Art
In copertina:
incisione francese acquerellata,
Duc. Anastasi, Horcholle, fine XIX secolo.
Veduta generale dal lato Nord-Est della città,
il campanile sulla destra dell’immagine è probabilmente
quello del convento dei padri Domenicani.
La rappresentazione non corrisponde esattamente alla
conformazione planimetrica dell’intero abitato
di San Germano-Cassino, tuttavia riesce a fornire
una visione suggestiva del territorio cassinate,
nell’insieme “abitazioni-Rocca-Abbazia”,
con sullo sfondo monte Cairo.
TERRITORIO, CITTÀ E ARCHITETTURA
MONTECASSINO E CASSINO
COPYRIGHT © MMXX
ISBN 978-88-95101-81-1
I edizione: luglio 2020
ARTE STAMPA EDITORE
Via Casilina Sud, 10/A
03038 Roccasecca (Fr)
Tel. 0776.566655
A cura di
ARTURO GALLOZZI
tipografia@artestampa.org
Tutti i diritti sono riservati, è vietata nei limiti di legge ogni riproduzione, anche parziale.
Graphic design & editing: Arturo Gallozzi
Il presente lavoro, pubblicato con il contributo di Fondi di Ateneo per la Ricerca dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio meridionale - Dipartimento di Ingegneria Civile e Meccanica, oltre che testimonianza dell’attività
scientifica svolta nell’ambito del Laboratorio di Documentazione, Analisi, Rilievo dell’Architettura e del Territorio
- DART, rappresenta anche una sintesi divulgativa di tali ricerche.
Capitoli con saggi di Arturo Gallozzi, Michela Cigola, Marcello Zordan e Franco Fragnoli.
Gli autori non percepiscono alcun compenso derivante dall’eventuale commercializzazione del presente volume.
ARTE STAMPA EDITORE
2020
TERRITORIO
SU ALCUNE RAPPRESENTAZIONI DI SAN GERMANO E
MONTECASSINO DEL XIII SECOLO
Arturo Gallozzi
IL TERRITORIO DELLA “TERRA DI SAN BENEDETTO”
RAPPRESENTAZIONI TRA IL XVI E XVIII SECOLO
Arturo Gallozzi
MONTECASSINO
L’ABBAZIA DI MONTECASSINO. DALLA FONDAZIONE ALLA
..........................
..........................
VII
IX
Indice
PREFAZIONI
Giovanni Betta
Giovanni Carbonara
PREMESSA
Arturo Gallozzi
Indice
INDICE
Marcello Zordan, Franco Fragnoli
..........................
191
.......................... XIII
LA PROGETTAZIONE DI DUE EDIFICI CARDINE
NEL CENTRO CITTÀ: L’EDIFICIO INA E LE CASE INCIS
Marcello Zordan, Franco Fragnoli
..........................
201
..........................
L’EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA E IL PIANO INA CASA
IN ITALIA. EDIFICI PER ABITAZIONI INA CASA E
CASE INCIS INA CASA A CASSINO
Marcello Zordan, Franco Fragnoli
..........................
211
GLI EDIFICI PUBBLICI NEL CENTRO CITTÀ
LA REALIZZAZIONE A PIÙ RIPRESE DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA
E LA SINGOLARE VICENDA DELL’EDIFICIO POSTALE
Marcello Zordan, Franco Fragnoli
..........................
225
ARCHITETTURE RELIGIOSE
LE CHIESE DI CASSINO, TRA VECCHIO E NUOVO
IMPIANTO URBANO. FONTI DOCUMENTARIE
Arturo Gallozzi
..........................
237
ARCHITETTURE RELIGIOSE NEL CASSINATE
Marcello Zordan, Franco Fragnoli
..........................
249
..........................
263
..........................
277
..........................
303
..........................
321
..........................
3
11
RICOSTRUZIONE ATTRAVERSO LE RAPPRESENTAZIONI GRAFICHE
Michela Cigola
LA TOMBA DI PIERO DE’ MEDICI A MONTECASSINO
UN PROGETTO POCO CONOSCIUTO DEI SANGALLO
Michela Cigola
NOTE COSTRUTTIVE SULLA PERDUTA CUPOLA
DELLA BASILICA DI MONTECASSINO
Arturo Gallozzi
FULMINI SU MONTECASSINO
Arturo Gallozzi
CASSINO PREBELLICA
LA CITTÀ DI CASSINO E LA SUA IDENTITÀ PERDUTA
RISCOPERTA E MEMORIA ATTRAVERSO GLI ELABORATI GRAFICI
Michela Cigola
CASSINO RICOSTRUZIONE
TRA VECCHIA E NUOVA FORMA URBANA
TRASFORMAZIONI E PERMANENZE NEL DISEGNO DELLA CITTÀ
Arturo Gallozzi
L’IDEA DI UN RICOSTRUITO CENTRO URBANO
GIUSEPPE NICOLOSI A CASSINO: DISEGNI DI PROGETTO
Arturo Gallozzi, Marcello Zordan, Franco Fragnoli
LA SPERIMENTAZIONE PROGETTUALE DI GIUSEPPE NICOLOSI
A CASSINO. DAL PIANO DI RICOSTRUZIONE ALLA DEFINIZIONE
DI OPERE PUNTUALI
..........................
27
..........................
61
..........................
79
..........................
105
AREA ARCHEOLOGICA
L’AREA ARCHEOLOGICA DI CASSINO
RIFUNZIONALIZZAZIONE E VALORIZZAZIONE
Michela Cigola, Marcello Zordan
..........................
CIMITERI DI GUERRA
I CIMITERI DI GUERRA, MEMORIA E MONITO.
TRA CASSINO, VENAFRO E MIGNANO MONTELUNGO
PROGETTI E CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE
Arturo Gallozzi, Marcello Zordan
129
..........................
145
..........................
173
IL CIMITERO DI GUERRA DEL COMMONWEALTH A CASSINO
I DISEGNI PROGETTUALI DI LOUIS DE SOISSONS
Arturo Gallozzi, Marcello Zordan
BIBLIOGRAFIA
V
VI
Prefazioni
Come Rettore dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale sono molto orgoglioso di questo volume per numerosi motivi. Intanto perché rappresenta il risultato di un egregio lavoro di colleghi del mio Ateneo che dimostrano, anche in questo caso, la capacità di lavorare in squadra
fornendo il loro contributo, ognuno per le proprie competenze.
Inoltre, la scelta dei temi trattati nel volume, relativi al territorio nel quale l’Ateneo cassinate si
trova a operare, mi appare eccellente e perfettamente in linea con la strategia attuale dell’Ateneo:
crescere attraverso la crescita del territorio in cui esso opera.
La crescita e la valorizzazione di un territorio non possono che passare attraverso l’analisi
della sua storia, specie per un territorio caratterizzato da avvenimenti che l’hanno reso unico a livello mondiale. Analisi storica, ma sempre ricollegata al presente.
Attori principali sono dunque la città di Cassino e l’Abbazia, in questo lavoro opportunamente collegate insieme con i loro destini così inscindibili. La loro storia, certamente di distruzione
ma anche di rinascita, diviene esempio universale di come si debba sempre ripartire a valle di qualunque tipo di sventura, “succisa virescit”, insegnamento mai così attuale come in questo periodo di
crisi epidemiologica e di ripartenza.
Da ingegnere produttore di lavori scientifici sempre sintetici e spesso criptici, non posso non apprezzare il lavoro ad ampio respiro e chiaro dei miei colleghi, con la speranza, ma anche la certezza, che continueranno a donare all’Ateneo e al territorio il frutto del loro impegno scientifico e
della loro passione.
Giovanni Betta
Rettore dell’Università degli Studi
di Cassino e del Lazio Meridionale
Cassino, luglio 2020
VII
Art
IX
Prefazioni
Prefazioni
L
a prima impressione che si trae dalla lettura del volume è quella di un omaggio, presentato con amore e rispetto, alla città di Cassino, gravemente ferita ma non annientata,
come civitas, dalle tragiche vicende della Seconda Guerra Mondiale. Omaggio che non
può, ovviamente, dimenticare la presenza, sul monte sovrastante la città, dell’Abbazia di Montecassino, con tutto il suo retaggio di spiritualità, cultura, arte, storia ma neanche le antiche origini preromane del sito e le grandiose presenze di Casinum, soprattutto d’età tardorepubblicana
e alto-imperiale.
