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ICHNIA 14. UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MACERATA FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA COLONIE E MUNICIPI NELL’ERA DIGITALE. DOCUMENTAZIONE EPIGRAFICA PER LA CONOSCENZA DELLE CITTÀ ANTICHE ATTI del Convegno di studi (Macerata, 10-12 dicembre 2015) a cura di S. ANTOLINI - S.M. MARENGO - G. PACI Edizioni TORED - 2017 Responsabile editoriale: Gianfranco Paci Comitato Scientifico Editoriale Internazionale: G. Baratta (Università di Macerata) S.M. Marengo (Università di Macerata) M. Mayer i Olivé (Universitat de Barcelona) L. Moscati (Università di Macerata) R. Perna (Università di Macerata) M.A. Rizzo (Università di Macerata) F. Vermeulen (Universiteit Gent) La collana è dotata di un sistema di peer review Pubblicato con fondi PRIN 2010-2011 Responsabile grafica e stampa: Americo Pascucci in copertina: Suppl. It. 18 (2000), pp. 174-175 n. 3, EDR081828 (Trea). © Copyryght 2017 by Edizioni TORED s.r.l. ISBN 978-88-99846-03-9 Distribuzione: Edizioni TORED s.r.l. Vicolo Prassede, 29 - 00019 Tivoli (Roma) Italia Tel. +39 (0)774.313923 - Fax +39 (0)774.312333 www.edizionitored.it – info@edizionitored.it PRESENTAZIONE Questo Convegno si pone a conclusione – secondo quanto era stato programmato fin dall’inizio – del PRIN 2010-2011, finalizzato alla informatizzazione del patrimonio epigrafico d’età romana d’Italia. Molti dei relatori sono i responsabili delle varie unità di ricerca che hanno operato all’interno del progetto, vari altri hanno fatto parte di esse o intervengono in rappresentanza delle stesse. Questo PRIN infatti ha raccolto, attorno ad un progetto ambizioso, ma anche innovativo e quindi comportante per tanti un lavoro non proprio consueto, un numero certamente assai alto sia di unità di ricerca, sia di collaboratori. D’altra parte il programma di questo PRIN, incentrato sull’informatizzazione dei documenti epigrafici, non ha bisogno di spiegazioni o commenti: esso riguarda, semplicemente, il presente e il futuro della nostra ricerca. Senza voler tirare le somme, né tantomeno redigere bilanci del lavoro compiuto, peraltro direttamente visibile da chiunque sul sito, tanto più che il carattere “aperto” delle schede fa sì che ogni testo è sempre passibile di nuovi aggiornamenti o revisioni, le diverse decime di migliaia di documenti informatizzati, previa ricerca e ricontrollo degli originali, insieme alle numerose pubblicazioni a parte che ne sono scaturite, stanno ad attestare l’importanza ma anche l’enorme quantità di lavoro compiuto, a fronte di risorse messe a disposizione certamente scarse, assolutamente inadeguate rispetto al compito che avevamo davanti. Giunti al termine di questi tre anni di lavoro e guardando a quanto fin qui fatto, si vede subito come per alcune aree si sia più avanti (così è, per es., per il territorio delle Marche, che ha benefi- 8 GIANFRANCO PACI ciato di due PRIN precedenti, e che è ormai abbastanza vicino alla completezza, anche se di completezza o di lavoro finito in questo campo non si può mai parlare; mentre una situazione non dissimile dovrebbe aversi per la Liguria); per altri ambiti invece si è più indietro (penso in particolare a Roma, a motivo della quantità del materiale). Ci sono poi regioni dove il lavoro deve in pratica cominciare: come in Emilia, in Calabria, in Sicilia. In Toscana il lavoro è iniziato proprio con questo PRIN e la digitalizzazione di oltre 3.000 testi costituisce un risultato di grande soddisfazione, mentre il convegno celebrato a Firenze ad un paio di mesi dalla chiusura del progetto (nel settembre 2015) – un convegno che è risultato ricco di novità e di argomenti trattati – ha fatto registrare – credo per la prima volta – l’Università di Firenze, grazie all’impegno di Giovanni Cecconi e del suo gruppo, come centro propulsore di ricerca epigrafica. Mi rendo conto che questa situazione così difforme da area ad area e il tanto lavoro che resta da fare, insieme ai problemi connessi alla stessa informatizzazione (su cui ricordo un puntuale intervento di Silvia Orlandi, ancora al Convegno di Firenze, nonché alcune preoccupazioni – per es. sui costi – espresse anche in questo), possono ingenerare qualche apprensione o preoccupazione per il futuro. Ma io credo che su questo punto si debba essere, per forza di cose e necessariamente, fiduciosi: sia perché il progetto di cui parliamo è un progetto fattibile, realizzabile, sia perché esso è irrinunciabile per i nostri studi. Ricordo quando alle prime lezioni di epigrafia, da studenti, il professore arrivava a parlare del C.I.L., della storia della sua gestazione, della sua struttura e quindi dei limiti e delle carenze venutesi a creare o a manifestare col tempo: con l’inevitabile conclusione che però talmente grande era stata l’impresa del C.I.L., talmente grande e complesso il lavoro di apprestamento di ogni volume, che un rifacimento dell’opera (che rispondesse alle moderne esigenze della scienza) era praticamente impossibile. Come del resto stavano in qualche modo a dimostrare i pochi e rari fascicoli di aggiornamento che erano stati faticosamente apprestati nel secondo dopoguerra. Ebbene, oggi sappiamo che tale rifacimento è possibile, PRESENTAZIONE 9 proprio grazie all’informatica: è questa la strada o il mezzo per venire a capo dell’impresa, perché l’informatica consente di lavorare via via su