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COMU N E D I CIAMPIN O As s e s s o rato alla Cu ltu ra Tra Alba Lo n ga e Ro m a a cura di Silvia Aglietti & Dario Rose I II COMU N E D I CIAMPIN O ASSESSORATO ALLA CU LTU RA Questo volum e è stato pubblicato dal Com une di Ciam pino Sindaco: W alte r En rico Pe ran d in i Assessore alla Cultura: An d re a Acciari Tra Alba Lo n ga e Ro m a In co n tro d i Stu d i s u l Te rrito rio d i Cia m p in o Ciam pin o 15-16 aprile 20 0 5 A cura di Silvia Aglietti & Dario Rose Cura redazionale Silvia Aglietti, Antonio Nicola Franco, Dario Rose, Luigi Zuzzi Im m agine in copertina Ilaria Castagnacci (Com une di Ciam pino) III IV So m m ario pag. 3 Prefazione A. ACCIARI 5 Il Parco della Via Appia creato dai Papi nell’Ottocento. Significato ed eredità della voce del passato L. QUILICI 25 Via Appia Antica: v alorizzazione e tutela A. R OTONDI 35 Via di Torricola – Via Appia Antica (Rom a): un nuov o sito archeologico A. M. DURANTE 45 L’attività recente del cratere di Albano e l’area m eridionale di Rom a R. FUNICIELLO – A. A. DE BENEDETTI – G. DIANO – G. GIORDANO 67 Ev idenze archeologiche nel territorio di Ciam pino G. GHINI 79 La v illa di Quinto Voconio Pollione. Le v icende ottocentesche S. AGLIETTI – D. R OSE 111 L’Aeroscalo e la Città Giardin o: n ascita di un a città L. Z UZZI 153 Il sito archeologico di v ia P. V. Aldini (R om a) D. SPADONI 163 La necropoli di via P. V. Aldini (Rom a): evidenze antropologiche P. CATALANO – W. P ANTANO 175 Glossario 1 La villa di Qu in to Vo co n io Po llio n e : le vice n d e o tto ce n te s ch e * SILVIA AGLIETTI - DARIO R OSE 79 * Le cronache relative alla scoperta e allo scavo della villa sono state già parzialm ente pubblicate in AGLIETTI – R OSE 1999; AGLIETTI – R OSE 2000, p. 84 ss. L’introduzione e i paragrafi 1. 2. e 5. sono a cura di D. Rose; i paragrafi 3. e 4. di S. Aglietti. 80 All’ultimo ventennio del ‘70 0 risalgono le prime ricerche di materiale arch eologico “...nelli luoghi del territorio di Marino in contrada o Vocabolo Pascolare di Marco Andreola o Marc’andrea ... in vigore della licenza concedutami da Sua Eccellenza...” (1), all’interno della Tenuta delle Frattocchie, toponimo che sino agli inizi del XX secolo indicava il vasto fondo posto ad oriente della via Figura 1. Particolare IGM 1872 -1875, l’area in Appia (2) (fig. 1). oggetto è segnata con il riquadro chiaro. 1) Arch. Col. III KB 8, 29, documento del 27 febbraio 1785, in cui Giovanni Volpato riceve l’autorizzazione e si stabilisce che un terzo del valore ricavato sarebbe spettato al proprietario, S.E. il principe Colonna; Giovanni Volpato, incisore di Bassano del Grappa, era proprietario di una fabbrica di terre cotte a Roma e nel 1786, assieme a Raffaello Morghen, pubblicò i Principj del disegno tratti dalle più eccellenti statue antiche per li giovani che vogliono incam m inarsi nello studio delle belle arti; De Felice 1965, p. 256. 2) Nel 190 5 la Tenuta delle Frattocchie è limitata dalla tenuta di Gregna (tramite la Marranella dell’acqua Mariana), dalla tenuta di Tor di Mezzavia di Albano, da quelle del Palom baro, di Fiorano, delle Falcognane, di Casale Abbruciato, dalla Pedica della Maddalena, dal Territorio di Castel Gandolfo (tram ite la strada della Vigna), dalla strada provinciale per Nettuno, in più tratti da terreni cannetati, vignati, appartenenti a vari proprietari, dalla Riserva di Fontana Monaci, dalla Tenuta del Casaletto, 81 In gran parte di proprietà dei Colonna, signori di Marino, e data in affitto ad enfiteuti, la tenuta er a a n ch e d et t a dei Quarti aperti, cioè quei terreni, distinti dai Ristretti, nei quali era consentito il pascolo (3). L’assetto territoriale rappresentato dal Catasto Alessandrino nel 1660 , e cioè tenute fondiarie generalmente incolte, di proprietà della m ano m orta e dell’aristocrazia terriera, scandito da rari casali e capanne stagionali dei pastori, era in lento mutamento. Dal XVIII secolo, prima la rivendicazione del diritto di chiusura dei fondi, legata a nuovi rapporti di proprietà, poi, in età napoleonica, la legislazione eversiva della feudalità, la liquidazione del patrimonio ecclesiastico e la sua restaurazione, fecero sì, tra il 1870 ed i primi anni del XX secolo, che le terre dell’Agro romano di proprietà dei borghesi passassero dal 15% al 40 % del totale (4). Parallelamente una serie di trasformazioni infrastrutturali favoriranno la penetrazione dei capitali mercantili nell’agricoltura, permettendo una redistribuzione delle colture e, tra l’altro, il progredire verso valle dei vigneti. Nel 1815 parte della vecchia strada com unale della Terra di Marino, l’antica Castrim oeniense di collegamento con Roma, venne sostituita da un raccordo con la Strada corriera di Napoli: la nuova strada traversa , tagliata in due la Pedica del Marm o, andava a connettersi alla vecchia presso il Muro de’ Francesi, proprio di fronte al Pascolare di Marcandreola (5) (fig. 2). Saranno i lavori per la realizzazione della seconda ferrovia dei Castelli Rom an i, e la n ecessità di r ecin ger e alcun e pr opr ietà, alla base delle vicen de dalla Tenuta di Morena; Arch. Col. III AA 20 8, 57. Per il significato dei term ini tenuta e pedica cfr. Ruggeri 20 0 5, p. 98. 3) In generale SCOTONI 1986, pp. 191, 230 ; P ASSIGLI 1991, p. 175; Le vicende che, dal ‘50 0 , portarono i Colonna a costituire la tenuta in R UGGERI 20 0 5, pp. 98-10 3. 4) Il restante rim arrà nelle m ani dell’aristocrazia terriera, cfr. DE F ELICE 1960 , p. 9 ss.; DE F ELICE 1965, pp. 13-17, 30 ; VALLINO - MELELLA 1983, p. 667 ss.; SERENI 20 0 1, p. 40 4 ss. 5)La costruzione della linea Roma -Marino-Albano fu affidata alla Società Anonim a delle Ferrovie Secondarie Rom ane, il cui direttore era nel 1889 il principe Fabrizio Colonna, a dim ostrazione dell’interesse della vecchia aristocrazia ad attività “borghesi”. La strada com unale per Marino, l’antica Castrim oeniense, venne concessa per la costruzione della linea ferroviaria all’Intraprendente Taddei e all’In g. Villa, fratello dell’Ex Ministro di questo nom e, che per loro interesse tacquero “..la linea de’ sepolcri, che secondo il vetustissim o uso la fiancheggiavano... ”; ACS B. 253, f. 440 7; B. 429. 82 Figura 2. Particolare della Carta dei Quarti di Marino (da ASR, m odificata) 1. Pascolare di M arcandreola; 2. Pedica del M arm o; 3. Strada com unale della Terra di M arino; 4. R accordo con la Strada corriera di N apoli (attuale via dei Laghi) che, a partire dal novembre 1881, portarono, in seguito, alla scoperta della villa suburbana di Quinto Voconio Pollione (6). 1. 