Ma, accanto al coinvolgimento e alla forte carica emotiva legati al ripercorrimento della drammatica distruzione nel 1944, emerge l’immediata volontà di rinascita e ricostruzione manifestata, ancora a guerra in corso, dai cittadini, dalle autorità civili e militari e dagli stessi monaci
benedettini. Ecco che il libro, pur aprendosi con interessanti considerazioni storiche, allargate
in primo luogo al territorio e poi estese ai singoli monumenti (dagli studi di Arturo Gallozzi
sulla iconografia e cartografia della Terra di San Benedetto, ai contributi dello stesso Gallozzi e
di Michela Cigola sull’Abbazia, la sua Basilica, i progetti sangalleschi per la tomba di Piero de’
Medici, le anticipatrici ricerche scientifiche a migliore tutela degli edifici del monastero), non
trascura il dovere d’un recupero di memorie più recenti, tramite la restituzione, almeno grafica,
della Cassino prebellica curata da M. Cigola; lavoro importante avendo la città perduto, con la
guerra, non solo la sua consistenza fisica ma anche i suoi archivi e documenti.
Tutto ciò occupa più o meno la prima metà del volume, la cui struttura è chiaramente illustrata
nella Premessa, a cura di A. Gallozzi, che sottolinea il carattere pluridisciplinare della ricerca, ben
coerente con la natura scientifica del Laboratorio DART, dell’Università degli Studi di Cassino
e del Lazio Meridionale, dalla cui attività essa discende. Un’attività veramente collettiva, tanto che,
nel libro, i nomi degli autori compaiono, senza particolare evidenza, solo alla fine di ogni paragrafo.
Invece la seconda metà del volume, che vede accanto agli autori già menzionati anche l’apporto di Marcello Zordan e Franco Fragnoli, delinea ampiamente il quadro della “ricostruzione”,
in termini tanto urbanistici quanto architettonici (interventi dell’INA, dell’INCIS, costruzione
di altri edifici pubblici e di chiese, cura dell’area archeologica ed, infine, i cimiteri di guerra). Il
dibattito illustrato e discusso è di grande rilievo e fornisce immediati spunti di riflessione per il
presente, soprattutto in merito al tema, quanto mai attuale, delle modalità di ricostruzione delle
città appenniniche colpite dal sisma del 2016-17.
X
Il duro confronto, nel quale entrarono anche l’opinione pubblica, la stampa, la politica e, più
nascostamente, una serie d’interessi economici privati, fra chi sosteneva, considerata la gravità
dei danni, una radicale ricostruzione su aree libere più salubri e sicure anche se relativamente lontane dalla città antica, e chi voleva una ricostruzione sul posto, magari riutilizzando le vecchie
fondazioni e recuperando i materiali di crollo, contribuì allo sviluppo di varie ipotesi, a cura di professionisti capaci e prestigiosi come Giuseppe Nicolosi e Concezio Petrucci. Il risultato fu tuttavia, come in altri casi, quello d’un compromesso, oltretutto incompiuto, dove la qualità
progettuale, anche di numerosi singoli episodi architettonici, non riuscì a compensare l’incertezza
di fondo delle scelte operate.
Difatti non abbiamo oggi né una città di Cassino magnificamente progettata ex novo, quale
“nuova Sabaudia” (come allora fu scritto) o una città “razionalista” nord-europea, impostata sul
modello della Siedlung, come pure Nicolosi e Petrucci avevano pensato né, tanto meno, la vecchia
e amata Cassino storica, amorevolmente ricostruita pietra su pietra, come in prima istanza i cittadini avrebbero voluto.
Tale situazione, ricorrente nell’Italia del dopoguerra, ha prodotto anche altrove, per le note debolezze e i cedimenti della politica, risultati poco esaltanti, come nel caso di Civitavecchia (che
tradì subito il piano di Luigi Piccinato) o di Terni (nonostante l’impegno di Mario Ridolfi), ugualmente bombardate ed oggi realtà ambigue, né nuove né antiche; o come più tardi, dopo il terremoto del Belìce, nel caso di Gibellina, il cui centro antico riposa sotto il Grande Cretto di Burri
mentre i nuovi episodi architettonici, dovuti a firme rilevanti, non hanno creato una moderna e
vivibile città.
Oggi mi pare che, per i centri abitati più gravemente scossi dal terremoto, si sia fermi allo
stesso punto, senza reali progressi. Come allora, si nota una certa insufficienza culturale delle autorità locali e dei loro uffici tecnici, cui alla fine dei conti sono attribuite le scelte concrete e, parallelamente, una esaltazione delle “ragioni di sicurezza” che portano a frettolose demolizioni:
proprio come nel caso di Amatrice oggi o di Cassino allora, dove alcune importanti chiese, basti
pensare alla preziosa Santa Maria delle Cinque Torri, sono state oggetto non di restauro ma, anche
venti-trent’anni dopo la fine della guerra, di una definitiva e radicale distruzione. Si può notare
inoltre l’assenza delle Soprintendenze, estromesse, come oggi, dalla riflessione sui tessuti storici,
e la massima libertà lasciata invece agli uffici del Genio Civile, con tutto ciò che ne consegue.
Circa le architetture religiose si osserva uno sforzo progettuale di grande impegno, tuttavia
minato da due debolezze o equivoci di fondo.
Prefazioni
Da una parte alcuni caratteri propri della produzione edilizia ecclesiastica durante gli anni di
pontificato di Pio XII, terribilmente ritardata rispetto alle sperimentazioni e alle nuove idee avanzate dal Movimento Liturgico di Romano Guardini in Germania, che poi sfoceranno nelle Costituzioni Conciliari in materia. In tal senso quanto mai opportuna appare la frase degli architetti
Emil Steffann e Rudolf Schwarz riportata in apertura del capitolo: “bisogna rendersi conto che
una chiesa, costruita su una pianta nuova con ‘forme vecchie’, storiche, corrisponde alle nostre
attuali esigenze più che una chiesa nata con forme ‘moderne’ su una pianta vecchia”. Condizione,
quest’ultima, purtroppo riscontrabile come prevalente nelle riedificate chiese di Cassino e dei suoi
dintorni.
Dall’altra l’illusione, pericolosamente viva ancora oggi che, una volta perduta o sacrificata la
consistenza materiale originale, segnata univocamente dal tempo, si possa recuperare memoria dell’antico edificio costruendone uno totalmente nuovo ma che abbia assunto, di esso, alcuni elementi
intangibili (come la tipologia, certi allineamenti, alcune dimensioni ecc.). Pura illusione, appunto,
perché si tratterà sempre di un edifico ‘altro’ e (semi)nuovo, fortemente condizionato ma lontano,
comunque, da ciò che si è perso.
Di particolare interesse sono i due capitoli finali che riportano idee e riflessioni sull’auspicabile valorizzazione culturale delle aree archeologiche dell’antica Cassino, analizzate in una intelligente logica di sistema, estesa dalla città in pianura all’acropoli, e concepita giustamente nei termini
di un parco unitario; poi la presentazione, con dovizia di documenti inediti, dei monumentali cimiteri di guerra sorti intorno alla città, opere tutte di grande bellezza, sviluppate secondo esigenze e sensibilità diverse ma accomunate da una progettazione di qualità e da una capacità
emotiva che trae la sua forza dal ricordo, dalle opere d’arte presenti (come nel caso del cimitero
germanico) ma soprattutto da una sovrana capacità di rapportarsi e dialogare col paesaggio.
Giovanni Carbonara
Professore emerito di Restauro architettonico
nell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
Roma, luglio 2020
XI
Art
uesto lavoro nasce dall’idea di riunire in una narrazione pressoché unitaria una serie di vari
contributi che, negli anni, sono stati prodotti nell’ambito delle attività del laboratorio di Documentazione, Analisi, Rilievo, Tecnica dell’ARchitettura e del Territorio - DART, dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale, coordinato dalla prof.ssa Michela Cigola. Il
volume delinea alcuni episodi che raccontano il territorio, l’abbazia e l’architettura che ruotano intorno
alla città di Cassino, nel basso Lazio. Il lavoro viene, quindi, a configurarsi come un corpus miscellaneo redatto da più autori, in un percorso apparentemente frammentario, che tuttavia cerca di puntualizzare alcuni aspetti caratterizzanti l’evolversi storico-artistico dei luoghi trattati, articolando il
testo in determinate sezioni. In capitoli, pertanto, risultano suddivisi secondo le sette sezioni individuate: Territorio, Montecassino, Cassino prebellica, Cassino ricostruzione, Architetture religiose, Area
archeologica e Cimiteri di guerra. Quest’ultime sono caratterizzate in una sequenza che ci è sembrata
idonea a descrivere le principali trasformazioni urbane e architettoniche, in particolare dell’abbazia e
della città, che gli eventi storici, politici e bellici, nel corso dei secoli, hanno determinato.
