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ANTONELLA MORIANI «QUESTO PRESENTE LIBRO SIA ET ESSER POSSA CONSOLATIONE DE’ POVERI DE CHRISTO». IL SISTEMA DOCUMENTARIO DELLA FRATERNITA DEI LAICI DI AREZZO TRA XIV E XV SECOLO ESTRATTO da CITTÀ E CAMPAGNE DEL BASSO MEDIOEVO Studi sulla società italiana offerti dagli allievi a Giuliano Pinto Leo S. Olschki Editore Firenze BIBLIOTECA DELL’ARCHIVIO STORICO ITALIANO XXXVII CITTÀ E CAMPAGNE DEL BASSO MEDIOEVO Studi sulla società italiana offerti dagli allievi a Giuliano Pinto FIRENZE LEO S. OLSCHKI EDITORE MMXIV Questo volume è dedicato a Giuliano Pinto, storico e maestro. Duplice è, infatti, la prospettiva con la quale sono stati scritti i testi da parte degli undici autori che hanno contribuito al libro. Da un lato essi hanno inteso offrire un sentito omaggio a chi ha contribuito, lungo tutta la sua carriera accademica e scientifica, a far attestare la medievistica italiana su un livello di eccellenza nel panorama europeo [...]. D’altro canto le pagine che seguono vogliono rivolgere contemporaneamente un caloroso ringraziamento al maestro da parte di chi è legato a lui da un fecondo rapporto di discepolato e di amicizia. [...] La stessa varietà e l’articolazione tematica dei contributi qui raccolti evoca non soltanto la vastità degli interessi del condiviso insegnante, ma la sua costante capacità di orientare gli allievi in campi d’indagine anche difformi fra loro, assecondando e incoraggiando gli interessi di ciascuno, mai irreggimentandoli nel funzionamento di una ‘scuola’. Quest’ultima, semmai, nel solco di una tradizione che rimanda ai nomi di Ernesto Sestan e Gaetano Salvemini, è stata una libera fucina di idee e di passioni, sempre poste al vaglio del metodo rigoroso e onesto che il nostro maestro ha saputo trasmetterci. (dalla Premessa) BIBLIOTECA DELL’ARCHIVIO STORICO ITALIANO XXXVII CITTÀ E CAMPAGNE DEL BASSO MEDIOEVO Studi sulla società italiana offerti dagli allievi a Giuliano Pinto FIRENZE LEO S. OLSCHKI EDITORE MMXIV Tutti i diritti riservati CASA EDITRICE LEO S. OLSCHKI Viuzzo del Pozzetto, 8 50126 Firenze www.olschki.it ISBN 978 88 222 6321 6 ANTONELLA MORIANI «QUESTO PRESENTE LIBRO SIA ET ESSER POSSA CONSOLATIONE DE’ POVERI DE CHRISTO». IL SISTEMA DOCUMENTARIO DELLA FRATERNITA DEI LAICI DI AREZZO TRA XIV E XV SECOLO L’Archivio storico della Fraternita di Santa Maria della Misericordia, conosciuta anche come Fraternita dei Laici, rappresenta uno dei complessi documentari di maggior rilievo nel panorama delle fonti per la storia della città di Arezzo nel medioevo e in età moderna. Esso è costituito da più di tremila unità archivistiche, prodotte dell’istituzione nell’esercizio delle attività sviluppate per il raggiungimento delle proprie molteplici finalità nel corso di circa sette secoli della sua storia, dalle origini, nella seconda metà del Duecento, fino all’inquadramento tra le opere pie riconosciute dallo Stato unitario nella seconda metà del XIX secolo. Una trentina di anni fa la documentazione – già ampiamente nota a quanti si sono interessati di storia aretina in particolare per l’epoca medievale e moderna – è stata oggetto di un intervento di riordinamento che, prendendo come punto di riferimento i settori di attività dell’istituzione considerati nel loro sviluppo storico, ha determinato la ricostituzione dell’archivio come complesso organico.1 In particolare le serie documentarie sono state ricondotte in altrettanti settori dell’archivio, identificabili come: attività generale, che include le serie archivistiche che attengono all’amministrazione generale della Fraternita (Statuti e regolamenti, Deliberazioni dei rettori, Atti, lettere e negozi, Testamenti e Contratti e obbligazioni); attività caratterizzanti, che raggruppa la documentazione relativa agli inter1 L’Archivio della Fraternita dei Laici di Arezzo, Introduzione storica e inventario, a cura di A. Antoniella, vol. I, Firenze, La Nuova Italia, 1985; vol. II, Milano, Bibliografia, 1989. — 229 — ANTONELLA MORIANI venti caritativi e assistenziali (Battezzati e morti, Doti, Distribuzioni caritative, Celebrazione di uffici religiosi, etc.); amministrazione interna, comprendente le serie archivistiche riferibili all’amministrazione di beni e diritti che costituivano il patrimonio della Fraternita (Catasti e visite d’immobili, Allogagioni, pigioni e fitti, Amministrazione dei beni a mezzo, Entrate e uscite di grasce, Costruzione e manutenzione di opere pubbliche, inventari di beni mobili); contabilità generale, costituito dalle registrazioni contabili di carattere generale a cura di camarlinghi e provveditori dell’ente (Debitori e creditori, Entrate e uscite dei camarlinghi, Entrate e uscite tenute a riscontro dai provveditori, Minutari, Entrate e uscite di contanti, Bilanci di previsione, Conti di cassa, etc.). A questi è stato aggiunto un settore ulteriore, intitolato libri dei testatori, in cui sono stati compresi i documenti che la Fraternita ereditò, insieme ai rispettivi beni, dai numerosi cittadini aretini che nel corso dei secoli lasciarono all’istituzione il proprio patrimonio, i cui proventi dovevano essere impegnati nell’attuazione dei compiti assistenziali propri dell’ente, ma anche nella realizzazione di opere di utilità e decoro per la città, di cui la Fraternita fu, nel corso della sua storia, uno dei committenti di maggior rilievo. La documentazione più antica conservata nell’archivio è riconducibile