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CLAUDE ALBORE LIVADIE* L’età del Bronzo antico e medio nella Campania nord-occidentale Gli aspetti insediativi e funerari del Bronzo antico e medio in Campania sono stati argomento di due recenti articoli scritti in collaborazione con il collega Amodio Marzocchella (Albore Livadie e Marzocchella 1999; Albore Livadie et alii 2003a)1. Rispetto a tali messe a punto, grazie ad una sistematica politica di tutela svolta a margine di alcune grandi opere pubbliche o comunque di forte impatto ambientale (linea ferroviaria Alta Velocità; depuratore del Medio Sarno, villaggio US Navy di Gricignano di Aversa e nuove stazioni della Circumvesuviana tra Boscoreale e Boscotrecase, ecc.), il precedente quadro si è arricchito di una molteplicità di dati, inediti come anche gran parte dei precedenti, per i quali occorreranno degli anni e la partecipazione di molti studiosi per rendere di pubblico dominio i risultati di scavi che nel complesso hanno restituito una gigantesca massa di dati. Saranno, quindi, riconsiderati i vari aspetti ergologici già precedentemente esaminati, insistendo sulla base dei dati nuovi sull’evoluzione del rituale funerario, sulla tipologia insediativa, sull’architettura e, quando possibile, sull’organizzazione interna delle capanne nel corso dei periodi in esame. Si cercherà, inoltre, di precisare la scansione cronologica che si evince dalla comparazione delle testimonianze e dalle datazioni disponi- * CNRS-UMR 6573 Centre Camille Jullian - Aix-en-Provence (Francia); e-mail: alborelivadie@libero.it 1 I dati offerti in questi lavori devono molto alle indagini di archeologia preventiva maturate in Campania nel corso degli anni 90, quando, in prossimità di Palma Campania (discarica in loc. Pirucchi) ed a Gricignano (insediamento NATO US Navy), le evidenze “negative” dei suoli sepolti dai prodotti del Somma e dei vulcani Flegrei hanno rivelato preziose informazioni sull’organizzazione agraria e territoriale (lunghe carreggiate, tracciati di canali, campi lunghi arati), frutto di una programmazione razionale con una logica estensiva, forse indirizzata alla cerealicoltura. A queste nuove evidenze è stata data ampia risonanza (Peroni 1998; De Caro 2002; Forni e Marcone 2002). 180 C. ALBORE LIVADIE bili. Nel rispetto del limite geografico circoscritto alla Campania nordoccidentale fissato dal Convegno, i rari excursus fuori da questo ambito territoriale saranno indirizzati unicamente ad una migliore comprensibilità del discorso. L’INIZIO DELL’ETÀ DEL BRONZO (BA1) Cronologia e rituale funerario Il quadro cronologico offerto dalle prime scoperte (Palma Campania e Roccarainola - M.te Fellino) che inducevano a presentare la facies culturale di Palma Campania come un momento avanzato del BA, bruscamente interrotto dall’evento eruttivo delle Pomici di Avellino, può oggi essere completamente riesaminato. Già negli anni ’80 lo scavo di Sarno-Foce (Marzocchella 1986) aveva evidenziato la possibilità di un’articolazione cronologica ed una possibile diacronicità delle testimonianze coperte dalla coltre eruttiva. Oggi la comparazione dei dati di scavo, talvolta con l’aiuto delle misure 14C, consente di argomentare sulla scansione cronologica degli insediamenti attinenti alla facies che vanno ad occupare l’intero arco del BA. Infatti, i risultati degli scavi di Gricignano (Marzocchella 1998), di S. Paolo Belsito (Vecchio e Albore Livadie 2002b), di Boscoreale (AAVV. 2000; Albore Livadie et alii 2001a; Fergola et alii 2001), così come di Oliva-Torricella nei pressi di Salerno (Di Maio et alii 2003; Tocco 2003), attestano una lunga evoluzione della facies culturale che si presenta sempre di più come l’antesignana della “Civiltà appenninica”. Tra le ultime manifestazioni di facies Laterza e questo momento antico della facies di Palma Campania sembra possibile riconoscere manifestazioni di diversa attribuzione culturale. Sono, infatti, presenti a Gricignano ed in altri siti materiali ceramici che esibiscono decori di ispirazione campaniforme o ornamenti (bande di punti impressi non marginati, motivi ad incisioni o graffiti a zig zag, a reticolo o a losanghe o decorazione con pettine trascinato2) che ricordano molto da vicino la tipologia vascolare dell’aspetto di Ortucchio. Questi elementi suggeriscono l’esistenza nella Campania tardo-eneolitica di un quadro affine a quello attestato in alcune località del Lazio (in particolare nel comprensorio di Torre Spaccata: Quadrato di 2 Durante la XXXV Riunione Scientifica IIPP (Lipari 2000) è stata presentata una tomba proveniente da Gricignano US Navy-area Forum con, nel corredo, una brocca decorata con motivo a pettine trascinato. Il livello di rinvenimento, tra l’eruzione c.d. Flegrea 1 e quella di Agnano - Mte Spina, fissa un ambito cronologico compreso tra 2700/2580 e 2350/2220 BC, il cui termine più recente è compatibile con la datazione della facies di Ortucchio e l’inizio del BA (Fugazzola Delpino et alii 2003). L’ETÀ DEL BRONZO ANTICO E MEDIO NELLA CAMPANIA NORD-OCCIDENTALE 181 Torre Spaccata, Osteria del Curato-via Cinquefrondi) e nella Toscana (area fiorentina). In ogni caso, il passaggio alla facies antica di Palma Campania avviene mediante un graduale cambiamento della tipologia vascolare. Ad un momento poco evoluto del BA1, corrispondente agli aspetti di transizione e/o formativi della facies di Palma Campania, si possono attribuire un numero limitato di necropoli e di abitati che ci forniscono informazioni cronostratigrafiche, indicanti un suo inizio nella seconda metà del XXII sec. a.C. o ancora prima. Le analisi radiocarboniche su resti ossei della necropoli di S. Paolo Belsito indicano, infatti, una data alta per l’inizio della facies (DSA251- T. 8: 3969±61 BP, 2569-2518 cal. BC; DSA250 - T. 5: 3628±69 BP, 20421885 cal. BC; DSA257- T. 9: 3681±87 BP, 2148-1940 cal. BC) e sono coerenti con una data, anch’essa di provenienza funeraria, ottenuta a Gricignano (3720±40 BP, 2250-2010 cal. BC) dai resti di un focolare acceso sopra una sepoltura scavata nelle piroclastiti dell’eruzione convenzionalmente denominata Flegrea 3. Non proprio all’inizio, ma certamente in un momento antico della facies, si pongono le misure C14 effettuate su legni carbonizzati provenienti dal più recente degli abitati individuati a SarnoFoce (Rome 1775 - 3660±45 BP, 2130-1935 cal. BC; Rome 1776 - 3615±45 BP, 2015-1835 cal. BC) (Marzocchella et alii 1999). Per questa fase iniziale del Bronzo antico, i dati relativi al rituale funerario consentono le seguenti