Dario Berti
FILOSOFIA E DOGMATISMO
(2011)1
Consentitemi di iniziare in modo dogmatico: esistono due approcci fondamentali al
sapere: uno autentico, l’altro inautentico. L’approccio autentico mira alla conoscenza
fne a se stessa della verita, l’approccio inautentico subordina la conoscenza della verita a
una molteplicita di bisogni inconfessabili. L’approccio autentico obbedisce solo al
tribunale dei fatti, l’approccio inautentico e fondamentalmente refrattario ai fatti.
L’approccio autentico e quello razionale, quello inautentico e il dogmatismo.
Nonostante le differenze tra l’approccio razionale e quello dogmatico appaiano chiare
sulla carta, in realta e molto facile confondere le due cose. Spesso accade, infatti, che
una stessa produzione nata in seno al pensiero razionale, possa successivamente
transitare sotto l’ala del dogmatismo. Questo e il caso, ad esempio, della concezione
aristotelico-tolemaica del cosmo, che puo essere esaminata come caso di studio.
L’idea che la Terra fosse al centro dell’universo non era un articolo di fede presso
coloro che per primi la concepirono. Gli scolastici avevano le loro buone ragioni per
difendere il geocentrismo. Per esempio, e ragionevole pensare che la Terra stia ferma,
dal momento che non ne percepiamo il movimento. Inoltre, se la Terra si muovesse,
allora un sasso lasciato cadere dalla cima di una torre non dovrebbe cadere a
perpendicolo, ma spostato in ragione dell’intercorso movimento della Terra
nell’intervallo di caduta. Se la Terra si muovesse, poi, dovremmo percepire un vento
costante che spira in direzione contraria al suo moto. Infne, due palle di cannone
sparate rispettivamente a Oriente e a Occidente dovrebbero percorrere distanze diverse,
e cio sempre in virtu del moto della Terra durante l’intervallo di caduta. Dal momento
che nulla di tutto cio accade, apparve del tutto ragionevole agli scolastici pensare che la
Terra stesse immobile.
Anche l’idea aristotelica del motore immobile veniva dedotta a partire da una serie di
argomentazioni basate sui fatti. Dal momento che la Terra e immobile, ne consegue che
il movimento del Sole, della Luna e degli altri corpi celesti non e solo apparente, ma e
reale. Questo pone il problema di spiegare la causa del loro moto. Ora, siccome il
movimento degli oggetti terrestri presuppone l’esistenza di una forza motrice che
perdura fntantoche perdura tale forza (il carro si muove fnche i cavalli lo tirano), e
ragionevole pensare che lo stesso principio valga per il moto degli astri. Se gli astri si
muovono, allora devono esistere delle forze motrici che li muovono lungo le loro orbite.
A queste forze motrici, Aristotele diede il nome di motori immobili. Tutto cio, come si
puo vedere, non era un dogma, ma il risultato di una speculazione razionale fondata
sull’osservazione dei fatti.
Con l’avvento del cristianesimo tale concezione diventa, come noto, parte integrante
della cosmologia cristiana. I motori immobili di Aristotele diventano ora il motore
immobile, cioe quel Dio che Dante defniva come l’amor che move il Sole e l’altre stelle.
Col passaggio alla cosmologia cristiana, la concezione aristotelico-tolemaica non
1 Questo e il testo di una conferenza che ho tenuto nel maggio 2011 nell’ambito del Seminario di pratiche
flosofche presso l’Universita Ca’ Foscari di Venezia.
rinuncia al proprio arsenale argomentativo ma – e questo e l’aspetto interessante – si
converte in un dogma: cio sta a signifcare che quell’antico sistema di idee, che
originariamente era stato concepito per spiegare i fatti, viene messo al servizio di bisogni
che nulla hanno a che fare con la conoscenza della realta. In questo modo, il pensiero si
chiude in se stesso e diventa refrattario all’evidenza empirica. Il primo e piu caratteristico
tratto dell’avvenuta conversione in senso dogmatico di un sistema flosofco e proprio la
sua refrattarieta ai fatti.
A questo proposito, vorrei riportare il celeberrimo aneddoto dell’autopsia raccontato
da Galileo nel Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo. In questo dialogo Sagredo
racconta di aver assistito a un’autopsia eseguita nello studio di un noto medico
veneziano. Lo scopo dell’autopsia era quello di dirimere la questione sull’origine dei
nervi. Si trattava di un’antica querelle che aveva visto contrapporsi gli aristotelici ai
galenisti. Secondo gli aristotelici, i nervi hanno origine dal cuore, mentre per i galenisti i
nervi si dipartono dal cervello. Quando il medico anatomista apre la spina dorsale del
cadavere scoprendo il ceppo di nervi che dal cervello si propaga lungo la spina dorsale, il
flosofo aristotelico presente alla dimostrazione esclama: «Voi mi avete fatto veder questa
cosa talmente aperta e sensata, che quando il testo di Aristotile non fusse in contrario,
che apertamente dice, i nervi nascer dal cuore, bisognerebbe per forza confessarla per
vera.» In altre parole, la riprova empirica prodotta dal medico e cosi convincente che, se
Aristotele non avesse detto altrimenti, bisognerebbe dire che ha ragione Galeno.
