S
UPPLEMENTI
La città di celluloide
tra vocazione turistica
ed esperienze creative
04
IL CAPITALE CULTURALE
Studies on the Value of Cultural Heritage
JOURNAL OF THE SECTION OF CULTURAL HERITAGE
Department of Education, Cultural Heritage and Tourism
University of Macerata
Il Capitale culturale
Studies on the Value of Cultural Heritage
Supplementi 4, 2016
ISSN 2039-2362 (online)
ISBN 978-88-6056-466-5
© 2016 eum edizioni università di macerata
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Alla mia Maestra
La città di celluloide tra vocazione
turistica ed esperienze creative
Atti della giornata di studio (Macerata, 26
marzo 2015)*
a cura di Enrico Nicosia
* Tutti i contributi di questo volume sono stati sottoposti ad una revisione tra pari (Peer
Review) basata su una iniziale selezione da parte del Comitato Scientifico della Giornata di studio
e su una successiva valutazione da parte di due revisori anonimi.
II sessione
Valorizzazione e promozione
(cine)turistica delle destinazioni
«Il capitale culturale», Supplementi O4 (2016), pp. 223-238
ISSN 2039-2362 (online); ISBN 978-88-6056-466-5
DOI: http://dx.doi.org/10.13138/2039-2362/1426
© 2016 eum
Cinema e territorio. Processi di
valorizzazione e promozione (cine)
turistica delle destinazioni minori*
Angela Cresta**, Ilaria Greco***
Lo sguardo sulla realtà e il linguaggio
dell’immaginazione
possono
coniugarsi
felicemente sul piano artistico se l’emozione
convive con l’impegno, l’arte con la lotta per
il cambiamento. I rapporti dell’uomo con i
problemi della nostra epoca sono rapporti che
non devono proprio fare a meno di una carica
esplosiva sul piano dei sentimenti e delle possibile
esperienze artistiche.
Marino 1966, p. 70.
Il presente saggio è il risultato di una comune riflessione da parte degli autori, tuttavia le
singole parti possono essere così attribuite: a Ilaria Greco i §§ 1 e 3, ad Angela Cresta i §§ 2 e 4.
**
Angela Cresta, Ricercatore di Geografia economico-politica, Università del Sannio,
Dipartimento di Economia, Diritto, Management e Metodi Quantitativi, via delle Puglie, 82,
82100 Benevento, e-mail: cresta@unisannio.it.
**
Ilaria Greco, Ricercatore di Geografia economico-politica, Università del Sannio,
Dipartimento di Economia, Diritto, Management e Metodi Quantitativi, via delle Puglie, 82,
82100 Benevento, e-mail: ilaria.greco@unisannio.it.
*
224
ANGELA CRESTA, ILARIA GRECO
Abstract
Il contributo intende offrire spunti di riflessione sul legame tra cinema, creatività e
pratica turistica nei processi di valorizzazione e promozione (cine)turistica che interessano, in
particolare, le destinazioni minori. A tal fine, viene presentata l’esperienza dell’Irpinia in cui
l’autenticità dei luoghi e le aspirazioni di pochi illuminati con l’amore per la “Settima arte”
hanno, fin da inizio Novecento, ispirato diversi progetti cinematografici che, mescolando
suggestioni reali con effetti virtuali cinematografici, hanno proposto una trasposizione della
cultura e dei costumi, delle tradizioni e dei modi di vivere dell’Irpinia. Un binomio, quello tra
il cinema e l’Irpinia, che ben presto trasforma Avellino, a quei tempi uno dei capoluoghi più
poveri e sperduti d’Italia, nella capitale mondiale del cinema neorealistico; capace di incidere
attivamente sull’arretratezza tipica delle realtà meridionali.
Il contributo, attraverso un’analisi delle più celebri pellicole girate in Irpinia, ripercorre
il legame tra cinema e territorio; un legame storico che vede nell’immigrazione, nella fede e
nel realismo delle location i leit-motiv del patrimonio cinematografico irpino; un patrimonio
che oggi viene riportato alla ribalta da nuovi entusiasmi che animano tutta una serie di
progettualità di cine-turismo atti a realizzare nuove forme di sviluppo locale attraverso la
pratica turistica legata alle emozioni e alle immagini che il cinema è in grado di trasmettere.