alla seconda metà del Duecento – periodo in cui l’istituzione ebbe origine con caratteristiche di confraternita laicale incentrata sulla devozione alla Vergine e rivolta all’attuazione di opere di misericordia –, ma le serie archivistiche cominciano a svilupparsi con continuità dalla fine del XIV secolo, quando ormai la Fraternita di Santa Maria della Misericordia aveva perduto ogni connotazione di libera associazione confraternale, configurandosi come organismo a dimensione comunale e caposaldo del sistema assistenziale cittadino.2 Negli anni ottanta del Trecento, infatti, la Fraternita aveva ormai assunto i caratteri di una prospera azienda pubblica economicamente autosufficiente, in grado di garantire l’attuazione delle proprie finalità caritative attraverso l’impiego delle rendite provenienti da un cospicuo patrimonio immobiliare costituitosi dalla metà del secolo grazie ad una serie costante di donazioni e legati testamentari. 2 Cfr. A. MORIANI , Assistenza e beneficenza ad Arezzo nel XIV secolo: la Fraternita di S. Maria della Misericordia, in La società del bisogno. Povertà e assistenza nella Toscana medievale, a cura di G. Pinto, Firenze, Salimbeni, 1989, pp. 69-78; EAD., Povertà e assistenza ad Arezzo nel Medioevo, in Arezzo nel Medioevo, a cura di G. Cherubini, F. Franceschi, A. Barlucchi, G. Firpo, Roma, G. Bretschneider ed., 2012, pp. 179-184. — 230 — IL SISTEMA DOCUMENTARIO DELLA FRATERNITA DEI LAICI DI AREZZO Il governo della Fraternita era affidato a otto rettori, rinnovati trimestralmente, cui competeva decidere sull’erogazione dei sussidi e più in generale su ogni aspetto dell’amministrazione; essi erano affiancati da un notaio con funzioni di cancelliere e da un camarlingo, responsabile dell’esecuzione delle riscossioni e dei pagamenti su mandato dei rettori e incaricato della tenuta della documentazione contabile. L’istituzione era dotata di un archivio già sufficientemente strutturato, la cui consistenza e configurazione sono in parte ricostruibili grazie ad un «inventarium librorum qui ad presens sunt in Fraternitate, scripti et reperti per me Iulianum Petri fabri, presbiterum», compilato nel 1387 e il cui interesse era già stato messo in evidenza da Augusto Antoniella nelle pagine introduttive all’inventario dell’archivio storico della Fraternita dei laici.3 L’elenco è contenuto in un registro in cui sono descritti i beni immobili di proprietà dell’istituzione e i relativi proventi 4 e la sua redazione si deve al prete Giuliano di Pietro che dal 1379 ricoprı̀ l’incarico di carattere straordinario di «generale iconomo e custodio»5 della Fraternita, con funzioni specificamente legate alla gestione del patrimonio fondiario ed immobiliare. In esso figurano diciotto unità archivistiche, tra registri di grande formato con coperta in assi e pelle e piccoli quaderni, quasi tutte ancora conservate nell’archivio storico della Fraternita. Oltre ad un «liber absidi ubi sunt scripta ordinamenta fraternitatis et statuta antiqua»6 e un «liber niger assidi ubi sunt testamenta»,7 sono elencati altri quattro registri di grande formato, contraddistinti da una segnatura alfabetica, che contengono in particolare descrizioni di beni immobili e scritture concernenti i titoli patrimoniali dell’ente. Si tratta di un «liber mangnus signatus A ubi sunt bona relicta Fraternitatis et assecutiones testamentorum», oggi n. 732 dell’archivio storico, relativo all’esecuzione di atti testamentari rogati fra il 1343 e il 1375; di un «liber magnus signatus B in quo scribebantur bona immobilia», corrispondente all’attuale n. 1202, un catasto dei beni la cui compilazione fu avviata dallo stesso Giuliano di Pietro nel 1379 e in seguito aggiornato almeno fino al 1387; di un «liber magnus signatus C in quo reperiuntur bona relicta per testatores», probabilmente identificabile con l’attuale n. 1283, redatto dai rettori della L’Archivio della Fraternita dei Laici di Arezzo cit. vol. I, p. 3. Archivio della Fraternita dei Laici di Arezzo (da ora AFLAr), 1284, Libri di debitori per allogagioni di beni di Fraternita, c. 4v. 5 AFLAr, 1202, Libri del catasto della Fraternita, c. 1r. 6 Attuale AFLAr, 2 Statuti e riforme. 7 Attuale AFLAr, 726 Testamenti. 3 4 — 231 — ANTONELLA MORIANI Fraternita a partire dal 1348 e proseguito fino al 1371 e di un «liber magnus stantiamentorum signatus D», oggi n. 38, un registro di deliberazioni e stanziamenti dei rettori avviato nel 1349 e utilizzato fino al 1382, che contiene anche copie di testamenti in favore dell’ente. La sequenza alfabetica che individua i registri non corrisponde evidentemente a un ordine cronologico degli stessi, ma sembra piuttosto che se ne sia fatto uso per rendere evidente uno stretto collegamento fra scritture differenti e la cui compilazione fu avviata in tempi diversi. Le segnature furono probabilmente apposte dallo stesso Giuliano di Pietro e consentono di ipotizzare un intervento di riorganizzazione della documentazione, collocabile nell’ambito di un più generale programma di accertamento delle effettive disponibilità patrimoniali dell’ente che vide il funzionario direttamente impegnato, per diversi anni, nella ricognizione del patrimonio fondiario e immobiliare e nell’individuazione dei titoli che attestavano i diritti della Fraternita e che si sarebbe completato con la redazione di nuovi, aggiornati, strumenti descrittivi. Le unità di formato più piccolo – definite con i termini «quaternus