Capitolo
c0040
8
Traumi pleuro-polmonari
Alessandro Stasolla, Grazia Loretta Buquicchio, Barbara Sessa, Vittorio Miele
SOMMARIO
u0020 Pneumotorace
u0030 Emotorace
u0040 Contusione
u0050 Lacerazione
u0060 Ernia polmonare traumatica
u0065 Atelettasia
87
90
92
95
97
97
s0010 Epidemiologia e meccanismo d’azione
p0080 Il trauma del torace è, dopo il trauma cranico, la più frequente lesione
nel paziente politraumatizzato, con una incidenza del 45-65%, e la
più comune causa di morte per trauma (20% circa sul totale dei decessi). Pur essendo possibili meccanismi d’azione che comportano la
penetrazione del torace da parte di un oggetto vulnerante, il trauma
toracico si riscontra più spesso in occasione di traumi chiusi ad alta
energia, con una mortalità che può raggiungere il 60%.
p0085
Tra le cause di trauma chiuso ad alta energia (precipitazioni, incidenti sul lavoro ecc.), il trauma della strada rappresenta circa il 70-80%
dei casi e, d’altra parte, 1/3 dei pazienti ospedalizzati per trauma della
strada presenta segni di trauma toracico maggiore.
p0090
Vari studi hanno dimostrato che in caso di incidente automobilistico i passeggeri tutelati da cinture di sicurezza possono riportare
lesioni significative del torace per velocità di almeno 48 km/h, mentre i passeggeri non assicurati da mezzi di protezione possono essere
soggetti a lesioni significative già per impatti a 16 km/h. Nel caso in
cui la scena del trauma faccia ipotizzare tali condizioni molti autori
raccomandano l’impiego della tomografia computerizzata multistrato (tomografia computerizzata multistrato, TCMS), a prescindere dai
reperti della radiografia in proiezione antero-posteriore del torace a
paziente supino (RxT), per evitare di misconoscere lesioni toraciche
potenzialmente fatali. Altri autori hanno inoltre sottolineato l’importanza di non sottovalutare cadute da basse altezze, specialmente nella
popolazione anziana, per la quale anche i traumi minori possono rivelarsi fatali. I meccanismi di azione del trauma pleuroparenchimale
sono trattati nelle sezioni relative alle varie tipologie di lesione: qui
si fa solo presente che le caratteristiche elastiche della parete toracica,
particolarmente spiccate tra i bambini e i giovani, possono provocare
© 2010 Elsevier S.R.L. Tutti I Diritti Riservati.
DOI: 10.1016/B978-88-214-3156-2.00008-8
C0040.indd 85
lesioni pleuro-parenchimali significative (per esempio emopneumotorace) a gabbia toracica integra (circa 1/4 dei casi).
Per il polmone, come pure per gli organi addominali, è disponibile p0095
a uso scientifico e pratico una classificazione proposta dall’American
Association for the Surgery of Trauma per la stadiazione del danno
traumatico (tabella 8.1), catalogazione cui non si farà riferimento in
questa sede, a causa della sua scarsa diffusione letteraria.
IL RUOLO DEL RADIO LOGO
b0010
Nella gestione del trauma grave (Injury Severity Score > 15) il
radiologo di pronto soccorso (PS) dovrebbe sempre considerarsi parte
integrante di un trauma team (composta da chirurgo, rianimatore,
infermieri, tecnici di radiologia) e conoscere i dettami generali di una
gestione clinica del politrauma allo stato dell’arte, che in gran parte
delle istituzioni si basa sul programma (periodicamente aggiornato)
Advanced Trauma Life Support® (ATLS®) dell’American College of
Surgeons Committee on Trauma. Con ciò non si vuole affermare
che il ruolo del radiologo nella gestione del politraumatizzato
sia indiscutibilmente quello previsto dal programma ATLS®, ma
piuttosto che la conoscenza elementare di tali principi ATLS® gli sia
indispensabile per una piena consapevolezza del suo ruolo clinico: solo
tale “autoconsapevolezza” gli consentirà da un lato di esprimersi al
meglio e dall’altro di premunirsi da indebite e infondate pretese.
Per il radiologo i principi cardinali dell’ATLS® sono probabilmente
due: “si trattano per prime le patologie che uccidono prima” e
“l’imaging non intralcia né pospone mai il trattamento”. Ciò significa
che, per l’immediata sopravvivenza del paziente, vanno controllate
secondo ordine di priorità le condizioni che compromettono le vie
aeree (Airways), la respirazione (Breathing), la circolazione (Circulation)
e il sistema nervoso (Disability) ricorrendo all’imaging solo e se
strettamente necessario, comunque mai prima di aver stabilizzato le
funzioni vitali del paziente, nella consapevolezza che la mancanza di
una diagnosi definitiva non dovrebbe mai ritardare un trattamento
appropriato.
Limitandoci in questa sede a prendere in considerazione solo
polmoni e pleura, ottenuto l’opportuno accertamento radiologico,
suggeriamo che anche l’interpretazione dello stesso sia affrontata
secondo le note priorità ABC: vie aeree, respirazione e circolazione.
Rinviando per le vie aeree al relativo capitolo sul mediastino non
vascolare, per quanto riguarda pleura e parenchima polmonare due
sono le priorità diagnostiche assolute: pneumotorace iperteso (PNX-IT)
p0100
p0105
p0110
85
3/19/10 2:55:52 PM
Capitolo
t0010
8
Traumi pleuro-polmonari
Tabella 8.1 Classificazione dell’American Association for the Surgery of Trauma per la stadiazione del danno traumatico – Polmone
Grado
Descrizione della lesione
I
Contusione
Monolaterale, <1 lobo
II
Contusione
Monolaterale, singolo lobo
Lacerazione
Pneumotorace semplice
Contusione
Monolaterale, >1 lobo
Lacerazione
Leak aereo dalle vie aeree distali persistente (> 72 ore)
Ematoma
Intraparenchimale, carattere non espansivo
Lacerazione
Leak aereo maggiore (segmentale o lobare)
Ematoma
Intraparenchimale, carattere espansivo
Vascolare
Distruzione di rami vascolari intrapolmonari di primo ordine
V
Vascolare
Distruzione del peduncolo vascolare ilare
VI
Vascolare
Transezione totale, non contenuta, dell’ilo polmonare
III
IV
Aumentare di un grado per lesioni bilaterali. Modificato da Moore EE et al.
p0115
ed emorragia, particolarmente l’emorragia attiva, nel parenchima e nel
cavo pleurico (ematoma polmonare ed emotorace).
In breve è necessario: ottenere accertamenti diagnostici secondo
priorità ABC; analizzare le immagini secondo le medesime priorità ABC.
s0025
RADIOLOGIA CONVENZIONALE
p0120
La RxT ottenuto in sala d’emergenza su paziente in clinostasi va
considerato come parte integrativa della valutazione iniziale, o primaria
(primary survey), del traumatizzato. Un imaging appropriato non deve
ostacolare le manovre di rianimazione e, se necessario, può e deve
essere posposto sino alla secondary survey.
Alcuni autori ritengono che la RxT nella valutazione iniziale del
traumatizzato dovrebbe essere assimilato alla radiografia del rachide
cervicale e della pelvi: andrebbe riservato solo a pazienti instabili
e a pazienti con reperti patologici all’esame obiettivo del torace.
Inerentemente alla valutazione della pleura e del polmone
il radiologo si propone, tramite la RxT, di controllare in primo luogo
la presenza di PNX-IT e di versamenti pleurici da riferire, fino a prova
contraria, a emotorace. Più difficile è la diagnosi di ematoma,
la cui diagnosi differenziale con la contusione parenchimale
resta fondamentalmente appannaggio della TCMS.
p0125
p0130
s0030
TOMOGRAFIA COMPUTERIZZATA MULTISTRATO
p0135
L’impiego della TCMS è sempre riservato alla secondary survey
del traumatizzato e compete solo a pazienti emodinamicamente
stabili o stabilizzati dal trauma team.
Un paziente instabile non dovrebbe essere trasportato in sala
TCMS, affinché il decesso non sopraggiunga durante accertamenti
diagnostici che, in situazioni critiche, dovrebbero essere ottenuti
contemporaneamente alle opportune manovre terapeutiche
durante l’esplorazione laparotomica e/o toracotomica. Quando le
condizioni cliniche del paziente impongono un trattamento chirurgico
immediato, la RxT chiude l’iter diagnostico preoperatorio sul torace
(altre valutazioni sono rimandate a eventuale controllo TCMS postoperatorio) rappresentando, inoltre, l’esame di riferimento per i
successivi controlli RxT in terapia intensiva.