Sono stati ripresi i temi inerenti il territorio e l’architettura della città di Cassino e dell’abbazia di
Montecassino, esposti in comunicazioni a convegni nazionali e internazionali o in varie pubblicazioni, integrati sia nei contenuti che nell’apparato figurativo, a volte in modo sostanziale oltre a riportare in lingua i testi pubblicati in inglese e spagnolo.
I temi trattati, in linea con le sezioni indicate, sviluppano un percorso di lettura storico-architettonico, affrontando non solo aspetti generali, ma anche alcune curiosità, il tutto supportato da un ricco
apparato iconografico, con molti documenti in parte inediti.
La narrazione si sviluppa descrivendo alcune tipiche rappresentazioni cartografiche del territorio,
per poi delineare, attraverso molteplici testimonianze grafiche, l’evoluzione storica dell’abbazia; accompagnano questa sezione alcuni episodi puntuali: il progetto dei Sangallo per la tomba di Piero de’
Medici; le caratteristiche costruttive della cupola basilicale su progetto dell’architetto seicentesco Orazio Torriani; la realizzazione, a Montecassino, di una tra le più importanti istallazioni ottocentesche
in Italia di un sistema di parafulmini. In relazione alla città, dopo l’analisi di alcuni aspetti prebellici,
ci si sofferma -con più contributi- sulla delicata e controversa fase della ricostruzione che interessa i
principali edifici pubblici e le chiese, sia urbane che relative al territorio circostante. Dopo una descrizione delle emergenze monumentali dell’area archeologica, chiudono il volume, con interessanti
documenti progettuali, due saggi sui cimiteri di guerra che punteggiando drammaticamente questo
territorio ne caratterizzano il paesaggio in un monito di pace.
Un aspetto particolare del lavoro risiede nel fatto che, all’interno dei vari argomenti trattati, vengono delineate molteplici figure di personaggi e progettisti, anche di fama internazionale, che a vario
titolo sono intervenuti nella realizzazione e/o trasformazione dell’abbazia e della città di Cassino; da
Antonio e Battista da Sangallo a Orazio Torriani, da Giuseppe e Ignazio Breccia Fratadocchi a Giuseppe Nicolosi, oltre a ricordare numerosi illustri monaci benedettini cassinesi che sono stati precursori in ambito scientifico, o ancora la figura di Louis de Soissons nella progettazione del cimitero
di guerra del Commonwealth. Inoltre, un altro aspetto al quale si è voluto dare rilievo riguarda la
pubblicazione di molteplici elaborati progettuali, spesso inediti e di non facile reperimento, provenienti
da vari archivi sia privati che pubblici, che arricchiscono i contributi proposti.
I saggi presentati costituiscono, generalmente, la sintesi di più estese ricerche che -in questo volume- si sono volute compendiare, anche per rendere testimonianza e più ampia diffusione sul territorio al quale fanno riferimento.
I capitoli, redatti spesso a più voci, rispecchiano la formazione specifica degli autori, secondo
un’impostazione storica, architettonica e tecnico costruttiva, il cui risultato è un prodotto multiforme che amplia gli aspetti indagati. Con saggi di Michela Cigola, Arturo Gallozzi e Marcello Zordan, docenti dell’Università degli Studi di Cassino e del Lazio meridionale e Franco Fragnoli, dottore
di ricerca.
A. G.
Premessa
Q
XIII
TERRITORIO
1
Innumerevoli e varie sono le rappresentazioni che illustrano la
città di San Germano e l’abbazia di Montecassino (miniature, incisioni, stampe, disegni, dipinti ecc.), tra queste rivestono un certo
interesse quelle contenute in alcuni manoscritti del XIII secolo,
perché, oltre ad essere una primissima testimonianza grafica di
quest’ambito territoriale, costituiscono un elemento paradigmatico delle successive rappresentazioni.
In proposito, un interessante corpus cartografico di carattere
storico è riferibile alle carte itinerario. Queste rappresentano una
delle forme più antiche di descrizione geografica, con essenziali riferimenti a strade, città, luoghi, manufatti ecc. lungo un particolare
percorso; redatte generalmente sia per uso privato sia per finalità
militari o amministrative, o ancora per fini religiosi di pellegrinaggio o di conquista. Possono distinguersi due diversi tipi d’itinerari: scritti (itineraria adnotata) e figurati (itineraria picta) cioè con
rappresentazione cartografica. Tra questi ultimi, forse il più famoso è la Tabula Peutingeriana, scoperta nel 1507, conservata attraverso una copia del XIII secolo, restituisce l’immagine di uno
spazio geografico risalente al periodo tardo-romano (IV-V sec.
d.C.). Più avanti, in epoca medievale, mentre le carte nautiche aprivano nuovi orizzonti alla rappresentazione geografica, anche nella
cartografia terrestre si assiste a un recupero e reinterpretazione
Territorio
SU ALCUNE RAPPRESENTAZIONI DI SAN GERMANO
E MONTECASSINO DEL XIII SECOLO
Fig. 1. Mattew Paris, Iter de Londinio in
Terram Sanctam (Londra, BL, Ms. Royal
14 C. VII), dettagli: a sx autoritratto
f. 6r, a dx sul letto di morte f. 218v.
3
Art
TERRITORIO, CITTÀ E ARCHITETTURA
MONTECASSINO E CASSINO
A cura di
ARTURO GALLOZZI
... OMISSIS ...
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I edizione: luglio 2020
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ARTE STAMPA EDITORE
2020
Note
* Questo capitolo a firma di Arturo Gallozzi è stato anche pubblicato, con lievi modifiche, sul bollettino trimestrale di studi storici del
Lazio meridionale “Studi Cassinati”, Anno XX, nn. 1-2, Gennaio-Giugno 2020, ISSN: 2421-0919. pagg. 50-56.
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Matthew Paris (Matteo di Parigi, Matthaeus Parisiensis, Matheus de Parisiis, Matthew the Parisian) divenne monaco il 21 gennaio 1217 nell’importante abbazia benedettina di Saint-Albans, fondata nel 793 dal potente re anglosassone Offa di Mercia, nell’Hertfordshire, contea dell'Inghilterra orientale. La bibliografia su Matthew Paris
e sull’Iter de Londinio è sterminata, tra i testi italiani più completi si segnala il lavoro di Salvatore Sansone, Tra cartografia politica e immaginario figurativo. Matthew Paris e l’Iter de Londinio in Terram Sanctam. Roma: Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, Nuovi studi storici, 84, 2009, al quale si rimanda anche per i copiosi riferimenti
bibliografici.
Dei tre esemplari, i manoscritti “Cambridge, Corpus Christi College Ms. 16” e il “London, British Library, Ms.
Royal 14 C. VII” sono stati realizzati quasi interamente di prima mano da Matthew Paris, mentre il “Cambridge, Corpus Christi College Ms. 26” fu redatto sotto la sua supervisione.
Di seguito, nel testo, i citati manoscritti saranno indicati con le seguenti sigle: Cambridge, Corpus Christi College
16: Ms. 16; Cambridge, Corpus Christi College 26: Ms. 26; London, British Library, Ms. Royal 14 C. VII: Ms. R14;
London, British Library, Ms. Cotton Nero D. I: Ms. CN.
Una rappresentazione più sintetica dell’Iter è contenuta nei ff. 183v-184r del Liber additamentorum, ove, rispetto agli
altri manoscritti, il percorso si ferma in Puglia.
Cfr Sansone, op. cit., pp. 83-89.
Cfr, per il testo del’itinerario di Filippo II Augusto dalla Terrasanta a Parigi, Ex gestis Henrici II et Ricardi I, in Monumenta Germaniae Historica, Scriptores, XXVII, ed. F. Liebermann, Hannoverae 1885. Pagg. 130-131.
Richard Vaughan, Matthew Paris. Cambridge: University Press, 1958; Hans-Eberhard Hilpert, Kaiser - und Papstbriefe
in den Chronica Majora des Matthaeus Paris. Stuttgart: Klett-Cotta, 1981.
Daniel K. Connolly, Imagined Pilgrimage in the Itinerary Maps of Mathew Paris. “Art Bulletin”, 81/4, 1999, pp. 598-622;
Id, The Maps of Matthew Paris: Medieval Journeys through Space, Time and Liturgy. Woodbridge: Boydell Press, 2009.
Suzanne Lewis, The Art of Matthew Paris in the “Chronica Majora”. Berkeley: University of California Press, 1987. Ulteriori studi sull’Iter de Londinio sono in: Katharine Breen, A crusading habitus. in “Imagining an English Reading Public, 1150–1400”, Cambridge University Press, 2010, pp. 122–171; 245–252; Alessandro Scafi, La road map di Matthew
Paris. “L’Osservatore Romano”, 16.09.2011.