osservazioni. Le tombe raggruppate in sepolcreti sono prevalentemente con deposizioni singole, generalmente prive di corredo o, eccezionalmente, con corredo costituito da uno o due vasi e rarissimi oggetti di ornamento. Lo scheletro è in posizione rannicchiata con gambe molto flesse, mentre le braccia sono generalmente ripiegate all’altezza del torace e le mani unite sotto il mento. Nelle offerte alimentari, trovate sopra o all’interno delle tombe, sembrano predominare per le fasi più antiche quelle capro-ovine, per la fase più recente quelle bovine. Tali offerte, in alcuni casi, sembrano associate a porzioni di olle e di tazze che fanno pensare ad una frammentazione rituale connessa alla cerimonia funeraria, usanza questa che sembra continuare nella fase BA2A. La copertura delle tombe è spesso contrassegnata da pietre calcaree isolate, o poste a coppia o a gruppo, che permettono l’individuazione della sepoltura all’interno del sepolcreto. Eccezionalmente sono anche documentate deposizioni sotto un tumulo. A S. Paolo Belsito due grandi tumuli, intorno ai quali erano raggruppate diverse tombe a fossa, erano stati realizzati con pietre calcaree sovrapposte e marginati da grossi blocchi. In uno dei tumuli era una doppia sepoltura di maschi adulti. Un tumulo indicato da un cerchio di pietre è anche attestato nella necropoli del Campo sportivo di Gricignano, in contesto cronologico già BA2A. In questo periodo gli indicatori di distinzione sociale nei corredi sono assenti e non si conoscono al momento sepolture con corredo di armi in metallo. 182 C. ALBORE LIVADIE b) Insediamenti e strutture abitative Alla fase BA1 potrebbero appartenere l’abitato di Gricignano US Navy (lotto 1) e quello di Boscoreale (livelli 16 - aree B e F)3. Il villaggio di Gricignano risulta esteso sull’asse N-W/S-E di ca. 350 m mentre in quello a questo trasversale varia da 150 a 200 m ca., raggiungendo in complesso ca. 6 ha. Le strutture esplorate, ca. 20 con destinazione abitativa, sono tutte orientate secondo l’asse maggiore del villaggio. Ad un nucleo maggiormente addensato corrispondono nelle aree marginali strutture decisamente distanziate. Così come emerge dallo scavo, il tessuto insediativo è certamente il risultato di un insieme di azioni non tutte sincroniche, ma comunque realizzate nel rispetto di un ordine formulato o preesistente (Marzocchella 1998). La planimetria prevalente delle capanne è a pianta rettangolare absidata sul lato NW, talvolta leggermente rigonfia sui lati maggiori e con apertura a SE. Le dimensioni sono varie: superiori a 20 m di lunghezza e larghe da 5 a 6 m o comprese tra 10 e 15 m e larghe da 3 a 5 m. Solo un numero ridotto di capanne mostra una lunghezza inferiore a 10 m. Fa eccezione una struttura a doppia abside, che presenta anche uno sviluppo planimetrico nettamente maggiore (ca. 28x7 m). Tutte le capanne hanno una palificazione centrale a sostegno del tetto a doppio spiovente (Marzocchella et alii 2002). Questo tipo di costruzione è ben radicato a Nola dove è già attestato nel villaggio più antico di Croce del Papa (villaggio 2). L’orientamento4 delle strutture è simile a quello delle capanne del villaggio più recente (fase BA2A), mentre le dimensioni corrispondono grosso modo a quelle delle più grandi capanne. Strutture di piccole dimensioni, a pianta quadrata o rettangolare, testimoniano la presenza di depositi o di stalle, così come confermato dalle analisi pedologiche dei suoli di calpestio delle strutture di Sarno-Foce (Marzocchella et alii 1999), in genere ubicati in aree marginali dell’insediamento. Lunghe palizzate sono, invece, riferibili a grandi recenti sub-quadrangolari (a Gricignano alcuni con una dimensione di 100 mq ca.), al cui interno sono attestati recinti di piccola quadratura. Lo scavo di Boscoreale indica, invece, l’esistenza di piccole strutture circolari, con diam. da 1,5 a 3 m. 3 Su Boscoreale, v. AA.VV. 2000; Albore Livadie et alii 2001a; Fergola et alii 2001. Per Gricignano lotto 10 - IV sottotratta: Zevi 2004, per Acerra-Spiniello: Camardo e Langella 1996; Langella 2003a, pp. 947-949, in part. p. 948, n. 1. È difficile affermare, sulla base dei dati pubblicati, se gli insediamenti fossero ancora in vita al momento dell’eruzione del Vesuvio. Tuttavia, nel caso di Acerra, si potrebbe trattare di una fase antica della facies, nel caso venisse confermato il rapporto con i vicini pozzi (uno dei quali - Rome 1347 - ha restituito un legno carbonizzato datato 3675±60 BP, 2135-1935 cal. BC). 4 La forma aerodinamica della costruzione, come ha ben osservato l’arch. E. Castaldo, permette di resistere a venti violenti che provengono dal settore NW. La trave di colmo funziona da linea di fuga e da resistenza ai lunghi e flessibili travicelli che si appoggiano alla sommità del graticciato nel punto di flessione massima. L’ETÀ DEL BRONZO ANTICO E MEDIO NELLA CAMPANIA NORD-OCCIDENTALE 183 Significativa è l’assenza di strutture difensive, elemento che ritroviamo nella fase avanzata del BA, certamente rivelatore di una notevole stabilità sociale. Un sondaggio realizzato (prop. Trinchese) nel 2002 a 100 m ca. dal villaggio di Croce del Papa (Nola) indica la presenza, a ridosso dell’abitato, di un bosco con fitti alberi da alto fusto. È possibile che il limite dell’insediamento sia segnato dalla sola presenza di alberi? La moltiplicazione delle testimonianze rende possibile individuare alcuni elementi caratteristici ricorrenti nella costruzione delle abitazioni. In tutti i casi, si tratta di strutture costruite con alzato realizzato con pali infissi nel terreno e prive del basamento perimetrale in pietra. Presentano almeno un lato corto absidato con tetto a spiovente o che giunge fino a terra, a forma di tenda; questo è realizzato con elementi lignei leggeri, forse non sempre impermeabilizzato con argilla. Il pavimento, spesso a fior di terra, talvolta leggermente infossato, presenta in alcuni casi un vero e proprio battuto in cui sono inserite una o più piastre di cottura, un focolare infossato, un forno e delle fosse (per la raccolta dei rifiuti o dell’acqua). Tra i tipi ceramici anteriori alla comparsa dei tipi propri degli strati inferiori di Nola-villaggio 2, rinvenuti in contesti considerati tra i più antichi della facies (Palma Campania: capanna US 275; Boscoreale livv. 16A e 16B, necropoli di S. Paolo Belsito, ecc.), si annoverano ciotole fonde e basse con carena accentuata o arrotondata (fig. 1.1-6), ciotole carenate con orlo a tesa (fig. 1.7), scodelle con vasca tronco-conica bassa o profonda, con orlo non