singoli testi, editandoli senza aspettare il completamento del volume ed apprestandone una edizione aggiornata (fornita di apparato fotografico e di disegni) e soprattutto rendendola da subito accessibile a chiunque. Stando così le cose, questo dovrà essere ormai un impegno prioritario, o comunque non accantonabile di chi ha scelto di lavorare in questo campo. Detto questo, una precisazione si rende necessaria. L’informatizzazione della documentazione epigrafica, anche quando sarà completa – completa, per intenderci, anche dell’instrumentum iscritto – non potrà sostituire totalmente (come io credo) il C.I.L.: questo per la diversità e complementarietà dei due sistemi di edizione; questo, soprattutto, perché i ponderosi volumi del Corpus sono depositari di tanta scienza dell’antico (dalla geografia storica, alla organizzazione amministrativa, alla definizione dei confini municipali, alla bibliografia antiquaria, alle infinite soluzioni o proposte interpretative di tanti problemi di varia natura – non solo testuali –, ecc.): scienza dell’antico che non può transitare, se non parzialmente, nella nuova edizione informatica del singolo testo. Per cui del C.I.L., penso, continueremo ancora ad avere bisogno; da esso – a mio avviso - è opportuno, anzi necessario, che partano i giovani che si avviano in questo campo di ricerca. È certo, d’altra parte, che l’informatica è ormai entrata a far parte della nostra disciplina, quasi naturalmente (e con grande profitto) per i giovani, più faticosamente per chi come me è più avanti negli anni. Questo mi porta a ripensare al cammino dei nostri studi, quello di cui siamo stati partecipi e in parte protagonisti. E il pensiero va – in questo momento – ai Maestri. Voglio qui ricordare Lidio Gasperini, che in questa Università ha insegnato Epigrafia romana (dove è esistita una “Cattedra di Epigrafia”, fino a quando l’introduzione dei raggruppamenti disciplinari non ci ha fatti diventare tutti L-Ant/03); Gasperini che inoltre qui portò la biblioteca di Degrassi. Quindi desidero ricordare Silvio Panciera, ai cui stimoli e alla cui insistenza dobbiamo l’inziale avvio del progetto di informatizzazione delle epigrafi in Italia. Silvio che ne frattempo ci ha lasciati, non molti mesi 10 GIANFRANCO PACI fa, lasciando un grande vuoto, non ha potuto essere presente a questo Convegno, per ragioni di salute che già lo tormentavano; ma ci era stato vicino fin dall’inizio, nella fase di stesura delle linee di questo progetto e poi nel corso della sua realizzazione. E per questo incontro di studio, di cui aveva ricevuto il programma, ha voluto inviare a Simona Antolini e a Silvia M. Marengo un breve messaggio che mi piace qui riportare, anche in Suo ricordo: “Care Colleghe, ringrazio del programma, che mostra ancora una volta quanto determinante possa essere l’apporto dei nostri studi alla conoscenza della storia cittadina (e non solo) dell’Italia romana. Mi dispiace di non poter partecipare, ma voglio esprimere a Gianfranco Paci e a voi le mie felicitazioni per l’utile iniziativa e rivolgere un cordiale saluto a tutti i partecipanti con i migliori auguri di proficue giornate d’incontro e di lavoro nel sereno clima di collaborazione ed amicizia che ci ha sempre contraddistinto. Con affetto Silvio Panciera (9 dicembre 2015)” Avviandomi alla conclusione, desidero quindi rivolgere un grazie molto sentito a tutti i presenti, ai responsabili delle varie Unità di ricerca, ai tanti colleghi che hanno lavorato nel progetto, in particolare a tanti giovani che hanno dato il loro prezioso apporto. Proprio la presenza in questo Convegno di tanti giovani è motivo di conforto e di speranza per il futuro di questi nostri studi; essa allontana per un momento le nubi che provengono dalle difficoltà del presente, dalle profonde trasformazioni che vediamo avvenire intorno a noi e, non ultime, quelle all’interno dell’Università, le quali finiscono per modificarne la fisionomia al punto da renderla non più riconoscibile. Infine un grazie a parte ad alcune persone che mi hanno molto aiutato nella organizzazione di queste giornate di studio e che sono qui ad assistermi: Silvia Marengo, Simona Antolini, Marzia Giuliodori, Gilberto Montali. Quindi, con un pensiero di particolare grati- PRESENTAZIONE 11 tudine, al Prof. Carlo Pongetti Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici, per le sentite e ponderate parole di saluto che è venuto a portarci, nonché al segretario amministrativo dello stesso Dipartimento, Dott. Corrado Chiarini, che con pazienza ha tenuto in questi anni i conti del nostro progetto. Un grazie, in chiusura, anche a Claudio Zaccaria che ha accettato di tirare le conclusioni. GIANFRANCO PACI RELAZIONI ANIELLO PARMA NUOVI DATI SU SOCIETÀ CITTADINA E CLASSIARI A MISENUM: PRIME NOTE Il tema di questa breve comunicazione concerne alcuni aggiornamenti riguardanti i rapporti tra i militari della flotta e la società cittadina dell’antica Misenum. Già anni addietro, sull’argomento avevo pubblicato diversi studi1 che ora, aggiornati e modificati sono confluiti in un saggio monografico su questa antica città dove, come è ben noto, convivevano due comunità che sembrerebbero apparire ben distinte tra loro: da una parte i militari della flotta imperiale e dall’altra i civili. Scelta, nell’ultimo decennio del I sec. a.C., come nuova e definitiva sede della flotta imperiale nel Tirreno, Misenum era