È un’ipotesi suggestiva, quantunque forse indimostrabile, che l’esplosione, al sorgere di quella che si suole chiamare età moderna, della eterogenea nebulosa di dottrine che poniamo sotto il nome di Riforma, debba porsi in relazione con...
moreÈ un’ipotesi suggestiva, quantunque forse indimostrabile, che l’esplosione, al sorgere di quella che si suole chiamare età moderna, della eterogenea nebulosa di dottrine che poniamo sotto il nome di Riforma, debba porsi in relazione con il venir meno ad Oriente – quasi contestualmente al loro sorgere e in una sorta di vuoto pneumatico provocato dalla conquista turca di Costantinopoli – della millenaria tradizione di opposizione cristiana al Papato che aveva caratterizzato la βασιλεία dei Romei, nel suo vario articolarsi storico-istituzionale, per via del suo cosiddetto "cesaropapismo". Si può dire, però, che la vera e propria riscoperta dei Bizantini in Occidente, debba collocarsi proprio in questi anni e in questa temperie culturale, con l’affermarsi di una cultura classica influenzata e ispirata dalla Riforma. La possibile convergenza di dottrine e di intenti tra il vasto mondo riformato e quello ortodosso post-bizantino, inoltre, non si limitò soltanto al piano teorico-culturale e dunque alla caccia di manoscritti e di autori bizantini che potessero essere addotti a sostegno delle dottrine delle Chiese riformate, ma andò oltre e cercò di esplicarsi, oltre che sul mero piano dottrinale, anche su quello politico, nella creazione di un possibile asse Ortodossia-Riforma. L'intervento si propone di ripercorrere momenti salienti di questo contesto storico e culturale prendendo le mosse dalla storia delle vicende editoriali, tra XVI e XVII secolo, di alcuni scritti orientali contro il primato dei Papi.