distinto o distinto, ma poco sviluppato (fig. 1.8), anfore biansate con anse sulla massima espansione, ollette a botte con labbro non decorato e vasi a collo distinto e non distinto di varie dimensioni(fig. 1.9-10). Sono attestati alcuni fondi piatti di vasi aperti decorati all’interno con cerchi concentrici a rilievo (fig. 1.11). Frequenti sono le anse a gomito con prolungamento asciforme (fig. 1.12-13). Alcune di queste fogge continuano nel corso della fase evoluta di questo periodo. LA FASE BA2A: CRONOLOGIA E RITUALE FUNERARIO Questa fase corrisponde alla piena affermazione della facies di Palma Campania. Il periodo è così ricco di novità che non posso soffermarmi sulle molte testimonianze relative all’organizzazione dei campi, con col- 5 Le misure C14 su campioni corrispondenti al focolare della struttura abitativa distrutta prima che l’area fosse ricoperta dai prodotti dell’eruzione delle Pomici di Avellino (DSA138 - 3666±52 BP, 2134-1966 cal. BC), come le altre indicate sotto la sigla DSA-DSH, si devono al Laboratorio CIRCE (Caserta). Si ringraziano i colleghi Prof. F. Terrasi, C. Lubritto e la dott.ssa I. Passariello che hanno condotto le analisi. 184 C. ALBORE LIVADIE Fig. 1 - Boscoreale (Pompei): ceramica del BA1 (dis. G. Stelo) (1:3). ture specializzate e irrigue (Marzocchella 1998; Peroni 1998; Forni 2002) e sui pozzi utilizzati per l’approvvigionamento idrico (Langella 2003b), ma anche con probabile funzione cultuale rinvenuti in varie zone del territorio (Marzocchella et alii 2002). In rapporto ai siti già noti (Albore Livadie et alii 2003a), conosciamo oggi nuovi insediamenti: forse Ruviano (Renda 2004, sito n. 270, fig. 33, p. 280), S. Prisco6, Marcianise-Tenuta 6 Benassai 2004, p. 119 ss., in part. p. 121, figg. 73.a-b,d; 74. Il materiale rinvenuto in via Torino, più che ad una tomba, sembra riferibile ad un insediamento abitativo sconvolto da successive frequentazioni. L’ETÀ DEL BRONZO ANTICO E MEDIO NELLA CAMPANIA NORD-OCCIDENTALE 185 Carbone7, Acerra-Spiniello, Gricignano-Cambrannone, Caivano, Somma Vesuviano, Sarno-vallone Mari e Nocera-Passo dell’Orco, Benevento-via Tengo, Pompei-Insula VI e S. Abbondio (Mastroroberto e Talamo 2001)8. Non insisto sulle scelte locazionali ampliamente illustrate nell’articolo del 2003 e schematizzate nel grafico allora presentato che riflette la sistematica ricerca di complementarità delle situazioni ambientali e la collocazione della maggior parte degli insediamenti ad interfaccia di ambienti naturali diversi per quota e natura dei suoli. Le prospezioni di tipo predittivo hanno confermato questi caratteri e la capillarità degli insediamenti (Albore Livadie 1999). Non si può dire ancora se questi fossero gerarchicamente organizzati, cioè se la loro ubicazione fosse legata anche ad un eventuale controllo ed ad un più generale sistema di assetto sociopolitico del territorio. Ipotesi queste ultime che necessitano di ulteriori indagini. Sicuramente andrebbe preso anche in considerazione il carattere secco del clima che caratterizza il BA, principalmente nella sua fase avanzata (Russo Ermoli e Di Pasquale 2002) che avrà condizionato una ricerca attenta dei punti d’acqua e delle zone umide, in particolare la prossimità dei corsi d’acqua9. Poche sono le evidenze funerarie note ed edite; le indagini a Gricignano contribuiscono, o meglio contribuiranno quando verranno pubblicate, in modo notevole ad ampliare il quadro delle conoscenze ed a scandire l’evoluzione del rituale che ben si evidenzia nella necropoli di S. Abbondio a Pompei il cui inizio potrebbe risalire a questa fase. Limitiamo pertanto l’esame ai pochi dati accessibili. Si evidenzia la continuità di tombe a fossa (Gricignano, S. Pietro Torre d’Elia, ecc.), il corpo rannicchiato su un fianco presenta le gambe ancora flesse, le braccia sono ripiegate e le mani poste davanti al volto; la fossa sembra generalmente evolvere da una forma ovaleggiante a subrettangolare. 7 Il sito, individuato all’occasione dello scavo di pozzi artesiani, è stato catalogato con il n. 120 nella tesi di laurea in Topografia antica del dott. P. Fecondo (Seconda Università degli Studi di Napoli) dal titolo “Topografia antica della zona di Marcianise” (a.a. 2003-2004). Come altri siti protostorici citati nel lavoro inedito, è posto in prossimità dei Regi Lagni, che sembrano in questa zona ricalcare il corso del medio Clanio. Ringrazio il dott. Fecondo per la sua disponibilità. 8 Ai quali bisogna forse aggiungere altri siti individuati nel territorio di Dragoni, di Baia e Latina (cfr. Carta archeologica 1), di Alife, punto più a settentrione nella griglia degli insediamenti della facies di Palma Campania (sito n. 14 via Mallardera; sito 5 - saggio 12 via Vernelle in Miele e Sirano 2004, pp. 95-100, 171-180), forse di Capua (Talamo e Ruggini 2005). Un nuovo insediamento è stato recentemente riconosciuto tramite carotaggio in loc. Civita Giuliana, tra Boscoreale e Pompei. Sono grata al collega G. Di Maio per l’informazione. 9 Sorprendentemente, nella media valle del Clanio, i siti sembrano occupare una fascia di rispetto dal fiume larga alcune centinaia di metri. 186 C. ALBORE LIVADIE Al corredo, non sempre presente, con uno o più vasi si aggiunge, a volte, un’arma o qualche oggetto personale; significativa in tale senso è la t. 26 dello scavo Marzocchella (Gricignano-Campo Sportivo) che ha restituito un pugnaletto a 4 chiodini, arco a tutto sesto e quasi piatto vicino al tipo Murgia Timone. Un rituale particolare è riservato a neonati o ad infanti che venivano depositi in vasi coperti da scodelle (Frattaminore) o da altri recipienti frammentari. Queste sepolture in vaso sono poste sia all’interno dell’abitato che nella stessa necropoli degli adulti, verosimilmente vicino alla tomba di un familiare. A Nola ed a Frattaminore è anche attestata la deposizione di feti umani in olle, all’interno del recinto delle capanne. Insediamenti e strutture abitative Le capanne, spesso chiuse all’interno di recinzioni con palizzate di diverse tipologie, sono non di rado di grandi dimensioni, ma non mancano le strutture piccole. Le costruzioni sono architravate con pianta rettangolare ed un lato absidato; la copertura a doppio spiovente può scendere fino a terra; l’ingresso è nella parte opposta all’abside e può essere aperto lateralmente. L’orientamento delle capanne è generalmente N-W/S-E in quanto corrisponde alla direzione preminente del vento nella Piana Campana. Tutto sommato, le caratteristiche costruttive e gli ordini di grandezza sono simili a quelli della