I bambini di Francesco
«Caro Papa, se tu potessi fare un miracolo, cosa faresti? Guarirei i bambini. Non riesco ancora a
capire perché i bambini soffrono». Questa è soltanto una delle numerose domande che bambini,
provenienti dai cinque continenti (Africa, America, Europa, Asia, Oceania), hanno rivolto a Papa
Francesco. Ciascuno di essi con una storia da raccontare, benché nata in luoghi e contesti culturali
diversi, dove a germogliare non sono solamente i fiori lungo i cigli delle strade, ma anche i mucchi
di rifiuti che fanno da cornice a sentieri desolati e riversi in uno stato di completo abbandono.
Quello tra il Papa e i suoi bambini è un dialogo sincero e appassionato, costruito con parole che
colpiscono per la profondità e il valore di cui sono imbevute, e ravvivato da disegni colorati
impressi e racchiusi in un meraviglioso florilegio uscito poco tempo fa su carta stampata.
Veramente, una raccolta che rappresenta, in modo vivido e concreto, le preoccupazioni e i pensieri
del cuore di queste tenere creature, spesso vittime della malvagità umana o di quei mali ai quali
perfino il Pontefice non sa dare una spiegazione. Perché talvolta neppure le parole hanno la facoltà
di spiegare l’inesplicabile. Non mancano tuttavia i colori dell’arcobaleno, ciascuno dei quali
rappresenta, in maniera del tutto singolare, le aspettative e i sogni che alimentano l’esistenza di
questi piccoli, ignari degli innumerevoli ostacoli che segnano il passaggio dell’uomo su questa
Terra. È sorprendente come Papa Francesco sia riuscito a stabilire con ognuno di loro uno stretto
legame di mutua fiducia, tangibile nei quesiti espressi sinceramente e senza alcuna reticenza dai
bambini e, al contempo, nelle frasi di risposta del Pontefice che cerca di fugare qualsiasi dubbio.
Suscita non poca meraviglia l’attenzione dei bimbi sul mondo, di cui riescono a scorgere addirittura
quegli aspetti più ruvidi, dolorosi, e troppo spesso incomprensibili. Essi guardano alla realtà con
occhi innocenti e sereni, poiché immuni dagli inganni e dalle ingiustizie che induriscono non di
rado l’anima umana. Ecco allora che il Pontefice, muovendo proprio dalle domande dei bambini,
ammette quanto siano difficili, in talune circostanze, quelle scelte che implicano un nostro maggiore
richiamo alla responsabilità e alla giustizia, oltreché alla comprensione. Quale grande dono, i
bambini, dice Papa Francesco: frutto dell’amore carnale tra uomo e donna, chiamati a volersi bene
in un clima di rispetto e di gentilezza, e segno dell’amore di Dio, da cui procede la Verità stessa
dell’amore che si compie a sua immagine. Papa Francesco ha confidato ai piccoli il suo pensiero
sopra i temi dell’esistenza, e sulla fede, cogliendo al balzo la passione di un bimbo riversata nel
giuoco del calcio per dire come sia importante giocare la vita in squadra, nella comunione degli
stessi ideali, e nell’assistenza reciproca. Questa volta il richiamo a San Francesco è comprensibile
nella prospettiva che anch’egli, agli occhi dell’umanità, ispirava un senso di innocenza e tenerezza.
Un “piccolo” Francesco, dal cuore puro e innocente. Ma desideroso di scoprire nel mondo solo la
sua parte migliore. Come desiderano in fondo questi bambini: L’amore prima del mondo.
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