Quando, invece, il trauma team ottiene la stabilizzazione del
traumatizzato, è necessario procedere a una seconda, più accurata
valutazione diagnostica (secondary survey), da ottenere con TCMS.
p0140
p0145
Pazienti stabilizzati con esame obiettivo positivo per alterazioni
toraciche dovrebbero eseguire una TCMS, a prescindere dai reperti
della RxT, poiché è stato dimostrato che, da una parte, il 39-50%
dei traumatizzati della strada con radiografia del torace negativa
presenta lesioni multiple in tomografia computerizzata (TC), con un
cambiamento nella gestione terapeutica nel 5% dei casi, e, dall’altra,
parte i traumatizzati con RxT anomala presentano in TC ulteriori lesioni
nel 66% dei casi, che determinano nel 20% dei casi un cambiamento
nella terapia.
In un recente studio su una popolazione di pazienti accettati in
PS per trauma ad alta energia (definito come precipitazione da > 3
metri; incidente stradale a > 50 km/h; eiezione dal veicolo; veicolo
ribaltato; danno severo all’abitacolo; investimento pedonale >
10 km/h; investimento in bicicletta a > 30 km/h; schiacciamento)
i reperti della TCMS-torace eseguita di routine (anche con
radiografia al torace ed esame obiettivo negativi) hanno permesso
di diagnosticare reperti aggiuntivi nel 43% dei pazienti rispetto alla
radiografia del torace, costringendo a un cambiamento di gestione
nel 17% dei casi.
Alcuni autori, infine, propongono la diretta esecuzione di
una TCMS nel paziente stabile con normale esame obiettivo del
torace, di gran lunga più accurata nella valutazione di reperti clinici
silenti ma potenzialmente rischiosi (per esempio piccole falde di
pneumotorace che, in caso di successiva intubazione, potrebbero
originare PNX-IT).
Per il trauma penetrante valgono i principi già enunciati, con
una sola precisazione: se PNX ed emotorace possono essere
diagnosticati già con RxT, anche in pazienti con RxT normale la TCMS è
tassativamente indicata al fine di escluderli. Inoltre, pazienti con lesioni
penetranti della base toracica devono essere considerati portatori di
lesione addominale, fino a prova contraria.
In sintesi: l’iter diagnostico per il torace nel paziente instabile si
conclude con l’esecuzione della RxT nella primary survey; la TCMS
completa sempre gli accertamenti diagnostici nel paziente stabilizzato
(secondary survey) a prescindere dalla positività o negatività della
RxT. Nel paziente stabile con normale obiettività toracica alcuni
autori propongono l’immediata esecuzione della TCMS, anche
se quest’ultima, nella prassi di non poche istituzioni, è preceduta
comunque da una RxT.
p0150
p0155
p0160
p0165
p0170
86
C0040.indd 86
3/19/10 2:55:52 PM
Capitolo
s0035
8
Traumi pleuro-polmonari
PNEUMOTORACE
p0175 Per PNX si intende la presenza di aria nel cavo pleurico: interessa circa
il 60% dei pazienti con trauma toracico grave e può rivelarsi rapidamente fatale anche in assenza di altre lesioni. Il PNX è definito aperto
se comunica con l’ambiente esterno tramite una ferita penetrante, in
assenza della quale (PNX chiuso) può formarsi per vari meccanismi
traumatici: quando i monconi di arcate costali fratturate lacerano il
foglietto pleurico parietale oppure quando, anche in assenza di fratture della gabbia toracica, la pressione endoalveolare supera quella
dell’interstizio, a seguito dello schiacciamento toracico e il passaggio
di aria nell’interstizio lacera la pleura viscerale. Altro possibile meccanismo, infine, è la lacerazione delle vie aeree prossimali. Tra le cause
iatrogene vanno annoverate l’incannulamento venoso, la toracentesi e
il barotrauma da ventilazione meccanica.
Quando la pressione area nel cavo pleurico non supera quella amp0180
biente si parla di PNX semplice; tale pressione viene invece superata
(PNX IT) nei casi in cui una lesione pleuro-parenchimale o bronchiale
si comporti come una valvola a unica via, permettendo cioè a ogni
atto respiratorio l’ingresso ma non la fuoriuscita di aria dal cavo pleurico. Il PNX iperteso è la più grave forma di PNX, può provocare insufficienza cardio-polmonare fatale e rappresenta una causa di morte
frequente per trauma toracico.
Il significato clinico del PNX non dipende solo dalle sue dimensiop0185
ni, ma dalle condizioni emodinamiche del paziente: anche uno pneumotorace di piccole dimensioni può infatti diventare emodinamicamente significativo nel paziente sottoposto a ventilazione meccanica.
PNX massivi o ipertesi mettono immediatamente a repentaglio la vita
del paziente, per cui dovrebbero essere riconosciuti e trattati prima di
effettuare qualunque accertamento radiologico. Va in tale sede sottolineato che il riscontro di PNX impone al radiologo la comunicazione
per vie brevi al trauma leader, comunicazione che è opportuno annotare anche nel referto.
Il decesso per PNX può essere considerato evitabile, in consideraziop0190
ne delle molteplici chance di riconoscimento (cliniche e radiologiche)
e della disponibilità di tecniche di trattamento adattabili al contesto
e all’esperienza degli operatori (per esempio decompressione con ago
sulla scena del trauma, decompressione con drenaggio di piccolo calibro, posizionamento di drenaggio, minitoracotomia decompressiva),
è cioè, nel paziente traumatizzato, un decesso determinato non tanto
dalla gravità delle lesioni riportate quanto dall’inadeguatezza dell’assistenza e delle cure ricevute.
b0015
IL RUOLO DEL RADIOLOGO
s0040
PNEUMOTORACE
p0195
Numerosi autori hanno documentato la superiorità della TCMS nella
diagnosi di PNX, raccomandandone l’impiego. La diagnosi di PNX nella
TCMS è generalmente banale, mentre in RxT va comunque considerata
una diagnosi difficile: è stato più volte dimostrato che numerosi sono
i casi di PNX misconosciuti, diagnosticati, cioè, solo nella TCMS. Si
definisce occulto il PNX apprezzabile solo nella TCMS (anche nella
TCMS del solo addome, che nel traumatizzato dovrebbe essere sempre
valutata anche con finestra per polmone sulle scansioni passanti per le
basi polmonari): PNX occulti sono riscontrabili fin nel 40% dei pazienti
traumatizzati.
Studi sperimentali sui cadaveri hanno evidenziato che le
proiezioni in decubito laterale sono le più efficaci nella dimostrazione
del PNX (88% dei casi) rispetto a quelle ottenute in piedi (59%)
e in clinostasi (38%), ma la loro esecuzione è improponibile nel caso
del politraumatizzato.
p0200
Va inoltre tenuto presente che, mentre la quantità teorica minima di
aria riconoscibile nel cavo pleurico ammonta a circa 50 cc, in ortostasi
(apprezzabile in sede apico-laterale), sono necessari almeno 500 cc di
aria per un corretto riconoscimento del PNX in clinostasi, localizzati di
solito in sede anteromediale o subpolmonare.
Le difficoltà diagnostiche nel riconoscimento del PNX sono causate
dalla qualità tecnica non sempre ottimale della RxT e alle specifiche
caratteristiche semeiologiche che il PNX assume in RxT. In ortostasi,
la diagnosi di PNX si basa sulla dimostrazione della pleura viscerale
colta tangenzialmente dal fascio radiante (linea pleurica, meglio
apprezzabile nelle regioni apicali/sottoclaveari esterne) e sull’assenza
completa di disegno polmonare lateralmente alla “linea pleurica”.
In clinostasi la semeiotica del PNX è completamente differente: la
disposizione marginocostale del PNX è infatti piuttosto inusuale e così
pure la dimostrazione della “linea pleurica” (figure 8.1 a, 8.1 b).
Il PNX tende infatti a raccogliersi preferibilmente nella porzione
antero-inferiore del torace, specialmente in sede anteromediale e
sottopolmonare, dove la falda interposta tra base del polmone e
diaframma può disporsi sia anteriormente sia posteriormente. Nei
casi (non infrequenti) in cui il PNX si disponga esclusivamente in
sede anteromediale o subpolmonare il fascio radiante non coglie
tangenzialmente alcuna limitante pleurica viscerale e il segno della
“linea pleurica” non è apprezzabile (figura 8.2).
Il polmone presenta alterazioni di compliance (contusione, edema)
che possono impedirne un armonico collasso verso l’ilo: la presenza di
trama polmonare esternamente a una presunta “linea pleurica” non
esclude la diagnosi di PNX.
I segni radiologici di PNX da ricercare in clinostasi sono (figure 8.3, 8.4):
p0205
♦ iperluminosità della base toracica e dei quadranti superiori
dell’addome;
♦ aspetto profondo del seno pleurico laterale (deep sulcus sign);
♦ segno del doppio diaframma;
♦ demarcazione netta del profilo diaframmatico;
♦ demarcazione del cuscinetto adiposo cardiofrenico;
♦ demarcazione della superficie inferiore del polmone;
♦ la visualizzazione diretta della superficie pleurica del polmone (più
frequente in sede apicale).
u0080
L’aria può inoltre dissociare i margini del cuore, l’aorta e la vena cava,
che assumono aspetto insolitamente netto e definito. L’aria raccolta
nel recesso pleurico postero-mediale è apprezzabile come stria
radiotrasparente paraspinale, lungo l’aorta discendente e nel seno
costofrenico posteriore.