18 8 1 - I p rim i ritro vam e n ti Nel mese di novembre una fonte non precisata informa il Prefetto della Pr ovin cia d i Rom a ch e in u n a p r op r ietà d el Pr in cip e Colon n a p r esso Mar i6) La costruzione della linea Rom a-Marino-Albano fu affidata alla Società Anonim a delle Ferrovie Secondarie Rom ane, il cui direttore era nel 1889 il principe Fabrizio Colonna, a dim ostrazione dell’interesse della vecchia aristocrazia ad attività “borghesi”. La strada com unale per Marino, l’antica Castrim oeniense, venne concessa per la costruzione della linea ferroviaria all’Intraprendente Taddei e all’In g. Villa, fratello dell’Ex Ministro di questo nom e, che per loro interesse tacquero “..la linea de’ sepolcri, che secondo il vetustissim o uso la fiancheggiavano... ”; ACS B. 253, f. 440 7; B. 429. 83 no, precisamente nella tenuta data in affitto al commendator Bernardo Tan lon go (7), in pr ossim ità d el tr am way Rom a – Mar in o, son o in cor so dei lavor i d u r an te i qu ali ven gon o alla lu ce “..an tich i m u r i e pavim en ti pr ege- 7) Vale la pena raccontare brevemente la storia, sorprendentemente attuale, dell’enfiteuta dei Colonna. Il piccolo com m erciante Bernardo Tanlongo tra 1870 e 1880 , anni della trasform azione politica ed am m inistrativa di Rom a, riuscì, con attività com m erciali, am m inistrazione di tenute – quella dei Colonna m a anche una del re Vittorio Em anuele II – e concessioni di prestiti, ad accumulare un ingente patrimonio e influenti am icizie a Corte e nel Parlam ento. Nel 1881, alla soglia dei settant’anni, cedendo alle spinte dei suoi nuovi amici Sella, Rattazzi, Depretis e, poi si scoprirà, Crispi e Giolitti, accettò la carica di Governatore della Banca Romana, istituto che, dal 1874, aveva il permesso, assieme ad altre cinque banche nazionali, di stampare cartamoneta per il nuovo Stato unitario. Dopo alcune voci di atti crim inosi consum ati in certe banche, nel 1889 venne avviata un’indagine ministeriale su alcuni istituti di credito, che nella Banca Romana evidenziò un ammanco di cassa per la colossale cifra di 10 milioni di lire. Tanlongo, ben coperto dal Ministero, promise di sistem are la faccenda in pochi giorni m entre Giolitti, Presidente del Consiglio dal maggio 1892 e Ministro del Tesoro all’epoca dell’indagine, decise di prender tempo prorogando per altri sei anni la possibilità di stam pare m oneta – e, cosa che aumentò i sospetti di alcuni, propose la nomina di Tanlongo a senatore del Regno. Nel dicembre del 1892, in un celebre intervento alla Camera, il deputato della sinistra estrem a Napoleone Colajanni accusò e richiam ò il Governo alle sue responsabilità, prom ovendo innanzitutto un’inchiesta parlam entare. L’esito im m ediato fu una nuova indagine ministeriale e la mancata convalida, per vizio di forma, della nomina di Tanlongo a senatore. L’inchiesta ed il sequestro di documenti negli Istituti di Credito procedettero su due binari paralleli, uno ufficiale - dal quale si venne a sapere che negli ultim i giorni del 1892 la Banca Rom ana aveva em esso biglietti falsi, o duplicati, che risultavano stampati nel 1872 ma recavano la firma di Tanlongo, che all’epoca non ne era il Governatore - ed uno segreto, mirato alla ricerca dei docum enti più com prom ettenti. Quando le carte riguardanti i politici sem brarono essere in mani sicure, sul finire del gennaio del 1893, iniziarono gli arresti eccellenti. Bernardo Tanlongo, sulla strada per Regina Coeli, privato dell’immunità, ignaro del sequestro delle carte più scottanti, m inacciò di fare delle rivelazioni clam orose. Interrogato dal giudice iniziò a raccontare del fiume di denaro prestato, senza alcuna garanzia, per soddisfare le richieste anche di ministri e deputati - badando bene ad omettere i nomi dei politici dai quali si aspettava aiuto – e di come, impossibilitato ad aum entare la circolazione clandestina, fece duplicare a Londra una nutrita serie di biglietti. Le indagini, i ricatti, le voci su nomi eccellenti - si diffuse quella di un libro d’oro con le prove del coinvolgim ento del Vaticano e di Crispi – causarono una prim a crisi e poi, nel 1894, la caduta definitiva del Governo Giolitti. Alla vigilia del processo, Pietro Tanlongo, figlio di Bernardo, in un’intervista ai giornali fece sapere di aver consegnato ad un notaio 20 0 lettere che attestavano l’integrità professionale del padre: fu il segnale per far capire a chi doveva che il padre, in mancanza di assoluzione, era pronto a tirare in ballo il re gentiluom o, Vittorio Emanuele II. Forse fu per questo che il prim o grande scandalo finanziario italiano si concluse con l’assoluzione som m aria dell'im putato e con la creazione della Banca d’Italia. Sulla vicenda COLAJ ANNI 1893; MAGRÌ 1993. 84 volissimi per i mosaici e la loro costruzione d’epoca romana” (8). Il Prefetto scrive al Questore di Roma per ottenere maggiori delucidazioni e questi inoltra la r ich iesta al Pr etor e d i Mar in o: il d elegato com u n ale d i Pu bblica Sicu r ezza conferma che nella contrada Muro dei Francesi in Marino “sono venute alla luce strutture antiche e che, allo stesso tempo tutto viene distrutto”. Il Questore dispone il sequestro e scrive al Prefetto magnificando la qualità e la quantità dei rinvenimenti, azzardandone una prima fantasiosa interpretazione: non si tratta di una casa colonica, ma di un’antica città da secoli sepolta . Sul volgere del m ese, il Prefetto invia le relazioni al Ministero della Pubblica Istruzione, al tempo dicastero responsabile della salvaguardia delle Antichità e delle Belle Arti. Riferisce, inoltre, del pronto invio di Guardie degli scavi e, supponendo che la denom inazione di Muro dei Francesi data a quella località possa derivare dalla villa di Lucio Mureno (sic), lascia intendere che, previa autorizzazione, si sarebbero potute eseguire delle indispensabili esplorazioni (9). Accortasi di ciò che sta avvenendo in una delle sue proprietà, con sospetto ritardo, la Casa Colonna scrive al Ministero denunciando i ritrovamenti avvenuti nel Quarto di Mola Cavona in prossim ità di Tor Messer Paoli. Il Ministero, a questo punto, invia per un sopralluogo il Capo Ufficio Tecnico degli Scavi di Antichità di Roma, l’ingegner Rodolfo Lanciani, uno dei primi e più illuminati protagonisti dell’archeologia romana. Nella sua relazione le responsabilità risultano ben altre: “...il commendator Tanlongo 8) ACS B. 253, f. 440 7. Nel m aggio 1881 la Casa Colonna e l’im presa costruttrice del tramway avevano sancito le modalità di esproprio e di indennizzo: “… deposito di lire 10 0 0 a garanzia del pagamento del prezzo di espropriazione che risulterà dalla misura da eseguirsi a lavoro compiuto...alle condizioni seguenti...Che la Società debba direttam ente intendersela con l’affittuario Sig. Bernardo Tanlongo senza alcuna responsabilità o intervento dell’Ecc.m o Proprietario, per qualsiasi indennizzo o com penso possa pretendersi dal Tanlongo per danni indiretti, occupazioni tem poranee, transiti ed altro...