parvus» e «vacchetta» – sono nove e sembrano corrispondere almeno in parte a una serie di registrini individuati come «bastardinus et memoriale»,8 sorta di minutari in uso ai notai che operarono al servizio dell’istituzione tra il 1344 e il 1384 e in cui erano registrati in forma abbreviata i resoconti delle adunanze dei rettori, da verbalizzare in un momento successivo nei registri di deliberazioni e stanziamenti. Nell’elenco compaiono, infine, tre unità documentarie che al momento della stesura dell’inventario costituivano quello che può essere considerato come l’‘archivio corrente’ dell’istituzione: un «liber albus stantiamentorum, novus», attuale n. 39, registro di deliberazioni e stanziamenti dei rettori iniziato nel 1376 e il cui utilizzo sarebbe proseguito fino al 1393; un «liber rubeus quem ego scripsi et in quo posui omnia bona fraternitatis immobilia, cum assidibus» – identificabile con l’attuale unità n. 1284 – in cui nel 1387, oltre all’inventario dell’archivio, Giuliano di Pietro descrisse analiticamente i beni immobili della Fraternita, le rendite relative e i nomi degli affituari e che fu successivamente aggiornato fino al 1400 e un ulteriore «liber rubeus magnus, quem ego composui et incepi ponere bona immobilia», che dovrebbe corrispondere all’attuale n. 1203, catasto dei beni sempre attribuibile allo stesso funzionario, in cui sono presenti continui e precisi riferimenti a registrazioni contenute nei libri A B e C. 8 Attuali AFLAr, 40 e 41, Deliberazioni dei rettori e 650 e 651, Memorie di negozi e provvedi- menti. — 232 — IL SISTEMA DOCUMENTARIO DELLA FRATERNITA DEI LAICI DI AREZZO Nell’inventario non si fa invece cenno ad una parte significativa della documentazione amministrativo-contabile dell’ente; non vi figurano, infatti, né i registri delle entrate e uscite di denaro e grano, della cui tenuta era responsabile il camarlingo, né i cosiddetti «libri mortuorum», posti in essere con riferimento al servizio di onoranze funebri che la Fraternita era incaricata di fornire a tutti i cittadini di Arezzo. Questi ultimi – la cui compilazione era affidata al notaio della Fraternita – nel periodo considerato si configurano come scritture contabili settoriali in quanto, oltre al nome del defunto e alla data del funerale, vi si annotava il tipo e il valore dei drappi utilizzati per coprire i feretri, che secondo un’antica consuetudine erano raccolti al termine dell’ufficio funebre per essere distribuiti ai poveri, o, in alternativa, l’importo pagato dai familiari del defunto per prendere in affitto i drappi dalla Fraternita stessa. Dati contabili che erano in seguito oggetto di registrazione, come voci in entrata, nei libri dei camarlinghi. L’assenza di riferimenti a queste tipologie documentarie – che pure esistevano e, sebbene in maniera incompleta, ci sono pervenute –,9 oltre a suggerire che della loro custodia fossero direttamente incaricati i funzionari responsabili della loro produzione, mette in luce la propensione a considerare come ‘complesso documentario’ le sole scritture di tipo normativo e deliberativo e quelle funzionali a dimostrare l’esistenza giuridica e il corretto titolo di possesso dei beni, escludendo quelle con una più chiara valenza contabile. Nonostante il ridotto numero di unità prese in considerazione, l’inventario lascia comunque intravedere un complesso di documenti abbastanza strutturato, e in cui già s’individuano tipologie di scritture con caratteristiche omogenee, suscettibili di una successiva articolazione in serie. La discreta quantità di unità archivistiche giunte fino a noi, evidenzia peraltro come dalla fine del XIV secolo fosse ormai in corso un processo di costante accrescimento dell’intero complesso documentario, corrispondente alle mutate esigenze di memoria autodocumentazione della Fraternita in rapporto, da un lato, a una più precisa definizione dei propri ambiti d’intervento, e, dall’altro, alla perdita di qualsiasi autonomia decisionale e operativa nei confronti degli organismi di governo della città. La dipendenza della Fraternita dal Comune di Arezzo venne, infatti, definitivamente sancita nel 1384 – all’indomani della soggezione della città a Firenze – con una riforma degli statuti dell’istituzione in cui si previde in parti9 Nell’archivio storico della Fraternita sono presenti i registri di entrate e uscite dei camarlinghi relativi agli anni 1348, 1351 e al periodo 1383-1387 (AFLAr n. 1618 e 1619) e i libri dei morti relativi al periodo 1373-1387 (AFLAr, n. 881 e 882). — 233 — ANTONELLA MORIANI colare che le adunanze dei rettori dovessero essere autorizzate dal Consiglio generale del Comune, al cui voto di conferma dovevano essere sottoposte le decisioni di maggior rilievo e in particolare quelle riguardanti l’alienazione del patrimonio fondiario e immobiliare.10 In questo quadro le serie archivistiche soggette a un maggiore incremento furono proprio quelle costituite dalle scritture di natura deliberativa, la cui redazione era da sempre affidata ad un notaio con funzioni di cancelliere, il solo che potesse conferire carattere di pubblicità e autenticità agli atti. In particolare confrontando, dal solo punto di vista quantitativo, le deliberazioni dei rettori presenti nel registro di 146 carte avviato nel 1349 e utilizzato saltuariamente fino al 1382,11 con quelle contenute nelle oltre millecinquecento carte dei sette registri compilati tra il 1376 e il 1457,12 appare evidente un