The objective of the paper is to make a reflection on the relationship between cinema,
creativity and practical tourism in the processes of development and promotion of cinetourism
which affect, in particular, the minor destinations. To this end, the experience of Irpinia is
presented, where the authenticity of the places and the aspirations of a few enlightened by
love for the “Seventh Art” has, since the early twentieth century, inspired several film projects,
mixing suggestions real with virtual effects film, have proposed a transposition of the culture
and customs, traditions and ways of life of Irpinia. A combination between the cinema and
Irpinia which transforms Avellino, at the time one of the poorest and remotest provincial
of Italy, the world capital of cinema neorealist; able to influence actively on backwardness
typical of southern reality.
The contribution, through an analysis of the most famous films shot in Irpinia, traces
the link between cinema and territory; a historic link sees in immigration, in faith and in
the realism of the locations the leit-motiv of the film heritage Irpinia; a heritage that today
is brought to the fore by new enthusiasm that animate a series of projects of cine-tourism
capable of achieving new forms of local development through practice tourism related to the
emotions and images that cinema is able to transmit.
1. Come la tv e il cinema possono contribuire a ricostruire il senso “turistico”
dei luoghi
Il legame tra cinema e turismo, definito con il termine cineturismo o film
induced tourism inteso come «tutte le possibili forme di turismo incentivate
in qualche maniera dalla visione di pellicole cinematografiche»1, è noto agli
studiosi da tempo e sono numerosi i contributi che hanno evidenziato come
1
Beeton 2005, p. 9.
CINEMA E TERRITORIO
225
le produzioni cinematografiche influenzino la scelta d’acquisto e di consumo
del prodotto turistico2. La voglia di visitare le location in cui sono state
girate pellicole di successo risulta essere più forte di qualsiasi altro strumento
promozionale a disposizione del territorio, rendendo per un luogo la possibilità
di ospitare una produzione cinematografica un’occasione unica, che può avere
sul territorio un impatto socio-economico devastante, non solo in termini di
aumento dei flussi turistici ma, anche, di uno sviluppo più generale.
Negli ultimi anni, infatti, sempre più la storia, la letteratura ma, soprattutto,
la geografia dei luoghi rivivono nell’immaginario e nelle emozioni dello
spettatore attraverso il cinema e la televisione. Psicologicamente, lo schermo
cinematografico offre allo spettatore uno spazio fittizio che ha, però, tutte le
caratteristiche della realtà; gli attori e le loro gesta hanno la capacità di evocare
potenti emozioni e provocare forti suggestioni3.
Lo spettatore cinematografico è un sognatore che sa di stare sognando, poiché percepisce
se stesso mentre guarda la sua protesi simbolica, agire sullo schermo. Egli è, quindi,
contemporaneamente il vedente e il visto, cosa che gli permette appunto di essere, al
contempo, “partecipe ma vigile e critico”, rispetto alla realtà altra che ha di fronte4.
Sarà, dunque, l’emozione a trasformarsi in motivazione e guida al
comportamento, che nel caso del cineturismo porta all’esplorazione dei luoghi
visti nei film. Il cineturismo, stimolato e indotto dalla visione dei luoghi che il
cinema “mette in scena” è, infatti, sempre più un fenomeno socio-culturale che
porta alla ribalta i territori, da quelli più noti come le grandi metropoli a quelli
ancora sconosciuti come i piccoli centri.
La tendenza nelle pratiche cinematografiche a uscire dal chiuso degli studi
di produzione alla ricerca di luoghi che talvolta diventano i veri protagonisti
della sceneggiatura, insieme alla crescente diffusione culturale dei luoghi del
cinema, fa sì, dunque, che sia sempre più marcata la capacità del cinema di
rendere “turistica” una “nuova offerta culturale” di impronta territoriale. La
creatività e il supporto di strumenti innovativi di cultura visuale trasformano,
infatti, le location dapprima in set cinematografici e poi in vere e proprie
“destinazioni del turismo moderno”. In molti casi, si assiste alla nascita di una
nuova offerta turistica legata alla rappresentazione virtuale che dei processi
culturali, territoriali ed economici di un luogo avviene attraverso il cinema.