È importante osservare con attenzione le basi polmonari e l’addome
superiore per evitare di misconoscere tali segni. Se, in linea generale,
piccole falde di PNX misconosciute in proiezione antero-posteriore
sono prive di significato clinico, nel paziente intubato e sottoposto a
ventilazione a pressione positiva esse possono rapidamente estendersi,
mettendone a rischio la stessa vita. In tale contesto la dimostrazione
radiografica di fratture costali ed enfisema sottocutaneo omolaterale
deve essere considerata segno di PNX, anche in assenza di definite
falde gassose intrapleuriche.
p0260
p0210
p0215
p0220
u0085
u0090
u0095
u0100
u0105
u0110
p0265
PNEUMOTORACE IPERTESO
s0045
Il PNX-IT è un’emergenza medica che necessita di trattamento
immediato, associandosi a riduzione del riempimento cardiaco e
compressione del polmone omolaterale. Circa 1/3 dei pazienti con PNX
misconosciuto sviluppa PNX-IT.
Se il riscontro di PNX semplice impone al radiologo la
comunicazione per le vie brevi al trauma leader (annotata anche nel
referto), ciò vale a maggior ragione per la diagnosi di PNX-IT.
La diagnosi radiologica può orientarsi attraverso i seguenti segni
(figure 8.5, 8.6):
p0270
♦ dislocazione controlaterale del mediastino;
♦ spianamento/inversione del diaframma;
u0115
u0120
p0275
p0280
87
C0040.indd 87
3/19/10 2:55:52 PM
Capitolo
8
Traumi pleuro-polmonari
b
a
c
f0010 Figura 8.1 (a) Pneumotorace, rx AP in clinostasi. Il PNX è la prima causa di morte evitabile per trauma chiuso del torace e la sua presenza deve essere
comunicata per le vie brevi al leader del trauma team. La visibilità della linea pleurica nella radiografia del torace in clinostasi, ben apprezzabile nel caso
illustrato, dovrebbe essere considerata un’eccezione. Un drenaggio alla base correttamente posizionato per il trattamento dell’emotorace, ma non del
PNX. (b, c) Spiegazione dell’immagine precedente. Nel caso illustrato il PNX ha dissociato i foglietti pleurici in sede marginocostale; il modesto emotorace
associato non guadagna lo spazio pleurico generatosi né intercetta il raggio incidente.
f0015 Figura 8.2 RxT: perché non si apprezza la linea pleurica. (a) PNX anteromediale. Il PNX in clinostasi si dispone in modo da non dissociare le limitanti
pleuriche viscerale e parietale in sede marginocostale. (b) PNX associato a emotorace. Il PNX, pur avendo scollato in sede marginocostale i foglietti
pleurici, è mascherato dall’emotorace associato.
88
C0040.indd 88
3/19/10 2:55:52 PM
f0020 Figura 8.3 (a) Sinistra: pneumotorace a prevalente disposizione antero-mediale. (b) Iperluminosità basale; modesto approfondimento del seno pleurico
laterale (deep sulcus sign). Netta demarcazione omolaterale del profilo dell’arco cardiaco e del profilo aortico.
a
b
c
d
f0025 Figura 8.4 Pnx postero-mediale sinistro, con dissociazione del legamento polmonare inferiore (a-d). Atelettasia lobo inferiore sinistro (a, d). Pnx apicale dx
(a, b) con visibilità apicale della linea pleurica. Contusione del lobo superiore destro, con aspetto “a vetro smerigliato” e consolidamento parenchimale (a, b).
89
C0040.indd 89
3/19/10 2:56:08 PM
Capitolo
8
Traumi pleuro-polmonari
u0125
u0130
♦ ampliamento degli spazi intercostali;
♦ spianamento (flattening) del profilo cardiaco.
p0305
Lo shift mediastino non è un segno specifico, perché apprezzabile
in certa misura anche nel PNX semplice, mentre lo spianamento del
profilo cardiaco è forse il segno che si correla meglio con l’impegno
respiratorio e cardiocircolatorio, che caratterizza drammaticamente
il PNX-IT. In caso di PNX-IT persistente, nonostante il corretto
funzionamento dei drenaggi, è necessario escludere una lesione delle
vie aeree principali.
s0050
EMOTORACE
a
Nel paziente politraumatizzato con trauma chiuso del torace, un ver- p0310
samento pleurico è riconoscibile in circa il 30-50% dei casi e, generalmente, è di natura ematica (emotorace).
In fase acuta comunque è possibile anche il riscontro di versa- p0315
menti sierosi semplici (per riduzione della dinamica respiratoria
e del riassorbimento pleurico) associati, spesso, ad atelettasie o a
b
f0030 Figura 8.5 PNX iperteso. Segno del doppio diaframma. Iperluminosità della base toracica/ipocondrio sinistro. Ampliamento degli spazi intercostali,
con incremento relativo dei diametri trasversi dell’ambito sinistro. Spianamento e depressione focale del profilo cardiaco; shift controlaterale del mediastino.
Il drenggio, inginocchiato, è posizionato con l’estremo in sede posteriore e non consente la risoluzione del PNX.
a
b
c
f0035 Figura 8.6 PNX iperteso sinistro. Estese alterazioni contusive e atelettasiche nel lobo superiore sinistro. Enfisema sottocutaneo. Segno del doppio
diaframma. Iperluminosità della base toracica/ipocondrio sinistro. Ampliamento degli spazi intercostali. Con incremento relativo dei diametri trasversi
dell’ambito sinistro. Spianamento e depressione focale del profilo cardiaco; shift controlaterale del mediastino. Un drenaggio per emotorace alla base;
altro drenaggio, inefficace, per PNX con estremo all’apice.
90
C0040.indd 90
3/19/10 2:56:23 PM
Capitolo
p0320
p0325
p0330
p0335
p0340
p0345
p0350
8
Traumi pleuro-polmonari
lesioni della parete toracica omolaterale, che limitano l’escursione
respiratoria.
È invece del tutto occasionale il rilievo di versamento chiloso per
rottura dei grossi linfatici toracici (dotto toracico) o biliari, per la
formazione di fistole bilio-pleuriche, più frequenti in caso di trauma
penetrante.
Il sanguinamento nel cavo pleurico inizia non di rado a distanza di
alcune ore dal trauma, è talora bilaterale e si associa spesso a PNX.
Tra le cause di emotorace si annoverano: lacerazione dei vasi intercostali, contusione polmonare, lacerazioni polmonare e pleurica,
lesioni del diaframma; sono possibili anche lesioni iatrogene, per
esempio a seguito di accesso venoso centrale.
La gestione dell’emotorace dipende dalla quantità iniziale, dall’entità del flusso ematico che lo rifornisce e dalle condizioni generali del
paziente.
Il trattamento di prima istanza, generalmente conclusivo, è il posizionamento di un drenaggio toracostomico. Pazienti che al posizionamento del drenaggio evacuano immediatamente più di 1500 cc necessitano di un controllo del sanguinamento, chirurgico o endovascolare.
Emotoraci associati a contusione sono di solito autolimitanti, mentre quelli dovuti a lacerazione polmonare o lesione mediastinica possono essere massivi e protratti.