crescente ricorso alla sistematica registrazione di provvedimenti volti a definire ogni minimo aspetto, oltre che della gestione patrimoniale, anche degli interventi assistenziali e caritativi, cui, peraltro, non doveva ancora corrispondere un sistematico sviluppo di serie documentarie specificamente attinenti alla loro esecuzione. Per quanto riguarda invece le scritture inerenti all’amministrazione patrimoniale, si è già accennato come, nel corso dell’intervento ricognitivo dei titoli di proprietà cui si era dedicato dal 1379 al 1387, l’economo della Fraternita Giuliano di Pietro avesse redatto un aggiornato strumento descrittivo del patrimonio fondiario, «acciò che tutti beni e rasgioni de la detta fraternita stino et construinse per modo, vero in migliore conditione, ordene et forma che stati non sono per li tempi passati».13 L’esigenza degli amministratori della Fraternita di disporre di una rappresentazione dei cespiti immobiliari il più possibile veritiera, rese tuttavia necessario prevedere il rinnovo periodico di questo tipo di scritture, tanto che si deve allo stesso Giuliano di Pietro – probabilmente nel 1397, visto che nelle prime carte furono descritti i beni provenienti dal lascito di Francesco di Simone di Ghino, scomparso in quell’anno – la compilazione di un nuovo catasto,14 cui già nel 1403 doveva seguire un’ulteriore aggiornamento, affidato questa volta al notaio dell’istituzione.15 10 11 12 13 14 15 AFLAr, AFLAr, AFLAr, AFLAr, AFLAr, AFLAr, n. 2, Statuti e regolamenti, c. 16v. n. 38, Deliberazioni dei rettori. nn. 39 e 42-47, Deliberazioni dei rettori. n. 1202, Catasti e visite d’immobili, c. 1r. n. 1203, Catasti e visite d’immobili. n. 1204, Catasti e visite d’immobili. — 234 — IL SISTEMA DOCUMENTARIO DELLA FRATERNITA DEI LAICI DI AREZZO Si deve inoltre sottolineare che le informazioni contenute nei catasti risultano in parte duplicate nei cosiddetti libri delle ‘allogagioni’, di cui si cominciò a far uso con continuità dal 1387 in avanti.16 In essi, oltre ai dati necessari all’individuazione del bene, al nome del conduttore e all’importo del canone di affitto, erano registrate le relative riscossioni, in denaro o grano, che sarebbero state in un secondo momento iscritte, nella sezione delle entrate, nei libri di entrata e uscita di denaro e grasce tenuti dal camarlingo, che costituiscono oggi una delle serie documentarie più complete dell’intero archivio. Soltanto nel secondo quarto del XV secolo l’ulteriore ampliarsi delle competenze della Fraternita avrebbe reso necessaria una graduale ridefinizione di compiti e responsabilità di vecchi e nuovi funzionari, che avrebbe avuto significativi riflessi anche sulla produzione documentaria, con particolare riguardo a quella concernente l’amministrazione delle rendite patrimoniali da impiegare per l’attuazione delle finalità caritative. Il complesso delle scritture in uso ne risultò progressivamente modificato nel senso di una maggiore articolazione e solo nella seconda metà del Quattrocento si arrivò a completare il processo di definizione di un sistema documentario coerente con l’evolversi delle esigenze di gestione e di controllo amministrativo della Fraternita, che si sarebbe mantenuto sostanzialmente inalterato fino ai primi decenni del XVIII secolo. Tale processo ebbe inizio nel 1425, quando la Fraternita poté entrare in possesso dell’eredità di Lazzaro di Giovanni di Feo Bracci, personaggio di assoluto rilievo nel panorama economico aretino, la cui attività imprenditoriale – ripercorribile attraverso i registri contabili dell’azienda che pervennero alla Fraternita con l’eredità e sono oggi conservati nell’Archivio storico dell’istituzione 17 – è stata studiata in particolare da Federico Melis e dai suoi allievi.18 Originario di Arezzo e figlio di un cuoiaio, Lazzaro Bracci operò nel settore della produzione e del commercio di panni di lana e cotone a Pisa – nella compagnia degli aretini Agniolo di Biagio e Baccio di Magio, di cui entrò a far AFLAr, n. 1283 e seguenti, Libri di debitori per allogagioni di beni di Fraternita. AFLAr, nn. 3324-3346, Archivi dei testatori. 18 Sulla figura e l’attività di Lazzaro Bracci cfr. A. FANFANI , Costi e profitti di Lazzaro Bracci, mercante aretino del Trecento, in ID., Saggi di storia economica italiana, Milano, Società editrice Vita e Pensiero, 1936, pp. 1-15; F. MELIS, Lazzaro Bracci (La funzione di Arezzo nell’economia dei secoli XIV-XV), «Atti dell’Accademia Petrarca di Lettere, Arti e Scienze», n.s. XXXVIII, 1965-1967, pp. 1-18, riedito in ID., Industria e commercio nella Toscana medievale, a cura di B. Dini, con introduzione di M. Tangheroni, Firenze, Le Monnier, 1989, pp. 175-191; B. DINI, Arezzo intorno al 1400: produzioni e mercato, Arezzo, Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Arezzo, 1984. 