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Filologicamente Studi e testi romanzi Direttore Giuseppina Brunetti (Alma Mater Studiorum - Università di Bologna) Comitato scientifico Giovanni Borriero (Università di Padova), Paolo Canettieri (Sapienza Università di Roma), Fabrizio Cigni (Università di Pisa), Sabrina Ferrara (Università di Tours), Luciano Formisano (Alma Mater Studiorum - Università di Bologna), Anatole Pierre Fuksas (Università di Cassino), Gabriele Giannini (Università di Montréal), Manuele Gragnolati (Università di Paris-Sorbonne), Gioia Paradisi (Sapienza Università di Roma), Carlo Pulsoni (Università di Perugia), Arianna Punzi (Sapienza Università di Roma), Paolo Rinoldi (Università di Parma), Justin Steinberg (Università di Chicago), Richard Trachsler (Università di Zürich) Redazione Stefano Benenati, Michele Colombo, Alina Laura De Luca, Luca Di Sabatino, Jacopo Fois, Niccolò Gensini, Agnese Macchiarelli, Michele Piciocco, Giovanni Spalloni Filologicamente Studi e testi romanzi VI I manoscritti degli Ordini mendicanti e la letteratura medievale a cura di Agnese Macchiarelli Bononia University Press Volume pubblicato con il contributo del Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica dell’Alma Mater Studiorum - Università di Bologna e di APICES (Association Paléographique Internationale. Culture, Écriture, Société). Dotation J. M. M. Hermans 2019 Bononia University Press Via Saragozza 10, 40123 Bologna tel. (+39) 051 232 882 fax (+39) 051 221 019 © 2021 Bononia University Press ISSN 2533-1604 ISBN 978-88-6923-874-1 www.buponline.com info@buponline.com I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche), sono riservati per tutti i Paesi. In copertina: Bologna, Biblioteca Universitaria, ms. 346, c. 113r Progetto di copertina: Roberto Siniscalchi Progetto grafico e impaginazione: Sara Celia Prima edizione: novembre 2021 Indice Giuseppina Brunetti Premessa 7 Agnese Macchiarelli Introduzione 11 Parte I. Studi e ricerche Antonio Montefusco Iconografia dei fraticelli (ms. Roma, BNC, Vitt. Em. 1167) 19 Giuseppina Brunetti Attorno a frate Salimbene de Adam di Parma: l’autografo, la Chronica e la letteratura 31 Caterina Amato I Francescani e la letteratura: per Roberto Grossatesta, la sua opera, i suoi autografi 47 Marcello Bolognari Lo Stimulus amoris di Giacomo da Milano: la tradizione manoscritta in volgare e la sua ricezione 63 Maria Conte Promuovere il tomismo in volgare: una proposta per il contesto di produzione del ms. Città del Vaticano, BAV, Chig. M. VIII. 158 77 Agnese Macchiarelli Gli specula peccatorum domenicani in volgare. Note sul genere e sulla tradizione manoscritta 97 Laura Calvaresi Prime indagini sulla diffusione del De regimine principum di Egidio Romano in ambito mendicante 113 Parte II. Itinerari tematici Francesco Santi Il manoscritto latino nel mondo dei frati Minori (secoli XIII-XIV): qualche appunto 131 Nicoletta Giovè Marchioli Scritture (e letture) di donne. Il caso dei codici francescani 143 Carlo Delcorno Fisionomia dei codici domenicani volgari 157 Luciano Cinelli OP I frati Predicatori tra libri e biblioteche 169 Tavole 179 Indice dei manoscritti 191 Indice dei nomi 203 Parte II Itinerari tematici Luciano Cinelli OP I frati Predicatori tra libri e biblioteche A modo di introduzione del presente intervento, che si inserisce fra gli altri interessanti e densi di contenuti e di spunti per ulteriori indagini, vorrei menzionare il monaco inglese Riccardo di Bury (1287-1345), vescovo di Durham, a proposito del rapporto dei frati Predicatori con il sapere e con i libri, loro veicoli: A voler essere sincero, pur senza dimenticare i contatti che ho avuto con tutti gli altri ordini religiosi, che mi