Emorragie venose sono autolimitanti, senza effetto massa, mentre
quelle arteriose sono sotto pressione e possono provocare compressione significativa del parenchima polmonare, del mediastino e del cuore.
b0020
IL RUOLO DEL RADIOLOGO
s0055
VERSAMENTO PLEURICO
NELLA RADIOGRAFIA DEL TORACE
p0355
I primi recessi del cavo pleurico occupati dal versamento ematico
sono quelli declivi, variabili in relazione al decubito; con il progressivo
riempimento del cavo pleurico vengono invece invariabilmente
interessati gli spazi pleurici laterali, su fino all’apice (cap apicale):
si tratta di versamenti pleurici di notevole entità, nell’ordine di circa
800-1200 cc (figura 8.7). Il punto più declive dello spazio pleurico
è in ortostasi lo spazio subpolmonare, il quadro radiologico tipico
è l’apparente sollevamento del diaframma con spianamento del suo
profilo mediale. Quando si raccolgono almeno 200 cc di versamento,
il liquido, colto tangenzialmente dal fascio radiante, appare come
un menisco che oblitera il seno costofrenico laterale. Invece con
il paziente supino il sangue si raccoglie nello sfondato e nello
spazio pleurico posteriori e in RxT viene colto “di faccia” e non
tangenzialmente dal fascio radiante: per tale ragione, non è
generalmente apprezzabile la formazione di menischi e l’aspetto
radiologico è spesso solo un uniforme incremento di densità mediobasale dell’emitorace, attraverso il quale permangono visibili i markings
parenchimali, cui si associa l’obliterazione del seno costofrenico laterale
(si veda fig. 8.7). In clinostasi versamenti inferiori a 200-300 cc non
sono usualmente riconoscibili e persino versamenti abbondanti, disposti
posteriormente, possono essere misconosciuti. Lo shift controlaterale
del mediastino suggerisce un emotorace sotto pressione, possibilmente
da sanguinamento arterioso. Aspetti inusuali comprendono raccolte
saccate, che possono simulare una massa a livello delle scissure
interlobari o della pleura mediastinica, oppure profili lobulati
del versamento raccolto lungo la superfice pleurica, a causa di
avanzati fenomeni coagulativi peraltro piuttosto rari in fase acuta.
p0360
s0060
EMOTORACE
NELLA TOMOGRAFIA COMPUTERIZZATA MULTISTRATO
p0365
Nella TCMS, sia il riconoscimento del versamento pleurico sia la
differenziazione con il versamento addominale sono piuttosto
Figura 8.7 RxT: emotorace. Diffusa ipodiafania dell’ambito polmonare,
apparente sollevamento della cupola diaframmatica, banda radiopaca
margino-costale, impegno nella piccola scissura colta di infilata e “cap
apicale”. Si associa un’area di maggiore densità nel lobo superiore,
espressione di un’ampia contusione parenchimale. Enfisema sottocutaneo
e fratture costali multiple omolaterali devono fare sospettare la
compresenza di PNX anche in assenza di chiari segni radiologici.
agevoli, anche grazie all’impiego di ricostruzioni MPR (MultiPlanar
Reformation). La densità dell’emotorace è generalmente compresa tra
35 e 70 HU, in funzione dell’ematocrito, della commistione con altri
liquidi (sierosi) nello spazio pleurico e dell’eventuale formazione di
coaguli.
La presenza di livelli fluido-fluido può ulteriormente avvalorare la
diagnosi di natura ematica del versamento: il sangue, infatti, tende
a stratificarsi in funzione del suo grado di coagulazione (segno
dell’ematocrito). Occasionalmente si può osservare uno stravaso
attivo, che dovrebbe essere attentamente ricercato e che suggerisce la
necessità di una emostasi urgente, per via chirurgica o endovascolare.
In genere, per stravaso attivo si intende qualunque passaggio
di mezzo di contrasto da arterie, vene, intestino o vie urinarie. Lo
stravaso attivo è apprezzabile in una minoranza di pazienti con
trauma (figura 8.8) nei quali la TCMS rivela un emotorace e la sua
diagnosi è più accurata con un protocollo bifasico. Il pattern classico
dello stravaso attivo in un esame bifasico è quello di un “jet” o di
un’area focale di iperattenuazione all’interno di un ematoma che,
tra le immagini precoci e quelle tardive, mostra un apprezzabile
spandimento (figura 8.9). Tale reperto indica un sanguinamento
significativo e deve essere rapidamente comunicato ai colleghi clinici di
riferimento perché può indicare la necessità di una emostasi urgente,
per via chirurgica o endovascolare (figure 8.10, 8.11).
Lo stravaso attivo diventa riconoscibile quando l’attenuazione è
maggiore rispetto al sangue coagulato, che presenta densità di circa
70-90 HU: la maggior parte degli stravasi attivi presenta attenuazione
maggiore di 100 HU. Per una dimostrazione ottimale degli stravasi
ematici attivi nel politraumatizzato, alcuni autori suggeriscono
l’impiego di 150 mL di mezzo di contrasto 300 mg/L somministrati a
3,5 mL/sec con avvio dell’acquisizione a circa 1 minuto dall’inizio del
bolo: tale ritardo è maggiore di quello usato per una acquisizione
arteriosa standard e si propone di garantire un enhancement ottimale
degli organi parenchimatosi. Può seguire, quindi, un’acquisizione
tardiva (per esempio a 5 minuti) con tecnica a bassa dose per
completare la valutazione semeiologica dei reperti.
f0040
p0370
p0375
p0380
p0385
p0390
p0395
91
C0040.indd 91
3/19/10 2:57:04 PM
Capitolo
8
Traumi pleuro-polmonari
a
b
f0045 Figura 8.8 Emotorace con sanguinamento attivo. Il rifornimento attivo di un emotorace deve essere comunicato direttamente al leader del trauma team,
perché l’emostasi possa essere effettuata rapidamente ed efficacemente (embolizzazione, toracotomia).
a
b
f0050 Figura 8.9 Le immagini, ottenute dopo somministrazione di m.d.c. e.v. a 60” e 120” circa dall’inizio del bolo, dimostrano un rifornimento ad alta
portata dell’emotorace, probabilmente di origine arteriosa. Aree di maggiore densità nel contesto dell’emotorace indicano la commistione di sangue
fluido e parzialmente coagulato; un piccolo focolaio iperdenso in sede paraspinale (a) rileva l’origine di un sanguinamento attivo ad alta portata che
vernicia progressivamente (b) la porzione declive del cavo pleurico.
s0065
CONTUSIONE
p0400 Descritta per la prima volta da Morgagni nel 1761, la contusione polmonare è la più comune lesione parenchimale dopo il trauma chiuso
del torace, con una prevalenza del 30-75 %. La contusione polmonare
è un deposito focale emorragico-edematoso, espressione di un danno del letto capillare alveolare, in sede endo-alveolare e interstiziale.
L’architettura parenchimale è complessivamente rispettata, anche se
nel contesto di focolai contusivi sono talora riscontrabili lacerazioni
parenchimali associate.
Il meccanismo traumatico è costituito dal trauma diretto (contusio- p0405
ne su parenchima adiacente alla sede dell’impatto) o dal contraccolpo
(contusione in sedi lontane dall’area di impatto). In caso di trauma decelerativo ad alta energia (per esempio trauma della strada) gli alveoli
sono sottoposti a improvvise forze frizionali rispetto ai peduncoli bron-
92
C0040.indd 92
3/19/10 2:58:02 PM
Capitolo
8
Traumi pleuro-polmonari
f0055 Figura 8.10 Il paziente, stabilizzato in sala di emergenza e sottoposto
a drenaggio bilaterale, evidenzia una modesta falda di emotorace
bilaterale.
p0410
p0415
p0420
p0425
covascolari; il trauma diretto può distruggere gli alveoli (contusioni
associate a lacerazioni, per esempio, in caso di frattura costale) e l’energia cinetica associata depositarsi in via preferenziale in corrispondenza
delle interfacce liquido-gas, come a livello aria-sangue negli alveoli.
I sintomi sono presenti in circa il 50% dei casi e comprendono
emottisi (trasudazione di sangue negli spazi alveolari e nelle vie aeree), febbre di modesta entità, tachipnea, ipossia, broncorrea, insufficienza respiratoria acuta.
Le aree polmonari contuse sono caratterizzate da ridotta compliance, diminuizione della ventilazione per unità di volume e incremento
della frazione di shunt; l’ispessimento dei setti alveolari nel polmone
contuso riduce la diffusione gassosa loco-regionale.
In caso di contusione polmonare severa, la risposta al danno locale
assume rilevanza sistemica, associandosi ad aumento delle proteine nel
lavaggio broncoalveolare (BAL), incremento della permeabilità capillare,
alterazioni micro e macroscopiche e aumento dei polimorfonucelati anche a carico del polmone non contuso oltre che a un aumento dei livelli
locali e sistemici del complemento.
Anche se non necessariamente associate a frattura costale o sternale, la maggior parte delle contusioni severe che richiedono supporto
ventilatorio si accompagnano a danno severo della gabbia toracica. In
Figura 8.11 Stesso caso della figura 8.10, controllo dopo 3 ore:
emotorace massivo bilaterale, con evidenza TC di sanguinamento
attivo nel cavo pleurico sinistro. Si noti nella radiografia la diffusa
ipodiafania degli ambiti polmonari con visibilità conservata dei markings
broncovascolari e l’inversione della cupola diaframmatica sinistra.
f0060
particolare il volet costale, la più severa tra le lesioni traumatiche della
parete toracica, con una mortalità del 10-20%, è tipicamente associato a significativa contusione polmonare. La diagnosi di contusione si
associa a un peggioramento della prognosi, specialmente in età pediatrica.