situata in un territorio di notevole interesse economico-sociale e densamente popolato come la regione flegrea, ben diverso, è cosa ben nota, sotto questo aspetto dalla situazione della flotta ravennate insediata, invece, in un territorio poco abitato e piuttosto lontano da altri centri urbani. La mia indagine s’inserisce in un più ampio quadro di ricerche finalizzate alla ricostruzione quanto più possibile puntuale delle vicende sociali ed istituzionali delle città della Campania romana, dalla tarda repubblica al basso impero, da anni condotte dal gruppo di studio diretto da Giuseppe Camodeca, attraverso un minuzioso lavoro PARMA 1992; PARMA 1994; PARMA 1995; PARMA 1999; PARMA 2002a; PARMA 2002b. 1 460 ANIELLO PARMA di recupero e schedatura, ora computerizzata, del materiale epigrafico edito ed inedito. L’accurato esame della documentazione assai spesso porta ad un profondo rinnovamento delle nostre conoscenze e permette di fornire risultati nuovi e più fondati sulla storia sociale delle città indagate. Conviene qui fare un rapido necessario cenno alle vicende storiche più note di Misenum e al cospicuo patrimonio epigrafico che ci ha tramandato finora. Misenum, qualunque siano state le sue origini storiche, divenne ben presto uno dei principali e più sicuri porti della vicina Cuma; fu con Augusto e l’avvento del principato però che Miseno acquistò la dimensione a noi nota. Il vicino Portus Iulius, pensato come un protetto approdo nei bacini del Lucrino e dell’Averno, si dimostrò ben presto inidoneo ad ospitare la flotta militare di Roma, ormai dominatrice incontrastata di tutto il Mediterraneo e dopo diversi tentativi per evitare il costante insabbiamento dei bacini portuali venne abbandonato. Agrippa decise, poco distante, in una situazione orografica davvero unica e nelle forme ancora più grandiose del precedente approdo, di allestire presso Miseno il porto militare, apportando anche alcune ingegnose modifiche, da poco scoperte, al fine di rendere il livello dell’acqua costante ed evitare l’insabbiamento dei nuovi bacini. Quando, poi, sia stata effettivamente trasferita e sistemata la flotta, a dire il vero, non è ben noto; Svetonio e Tacito, che pure fanno riferimento a tale episodio, fondamentale per la storia di Miseno, non ci tramandano informazioni esaustive. La nuova infrastruttura militare, qualunque sia stato il momento dell’installazione, poteva ospitare, oltre alle liburne (navi a due ordini di remi), le triremi, le quadriremi e le hexeres, colossi del mare con ben sei ordini di remi. Il porto, come quello del Lucrino e dell’Averno, si sviluppava entro due bacini naturali, uno esterno, noto come Case Vecchie, ed uno interno, il cosiddetto Maremorto. In quest’ultimo, si ritiene dovessero svolgersi in prevalenza le attività cantieristiche e di manutenzione, mentre nel primo si trovava il porto vero e proprio. Questo è, senza dubbio, il periodo di massimo sviluppo per l’area; la costruzione di un nuovo e più grande porto, destinato a divenire, in breve, il porto militare più importante NUOVI DATI SU SOCIETÀ CITTADINA E CLASSIARI A MISENUM 461 dell’impero, fece da volano per lo sviluppo di tutta una serie di strutture funzionali alle attività ivi svolte. Verosimilmente è assai probabile che, contemporaneamente allo spostamento e creazione della base navale, Augusto abbia reso autonomo il territorio di Miseno da quello di Cuma. Ma diversamente da come sostenne Mommsen, e dopo di lui molti altri, non si può più pensare che ci sia stata contestualmente l’istituzione di una colonia, bensì ritenere che vi sia stata la formazione di un municipium duovirale, rimasto tale fino all’età severiana quando, come attestato da diverse iscrizioni, a Miseno venne assai credibilmente riconosciuto il titolo di colonia. Rinvenimenti archeologici hanno portato alla luce, nel corso dei decenni, le vestigia delle strutture testimoni di questo glorioso passato. Sebbene degli impianti logistici, delle caserme, delle torri di avvistamento e del faro, che sono il segno diretto delle attività militari pertinenti ad un porto di questo tipo, non se ne siano ancora ritrovate tracce per la continua frequentazione umana nell’area, le diverse aree di necropoli, lungo via Cappella, via Miliscola ed altre ancora con i mausolei dei classiari, la piscina mirabilis, la Grotta della Dragonara, il Sacello degli Augustales, il teatro e le terme, sono invece solo alcune delle strutture civili che facevano da corollario a quelle militari e che ci danno, meglio di qualsiasi numero, la cifra dello sviluppo raggiunto da Miseno in età imperiale. Il patrimonio epigrafico che Misenum ci ha tramandato assomma a poco più di 610 tituli, di questi il 73% (453) sono quelli editi in C.I.L. X, escluse le iscrizioni menzionanti veterani, classiari o loro familiari ritrovate a Puteoli o a Cumae, il 21% sono quelle pubblicate in successive raccolte o singoli contributi, il 4% quelle ancora inedite ma a noi note e schedate. Un patrimonio ancora in crescita. Da segnalare che è ormai disponibile nella banca dati epigrafica on line EDR l’intero corpus epigrafico di Misenum. La maggior parte delle epigrafi conservateci sono sepolcrali mentre solo un 15 % sono le dediche a divinità, imperatori o personaggi dell’élite cittadina. Sono circa 500 i classiari e veterani attestati a Misenum, essi rappresentano il 68% del numero delle testimonianze 462 ANIELLO