hanno fruttato un numero enorme di opere antiche e moderne, è giusto riconoscere un tributo speciale ai Predicatori che sempre, più degli altri ordini, ho trovato disponibili a farmi partecipe con gioia e senza invidia del loro lavoro; io stesso posso testimoniare quanto, mossi da una divina liberalità, i Domenicani siano prodighi e mai avari del loro luminoso sapere1. Non si può parlare degli studia dei Predicatori senza un riferimento alle loro biblioteche, dal momento che fin dai primordi ogni convento doveva avere una scuola locale conventuale con annessa biblioteca, anche se non necessariamente ampia. Le primitive Costituzioni domenicane privilegiavano i più meritevoli nello studio con una serie di dispense; del resto, l’Ordine fondato da san Domenico si può definire come l’‘Ordine della 1 Riccardo da Bury, Philobiblon o l’amore per i libri, introduzione di M. T. Fumagalli Beonio Brocchieri, traduzione e note di R. Fedriga, Milano, Rizzoli, 20063, p. 120. 170 Luciano Cinelli OP dispensa’. Fin dagli albori si prevedeva una serie di disposizioni atte ad affrancare il singolo frate impegnato nell’attività intellettuale da una serie di obblighi – e questo perdura fino a oggi: i frati Predicatori si sono dotati di un sistema legislativo secondo cui il superiore può dispensare il frate dalle osservanze regolari, per motivi di studio o di apostolato (predicazione)2. Lo studio non deve intendersi come fine a se stesso, ma è orientato alla salvezza delle anime, scopo principale dell’Ordine: Studium enim est ordinatum ad praedicationem; praedicatio ad animarum salutem, quae est ultimus finis3. Sarebbe opportuno comunque adottare una prospettiva un po’ diversa negli studi storico-religiosi in riferimento ai due Ordini mendicanti maggiori, Francescani e Domenicani, una prospettiva comparativa volta a sottolinearne le discontinuità, ma anche, anzi direi soprattutto, le costanti, i punti in comune. Nella Historia occidentalis, il canonico regolare francese Giacomo di Vitry (1170-1240), eccellente predicatore e vescovo di San Giovanni d’Acri, definiva i Domenicani come «canonici bononienses»4, inserendoli quindi nell’alveo canonicale, a differenza invece dei Minori, curiosamente indicati con l’appellativo di «fratres praedicatores»5. Questo è un esempio di come i contemporanei percepissero le religiones novae, operando delle distinzioni e non come un blocco monolitico. Per quanto riguarda le biblioteche degli Ordini mendicanti e in particolare dei Predicatori, non possiamo non menzionare la biblioteca del 2 «Ad hec tamen in conventu suo prelatus dispensandi cum fratribus habeat potestatem, cum sibi aliquando videbitur expedire in hiis precipue que studium vel predicationem et animarum fructum videbuntur impedire, cum Ordo noster specialiter ob predicationem et animarum salutem ab initio noscatur institutus fuisse, et studium nostrum ad hoc principaliter ardenterque summo opere debeat intendere, ut proximorum animabus possimus utiles esse», H. Denifle, Die Constitutionen des Predigerordens von Jahre 1228, in «Archiv für Literatur und Kirchengeschichte des Mittelalters», 1 (1885), p. 194. 3 B. Humberti de Romanis opera De vita regulari, edita curante fr. J. J. Berthier, vol. II, Romae, Typis A. Befani, 1889, p. 28. 4 The Historia Occidentalis of Jacques de Vitry, ed. J. F. Hinnebusch, Fribourg, The University Press, 1972, cap. XXVII, pp. 142-144. 