Le dimensioni delle contusioni polmonari mostrano una correla- p0430
zione con il tasso di mortalità e di comorbilità per ARDS (adult respiratory distress syndrome) o polmonite. La mortalità riportata per
contusione è compresa tra il 14 e il 40%, a seconda della severità
dell’estensione. È importante considerare che la reale estensione di
una contusione non può essere stimata al primo controllo radiologico, ma si manifesta entro 72 ore.
b0025
IL RUOLO DEL RADIOLOGO
ASPETTO RADIOLOGICO
s0070
La contusione parenchimale è la più comune causa di opacità
polmonare alla RxT dopo trauma chiuso del torace, riscontrandosi
nel 30-75% dei pazienti.
p0435
93
C0040.indd 93
3/19/10 2:58:32 PM
Capitolo
p0440
8
Traumi pleuro-polmonari
Si manifesta sotto forma di aree focali o multifocali di opacità
confluenti, con aspetto “a vetro smerigliato” (figura 8.12) o di
consolidamento (figura 8.13). Il territorio contuso non ha limiti
segmentari ed è più frequentemente apprezzabile in sede mantellare,
in adiacenza alla sede di impatto. Se la contusione non esprime il
a
danno perifocale associato a una lacerazione parenchimale, la sua
struttura è omogenea, priva di cavitazioni.
La contusione può essere radiograficamente invisibile nelle prime
6 ore dal trauma, tende a estendersi progressivamente nelle 24-72
ore successive, quando raggiunge le dimensioni definitive. In casi non
p0445
b
f0065 Figura 8.12 Area contusiva a vetro smerigliato nel territorio lingulare. Il reperto, ben apprezzabile nella sua reale entità in TC, è piuttosto sfumato
in radiografia, anche a causa della rotazione della radiografia e della sovrapposizione dell’asse spinale.
a
b
f0070 Figura 8.13 Contusioni di maggior gravità possono assumere l’aspetto del consolidamento parenchimale. In questo caso, associato a numerose fratture
costali e a lacerazioni mantellari multiple, si osserva anche un inusuale aspetto di broncogramma, generalmente inapprezzabile per il riempimento sieroso,
ematico e mucoso delle vie aeree contuse.
94
C0040.indd 94
3/19/10 2:59:25 PM
Capitolo
8
Traumi pleuro-polmonari
complicati mostra, infine, un progressivo riassorbimento tra i 3 e i 14
giorni: opacità che entro tale periodo non regrediscono o, addirittura,
si ingrandiscono, pongono il sospetto di sovrapposizione infettiva o
di ARDS.
s0075
TOMOGRAFIA COMPUTERIZZATA MULTISTRATO
p0450
La dimostrazione delle contusioni nella TC è senza dubbio più agevole:
in modelli sperimentali la TC dimostra circa il 100% dei casi, contro
il 37,5% delle radiografie del torace, con un’accurata dimostrazione
dell’estensione del danno. È tuttavia probabile che contusioni visibili
solo nella TC non siano clinicamente significative.
L’aspetto TC dipende dalla severità del danno (figure 8.14, 8.15):
“ground glass” in caso di compromissione prevalentemente interstiziale
con parziale riempimento alveoare; consolidamento quando il danno
alveolare è severo, spesso in concomitanza con lacerazioni.
p0455
s0080
DIAGNOSI DIFFERENZIALE
p0460
Si manifesta come patologia degli spazi aerei, ed entra in diagnosi
differenziale con: aspirazione, atelettasia, lacerazione, polmonite. La
sovrapposizione del quadro radiologico può essere considerevole. Tra i
criteri che distinguono l’atelettasia (si veda fig. 8.15) vanno considerati
forma triangolare e segni associati di perdita di volume, mentre per
la lacerazione (figura 8.16) gli aspetti cavitari nel contesto dell’area
radiopaca. Una contusione che non guarisce entro 7-8 giorni deve
sollevare il sospetto di lacerazione associata oppure di sovrapposizione
di polmonite o ARDS. Il broncogramma aereo è raro (si veda fig. 8.13),
dal momento che anche le vie aeree distali sono generalmente replete
da sangue ed edema.
p0465
s0085
LACERAZIONE
p0470 Le lacerazioni polmonari sono vere e proprie fratture parenchimali,
causate generalmente da forze frizionali (shearing stress) associate a
traumi ad alta energia o da puntura diretta (per esempio monconi di
frattura costale). Possono essere associate a contusioni, che rappresenterebbero la manifestazione di un danno parenchimale di minore
entità. Si manifestano clinicamente con emottisi.
Nel parenchima lesionato possono apprezzarsi contemporanea- p0475
mente tipi diversi di lacerazione.
Sono generalmente lesioni benigne, anche se possono andare p0480
in contro a complicanze quali infezione, fistola broncopleurica, ingrandimento con compressione del parenchima adiacente,
emorragia.
IL RUOLO DEL RADIOLOGO
b0030
ASPETTO RADIOLOGICO
s0090
È variabile e tende a modificarsi nei controlli successivi all’ingresso
in PS.
Le proprietà di ritorno elastico del polmone circostante rendono
rotondeggianti le lacerazioni, spesso di difficile riscontro nella RxT.
Lo spazio creato dalla distruzione tissutale può avere contenuto
aereo, siero-ematico (ematoma) o più frequentemente misto, con
formazione di livelli fluido-aerei. In fase acuta, il sangue che si
raccoglie nella lacerazione si presenta come opacità omogenea, ben
circoscritta, a densità delle parti molli. Può essere mascherata dai
fenomeni contusivi associati, al regredire dei quali si manifesta in
modo evidente nel corso di controlli radiologici seriati. La lacerazione,
infatti, diventa più evidente qualche giorno dopo il trauma, con il
regredire dell’edema e dell’emorragia associati alla contusione. Talora
piccole e multiple lesioni lacerative sono riconoscibili, nel contesto di
un’area parenchimale contusa, sotto forma di focolai di omogenea
densità, con aspetto a “formaggio svizzero’ (si veda figura 8.16,
figura 8.17). Nelle aree contusive non è raro il riscontro di focolai
uniformemente densi e rotondeggianti, espressione di ematomi
multipli.
Con il trascorrere del tempo, l’ematoma all’interno della lacerazione
viene riassorbito e sostituito da una raccolta aerea ellittica o rotonda,
p0485
p0490
p0495
f0075 Figura 8.14 Contusione polmonare, aspetto a vetro smerigliato. (a) Contusione isolata dopo trauma diretto a bassa energia. (b) Politrauma della strada:
contusione dell’apice polmonare sinistro; enfisema mediastinico.
95
C0040.indd 95
3/19/10 3:00:14 PM
Capitolo
8
Traumi pleuro-polmonari
chiamata anche pneumatocele post-traumatico. Lo pneumatocele posttraumatico compare entro pochi giorni dal trauma, ma in alcuni casi si
manifesta dopo mesi; le sue dimensioni solitamente sono comprese tra
2 e 5 cm.
La TCMS mette meglio in mostra le lacerazioni e ne permette la
classificazione in quattro tipi (figure 8.18-8.21):
f0080 Figura 8.15 Contusione apicale destra, con aspetto a vetro smerigliato.
Si noti l’impressionante aspetto del pneumotorace anteromediale a sinistra.
♦ Tipo 1: la più frequente, a sede centrale, provocata da forze
frizionali (shearing stress) che si sviluppano tra il parenchima
polmonare e l’albero tracheobronchiale;
♦ Tipo 2: lesioni spesso di aspetto tubulare, nei lobi inferiori,
provocate da compressione del parenchima sui corpi vertebrali;
♦ Tipo 3: piccole, rotondeggianti, periferiche, associate a fratture
costali e PNX;
♦ Tipo 4: trazione su aderenze pleuroparenchimali preesistenti;
si riconosce solitamente solo all’intervento chirurgico o
all’autopsia.
Le lacerazioni regrediscono di solito in un periodo compreso
tra 3 settimane e 1 anno, sebbene raramente possono persistere
indefinitamente come opacità nodulari, ovvero manifestarsi
a distanza di anni come formazione cistica in caso di espettorazione
dell’ematoma.
Più raramente, a causa della ridotta compliance
parenchimale, la lacerazione è apprezzabile come vera e propria
rima di frattura a contenuto gassoso e decorso extrabronchiale
(figura 8.22).
In caso di lesioni particolarmente estese l’ematoma assume
carattere di formazione espansiva e può associarsi a emorragia
emodinamicamente significativa (figura 8.23).
p0500
u0135
u0140
u0145
u0150
p0525
p0530
p0535
f0085 Figura 8.16 Su strati TC contigui si riconosce frattura costale scomposta associata a sottile falda di pneumotorace anteromediale e area contusiva
a vetro smerigliato nel contesto della quale sono riconoscibili piccoli focolai lacerativi.