…il Tramway scorre sull’antica strada di Marino fino al confine della Tenuta Frattocchie …che faccia parte dell’espropriazione il relitto o triangolo nel Quarto della Mola, che a causa della costruzione del Tramway rimane racchiuso dal Tramway stesso e dalle ferrovie Ciampino-Frascati e Ciampino-Napoli.... Che nell’altra porzione del Quarto di Casabianca… ove il Tram way viene piazzato sull’antica strada di Marino, siano formati due passi a livello, uno quasi di fronte la Stazione di Ciampino e l’altro presso il confine della Tenuta...”, ARCH . COL. III AA 20 6, 6. 9) Com e prescritto dall’editto del cardinal Pacca del 1820 . Generalm ente viene attribuita a Licinio Murena la villa al IX miglio della via Latina su cui poi fu edificato Casal Morena, con derivazione del toponim o, DEL LUNGO 1996, II, p. 140 . 85 avendo deciso di recingere con macerie parte della sua tenuta, affine di evitare la spesa di cavare sasso vivo a profondità più o meno grande ha dato ordine, o ha autorizzato, o ha tollerato, che i suoi operai si procurassero il materiale demolendo gli antichi edificii che emergono qua e là d a l p ia n o d i campagna” (10 ). Le strutture, distrutte ma accuratamente descritte e disegnate da Lanciani, appartenevano a tre edifici del I secolo d.C. che sorgevano nell’area orientale compresa tra Via Mura dei Francesi e la Via dei Laghi (11). Nella chiusa della sua relazione Lanciani non dimentica di consigliare il Direttore Capo della Divisione per i Musei e gli Scavi del Ministero, Giuseppe Fiorelli, sulle procedure da adottare: “...espediente primo di far subire al colpevole tutto il rigore delle leggi vigenti, che tutti gli scavi siano ricolmati”; in ultimo suggerisce di pianificare l’esplorazione dell’area in accordo con la Casa Colonna (12). Fiorelli, verificata l’impossibilità di sostenere la spesa per l’asportazione dei mosaici, prega il Prefetto di far colmare gli scavi e di far vigilare l’area affinchè non proseguano le distruzioni il cui eco non ha mancato di destare pessima impressione nella cittadinanza di Marino. Si chiude con questo atto, almeno ufficialmente, la prima fase delle vicende riguardanti lo scavo di antichità nella Tenuta delle Frattocchie: bisognerà attendere solo pochi anni per l’attuazione di una vera e propria campagna di esplorazioni. 2 . 18 8 4 -18 8 5: le cam pagn e di Bo ccan e ra Nei primi giorni del 1884 Luigi Boccanera, un tarquinese di Corneto che scaverà molti siti archeologici della Campagna Romana, stipula un con tr att o con la Ca sa Colon n a , a ccor d o in b a se a l q u a le il d en a r o r ica va t o d a lla 10 ) ACS B. 253, f. 440 7. 11) Si trattava di un piccolo tempio tetrastilo costruito con grandi blocchi squadrati di peperino che, tranne due unici superstiti, vennero spezzati e ridotti minutamente; la seconda struttura, anch’essa in peperino, era articolata in tre am bienti interam ente pavim entati a m osaico: a tessere grandi m onocrom e il prim o, gli altri due con cornice a m otivi geom etrici a tessere bianche e nere di eccellente fattura, probabilmente posta a contorno di gruppi di figure; uno degli ambienti era originariamente lim itato da un colonnato. Il terzo edificio era in opera reticolata. Lanciani in una relazione riporta: “Tutte le strutture furono distrutte sino al piano dei fondamenti… ho fatto scoprire piccola parte dei mosaici, valendomi dell’opera del cantoniere del tramway n°2...”. Documenti e bibliografia in AGLIETTI – R OSE 20 0 0 , pp. 76-78. 12) ACS B. 253, f. 440 7. Fiorelli fu Direttore degli scavi di Pompei dal 1860 al 1875, quando fu chiam ato a Rom a; E TIENNE 1988, pp. 42-43. 86 vendita di reperti rinvenuti nel corso di attività di scavo sarebbe stato equamente spartito (13). Quindi, ottenuto dal Ministero il permesso di ricercare “oggetti di antichità e di valore nella Tenuta delle Frattocchie in località Marcandreola” le indagini si concentrano nel settore ad est della ferrovia, nella parte che in seguito si verificherà essere il cuore della villa (14) (fig. 3). Gli scavi hanno immediato successo. Per elencare quanto scoperto in un solo mese di esplorazioni, occorreranno a Lanciani quattro successivi rapporti: dagli ambienti dell’area centrale della villa emergono numerosissimi frammenti di statue, pavimenti a mosaici, in marmo e, infine, presso la facciata meridionale del complesso, due fistule acquarie in piombo restituiscono il nome del proprietario: Q. Voconi Pollionis (15). Sul finire di febbraio, appena un mese dopo l’inizio delle esplorazioni, essendogli stata presentata un’offerta per l’acquisto dei principali oggetti per il prezzo di lire 16.0 0 0 , cifra esorbitante per l’epoca, Boccanera sollecita il Ministero affinché sia concessa l’autorizzazione alla vendita di una prima serie di reperti. Nel mese di marzo, al fine di valutare le statue e, nel caso, autorizzarne la vendita, viene nominata una commissione. Ne fanno parte oltre a Lanciani, Carlo Ludovico Visconti, direttore dei Musei Vaticani, e l’onorevole Giovanni Barracco: “…si espone col debito ossequio che, trattandosi di figure più o meno incomplete, e di rappresentanze che possono aver avuto maggiore sviluppo, il giudizio sulle medesime sarebbe stato forse più illuminato e più competente allorquando, condotte a termine le escavazioni si fosse ricuperato tutto ciò che ancora può rimanere sotterra; e si fosse veduto se nulla venisse ad ampliare o a supplire le anteriori scoperte... Le cose notabili si riducono a cinque: una statua di Marsia avvinto all’albero… statua di atleta, grande al vero, buona scultura, di tipo lisippeo… una statua circa la metà del vero di un uomo ignudo, barbato e con lunghi capelli, in positura molto sforzata, che a prima vista ricorda alquanto quella del Laocoonte... u n a figu r etta d i Satir o bar bato ¼ d el ver o, d i ar te elegan tissim a… 13) ARCH . COL. III AA 20 6, 48. 14)ACS B. 253, f. 440 7. 15) CI L XV, 2, 78 51 A-B. Ancora i prim i giorni di febbraio Lanciani attribuiva le strutture alla proprietà dei Valerii Messallae, il cui nom e era su altri tubi plum bei, rinvenuti nel 1861 in una vigna presso il Muro dei Francesi, cfr. AGLIETTI– R OSE 20 0 0 , p. 79. 