5 Ibidem, cap. XXXII, p. 158. I frati Predicatori tra libri e biblioteche 171 convento di San Domenico a Bologna. Il suo ricco patrimonio librario6 per tutto il XIV secolo aveva ricevuto un’impronta marcatamente teologicogiuridico-dottrinale, con una connotazione tomistica, ad opera soprattutto di un altro illustre domenicano Guido Guezzi7, attivo negli ultimi decenni del Trecento che, come ci tramanda la Chronica Magistrorum Generalium Ordinis Praedicatorum di Girolamo Borselli: multos libros acquisivit pro communi libraria ut patet in fine aut in principio quamplurimum librorum ibidem positorum […]8. Il Guezzi nell’organizzare la biblioteca secondo i canoni tomistici, tenne presente la nuova ratio studiorum, definita negli anni ’60 del XIII secolo da san Tommaso e da un gruppo di altri frati – ratio che poi venne estesa a tutto l’Ordine9. A tal proposito, cfr. G. Zaccagnini, Le scuole e la libreria del convento di S. Domenico in Bologna. Dalle origini al secolo XVI, in «Atti e memorie della r. Deputazione di storia patria per le provincie di Romagna», serie IV, XVII (1927), pp. 228-327. 7 Sul Guezzi, cfr. A. Rovetta, Bibliotheca chronologica Provinciae Lombardiae sacri ordiinis Praedicatorum, Bononiae, 1691, p. 58; T. Kaeppeli, Scriptores Ordinis praedicatorum Medii Aevii, II (G-I), Romae, Ad S. Sabinae, 1975, p. 74; A. D’Amato, I domenicani a Bologna, vol. 1, Bologna, Edizioni Studio Domenicano, 1988, pp. 226-228, 283; L. Avellini, Promozione libraria nel Quattrocento bolognese, in Sul libro bolognese del Rinascimento, a cura di L. Balsamo, L. Quaquarelli, Bologna, Clueb, 1994, pp. 86-87; Ead., Note sui domenicani, i libri e l’Umanesimo a Bologna, in Filologia Umanistica per Gianvito Resta, a cura di V. Fera, G. Ferraù, vol. I, Padova, Antenore, 1997, pp. 113-114. Il Rovetta attribuisce al Guezzi i commenti alle seguenti opere aristoteliche: l’Etica a Nicomaco, la Politica, l’Anima e agli Economici, oltre ad altri opuscoli «ad mores componendos». «Fr. Guido Guetius Bononiensis Sacrae Theologiae Magister eius tempestate celebris, doctrinae tam sancti Thomae Aquinatis in materia theologica, cuius erat fidelissimus discipulus, quam aristotelicae in philosophicis, cui erat addictus propugnator acerrimus; qui et iuxta utriusque magistri principia summa eruditione scripsit firmissimo calamo», Rovetta, Bibliotheca, cit., p. 58. 8 Bologna, Biblioteca Universitaria, ms. 1999 (olim A III, App. mss. 1658): Hieronimus de Bursellis, Chronica Magistrorum Generalium Ordinis Praedicatorum et omnium gestorum sub ipsis et clarorum virorum eiusdem Ordinis in scientia et dignitate et sanctitate. 9 Mi permetto di rinviare al mio contributo: L. Cinelli, L’Ordine dei Predicatori e lo studio: legislazione, centri, biblioteche (secoli XIII-XV), in L’Ordine dei Predicatori. I Domenicani: storia, figure e istituzioni (1216-2016), a cura di G. Festa e M. Rainini, Bari-Roma, Laterza, 2016, p. 283. 6 172 Luciano Cinelli OP Con la contrazione numerica dei frati, seguita alla Peste Nera, e il ricambio generazionale in tutti gli ordini religiosi, si rese necessaria una riorganizzazione delle librarie conventuali10, riorganizzazione connessa al movimento dell’Osservanza e, contemporaneamente, in risposta alle sollecitazioni provenienti dall’incipiente umanesimo. La biblioteca dei Predicatori a Bologna alla metà del XV secolo è un caso esemplare d’interazione tra cultura scolastica e cultura umanistica, una felice mediazione che vide come protagonista il frate Gaspare Sighicelli di San Giovanni in Persiceto, figura di intellettuale in dialogo con l’umanesimo11, in un effervescente frangente storico, caratterizzato dal recupero del patrimonio librario classico sia greco che latino e originato dalla lunga stagione conciliare, di Costanza prima e di Basilea-Ferrara poi, insieme all’esigenza di fornire una risposta adeguata alle sollecitazioni ecclesiali, tramite un rinnovato studio dei Padri. Nello studio dei manoscritti, in quanto manufatti che hanno origine da un’attività di studio e di insegnamento, è necessario