96
C0040.indd 96
3/19/10 3:00:18 PM
Capitolo
f0090
8
Traumi pleuro-polmonari
a
b
Figura 8.17 Vasta area contusiva, apprezzabile come ipodiafania disomogenea nel campo inferiore del polmone destro. Riconoscibili sia in radiografia
sia (assai più facilmente) in TC focolai lacerativi di tipo I e II nel contesto della contusione parenchimale, che appare come area a vetro smerigliato
(ipodensità nel cui contesto sono apprezzabili i markings broncovascolari). Si noti nella radiografia la sovrapposizione di numerose immagini di “disturbo”
(asse spinale, fili superficiali, sondino gastrico), che in radiologia d’urgenza rappresentano la regola piuttosto che l’eccezione.
f0095 Figura 8.18 Stesso caso della fig. 12: sono ben evidenziabili in TC le lacerazioni di tipo III associate a fratture costali multiple.
s0095
ERNIA POLMONARE TRAUMATICA
p0540 È una complicanza rara dopo il trauma chiuso, più frequente in caso
di traumi penetranti.
p0545
Può realizzarsi tramite una soluzione di continuità parietale congenita o acquisita, provocata dalla frattura di coste o dislocazione sternoclaveare o costo-condrale.
p0550
La parete anteriore e laterale ha spessore muscolare minore (muscoli intercostali) ed è più soggetta a ernia traumatica del polmone
(figura 8.24) rispetto alla parete posteriore, rinforzata da robusti piani
muscolari (trapezio, latissimus dorsi, romboide).
Le ernie intercostali possono associarsi a emotorace o pneumotorace, p0555
secondari a strangolamento o incarceramento del parenchima. La riduzione chirurgica, raramente necessaria, è indicata nei casi sintomatici.
s0100
ATELETTASIA
Dopo un trauma chiuso del torace, il parenchima polmonare può pre- p0560
sentare fenomeni atelettasici più o meno estesi, correlati ai seguenti meccanismi patogenetici: si distinguono in particolare atelettasie
ostruttive, compressive, passive e adesive.
97
C0040.indd 97
3/19/10 3:00:23 PM
Capitolo
8
Traumi pleuro-polmonari
f0100 Figura 8.19 Lacerazioni polmonari: sono riconoscibili, nel contesto di una
vasta area contusiva, numerosi focolai lacerativi di tipo I. In sede paraspinale
lacerazione di tipo II parzialmente riempita da siero o sangue. In sede centrale
piccole lacerazioni a contenuto pressoché esclusivamente gassoso circondano
un’ampia lacerazione completamente riempita da sangue (ematoma).
Figura 8.20 Lacerazione periferica, piccola e rotondeggiante, associata
caratteristicamente a fratture costali e PNX (tipo III).
f0105
f0110 Figura 8.21 Su strati TC contigui è possibile seguire la “linea di forza” frizionale lungo la quale si è scaricata l’energia traumatica che ha prodotto
le lacerazioni di tipo I illustrate.
p0565
p0570
p0575
p0580
p0585
La forma ostruttiva è casuata da tappi di muco, corpi estranei (per
esempio protesi dentarie), sangue endobronchiale, broncorrea o rottura della via aerea.
Estesi focolai lacerativi e/o contusivi possono provocare atelettasia
da compressione, per effetto massa.
L’emotorace e il pneumotorace inducono atelettasia passiva, separando le superfici pleuriche parietale e viscerale, impedendo in tal
modo la naturale espansione parenchimale.
La cosiddetta atelettasia adesiva, infine, è una condizione di collasso
alveolare primitivo associata a ridotta produzione di surfattante, provocata in genere da concomitanti fenomeni contusivi.
Oltre alla dispnea l’atelettasia è stata in passato associata alla presenza
di febbre, ma studi relativamente recenti non suggeriscono che la febbre
dovrebbe essere considerata espressione di altra patologia sottostante.
IL RUOLO DEL RADIOLOGO
b0035
ASPETTO RADIOLOGICO E TOMOGRAFIA
COMPUTERIZZATA MULTISTRATO
s0105
La diagnosi di atelettasia ostruttiva si basa sulla riduzione locale del
contenuto aereo e del volume parenchimale: radiologicamente si
apprezzano opacità a delimitazione subsegmentaria, segmentaria
o lobare senza broncogramma aereo, associate a dislocazione delle
scissure, del mediastino, dell’ilo e dell’emidiaframma del lato interessato.
Nelle forme di atelettasia compressiva, il polmone atelettasico
può apparire come cercine radiopaco limitrofo all’area contusiva/
lacerativa. Nelle atelettasie passive l’opacità parenchimale può
mantenersi sostanzialmente normale, per la consensuale riduzione
p0590
p0595
98
C0040.indd 98
3/19/10 3:01:02 PM
Capitolo
8
Traumi pleuro-polmonari
a
b
f0115 Figura 8.22 Lacerazione: in casi meno frequenti la rigidità del polmone consolidato non consente il ritorno elastico del parenchima limitrofo
alla lacerazione, che appare allora coma una vera e propria “rima di frattura” a densità aerea e decorso extrabronchiale.
a
b
f0120 Figura 8.23 Ematoma massivo del lobo inferiore sinistro. Rami vascolari distorti e stirati nell’ematoma, associati a piccoli focolai di sanguinamento attivo.
Paziente deceduto per shock emorragico.
p0600
del contenuto aereo e del contenuto ematico loco-regionale;
se i rami bronchiali non sono occupati da muco o sangue il
broncogramma aereo è frequentemente apprezzabile, come pure
nelle atelettasie adesive.
Va tenuto presente che nel traumatizzato le varie tipologie di
atelettasia sono variamente associate. L’aspetto particolarmente denso,
omogeneo e associato a deviazione delle scissure permette la diagnosi
differenziale con la contusione e l’aspirazione polmonare (vedi fig. 8.4;
figure 8.25, 8.26).
Nella TCMS le atelettasie si caratterizzano in genere per un
maggior potenziamento dopo mezzo di contrasto rispetto al polmone
consolidato per contusione, a causa dell’affollamento vascolare
associato. Ben evidenziabili, anche grazie alle ricostruzioni MPR, i segni
secondari di perdita di volume (vedi figg. 8.4, 8.25, 8.26).
p0605
99
C0040.indd 99
3/19/10 3:01:19 PM
f0125 Figura 8.24 Ernia traumatica del polmone sinistro. La parete antero-laterale del torace è più sottile e più esposta all’erniazione traumatica di parenchima polmonare.
a
b
c
f0130 Figura 8.25 Atelettasia del lobo inferiore sinistro. La presenza di broncogramma aereo nel contesto del parenchima atelettasico è piuttosto frequente
nel traumatizzato, salvo nei casi di ostruzione completa di un bronco centrale. Si noti la rottura dell’istmo aortico associata a ematoma, riconoscibile in
radiografia come slargamento del mediastino superiore.
a
b
f0135 Figura 8.26 In questa atelettasia del lobo inferiore è ben evidente la spiccata densità, dopo mezzo di contrasto, associata all’affollamento dei rami
vascolari locoregionali, nonché la perdita di volume associata a retrazione della scissura limitrofa.
100
C0040.indd 100
3/19/10 3:01:36 PM
Capitolo
8
Traumi pleuro-polmonari
b0040
APPENDICE: DRENAGGI PLEURICI
p0610
Il posizionamento di uno o più drenaggi toracostomici costituisce il
trattamento standard per il PNX e l’emotorace. Il calibro dei drenaggi
varia dai 10 ai 40 F a seconda della viscosità del materiale da evacuare,
della preferenza del medico e il decorso del tubo, inserito sulla linea
ascellare media, è antero-superiore per il drenaggio di PNX, posteroinferiore per l’evacuazione dell’emotorace. Il tubo è correttamente
posizionato se l’apice è nello spazio pleurico, cioè tra pleura parietale
e viscerale (figura 8.27). La manovra di posizionamento può essere
considerata ordinariamente piuttosto semplice, ma le condizioni
critiche del politraumatizzato si associano non infrequentemente
con il malfunzionamento del drenaggio: il tubo non drena né aria
né fluido se connesso a un sistema di aspirazione, o se il controllo
radiologico dimostra la persistenza di PNX o di emotorace. Tra le cause
di malfunzionamento si riconoscono l’inginocchiamento, l’ostruzione
da parte di coaguli e, la più frequente in urgenza, il malposizionamento
(MP) del drenaggio, con apice intrascissurale, intraparenchimale (nei
tessuti molli extrapolmonari) mediastinica o addominale (attraverso una
lacerazione diaframmatica). L’MP di un drenaggio comporta prolungata
degenza e rischio di complicanze infettive 96, 98, 99, 100, 101. I
drenaggi intraparenchimali, inoltre, possono complicarsi in ascesso
polmonare oppure provocare un sanguinamento parenchimali; il ritardo
nell’evacuazione dell’emotorace, infine, può favorire la formazione di
un empiema.
Il riconoscimento clinico dell’MP è difficile. La RxT è generalmente
impiegata come esame di controllo dopo posizionamento del
drenaggio, per valutare la riespansione parenchimale, la riduzione
della falda di PNX/emotorace e per controllare l’apice del drenaggio;
l’attendibilità nel riconoscimento dell’MP deve essere comunque
considerata modesta e limitata ai casi più grossolani (25% circa del
totale). Il riconoscimento dell’MP è agevole in TC e ha una prevalenza
compresa tra il 15 e il 26% (figure 8.28, 8.29).