Come si spiega questo rifuto dell’evidenza fattuale da parte del tardo aristotelismo? La
risposta va cercata al di fuori della flosofa. Il dogmatismo non e, come la flosofa,
interessato a conoscere la verita. Se lo fosse, si rimetterebbe volentieri al tribunale
dell’esperienza. Ma al dogmatismo ecclesiastico interessa il potere. La flosofa tardo
aristotelica doveva servire come strumento di legittimazione del potere temporale della
Chiesa. Dimostrare, come fece Galileo, che la Terra non e al centro dell’universo
signifcava dimostrare che l’uomo non e al centro dell’universo, e quindi che le Sacre
Scritture erano errate. Ma se le Scritture sono errate, allora il potere della Chiesa si
fonda sulla menzogna. Quindi Aristotele deve aver ragione contro ogni evidenza.
Il dogmatismo che nasce per fni politici e di controllo sociale e la forma piu evidente e,
quindi, piu facile da smascherare di dogmatismo, anche perche coloro che detengono le
fla del potere sono solitamente ben consapevoli dell’utilita rappresentata dall’ideologia
dominante. E probabile che il cardinal Bellarmino, il principale accusatore nel processo
istituito dalla Chiesa contro Galileo, sapesse benissimo che Galileo aveva ragione. E
tuttavia non poteva ammetterlo, perche gli interessi politici implicati nella vicenda avevano la priorita sulle questioni teoretiche. In questo senso potremmo dire che il
dogmatismo e il cadavere della razionalita.
Ma il dogmatismo non e solo l’espressione di un sistema sociale di potere. E anche e
innanzitutto espressione di un atteggiamento psicologico. Questa seconda e piu intima
forma di dogmatismo e piu diffusa e piu diffcile da smascherare del dogmatismo
politico, perche, a differenza di quest’ultimo, non e cosciente. Anche in questo caso, il
dogmatismo subordina il sapere a una serie di bisogni inconfessabili; con la differenza,
pero, che questi bisogni sono inconfessabili non solo a gli altri, ma anche e innanzitutto
a se stessi.
Ma quali sono questi bisogni? E perche non possono essere confessati?
Vorrei provare a rispondere a queste domande prendendo in esame il sistema di
credenze sotteso a un disturbo alimentare che solo recentemente e stato individuato
dalla psicologia. Il disturbo in questione si chiama ortoressia nervosa, a scoprirlo e stato
il medico americano Steven Bratman, che lo descrive nel saggio del intitolato Health
Food Junkies (2000). A differenza che nell’anoressia e nella bulimia, dove l’accento viene
posto sulla quantita di cibo ingerito, nell’ortoressia l’enfasi ricade sulla qualita del cibo,
che deve essere quanto piu possibile sano per l’organismo.
Ora, cio che rende l’ortoressia particolarmente interessante per l’argomento che stiamo
trattando e l’armatura argomentativa che la sostiene. Mentre e relativamente semplice
smantellare le convinzioni dell’anoressico e metterlo di fronte alla natura
fondamentalmente autodistruttiva del proprio regime alimentare (non che questo, si
intende, lo dissuada minimamente dal perseverare), e praticamente impossibile aggirare
le barriere razionali che l’ortoressico erige a difesa della propria dieta. L’ortoressia e infatti radicata in un sistema di convinzioni assolutamente ragionevoli: chi potrebbe
contestare le seguenti affermazioni?
– Mangiare cibo sano e meglio che ingozzarsi di porcherie.
– Il modo migliore di prevenire le malattie e quello di adottare una
dieta sana.
– Nella scelta dei cibi, e piu importante nutrire il corpo che compiacere
il palato.
– Avere una dieta sana in una societa che ci avvelena in nome del proftto e molto
faticoso.
Queste affermazioni appaiono talmente ragionevoli che ci si potrebbe chiedere che
cosa renda l’ortoressia un disturbo alimentare, dopotutto. La risposta e: lo stesso
processo invisibile che ha convertito la cosmologia aristotelica in un dogma. Anche la
concezione geocentrica si era sviluppata intorno a un nucleo razionale. Ma quando venne
assorbita dalla teologia cristiana, questo nucleo si spense e cio che rimase non fu che un
involucro vuoto. Il vecchio armamentario argomentativo rimaneva in piedi, ma solo per
lavorare al servizio di bisogni che nulla avevano a che vedere con il desiderio di
conoscere la verita. In questo modo, la teoria geocentrica divenne cieca di fronte ai fatti
che Galileo andava presentando. Allo stesso modo, le convinzioni che puntellano
l’ortoressia nervosa sono, in quanto tali, ragionevoli. Il problema e che queste
convinzioni lavorano al servizio di bisogni che nulla hanno a che fare col cibo.