IL TERRITORIO DELLA “TERRA DI SAN BENEDETTO”
RAPPRESENTAZIONI TRA IL XVI E XVIII SECOLO
Se é vero che ciascuno di noi é il frutto delle esperienze passate
e dell’ambiente circostante, nella ricerca dell’identità storico-culturale di un popolo e del suo territorio, il disegno rappresenta un
elemento determinante di conoscenza perché accompagna costantemente l’attività umana. Come prezioso scrigno della memoria nel disegno del territorio, delle città ed in generale nella
rappresentazione di ciò che lo circonda, l’uomo ha realizzato il
proprio pensiero adottando un linguaggio cartografico che, sebbene diverso per epoche e latitudini, scandisce le mutazioni nella
raffigurazione dell’ambiente.
Attraverso l’analisi di alcune particolari rappresentazioni, che
hanno interessato una piccola ma significativa area geografica dell’attuale Lazio meridionale, queste note intendono individuare le
forme e le linee evolutive che ne hanno caratterizzato il disegno.
Per meglio comprendere le raffigurazioni esaminate occorre ripercorrere brevemente la genesi costitutiva del territorio, dalla sua
origine alla sua forma consolidata negli ultimi anni antecedenti
l’emanazione delle leggi napoleoniche eversive della feudalità del
1806-1807. Il territorio e le città indagate appartengono a quell’area del Lazio meridionale che fino al primo decennio del XIV
secolo è individuata prevalentemente come la “Terra di San Benedetto” sotto il dominio della celebre abbazia di Montecassino,
in seguito -fino al secolo XVII- sarà identificata più genericamente
anche come territorio dell’Abbatia Casinensis. Successivamente, in
ragione della progressiva perdita di potere temporale dell’abbazia,
assumerà il nome di “Stato di San Germano”, dalla principale città
dell’intero territorio. Nel periodo della sua massima estensione la
Terra di San Benedetto occuperà un territorio “cuscinetto” tra
Stato della Chiesa e ducato di Benevento che, trasversalmente,
dalle prime dorsali appenniniche abruzzesi si sviluppava fino alla
costa del golfo di Gaeta. Su quest’ampio territorio, caratterizzato
dalla media valle del fiume Liri-Garigliano, l’Abbazia occupa una
posizione centrale e dominante, con un controllo diretto sui vari
Territorio
Territorio
loro abbazia; favorendo, attraverso la rappresentazione della Gerusalemme terrena - posta al centro della “storia della salvezza”,
la contemplazione della Gerusalemme celeste (8). Altri studiosi
hanno, invece, analizzato le carte di Matthew come illustrazioni a
corredo dei suoi scritti e delle sue cronache (9).
In ogni caso, l’Iter resta uno straordinario documento che,
anche se in forma ideogrammatica, ci restituisce l’immagine grafica di molte città europee e in particolare italiane, tra le quali il
binomio San Germano e Montecassino rappresenta una delle primissime raffigurazioni di questo territorio.
11
Territorio
Territorio
12
nuclei urbani con le relative pertinenze e sull’antica via Latina di
collegamento nord-sud. Questa conformazione orografica caratterizzerà le molteplici vedute e rappresentazioni cartografiche del
territorio.
Il monaco benedettino Luigi Fabiani nel suo terzo volume
sulla “Terra di San Benedetto” (1) richiama il Cedolario n. 100
(c. 1-193) dei padri benedettini conservato nell’Archivio di Stato
di Napoli, redatto nel 1791, dal quale risulta l’articolazione dei
centri urbani sul finire del XVIII secolo. La suddivisione rispecchia l’importanza strategica o funzionale e di localizzazione degli
aggregati, che troverà corrispondenza diretta anche nella raffigurazione simbolica delle città nella cartografia. Il Cedolario distingue “città” e “casali”, “difese”, “feudi rustici” e “castelli”
registrando di fatto la consistenza dello Stato di San Germano,
elencando dettagliatamente tutti i nuclei urbani -grandi e piccolidel territorio. Tutte queste realtà urbane derivano da una lunga
opera di bonifica ed insediamento dei benedettini sul territorio.
Tralasciando le rappresentazioni cartografiche a più piccola
scala che inquadrano il territorio dello Stato di San Germano
nella più vasta area della “Terra laboris”, come la pregevole produzione di Mario Cartaro (1540-1620) e l’opera di Giovanni Antonio Magini (1555-1617). Occorre ricordare che le carte del
Magini sono servite anche come fondamento per un piccolo
atlante, pubblicato verso la fine del ‘600: “Accuratissima e nuova
delineazione del Regno di Napoli con le sue province distinte, nuovamente
date in luce da Antonio Bulifon” (2), Napoli, 1692. Incise da un’artista di origine spagnola residente a Napoli, Francesco Cassiano
de Silva (sec. XVII, attivo a Napoli tra il 1690 ed il 1710), tuttavia le carte dell’atlante sono derivazioni sensibilmente semplificate delle corrispondenti carte del Magini. Nel frattempo 12 di
tali carte erano state inserite nel lavoro di Giovan Battista Pacichelli (3) “Il Regno di Napoli in prospettiva” (Fig. 1). Il testo dell’opera, in tre volumi, organizzata secondo l’articolazione
politico-amministrativa del Regno, impreziosito con notizie storiche, geografiche, amministrative, fu consegnato all’editore Michele Luigi Muzio nel 1692, ma pubblicato postumo nel 1703. Il
primo volume venne stampato dal Muzio, il secondo fu pubblicato presso la stamperia di Domenico Antonio Parrino (16421716), il terzo venne finanziato da entrambi gli editori. Il ritardo
nella pubblicazione fu dovuto non solo ai molteplici rami da incidere, ma anche al fatto che in molti di questi venivano raffigu-
rati luoghi mai prima descritti che richiesero il sopralluogo di- Fig. 1. Giovan Battista Pacichelli, 1692.
retto di un rilevatore. L’editore Muzio curò personalmente l’ap- Terra di Lavoro, incisione di Francesco
parato grafico dell’opera, mentre affidò al de Silva la campagna Cassiano de Silva.
di rilevamento. Questi affiancò alle tavole geografiche del territorio regnicolo le “prospettive” dei principali centri urbani meridionali, utilizzando in parte una serie di tavole da lui
precedentemente composte e in parte rielaborando immagini
preesistenti risalenti a epoche precedenti, componendo ex novo
le vedute mancanti elaborando disegni ricavati dall’osservazione
diretta dei luoghi (4). La produzione di Cassiano de Silva, per i
volumi del Regno in prospettiva, trova riscontro nel manoscritto
cosiddetto “Album viennese” (5), nel quale l’incisore-vedutista
raccoglie -tra l’altro- le sue vedute acquerellate di 175 centri urbani meridionali. Queste, nella maggior parte redatte secondo
una veduta frontale, consentivano all’autore una rappresentazione di minor impegno nell’esecuzione e maggior tolleranza
nella valutazione dei rapporti dimensionali. Generalmente l’artista utilizza punti di vista alti e lontani, che nell’abbracciare un
ampio campo visivo gli consentono anche di porre l’attenzione
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MONTECASSINO
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Da s. Benedetto all’abate Desiderio.
Gli inizi e il periodo di massimo splendore
Nel sito dell’Abbazia di Montecassino si sono susseguiti vari
insediamenti di antichissimi abitatori fin dall’età del ferro; verso il
VI secolo a.C., i Volsci e successivamente i Sanniti si fermano stabilmente nella pianura del Liri e, a ridosso del monte, verso occidente, pongono le prime abitazioni di Casinum - cioè città antica questo il primitivo nome di Cassino, trasformando la vetta in acropoli e cingendola di mura.
Casinum divenne subito un centro strategico essendo quella che
passava per la sua piana la strada d’accesso all’Italia Meridionale.
Si comprende perciò come questo territorio divenisse elemento
determinante nei contrasti politici e nelle lotte militari: il suo possesso avrebbe importato il dominio della strada di Roma poiché gli
altri valichi dovevano attraversare le paludi Pontine o superare gli
impervi monti d’Abruzzo. Ecco quindi perché quello che era un
piccolissimo centro sannita fu poi occupato da altri popoli e poi Fig. 1. Francesco di Giorgio Martini,
finalmente verso il 272 a.C. dai Romani che ne fecero un castrum, 1490-1495. Pianta delle terme di Cassino,
ossia un luogo fortificato creando un insediamento di 4.000 vete- Firenze, Uffizi, U 322 Av.
rani; da prefettura romana Casinum diviene quindi municipium e nel
III secolo ottiene il diritto di cittadinanza sine suffragio.