recuperare il contesto in cui sono stati confezionati, quindi anche in base alla committenza decifrare la politica libraria degli studia e dei magistri in essi impegnati, tentando, quando possibile, di ricostruire la sistemazione dei libri in queste 10 Let. Pellegrini, Cultura e devozioni: i frati Predicatori, la politica e la vita religiosa in Europa tra il 1348 e il pontificato di Martino V, in Vita religiosa e identità politiche: universalità e particolarismi nell’Europa del tardo Medioevo, a cura di S. Gensini, Pisa, Pacini Editore, 1998, pp. 403-422, in part. p. 409. Per le biblioteche dei Mendicanti, cfr. D. Nebbiai, Le biblioteche degli Ordini mendicanti (secc. XIII-XV), in Studio e studia: le scuole degli Ordini mendicanti tra XIII e XIV secolo. Atti del XXIX Convegno internazionale (Assisi, 11-13 ottobre 2001), Spoleto, Centro italiano di Studi sull’alto medioevo, 2002, pp. 221-270. 11 Si deve a Celestino Piana la più completa documentazione sul Sighicelli: C. Piana, La Facoltà teologica dell’Università di Bologna nel 1444-1458, in «Archivum Franciscanum Historicum», 53 (1960), pp. 361-441; Id., Ricerche su le Università di Bologna e di Parma nel secolo XV, Firenze, Typographia Collegii S. Bonaventurae, 1963, ad indicem; Id., Nuove ricerche su le Università di Bologna e di Parma, Firenze, Typographia Collegii S. Bonaventurae, 1966, ad indicem. In seguito, se ne è occupata Anna Maria Regoliosi nei suoi contributi su Giovanni Tortelli: A. M. Regoliosi, Nuove ricerche intorno a Giovanni Tortelli, I, in «Italia medioevale ed umanistica», 9 (1966), pp. 123-189 e passim; Ead., Nuove ricerche intorno a Giovanni Tortelli, II, in «Italia medioevale ed umanistica», 12 (1969), pp. 129-196, 135136. Da ultimo, Avellini, Promozione libraria, cit., pp. 77-127; Ead., Note sui domenicani, cit., pp. 107-127. I frati Predicatori tra libri e biblioteche 173 biblioteche, indice di una ratio, di una divisione fondamentale del sapere, che è durata fino alla fine dell’età moderna. Di solito le biblioteche degli Ordini mendicanti, e dei Domenicani soprattutto, davano la precedenza ai commenti della Sacra Scrittura, poi ai commenti dottrinali fino ad arrivare ai libri di exempla e ai trattati morali. Il contesto è importante per chiarire le motivazioni che spinsero i committenti alla produzione del manoscritto (mi riferisco agli ultimi contributi della Parte I di questo volume, in particolare a quello di Laura Calvaresi sulla diffusione dell’opera De regimine principum, databile che tra la fine del XIV e la metà del XV secolo, in un contesto come quello dell’Inghilterra, attraversato come tutti sappiamo dalla guerra civile, nota come Guerra delle Due Rose). Ci si dovrebbe chiedere come mai in quel momento particolare e in quel determinato contesto politico (quello della crisi della monarchia inglese, come anche della crisi dinastica nel regno di Castiglia) si sentisse la necessità di diffondere uno dei trattati politici di ambito mendicante. Non dimentichiamoci che per la soluzione della crisi dinastica castigliana di fine Trecento, sfociata nel cambio di dinastia con l’accordo di Caspe (25 giugno 1412), fu decisivo l’apporto del santo domenicano Vincenzo Ferrer, come ha evidenziato il convegno tenutosi a Valenza nell’ottobre 201912. Sovente si studia il manoscritto a livello paleografico, linguistico e codicologico, senza dare sufficiente rilievo al suo luogo di conservazione: questi manoscritti stavano in una biblioteca, che era annessa ad un convento, il quale apparteneva a una Provincia, inserita a sua volta in un Ordine con una sua vita, regolata da proprie leggi. Ecco perché quando si studia un Ordine occorre studiare anche le sue leggi. Questo purtroppo non avviene. Molto