87 Figura 3. Planim etria generale dell’area (da LAN CIAN I 18 8 4) 88 una figura di Vittoria a metà del vero, di mediocre scultura, acefala e mancante di braccia...” (16). Alla fine del lungo rendiconto, pur acconsentendo alla vendita di tutti gli oggetti, la commissione si mostra scettica circa la rapida alienazione del materiale, non mancando di sottolineare l’opportunità che l’intera collezione rimanga a Roma. Da due lettere di Lanciani, indirizzate nei giorni successivi a Fiorelli, risulta ben chiaro come la Casa Colonna stesse esercitando tutta la sua influenza sul Governo per ottenere una rapida concessione alla vendita: “..il Ministero dall’avidità commerciale degli scavatori è posto a prender una determinazione innanzi tempo”; e ancora “...la Commissione trova molto a deplorare se l’esigenze della eccellentissima Casa Colonna spingano il Governo a prendere una soluzione intempestiva”. Concessa l’autorizzazione alla vendita dei cinque pezzi più pregiati (17), nell’aprile dello stesso anno si succedono una serie di eventi a prima vista incomprensibili e scollegati tra loro. Il 29 marzo, mentre Lanciani, accompagnato da Boccanera, è in visita agli scavi, giungono sul posto il sindaco di Marino, il regio Pretore, il delegato di Pubblica Sicurezza, l’assessore anziano ed il segretario com unale, che danno lettura di un dispaccio della Questura di Roma nel quale gli scavi vengono detti “illegali, abusivi e clandestini e se ne prescrive l’immediata chiusura” (18). Turbato dall’accaduto, Lanciani, rilascia subito una certificazione e scrive a Fiorelli chiedendogli di indagare sull’autore di “così ingrata sorpresa”. In pochi giorni, tramite il Prefetto, si scopre che alla base di essa è la mendace notizia, sulla illegalità degli scavi, riferita dallo stesso sindaco di Marino: quanto basta per capire come tra Municipio e Casa Colonna non corressero buoni rapporti. L’altro fatto rilevante è che Don Marcantonio Colonna fa giunger voce tramite Boccanera, senza impegno formale alcuno, di esser disposto a far sgombrare a sue spese l’intera area della villa di Voconio Pollione, ricollocando gli elementi architettonici, rialzandone le colonne, “lasciandola permanentemente esposta come tipo integerrimo ed importantissimo di un antico suburbano patrizio” (19). La nobile disponibilità entusiasma Fiorelli, che si dice subito pronto a mettere a disposizione addetti allo scavo, personale per la sorveglianza, insomma tutto ciò che sarà necessario per la realizzazione del progetto, riservandosi “di far noto l’esempio che merita di esser 16) Un’accurata descrizione nella relazione della Commissione in ACS B.253, f. 440 7 17) Furono venduti a W. Helbig, vicedirettore dell’Istituto Archeologico Germ anico, per £ 18.0 0 0 il 22 marzo; ARCH . COL. III AA 20 6, 50 . 18 ) ACS B. 253, f. 440 7. 19) ACS B. 253, f. 440 7. 89 imitato”. Ma la lettera al Duca di Marino, sospesa come indicato con tratti marcati da una matita rossa, non verrà mai spedita: un ignoto avvenimento annulla la speranza di poter salvare una delle più grandiose ville del suburbio romano. Al 21 di aprile è datata una nuova richiesta di Boccanera per la vendita di non meglio specificate statue, che comunque, pochi giorni dopo, saranno depositate presso il Palazzo Colonna in Roma in attesa di un esame da parte dell’Ispettore Generale dei Musei e degli Scavi, senatore Pietro Rosa, per stabilirne o meno l’autorizzazione alla vendita. Solo nei primi giorni di maggio una lettera di Lanciani a Fiorelli chiarirà la consistenza dei ritrovamenti, specificando che “la domanda del Sig. Boccanera si riferisce a 4 sculture, e sono: la statua dell’Apollo col tripode; la statua (acefala) dell’Ercole; la statua del Bacco (secondo altri di un Genio); il busto di Paride”. Questa volta l’autorizzazione non sarà concessa, mentre, la benefica proposta della Casa Colonna in merito alla creazione del parco archeologico, verrà presto accantonata rivelando come fosse stata formulata col solo intento di ben disporre il Ministero alla richiesta presentata. La prosecuzione delle ricerche di materiale antico continua anche nel 1885 (20 ). Viene portato alla luce il settore settentrionale della villa e allargato il campo d’azione alle zone limitrofe: il Quarto della Mola Cavona nel Puntone detto Marcandreola; il Quarto della Mola nel Puntone detto Coronati in prossim ità della Valle di Patatone e Ferrovia di Frascati; il Quarto Casa Bianca, precisam ente sotto la strada rom ana alle m ura dei francesi, a contatto della linea del tram w ay nel Puntone detto Lastroni e Muraccioli (21). Gli scavi di Boccanera non proseguono oltre e, alla fine del 1885, le strutture vengono rinterrate (22). 20 ) ACS B. 253, f. 440 7. 21) ACS B. 253, f. 440 7; autorizzazione del Ministero a Luigi Boccanera del gennaio 1885. 22) L’autorizzazione di aprire scavi nella Tenuta delle Frattocchie… precisam ente in località di Marcandreola e Tor Messer Paoli, rilasciata dai Colonna a Boccanera nel 1886, quantomeno per la prima località non ebbe seguito, ACS B. 253, f. 440 7 90 3 . N o te s u lla villa Le strutture, che conosciamo soprattutto attraverso gli scritti e i disegni che realizzò Lanciani (23), si articolavano su un modesto rilievo dominante la valle dei Pantanicci e degradante dolcemente a nord e ad ovest (fig. 4). Delle tre terrazze individuate dagli scavi di Boccanera (fig. 3), il settore abitativo occupava quella sud-occidentale, con un grande giardino a settentrione e un complesso termale a sud (24). La proprietà era probabilmente limitata da tre strade basolate: un ramo della cosiddetta “via di Ponte Mammolo” a nord-est, la via Cavona a sud-est e la via Castrim oeniense ad occidente (25). Quello che Lanciani ritenne essere un grande giardino (fig. 4, XVIII), che separava il palazzo da quest’ultima strada, con le campagne successive si verificò essere uno spazio di minori dimensioni, limitato da altre costruzioni (269. Molteplici e notevoli i rinvenim enti che qui si fecero, tra cui due fr am m en ti d i iscr izion e con d ed ica ad Isid e e Ser apid e e u n a con d u ttu r a in 23) LANCIANI 18 8 4; ACS B. 253, f. 4407; BUONOCORE 20 0 1, pp. 251-268. Comunicazioni mensili dei rinvenimenti furono edite da Fiorelli in “Notizie degli scavi di antichità”, vedi infra nota 24. Pur inseriti in contesti storico-geografici più ampi, rendirendi conti sulla villa sono pubblicati in ASBHY 190 7, pp. 149-152; G ROSSI G ONDI 190 8, pp. 20 5-20 6; TOMASSETTI IV, pp. 176-177; DE R OSSI 1979, pp. 191-196; N EUDECKER 1988, pp. 168-170 ; AGLIETTI – ROSE 2000, pp. 84 -91. 24) Le campagne del 1884 iniziarono con la scoperta di un edificio absidato ad ovest della villa, per proseguire a febbraio con lo scavo delle terme e del giardino settentrionale (fig. 4, XIX), da cui si passò all'interno del settore abitativo; nel mese di aprile, e sino agli inizi di maggio, si indagò l’area del giardino occidentale (fig. 4, XVIII), F IORELLI 18 8 4, pp. 43-44, 83-85, 10 6-10 8, 158-159, 193, 394. Nel 1885 fu aperto solo un saggio nell’angolo NE del giardino settentrionale (fig. 4, XIX), F IORELLI 1885, pp. 22, 478. I rinvenimenti successivi all’aprile 1884 non vennero mai restituiti in pianta. 25) AGLIETTI – R OSE 20 0 0 , pp. 18, 20 . Sulla via Cavona, AGLIETTI 2000. 26) “…al di là di questo viridario, o cortile che sia, torna ad apparire la fabbrica, con m olte celle di uniform e m isura, appoggiate ad una parete longitudinale di m aniera reticolata”, F IORELLI 1884, p. 394. 