Cassino è particolarmente fiorente verso la fine della repubblica e poi in epoca imperiale, di questo passato rimangono i resti
romani della via Appia, dell’Anfiteatro e la tomba di Ummidia
Quadratilla (1); conosciamo questi monumenti anche attraverso
le testimonianze grafiche di rilievo lasciate da molti tra i più grandi
maestri del Rinascimento e delle epoche successive che si recavano all’Abbazia per studiare quello che per secoli è stato uno dei
monumenti più importanti dell’architettura europea (Figg. 1-2).
Gli storici di Casinum dicono che esso si mantenne popoloso
sino alla decadenza, quando sopraggiunsero i barbari (2); solo più
tardi, quando la potenza dell’impero venne indebolendosi, parve
prudente rimettere in stato di difesa l’acropoli cassinate e per questo
Montecassino
L’ABBAZIA DI MONTECASSINO.
DALLA FONDAZIONE ALLA RICOSTRUZIONE
ATTRAVERSO LE RAPPRESENTAZIONI GRAFICHE
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Il progetto della tomba di Piero de' Medici (figlio primogenito di Lorenzo il Magnifico), morto nel 1503 in battaglia presso
Cassino e sepolto nella basilica abbaziale (di cui era abate il fratello Giovanni, che nel 1513 divenne papa con il nome di Leone
X) venne commissionato da papa Clemente VII Medici ai fratelli Antonio e Battista da Sangallo (1) (Fig. 1).
I Sangallo progettarono tra il 1510 ed il 1530 una cappella
monumentale collegata alla navata sinistra della basilica di cui rimane una serie di disegni conservati agli Uffizi. Questo progetto venne abbandonato in seguito alla morte di Clemente VII
nel 1534, ed i Sangallo costruirono una monumento sepolcrale
a muro nella zona presbiteriale dell'abbazia che venne terminato circa nel 1599.
Questo progetto è uno dei meno conosciuti dei fratelli Sangallo. Lo ha studiato Gustavo Giovannoni in una sua ricerca
sull'intero complesso abbaziale di Montecassino che ha portato
Fig. 1. Domenico Ghirlandaio, 1494 ca.
ad alcune pubblicazioni tra 1929 e 1947 in cui sono commen- Ritratto di Piero de’Medici.
tati i disegni di progetto degli Uffizi e sono pubblicati dei rilievi Napoli, Biblioteca Nazionale.
del sepolcro effettivamente costruito e che venne distrutto dalla
guerra e poi ricostruito insieme all'abbazia.
Più recentemente Simonetta Valtieri nel 1986 ha studiato il
monumento di Montecassino come premessa progettuale a
quelli successivi che gli stessi Sangallo costruirono per i papi
della famiglia Medici Leone X e Clemente VII nella chiesa della
Minerva a Roma (Fig. 2).
Lo studio intende analizzare la Tomba Medici dei Sangallo a
Montecassino in una duplice veste in cui la rappresentazione
gioca un ruolo fondante. Infatti essa è al tempo stesso oggetto
intangibile che non è mai esistito perché rimasto allo stadio di
progetto come documentato dai disegni sangalleschi degli Uffizi ed anche un monumento perduto di cui rimangono i soli rilievi eseguiti dal Giovannoni.
Montecassino
LA TOMBA DI PIERO DE’ MEDICI A MONTECASSINO
UN PROGETTO POCO CONOSCIUTO DEI SANGALLO
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Le trasformazioni della basilica di Montecassino
L’abbazia di Montecassino, a partire dall’inizio del Cinquecento, ha subito una profonda trasformazione ed un significativo
rinnovamento edilizio-architettonico dell’intero complesso monastico, con un sostanziale mutamento del precedente impianto
desideriano. Il monastero ed in particolar modo la basilica, così
come trasformata dall’abate Desiderio (1058-1087) divenuto poi
Papa Vittore III, ha rappresentato nei secoli l’inconfondibile
“modello architettonico cassinese” diffusosi rapidamente nel
Lazio meridionale, in Campania e nelle terre d’Abruzzo. Di fatto
la struttura abbaziale giunta agli albori del Cinquecento è frutto
di molteplici interventi, tra i quali i più importanti si riscontrano
dopo il devastante terremoto del 1349, che provocò gravissimi
danni soprattutto alla basilica. In seguito all’evento sismico, sotto
l’abbaziato di Pietro de Tartaris (1374-1395), fu ricostruita la
nuova copertura -conservatasi fino al tardo Cinquecento- realizzando una tipologia “a carena” sul modello della romana basilica lateranense.
Da una descrizione cinquecentesca del monastero, in seguito
ad una visita all’abbazia nel 1585, il napoletano Giambattista
Bolvito, nel suo manoscritto Variarum Rerum (conservato nella
Biblioteca Nazionale di Napoli, “Fondo S. Martino”, 441-445)
ci ha lasciato anche un’attenta rappresentazione della basilica,
nella quale è ancora presente la copertura a carena “Il tecto di
detta ecclesia, è, per tutto de piombo, per sopra; et di sotto vi sono gli arcotravi che lo sostengono fatti in modo circolare ad guisa de archj con intemplature depinte di varie sorti de colori”. Mentre per quanto
riguarda la conformazione planimetrica della chiesa, l’impianto
-come può desumersi dalla descrizione del Bolvito- è riconducibile al rilievo di Antonio e Battista da Sangallo, nel quale sono
presenti le venti colonne che “sostengono con archi la nave de detta
ecclesia” (Pantoni, 1964).
Montecassino
NOTE COSTRUTTIVE SULLA PERDUTA CUPOLA
DELLA BASILICA DI MONTECASSINO
79
Art
Tra gli artefici dell’intenso rinnovamento edilizio del monastero un ruolo fondamentale è riconosciuto all’abate Ignazio
Squarcialupi, a partire dal 1512, ed all’abate Crisostomo d’Alessandro (1527-1531) che completò i lavori iniziati dal suo predecessore. In particolare, per la basilica, lo Squarcialupi realizzò
alcune cappelle affiancate alla navata sinistra ed iniziò i lavori per
la sagrestia che saranno terminati dall’abate d’Alessandro. È riconducibile al 1543, sotto l’abbaziato di Girolamo II Sclocchetto
da Piacenza (1541-1546), l’avvio della costruzione del nuovo coro
della chiesa, che prevedeva il definitivo abbattimento delle tre absidi, dando inizio alla decisiva trasformazione della chiesa dell’abate Desiderio. Successivamente Angelo de Faggis, abate a
Montecassino per undici anni (a tre riprese 1559-64, 1565-68,
1572-75), fece realizzare durante il suo ultimo abbaziato le cappelle della navata meridionale della chiesa. Il de Faggis, poliedrica
personalità di spicco, noto per la sua fama di letterato e di capace
amministratore, divenne una figura di primo piano nella Congregazione Cassinese, fu anche invitato nel 1561 a intervenire ai lavori
del Concilio Tridentino, pur non partecipandovi. A lui sono riconducibili molteplici lavori architettonici di ampliamento, di restauro e di abbellimento dell'abbazia, progettati ed in parte iniziati
già dai primi anni della sua permanenza a Montecassino; per questo è spesso ricordato nelle fonti come "restauratore", "rinnovatore" e "rifondatore" del monastero (Minozzi, 1925).
Montecassino
Montecassino
80
I noti disegni eseguiti da Antonio e Battista da Sangallo -conservati presso gli Uffizi a Firenze - Disegni 182r (Fig. 1) e 1276Arsono riferibili al primo trentennio del sec. XVI e costituiscono una
tra le più significative testimonianze grafiche dell’impianto basilicale antecedente le trasformazioni seicentesche (Giovannoni, 1929
- Scaccia Scarafoni, 1932 - Cigola, 1997, 2005).
Quella che viene definita come “l’Età moderna” dell’abbazia,
il cui inizio coincide con il passaggio di Montecassino alla Congregazione benedettina di Santa Giustina (1504), è ricordata come
la “feconda stagione artistica del Cinquecento cassinese”, che interessò non solo le strutture edilizie ma anche i molteplici apparati artistici del monastero (Dell’Omo, 1999). L’adesione del
monastero benedettino alla Congregazione di Santa Giustina di
Padova detta de Unitate pose fine al lungo periodo di governo degli
abati commendatari, che rappresentò un’epoca certamente poco
felice per l’abbazia. Il movimento di Santa Giustina costituì
l’espressione più significativa e prolifica della riforma cattolica che,
in campo monastico, precorse di un secolo le deliberazioni del
Concilio di Trento (Bosi e Penco, 1992). La bolla di annessione,
emanata da Papa Giulio II, mutava anche il nome della Congregazione di S. Giustina nella definitiva “Congregazione Cassinese”,
Fig. 1. Antonio e Battista da Sangallo
il cui riformato ordinamento prevedeva, tra l’altro, la temporaneità
(inizio sec. XVI), Pianta della chiesa abbaziale, dell’atrio antistante e di altre adia- dell’ufficio abbaziale, fattore questo che favorì significativamente
lo stimolo all’innovazione nelle arti e nelle fabbriche del monacenti fabbriche di Montecassino. Firenze,
Uffizi, 182 r. Particolare della basilica.
stero.