spesso i Domenicani vengono definiti ‘monaci’, quando in realtà hanno poco a che fare con il monachesimo. Tempo fa ho avuto un colloquio con una studentessa di laurea triennale, decisa a studiare le missioni domenicane in Cina nel Medioevo, senza però sapere che i Domenicani sono arrivati in Cina solo nel XVII secolo. La storia istituzionale di un Ordine dovrebbe essere ben chiara, prima di approfondirne determinati aspetti. La produzione libraria in ambito domenicano, infatti, è strettamente legata alla predicazione: san Domenico ebbe la geniale intuizione di un Cfr. F. M. Gimeno Blay, Sant Vicent Ferrer, petjades d’una vida itinerant, in Vicent Ferrer. Projecció europea d’un sant valencià, a cura di A. G. Hauf i Vales, F. M. Gimeno Blay, Valencia, Acadèmia Valenciana de la Llengua, Universitat de Valencia, 2021, pp. 33-34. 12 174 Luciano Cinelli OP Ordine di predicatori professionisti, mentre prima il munus docendi era una prerogativa dei vescovi. I Domenicani sono il primo Ordine di predicatori professionisti: per questo hanno bisogno di biblioteche e di libri specializzati per prepararsi a questo importante compito. E finalizzata alla predicazione era anche la leggibilità del manoscritto: erano di solito libri che si potevano portare facilmente nei viaggi perché la predicazione implicava degli spostamenti frequenti. Ma questo aspetto (le peculiarità del libro domenicano) è stato diffusamente studiato13. Fin dai primordi dell’Ordine gli studenti domenicani si cimentavano, dopo aver commentato la Sacra Scrittura, nel commento alle Sentenze di Pietro Lombardo, dal XII secolo manuale di base per gli studenti di teologia, ai fini dell’acquisizione del titolo di baccelliere sentenziario. Successivamente e gradualmente le Sentenze del Lombardo saranno sostituite dalla Somma di Teologia di Tommaso d’Aquino, che a partire dal Concilio di Trento garantirà la formazione teologica del clero. Del resto, dopo la canonizzazione dell’Aquinate (18 luglio 1323) la dottrina tomista – anche se con molte difficoltà per le resistenze dei suoi oppositori, soprattutto nell’ambito inglese – divenne dottrina ufficiale dell’Ordine. Nelle biblioteche domenicane in linea con la ratio studiorum di ispirazione tomista, i libri che servivano agli studia naturarum, cioè agli studi filosofici, solitamente avevano la precedenza sugli altri (nella sistemazione, intendo). Concretamente, poi il patrimonio della biblioteca conventuale presentava specifiche caratteristiche dettate dalla presenza o meno di uno studio generale, provinciale, o conventuale. Dopo Bologna, abbiamo altri due importanti poli culturali in ambito domenicano, quelli rappresentati dalle biblioteche del convento di Santa Maria Novella14 e del convento di San Marco15, entrambe a Firenze. Queste due “cattedrali del sapere” possono essere assunte, come osser13 Cfr. Let. Pellegrini, I manoscritti dei Predicatori, Roma, Istituto Storico Domenicano, 1999. 14 In proposito, cfr. S. Orlandi, La biblioteca di S. Maria Novella in Firenze dal sec. XIV al sec. XIX, Firenze, Ed. Il Rosario, 1952. 15 A. Visani, La biblioteca del convento di S. Marco in Firenze, in «L’Archiginnasio» XVIII-XIX (1940), pp. 275-285; E. Garin, La biblioteca di S. Marco, Firenze, Le Lettere, 2000; S. Gentile, Le biblioteche, in Storia della Civiltà Toscana, II: Il Rinascimento, a cura di M. Ciliberto, Firenze, Le Monnier, 2001, pp. 425-448. I frati Predicatori tra libri e biblioteche 175 vava Letizia Pellegrini, rispettivamente come punto di partenza e come punto d’arrivo di notevoli «metamorfosi culturali», che determinano il passaggio dalla prima biblioteca «propriamente mendicante» alla prima biblioteca pubblica umanistica16. La fondazione della biblioteca conventuale (armarium) di Santa Maria Novella risale al 1338 circa, per merito di Iacopo Passavanti (1302 ca.