fase precedente. In diversi siti sono presenti forni e piastre di cottura all’aperto, intorno alle capanne. Si prende ad esempio il villaggio di Nola, dove le particolari modalità di ricoprimento da parte dell’eruzione delle Pomici ad Avellino hanno permesso un’eccezionale conservazione delle strutture, con parte dell’alzato e di tutto l’arredo interno, offrendo uno straordinario spaccato della vita e dell’ambiente (in ultimo Albore Livadie et alii 2005b; Albore Livadie e Vecchio 2005a-b). La colata di fango avvenuta poco dopo l’eruzione ha, infatti, consentito la formazione di un calco sorprendentemente preciso dell’interno delle abitazioni e di tutto quello che vi si trovava: i manufatti in materiale deperibile (legno, vimini, stoffe e corde), le foglie di felci ammucchiate per usi diversi ed i cereali conservati in recipienti di ceramica e di legno. Utilissime le informazioni relative all’architettura: tipologia di costruzione delle pareti esterne e interne, rivestimento del tetto con fascine di paglia, graticciato costruito con canne e sottili tralci di legno verde, tavole per le divisioni interne, pannello di incannuciata a chiusura dell’uscio, ecc., che permettono la ricostruzione delle capanne con grande precisione. Anche la posizione dei vasi all’interno delle capanne ed il ritrovamento di intere porzioni disarticolate di bovini e di suini (quali coste sub-intere di grossa taglia, scapole intere o sub-intere, arti metapodiali) hanno dato informazioni utili sulle pratiche di conservazione delle derrate. Porzioni di carne, quasi sempre prive di tracce di macellazione ed appese ai pali L’ETÀ DEL BRONZO ANTICO E MEDIO NELLA CAMPANIA NORD-OCCIDENTALE 187 interni nei vari ambienti ma soprattutto nella stanza absidata, lasciano supporre pratiche di essiccazione/affumicamento10. Un mezzo vitello era collocato sotto la tettoia della capanna 4 in un recipiente verosimilmente di legno. Nella stanza absidata, utilizzata prevalentemente come dispensa, erano disposti lungo le pareti vasi di grandi dimensioni contenenti delle mandorle e dei cereali. Il contenitore cilindrico inserito nel piano pavimentare con orlo svasato (alt. 1,10 m, diam. 0,55 m) in argilla cruda coperto con un disco di legno ubicato nell’ambiente principale della grande capanna 3 sembra dovere essere riferito ad un silos. È attestata anche in altri abitati (Afragola) la presenza di silos, in quel caso, esterni ed interrati. Se guardiamo ai risultati delle indagini in corso, percepiamo, per il periodo anteriore all’eruzione, ma anche per la fase precedente, un assetto territoriale che rivela insediamenti di grandi dimensioni, probabilmente collegati mediante percorsi che costituiscono vere e proprie strade in terra battuta solcate da ruote di carri o traini (Acerra, Palma Campania, ecc.)11; ampie estensioni di territorio parcellizzato e coltivato, forse anche con colture intensive, che testimoniano un uso ormai generalizzato dell’aratro. Le analisi paleobotaniche sui pollini e sui macroresti costituiscono un valido completamento per la ricostruzione del paleoambiente presente al momento dell’evento eruttivo. Lo studio dei campioni dal sito di NolaCroce del Papa (Constantini et alii in questo volume), di Pratola Serra (Ciaraldi 1999) e di Frattaminore (Marzocchella et alii 1999) - dove è documentata la coltivazione di cereali, specialmente orzo, grano, spelta, avena e, in minore proporzione, miglio, e di vari tipi di legumi, insieme a bacche e frutti spontanei - è ora arricchito dalla situazione di Afragola. Importante la presenza a Nola di frutta semiselvatica come la mandorla e l’oliva. È probabile che il frutto del fico fosse anche consumato, come pure le ghiande dopo le indispensabili manipolazioni preparatorie per renderle commestibili per l’uomo. Nei siti in cui le analisi faunistiche sono state condotte (Nola, Afragola, S. Paolo Belsito), si evidenzia l’allevamento per la loro carne delle specie animali di media e grossa taglia, quali Ovis vel Capra 12 , Sus 10 Questa pratica potrebbe essere convalidata dalla presenza nella stanza absidata della capanna 4 di concentrazioni carboniose. L’analisi della fauna di Nola, in corso di ultimazione, è stata curata dalla dott.ssa N. Pizzano. 11 Non si esclude che siano stati utilizzati per il trasporto di carichi ponderosi anche traini trascinati da animali come documentano le tracce rinvenute sul paleosuolo a Palma Campania. Il manufatto in legno, finora interpretato come una scala triangolare a pioli, presente all’interno della capanna 3 di Nola, potrebbe essere proprio un traino a base triangolare con due pattini. 12 I 13 individui ovini gravidi rinvenuti all’interno del contenitore/gabbia ed all’esterno ad esso a Nola chiariscono alcune pratiche dell’allevamento stanziale, ancora oggi seguite dai pastori locali. 188 C. ALBORE LIVADIE scrofa e Bos taurus. Si aggiungono alcune specie selvatiche quali il cervo (Cervus elaphus), presente anche nel BA1, e in minor misura il cinghiale. L’esordio di autentiche specializzazioni pastorali con carattere di transumanza verticale è testimoniato dallo sfruttamento delle aree più elevate del territorio - alture circostanti la piana di Solofra, Mte Dònico (Visciano), Mte Taburno (altopiano di Camposauro) - frequentate per il pascolo. La maggior disponibilità di cibo, favorita dai progressi dell’agricoltura e dell’allevamento, ha condotto nel BA2A ad un notevole aumento demografico di cui è testimonianza il numero ormai considerevole di siti. Sorgono in aree con suoli di buona o elevata produttività agricola, buona capacità rigenerativa naturale, necessari ad uno sfruttamento intensivo di lunga durata, spesso a quote adatte alla pastura, più raramente in aree umide. In generale si può affermare che le locali condizioni geomorfologiche (superfici subpianeggianti con ottimo drenaggio sotterraneo e superficiale) risultano ottimali all’intensivo sfruttamento agricolo-pastorale del territorio. I suoli della facies, scuri e maturi, si sono evoluti in ambienti geomorfologicamente stabili, dotati di intensa copertura vegetale. Nel sito di Palma Campania, accuratamente studiato dal punto di vista pedologico, l’elevato contenuto di fosforo organico in rapporto al contenuto totale di fosforo supporta l’ipotesi della presenza di un’area coltivata e concimata (Engelmark e Linderholm 1996). La cultura materiale A riguardo della ceramica, anche se i ritrovamenti in abitato e in tombe confermano una sostanziale omogeneità e fedeltà ai modelli ideali peculiari della facies, sembra possibile