16 17 — 235 — ANTONELLA MORIANI parte come socio nel 1392 –, ad Arezzo e a Firenze, dove risiedette stabilmente nel primo decennio del Quattrocento impegnandosi anche nel settore del mercato creditizio e stringendo una fitta rete di relazioni con i maggiori banchieri fiorentini.19 Ed è a Firenze, presso l’ospedale di Santa Maria Nuova che, il 10 novembre 1410, «il discreto huomo Laçaro di Giovanni d’Areço, mercadante habitatore a Firenze, sano...de la mente, sentimento, intellecto et corpo» 20 dettò le proprie disposizioni testamentarie al notaio ser Lapo Mazzei, che già si era incaricato di redigere il testamento del mercante pratese Francesco di Marco Datini, deceduto nell’agosto dello stesso anno e con cui il Bracci aveva intrecciato importanti rapporti commerciali. Probabilmente proprio richiamandosi alle ultime volontà del Datini – che, com’è noto, aveva destinato tutte le sue sostanze al soccorso dei bisognosi, disponendo la fondazione a Prato di una nuova istituzione caritativa, il cosiddetto ‘‘Ceppo dei poveri di Francesco di Marco’’ –,21 e forse consigliato dallo stesso Lapo Mazzei, anche Lazzaro Bracci, in assenza di eredi diretti, individuò come destinatari delle sue ricchezze «e’ poveri di Christo» della sua città, per il tramite della Fraternita di Santa Maria della Misericordia, cui, in virtù della completa integrazione nella vita cittadina, era riconosciuto un ruolo preminente nell’attuazione di forme di intervento assistenziale sempre meglio definite ed incisive.22 Pur continuando a mantenere la maggior parte dei propri interessi a Firenze, nei quindici anni successivi alla stesura del testamento l’imprenditore intensificò progressivamente la frequenza e la durata dei soggiorni nella sua città natale, dedicandosi in particolar modo all’accrescimento di quel patrimonio fondiario la cui destinazione ultima era già stata stabilita, e partecipando con maggior continuità alla vita pubblica, in particolare a quella dell’istituzione che intendeva beneficiare, di cui fu rettore per almeno due volte.23 Egli ricopriva l’incarico di rettore della Fraternita anche nell’agosto 1425 quando la morte lo colse dopo una breve malattia, e i suoi colleghi, probabilCfr. MELIS, Industria e commercio cit., pp. 186-187. AFLAr, n. 1205, Libri del catasto della Fraternita, c. 1v. 21 La bibliografia dedicata alla figura di Francesco di Marco Datini è molto ampia, tra le pubblicazioni più recenti si ricordano: Francesco di Marco Datini. L’uomo il mercante, a cura di G. Nigro, Firenze, Firenze University Press-Fondazione Istituto Internazionale di Storia Economica ‘‘F. Datini’’, 2010 e P. NANNI, Ragionare tra mercanti: per una rilettura della personalità di Francesco di Marco Datini (1335 ca.-1410), Pisa, Pacini, 2010. 22 AFLAr, n. 1205, Libri del catasto della Fraternita, c. 2v. 23 Cfr. MELIS, Industria e commercio cit., pp. 188-189. 19 20 — 236 — IL SISTEMA DOCUMENTARIO DELLA FRATERNITA DEI LAICI DI AREZZO mente già preparati all’evento, si attivarono immediatamente per entrare in possesso delle disposizioni testamentarie in favore dell’istituzione. Già il giorno prima delle esequie solenni, che si tennero il 2 settembre, il collegio dei rettori si riunı̀ per incaricare uno di loro di recarsi a Firenze per reperire il testamento. Nell’occasione si dette avvio alla compilazione di un libro destinato alla registrazione di deliberazioni e scritture diverse prodotte dai rettori «solum et dumtaxat pertinentes ad hereditatem providi mercatoris Laçari olim Iohannis Fey Braccii»,24 che avrebbe costituito la prima unità di un nuovo sistema di scritture esclusivamente dedicate alla gestione dell’eredità e degli interventi assistenziali da finanziarsi con le rendite. Nei giorni successivi, fatta trarre una copia del testamento dal registro di imbreviature del defunto ser Lapo Mazzei, i rettori della Fraternita poterono conoscere nei particolari le ultime volontà di Lazzaro Bracci. Oltre ad una serie di norme vincolanti riguardanti la gestione dell’ingente patrimonio fondiario – che era da considerarsi inalienabile e che avrebbe dovuto, anzi, essere soggetto a un costante accrescimento attraverso il reinvestimento di parte delle rendite nell’acquisto di nuovi appezzamenti di terra, destinati a essere coltivati a cereali e da individuarsi esclusivamente in un’area di non più di quattro miglia intorno alla città di Arezzo – il testamento conteneva prescrizioni estremamente dettagliate circa l’impiego dei proventi da destinare a sussidio dei bisognosi, la cui applicazione avrebbe considerevolmente limitato la discrezionalità dei rettori della Fraternita sia nella valutazione delle forme di intervento che nell’individuazione dei destinatari. Lazzaro Bracci aveva, infatti, stabilito che le rendite ricavate ogni anno dalla gestione del patrimonio fondiario e immobiliare fossero ripartite in quattro parti: il primo quarto, da impegnare nel mese di novembre, doveva essere impiegato per una metà nella costituzione di doti, «in aiuto per maritare fanciulle povere overo miserabili, non passando in niuna oltre lire XXV» e per l’altra metà nell’acquisto di «panni bigelli romagnoli in vestimento di donne, homini, fanciulli e fanciulle ignude o quasi per povertà» da elargirsi in occasione della festa di Ognissanti; il secondo quarto, nel mese di dicembre, doveva servire ancora per la costituzione di doti e per la distribuzione di pane e grano in occasione della ricorrenza del Natale; il terzo quarto doveva essere utilizzato, nel giorno anniversario delle esequie, per la celebrazione di messe in suffragio, da officiarsi con la partecipazione dei sacerdoti di tutte la chiese cit24 AFLAr, n. 46, Deliberazioni dei rettori, c. 1r. Il registro fu utilizzato fino al 1442, successivamente le deliberazioni riguardanti la gestione dell’eredità risultano verbalizzate nei registri dell’amministrazione generale della Fraternita. — 237 — ANTONELLA MORIANI tadine, e per la liberazione di carcerati per debiti «di Arezzo e altrove, se d’Arezzo non vi fossero, de’ veri impotenti, bisognosi et miserabili, condennati