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Émile Delivré, Emmanuel Berger, Popular Justice in Europe (18th-19th Centuries), il Mulino, Bologna – Duncker & Humboldt, Berlin 2014, pp. 212. Secondo una diffusa ricostruzione storiografica che trova una sintesi emblematica nel terzo volume di Wirtschaft und Gesellschaft, la storia della giustizia popolare sarebbe giunta al suo epilogo con l'età moderna. Il monopolio statale dell'amministrazione della giustizia e la razionalità formale del diritto moderno avrebbero reso anacronistiche le tradizionali istituzioni e pratiche di “esercizio popolare della giustizia”, tra cui vanno annoverate le forme spontanee ed extra-istituzionali di linciaggio e le esecuzioni sommarie (Lynchjustiz, Selbstjustiz) diffuse durante periodi di transizione politica come la Rivoluzione francese. Di contro alla tesi weberiana della discontinuità radicale, il volume curato da Émile Delivré ed Emmanuel Berger ha il pregio di indagare e problematizzare il rapporto di “tensione produttiva” fra modernità giuridica e giustizia popolare emerso fra il 1780 e il 1830 in Europa. I processi di democratizzazione e burocratizzazione e gli annessi mutamenti sociali, politici e ideologici che scandirono questa “età di cerniera” [Sattelzeit] non si limitarono a invalidare alcune consolidate pratiche di giustizia popolare, ma ne istituzionalizzarono di nuove. Nello stesso periodo in cui l'amministrazione statale della giustizia venne professionalizzandosi, furono attivate diverse modalità di coinvolgimento popolare nelle funzioni del potere giudiziario. David Churchill e Peter King analizzano una delle pratiche di giustizia popolare più diffuse in Inghilterra, a tal punto da essere tollerata dall'ordinamento giudiziario inglese almeno fino al 1800 e sanzionata come reato solo nel 1820: l'“immersione” [ducking] consisteva nella punizione immediata di un presunto criminale, la cui testa veniva immersa in un fiume. Un'ulteriore pratica di giustizia popolare è al centro del contributo di Emilie Delivré: in Germania la Rügegericht era un'assemblea che dava la possibilità ai cittadini comuni di denunciare crimini minori riguardanti la morale e il governo locale. Dopo esser stata introdotta nel Medioevo, la Rügegericht sopravvisse fino al XIX secolo, quando divenne un anacronismo giuridico a fronte del rafforzamento delle libertà costituzionali e del rifiuto dell'arbitrarietà regale. Nel contempo, ulteriori forme di giustizia popolare vennero istituzionalizzate, controllate dallo stato e integrate nel diritto costituzionale. Come argomenta Michael Broers, l'istituzionalizzazione del giudice di pace (justice of the peace) ebbe un ruolo decisivo nel processo di integrazione giuridica delle popolazioni europee durante l'età postrivoluzionaria. Pur esportando su scala europea un'amministrazione della giustizia centralizzata, gerarchica e professionale, l'impero napoleonico fece tesoro di tale istituzione. Collocata al gradino più basso della gerarchia giudiziaria, la giustizia di pace funse da “cerniera” fra l'amministrazione imperiale e i costumi delle popolazioni locali, diffondendo su scala europea il codice napoleonico del 1806, come testimonia il contributo di Giuseppina D'Antuono dedicato alla disseminazione della giustizia popolare francese nella breve Repubblica napoletana del 1799 e nel Regno di Napoli (1806-1815). Accanto a tale istituzione, nello stesso periodo anche la giuria (jury) si diffuse in tutta l'Europa continentale. Come mostra il contributo di Emmanuel Berger, i legislatori rivoluzionari istituirono una doppia giuria sulla base dell'esempio inglese, apportandovi alcune novità relative al numero delle sessioni, al diritto di difesa, ecc.: il gran giurì (jury d'accusation, l'equivalente del grand jury) e la giuria ordinaria (jury de jugement, l'equivalente della petty jury). Analogamente a quanto avvenuto in Francia, dopo la caduta di Napoleone la giuria fu abolita nel 1811 anche in Belgio e nei Paesi Bassi: come ricostruisce Bram Delbecke nel suo articolo, l'abolizione scatenò le proteste nel Sud del Belgio, che trovarono una soluzione solo con l'indipendenza, ottenuta nel 1830. Analogo dibattito a proposito della giuria popolare (Geschworengericht) si svolse in Bavaria: come mostra Martin Löhnig, tale disputa culminò nella riforma costituzionale voluta da Massimiliano I nel 1848, che riconobbe la legittimità di tale istituzione pur restringendone l'accesso in base al censo e al livello di educazione. Restituendo la persistente attualità delle istituzioni e delle pratiche di esercizio popolare della giustizia durante la cosiddetta “età di cerniera”, il volume non si limita a inaugurare un programma di ricerca capace di combinare l'originalità dei temi affrontati con il rigore della ricostruzione storica. Combinati fra loro, questi elementi invitano a estendere tale ricerca anche alle fasi successive di transizione storica che hanno scandito la modernità, come sono stati i periodi postbellici e le conquiste sociali e politiche maturate nel corso del XX secolo, dentro e fuori i confini europei: l'età di cerniera è solo una delle finestre spazio-temporali degne si essere aperte dalla storiografia della giustizia popolare. Leonard Mazzone Dottore di ricerca in Filosofia politica, Dipartimento di Filosofia e Scienze dell'Educazione, Università degli Studi di Torino, leonardmazzone@libero.it