PARMA di marinai appartenenti alla flotta di stanza nel Tirreno a noi noti, soltanto 9 quelli documentati nelle città della circostante regione flegrea. La datazione di queste iscrizioni si colloca in un arco cronologico che va dagli inizi del II secolo alla metà del IV, una ventina quelle ancora databili al I sec. d.C., delle quali alcune, ormai ben note, sono provenienti dal locale sacello degli Augustali. La documentazione epigrafica complessivamente è stata suddivisa e analizzata secondo alcuni indici da me prefissati in modo da prendere in considerazione l’esistenza di rapporti familiari e interessi privati o pubblici del classiario, cosicché fosse possibile rilevare i segni di un coinvolgimento nella vita sociale cittadina, un’integrazione già sua o come più spesso avveniva per i suoi discendenti che stabilitisi in città davano vita a nuove famiglie, nuovi intrecci economici, sociali e giuridici. Sono stati rilevati e segnalati quei casi in cui apparivano eventualmente assenti i segni di una partecipazione comunitaria e potevano percepirsi i segni di un isolamento, delineando i tratti di una netta separazione fra il personale militare, in servizio o congedato, della flotta ospitata nel territorio della città e i residenti cosiddetti “civili” della cittadina flegrea. Per evidenziare i diversi aspetti del possibile radicamento dei veterani e classiari nel territorio misenate gli indici sono stati: - il numero degli anni di permanenza a Misenum; - i dedicanti le iscrizioni sepolcrali, suddivisi per familiari, superiori, commilitoni, collegia; - l’esistenza di eventuali proprietà loro ascrivibili, un esempio i sepulchra familiaria; - l’inserimento in collegia professionali o di culto, svolgimento di altri incarichi o attività, cariche onorarie, carriere pubbliche. Uno sguardo ai dati rilevabili dai tituli sepolcrali dei marinai, dove sono indicati gli anni di servizio militare svolto, rivela che essi in generale erano rimasti nella flotta per almeno venti anni. Presenze così continue aprono a ipotesi di creazione di un legame col territorio avutosi in maniera abbastanza fluido, raffigurandolo mediante la formazione di relazioni di diverso genere, il sorgere d’interessi patrimoniali, NUOVI DATI SU SOCIETÀ CITTADINA E CLASSIARI A MISENUM 463 il coinvolgimento a più livelli nelle strutture cittadine che potrebbero essere suffragate dall’abbondante numero di testi menzionanti mogli, figli, liberti, genitori, per circa il 43%. Contro questo dato così confortante devo però segnalare che il 57% delle iscrizioni sepolcrali di classiari, ritrovate nel territorio misenate, sono poste loro da commilitoni, i quali sono nel 78 % dei casi anche loro unici eredi. Certamente gli esempi più interessanti per attestare una verosimile integrazione del classiario a Misenum o nelle vicine città flegree ci sono mostrati dai tituli dei veterani, quei militari che avevano raggiunto il congedo con honesta missio al termine della ferma fissata da Vespasiano in 26 anni e elevata nel 207 da Settimio Severo a 28 anni. Sono 105 le iscrizioni riguardanti veterani classiari, il 15% del totale e va rilevato che il 70% di queste è costituito da iscrizioni reperte nel territorio misenate, appena tre quelle ritrovate tra Puteoli e Cumae. Un 15% dei documenti che possediamo ci viene dai paesi d’origine dei veterani. Alcuni dei veterani, dedotti da Vespasiano a Paestum, ad esempio, per motivi a noi ignoti, probabilmente fecero ritorno nelle città costiere più vicine a Miseno come sembrerebbe far pensare il ritrovamento dei loro diplomi o delle iscrizioni funerarie in questi luoghi. Dalle iscrizioni sepolcrali risulta che più della metà dei 71 veterani rimasti a Miseno (il 55%), aveva moglie e figli. In due iscrizioni la menzione di nipoti di veterani è la testimonianza di come la famiglia del classiario, stabilitosi a Miseno, si fosse oramai ben radicata nella cittadina flegrea. Un ulteriore interessante segnale del definitivo insediamento nella realtà locale è dato dai figli dei classiari che si arruolavano nella flotta seguendo le orme paterne, sebbene i casi certi siano fino ad ora appena tre. Purtroppo però abbiamo pochi dati sulla vita dei veterani stabilitisi a Miseno, cosicché risulta difficile aver notizia di una loro maggiore o minore integrazione nella società cittadina in cui vivevano. Nella gran parte dei casi parrebbe che essi dopo il congedo non abbiano più nessun tipo di rapporto con la flotta; tranne qualcuno che, come sembra, continuò a farne parte ancora per diversi anni forse per la grande esperienza acquisita durante il servizio militare. Di altri, forse la maggioranza, possiamo supporre che si siano occupati verosimilmente di commerci, o di attività legate alla marineria; oppure di modesti fondi agricoli acquistati nei din- 464 ANIELLO PARMA torni di Misenum con il denaro che dovevano aver accumulato durante gli anni di servizio. Ad una di queste proprietà fondiarie di veterani allude un’iscrizione misenate dell’età di Marco Aurelio conosciuta come sententia Senecionis (C.I.L. X 3334). In essa il subpraefectus della flotta L. Alfenus Senecio è chiamato a giudicare, con cognitio extra ordinem, di una rivendica in una compravendita avvenuta tra gli eredi di un certo Patulcius Diocles, liberto di una gens puteolana, e il classiario [P.] Aelius Rufinus e suo padre P. Aelius Abascantus, probabilmente veterano della