27) […SERAP]IDI ET ISIDI/ […PO]LLIO N EXTRVXIT, CIL XIV, 2427, datata al II secolo d.C. da LANCIANI 1884, p. 155. Insieme a cinque antefisse marmoree, di cui tre con serpenti urei, si ritenne appartenere ad un luogo di culto legato alle due divinità, voluto da Voconio Pollione e che doveva trovarsi nei pressi: BRICAULT 2001, p. 154. Lanciani attribuì al medesimo contesto anche un frammento di rilievo marmoreo con coltello sacrificale (cultro), attribuito sem pre al II d.C. (LANCIANI 1884, p. 163). L’epigrafe e i manufatti in TORO 20 0 1, nn. 764 -768, 955. Sulle fistulae: [Q] VOCO? IPO GGIO? IS / [S]VLPICIVSTRO·LLVS·FEC(it), CIL XV 7852 (F IORELLI 1884, p. 394; BUONOCORE 20 0 1, pp. 267-268). Un sentito ringraziam ento va a Stefano Francocci per le preziose indicazioni sui reperti legati al culto isiaco. 91 Figura 4. Pianta delle strutture (da LAN CIAN I 1884). Gli am bienti sono distinti con num eri rom ani, cui di seguito nel testo si fa riferim ento 92 piombo, restaurata in antico, entrambe recanti il nome di Q. Voconio Pollione (27) e, nel novembre 1884, una statua di Apollo Citaredo, in marmo pentelico, mancante della testa e delle mani, con sottile tunica e cetra sul fianco sinistro (28). Gli ambienti del settore abitativo erano disposti secondo lo schema assiale maggiormente diffuso: vestibolo/ fauces (fig. 4, I) – atrio (fig. 4, II) – tablino (fig. 4, III) – tr iclin io (fig. 4, IV) - p er ist ilio (fig. 4 , IX). Nell’at r io (fig. 4, II) un colonnato, di cui si rinvennero le basi ancora in situ , sei nei lati lunghi, quattro in quelli corti, separava il portico dall'impluvio, dove una fontana centrale era alimentata da un condotto le cui fistulae aquariae recavano l’iscrizione T. PRIFERNI PAETI (29). Una tripla apertura a serliana, scandita da due colonne doriche, permetteva le comunicazioni con il tablino (30 ) (fig. 4, III), dove giacevano tre statue in marmo: l’Apollo col tripode, in due pezzi; l’Eracle acefalo e il cosid d et t o Gen io (31). La gr an d e au la (fig. 4 , IV), il t r iclin io, er a d ivisa in d u e 27) […SERAP]IDI ET ISIDI/ […PO]LLIO N EXTRVXIT, CIL XIV, 2427, datata al II secolo d.C. da LANCIANI 1884, p. 155. Insieme a cinque antefisse marmoree, di cui tre con serpenti urei, si ritenne appartenere ad un luogo di culto legato alle due divinità, voluto da Voconio Pollione e che doveva trovarsi nei pressi: BRICAULT 2001, p. 154. Lanciani attribuì al medesimo contesto anche un frammento di rilievo marmoreo con coltello sacrificale (cultro), attribuito sempre al II d.C. (LANCIANI 1884, p. 163). L’epigrafe e i manufatti in TORO 2001, nn. 764 -768, 955. Sulle fistulae: [Q] VOCO? IPOGGIO? IS / [S]VLPICIVSTRO·LLVS·FEC(it), CIL XV 7852 (F IORELLI 1884, p. 394; BUONOCORE 2001, pp. 267-268). Un sentito ringraziamento va a Stefano Francocci per le preziose indicazioni sui reperti legati al culto isiaco. 28) FIORELLI 1884 , p. 394; l’ipotesi rappresenti Apollo - Nerone in BIEBER 1977, p. 202. 29) CIL XV 7846. Il Lanciani nei suoi appunti scrive: “Tubo plum beo di singolare perfezione, dal quale si diram ano m ano m ano altri tubetti”, BUONOCORE 20 0 1, p. 262. L’im pluvio era pavim entato in opus spicatum e nel portico sopravvivevano lacerti di pavimentazione in opus sectile e parte delle pitture parietali, con motivi floreali su fondo rosso. Addossati al lato sud erano una piccola vasca, due sepolture ad inum azione con cassa di m attoni da ipocausto e due dolia restaurati in antico. 30 ) Il pavim ento era di m osaico negro con dadi di m arm o bianco m essi a quincunce (LANCIANI 1884, p. 158, motivo riferibile agli inizi del I d.C., cfr. BECATTI 1962, tav. XI, nn. 384, 387), le pareti, in reticolato, erano rivestite di intonaco con paesi e vignette a fondo giallo e zoccolo color am aranto, F IORELLI 18 8 4, p. 10 7. 31) Quest’ultim o, di cui la m età inferiore fu rinvenuta nel triclinio (fig. 4, IV), è in realtà una statua virile eroica, forse di imperatore divinizzato, cui fu adattata una testa, probabilmente di Dioniso, proveniente dal cortile porticato (fig. 4, XVII): VISCONTI 1884, pp. 215-216; CANDILIO 1981, p. 348 ss. L’attribuzione ad età giulioclaudia, già ipotizzata da Visconti, può essere ulteriormente confermata dal confronto con il Claudio divinizzato, proveniente dal territorio tuscolano, in VALENTI 20 0 3, p. 134. Anche l’Eracle acefalo, copia di un originale di IV secolo a.C., è databile al I d.C., CANDILIO 1981, p. 339 ss. Per l’Apollo Pizio cfr. P ARIBENI 1928, p. 20 4. 93 settori da colonne o pilastri e affiancata da ambienti speculari: quello settentrionale (fig. 4, VII), nel quale giaceva un busto di marmo raffigurante Paride, venne identificato come una cucina o una latrina per la presenza di un canale in cocciopesto che tagliava il pavimento a ridosso delle pareti sud ed ovest; il corrispondente ambiente meridionale conteneva una sepoltura infantile in tubo fittile (32). Il limite della terrazza verso la valle dei Pantanicci era ad est del peristilio (33) (fig. 4, XI), mentre quello nord si rinvenne nel novembre 1885 presso l’angolo n or d -est d el gr a n d e gia r d in o set t en t r ion a le (34 ) (fig. 4 , XIX). Questo, porticato su tre lati e probabilmente aperto a settentrione, aveva al centro del lato meridionale un ambiente absidato (fig. 4, IX), in prossimità del quale fu trovata, nel 1884, la statua di Marsia (fig. 5), forse originariamente collocata nella nicchia centrale (35). Figura 5. Marsia appeso all’albero, particolare (da BR E UE R -G ATIER 20 0 1, f. 1.8) 32) F IORELLI 1884, p. 85 33) Nel disegno generale dell’area (fig. 3) il peristilio, scavato solo in prossimità del lim ite orientale, risulta parzialm ente colonnato m a tale portico non viene riprodotto nella planim etria della villa (fig. 4). Tre piccoli am bienti (fig. 4, X), identificati com e cubicula, occupavano gli angoli nord-est e sud-est del cortile, con pavim entazione di finissim o m osaico m onocrom o. 34) ACS B 253, f. 440 7; F IORELLI 1885, p. 478, cfr. LANCIANI 1884, p. 159. Consisteva in un m uro di sostruzione m unito di contrafforti, con cortina in opera reticolata, lungo il quale si apriva una nicchia, probabilmente un ninfeo alimentato da una grande conduttura in piom bo, F IORELLI 1885, p. 478. Il giardino era accessibile dal triclinio attraverso uno stretto corridoio (fig. 3, V), dove erano ammassate una grande quantità di lastre da finestra di lapis specularis, di diversi spessori, e strisce di metallo con chiodi. 