Si definisce persistente un PNX apprezzabile nonostante
posizionamento di drenaggio: un PNX persistente può essere iperteso e
deve essere segnalato per le vie brevi al team leader.
p0615
p0620
a
b
f0140
Figura 8.27 Corretto posizionamento del drenaggio pleurico apicale,
con risoluzione del PNX mostrata nella figura 8.1.
101
C0040.indd 101
3/19/10 3:01:56 PM
Capitolo
8
Traumi pleuro-polmonari
a
b
c
d
f0145 Figura 8.28 Pneumotorace persistente, TCMS, MIP e MPR. Il pneumotorace persistente è dovuto al malfunzionamento dei drenaggi, spesso con apice
MP. Nel caso illustrato l’estremo del drenaggio è intraparenchimale da ambo i lati.
a
b
c
f0150 Figura 8.29 Drenaggi MP: (a) estremo intraparenchimale; (b) decorso intrascissurale con ematoma del parenchima adiacente; (c) estremo
intraparenchimale con falda di PNX anteromediale residua.
102
C0040.indd 102
3/19/10 3:02:07 PM
Capitolo
bi0010
8
Traumi pleuro-polmonari
BIBLIOGRAFIA
Albaugh G, Kann B, Puc MM et al. Ageadjusted outcomes in traumatic flail
chest injuries in the elderly. Am. Surgeon.
2000;66:978–81.
American College of Surgeons Committee
on Trauma. Advanced trauma life support
program for doctors. 7th ed. Chicago:
American College of Surgeons; 2004.
Baldt MM, Bankier AA, Germaenn PS
et al. Complications after emergency
tube thoracostomy: assessment with CT.
Radiology 1995;195:539–43.
Ball CG, Kirkpatrick AW, Laupland KB et al.
Factors related to the failure of radiographic
recognition of occult posttraumatic
pneumothoraces. Am J Surg 2005;189:
541–6. (discussion 546).
Ball CG, Kirkpatrick AW, Laupland KB
et al. Incidence, risk factors, and outcomes
for occult pneumothoraces in victims of
major trauma. J Trauma 2005;59:917–24.
(discussion 924-915).
Bardenheuer M, Obertacke U, Waydhas C
et al. Epidemiology of the severely
injured patient: a prospective assessment
of preclinical and clinical management.
Unfallchirurg 2000;103(5):355–63.
Beson A, Saegesser F. Color atlas of chest
trauma and associated injuriesVol. 1.
Oradell, NJ: Medical Economics; 1983.
Bridges KG, Welch G, Silver M et al. CT
detection of occult pneumothorax in
multiple trauma patients. J Emerg Med
1993;11:179–86.
Brink M, Deunk J, Dekker HM et al. Added
value of routine chest MDCT after blunt
trauma:evaluation of additional findings
and impact on patient management. AJR
2008;190:1591–8.
Carr JJ, Reed JC, Choplin RH et al. Plain
and computed radiography for detecting
experimentally induced pneumothorax
in cadavers: implications for detection in
patients. Radiology 1992;183(1):193–9.
Clark GC, Schecter WP, Trunkey DD.
Variables affecting outcome in blunt chest
trauma:Flail chest vs. pulmonary contusion.
Jtrauma 1988;28:298–304.
Cohen MC. Pulmonary contusion: review of
the clinical entity. J Trauma 1997;42:973–9.
Collins JA, Samra GS. Failure of chest x-rays
to diagnose pneumothoraces after blunt
trauma. Anaesthesia 1998;53:74–8.
Collins JD, Burwell D, Furmanski S et al.
Minimal detectable pleural effusions.
Radiology 1972;105:51–3.
Cooper GJ, Taylor DE. Biophysics of impact
injury to the chest and abdomen.
J RoyalArmy Med Corps 1989;135:58–67.
Costantino M, Gosselin MV, Primack SL. The
ABC’s of thoracic trauma imaging. Semin
Roentgenol. 2006;41(3):209–25.
Davis KA, Fabian TC. Prostanoids: early
mediators in the secondary injury that
develops after unilateral pulmonary
contusion. J Trauma 1999;46:824–31.
Desachy FB, Cornu E, Ostyn E et al. Traumatic
pulmonary hernia: surgical versus
conservative management. J Trauma
1998;44:217–9.
Di Bartolomeo S, Nardi G, Sanson G et al.
Epidemiologia del trauma e organizzazione
della risposta. In: Sanson G, Nardi G, De
Blasio E et al. Prehospital trauma care. Italian
resuscitation council ed: Bologna, 2007.
Di Bartolomeo S, Sanson G, Nardi G et al.
A population based study on pneumothorax
in severely traumatized patients. J Trauma.
2001;51:677–82.
Digna R Kool, Johan G. Blickman advanced
trauma life support® ABCDE from a
radiological point of view. Emerg Radiol
2007;14:135–41.
Eichelberger MR, Mangubat EA, Sacco WJ
et al. Outcome analysis of blunt injury in
children. Trauma 1988;28:1109–15.
Engoren M. Lack of association between
atelectasis and fever. Chest 1995;(107):81–4.
Exadaktylos AK, Sclaba G, Schmid SW
et al. Do we really need routine computed
tomographic scanning in the primary
evaluation of blunt chest trauma in patients
with “normal” chest radiograph? J Trauma
2001;51:1173–6.
Franklin DC, Mathai J. Biliary pleural fistula: a
complication of hepatic trauma. J Trauma
1980;20:256–8.
Gallardo X, Castañer E, Mata JM. Benign
pleural diseases. European Journal of
Radiology 2000;34:87–97.
Gavelli G, Napoli G, Bertaccini P et al. Imaging
of thoracic injuries in borut marincek
robert. In : Dondelinger F. Emergency
Radiology – Imaging and Intervention.
Berlin Heidelberg: Springer-Verlag; 2007.
p. 155–78.
Gayer G, Rozenman J, Hoffmann C
et al. Pictorial review: CT diagnosis of
malpositioned chest tubes. Br J Radiol
2000;73:786–90.
Gerard PS, Kaldawi E, Litani V et al. Right-sided
pneumothorax as a result of a left-sided
chest tube. Chest 1993;103:1602–3.
Gilbert TB, McGrath BJ. Tension
pneumothorax: Etiology, diagnosis,
pathophysiology, and management. J
Intensive Care Med 1994;9:139.
Glinz W. Problems caused by the unstable
thoracic wall and by cardiac injury due to
blunt injury. Injury 1986;17:322–6.
Gobien RP, Reines HD, Schabel SJ. Localized
tension pneumothorax: unrecognized form
of barotrauma in adult respiratory distress
syndrome. Radiology 1982;142:15.
Goodacre S, Than M, Goyder EC et al. Can
the distance fallen predict serious injury
after a fall from a height? J Trauma.
1999;46:1055–8.
Helling TS, Watkins M, Evans LL et al. Low falls:
an underappreciated mechanism of injury.
J Trauma. 1999;46:453–6.
Gordon R. The deep sulcus sign. Radiology
1980;136:25.
Hamilton JD, Kumaravel M, Censullo ML
et al. Multidetector CT evaluation of active
extravasation in blunt abdominal and
pelvic trauma patients. Radiographics
2008;28:1603–16.
Heim P, Maas R, Tesch C et al. Pleural drainage
acute thoracic trauma Comparison
of radiologic image and computed
tomography. Aktuelle Radiol 1998;8:163–8.
Hellinger A, Konerding MA. Does lung
contusion affect both the traumatized
and the noninjured lung parenchyma? A
morphological and morphometric study in
the pig. J Trauma 1995;39:712–9.
Henschke CL, Davis SD, Romano RM et al.
Pleural effusions: pathogenesis, radiologic
evaluation, and therapy. J Thorac Imaging
1989;4:49–60.
Hill SL, Edmisten T, Holtzman G et al. The
occult pneumothorax: an increasing
diagnostic entity in trauma. Am Surg.
1999;65:254–8.
Hoyt DB, Coimbra R, Potenza B et al. A
twelve-year analysis of disease and provider
complications on an organized Level I
trauma service: as good as it gets? J Trauma.
2003;54:26–37.
Ikonomidis JS, Boulanger BR, Brenneman FD.
Chylothorax after blunt chest trauma: a
report of 2 cases. Can J Surg 1997;40:135–8.
Kang EY, Muller NL. CT in blunt chest
trauma: pulmonary, tracheobronchial, and
diaphragmatic injuries. Semin Ultrasound
CT MR 1996;17:114–8.
Kurlander GJ, Helmen CH. Subpulmonary
pneumothorax. American Journal of
Roentnology 1966;96:1019.
Lang-Lazdunski L, Bonnet PM, Pons F et al.