flotta; quest’ultimo aveva acquistato dei terreni risultati poi inalienabili perché vincolati da edifici sepolcrali che vi sorgevano. Un interessante esempio delle sostanze possedute dai veterani della classis Misenensis, anche se non in territorio flegreo, è dato dal ben noto testamento redatto nel 189 d.C. dal veterano C. Longinius Castor, il quale dopo il congedo era andato a vivere a Karanis villaggio del pagus Arsinoites in Egitto (B.G.U. 326 = F.I.R.A. 3, n. 50). Nel testamento egli istituiva come eredi cum libertate due sue schiave di età superiore ai trent’anni, ciascuna per la metà del suo patrimonio (che ammontava a più di ottomila sesterzi), diseredando chiunque altro; inoltre, nello stesso documento, disponeva la manomissione di un’altra sua schiava, figlia di una sua liberta, attribuendole anche un legato per vindicationem di terreni coltivati a grano ed edifici che le avrebbero procurato una sufficiente rendita. Un’epigrafe, datata al 30 giugno del 165 (C.I.L. X 1881) ci permette di apprendere che, allo stesso modo di quanto è testimoniato in altre città dove erano stanziati distaccamenti militari, anche i classiari veterani rimasti a Misenum si erano riuniti in un collegium. Si può supporre che il collegio con le sue attività contribuisse a mantenere vivo fra gli iscritti, soprattutto dopo il congedo, lo spirito di corpo che li aveva uniti durante il lungo periodo di servizio militare. L’adesione ad un collegium di soli veterani, se da un lato potrebbe già di per sé essere segno delle difficoltà che aveva il classiario ad integrarsi nella realtà sociale della città dove viveva, rappresentava certo per il veterano un concreto modo di contare maggiormente nella vita cittadina e nello stesso tempo un’opportunità di promozione sociale sua o di un suo discendente. Il collegium dei veterani, senza dubbio, NUOVI DATI SU SOCIETÀ CITTADINA E CLASSIARI A MISENUM 465 doveva godere a Misenum di un notevole prestigio, se il più importante sodalizio della città, gli Augustali, lo menzionava in un suo atto pubblico immediatamente dopo i suoi stessi membri e l’ordo decurionum cittadino. Si può infine supporre, anche se le iscrizioni che possediamo a tal riguardo sono assai poche, che in una città piccola, di modesta rilevanza e così fortemente caratterizzata dalla costante presenza dell’elemento militare quale fu Misenum, non pochi veterani (comunque quasi sempre dei ranghi superiori scriba, navarchus, trierarchus) e loro discendenti si siano integrati nella compagine cittadina ed abbiano raggiunto un livello sociale rispettabile, arrivando anche ad occupare ruoli di prestigio nella élite cittadina. Va ricordato che i veterani e i loro figli ancora agli inizi del III sec. d.C. beneficiavano dei privilegi penali degli honestiores al pari dei decurioni; inoltre nello stesso periodo, essi godevano anche dell’immunità dagli obblighi curiali, ma non così i loro figli, non essendo trasmissibili per via ereditaria i privilegi concessi dall’imperatore al momento del congedo. Ciò potrebbe spiegare perché non sia infrequente che siano proprio i figli piuttosto che il veterano stesso ad accedere all’ordo decurionum cittadino concretizzando in tal modo il desiderio di una reale promozione sociale. Oggi ci si soffermerà nello specifico su alcune nuove iscrizioni, tra quelle recuperate negli ultimi anni, che a diverso titolo e in maniera differente fanno luce su alcuni aspetti della società misenate. Tra il 1980 e il 1996, presso Punta Terone, nella zona più esterna della rada di Miseno, dove ora è situata la diga foranea, nel luogo in cui, in antico, era allocato l’imbocco del porto della classis, furono recuperati un cospicuo numero di reperti archeologici. I ritrovamenti furono portati in superficie in seguito a diverse esplorazioni e prospezioni subacquee che interessarono un esteso accumulo di frammenti edilizi e marmorei adiacenti alla linea di costa relativi a strutture murarie riferibili al porto e ad edifici vicini crollati. Nel 1996 una campagna di scavo sistematica nella zona centrale del cumulo consentì di registrare diversi elementi che contribuirono a definire più nello specifico la natura e consistenza del grande ammasso di materiali archeologici. Fu possibile così stabilire che, verosimilmente, il cumulo si era cominciato a formare in età post antica, in conseguenza di fe- 466 ANIELLO PARMA nomeni tellurici o bradisismici, e che esso era composto per la massima parte da elementi in giacitura secondaria, costituitosi in più momenti successivi tra loro, derivanti da avvenimenti naturali o per volontà umana, giungendo, con vari cambiamenti alla consistenza e all’aspetto attuale solo in età recente2. Testimoni di questi sconvolgimenti del cumulo nel tempo sarebbero da leggersi nelle diverse incongruenze con quanto conosciamo circa la composizione dei depositi sottomarini di materiali lapidei. Si veda ad esempio una statua femminile ritrovata a testa in giù e coperta dalla sabbia, ma con la parte superiore del corpo completamente corrosa per una precedente esposizione agli agenti marini, lo stesso per una base onoraria ritrovata non erosa anche se totalmente esposta all’azione dell’acqua. I materiali recuperati, vista la posizione, è probabile che appartenessero ad edifici pubblici, e monumentali, prospicienti l’antico foro di Misenum e poco distanti dal teatro e dal sacello degli Augustali anch’esso