intravedere delle differenze sia nella decorazione sia in alcune forme che permettono di enucleare delle tendenze areali che potranno essere meglio valutate in futuro. Esemplificative sono le varie decorazioni presenti sui vasi di Nola-Croce del Papa (a triangoli con vertici alternati incisi sui sostegni, ma anche all’altezza della carena delle tazze, solcature orizzontali ed a zig zag, incisioni parallele ed a graticcio, ecc. fig. 2), mentre sono più rare ad Afragola e a Palma Campania, quasi assenti a Pratola Serra. Anche le anse a gomito con prolungamento asciforme (v. l’esemplare da Zabatta in Albore Livadie 1999b) impostate sulle olle nel punto di massima espansione non sembrano particolarmente diffuse nelle aree più interne, mentre sono comuni ad Afragola (lotto 17). Lo sviluppo di un’autonoma produzione metallurgica è documentato dai vari depositi di asce presenti in Campania, già dal “secondo orizzonte dei ripostigli”, nonché dalla presenza, in particolare nel villaggio 2 di Nola-Croce del Papa (Castaldo et alii un questo volume), di L’ETÀ DEL BRONZO ANTICO E MEDIO NELLA CAMPANIA NORD-OCCIDENTALE 189 Fig. 2 - Ceramica del BA2A. Nola-Croce del Papa (via Polveriera): 1- 4) tazze su alto piede, 5) vaso monoansato su piede, 6-8) sostegni a clessidra, 9) scodella (dis. C. Morlando) (1:6). 190 C. ALBORE LIVADIE forni per la lavorazione del bronzo (Vecchio e Albore Livadie 2002a) 13. Ancora difficile affermare se è proprio a questa fase o quella di poco successiva che vanno riferiti alcuni importanti depositi, purtroppo generalmente smembrati, della Campania costiera: Frignano-S. Marcellino (Albore Livadie et alii 1998, 2000), area del Lago Patria, Carinola14. Infatti, un recente lavoro15 sulle asce a margini rilevati del ripostiglio di Frignano-S. Marcellino le ha collocate interamente nel IV orizzonte dei ripostigli (Giordano et alii 2003). DOPO L’ERUZIONE DI AVELLINO Il periodo BA2A venne interrotto bruscamente dall’eruzione delle Pomici di Avellino, per la quale possediamo varie datazioni radiocarboniche16. L’evento pliniano impose profondi cambiamenti all’assetto ambientale della Piana campana sia nelle aree ad ovest del vulcano, risparmiate dai depositi di caduta, ma comunque interessate dalla deposizione di livelli cineritici da lahar e da surge (Acerra, Afragola, Frattaminore, Gricignano), sia nelle zone interne (Nolano, Avellinese, Arianese), poste sotto la ricaduta dei materiali piroclastici (Grattan e Brayshay 1999; Albore Livadie et alii 2001b). Alcune aree furono abbandonate a seguito di dissesti idrogeologici o addirittura di modifiche della paleoidrografia, come ad es. quella dei fiumi Clanio e Sebeto (Guadagno 1999). Nei siti più prossimi al Vesuvio il forte impatto dell’eruzione sull’ecosistema condizionò i processi ed i tempi del ritorno alla “normalità”. Anche se la vegetazione sembra abbia riconquistato rapidamente l’ambiente a causa dell’effetto positivo e fertilizzante dell’evento vulcanico (Coubray 1999; Albore Livadie e Vivent 2001), indagini svolte in alcuni dei siti della “ripresa” indicano, comunque, la presenza di suoli poco profondi, caratterizzati da esili orizzonti organo-minerali di superficie, con frequente presenza di pomici e contenuti in sostanza organica molto scarsi. Si tratta cioè di 13 Quest’area di cottura con piano concotto subrettangolare marginata da un lieve bordo che racchiude almeno 4 forni a pianta circolare ha restituito due scarti di fusione e piccoli frammenti di lamina di bronzo analizzati dal prof. G. Paternoster (metodo TXRF) presso il laboratorio di Archeometria dell’Università degli Studi “Federico II” di Napoli. 14 Si parla di un centinaia di asce, ma una sola, conservata presso privati, ha potuto essere documentata, anni or sono, da P. Arthur, che ringrazio per avere messo a mia disposizione il disegno da lui eseguito. 15 Il lavoro è consistito nell’applicazione di alcune tecniche di Soft Computing per la datazione di asce del periodo del BA. 16 La datazione recentemente eseguita (Laboratorio CIRCE) su le ossa di pecore uccise dall’eruzione (DSA177 - 3451± 60 BP, 1782-1686 cal. BC) è in accordo con quella ritenuta “più probabile” da Vanzetti (1998, 2004). L’ETÀ DEL BRONZO ANTICO E MEDIO NELLA CAMPANIA NORD-OCCIDENTALE 191 suoli con un grado di evoluzione pedogenetica incipiente, poco sviluppati, che hanno perso le caratteristiche di fertilità riscontrate nel periodo precedente. Inoltre va ricordato che il periodo post-eruttivo, in particolare l’intervallo tra 3500-3300 cal. BP, corrisponde ad una delle fasi maggiori di deterioramento climatico con rapida variazione verso temperature più fredde e aumentate precipitazioni (Russo Ermoli e di Pasquale 2002) che poterono contribuire a rendere inadatti all’installazione di nuovi insediamenti vari settori del territorio. Se è dunque vero che i danni diretti o indotti dell’eruzione delle Pomici di Avellino portarono allo spopolamento di un vasto territorio e di conseguenza ad un’effettiva riduzione del numero degli abitati che perdurò anche in tutta la seconda metà del millennio, alcuni scavi recentissimi indicano che, dopo un periodo di allontanamento, alcuni gruppi tornarono nei siti precedentemente occupati, anche nell’area interessata dalla caduta dei tefra. Questo ritorno variò, per tempi e modi, nelle diverse zone. Certamente, non avvenne immediatamente, ma laddove è attestato la forma delle capanne, la tipologia ceramica, le scelte insediative e il rituale funerario indicano uno strettissimo legame con la facies di Palma Campania, al punto di palesare una continuità culturale. Per sottolineare tale rapporto filogenetico si propone di chiamare BA2B questo periodo successivo all’evento vulcanico e finale dell’antica età del Bronzo. A Nola-via Cimitile, a meno di 1 km dal villaggio di Croce del Papa, il ritorno di gruppi di facies Palma Campania è attestato dai resti di una capanna racchiusa in un recinto, edificata al di sopra dello strato di pomici rimaneggiate a tetto della coltre cineritica indurita dell’eruzione di Avellino17. Nella capanna, di cui è stata esplorata la sola parte absidata, sono stati recuperati frammenti di stoviglie che mostrano ancora forti connessioni con la facies di Palma Campania (fig. 3A.1-9) ed un pugnale a base semplice con due chiodini che si avvicina al tipo Ledro18 (fig. 3A.10). Tra la capanna e il recinto, una fossa poco profonda, scavata nello strato litoide dell’eruzione, ha restituito parte di un cranio umano sottoposto a misure 14C19. La datazione fa porre la deposizione, verosimilmente coeva alla struttura abitativa, in un lasso di tempo di alcune generazioni dopo l’evento vulcanico. 