35) Scultura datata ad età adrianea, BREUER – GATIER 2001, p. 20 ss. 94 La decorazione parietale dell’ambiente IX era la più elegante della villa: zoccolo rosso, zona mediana con specchiature bianche limitate da coppie di delfini e cornucopie, motivi vegetali contornati da fasce policrome. Il collegamento tra il settore abitativo e le terme era assicurato da un vano a meridione del triclinio, che immetteva in un lungo corridoio, e da alcuni ambienti a S dell’atrio. Il cortile porticato (fig. 4, XVII), forse una palestra, limitava ad occidente il settore meridionale (36): qui si rinvennero la testa di Bacco, poi giustapposta alla statua eroica proveniente dal tablino, e una statua acefala di Diana di stile arcaicistico, del I-II d.C. (37). I lati occid en t a le e m er id ion a le p oggia va n o su d u e bracci di criptoportico, mentre lungo il lato orientale una scala (fig. 4, XVI) dava accesso all’ipocausto, che si estendeva con certezza sotto gli ambienti (fig. 4, XII-XIII-XIVXV), tutti absidati e con pareti con camerate (38). Le fornaci erano collocate a nord dell’ambiente sotterraneo (fig. 4, XIV), sopra le quali era il calidarium (39). La grande aula (fig. 4, XV), pavimentata in cocciopesto, era chiusa ad oriente da un abside in opera reticolata esternamente munito di contrafforti ai quali, in seguito, venne addossata una seconda muratura semicircolare con cortina esterna di piccoli cubi di peperino: nelle intercapedini tra i due emicicli si rinvennero moltissimi frammenti scultorei (40 ). Pochi altri ambienti furono scavati: alcune vasche allineate lungo il lato meridionale del complesso, e un vano absidato (fig. 4, XII) a settentrione del calidarium, nel quale un piedistallo di laterizi forse in origine sosteneva la statua di atleta i cui fram m enti si rinvennero in questa e nelle stanze limitrofe (41). L’approvvigionamento idrico delle terme, e della villa, era assicurato da un acqu edotto pr oven ien te dalle Pan tan elle, pr ovvisto di du e distin te con - 36) Il portico era sostenuto da pilastri marmorei con capitelli compositi: F IORELLI 1884, p. 158. 37) TORO 20 0 1, n. 10 82. 38) I pavimenti erano sorretti da tubi fittili forati lateralmente. Si ha comunque notizia del rinvenimento di diversi mattoni da ipocausto, tra cui alcuni riutilizzati nelle sepolture dell’atrio, con bolli di età adrianea. 39) Lanciani lo disegnò solo nei suoi appunti e fu interrato subito dopo la scoperta. Si trattava di un am biente circolare con quattro nicchie sem icircolari, cfr. BUONOCORE 2001, p. 266. 40 ) L’elenco completo in LANCIANI 1884, p. 162; ACS B. 253, f. 440 7. 41) Scultura richiam ante l’Herm es di Policleto, datata alla seconda m età del I d.C., VISCONTI 1884, pp. 216-217; BREUER GATIER 2001, p. 23 ss. 95 dotte (42). Una grande piscina rettangolare, in opera reticolata, suddivisa in due navate da dieci pilastri e capace di contenere 560 m³ d’acqua, venne rinvenuta a sud-est del complesso. Da qui le condutture puntavano le terme, dove si rinvennero altre fistulae aquarie di Voconio Pollione (43). Lanciani scandì le principali fasi di vita della villa sulla base delle tecniche m urarie individuate: alla prim a, del I a.C. - I d.C., corrispondevano i muri con paramento in opera reticolata, utilizzata nel settore abitativo; alla seconda, della seconda metà del I d.C., quelli in opera reticolata con catene angolari di laterizio, con cui furono edificate le terme; alla terza quelli costruiti con cortina di blocchetti parallelepipedi di peperino, intervallati da ricorsi di buon laterizio, tecnica usata solo per restauri operati diffusamente tra la fine del II d.C. e gli inizi del III d.C. (44). Alla seconda fase fu legato il nom e di Quintus Voconius Pollio, presente nell’iscrizione dedicatoria a Iside e Serapide e sulla gran parte delle fistulae aquariae, personaggio altrimenti ignoto (45), ma di certo appartenente ad una famiglia ragguardevole (46). Il ritrovamento di una condotta presso l’impluvio dell’atrio, recante il nom e di Titus Prifernius Paetus, fece ipotizzare che la fam iglia dei Prifernii, d i r a n go sen a t or io e or igin a r ia d ella Sa b in a , fosse su b en t r a t a n ella 42) Durante lavori agricoli nella vigna Batocchi, fu trovata una sepoltura in fossa scavata nel tufo, tagliata in antico dallo speco dell’acquedotto, e durante la cam pagna del 1884, a pochi metri ne emerse una seconda, (fig. 3, dove sono indicate da Lanciani com e SEPVLCRA ANTIQVISS). Ricchissim i erano i corredi, tipici delle tombe principesche di fine VIII-VII secolo a.C. (l’elenco dei materiali, oggi dispersi, in LANCIANI 1884, pp. 150 -152). L’importanza del rinvenimento è accresciuta dalla notizia della presenza, nella prima sepoltura, di elementi attribuibili ad un carro da parata in bronzo, di cui solo altri tre sono i casi noti per i Colli Albani, due in territorio di Lariano ed uno rinvenuto al Vivaro, cfr. ARIETTI-M ARTELLOTTA 1998; ANGLE 20 0 3, p. 143 ss. 43) Q. VOCONI POLLIONIS/ […]IERAX FECIT, CIL XV, 7851A - B; LANCIANI 1884, p. 153 ss. 44) LANCIANI 1884, p. 165; ASH BY 190 7, pp. 150 -151. La m uratura sem bra la m edesim a con cui venne realizzata una cisterna esagonale a NO dell’area, oggi scom parsa, cfr. DAICOVICI 1930 , pp. 50 -51. Nella villa si rinvennero anche dei muri con cortina di laterizi, ma in numero decisamente limitato. 45) Eccetto che per un sigillo bronzeo rinvenuto a Nicotera nel 1877 con l’iscrizione VICTORIS/ Q.VOC.POLL, in CIL X, II, n. 80 59, 441; F IORELLI 1879, p. 82 46) Forse legato alla gens Voconia originaria di Ariccia, di cui Q. Voconius Saxa Fidus raggiunse il consolato durante l’impero di Antonino Pio, vedi P I R V 610 , pp. 471-472; CIL X 50 59, 80 59-441. Sulla probabile appartenenza della fam iglia all’ordine equestre cfr. G OROSTIDI P I 20 0 4, p. 169. Il cognom en Saxa fu indicato come origine dell’odierno toponim o “Sassone”, cfr. AGLIETTI– R OSE 20 0 0 , pp. 113-114, con bibliografia. 96 proprietà non oltre la prima metà del III secolo (47). Secondo le cronache ottocentesche, l’ultimo edificio ad esser costruito, datato al IV secolo d.C., fu quello rinvenuto ad occidente del settore abitativo (figg. 3-6), con paramento parte in opera vittata, parte in opera laterizia, suddiviso internamente in piccoli ambienti comunicanti tra loro che si affacciavano su un largo corridoio centrale absidato (48). L’abbandono della villa avvenne tempo dopo, p r obabilm en t e in et à t a r d oa n t ica : l’atrio ed il vano VII furono adibiti ad uso necropolare, fu Figura 6. L’edificio occidentale (da FIORELLI 18 8 4) 47) LANCIANI 1884, p. 166. Gli argomenti addotti sono l’uso di marchiare le fistulae, in uso sino all’epoca di Severo Alessandro (in realtà le fistule iscritte sono attestate anche oltre il 476 d.C., PRIULI 1986, p. 189) e i restauri delle lacune pavimentali fatti adoperando marmi diversi da quelli in voga nel III secolo. Questi ultimi insiem e alle riprese degli alzati delle m urature con la terza tecnica m uraria ed al rinvenim ento di perni in gran parte delle statue, sem brarono effetti di una “catastrofe” in seguito alla quale, secondo Lanciani, vi fu l’avvicendam ento tra i due proprietari. Gran parte della bibliografia che si è occupata della gens Prifernia accenna a questo come uno dei possedimenti della famiglia: i tre esponenti maggiormente noti, tre generazioni col m edesim o nom e Titus Prifernius Paetus, raggiungono il consolato, rispettivam ente nel 96, nel 125 e nel 146 (PIR III 692, p. 94; N EUDECKER 1988, p. 168; ANDERMAH R 1997, pp. 40 2-40 3, n. 435; G RANINO CECERE 2003, pp. 99-10 8 ; G OROSTIDI P I 20 0 4, p. 169). Qualora il personaggio indicato dalle fistulae dell’atrio fosse uno di questi, andrebbe ovviam ente rivista la successione cronologica dei proprietari anticipando o posticipando la presenza di Q. Voconio Pollione nella villa. Purtroppo, mancando altri dati cronologici su di lui oltre a quello dedotto dall’analisi paleografica dell’iscrizione dedicatoria ad Iside e Serapide, attribuita al II d.C. (cfr. supra nota 27), la questione al momento non può essere risolta, come già prudentemente in ANDERMAH R 1997, p. 40 2. 