in parte crollato e poi sprofondato. Edifici presumibilmente prima danneggiati, poi abbandonati e infine crollati a seguito dei terremoti e movimenti bradisismici che si verificarono, con intensità e successione, nella regione tra la fine del IV e gli inizi del V secolo. Vediamo più in particolare qualcuna di queste epigrafi che a breve saranno edite partitamente da chi scrive. Nel 1988, da questo stesso cumulo, durante operazioni di scavi archeologici subacquei, venne recuperata una base onoraria di statua3 dedicata al duovir misenate C. Iulius Maron, scriba veteranus della classis Praetoria Misenensis e curator perpetuus del locale collegio dei propolae piscium. Sul personaggio e sui suoi onori ebbi già modo di intervenire4, quello che qui interessa è ritornare sulla determinazione 2 GIANFROTTA 1998. N. inv. 230869. La prima notizia del ritrovamento è data da CAPUTO 1989, p. 457, che però parla di una base del IV sec. d.C. Insieme alla base fu recuperata, nello stesso giorno e luogo, anche una statua di togato acefala che non sembra pertinente alla base. Altri dati con foto del recupero e piantina del luogo di ritrovamento sono nell’articolo divulgativo della rivista ”Il Subacqueo” 183/4 (ag./sett. 1988) pp. 66-68. 4 PARMA 1995. 3 NUOVI DATI SU SOCIETÀ CITTADINA E CLASSIARI A MISENUM 467 della datazione e stringere l’arco temporale suggerito: nel contributo citato è proposta una data al 161-169, oppure tra il 196 e il 211 per la menzione del titolo di veteranus Augustorum nostrorum duorum dell’onorato; alla luce dei nuovi dati esposti dalla recente schedatura dei frammenti architettonici recuperati dal cumulo, databili quasi tutti all’età antonina, sento di poter confermare che questa base possa essere datata con maggiore sicurezza al periodo di regno congiunto di Marco Aurelio e Lucio Vero, venendo così a far parte anch’essa, verosimilmente, del piano più ampio di arredo e arricchimento ornamentale del foro e di altri spazi pubblici cittadini che munifici evergeti misenati stavano realizzando proprio in quei decenni5. A questi stessi anni appartengono quattro frammenti, lunghi metri 6,50, contigui ma non combacianti, di un imponente epistilio, una porticus?; su essi era incisa un’iscrizione, con lettere alte 15 cm, della quale ci restano purtroppo pochi lacerti6. Del titulus si leggono parte del nome del dedicante, un ignoto M. Antonius, l’ultima sillaba del cognomen della uxor e il cognomen Rufus, preceduto da idem, che verosimilmente si riferisce allo stesso M. Antonius e del quale così conosceremmo anche il cognomen. Assai interessante è la menzione della distribuzione di sportulae fatta a dei corporati, i membri di un collegio, probabilmente gli Augustali cittadini, dei quali conosciamo per più di uno di loro la munifica generosità, o i veterani della classis, noti con tale appellativo già in un’altra iscrizione misenate (C.I.L. X 1881). L’occasione per la munifica elargizione potrebbe essere stata legata, ad esempio, all’accesso onorario all’ordo decurionum del dedicante, alla sua nomina a patronus o curator perpetuus del collegio degli Augustales, oppure per commemorare un evento politico davvero notevole per la città. Sempre dallo stesso ammasso di materiali architettonici e decorativi nel 1996 venne recuperata una base in marmo proconnesio per una statua pedestre stante, plausibilmente in bronzo, dedicata all’imperatore Lucio Vero7; sebbene sia stata menzionata più volte in di5 Miseno 2008. DI FRANCO 2012. 7 Inv. 265309. 6 468 ANIELLO PARMA verse relazioni scientifiche non ha ancora avuto una sua vera edizione. La dedica assai semplice e limitata alla pura indicazione onomastica identificativa del principe onorato, senza titolatura né altri appellativi onorifici, porta a credere che questa base fosse inserita in un vano, o in un’edicola, di una costruzione monumentale destinata a celebrare il principe. Dalla disposizione, sul piano d’appoggio, dei fori di alloggiamento della statua si può notare che i perni non sono posti perpendicolarmente alla fronte, ma lievemente spostati a destra; si può quindi supporre che la statua fosse leggermente ruotata verso destra, rivolta specularmente verso un’altra consimile immagine raffigurante il correggente Marco Aurelio: una costruzione monumentale con le imagines dei divi fratres che si affacciava sul porto, il luogo più vivace della vita quotidiana della piccola città, sede della flotta pretoria così vicina alla famiglia imperiale. Da non dimenticare che appena a ridosso dell’attuale linea di costa vi è quello che rimane del sacello degli Augustali: potrebbe essere credibile pensare che queste statue su semplice base quadrangolare, inserite in una struttura ornamentale, fossero collegate proprio a questo edificio cultuale. La datazione dell’iscrizione può essere posta nella seconda metà del II sec. d.C., tra il 161 e il 169. Una storia diversa ha avuto un altro frammento di epistilio presente nei depositi del Museo dei Campi Flegrei a Baia dal 1995. L’architrave, databile alla seconda metà del II d.C., era noto dalla prima metà del XIX sec. ma poi era stato dato per disperso già da Mommsen nel 1883 nell’edizione del volume X del Corpus (C.I.L. X 1840). Garrucci, fonte del Mommsen, nel suo opuscolo dedicato alle iscrizioni di Salerno lo descrive come “un magnifico marmo a lettere palmari (sono infatti alte cm 15) scoperto insieme e sotterrato nello stesso giorno in Miseno accanto all’antico porto”8, è probabile che sia appartenuto anch’esso a qualche edificio monumentale che abbelliva, con la sua facciata composita e adorna di marmi, il foro: infatti l’iscrizione che corre sulla fascia dell’architrave ricorda una distribuzione di sportulae, a ricordo della costruzione del monumento, stavolta la parte rimasta testimonia l’elargizione di 4 sesterzi ai singoli municipes. 