-1357)17, il primo bibliotecario attestato dalle fonti, parallelamente agli ampliamenti degli edifici conventuali, con la costruzione del chiostro Verde e del chiostro “grande”, del chiostro dei morti, e poco prima dell’edificazione del Capitolo (meglio noto come Cappellone degli Spagnoli) e del refettorio. Il primo nucleo librario fu costituito dai codici appartenuti a Remigio de’ Girolami18, cui nella prima metà del XIV se ne aggiunsero altri dei circa ottanta frati deceduti in seguito alla Peste Nera del 134819. Una quindicina d’anni dopo, alla morte di fra’ Pietro Strozzi (1362), priore di Santa Maria Novella, assistiamo ad un ulteriore incremento librario, per far fronte al quale fu necessaria la costruzione di due nuovi armadi. Dobbiamo giungere agli inizi del XV secolo per assistere ad un nuovo ampliamento, di cui abbiamo già accennato, per iniziativa di Leonardo Dati20. Ci è pervenuto un inventario del 1489, compilato da fra’ Tommaso Sardi, che ci documenta una libraria molto ricca, probabilmente una della più ricche di Firenze. L’inventario fu compilato a seguiLet. Pellegrini, Cultura e devozioni, cit., p. 409. Per il famoso frate domenicano, cfr. il pregevole studio: A. Macchiarelli, Per la biografia di fr. Iacopo Passavanti OP (1302 ca.-1357), in «Aevum», XCIV/2 (2020), pp. 341-368. 18 E. Panella, Per lo studio di fra Remigio dei Girolami (m. 1319): “Contra falsos ecclesie professores”, cc. 5-37, in «Memorie Domenicane», n.s., 10 (1979), numero monografico con bibliografia; la voce Remigio de’ Girolami, a cura di S. Gentili, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 56, 2001, pp. 531-541 (con ampia bibliografia) consultabile anche online all’indirizzo: https://www.treccani.it/enciclopedia/remigio-de-girolami_%28DizionarioBiografico%29/ [ultima consultazione: 16 marzo 2021]; A. Gavrič, La natura e il significato della metafisica in Remigio de’ Girolami O.P. (m. 1319), in «Divus Thomas», 36/3 (2003), pp. 26-59. 19 S. Orlandi, Un triste centenario, la peste nera del 1348 in S. Maria Novella di Firenze, in «Memorie Domenicane», 65 (1948), pp. 246-250. 20 Voce Leonardo Dati, a cura di P. Viti, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 33, 1987, pp. 40-44, consultabile anche online all’indirizzo: https://www.treccani.it/enciclopedia/leonardo-dati_res-de29ae09-87eb-11dc-8e9d-0016357eee51_(Dizionario-Biografico)/ [ultima consultazione: 16 marzo 2021]. 16 17 176 Luciano Cinelli OP to della visita canonica al convento domenicano del maestro dell’Ordine Gioacchino Torriani21 dal settembre 1489 alla fine del mese successivo. Da notare, l’assenza degli scrittori greci, eccezion fatta delle opere di san Giovanni Crisostomo, di san Gregorio Nazianzeno, di san Efrem, di san Giovanni Damasceno e dello pseudo-Dionigi, che colloca il patrimonio librario di Santa Maria Novella nel tradizionale alveo teologico-giuridicosermocinale22. Non così nel convento domenicano di San Marco23, la cui biblioteca vantava un locale, aggiunto con i restauri effettuati in seguito al terremoto del settembre 1453, che custodiva i codici greci e i codici non latini, chiamato Bibliotheca parva o minor. Per comprendere appieno la portata di tale novità, è necessario rifarsi alle vicende che condussero alla formazione del patrimonio librario di quella che fu la prima biblioteca pubblica, fermamente voluta da Cosimo e Piero de’ Medici, per rispondere all’auspicio tipicamente “umanistico”, espresso già a suo tempo da Francesco Petrarca nel 1362, quando aveva stabilito di lasciare la sua ricca biblioteca personale alla città di Venezia, fornendo così il primo nucleo