48 ) FIORELLI 1884, p. 43. Privo dei pavim enti, rinvenuto interam ente ingom bro di enormi blocchi di volte crollate, venne identificato con un ninfeo per la presenza del 97 costruito un muro a chiudere il vestibolo e la fornace delle terme trasformata in calcara (49). 4 . Re pe rti e m e rcan ti d’arte Gli scavi, condotti senza altro fine che il reperimento di oggetti di pregio, ebbero inizio in virtù dell’accordo del 7 gennaio 1884 che sanciva la spartizione del ricavato delle vendite tra la Casa Colonna e Luigi Boccanera (50 ) “...qualunque oggetto si rinvenisse... dovrà esser portato a tutte spese del Sig. Luigi Boccanera in Roma nel Palazzo Colonna in Piazza SS. XII Apostoli onde farlo stimare da due periti scelti di comune accordo... il Sig. Luigi Boccanera sarà incaricato di procurare la vendita il di cui ricavato sarà diviso nelle proporzione di 1/ 3 al Principe Colonna e dei 2/ 3 al Sig. Luigi Boccanera per tutti gli oggetti che non superano il valore di lire trentamila, e del 45% al Sig. Principe Colonna e del 55% al Sig. Luigi Boccanera per tutti gli oggetti al disopra delle lire trentamila... ” (51). vano absidato, BUONOCORE 20 0 1, p. 255. Diversamente Torquati ritenne trattarsi di un grandioso sepolcro, TORQUATI 1987, p. VIII. La menzione della presenza di un aggere tra questa costruzione e la ferrovia (ACS B. 429, f. 4761) indica l’ampiezza della terrazza m eridionale verso la via Castrim oeniense e la collocazione della villa in posizione dominante, oltre che a nord ed a est, anche rispetto alla strada. 49) LANCIANI 1884, p. 162. Oscuri rim angono il m otivo e la datazione della costruzione del muro ad emiciclo esterno all’aula (XIV) e la presenza nelle intercapedini di m oltissim i fram m enti scultorei. 50 ) L’attività di Luigi Boccanera è nota dal 1873, quando iniziò a scavare la necropoli etrusca della “Banditaccia” di Caere, legando il suo nome alle lastre di terracotta dipinte che decoravano le camere funerarie, chiamate “lastre Boccanera” ( NEPPI M ODENA 1984). Dopo la villa di Voconio Pollione, indagò altri siti della campagna romana, tra cui il tempio di Diana a Nemi, nel 1887, dove parte del materiale rinvenuto fu da lui venduto al Museum of Fine Arts di Boston (R OBINSON 1889). Morì nel 1891, in attesa del nulla osta da parte del Ministero per uno scavo in una proprietà del principe Francesco Borghese a S. Angelo Romano. Il permesso arrivò dopo la sua morte e la vedova, eseguendone le ultime volontà, intraprese comunque lo scavo per dar lavoro agli operai che da venti anni seguivano il marito, cfr. ACS. B. 225, f. 4438. 51)ARCH . COL. III AA 20 6, 48. La tipologia di contratto non deve stupire: il XIX secolo, che nacque all’insegna della “nazionalizzazione” napoleonica delle opere d’arte, pratica che si affiancò a quella degli acquisti e delle regalie già in uso nei secoli precedenti, si contraddistinse per l’attenzione nordeuropea all’arte classica, sulla scia degli studi di Winckelm ann e del conseguente dilagare di m ercanti-archeologi in tutto il bacino del Mediterraneo. Ad alcuni di loro va comunque il merito della scoperta di importantissimi siti archeologici, tra cui Troia, Micene e Cnosso, che 98 Malgrado l’autorizzazione di Fiorelli porti la data del 26 marzo (52), il 22 marzo 1884 Boccanera ed il “… Procuratore di S.E. il Sig. Principe Colonna… vendono al Sig. Commend. Wolfgang Helbig” la statua di Marsia, una statua di pugilatore (l’atleta), il Laooconte (o Atlante), il satiro, un’aquila acefala con agnello negli artigli (fig. 7) ed alcuni candelabri marmorei per £ 18.0 0 0 (53). E, disatteso il suggerimento della Commissione incaricata di valutare i reperti, “…sarebbe in genere a desiderarsi che tali oggetti rimanessero Figura 7. Aquila con agnello negli in Roma…” (54), l’anno successivo le artigli, la testa è di restauro (da statue valicarono i confini: oggi sono B REUER -GATIER 20 0 1, f. 5.34) in Germania, al Badisches Landesmuseum di Karlsruhe (55). dettero l’avvio agli studi sulle civiltà m inoica e m icenea. Di m olti degli oggetti d’arte rinvenuti, dirottati più o meno legalmente nei musei e nelle collezioni d’oltralpe, anche per successive vicende storiche, si sono perse le tracce. Emblematica è la storia del cosiddetto “Tesoro di Priam o” che, rinvenuto da Schliem ann a Troia nel 1873, fu esportato segretam ente dalla Turchia in Grecia, poi donato alla Germ ania e portato a Berlino. Dopo la caduta del nazism o scom parve e a quanti sostenevano fosse divenuto “bottino” dell’arm ata rossa, l’Unione Sovietica rispose sm entendo sempre e categoricamente di esserne in possesso. Fino al 1993, quando Boris Eltsin dichiarò che il tesoro si trovava parte al Museo Puskin di Mosca, parte all’Ermitage di S. Pietroburgo, dove oggi è conservato. Solo nel 190 9, con l’approvazione della legge 364, la legislazione italiana sancì la proprietà dello Stato di tutti i beni archeologici rinvenuti attraverso attività di scavo, delineandone, un trentennio dopo con L. del 1939, i termini di reato. 52) ACS. B. 253, f. 440 7, lettera indirizzata a Boccanera “…questo Ministero Le dà facoltà di mettere in vendita i seguenti oggetti ritrovati…”. 53) ARCH . COL. III AA 20 6, 50 . “…da pagarsi in quanto a £ . 10 .0 0 0 entro il prossim o mese di aprile ed in quanto alle residuali £ . 8.0 0 0 non più tardi del mese di febbraio 1885...”. Sulla lim pidezza dell’attività di Helbig, poliedrico studioso di antichità, oggi pesano gravem ente non tanto il suo ruolo di procacciatore di opere d’arte etrusca, romana e greca per ricchi committenti nord europei ai danni del paese che lo ospitava, pratica legale a quei tempi, quanto i dubbi sull’autenticità della fibula Praenestin a, spilla d’oro di tipo etrusco con iscrizione incisa considerata una delle più antiche in latino, di cui l’archeologo m ai chiarì le circostanze del rinvenim ento, cfr. G UARDUCCI 1993, pp. 307-313. 54) ACS B f. 440 7. 55) BREUER-GATIER 20 0 1, p. 20 ss., nn. 1-18. La notizia del trasporto a Berlino in TOMASSETTI 1979, IV, p. 429. 99 Nonostante il rifiuto del Ministero alla vendita di un secondo gruppo di statue, altre richieste furono in seguito avallate, come testimoniano l’acquisto dell’Apollo Citaredo, nel 1886, voluto da papa Leone XIII per il Braccio Nuovo dei Musei Vaticani (56), e l’attuale irrintracciabilità di molti reperti di cui fanno cenno le cronache degli scavi (57). Bisognò attendere il 1893 perché il Museo Nazionale Romano acquistasse parte dei reperti, nel cui elenco figurano tre delle quattro statue oggetto della seconda richiesta di vendita di Boccanera dell’aprile 1884: la statua eroica con testa giustapposta di Bacco, l’Ercole, entrambi esposti a Palazzo Massimo, e l’Apollo col tripode, oggi a Palazzo Valentini (58). 