a morire in prigione»; l’ultimo quarto era destinato, infine, alla celebrazione di messe e alla distribuzione di grano, pane e sussidi dotali nel giorno dedicato a san Lazzaro. Consapevole della rilevanza del documento, il notaio della Fraternita ser Luca di ser Lorenzo s’incaricò di tradurne in volgare il testo – in modo che le prescrizioni che vi erano contenute fossero sempre immediatamente accessibili a quanti, rettori e funzionari, ad esse avrebbero dovuto uniformare la propria azione – e lo copiò nelle prime carte di un nuovo registro, intitolato «libro et catasto de’beni de la redità di Laçaro di Giovanni, reale segnato A».25 Di seguito al testamento fu riportato l’elenco dettagliato dei beni immobili (63 ettari di terra oltre a case e botteghe in città) e dei crediti che rientravano nell’eredità, compilato ricavando le informazioni necessarie dai libri contabili dello stesso Lazzaro, che furono acquisiti dall’istituzione. In particolare i rettori della Fraternita ordinarono che nel registro fossero registrati tutti i crediti riferibili all’attività bancaria che l’imprenditore aveva condotto a Firenze – tratti in particolare dal libro C dei debitori dell’azienda –,26 che risultarono ammontare complessivamente ad oltre dodicimila fiorini che l’istituzione sarebbe riuscita a recuperare nel giro di cinque anni. Nell’elenco dei debitori compaiono in prevalenza i rappresentanti delle più importanti famiglie fiorentine,27 che, nelle registrazioni successivamente effettuate sullo stesso libro, figurano talvolta come titolari di partite debitorie fino alla completo regolamento del debito nei confronti della Fraternita, talvolta sono invece rammentati nei conti correnti intestati agli incaricati della riscossione dei crediti per conto dell’ente. Lazzaro aveva disposto, inoltre, che «la pecunia numerata che fosse nell’eredità, o da essa si ritraesse, fosse depositata presso il convento e frati di San Bernardo d’Arezzo...in uno capsone che si debba chiudere con tre serrature», le cui chiavi dovevano essere affidate una ai rettori alla Fraternita, una al frate guardiano del convento di San Francesco e una al priore di quello di San Bernardo. Su richiesta degli amministratori della Fraternita gli incaricati della custodia delle chiavi avrebbero dovuto riunirsi nel convento di San Bernardo ogni AFLAr, n. 1205, Libri del catasto della Fraternita, cc. 1v-3rv. Si tratta dell’attuale AFLAr, n. 3340 Compagnia di Firenze-Libri grandi di debitori e creditori, riferibile al periodo 1415-1425. 27 Tra gli altri sono presenti membri delle famiglie Cavalcanti, Spini, Guasconi, Altoviti, Speziali, Strozzi, Davanzati, Medici, Covoni, Capponi, Velluti, Guicciardini, da Filicaia, Baroncelli, Carducci, Barbadori, Canigiani, Serragli, Brancacci. 25 26 — 238 — IL SISTEMA DOCUMENTARIO DELLA FRATERNITA DEI LAICI DI AREZZO volta che fosse stato necessario effettuare versamenti o prelievi di contanti, verificando, attraverso l’esame dei documenti, che le somme movimentate corrispondessero ad altrettante voci di entrata e di spesa pertinenti unicamente all’amministrazione dell’eredità.28 In particolare per quanto riguardava i pagamenti era stabilito che essi dovessero essere sempre eseguiti all’interno del convento, alla presenza dei custodi delle chiavi, incaricati di prelevare di volta in volta dal forziere il contante necessario al regolamento di ciascuna operazione. I vincolanti criteri di gestione stabiliti dal testatore imposero ai rettori della Fraternita di mantenere l’amministrazione dell’eredità di Lazzaro Bracci chiaramente distinta da quella generale dell’ente, introducendo allo scopo la nuova figura del ‘provveditore dell’eredità’, incaricato di seguirne tutti gli aspetti gestionali, compresi naturalmente quelli legati alla produzione e alla conservazione delle scritture. Oltre che con il collegio dei rettori – cui spettava ogni decisione sia in merito allo stanziamento dei sussidi, sia per quanto riguardava l’accrescimento e lo sfruttamento del patrimonio fondiario – il provveditore era chiamato ad operare in stretto rapporto, e con funzioni di controllo, con il camarlingo generale dell’istituzione, che restava responsabile delle riscossioni e dei pagamenti in denaro e grano spettanti all’eredità, iscritti fino al 1457 in apposite scritture riepilogative delle entrate e delle uscite annuali,29 e successivamente ricondotti in una specifica sezione dei libri delle entrate e uscite dell’amministrazione generale della Fraternita. Il primo provveditore, nominato già nel settembre 1425, fu Chiaromanno di Gregorio di Manno, che venne confermato nell’incarico per cinque anni. Egli ricevette in consegna dal notaio della Fraternita il registro denominato ‘catasto dei beni’, che utilizzò per memorizzarvi i molteplici fatti amministrativi di sua competenza (crediti e debiti, spese sostenute per l’incremento del patrimonio, impieghi dei proventi), attuando una duplice rilevazione dei medesimi dati contabili, riportati sia nei conti intestati alle persone fisiche che in quelli di cui risultavano titolari l’‘eredità’ o il ‘cassone dei contanti’, collegati da una serie di rimandi. Soltanto i dati contabili relativi all’amministrazione dei beni dati in affitto con contratto a tempo trovarono posto fin dall’inizio in specifici registri, inti28 «Et gli istrumenti dichino ‘nella redità del detto Laçaro’, overo ‘de la detta compagnia per la detta heredità’»: AFLAr, n. 