librario di una biblioteca pubblica24. L’impianto ad aula basilicale del convento osservante D. A. Mortier, Histoire des Maîtres généreaux de l’Ordre des frères Prêcheurs, t. IV, Paris, Alphonse Picard et fils, Éditeurs, 1909, p. 399; t. V, 1911, pp. 1-65. I manoscritti del Torriani furono ceduti al convento veneziano dei SS. Giovanni e Paolo, alla sua morte, e testimoniano la familiarità del domenicano con i circoli umanistici veneziani, in particolare con la scuola filosofica di Rialto, fondata da Paolo della Pergola. A tal proposito, cfr. D. Nebbiai, Les livres et les amis de Gerolamo Molin, in «La Bibliofilia», 93 (1991), p. 153; S. Marco, I libri di Gioacchino della Torre, in «Miscellanea marciana», II-IV (1987-1988), pp. 81-121. 22 Per la consistenza del patrimonio librario della biblioteca del convento di S. Maria Novella, risulta prezioso il censimento dei codici, curato da Gabriella Pomaro agli inizi degli anni ’80, per cui cfr. G. Pomaro, Censimento dei manoscritti della biblioteca di S. Maria Novella. Parte I: Origini e Trecento, in «Memorie Domenicane», n.s., 11 (1980), pp. 325-470; Ead., Censimento dei manoscritti della biblioteca di S. Maria Novella. Parte II: sec. XV-XVI in., in «Memorie Domenicane», n.s., 13 (1982), pp. 203-353. 23 Sul convento domenicano di S. Marco di Firenze, cfr. V. Marchese, Sunto storico del convento di San Marco di Firenze, in Id., Scritti vari, Firenze, Le Monnier, 1855; R. Morçay, La cronaca del convento fiorentino di San Marco, in «Archivio storico italiano», CXXXI (1913), pp. 1-29. 24 N. Vianello, I libri del Petrarca e la prima idea di una pubblica biblioteca a Venezia, in Miscellanea marciana di studi bessarionei (a coronamento del V centenario della donazione nicena), Padova, Antenore, 1976, pp. 435-451. Sul Petrarca, cfr. M. Ariani, Petrarca, Roma, Salerno, 1999 (con ampia bibliografia). 21 I frati Predicatori tra libri e biblioteche 177 fiorentino, ideato e realizzato dall’architetto fiorentino Michelozzo, ben presto diviene modello per altre biblioteche, come quella del convento di San Domenico di Perugia, costruita a partire dal 1474 dal domenicano Leonardo Mansueti25, maestro generale dell’Ordine dal 1474 al 1480. Gli elementi architettonici decorativi del portale di accesso e dei capitelli delle colonne in pietra serena della biblioteca (presso l’attuale sede dell’Archivio di Stato di Perugia), costituiti essenzialmente da una corona di fiori, con lo stemma dell’Ordine domenicano ed una «L» maiuscola (iniziale del nome del M. «Leonardus»), fanno ritenere con certezza che il Mansueti fosse ancora in vita quando furono ultimati i lavori dell’edificio. Nel 1414, Leonardo Dati dispose che il frate librarius fosse tenuto ad aprire la biblioteca agli studenti del convento di San Domenico di Bologna secondo le loro necessità «dal momento che attinge l’acqua con un setaccio colui che presume di imparare senza libri»26. Credo che questo sia un invito rivolto ancora oggi ai frati Predicatori, chiamati non solo a custodire, ma a ravvivare la passione per i libri, soprattutto nel momento storico attuale, carente non tanto di libri, quanto di alacri e attenti lettori. Cfr. la voce Leonardo Mansueti, a cura di L. Cinelli, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 69, Roma, 2007, pp. 161-164, consultabile anche all’indirizzo: https://www. treccani.it/enciclopedia/leonardo-mansueti_(Dizionario-Biografico)/ [ultima consultazione: 16 marzo 2021]. 26 «Quia aurit aquas cribro qui discere vult sine libro» (Milano, Archivio di Stato, Fondo di religione, Santa Maria delle Grazie, busta 1399: Diplomatico [Bologna 1414, ottobre 26]). 25 Finito di stampare nel mese di novembre 2021 per i tipi di Bononia University Press