5. La d is tru zio n e d e lla villa Nel 1892, in virtù di una permuta, Giulio Capri e Domenico Batocchi subentrarono al principe Colonna nella proprietà dell’area: la parte settentrionale, sino alla valle di Pantanicci, al Capri, quella meridionale al Batocchi (59). Tutta l’area era libera da qualsiasi vin colo e prescrizion e m in isteriale e quella di Capri fu subito interessata da lavori per l’impianto di un vigneto (60). 56)VISCONTI 1887, p. 337; AMELUNG 1903, pp. 60-61, n. 582; H ELBIG 1963, I, p. 326 n. 422. 57) Tra cui una vittoria acefala, un Silvano acefalo, un putto ricciuto e sorridente (la specifica di Lanciani, coi capelli annodati in treccia sulla linea della discrim inatura, lo individua invece come un ritratto di fanciullo votato al culto di Iside, e la resa della capigliatura circoscrive l’epoca di realizzazione alla prim a età im periale, cfr. DE R OSSI 1979, p. 248 ss. con bibliografia), un ritratto di giovane, una testa di giovinetto e due crateri con danze, tutti provenienti dai pozzetti esterni all’aula (fig. 4, XIV); il busto di Paride; un’erma bifronte raffigurante Pan e Bacco proveniente dal settore abitativo (VISCONTI 1884, p. 214); un braccio di discobolo (“…il m igliore frammento di scoltura fino ad ora ritrovato”, F IORELLI 1884, p. 10 6); una testa muliebre interpretata com e Giunone (VISCONTI 1884, p. 213); l’Arianna abbandonata e alcune lastre fittili, di cui una notevole rappresentante un Bacco-toro… con testa um ana e corpo bovino (VISCONTI 1884, p. 213). 58) Archivio SBAL, Marino/ 7(0 0 3) del 31 dicembre 1893. Complessivamente sono oggi conservati al Museo Nazionale Romano 376 reperti provenienti da quelle campagne di scavo, cfr. TORO 20 0 1, nn. 735, 739-1111, 10 23-10 24; AGLIETTI - R OSE 2004, nn. 141, 148, 160 , 390 -762. 59) Dom enico Batocchi vi possedeva un vigneto già prim a del 1884, com e testim oniato da LANCIANI 1884, Tavola XIV; ACS B. 429, f. 476; ACS. B. 253, f.440 7; T ORQ U AT I 19 8 7, p p . V-VII. Il lim ite tra le due n uove proprietà potrebbe corrispon dere al percorso del can ale artificiale realizzato n ella prim a m età dell’8 0 0 ; ASR Coll. I, 42, 58 . 60 ) Gli scassi furono condotti a partire dai canneti della valle dei Pantanicci in direzione SO, verso la linea ferroviaria. 100 Solo nel maggio 1895, con grande ritardo, l’allarme: “…si sta sfasciando la villa di Voconio Pollione al Sassone sotto Marino. Confina colla Vigna Batocchi. Telegrafare al Prefetto” (61). Dieci giorni dopo, al Ministro che chiedeva delucidazioni sulla vicenda, il Prefetto rispose: “Il Commissario che attualmente regge l’Amministrazione Comunale di Marino, al quale comunicai il telegramma…mi significa che l’antica Villa di Voconio Pollione, una volta esistente nella loc. detta il Sassone è da lunghissimo tempo sparita, non restando di essa che un informe rudere. L’attuale proprietario Angelo Capri da oltre 3 anni ha ridotto il fondo quasi interamente a vigna e recentemente costruito un tinello presso l’antico rudere, del quale avrebbe ora comunicato la demolizione. Il regio Commissario ha notificato al Capri a sospendere i lavori ed ha invitato il Dr Torquati, ispettore dei monumenti, a recarsi sopra luogo e riferire” (62). La voce di Girolamo Torquati, Ispettore dei Monumenti del Comune di Marino, si alzò sdegnata a denunciare, ma nelle sue relazioni puntò il dito non sulle distruzioni operate dal signor Capri, ma sulle campagne di scavo condotte dieci anni prima dalla casa Colonna e sull’atteggiamento, da lui definito accomodante, di Lanciani (63). Ma che il rapporto tra i Colonna e i funzionari del Ministero non fosse poi così idilliaco come descritto da Torquati, ne è testimone il già citato acquisto da parte dello Stato, nel 1893, dopo lunghe trattative di cui non siamo a conoscenza, di numerosi oggetti provenienti dalla villa per lire 1.50 0 , cifra irrisoria se confrontata con quella sborsata nella vendita precedente (64). Malgrado la sospensione i lavori proseguirono. Nel mese di giugno, a seguito di una relazione dell’architetto incaricato del sopralluogo dall’Ufficio Regionale, il Ministro scriveva al Pretore di Marino: “…il Capri non solo ha distrutto... ma ha continuato l’opera... ha manomesso e distrutto altri avanzi, parti dell’aggere della villa, capitelli dorici... tombe… costituendo tutto ciò fatti previsti e puniti… prego la S.V. ...a valere di tutta l’urgenza, ed a mezzo d e ll’Ar m a d e i R .R . Ca r a b in ie r i, fa r e le va r e a ca r ico d e l Ca p r i ve r b a le 61) ACS B. 429, f. 4761. 62) ACS B. 429, f. 4761. 63) TORQUATI 1987, p. IV, “…cotal Boccanera… non si sa con quale specie di autorizzazione, si fece a manomettere la supposta Villa de’ Pollioni in modo affatto vandalico… il Lanciani, veggendo tali monumenti saccheggiati e spogliati di ornamenti e di statue dal cupido Intraprendente… non curò d’impedire tale barbarica devastazione (che pur com e Ingegnere Ministeriale doveva im pedire o alm eno lim itare)”. 64) Cfr. supra, nota 53. 101 di contestazione per tutti i fatti medesimi previsti come sopra, con contemporaneo intimo a sospendere… L’originale di detto verbale sarà poi favorito d’urgenza a questo Ministero, a cui sta provvedere... per procedimento penale civile...” (65). L’intervento delle autorità riuscì a salvare solo l’abside dell’edificio occidentale (fig. 8). Nel 1896 il Ministro chiese al Pretore di Marino informazioni sull’esito del procedimento a carico di Capri, e questi in risposta “..è stato definito con d ich ia r a zion e di non farsi luogo a procedimento per Figura 8. La Casa Colonica e l’abside superstite inesistenza di (da ACS B. 429, f. 4761) reato” (66). Ancora l’anno successivo, per l’ampliamento di un tinello, i Capri chiesero al Ministero il permesso di abbattere l’unica struttura superstite, richiesta raccomandata da ben due lettere del sindaco di Marino. La risposta fu negativa (67). Silvia Aglietti Dario Rose silvia.ag@katamail.com rose.da@tiscali.it 65) ACS B 429, f. 4761. Il rudere era posto in direzione del confine con la proprietà Batocchi, secondo Torquati si trattava di un sepolcro posto sul lim ite occidentale della villa , TORQUATI 1987, pp. VII -VIII. 66) Sentenza del 10 / 2/ 1896; ACS B 429, f. 4761. 67) Archivio SBAL, prot. 1320 del 7/ 10 / 1897. Per finire, pur esulando dalle cronache ottocentesche, sem bra doveroso aggiungere che la fam iglia Capri-Negroni, attu ale pr opr ietar ia d i par te d el fon d o, h a d i r ecen te pr ovved u to al r estau r o d ell’absid e. 102 Abbreviazioni ACS ASR ARCH . 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