17 Non si tratta di un “surge”, come a volta indicato, ma di un colata fangosa (v. R. Cioni e M. Rosi, in Vecchio e Albore Livadie 2002a, pp. 43-46). Parte del materiale archeologico di questo scavo è esposto dal 2001 nel Museo di Nola (v. anche Albore Livadie 1999a, figg. 23A-B, p. 23). 18 Difficoltà si trova a confrontare il materiale bronzeo dell’ Italia meridionale con i tipi del Centro-Nord pubblicati da V. Bianco Peroni (1994). 19 DSA159 - US 24: 3248±67 BP, 1604-1435 cal. BC. Per le altre datazioni della capanna, v. Albore Livadie e Vecchio 2005b, in part. p. 47, note 14-16 (ITG138 - US 28: 3373±82 BP, 1744-1525 cal. BC; ITG DSA121 - US 20: 3252±95 BP, 1628-1428 cal. BC). Una nuova datazione AMS da però una data più antica (DSH138 - 3492±23 BP, 1878-1771 cal. BC). 192 C. ALBORE LIVADIE Fig. 3 - A) Nola-via Cimitile, materiale del BA2B: 1-9) vasi aperti (1:3) (dis. S. Passaretti), 10) pugnale in bronzo (dis. C. Morlando) (1:2); B) S. Paolo Belsito, materiale del BM1: ceramica dal paleosuolo sopra Avellino e sotto AP1 (1:3) (dis. C. Bartoli e S. Passaretti). Tutte le tombe della piccola necropoli - o nucleo di una più ampia necropoli? - di Gricignano (area Asilo nido) sono ora costantemente accompagnate da un corredo costituito da un vaso e, in alcuni casi, anche da un pugnale in metallo. Il rituale di deposizione, tombe singole e scheletro con gambe flesse, è identico a quello della necropoli di S. Abbondio a Pompei, il cui inizio probabilmente è da porre proprio in questo periodo finale dell’antica età del Bronzo (Mastroroberto 1998; Mastroroberto e Talamo 2001). L’ETÀ DEL BRONZO ANTICO E MEDIO NELLA CAMPANIA NORD-OCCIDENTALE 193 LE FASI “PROTOAPPENNINICHE”: IL BM1 L’evoluzione tipologica delle ceramica della facies di Palma Campania che procede verso l’Appenninico vero e proprio senza evidente discontinuità culturale è ben documentata alla Starza di Ariano Irpino dove sono stati indagati vari livelli insediativi successivi all’eruzione delle Pomici di Avellino; i più antichi sono caratterizzati da un patrimonio ceramico ancora strettamente legato a quello di Palma Campania che associa man mano forme tipiche del Protoappenninico20. La medesima situazione stratigrafica è presente a Vivara-Punta di Mezzogiorno dove una divisione in due fasi è stata evidenziata dallo studio dei materiali. La prima fase dell’area A, ben attestata anche a Punta Capitello, è “maggiormente ricollegabile con la cultura di Palma Campania”, mentre la fase 2 dell’area A è ricollegabile con l’area B e con il Protoappenninico (Cazzella 1999)21. Un quadro affine è anche riscontrabile a S. Paolo Belsito. Proprio in quest’ultimo sito, in appoggio alla sequenza cronotipologica del Bronzo medio iniziale campano, troviamo dei markers importanti costituiti da nuovi eventi eruttivi del Vesuvio (denominati genericamente in letteratura “eruzioni protostoriche”) che hanno interessato due livelli di frequentazione. Il primo livello, posto a tetto delle pomici dell’eruzione di Avellino e coperto dalla prima eruzione protostorica API 22, sembra, sul- 20 Oggi si può affermare, sulla base delle datazioni C14, che il momento iniziale del Protoappenninico, sulla costa adriatica, conosce uno sviluppo tendenzialmente parallelo alla facies di Palma Campania (Cazzella 1994). È significativo il sito della Starza ad Ariano Irpino, dove è possibile leggere nei livelli impostati al di sopra dei depositi dell’eruzione delle Pomici di Avellino una continuità insediativa con riedificazione delle capanne in tempi relativamente rapidi e fortissime connessioni con la tipologia vascolare della facies di Palma Campania, assieme a tipi arcaici del Protoappenninico. Molto frequenti sono, infatti, i sostegni a clessidra, le ollette ovoidi con bottone a dischetto o con bugnette verticali poste immediatamente sotto il colletto appena accennato, le olle ovoidali con orlo decorato a tacche e cordoni digitati realizzati al di sotto dell’orlo, i vasi biconici, le tazze carenate con anse a nastro e le ciotole carenate a cui si associano le tazze con fondo a punta con sopraelevazioni asciformi ed anello stretto e lungo, le anse sopraelevate con anello stretto e decorato con bottone conico nella parte del punto di volta, le sopraelevazioni con foro centrale. I livelli relativi al reinsediamento dopo l’eruzione sono datati su semi di breve vita e carboni di focolare provenienti da più strutture abitative non propriamente contemporanee (DSA338 - 3466±43 BP, 1887-1683 cal. BC; DSA552 - 3403±29 BP, 1740-1683 cal. BC; DSA331 - 3293±.69 BP, 1640-1504 cal. BC). 21 La datazione radiocarbonica (BM2413) sul campione di terra carboniosa dalla struttura d1 di Vivara-Punta Mezzogiorno, area A (Cazzella e Moscoloni 1991) è risultata inattendibile (Cazzella 1994, 1999); è stata tentata una nuova misura, purtroppo anch’essa deludente (Cazzella 1999). 22 La misura eseguita presso il laboratorio USGS/Virginia dell’AP1 (3480±30 BP, 18141744 cal. BC) indica che l’eruzione non dovrebbe essere avvenuta molto tempo dopo quella delle Pomici di Avellino. 194 C. ALBORE LIVADIE la base della tipologia vascolare e delle datazioni radiocarboniche, più recente della capanna di Nola-via Cimitile 23. Caratteristiche di questo livello sono le scodelle con prese arrotondate impostate sull’orlo (fig. 3B.1), le tazze carenate con diametro alla carena uguale al diametro all’orlo e le sopraelevazioni a nastro ispessito, verosimilmente impostate sull’orlo, che si ricollegano con la produzione del Protoappenninico. Rare, ma ancora attestate, sono le anse a nastro (fig. 3B.2). Ai siti già noti riferibili alla fase iniziale del Protoappenninico (Cocchi Genick et alii 1995) si aggiungono gli abitati di Arivito, forse di Sant’Eufemia e di Bagni Sulfurei, nel territorio di Mondragone (Piperno 2006, pp. 31-33); indizi di superficie indicano la presenza di un insediamento in prossimità di una sorgente ormai prosciugata in loc. Triello, tra Pignataro Maggiore e Calvi Risorta, ai piedi del Mte Calvento (m. 415), estrema propaggine verso la pianura campana del massiccio di Mte Maggiore. Questi abitati più o meno estesi occupano la fascia pedemontana o sono posti a quota mediamente elevata come il già citato sito di Monticello a S. Paolo Belsito (Albore Livadie et alii in questo volume); altri sono in pianura come Marcianise-Ponte Iachiello24, Acerra-loc. Pozzillo (Bergamaschi e Ronga 1996). Nelle necropoli permane l’uso di deporre il corpo