoi incontrare un orso nei boschi? Perché come già abbiamo scritto su queste pagine è ufficiale, è sicuro e inconfutabile: se vai in Trentino, specialmente in Trentino occidentale, è possibile che tu possa incontrare un orso nei boschi. Se non lo vuoi incontrare vai in gruppo chiacchierando in modo da farti sentire (gli orsi sono animali schivi), o se non vuoi il minimo rischio, non ci andare. Perché ormai in Trentino andare nei boschi porta con sé una grande responsabilità: oggi se andiamo nei boschi e incontriamo un orso potremmo essere la causa della sua uccisione.

KJ1 dopo 22 anni di vita, 9 parti, con gli ultimi 3 cuccioli che ora sono orfani nei boschi e a rischio, è morta perché è stata così sfortunata di aver incontrato un turista e averlo ferito nell'idea di proteggere i suoi cuccioli, probabilmente sorpresa dall'arrivo dell'uomo che camminava velocemente in una zona di fitta vegetazione. È stata così sfortunata da aver incontrato altre persone nella sua vita, una volta sulla ciclovia con i suoi cuccioli (e la sua colpa è di non essere corsa via abbastanza velocemente), una volta ha mangiato le ciliegie di un contadino. Le hanno messo il radiocallare e hanno visto che si spostava vicino ai sentieri di escursionismo (ma la domanda è: c'è un posto senza sentieri nelle nostre Alpi?). La colpa di KJ1 è insomma di essere stata messa a vivere in un territorio antropizzato (e dove vanno i turisti ad agosto), di aver messo al mondo dei cuccioli e di proteggerli da quello che pensa possa essere una minaccia. Per questo, è stata uccisa.

Una volta in India sul Monte Abu, pieno di orsi, feci una passeggiata. In quella zona era fortemente consigliato (o obbligatorio non ricordo) andare con la guida. Abbiamo fatto un giro camminando lenti nella vegetazione, la voce della guida avvertiva un eventuale orso a distanza ravvicinata del nostro arrivo, prima di fare una curva sul sentiero la guida ci precedeva e con un lungo bastone di bambù scostava la vegetazione per controllare ci fosse un orso (o per farsi vedere da lui). In sintesi: andammo nei boschi con estrema cautela e attenzione. Forse la guida sapeva che è bene per tutti non incontrare un orso, e che è giusto condividere un territorio, nel rispetto reciproco. Forse in India non inforcano un fucile, perché sanno che è inutile. Perché ora che Kj1 è stata uccisa cosa abbiamo risolto? Aspettiamo il prossimo?