Fig. 2. Angelo Pantoni, planimetria della
basilica di Montecassino, con il rilievo delle
varie stratificazioni che hanno interessato la
chiesa abbaziale. (Pantoni, 1973).
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Come testimonia la frase attribuita dalla tradizione popolare ad
Arnolfo di Cambio che, dopo aver progettato un imponente sistema fondale costituito da numerosi e profondi pozzi al di sotto
della fabbrica della chiesa di santa Maria del Fiore a Firenze, disse
“Dai terremoti t’ho guardat’io, dai fulmini ti guardi Dio” (Sacchi, 1839),
il problema della protezione dei monumenti dall’impeto delle scariche atmosferiche costituì, per lungo tempo, uno degli aspetti irrisolti da parte dei progettisti. Solo con la definizione settecentesca
del potere dispersivo delle punte si arrivò a realizzare efficaci ed
articolati sistemi di protezione dalle perniciose saette.
Queste brevi note analizzano una tra le prime e più importanti
istallazioni ottocentesche di un sistema di parafulmini in Italia, applicata ad un significativo ed esteso complesso monumentale,
quale quello dell’abbazia di Montecassino, nel Lazio meridionale.
Lo studio -oltre a tracciare un profilo dell’ideatore dell’impianto,
nella persona di Feliciano Scarpellini (1762-1840) (Fig. 1), astronomo e docente di fisica, figura di primo piano di studioso e sperimentatore nel panorama scientifico dell’Italia a cavallo tra
Settecento ed Ottocento, fondatore tra l’altro dell’Accademia Cae- Fig. 1. Busto di Feliciano Scarpellini.
tani, divenuta poi Accademia dei Nuovi Lincei- analizza il rilievo e la
disposizione plano-altimetrica dei parafulmini che consente di individuare, congiuntamente ad altri documenti parzialmente inediti, alcune significative risultanze dimensionali dell’Abbazia, la
quale completamente distrutta dai feroci eventi bellici della Seconda Guerra Mondiale, conserva pochissime testimonianze grafiche che la descrivono geometricamente. Inoltre vengono
tratteggiati i profili di altri studiosi che in vario modo intervennero sull’impianto di parafulmine anteguerra.
Montecassino
FULMINI SU MONTECASSINO
Le cronache benedettine ricordano come lo stesso Desiderio, nella ricostruzione della basilica di Montecassino, per attenuare gli effetti delle tempeste e dei fulmini, fece spianare “igne
ferroque” la cima del monte (Carbonara, 1979). Singolare è anche
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CASSINO PREBELLICA
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Il 13 gennaio 1915 un forte terremoto, con epicentro Avezzano in Abruzzo, arreca molti danni ad una città ancora in gran
parte formata da edifici di origine medievale, come era allora Cassino.
Una interessante carta del 1902 (Fig. 1) inserita in un volume
opera del medico Oreste Del Foco, certifica lo stato di fatto della
città in quegli anni riferendosi chiaramente alle mappe del catasto
allora vigente. Gli edifici sono evidenziati e differenziati dalla rete
stradale mediante una campitura a 45°, mentre gli edifici di culto
restano bianchi, evidenziati mediante l’apposizione di una croce all’interno, come nelle cartografie catastali di allora e di oggi. Oltre
alla rete idrografica, analizzata con accuratezza e precisione data
la destinazione del volume a descrivere la situazione idrica ed igienica della città (1); sono rappresentati in maniera puntuale le delimitazioni che separano gli spazi privati aperti non edificati (per lo
più orti o giardini) dalla rete stradale.
E’ questa una delle pochissime testimonianze iconografiche
della Cassino anteguerra, il cui sviluppo urbano appare su due livelli: un nucleo “a mezza costa”, probabilmente più antico e co-
Cassino prebellica
LA CITTÀ DI CASSINO E LA SUA IDENTITÀ PERDUTA
RISCOPERTA E MEMORIA ATTRAVERSO GLI ELABORATI GRAFICI
Fig. 1. 1902, Pianta di Cassino
(parte piana) Tav. II, in O. Del Foco,
“Cassino e le sue acque in rapporto al miglioramento della città e dei suoi dintorni”;
Ristampa Ciolfi, 2005.
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CASSINO RICOSTRUZIONE
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Nella sua fase di ricostruzione del dopoguerra la città di Cassino è stata interessata da articolate dinamiche tecniche e socioeconomiche che hanno caratterizzato le trasformazioni tra il
vecchio e nuovo impianto urbano.
La città, ubicata nell’entroterra del basso Lazio, completamente
distrutta dagli eventi bellici della seconda guerra mondiale, si trova
ad affrontare -nel periodo di sviluppo del “Piano di Ricostruzione”- contrastanti orientamenti tra la popolazione, l’amministrazione comunale ed i progettisti, sulle linee da seguire per il nuovo
impianto cittadino. In particolare si vuole indagare come, nel passaggio tra vecchia e nuova “forma urbis”, la città conservi e al tempo
stesso modifichi la sua identità urbana, attraverso alcune significative permanenze e molteplici trasformazioni del tessuto urbano.
Il disegno della città assume pertanto un ruolo fondante del
nuovo assetto cittadino che si sviluppa in successive e diversificate proposte del “Piano di Ricostruzione”, alla cui redazione parteciparono, tra gli altri, Giuseppe Nicolosi e Concezio Petrucci.
Analizzando il processo di formazione e di attuazione del Piano
di Ricostruzione ed i complessi rapporti tra architetture e forma
urbana emergono le relazioni e le regole spaziali che hanno caratterizzato l’evoluzione della città ricostruita.
Cassino Ricostruzione
TRA VECCHIA E NUOVA FORMA URBANA
TRASFORMAZIONI E PERMANENZE NEL DISEGNO DELLA CITTÀ
Il contesto storico
I tragici eventi dell’ultimo conflitto mondiale causarono la
completa distruzione di numerose città europee, annullando
ogni identità storica e culturale dei tessuti urbani e delle loro
emergenze architettoniche. Nel Lazio meridionale, in provincia di Frosinone, dopo la liberazione da parte delle truppe alleate nel maggio del 1944, anche la città di Cassino, luogo
simbolo della seconda guerra mondiale -cardine centrale nella
Linea difensiva Gustav- totalmente devastata dalla violenza
dei bombardamenti subiti, si trova ad affrontare la drammatica
necessità della ricostruzione post-bellica.
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Figura significativa tra i progettisti ed urbanisti del XX Secolo,
Giuseppe Nicolosi professionalmente attivo per cinquant’anni del
secolo scorso, fu interprete del rinnovamento razionalista italiano
e produttore nella sua lunga pratica di progettista di una copiosa
documentazione (Fig. 1). Per il valore culturale delle carte in esso
contenute, il suo archivio è stato dichiarato nel 2010 di notevole
interesse storico (1). I documenti personali dell’ingegnere, conservati dagli eredi a Roma, nella Palazzina di Via Lattanzio, hanno
subito vari interventi volti ad assicurarne la valorizzazione e la
fruizione da parte degli storici e studiosi dell’architettura. Tali iniziative sono nate dalla cooperazione tra la Soprintendenza Archivistica per il Lazio, l’Ordine degli Architetti di Roma e la Casa
dell’Architettura di Latina. Circostanza che rappresenta un segnale
positivo nel settore del patrimonio culturale, in particolare archivistico. Oltre all’occasione di riflettere sull’importanza dei tanti archivi professionali a rischio di danneggiamento o perdita, il nuovo
intervento sulle carte personali di Nicolosi, riaccende l’interesse su
un professionista ed un uomo che ha lasciato un segno significa- Fig. 1. Giuseppe Nicolosi
tivo nell’architettura del secondo dopoguerra e offre ulteriori
spunti di riflessione e ricerca.