1205, Libri del catasto della Fraternita, c. 2v. 29 AFLAr, nn. 1672-1696, Entrate e uscite dell’amministrazione dell’eredità di Lazzaro Bracci. — 239 — ANTONELLA MORIANI tolati «Allogagioni di Lazzaro»,30 in cui gli affittuari erano impostati come debitori per tutta la durata del contratto e il provveditore annotava il pagamento dei canoni, la cui riscossione restava affidata al camarlingo della Fraternita che provvedeva alla contabilizzazione nel proprio registro delle entrate e uscite. Nei primi cinque anni di gestione dell’eredità, gli organismi di governo della Fraternita realizzarono una precisa politica di investimenti volta ad incrementare il patrimonio iniziale, che alla fine risultò triplicato.31 La maggior parte dei proventi fu, infatti, immediatamente reinvestita nell’acquisto di nuove unità fondiarie e in questo contesto dovevano assumere un ruolo di particolare rilievo sia il provveditore, direttamente coinvolto nella valutazione dei beni da acquistare e nei rapporti con i venditori, oltre che responsabile della conservazione degli atti e dell’aggiornamento delle scritture affidategli, sia il camarlingo, responsabile in prima persona dei pagamenti e delle riscossioni. E forse proprio per garantire una maggiore continuità di gestione, oltre a confermare nell’incarico lo stesso provveditore, fu disattesa anche la regola che prevedeva di sostituire ogni anno il camarlingo della Fraternita, arrivando a mantenere nell’ufficio per quasi un trentennio lo stesso funzionario.32 L’impiego massiccio delle rendite in nuovi investimenti fondiari determinò, ovviamente, una iniziale riduzione della percentuale destinata ai sussidi caritativi, tanto che nel primo quinquennio di gestione non fu necessario impostare scritture espressamente destinate a documentare quest’aspetto dell’amministrazione. L’individuazione dei beneficiari delle diverse forme di sussidio era affidata al collegio dei rettori in carica nel momento dell’anno in cui, secondo quanto stabilito nel testamento, ne era previsto l’effettivo stanziamento. Le deliberazioni, in cui compaiono i nomi dei destinatari, la natura e l’importo del sussidio, erano verbalizzate a cura del notaio della Fraternita nel libro di deliberazioni riguardanti l’eredità, mentre il provveditore registrava gli elenchi dei sussidiati nel catasto dei beni, in poste intestate, rispettivamente, al ‘cassone dei contanti’, da cui veniva tratto il denaro destinato alle doti e alla liberazione dei carcerati, all’ ‘eredità’, per l’uscita relativa alla distribuzione di grano e pane, e al camarlingo, responsabile della loro effettiva erogazione. 30 AFLAr, n. 1305 e seguenti, Libri di debitori per allogagioni di beni dell’eredità di Lazzaro Bracci. 31 Nel 1456 le terre e i poderi ascrivibili all’amministrazione dell’eredità di Lazzaro si estendevano per 212 ettari. 32 Piero di Francesco, nominato camarlingo nel marzo 1425, mantenne l’incarico fino al novembre 1457. — 240 — IL SISTEMA DOCUMENTARIO DELLA FRATERNITA DEI LAICI DI AREZZO La documentazione disponibile consente di cogliere un’ulteriore complessiva evoluzione nelle modalità di gestione dell’eredità e più in generale della Fraternita, di cui si rese protagonista in particolare Simo di Simo di Ubertino, il provveditore che nel 1430 era stato chiamato a sostituire Chiaromanno di Gregorio. Poco dopo la sua nomina, infatti, – ormai sostanzialmente completato il programma di consolidamento del patrimonio fondiario attribuibile all’eredità di Lazzaro e avviatane la gestione ordinaria – gli organi di governo della Fraternita resero stabile il ruolo di provveditore, con un ampliamento delle corrispondenti funzioni, ricondotte ormai nell’ambito dell’amministrazione generale dell’ente. Confermato nell’incarico dal 1430 al 1448 e successivamente dal 1457 al 1467, Simo di Simo di Ubertino fu senza dubbio uno dei principali artefici del lungo processo di ridefinizione di competenze e responsabilità che doveva concludersi con l’emanazione di un complesso organico di norme che precisavano i principi di gestione della Fraternita, dall’amministrazione del patrimonio, all’erogazione dei sussidi, fino alla tenuta della documentazione.33 Fin dai primi anni del suo mandato, Simo fu particolarmente attento anche all’aspetto della produzione e della conservazione documentaria, dando avvio alla compilazione di numerosi registri settoriali e delineando un sistema di scritture, rappresentativo delle molteplici funzioni del suo ufficio e delle relazioni con quelle degli altri uffici, che dal 1457 in poi sarebbe stato definitivamente assunto come idoneo strumento di gestione. Chiamato ad assistere alle adunanze del collegio dei rettori, egli iniziò a registrare, in un apposito registro ‘giornale’, tutti i provvedimenti che potevano influire direttamente o indirettamente sulle attività amministrative di sua competenza – e quindi in particolare quelli che comportavano lo stanziamento di denaro, quelli in cui erano individuati i beneficiari dei sussidi e quelli in cui si decideva dell’utilizzo del patrimonio fondiario – dando origine alla particolare serie archivistica dei ‘libri di deliberazioni e stanziamenti dei rettori tenuti dai provveditori’, che avrebbe affiancato quella dei registri ufficiali delle deliberazioni, la cui compilazione restava affidata al notaio cancelliere. Si deve a Simo anche la predisposizione di libri in cui erano annotati i debitori e i creditori dell’eredità