8 GARRUCCI 1851, p. 26. NUOVI DATI SU SOCIETÀ CITTADINA E CLASSIARI A MISENUM 469 Sull’architrave, ancora oggi, si notano tracce di resti calcarei di molluschi marini, segno evidente che il manufatto era finito in mare. Risale ad un recupero subacqueo del 1993 una base onoraria in marmo bianco quasi del tutto erosa dagli agenti marini proveniente quasi certamente dall’area del foro cittadino. Del campo epigrafico, inquadrato da un listello e da una gola rovescia, dove era iscritta la dedica, rimane solo l’angolo superiore destro privo di incisioni. Restano ancora leggibili sul coronamento le ultime lettere del nome o del signum di un ignoto vir clarissimus databile alla fine del III inizi del IV sec. d.C. Infine, menziono qui un’iscrizione inedita, appartenente ad una collezione privata e nota finora solo da una foto in mio possesso: della lastra in marmo bianco rimane solo il lato destro nel quale è possibile leggere la dedica funeraria che la madre Hermione pose all’esterno del sepolcro familiare, al giovane figlio, vissuto 21 anni, verosimilmente un [A. --- Sulpi]cianus, Auli filius, Claudia tribu adlectus nell’ordo decurionum cittadino fra gli aedilicii. Potrebbe essere anche questo giovane il figlio di un veterano stabilitosi a Miseno dopo il congedo il quale grazie alle sue capacità ed esperienza fece sì che il figlio, non ancora venticinquenne, come richiedeva la legge, in età antonina entrasse a far parte delle istituzioni cittadine sancendo in tal modo un riconoscimento per la famiglia e un pieno inserimento nella compagine sociale della città. In conclusione lo studio complessivo della documentazione epigrafica, arricchita dai nuovi testi, fornisce la possibilità di provare una ricostruzione della composita società misenate – militari in servizio, veterani, ufficiali e civili – più aderente alla realtà, e capire se si possa parlare di un radicamento dell’elemento militare nel territorio cittadino e flegreo e se sia avvenuta una vera reale integrazione. Invero sembra plausibile, come più spunti farebbero pensare, anche l’ipotesi che nella società cittadina di Misenum esistesse una separazione netta fra la vita quotidiana dei classiari e quella dei «civili», dovuta forse a condizionamenti sociali piuttosto che ad una precisa volontà dell’autorità centrale. Ben diversa appare invece la condizione di quei veterani che decisero di restare nella regione flegrea: più del 70% dei 103 noti in totale, ma sarebbe azzardato dedurne che 470 ANIELLO PARMA questa proporzione rappresenti senz’altro la realtà. Essi si stabilirono quasi tutti a Misenum, mentre appena tre sono i casi accertati di trasferimento nelle vicine Puteoli o Cumae. La loro preferenza a rimanere nella città, dove avevano così a lungo servito, derivava dalla possibilità di contare maggiormente in una piccola realtà cittadina dove costituivano un gruppo sociale unitario e influente, che già di per sé godeva di una posizione di privilegio dovuta, fra l’altro, alle immunità concesse dall’imperatore. Ciò è ben mostrato dal collegium misenate di veterani corporati, che come già detto è menzionato in posizione d’onore in un decreto del locale collegio degli Augustali del 165 d.C. (C.I.L. X 1881). Nelle more di stampa del presente volume, le iscrizioni alle quali qui si accenna sono state edite da chi scrive: I marmi iscritti dal foro di Misenum, in Puteoli. Studi di storia ed archeologia dei Campi flegrei, a cura di G. CAMODECA - M. GIGLIO, Napoli 2016, pp. 123-134. Schede epigrafiche. Misenum, 9, pp. 340-343. Bibliografia CAPUTO 1988 = P. CAPUTO, Attività della Soprintendenza, in Atti Convegno Magna Grecia 1988, Taranto 1989, pp. 457-458. DI FRANCO 2012 = L. DI FRANCO, Miseno. I materiali dello scavo subacqueo presso Punta Terone, in «Orizzonti. Rassegna di archeologia» XIII (2012) pp. 67-79. GARRUCCI 1851 = R. GARRUCCI, Intorno ad alcune iscrizioni antiche di Salerno. Illustrazioni, Napoli 1851. GIANFROTTA 1998 = P. GIANFROTTA, I porti dell’area flegrea, in Porti, approdi e linee di rotta nel Mediterraneo antico. Atti del seminario di studi (Lecce, 2930 novembre 1996), a cura di G. LAUDIZI - C. MARANGIO, Lecce 1998, pp. 153-176. Miseno 2008 = Miseno, in Museo Archeologico dei Campi Flegrei. Catalogo generale. Liternum, Baia, Miseno, Napoli 2008, pp. 174-239. PARMA 1992 = A. PARMA, Osservazioni sul patrimonio epigrafico flegreo con particolare riguardo a Misenum, in Civiltà dei Campi Flegrei. Atti del Convegno Internazionale, Napoli 1992, pp. 201-225. PARMA 1994 = A. PARMA, Classiari, veterani e società cittadina a Misenum, in «Ostraka» III 1 (1994) pp. 43-59. NUOVI DATI SU SOCIETÀ CITTADINA E CLASSIARI A MISENUM 471 PARMA 1995 = A. PARMA, Una nuova iscrizione di Misenum con un veterano duovir della città, in «Ostraka» IV 2 (1995) pp. 301-306. PARMA 1996 = A. PARMA, Per una tipologia delle iscrizioni funerarie dei classiari misenati, in Atti XI Congresso Internazionale di Epigrafia Greca e Latina (Roma, 18-24 settembre 1997), I, Roma 1999, pp. 817-824. PARMA 2002a = A. PARMA, Note sull’origine geografica dei classiari nelle flotte imperiali: i marinai di provenienza nordafricana, in L’Africa romana. Lo spazio marittimo del Mediterraneo occidentale: geografia storica ed economica (Sassari, 710 dicembre 2000), Roma 2002, pp. 323-332. PARMA 2002b = A. PARMA, Stabiae e la classis Misenensis, in Stabiae: Storia ed Architettura. 