"Il finto Arlecchino", breve commedia musicale scritta da Gian Francesco Malipiero nel 1925, costituisce un'occasione fondamentale per chi intende comprendere la riforma del melodramma portata avanti dal compositore veneziano. Opera...
more"Il finto Arlecchino", breve commedia musicale scritta da Gian Francesco Malipiero nel 1925, costituisce un'occasione fondamentale per chi intende comprendere la riforma del melodramma portata avanti dal compositore veneziano. Opera 'sintetico-melodrammatica' per eccellenza, può essere considerata una metafora del conflitto tra il 'cantar bene' e il 'bel canto', qui rappresentati, rispettivamente, dall'eroico Arlecchino-Don Ippolito e dai simpatici corteggiatori di Donna Rosaura. Malipiero utilizza l'artificio narrativo di una gara canora e costruisce una divertente, ma mordace parodia dei vizi del teatro sette-ottocentesco, con un chiaro riferimento alle riflessioni già presentate nel saggio "I profeti di Babilonia" (1924). Il libretto della commedia è un collage di antiche poesie italiane, ricche di interpolazioni e variazioni: il compositore cita le liriche arcadiche di Magalotti e Rolli e i versi del 'prediletto' Poliziano, per ricreare lo spirito del teatro musicale delle origini.
"Il finto Arlecchino", a small-scale musical comedy written by Gian Francesco Malipiero in 1925, constitutes a paramount opportunity for those intending to understand the reform of musical theatre carried out by the Venetian composer. A ‘synthetic-melodramatic’ opera par excellence, it can be considered a metaphor of the conflict between two different singing models, namely the ‘cantar bene’ (singing properly) and the ‘bel canto’: these are represented by the heroic Arlecchino / Don Ippolito and by the funny suitors of Donna Rosaura, respectively. Malipiero used the narrative artifice of a singing competition and built up an amusing, yet mordant parody of the vices in the eighteenth-and nineteenth-century theatre, with a clear-cross reference to the reflections he previously presented in the essay "I profeti di Babilonia" (1924). The libretto of the comedy is a collage of old Italian poems presenting several interpolations and variations: the composer went back to the Arcadia poets Magalotti and Rolli and to his ‘favourite’ Poliziano to recreate the spirit of original musical theatre.