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Introduzione Titolo capitolo Epigrafe testo epigrafe testo epigrafe testo epigrafe testo epigrafe. Nome, titolo Due delle più importanti sfide scientifiche di questo inizio di millennio riguardano la memoria dell’uomo: la rivoluzione informatica e la decifrazione del genoma. Donne e uomini della comunità di ricerca, forse inseguendo il mistero di un’identità perduta, oggi concentrano i loro studi sulla trasmissione dell’informazione e della conoscenza (intrinseca ed estrinseca) della nostra specie. Questo libro discute e analizza dal punto di vista umanistico – in particolare modo quello delle scienze del testo: filologia, storia della scrittura, teorie dei media – gli strumenti e le metodologie che stanno cambiando i modi della comunicazione scritta, da sempre al cuore dei processi di trasmissione della conoscenza. Ciò che andrò fornendo al lettore sono mappe, inevitabilmente molto provvisorie.1 Come già avvenuto in altre epoche, ci troviamo nel mezzo di un gigantesca opera di traghettamento, di traduzione della cultura da un formato all’altro. Cinquanta anni fa, Thomas Mann, raccontando gli ultimi attimi della vita di Goethe, ricordava che il poeta morì tracciando nell’aria i segni della scrittura: «Goethe», commenta Mann, «moriva scrivendo [...] esercitava questa attività per cui il corporeo si scioglie e si fa spirito, e i prodotti dello spirito si consolidano, e restano» (Mann 1988, p. xiii). Questa immagine dello spirito che «si consolida» sulla carta non è solo una bella metafora uscita dalla penna di un grande scrittore del Novecento, ma racchiude il senso di un’epoca. L’universo scritto1 iMa fortunatamente aggiornabili, grazie al sito Web collegato al libro: http://*** *** *** ***. 10 introduzione rio di Mann (come quello di Goethe e oltre) è quello del manoscritto e della stampa: l’epoca dell'«edizione critica», intesa come testimonianza ultima di un autore, testo consegnato alla storia per essere letto, glossato e interpretato. Con la diffusione delle tecnologie digitali, questo impianto di trasmissione e di produzione viene messo in discussione. Molti studiosi provenienti da diverse (e qualche volta opposte) scuole scientifiche in questi anni hanno parlato di un «assetto epistemico» nuovo (Mordenti 1992, p. 241) fondato sulla rottura dei concetti di stabilità e gerarchia delle fonti, paragonando la rivoluzione informatica a quella della stampa, la «Galassia chip» a quella Gutenberg. Altri, sfruttando il parallelismo offerto dalla «Great Divide Theory» (cfr. infra § 1.1.2), si sono spinti più in là paragonando la svolta digitale all’apparizione della scrittura alfabetica. Pierre Lévy ha ipotizzato che la virtualizzazione del testo porti a una evoluzione in senso iconico dei sistemi di scrittura, qualcosa che il filosofo definisce «ideografia dinamica»: Dal momento che la scrittura alfabetica oggi in uso è nata in funzione di un supporto statico è legittimo domandarsi se la comparsa di un supporto dinamico non possa suscitare l’invenzione di nuovi sistemi di scrittura che sfruttino appieno le nuove potenzialità [del digitale]. (Lévy 1997, p. 40).2 L’ipotesi di Lévy è meno fantascientifica di quel che si possa immaginare: negli ultimi dieci anni le scienze cognitive si sono mosse in questa direzione, elaborando modelli di rappresentazione della conoscenza che integrano diversi codici espressivi (suono, immagini, testo).3 Di questi modelli esistono da tempo delle applicazioni pratiche (Tonfoni 1994b). E su Web stiamo assistendo alla 2 iSulle potenzialità delle scritture non alfabetiche, come il cinese, e il loro radicamento nella tradizione «visiva» cfr. Lindqvist 1991. Il «vantaggio» (Humboldt 1991) o addirittura la professata «superiorità» (cfr. ultra Parte prima, § 1.2) dei sistemi alfabetici (e dunque delle culture che essi trasmettono) potrebbe ridursi, se non tramutarsi in uno svantaggio, grazie all’avvento di sistemi di rappresentazione più complessi favoriti dalle tecnologie digitali. Tornerò sull’argomento, ma intanto domandiamoci quanto si tratti di innovazione e quanto invece di un ritorno ad una iconicità originaria della scrittura (sulla presenza sempre più accentuata della logica logografica nelle scritture occidentali cfr. Valeri 2001, pp. 197-02). 3 iUn «nuovo equlibrio semiotico» scrittura-immagine (Tonfoni 1992, p. 324); questo concetto sembra rafforzato da ricerche ed esperimenti in campo neuroscientifico, dove assistiamo a un avanzamento delle posizioni che assegnano alle immagini un ruolo determinante nelle rappresentazioni mentali delle conoscenze (Kosslyn 1989, 1996). introduzione 11 nascita di nuovi tipi di comunicazione scritta sempre più inseparabili dagli altri media e ormai vicini a un nuovo sistema semiotico (Wysocki 1998; Bauman 1999; Troffer 2000; Codina-Polo 2001; Crystal 2001). Ma per tornare all’immagine d’apertura, lo spazio elettronico ha reso definitivamente «virtuale», desacralizzandolo, quel prodotto dello spirito di cui parla Mann (e Paul Zumthor, con un’altra splendida immagine, afferma che la scrittura in origine «attinge all’ordine dell’indistruttibile» [Zumthor 1991, p. 30]).4 I confini del testo definitivo, e delle gerarchie, di ogni forma e peso, che da esso derivano, si erodono, perché passibili di continue, infinite modificazioni. Anche quando decidiamo di fissarlo il documento elettronico è e rimane una fonte in movimento. Il supporto diventa uno dei tanti effimeri «passaggi» o «consolidamenti» che quel documento subirà nel corso della sua esistenza. Il mare di Internet è come il fiume di Eraclito: impossibile immergervisi due volte. Coerente con questo flusso eracliteo, l’attività compositiva, come vedremo, tende sempre di più a identificarsi con un processo, con un’attività piuttosto che con un testo. Nonostante ciò, e malgrado si affermi da più parti che una «seconda rivoluzione» o «terza fase» della cultura sia in atto, queste pagine vogliono essere un tentativo di decelerazione critica5 sulle nuove tecnologie di rappresentazione, produzione e fruizione del testo. D’altronde il popolo degli scriventi è e sarà ancora per lungo tempo immerso nella prima rivoluzione, quella del libro. Non solo questa rivoluzione è ancora in gran parte incompiuta (cfr. Conclusioni, § 2), ma la nostra informazione, formazione e istruzione passano in gran parte ancora attraverso canali irrimediabilmente gutenberghiani. E le tecnologie, passate e presenti, sono sì determinanti, ma sono anche il risultato di diverse forze in gioco: esse rappresentano delle scelte, non un destino. 4 i«Più manifestamente del linguaggio, il fatto grafico procede dall’intelletto creatore; isola e “marca”; fa non più esistere, ma essere; la colonna incisa preserva da ogni asservimento al tempo il disegno che porta e il proposito. [...] Il linguaggio appartiene all’uomo; la scrittura in origine celebra gli eroi e fissa le formule dei maghi.» (Zumthor 1991, p. 30). 5 iMa non terrifica: «Numerosi intellettuali contemporanei, fieri del loro ruolo “critico”, credono di servire una causa onorevole diffondendo smarrimento e paura riguardo al tipo di civiltà che sta emergendo.» (Lévy si riferisce naturalmente ancora alla «virtualizzazione» digitale [Lévy 1997, p. 139]) 12 introduzione