250° Anniversario degli Scavi di Stabiae 1749-1999 (Castellammare di Stabia (NA), 25-27 marzo 2000), Roma 2002, pp. 185-188. INDICE G. PACI, Presentazione ...................................................................... pag. 7 RELAZIONI S. ANTOLINI, Novità epigrafiche dal Braccianese ............................... » 15 P. BUONGIORNO, Appunti sulla gens Glitia di Falerii Novi e sui Fasti consolari degli anni 18, 21 e 22 d.C. ......................................... » 35 G. CAMODECA, Nuove iscrizioni funerarie latine di epoca tardorepubblicana da Cumae .................................................................... » 47 C. CARLETTI, Inscriptiones Christianae Italiae: passato, presente, futuro (forse) ........................................................................... » 71 N. CASSIERI - G.L. GREGORI, Tituli picti Formiani ........................ » 89 G. DI BRINO, Presenze straniere nella colonia pontina di Terracina..... » 113 G. DI GIACOMO, L’Albanum imperiale: una realtà non solo domizianea ........................................................................................ » 127 S. EVANGELISTI, Scrittura epigrafia, alcune riflessioni ......................... » 163 A.E. FELLE, Un bilancio per l’EDB. Progressi, problemi, prospettive » 179 F. FRASSON, I Titini Petriniani, magistrati ed evergeti lunensi .............. » 201 M. GIOVAGNOLI, Epigrafia, storia e istituzioni locali: una rimeditazione su Cereatae Marianae .................................................... » 235 798 INDICE G. GORI - O. MEI, Fossombrone: vicende, caratteristiche e prospettive della raccolta epigrafica Passionei ................................................ pag. 249 M.G. GRANINO CECERE - D. NONNIS - C. RICCI, Epigrafia e culti nell’ager Aricinus ..................................................................... » 267 C. LETTA, Il calendario su intonaco da Alba Fucens .......................... » 301 F. MAINARDIS, Verba imaginesque: revisione di un decreto polese per un patrono dei dendrophori ................................................. » 319 S.M. MARENGO, Graffito su ceramica da Auximum (regio V Italiae) .......................................................................................... » 351 G. MENNELLA, Faber carpentarius ................................................... » 363 S. ORLANDI, Italia epigrafica digitale, un “periodico anomalo” come prodotto della ricerca per EDR ................................................... » 383 G. PACI, Urbs Salvia: le iscrizioni dell’anfiteatro ............................... » 391 A. PARMA, Nuovi dati su società cittadina e classiari a Misenum: prime note .................................................................................. » 459 V. PETTIROSSI, Un manoscritto sfuggito al Mommsen: il “marmo Bodincomagense illustrato” di G.A. Bottazzi .................................. » 473 A. RAGGI - M.R. CIUCCARELLI, Osservazioni sul municipio di Caere tra tarda repubblica e primo impero ............................................. » 493 M. SECHI, Iscrizioni e miliari della Sardegna romana: riletture e nuove acquisizioni ................................................................................ » 515 M.C. SPADONI, L’epigrafia perugina tra mondo etrusco e mondo romano ......................................................................................... » 553 S. SPARAGNA, Tecniche di schedatura di un carmen epigrafico, con alcuni esempi provenienti da Casinum e da Minturnae (C.I.L. X 5313 – C.L.E. 1720; C.I.L. X 6053 – C.L.E. 71a + C.I.L. » 577 X 6054 – C.L.E. 71b; C.I.L. I2 1570 – C.L.E. 56) ............... M. STEFANILE, La schedatura dei tituli picti pompeiani per EDR: novità sulla cronologia di Suedio Clemente e di alcuni candidati ...... » 601 INDICE 799 I. TANTILLO, Statue, colore e ritratti nell’Occidente tardoromano. Su una perduta iscrizioni di Aquino ................................................. pag. 615 C. ZACCARIA, Il consularis Venetiae et Histriae Valerius Adelfius Bassus e il rinnovamento edilizio ad Aquileia in età teodosiana ... » 635 POSTER L. BENEDETTI, I signacula del Museo Archeologico Nazionale dell’Umbria .................................................................................... » 657 A.M. CORDA - A. IBBA, EDR e la Sardinia: stato dell’arte, varia lectio, casi particolari ................................................................. » 685 A. GALLO, Luceria: epigrafi, sillogi (manoscritte, a stampa, elettroniche) e vicende istituzionali ........................................................ » 735 F. MAINARDIS - C. ZACCARIA, Municipi e colonie dell’Italia romana nordorientale. Trent’anni di ricerche storico-epigrafiche nel laboratorio di epigrafia dell’Università di Trieste ................................. » 767 Abstracts ............................................................................................ » 785 Edizioni TORED s.r.l. - Tivoli Stampato nel mese di novembre 2017