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LA DEA CICLICA Viaggio tra i simboli di Morte e Rinascita

2003

In principio “dio era femmina”, per il semplice motivo che da ventri femminili, umani e animali, venivano nuove creature e l'uomo preistorico non poteva far altro che prenderne atto. Le “dee femmine” furono le signore dei pantheon religiosi per millenni, come testimoniano i ritrovamenti di statuine dagli attributi femminili esageratamente evidenziati e moltissimi disegni e graffiti riproducenti vulve, vagine e seni gonfi di dee in gravidanza, durante il parto o in allattamento, testimonianza della fecondità della Grande Dea o Grande Madre. Essendo sconosciuti ai nostri antenati preistorici i meccanismi biologici della fecondazione, la Grande Dea, a differenza di tutti gli dèi maschi che sarebbero venuti dopo di lei, era partenogenica, vale a dire generava la vita da se stessa, e questo, per una divinità, era davvero il massimo della potenza. Alla dea era associato il ciclo lunare e, per analogia con i cicli rigenerativi delle fasi lunari, la morte era vista come momento necessario alla rigenerazione della vita: le creature viventi morivano, venivano sepolte nella terra-ventre della Madre, dalla quale rinascevano, come avveniva per il ciclo vegetale. La Dea era riconosciuta come fonte di vita e assunse una miriade di forme e di nomi, disseminando il suo culto ai quattro angoli della terra. Al tempo della Grande Madre essa era venerata sotto la forma trinitaria di fanciulla, di donna gravida e di anziana, tre figure femminili che venivano identificate con le tre fasi lunari mensili. Secondo Carl G. Jung, noi ereditiamo dalla società un insieme di elementi che non ci pervengono dall'esperienza né dalla cultura, come se facesse parte di un patrimonio genetico simbolico. Si tratta di una serie di credenze, immagini, simboli che lo psicoanalista svizzero chiamò 'inconscio collettivo per distinguerlo da quello 'individuale'. Unità di base sono gli 'archetipi', immagini simboliche, rappresentazioni, che ciascuno può applicare a se stesso e alla propria vita. Ritroviamo figure archetipiche nei miti,nelle arti, nelle favole, nei sogni e formano, tutti insieme, la memoria dell'umanità. Molti studiosi di mitologia comparata, sostengono le qualità terapeutiche del racconto mitico che mette l'essere umano a contatto con gli dei, simboli della propria energia psichica e lo aiutano a fare scelte e determinare destini. Molti studiosi, per le donne, hanno sottolineato la centralità dell'archetipo della Grande Madre, creatrice universale. La maternità rappresenta un'esperienza primaria che getta le basi di ogni futura esistenza psichica, in quanto ognuno di noi fa i conti con l'archetipo materno in primo luogo come figlio. Inoltre l'archetipo costituisce il fondamento del 'complesso materno che nella più antica psicopatologia riconosce la madre come parte attiva nell'insorgenza di problemi e disturbi. Il concetto di Grande Madre nasce all'incirca nel 7000 a.C., nel Neolitico Antico, ma tracce di tale culto sono presenti già dal Paleolitico. Si tratta di una figura religiosa, in cui ad una divinità femminile viene attribuita la genesi di tutte le cose viventi, piante, animali, uomini. Il culto ha certamente origine in comunità che vivevano di agricoltura, stanziali, in armonia con i cicli della natura e della luna, simbolo tipicamente femminile. A loro volta le donne incarnano molteplici figure mitologiche femminili, da Demetra a Medea, da Afrodite ad Atena, da Estia a Persefone. Secondo la psicoanalista junghiana Jean S. Bolen, autrice del libro “Le dee dentro la donna”: 'in una stessa donna sono presenti più dee e la loro conoscenza fornisce la chiave per la comprensione di sé e dei rapporti che stabilisce con gli altro. In realtà l'archetipo della Grande Madre porta in sé ambivalenze profonde: è colei che dona la vita ma che possiede in sé anche lati oscuri, quel simbolo notturno che è l'inconscio, la parte più segreta della psiche. La Madre è luminosa ma può, allo stesso tempo, divorare e usare il proprio amore come strumento di potere e di dominio. L'inconscio è anche associato al grembo materno, caldo e buio, ma dal quale è necessario uscire per vivere. Il Culto della Grande Dea è stata la prima forma di religione comparsa sulla Terra. La Grande Dea Madre ha accompagnato fin dall’inizio dei tempi il lento evolversi degli esseri umani.Nel corso del tempo, con il passare dei millenni e delle civiltà,la Grande Dea ha assunto molteplici aspetti,incarnando ora uno ora l’altro aspetto dell’esistenza,ma sempre comunque riassumendo in sé tutte le caratteristiche della vita.

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