del defunto con le gambe flesse, ma meno piegate che durante il periodo precedente e con un corredo personale più complesso. La sepoltura sembra ora riflettere un’incipiente gerarchizzazione delle strutture sociali e gli indicatori archeologici in essa attestati potrebbero, quindi, valere come espressione di ruoli funzionali rivestiti nell’ambito della comunità, costituendo così un indizio a favore di un assetto funzionale, e non più solo parentelare, della comunità. A S. Abbondio sono anche attestati un piccolo sarcofago in tufo (t. 9), probabilmente con scheletro di neonato (Mastroroberto 1998), e tombe ad enchytrismos in olla. I bambini sembrano essere sepolti precocemente25 in fossa secondo un uso già evidenziato nel BA1 a S. Paolo Belsito-necropoli di via Cimitero (Vecchio e Albore Livadie 2002b). L’instabilità sociale che conduce alla realizzazione di opere di protezione degli insediamenti risulta limitata agli abitati di La Starza ad Ariano Irpino e di Tufariello a Buccino. 23 Cfr. AA.VV. 2006, Dal primo sistema AMS in Italia al laboratorio CIRCE, Atti del Convegno di Caserta, dell’ANA, Bologna, pp. 9-18. 24 Sito n. 144 individuato dal dott. P. Fecondo. Per gli altri giacimenti in prossimità dei Regi Lagni nel territorio di Marcianise v. nota 13. 25 Le deposizioni di S. Paolo Belsito sono relative a un bambino di 4-5 anni (T. 8) ed un secondo bambino di 6 anni (T. 12). L’ETÀ DEL BRONZO ANTICO E MEDIO NELLA CAMPANIA NORD-OCCIDENTALE 195 IL BRONZO MEDIO 2A Nel periodo BM2A proseguono il loro sviluppo alcuni degli insediamenti sorti nella fase precedente. Nella Campania settentrionale e media gli abitati si concentrano sulle pendici delle alture vicino alla piana che in questo periodo è in parte occupata da ambienti paludosi; oltre al poggio di Arivito, il vasto insediamento di Incaldana26, che conoscerà una continuità di vita per tutto il BM 3 ed i villaggi di S. Martino e Perticara documentano un’occupazione capillare del territorio. Altri siti offrono dati ancora troppo scarsi per pronunciarsi sul loro sviluppo cronologico e sulla loro funzione (Alvignano-fondo Mastrillo27). All’interno della piana sono i villaggi di S. Paolo Belsito-loc. Monticello, Acerra-loc. Pozzillo (Bergamaschi e Ronga 1996, pp. 155-158)28 e loc. Spiniello (Langella 2003a, pp. 947-949). Alcuni abitati s’impiantano in prossimità della costa: verosimilmente Quarto Flegreo-via Campana (Zevi 2004, p. 863), Monte Gauro (Turco 1981, pp. 37-58), Napoli-Piazzale Tecchio. La posizione dei noti siti insulari di Vivara-Punta d’Alaca e Castiglione d’Ischia sottolinea l’interesse sempre più attento per i rapporti marittimi. A S. Paolo Belsito, il livello di frequentazione, posto sopra l’eruzione AP1 e coperto dalla seconda eruzione protostorica AP229, ha restituito materiale da inquadrare nel Protoappenninico 2A iniziale30. I frammenti ceramici presenti nel terzo ed ultimo paleosuolo a tetto dell’eruzione AP2 ci permettono di cogliere una scarsa variazione della tipologia vascolare ed un rapido reinsediamento. Tra i materiali dei livelli superiori del sito spicca la presenza di prese quadrangolari forate, di manici a nastro soprelevato e foro circolare ed a nastro piatto con margini rialzati in associazione con manici a nastro sopraelevato con estremità ad anello, forma, quest’ultima, già presente nel 26 L’importanza del sito di Incaldana, dove erano stati individuati, a seguito di ricognizioni, diversi giacimenti relativi al Paleolitico medio e superiore, fu segnalata dalla scrivente alla Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Province di Napoli e Caserta in data 10/ 05/1991 e 11/11/1991; in tali occasioni furono consegnati i manici a nastro sopraelevato del BM2A(fig. 4A.1-2) ed i frammenti del BM3 (fig. 4A.3-4) provenienti da un insediamento danneggiato da una cava aperta nel versante meridionale di Mte Petrino. 27 Un’ansa con sopraelevazione a sezione piatta con estremità superiore sagomata è stata pubblicata dalla scrivente (Albore Livadie 1990, pp. 7-23, fig. 6.39). Il medesimo disegno (M. Pierobon - Centro J. Bérard) è stato riprodotto in Cera 2004, fig. 118. 28 Il materiale rinvenuto nei livelli di obliterazione del fossato, oltre ad appartenere al BM1 (fig. 34, p. 157), è riferito anche al BM2 dalle Autrici. Le figg. 35 e 36, p. 158, documentano, però, una fase del BM3. 29 Le datazioni relative agli eventi eruttivi (3250± 70 BP, 1604-1439 cal. BC; 3280±60 BP, 1624-1495 cal. BC) sono state discusse in Albore Livadie et alii 2004. Una recente misura C14 (DSH 105 - 3361±20 BD) da l’intervallo calendariale (1747-1690 cal. BC, 1 sigma). 30 DSA49H - 3253±24 BP, 1604-1464 cal. BC; DSA48H - 3283±23 BP, 1607-1521 cal. BC. 196 C. ALBORE LIVADIE contesto più antico della fase protoappenninica (come ad es. la notevole t. 8 di S. Abbondio31). Il patrimonio tipologico comprende anche tazze carenate con orlo svasato e ansa a nastro insellata, ciotole carenate con ansa ad ascia impostata sul punto di massima espansione e con manici a nastro a contorno rettangolare ed estremità arrotondata e margini rilevati e paralleli con nervatura centrale. Lo scavo limitato a Napoli-Piazzale Tecchio di un settore ai margini di un insediamento posto in prossimità di un corso d’acqua che raccoglieva le acque superficiali di tutto il bacino idrografico di Soccavo-Fuorigrotta ha restituito sia forme affini a quelle di S. Paolo Belsito che frammenti decorati con triangoli, cerchi incisi e file di punti (Vecchio et alii in questo volume). L’ubicazione, prossima all’antica linea di costa, è significativa dell’interesse per le aree litoranee. Solo nell’entroterra, a La Starza di Ariano Irpino, sono state finora esplorate strutture abitative; a pianta ovale o biabsidata con pali verticali perimetrali ed assiali e prive di cordolo di fondazione in pietra, hanno dimensioni generalmente modeste. Necropoli, talvolta perduranti dal periodo precedente, sono attestate a Capua CIRA loc. Strepparo-Cento Moggie, Gricignano TAV, Pompei-S. Abbondio. Il corredo è limitato a pochi vasi (olletta con prese verticali subcutanee, scodella a bordo rientrante con gruppi di segmenti di cordoni verticali sotto l’orlo, scodella su alto piede, talvolta accompagnati da bronzi: pugnali triangolari a base semplice senza chiodi vicino al tipo Ledro varietà B e tipo S. Maurizio, piccole lesine). Alcune osservazioni fatte sulla posizione dei corpi a S. Abbondio (Vanzetti 1998) suggeriscono che la deposizione avvenisse in cassa di legno. La relazione tra il sesso del defunto e l’orientamento del corpo e