Docudrama

Η εισήγηση, σε δύο σκέλη που αφορούν ξεχωριστά το θέατρο-ντοκουμέντο και τον σύγχρονο χορό, εξετάζει συγκλίσεις και αποκλίσεις στον τρόπο πραγμάτευσης ζητημάτων ετερότητας και κοινωνικού Άλλου (από θύματα πολέμου και πρόσφυγες έως αστέγους και καθαρίστριες) στις σύγχρονες δραματουργικές πρακτικές των τεχνών αυτών. Αναλύοντας συγκεκριμένα έργα και καλλιτέχνες που συνομιλούν με το πραγματικό μέσα από τη φόρμα του ντοκουμέντου, εξερευνούμε τη σχέση των δύο αυτών παραστατικών «γλωσσών» και τον τρόπο που διαφοροποιούνται μεταξύ τους, θέτοντας ερωτήματα όπως: Πρώτ’ απ’ όλα, γιατί καταφεύγουμε στο ντοκουμέντο και τι επιδιώκουμε με την παρουσίαση του «αυθεντικού» υλικού ή μαρτυρίας; Πόση ελευθερία επιδέχονται από την πλευρά του δημιουργού και πόσο «ανοιχτά» είναι τα περιθώρια καλλιτεχνικής ερμηνείας και επανερμηνείας τους; Ως μορφές μιας νεομπρεχτικής αισθητικής, πού εντοπίζεται η πολιτική τους διάσταση και πόσο δραστική μπορεί να είναι η καταγγελτική τους διάσταση;

This study investigates the docudrama hypothesis—the idea that fiction based on real stories can influence audience members’ perception of political reality—in the context of current debates on partisan selective exposure and reinforcement effects. It does so by analyzing the influence of an Oscar-nominated docudrama on viewers’ attitudes and behavioral intention using propensity score matching. By means of a representative survey, we find strong evidence of partisan selective exposure and avoidance. Furthermore, among respondents with a similar likelihood of film attendance, actual attendance has a strong association with positive retrospective evaluations of the political coalition glorified in the movie, and an indirect relationship—via retrospective evaluations—with voting intentions. Discussion of the findings shed light into potential real-world political effects of partisan selective exposure using content other than news.

Se chiedeste a un vostro amico e al suo bambino che cosa sia una mansio, la risposta migliore che potreste ottenere sarebbe probabilmente: “che cosa?”. Che cos’è infatti una mansio? Il grande pubblico sa che cosa sono le terme, sa riconoscere una strada romana, i più bravi sanno anche in che cosa la villa romana differisse da quelle odierne, ma davvero in pochi sanno che cos’è una mansio. Se questo non è una pecca a livello di cultura generale, lo diventa se è in corso lo scavo di una mansio nel luogo dove vive l’amico con il suo bambino: è infatti responsabilità dell’archeologo raccontare al pubblico cosa sta scavando e sforzarsi di farlo nel modo più coinvolgente e stimolante possibile, utilizzando il linguaggio più appropriato.
Questo è il compito che quotidianamente dobbiamo affrontare a Vignale. Un sito dove per necessità si è costretti a raccontare molto per colmare la mancanza di evidenze chiare e appariscenti. Lo scarso livello di conservazione rende ancora più complicato illustrare una struttura poco conosciuta come una mansio, già di per sé difficile da definire e ancor di più da immaginare.
Trovandosi il cantiere di scavo vicino ad una strada di grande comunicazione siamo stati fin da subito particolarmente esposti all’attenzione del pubblico. Questa contingenza ci ha richiesto di mettere in discussione la nostra strategia comunicativa e in generale il modo di porsi e presentarsi agli interlocutori. Una comunicazione più emotiva e narrata, spogliata da superflui e svianti tecnicismi, rende la divulgazione più chiara e diretta e la comprensione più efficace e funzionale.
Il nostro intervento si incentra sulla presentazione dei modi, dei sistemi e dei linguaggi con i quali affrontiamo e gestiamo la comunicazione della mansio a Vignale. 
A seconda del pubblico che ci troviamo davanti infatti, proponiamo attività specifiche che vanno dai laboratori didattici agli incontri con le scuole, dalle cene in costume ai trekking archeologici, fino a suggestioni teatrali e ai docudrama.
Questo approccio partecipativo, “Excava[c]tion” (http://youtu.be/EGLMXjkZsfU), non si esaurisce alla sola narrazione della mansio ma viene declinato, in un’ottica di archeologia globale di un territorio, alle varie fasi di vita del sito.

Quello che proponiamo è la nostra idea di archeologia pubblica: un’archeologia che si pone come mediatrice nella decodifica dei segni del passato; un’archeologia che dialoga, comunica e si confronta con la comunità nella quale si inserisce; un’archeologia che si fa carico di una responsabilità sociale traducendo in identità le tracce che emergono dalla terra.


If you asked a friend of yours and his child what a mansio is, the best answer you could get would probably be “what?”. What’s actually a mansio? People generally know what thermae are, they can recognize a Roman road, the most capable ones even know what’s the difference between a Roman villa and those of today, but very few people know what a mansio is. If this cannot be considered a big flaw in terms of general culture, it can become a more serious matter if the excavation of a mansio is carried on right in the place where that friend and his child live: actually, primary responsibility of an archaeologist is to tell the public what he’s digging and he must strive to do it in the most engaging and stirring way as possible, using the most appropriate language.
This is the challenge we face daily in Vignale. A site where the lack of clear and visible evidences forces us to tell a lot. The poor state of preservation makes even more complicated to illustrate a very little known structure as a mansio is: a structure already difficult to define and even more to imagine.
The fieldwork is located in a position of high visibility near a highway. Since the beginning this situation leads a lot of people to the site and requested us to think about our communication strategy and the way of interacting with the public. We chose a more effective, direct and comprehensible communication using narration and emotion and avoiding unnecessary technical words.
Our paper focuses on this way of telling the site: what kind of activities, what languages we use to deal with and manage the communication.
Depending on the kind of public, we propose specific activities, as lab activities for children on the site and in classroom, dinner with figures in costume, archaeological hiking, theatrical performances and docudrama.
This participatory approach, called "Excava(c)tion", is not limited to the narration of the mansio but it is also used for the other phases of life of the site.
What we propose is our idea of public archaeology: an archaeology that decodes the traces of the past; an archaeology that talks and deal with the community in which the site is situated; an archaeology that means social responsibility because translates the traces of the past in identity.