L’attività di Nicolosi a Cassino si colloca nelle più ampie esperienze di progettista e urbanista che hanno caratterizzato la sua
carriera professionale ed accademica. È in particolare negli anni
del dopoguerra che egli elabora vari progetti che riguardano la sistemazione di piazze e spazi pubblici in centri urbani, consolidando e al tempo stesso rivedendo le proprie idee sul rapporto
tra contesto urbano ed architettura. Nell’esempio in esame, il risultato sarà raggiunto determinando complessivamente un sistema
aggregato di allineamenti prospettici, guidati dalle quinte degli edifici progettati, la cui attenzione nel disegno, pur nella diversità
degli elementi costituenti, persegue un’unitarietà estetica che fonde
insieme indissolubilmente spazio urbano e architetture. Grazie,
infatti, alla sua sensibilità di architetto e urbanista e alla sua tena-
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L’IDEA DI UN RICOSTRUITO CENTRO URBANO
GIUSEPPE NICOLOSI A CASSINO: DISEGNI DI PROGETTO
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L’eterogeneo, quanto interessante, patrimonio edilizio della
città di Cassino è il frutto della totale ricostruzione operata negli
anni Cinquanta e Sessanta del ‘900 in seguito ai disastrosi eventi
del secondo conflitto mondiale.
A partire da questo drammatico evento si innesca, infatti, uno
stimolante e controverso dibattito intorno ai temi della ricostruzione che, avviatosi immediatamente dopo la fine delle operazioni
belliche, si protrae fino all’inizio degli anni Sessanta quando, con
l’avvento del boom economico e l’attivazione dei grandi piani per
l’edilizia residenziale pubblica, maturano le condizioni per una
nuova e diversa fase di sperimentazione.
La ricostruzione della città si realizza a più livelli, dal ripristino
“com’era e dov’era” dei grandi monumenti simbolo, alla costruzione di nuovi tessuti edilizi, nella cui progettazione sono coinvolti, alle diverse scale, autorevoli progettisti di chiara fama come
Giuseppe Nicolosi, Alberto Gatti, Carlo Cestelli Guidi ed altri che
lavorano per diversi anni a Cassino, luogo ideale per una sperimentazione progettuale in termini urbanistici, architettonici, tipologici e costruttivi.
La vicenda progettuale e costruttiva di Giuseppe Nicolosi a
Cassino inizia nel 1945 all’indomani della fine della Seconda
Guerra Mondiale quando, con Concezio Petrucci e Antonio Toussan (1), viene incaricato dal Provveditorato alle OO. PP. per il
Lazio e l’Umbria della redazione del piano di ricostruzione della
città (2).
All’epoca Giuseppe Nicolosi è già un affermato accademico e
progettista. Laureato a pieni voti a Roma, poi assistente di Gustavo Giovannoni e di Arnaldo Foschini, dal 1939 è professore
ordinario di Architettura e Composizione Architettonica presso
la Facoltà di Ingegneria di Bologna. Parallelamente porta avanti
un’intensa attività di progettista, iniziata collaborando con Alberto
Calza Bini, grazie alla quale ha modo di maturare esperienza nei
temi più diversificati: dal piccolo villino Ramazzotti all’Aventino ai
Cassino Ricostruzione
LA SPERIMENTAZIONE PROGETTUALE DI GIUSEPPE NICOLOSI
A CASSINO, DAL PIANO DI RICOSTRUZIONE ALLA DEFINIZIONE
DI OPERE PUNTUALI
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L’edifico INA
La complessa vicenda legata alla ricostruzione di Cassino, oltre
che dal punto di vista architettonico ed urbanistico, presenta risvolti finanziari ed economici che rendono necessaria l’istituzione
di enti specifici e la contestualizzazione al territorio di istituti già
operanti.
Nel corso di una riunione tenutasi a Cassino e organizzata dall’E.Ri.Cas. (1), a cui partecipano i rappresentanti di diversi istituti di
credito, viene offerta all’ente INA la possibilità di costruire un edificio in quello che sarebbe stato, secondo l’assetto definito dal Piano
di Ricostruzione dello stesso Nicolosi, il nuovo centro città (2).
L’incarico per la progettazione di tale edificio viene assegnato
allo stesso Nicolosi e al giovane Alberto Gatti.
Il 12 maggio del 1949 viene stipulata la convenzione tra il Comune di Cassino e l’ente INA. Con tale atto il Comune si impegna a cedere all’INA un’area sgombra dalle baracche costruite
nell’immediato dopoguerra, mentre resta carico dell’INA la rimozione delle macerie del distrutto Liceo-Ginnasio.
L’accordo stipulato tra i due enti, complesso e particolareggiato, vincola l’INA a costruire entro tredici mesi dalla consegna
del terreno, un “edificio destinato a negozi, pubblici uffici ed appartamenti, secondo le proprie esigenze”, mentre il Comune, tra
i vari impegni, assume l’ente come riferimento assicurativo e previdenziale unico (3).
I progettisti propongono una complessa architettura polifunzionale, nota come edificio INA o Lotto Nicolosi, che, a partire
dal piano terra, combina nei successivi livelli, spazi commerciali,
uffici, residenze simplex e, a coronamento, alloggi duplex (Fig. 1).
La pianta, rettangolare, occupa un’area di circa 800 mq sviluppandosi in direzione est-ovest per una lunghezza di oltre 80 m.
La costruzione inizia il 6 luglio del 1949, con i lavori preliminari di preparazione del cantiere e si protrae fino al 16 settembre
1951 (4), ben oltre i tempi inizialmente previsti (5). Gran parte del
Cassino Ricostruzione
LA PROGETTAZIONE DI DUE EDIFICI CARDINE NEL CENTRO
CITTÀ: L’EDIFICIO INA E LE CASE INCIS
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Come nell’edificio INA è evidente un uso della tecnologia del
cemento che rifiuta il ricorso a geometriche maglie ortogonali anzi
adotta modi riconducibili alla costruzione muraria: una intelaiatura portante priva di andamento regolare che, partendo dalle direzionalità degli allineamenti perimetrali, penetra all’interno del
volume adattandosi alle esigenze dell’impostazione planimetrica.
L’EDILIZIA RESIDENZIALE PUBBLICA E IL PIANO INA CASA
IN ITALIA. EDIFICI PER ABITAZIONI INA CASA
E CASE INCIS INA CASA A CASSINO
Cassino Ricostruzione
Cassino Ricostruzione
Nicolosi inizia a lavorare al tema della casa popolare a partire
dalla metà degli anni venti attraverso le sperimentazioni tipologiche dei concorsi e della Prima Esposizione italiana di architettura
razionale del 1928. I concorsi per l’Istituto delle Case Popolari di
Roma segnano l’inizio dell’attività autonoma del progettista dopo
la collaborazione con Alberto Calza Bini.
I primi progetti, per gli edifici residenziali in via Terni (1925) e
in via Ausoni (1926) (Fig. 1-2), sono espressione del modello accademico della scuola romana: un impianto tradizionale di impostazione muraria, un aspetto complessivo massivo e i richiami
storicistici delle decorazioni, controllate fin nel dettaglio la cui
Note
* Il testo di questo capitolo, a firma di Marcello Zordan e Franco Fragnoli, è la rielaborazione del contributo Zordan, M., & Fragnoli,
F. (2016). L'historique del la costruction du batiment de l'INA a Cassino conçu par Giuseppe Nicolosi et Alberto Gatti. In Fleury, F.
… (Eds.) Les temps de la construction: processus, acteurs, matériaux: recueil de textes issus du Deuxième congrès francophone d'histoire
de la construction, (pp. 639-646). Paris, France: Picard.
1
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210
L’Ente Ricostruzione del Cassinate, società cooperativa a responsabilità limitata, su concessione del Ministero dei
Lavori Pubblici si occuperà della realizzazione delle opere di ricostruzione.
“Verbale del Consiglio di amministrazione dell’ente INA del 05/0 3/1949” (Archivio storico INA Assitalia, Fondo
Verbali, Serie Consiglio di Amministrazione, volume 82, pp. 112-115).
Interessante notare come, nell’ambito dei generale clima di rilancio dell’economia nazionale attraverso l’occupazione
operaia, l’accordo prevedesse specificatamente che le ditte appaltatrici dovessero avvalersi di manodopera locale,
reclutata attraverso il locale Ufficio di collocamento, ad esclusione ovviamente delle maestranze specializzate e dei
dirigenti di cantiere.
Verbale del Consiglio di amministrazione dell’ente INA del 04/03/1953 (Archivio storico INA Assitalia, Fondo
Verbali, Serie Consiglio di Amministrazione, volume 12, pp. 1-7).
Il certificato di collaudo del 9/8/1952 redatto dall’ing. G. Zanon, fissa l’originario termine di ultimazione dei lavori al 16 settembre del 1950 (Archivio Storico INA Assitalia, Fondo Storico Immobiliare, unità d’archivio 6830).