della testa (testa a S per i maschi) (Mastroroberto 1998) merita indubbiamente una verifica sulla base dello studio antropologico. I corpi sono generalmente in posizione supina con gli arti distesi; il corredo è posto solitamente in prossimità della testa. Sepolture ad enchytrismos di bambini sono, come in passato, ubicate nelle fossa di un adulto. IL PERIODO APPENNINICO L’Appenninico antico (BM2B) o fase di passaggio al BM3 Questa fase è ancora poco nota nella regione, perché documentata in un numero limitato di contesti da una scarsa quantità di tipi ceramici e di 31 Nella sepolture è associata a tre pugnali triangolari a manico fuso tipo Ledro B e ad un’ascia avvicinata al tipo Cascina Ranza. Per la discussione v. Atti Pompei 1, p. 216 ss. L’ETÀ DEL BRONZO ANTICO E MEDIO NELLA CAMPANIA NORD-OCCIDENTALE 197 motivi geometrici minuti preludenti gli schemi decorativi appenninici. Si aggiungono agli insediamenti noti della Campania interna e meridionale (La Starza, grotte dello Zachito e di Pertosa) alcuni nuovi siti ai margini della piana campana ed all’interno della piana stessa. Gli insediamenti insulari (Vivara-Punta d’Alaca “fossa alfa”; Castiglione d’Ischia) continuano a vivere in questa fase e nel BM3. Il Bronzo medio appenninico Nella Campania centro settentrionale il ripopolamento della piana risulta ormai generalizzato. Oltre alle zone altimetricamente rilevate, ove i siti occupano posizioni di controllo delle vie di transito naturali (Arivito, sul versante orientale di Mte Petrino, S. Pietro, Bagni Sulfurei, Incaldana (fig. 4A), S. Martino, Ruviano, Teano-Torricelle, Francolise, S. Felice a Cancello (Viola 1981), Quarto-Montagna Spaccata, Sarno-S. Giovanni), sono ampiamente attestati abitati in pianura (Acerra-Pozzillo; Capua CIRA - Strepparo e Cento Moggie, Gricignano TAV, Caivano-lotto 10). Interessante è l’ubicazione di alcuni insediamenti su terrazzi fluviali (Avella-Fusaro, nell’alta valle del Clanio), su toppi vicino al fiume (Montetto sul Calore beneventano), vicino all’alveo (Longola-Poggiomarino) testimonianti scambi tramite i corsi d’acqua. Alcuni di questi insediamenti hanno una lunga durata dal Protoappenninico fino al periodo appenninico (Capua, Cancello scalo?); altri sono di nuova fondazione su aree già occupate durante il BA (Avella-Fusaro) o in prossimità di esse (Sarno-S. Giovanni). Lungo la costa vengono occupati promontori in posizione strategica e luoghi di approdo lungo rotte di piccolo cabotaggio e nelle isole, oltre a Vivara, si sviluppano gli insediamenti in prossimità del mare ed in posizione arroccata (Grotta delle Felci - Capri, Castiglione e Monte Vico Ischia). Tra gli abitati del Bronzo medio appenninico, attestati in tutto l’arco del golfo di Napoli e nel suo entroterra, anche da siti di nuova fondazione, è stato possibile operare una distinzione in due sottofasi BM3A e BM3B. Si osserva, innanzi tutto, un aumento dei siti durante il BM3A in cui le forme vascolari prevalenti sono ciotole a profilo arrotondato e ciotole carenate con orlo poco sviluppato e svasato e vasca profonda, tazze carenate e manici a nastro sopraelevato con foro triangolare32, decorazioni ad intaglio e ad incisione. 32 Alcuni caratterizzati dalla presenza di una ripresa del nastro all’altezza del foro triangolare; nel sito monofase di Quarto-Montagna Spaccata, nell’immediato retroterra di Pozzuoli, è presente anche un’ansa con sopraelevazione fortemente stilizzata a protome bovina (Albore Livadie 1986, tav. XI.8:8) che indica una precoce tendenza alle anse zoomorfe. 198 C. ALBORE LIVADIE Fig. 4 - A) Incaldana (Mondragone): ceramica del BM2-3 (dis. M. Pierobon); B) Avella (loc. Fusaro): ceramica del BM3B (dis. G. Carboni); C) Poggiomarino (loc. Longola): ceramica del BM3B (dis. C. Bartoli) (1:4). L’ETÀ DEL BRONZO ANTICO E MEDIO NELLA CAMPANIA NORD-OCCIDENTALE 199 La seconda fase è ben esemplificata dal sito di Avella-Fusaro, vasto abitato che occupa un terrazzo sopra il corso del fiume Clanio, la cui ubicazione testimonia l’utilizzazione dell’ambiente pastorale dall’alta valle del Clanio e dei monti vicini, lo sfruttamento agricolo della pianura e l’utilizzo delle vie di comunicazione verso le aree interne (Montesarchio e la regione Avellinese). Il patrimonio decorativo della ceramica trova confronti su un vasto areale che giunge fino alla costa adriatica (fig. 4B). Nella vicina valle del Sarno, benché sia stata risparmiata dall’eruzione delle Pomici di Avellino, l’impatto indiretto della catastrofe ha certamente influito sulla sedimentazione, sul regime idrografico e, quindi, sugli insediamenti antropici. Gli eventi subpliniani successivi, ma cronologicamente prossimi, ne hanno cambiato profondamente l’assetto geoambientale imponendo profonde modifiche anche allo stesso corso del paleo-Sarno e condizionando fortemente il rifornimento di materiale sedimentario nella piana, andando così ad influenzare lo sviluppo dei paleoambienti lungo il corso del fiume. Allo stato attuale sono noti sia insediamenti ubicati su pendici collinari (Sarno-S. Giovanni) che lungo il corso del fiume Sarno (Poggiomarino-Longola)33. Solo quest’ultimo abitato, sembra per ora attestare una continuità di vita nel successivo periodo del BR rispetto al totale tramonto di tutte le sedi insediative del BM3 (fig. 4C). Si ringraziano il Soprintendente M.L. Nava e il dott. G. Vecchio per l’autorizzazione a pubblicare i materiali illustrati nelle figg. 2-4A ed il Soprintendente P.G. Guzzo, le dott.sse G. Stefani e C. Cicirelli per quelli delle fig. 1 e 4C. 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RIASSUNTO. - L’ETÀ DEL BRONZO ANTICA E MEDIA NELLA CAMPANIA NORD-OCCI- Lo studio del sistema insediativo e delle strutture di abitato del Bronzo antico e medio in Campania è stato affrontato in alcuni lavori recenti, per cui nel presente riesame verrà aggiornato il quadro del popolamento, insistendo sull’articolazione del periodo in diverse sottofasi, sulla base, in particolare, della caratterizzazione tipologica della ceramica, supportate dai dati radiocarbonici di recente acquisizione. DENTALE. RÉSUMÉ. - L’ÂGE DU BRONZE ANCIEN ET MOYEN DANS LA CAMPANIE NORD-OCCI- L’étude des modalités d’occupation et des structures d’habitat du Bronze ancien et moyen en Campanie ayant été affrontée récemment, notre communication se propose d’ajourner le cadre du peuplement et de préciser sur la base de la caractérisation typologique de la céramique et des données radiocarbone récemment acquises, une articulation de la période en plusieurs sous phases. DENTALE.