La rivoluzione per la liberazione greca va sincronizzata con lo scoppio dei primi moti rivoluzionari in Italia (1820-21), fatto che fa congiungere i patriottismi di entrambi i popoli. Oggetto di studio dell’intervento è l’edificazione di...
moreLa rivoluzione per la liberazione greca va sincronizzata con lo scoppio dei primi moti rivoluzionari in Italia (1820-21), fatto che fa congiungere i patriottismi di entrambi i popoli. Oggetto di studio dell’intervento è l’edificazione di un’importante tradizione italiana di volontarismo militare in Grecia durante il decennio del 1820. In questo contesto va esaminato il caso di un filelleno piemontese, del conte Giacinto Provana di Collegno, ex ufficiale dell’esercito napoleonico e uno dei protagonisti del moto costituzionale manifestato in Piemonte (1821). In particolare, vanno studiati le sue origini sociali, la formazione politica e ideologica, l’esilio in Europa, l’inserimento nella cosiddetta “internazionale liberale” e soprattutto, sulla base del suo Diario dell’assedio di Navarino (Torino 1857), la partecipazione alla resistenza greca contro gli Ottomani.
Argomenti particolari che vengono indagati sono: il viaggio del Collegno –con l’eminente compatriota liberale e amico di cuore Santorre di Stantarosa– da Londra verso Nauplia (novembre-dicembre 1824); il soggiorno di sette mesi in Grecia e i suoi compiti militari (ha servito come comandante del Genio nella fortezza di Navarino durante il suo assedio da parte delle forze egiziane di Ibrahim Pascià); la sua ottica e gli stereotipi nei confronti dei greci, i suoi rapporti quotidiani con loro e i rapporti edificati con greci ufficiali e dirigenti (p.e. con Macrygiannis, Mavrokordatos, Ypsilantis, Kunturiotis, Kolokotronis ecc.); la sua valutazione della situazione politica e militare della Grecia ribellata e le sue analisi sul clima della guerra civile fra le fazioni greche; la sua ottica e gli stereotipi nei confronti dell’ “altro”, ossia degli ottomani “crudeli” e “infedeli”, come pure i suoi rapporti quotidiani con loro (nei campi di battaglia); i rapporti edificati con ufficiali militari del campo nemico durante le trattative (p.e. con il colonnello Suleyman Bey o con lo stesso Imbrahim Pascià); la sua ottica nei confronti degli europei commilitoni e suoi rapporti quotidiani con loro; la sua psicologia e i suoi sentimenti, come ad esempio la paura per la morte, l’ansia per la sorte dei compagni, il dolore e la sofferenza per la perdita dell’amico Santarosa a Sfacteria, la nostalgia per la patria, la delusione a causa dell’atteggiamento negativo e di tanto in tanto anche ostile dei greci commilitoni nei suoi confronti o a causa dell’ingratitudine dei greci nei confronti di Santarosa sacrificato per la loro libertà, i sentimenti confusi di fronte alla magnanimità del nemico, il piacere dell’incontro con i compatrioti o con i vecchi conoscenti e amici (p.e. con Fabvier) in terra straniera, la commozione nel momento che la bandiera ottomana si alzava sulla chiesa di Navarino, il conforto per il disimpegno e per il ritorno in Europa ecc. Infine, l’interesse dell’autore si focalizza sull’immagine della Morea (Peloponneso), così come questa viene delineata dalle descrizioni di Collegno nella forma di letteratura di viaggio. È da notare che le considerazioni e le riflessioni di Collegno, riguardanti il carattere e la civiltà dei greci moderni, esposte nel suo Diario, costituiscono un contributo importante al discorso in questione che suscitò tensioni fra gli inglesi benthamiti e gli esuli italiani a Londra.