di Lazzaro e quelli della Fraternita, fino ad allora registrati direttamente nei rispettivi catasti dei beni o nei libri delle allogagioni, ma soprattutto la produzione di scritture contabili ‘a riscontro’ di quelle prodotte dal camarlingo, riconducibili alle funzioni di controllo sulla 33 AFLAr, n. 6, Statuti e riforme: riforma del 1467. — 241 — ANTONELLA MORIANI gestione contabile attribuite all’ufficio del provveditore nel contesto dell’ampliamento delle relative competenze.34 Uno dei settori di attività che la Fraternita svilupperà con continuità a partire dagli anni trenta del XV secolo, in ottemperanza alle disposizioni testamentarie di Lazzaro Bracci e a quelle di altri benefattori, è senz’altro quello relativo all’erogazione di sussidi dotali destinati alle fanciulle povere della città, nella cui gestione furono direttamente coinvolti sia i rettori che i funzionari amministrativi dell’ente, proprio per la necessità di garantire un controllo continuo dal momento dell’individuazione delle beneficiarie fino a quello dell’effettiva erogazione del sussidio. In particolare all’inizio di ogni mandato i rettori proponevano e approvavano un elenco di fanciulle da sussidiare, disponendo l’accantonamento della somma necessaria – che non era impiegabile per altri scopi – prima nel cassone dei contanti collocato nel convento di S. Bernardo e dal 1457 nel forziere di cui l’istituzione si era dotata nella propria sede. Almeno dal 1435 era il cancelliere della Fraternita che si incaricava di trascrivere in un apposito libro il nome, il patronimico, il luogo di residenza delle assegnatarie e la somma loro attribuita.35 Al momento dell’assegnazione molte delle beneficiarie erano ancora delle bambine e, a causa dell’alta mortalità infantile, molto spesso non arrivavano all’età del matrimonio; era quindi compito dei funzionari effettuare periodiche verifiche dell’esistenza in vita delle assegnatarie, aggiornando in questo senso il registro e comunicando ai rettori in carica la sopravvenuta disponibilità del sussidio dotale, in modo che potessero provvedere alla sua riassegnazione. Se invece le beneficiarie arrivavano a contrarre matrimonio, la dote era corrisposta al marito e la consegna era registrata nello spazio appositamente lasciato sotto il nome di ognuna. Il provveditore si occupava invece della contabilizzazione di tutte le operazioni di deposito e prelievo del denaro destinato alle doti e all’attuazione delle altre disposizioni testamentarie di Lazzaro, utilizzando un apposito «libro del chassone e delle fanciulle», che veniva conservato nel forziere insieme al contante.36 34 Dal 1433 ha infatti inizio la serie dei Libri di entrate e uscite di denaro e grasce dell’amministrazione della casa di Fraternita e dell’eredità di Lazzaro, tenuti dai provveditori : AFLAr, n. 2232 e seguenti. 35 AFLAr, n. 939, Libri per gli stanziamenti delle doti, tenuti dai cancellieri, c. 1r: «Hic est liber in se contines omnes quantitates denariorum stantiandorum puellis maritandis, pro auxilio eorum dotum...et nomina et prenomina ipsarum puellarum». 36 Il primo registro pervenutoci fu compilato da Simo di Simo a partire dal 1457, ma la lettera — 242 — IL SISTEMA DOCUMENTARIO DELLA FRATERNITA DEI LAICI DI AREZZO In considerazione dell’articolazione raggiunta dal sistema delle scrittture, è possibile affermare che già dalla metà del Quattrocento la Fraternita cercò di dotarsi di un sistema interno di revisione amministrativa basato sulla molteplice e sincronica registrazione dei medesimi fatti amministrativi e contabili affidata a soggetti diversi, anche se è solo nel 1467 che venne emanato un complesso organico di norme che interveniva anche sulla produzione documentaria, con l’individuazione delle specifiche responsabilità di cancelliere, provveditore e camarlingo nella compilazione delle scritture amministrative e contabili e nella loro conservazione. Principi che saranno ulteriormente ribaditi nelle successive redazioni statutarie, risalenti al 1552 e al 1562 37 e a cui risulterà improntato fino alla prima metà del Settecento il sistema documentario della Fraternita. SUMMARY – «Questo presente libro sia et esser possa consolatione de’ poveri de Christo». Il sistema documentario della Fraternita dei Laici di Arezzo nel XV secolo. This paper reconstructs the events related to the forming and organization of the archive of S. M. della Misericordia’s Confraternity, a charitable institution founded in Arezzo in the 13th century. This archive is one of the most important records aggregation among the sources of medieval Arezzo. It was formed starting from the 14th century, once the Fraternity assumed the character of a public and economically self-sufficient company, able to ensure its charitable purposes through the use of the revenues reth sulting from considerable real properties. Throughout the 15 century the Fraternity’s expansion of functions determined a more precise organization of the documentation up to the definition of a records aggregation, which was consistent with the changing needs of management and administrative control of the institution. C che lo contraddistingue permette di considerarlo come il terzo di una serie iniziata dallo stesso provveditore forse nel 1430. AFLAr, n. 979, Libri di entrata e uscita del cassone delle doti. 37 AFLAr, nn. 11 e 13, Statuti e riforme. — 243 — FINITO DI STAMPARE NEL MESE DI LUGLIO 2014 ISBN 978 88 222 6321 6