“Collaudo delle opere in cemento armato” (Archivio Storico INA Assitalia, Fondo Storico Immobiliare, unità d’archivio 6830).
Come risulta dal confronto fra i vari elaborati esecutivi.
“Atto unico di Collaudo” (Archivio ATER della provincia di Frosinone, fascicolo 565).
Archivio ATER della provincia di Frosinone, fascicolo 564.
Fig. 1. Edificio residenziale in via Terni a
Roma. G. Nicolosi. 1925.
Il fronte su via Terni.
Fig. 2. Edificio residenziale in via degli
Ausoni a Roma. G. Nicolosi. 1926.
Prospetto principale.
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Il Palazzo di Giustizia
Il Palazzo di Giustizia nella sua attuale configurazione è il risultato di due distinte fasi costruttive.
Il nucleo originario venne realizzato nell’immediato dopoguerra ed inaugurato il primo marzo del 1949 (1), la seconda parte
venne invece conclusa nel corso degli anni ’60.
Dell’iniziale progetto impostato secondo un impianto simmetrico venne realizzato solo il corpo centrale e l’ala di sinistra
(Fig. 1) in quanto sembrava superare nelle dimensioni gli effettivi bisogni cittadini. In seguito le istituzioni iniziarono a Fig. 1. Il Palazzo di Giustizia di Cassino.
manifestare l’esigenza di ampliare l’edificio per dotarlo di G. Nicolosi.
Immagine d’epoca del nucleo originale.
nuove aule.
Cassino Ricostruzione
GLI EDIFICI PUBBLICI NEL CENTRO CITTÀ.
LA REALIZZAZIONE A PIÙ RIPRESE DEL PALAZZO DI GIUSTIZIA
E LA SINGOLARE VICENDA DELL’EDIFICIO POSTALE
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ARCHITETTURE RELIGIOSE
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“... bisogna rendersi conto che una chiesa,
costruita su una pianta nuova con forme vecchie, storiche,
corrisponde alle nostre attuali esigenze più che una chiesa
nata con forme ‘moderne’ su una pianta vecchia ...”
Emil Steffann e Rudolf Schwarz
Architetti tedeschi, fecondi progettisti di chiese tra gli anni ‘30 e ‘50 del secolo scorso.
La distruzione totale di una città come Cassino, dovuta ai bombardamenti dell’ultima guerra, oltre a cancellare la realtà fisica del
tessuto urbano ne ha impoverito la memoria storica a causa del Fig. 1. Schema impianto urbano antedanneggiamento di tutti gli archivi pubblici, privati ed ecclesiastici, guerra, con evidenziate le principali chiese
cittadine.
eliminando numerose testimonianze documentarie (Figg. 1-2).
Architetture religiose
LE CHIESE DI CASSINO,
TRA VECCHIO E NUOVO IMPIANTO URBANO
FONTI DOCUMENTARIE
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ARCHITETTURA RELIGIOSA NEL CASSINATE
Architetture religiose
Nel 1926, a due anni di distanza dal conseguimento della laurea e dopo l’esperienza dei concorsi per edifici residenziali a
Roma, Giuseppe Nicolosi affronta per la prima volta il tema dell’architettura religiosa lavorando al restauro della chiesa e del
convento di Alvito. Nel 1937 viene realizzata la chiesa dall’istituto Santa Maria a Roma del quale lo stesso autore era stato studente.
Nel dopoguerra l’imponente attività di ricostruzione che interessa il paese porta il progettista a confrontarsi più volte con
il tema dell’architettura religiosa. La Chiesa e l’Istituto San Giuseppe Calasanzio di Frascati mostrano in maniera netta l’ormai
avvenuta evoluzione dai modi del razionalismo all’adozione di
un linguaggio personale (Fig.1-2). La chiesa si distingue per un
aspetto volumetrico compatto massivo accentuato dall’adozione
di un paramento esterno in pietra che nasconde al suo interno
una maglia strutturale in cemento armato.
Ulteriori sviluppi si hanno con la chiesa parrocchiale di San Sa-
Figg. 1-2. Chiesa ed Istituto San Giuseppe
Calasanzio a Frascati. 1946. G. Nicolosi.
Vista d’insieme e sezione di una soluzione
non realizzata.
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AREA ARCHEOLOGICA
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L’AREA ARCHEOLOGICA DI CASSINO
RIFUNZIONALIZZAZIONE E VALORIZZAZIONE
Area Archeologica
L’area archeologica della Casinum romana
Della città romana di Casinum rimangono significative e
varie testimonianze organizzate in un parco archeologico che
comprende i resti dell’anfiteatro e del teatro; la cosiddetta
tomba attribuita ad un’importante matrona della famiglia
degli Ummidi; alcuni tracciati di strade basolate tra le quali
un tratto extraurbano limitrofo all’anfiteatro e identificabile
probabilmente con la via Latina Nova; un ninfeo in corrispondenza del quale sono recentissime alcune interessanti
scoperte relative a parti di una villa romana di età imperiale;
e infine altri ritrovamenti archeologici minori dislocati in un
articolato contesto variamente urbanizzato (Fig. 1).
È possibile far risalire tra la fine del VI e gli inizi del V secolo a.C. i primi insediamenti urbani dei luoghi, quando i Volsci e in seguito i Sanniti (probabilmente intorno alla metà del
IV secolo a.C.) si fermarono stabilmente nell’ampia valle del
Liri edificando le prime abitazioni di Casinum, città “antica”
Fig. 1. OrthoPhoto georeferenziata elaborata da rilievo con SAPR, su base CTRN
1:5.000 (Elemento 403101, stralcio).
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CIMITERI DI GUERRA
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I CIMITERI DI GUERRA, MEMORIA E MONITO,
TRA CASSINO, VENAFRO E MIGNANO MONTELUNGO.
PROGETTI E CARATTERISTICHE COSTRUTTIVE
“Solo i bagni di sangue di Verdun e di Passchendaele o i combattimenti
sul fronte orientale possono essere paragonati a Montecassino. Fu la più grande
battaglia terrestre combattuta in Europa, lo scontro più aspro e cruento tra
gli Alleati e la Wehrmacht. Molti tedeschi la giudicarono peggiore di Stalingrado” con queste parole Matthew Parker (Montecassino, 15 gennaio-18 maggio 1944. Storia e uomini di una grande battaglia.
Milano: Il Saggiatore, 2009) descrive uno tra i più feroci eventi
della Seconda Guerra Mondiale che, nei territori a ridosso della
linea difensiva tedesca Gustav, tra le regioni del sud Lazio e del
nord Campania nell’Italia centro-meridionale, produsse tra feriti ed
uccisi più di 250mila vittime.
Cimiteri di guerra
“Vita mortuorum in memoria est posita vivorum”
Cicerone, Philippicae, IX, 10
Fig. 1. Il territorio intorno alla “Linea
Gustav”, con la localizzazione dei cinque
cimiteri di guerra (Tedesco, Polacco, Inglese,
Italiano e Francese).
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IL CIMITERO DI GUERRA DEL COMMONWEALTH A CASSINO
I DISEGNI PROGETTUALI DI LOUIS DE SOISSONS
Cimiteri di guerra
Attraverso il recupero della documentazione e dei disegni di
progetto, molti dei quali inediti, relativi ai cimiteri militari della Seconda Guerra mondiale nell’intorno di Cassino, si cerca di verificare l’iniziale idea progettuale con lo stato attuale dei siti. In
particolare, per quanto riguarda il Cimitero del Commonwealth,
tramite l’analisi della documentazione progettuale originale, si riscontrano, nel monumento, una serie di elementi ricorrenti nell’architettura funeraria. Questi, generalmente presenti nella maggior
parte dei cimiteri militari inglesi, costituiscono particolari costruttivi simbolici che derivano da precise disposizioni dalla Commonwealth War Graves Commission (1). Pur tuttavia, le caratteristiche formali,
paesaggistiche e costruttive del sito stabiliscono una singolare relazione visiva tra il luogo e il paesaggio antropico/naturale circostante il monumento, dominato dalla presenza dell’abbazia di
Montecassino (Fig. 1). Quest’ultima, rappresentando uno dei segni
distintivi del paesaggio cassinate, nel contesto territoriale in esame
e in relazione alle pregresse esperienze del progettista, si trasforma
in un grande valore identitario per la collettività e parte integrante
del patrimonio culturale del luogo.
Fig. 1. Una veduta interna del Cimitero di
guerra del Commonwealth di Cassino, con
sullo sfondo l’abbazia di Montecassino.
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