Traumatic extrathoracic lung herniation.
Ann Thorac Surg 2002;74:927–9.
LoCicero J, Mattox KL. Epidemiology of chest
trauma. Surg Clin North Am. 1989;69:15–9.
Lomoschitz FM, Eisenhuber E, Linnau KF
et al. Imaging of chest trauma: radiological
patterns of injuries and diagnostic
algorithms. Eur J Radiol 2003;48:61–70.
Manson D, Babyn PS, Palder S et al. CT of blunt
chest trauma in children. Pediatr Radiol
1993;23:1–5.
Markowitz RI. The anterior junction line: a
radiographic sign of bilateral pneumothorax
in neonates. Radiology 1988;167:717.
Mayberry JC. Imaging in thoracic trauma:
the trauma surgeon’s perspective. J Thorac
Imaging 2000;15:76–86.
McLoud TC, Flower CDR. Imaging the
pleura: sonography CT and MR imaging.
American Journal of Roentnology
1991;156:1145–53.
103
C0040.indd 103
3/19/10 3:02:41 PM
Capitolo
8
Traumi pleuro-polmonari
Miller HAB, Taylor GA, Harrison AW et al.
Management of flail chest. Canad Med Assoc
J. 1983;129:1104–7.
Miller PR, Croce MA, Bee TK et al. ARDS
after pulmonary contusion: accurate
measurement of contusion volume identifies
high risk patients. J Trauma 2001;51:223–30.
Mirvis S, Shanmuganathan K. Imaging in
trauma and critical care. Philadelphia:
Saunders; 2003.
Mirvis SE. diagnostic imaging of acute thoracic
injury. Seminars in ultrasound, CT, and MRI
2004;25(2):156–79.
Mirvis SE, Shanmuganathan K, Miller BH
et al. Traumatic aortic injury: diagnosis
with contrast-enhanced thoracic CT fiveyear experience at a major trauma center.
Radiology 1996;200:413–22.
Mirvis SE, Tobin KD, Kostrubiak I et al. Thoracic
CT in detecting occult disease in critically ill
patients. AJR 1987;148:685–9.
Mirvis SE. Imaging of acute thoracic injury:
the advent of MDCT screening. Semin
Ultrasound CT MR 2005;26:305–31.
Moore EE, Malangoni MA, Cogbill TH et al.
Organ injury scaling. IV: thoracic vascular,
lung, cardiac, and diaphragm. J Trauma
1994 Mar;36(3):299–300.
Moskowitz PS, Griscom NT. The medial
pneumothorax. Radiology 1976;120:143.
Mullinix AJ, Foley WD. Multidetector computed
tomography and blunt thoracoabdominal
trauma. J Comput Assist Tomogr
2004;28:20–7.
Mullins RJ. the influence of imaging on the
trauma surgeon’s initial evaluation of
seriously injured patients. Seminars in
Roengtenol 2006;41:159–76.
Neff MA, Monk JS Jr., Peters K et al. Detection
of occult pneumothoraces on abdominal
computed tomographic scans in trauma
patients. J Trauma. 2000;49:281–5.
Newman RJ, Jones IS. A prospective study of
413 consecutive car occupants with chest
injuries. J Trauma. 1984;24:129–35.
Newman RJ, Rastogi S. Rupture of the thoracic
aorta and its relationship to road traffic
accident characteristics. Injury 1984;15:296–9.
Newman RJ. A prospective evaluation of the
protective effect of car seatbelts. J Trauma.
1986;26:561–4.
Omert L, Yeaney WW, Protetch J. Efficacy of
thoracic computerized tomography in blunt
chest trauma. Am Surg 2001;67:660–4.
Oppenheimer L, Craven KD. Pathophysiology
of pulmonary contusion in dogs. J Applied
Phy 1979;47:718–28.
Peytel E, Menegaux F, Cluzel P et al.
Initial imaging assessment of severe
blunt trauma. Intensive Care Med.
2001;27:1756–61.
Raasch BN, Carsky EW, Lane EJ et al. Pleural
effusion: explanation of some typical
appearances. American Journal of
Roentnology 1982;139:899–904.
Rhea JT, van Sonnenburg E, McLoud TC.
Basilar pneumothorax in the supine adult.
Radiology 1979;133:593–5.
Richardson J D , Adams L , Flint L M .
Selective Management of flail chest
and pulmonary contusion . Ann Surg.
1982 ; 196 : 481 – 7 .
Rivas LA, Fishman JE, Munera F et al. Multislice
CT in thoracic trauma. Radiol Clin North
Am 2003;41:599–616.
Ruskin JA, Gurney JW, Thorsen MK et al.
Detection of pleural effusions on supine
chest radiographs. American Journal of
Roentnology 1987;148:681–3.
Schild HH, Strunk H, Weber W et al. Pulmonary
contusion: CT vs plain radiograms. J
Comput Assist Tomogr 1989;13(3):417–20.
Shackford SR. Blunt chest trauma: the
intensivist’s perspective. Intensive Care Med.
1986;1:125.
Shanmuganathan K, Mirvis SE. Imaging
diagnosis of nonaortic thoracic injury.
Radiol Clin North Am 1999;37(3):533–51.
Shorr RM, Crittenden M, Indeck M et al.
Blunt thoracic trauma: analysis of 515
patients. Ann Surg 1987;206:200–5.
Sivit Ci, Taylor GA, Eichelberger MR. Visceral
injury in battered children: a changing
perspective. Radiology 1989;173:659–61.
Sivit CJ, Taylor GA, Eichelberger MR. Chest
injury in children with blunt abdominal
trauma: evaluation with CT. Radiology
1989;171:815–8.
Smejkal R, O’Malley KF, David E et al. Routine
initial computed tomography of the chest in
blunt torso trauma. Chest 1991;100(3):
667–9.
Stark DD, Federle MP, Goodman PC. CT
and radiographic assessment of tube
thoracostomy. AJR 1983;141:253–8.
Stark P Pleura. In : Stark P. Radiology of thoracic
trauma. Boston: Andover Medical Publisher;
1993.
Thoongsuwan N, Kanne JP, Stern EJ. Imaging
of blunt chest trauma. RSNA 2004 Syllabus,
pp 71-9.
Thoongsuwan N, Kanne JP, Stern EJ. Spectrum
of blunt chest injuries. J Thorac Imaging
2005;20(2):89–97.
Tocino I, Miller MH. Computed tomography
in blunt chest trauma. J Thorac Imaging
1987;2:45–59.
Tocino IM, Miller MH, Fairfax WR. Distribution
of pneumothorax in the supine and
semirecumbent critically ill adult.
American Journal of Roentnology
1985;144:901.
Toombs BD, Sandler SV, Lester RG. Computed
tomography of chest trauma. Radiology
1981; 140:733–8.
Trinkle JK, Richardson JD, Franz JL et al.
Management of flail chest without
mechanical ventilation. Ann Thorac Surg
1975;19:355–63.
Trupka A, Waydhas C, Hallfeldt KK et al. Value
of thoracic computed tomography in the
first assessment of severely injured patients
with blunt chest trauma: results
of a prospective study. J Trauma 1997;43:
405–11. (discussion 411-402).
Tyburski JG, Collinge JD, Wilson RF et al.
Pulmonary contusions: quantifying
the lesions on chest x-ray films and the factors
affecting prognosis. J Trauma 1999;46:833–8.
Wagner RB, Crawford WO Jr., Schimpf PP.
Classification of parenchymal injuries of the
lung. Radiology 1988;167:77–82.
Wall SD, Federle MP, Jeffrey RB et al. CT
diagnosis of unsuspected pneumothorax
after blunt trauma. AJR 1983;141:
919–21.
Wanek S, Mayberry JC. Blunt thoracic trauma:
flail chest, pulmonary contusion, and blast
injury. Crit Care Clin 2004;20:71–81.
Webb RR. Thoracic trauma. Surg Clin North Am
1974;54:1179–92.
Wicky S, Wintermark M, Schnyder P et al.
Imaging of blunt chest trauma. Eur Radiol
2000;10:1525–38.
Williams JR, Stembridge VA. Pulmonary
contusion secondary to nonpenetrating
chest trauma. AIR 1964;91:284–90.
Wisbach GG, Sise MJ, Sack DI et al. What is the
role of chest x-ray in the initial assessment
of stable trauma patients? J Trauma
2007;62:74–9.
Woodring JH. Recognition of pleural effusion
on supine radiographs: how much fluid is
required? American Journal of Roentnology
1984;142:59–64.
Zinck SE, Primack SL. Radiographic and CT
findings in blunt chest trauma. J Thorac
Imaging 2000;15:87–96.
Ziter FMH Jr., Wescott JL. Supine subpulmonary
pneumothorax. American Journal of
Roentnology 1981;137:699.
104
C0040.indd 104
3/19/10 3:02:41 PM