Uno di questi bisogni e, ad esempio, quello di controllare la morte. Questo e il caso di
Audrey, una donna di settantacinque anni la cui esistenza ruotava interamente intorno
alla dieta. Audrey consumava dodici pasti al giorno, ciascuno dei quali consisteva
nell’assunzione di un solo alimento. Ogni giorno assumeva un ottantina di pillole, fra
integratori dietetici e prodotti a base di erbe. La sua pelle aveva assunto un colorito
arancione pallido per via della gran quantita di succo di carota che beveva. In aggiunta a
cio si sottoponeva regolarmente a saune, sedute di agopuntura e sessioni di
idrocolonterapia per disintossicarsi dalle tossine.
Nonostante avesse un paio di nipotini che abitavano vicino a casa sua, non passava
molto tempo con loro perche, diceva: «Divento orribilmente impaziente mentre preparo i
miei pasti, inoltre i bambini mi fanno perdere il conto delle pillole che devo prendere.»
Non usciva mai di casa, se non per fare esercizio fsico, comprare cibo, fare una sauna,
una seduta di agopuntura o di idro colon terapia. L’esercizio fsico, che peraltro
detestava, consisteva nel compiere otto giri lungo un perimetro prestabilito, sotto
qualunque condizione atmosferica.
Un giorno Audrey fu colpita da un ictus che paralizzo meta del suo corpo. Questo
evento ebbe l’effetto immediato di frantumare lo schermo difensivo rappresentato dal
cibo. La paura della morte, che fn dall’inizio era stata la vera causa delle ossessioni
alimentari di Audrey, emergeva ora in superfcie, dissipando ogni illusione di controllo:
era il terrore di morire il vero problema, non la salute fsica. L’ossessione per la propria
salute fsica non era che un tentativo disperato di illudersi di poter vincere la morte.
Quando Audrey si rese conto che la morte non si poteva sconfggere, decise di ristabilire
la scala gerarchica delle sue priorita. Si libero delle pillole, del succo di carota, del
jogging, dell’agopuntura, delle saune, dell’idrocolonterapia, torno a mangiare due volte
al giorno e inizio a frequentare un gruppo religioso che affrontava seriamente il
problema della morte. Inizio a chiamare le persone a cui teneva di piu e, quando si rese
conto che le sarebbe rimasto poco tempo per vedere i suoi nipotini, fece di tutto per
conoscerli meglio.
Questa storia non vuol dimostrare che ci si debba disinteressare della propria salute
fsica, ma che la preoccupazione per la propria salute fsica puo nascondere una paura
ben piu profonda e ancestrale. Spostare l’attenzione dal problema della morte a quello
della salute fsica signifca tramutare un problema completamente fuori dal nostro
controllo in una questione di natura pratica. Sembra quasi che Audrey pensasse: «Se
prendi un po’ di pillole, fai jogging regolarmente e, di tanto in tanto, ti fai irrigare le
pareti del colon, la Morte si dimentichera di bussare alla tua porta.»
Che cosa possiamo imparare da queste considerazioni?
In primo luogo, che e molto diffcile distinguere tra razionalita e dogmatismo, perche il
dogmatismo indossa sempre la maschera della razionalita. In secondo luogo, che non si
puo smuovere l’atteggiamento dogmatico sulla base di argomentazioni logico-fattuali.
Abbiamo visto, infatti, che la mentalita dogmatica e governata da istanze extra-fattuali, ed
e quindi disinteressata alla conoscenza. La persistenza dell’atteggiamento dogmatico non
e dovuta, pertanto, alla forza dell’apparato argomentativo che la supporta, se non in
misura molto secondaria. Il dogmatismo trova la propria energia, piuttosto, dai bisogni
profondi per i quali lavora. Finche non si interviene su quei bisogni, non c’e modo di
smuovere l’atteggiamento dogmatico. Questa e la ragione per cui le confutazioni
razionali dell’esistenza di Dio non hanno mai fatto presa sui credenti.
Ciononostante, sarebbe un errore pensare che la critica razionale non produca alcun
risultato. La critica ha l’effetto di demolire la facciata di razionalita dietro alla quale
l’atteggiamento dogmatico si cela. Dal momento, pero, che il dogmatismo non puo
esistere se non si ammanta di una qualche parvenza razionale, la critica fara sorgere il
bisogno di sostituire il vecchio involucro con uno nuovo, come quando l’insetto muta il
suo esoscheletro. Forse Zarathustra ha peccato di entusiasmo quando ha annunciato al
mondo la morte di Dio. Forse il cadavere di Dio non era che l’esoscheletro di qualcosa
che continua a vivere ed e tutt’ora tra noi.