«Un film è sempre l’inizio di un viaggio», così il fenomeno del “cineturismo”
ci porta per mano a scoprire le location dei film e le emozioni che si celano dietro
la più grande macchina dei sogni: il cinema5. Nel momento in cui il cinema
2 Bernardi 2002; Macionis 2004; Beeton 2005, Hudson, Brent Ritchie 2006; Giansanti 2007;
Provenzano 2007; Nicosia 2012; Zignale 2014.
3 Villamira 2002.
4 Provenzano 2007, p. 15.
5 Filippi 2011, p. 3.
226
ANGELA CRESTA, ILARIA GRECO
riesce a rappresentare in modo veritiero e suggestivo lo spazio geografico e le
sue trasformazioni diviene paradossalmente un forte elemento di costruzione
dell’identità di un luogo; dalla finzione si ritorna alla realtà. Pertanto, la pellicola
diviene il punto di partenza nella costruzione dell’itinerario di quel viaggiatore
che durante la visione del film si emoziona a tal punto da intraprendere un vero e
proprio viaggio alla scoperta di quei luoghi che, fissati per sempre sulla celluloide,
lo hanno saputo attrarre tanto da trasformarlo in turista o, meglio, in cineturista6.
Non necessariamente la visione di un film genera cineturismo, il tutto dipende
dalle diverse attitudini soggettive dello spettatore nei confronti dell’atto di
percepire, vedere o guardare un luogo. Il processo si realizza quando il richiamo
per alcuni luoghi indotto dalla visione del film si trasforma in desiderio concreto
di conoscenza del luogo, con la conseguente volontà d’intraprendere il viaggio,
atto a soddisfare questo bisogno. La forza attrattiva del “film” si traduce in
forza attrattiva del territorio!7. Sono, dunque, fattori quali il successo del film,
la bellezza dei luoghi, l’immedesimazione dello spettatore nei personaggi e
nella loro storia, i significati attribuiti ai luoghi nel film da parte del regista, si
pensi alle rappresentazioni di mondi paradisiaci o anche irreali, ad influenzare
il processo di costruzione della motivazione turistica8. In questo caso, i territori
scelti come location cinematografiche non vengono percepiti dallo spettatore
come semplice sfondo della trama, ma sono essi stessi parte integrante della
produzione; il cineturista non si limita a vedere un film ma lo guarda!
Da qui la particolarità del cineturismo che inverte il processo di costruzione
di una destinazione, che tipicamente nasce per volere dell’offerta. In questo caso
è la domanda, rappresentata dallo spettatore-turista, a fare di alcuni luoghi
una nuova destinazione. Il film diventa punto di partenza nonché elemento
essenziale e decisivo per la scelta di acquisto del prodotto turistico, di ciò che
Provenzano definisce «viaggio filmico».
2. Cinema e territorio. Cineturismo delle destinazioni minori
Il territorio insieme al cinema e al turismo è il protagonista delle relazioni che
si creano all’interno del fenomeno Cineturismo. In questo contesto il territorio
non funge solo da set cinematografico, da location del film ma, indirettamente, e
qui entrano in gioco tutta una serie di altri fattori, da location turistica prescelta
dal “cineturista” come meta della propria vacanza e che, se orientata e gestita
correttamente, può divenire destinazione cineturistica.
6 Per una specifica del profilo di “cineturista” e delle diverse classificazione si rimanda a
Provenzano 2007; Nicosia 2012.
7 di Cesare, Rech 2007.
8 Zignale 2014.
CINEMA E TERRITORIO
227
Costruire una destinazione cineturistica di successo partendo dalla location
cinematografica non è un’operazione semplice, poiché accanto a tutta una
serie di destination attributes – caratteristiche associabili alla destinazione
cinematografica – sono necessarie una serie di destination marketing activities
– attività di promozione della destinazione in associazione al film da parte
delle organizzazioni di settore9. È necessario, infatti, che gli operatori dei
settori turistico e cinematografico lavorino in partnership, tanto nella fase
pre-produzione, quanto in quella post-produzione per sfruttare al meglio gli
effetti positivi derivanti dalla proiezione e dal successo di una produzione
cinematografica.
Nella fase pre-produzione si svolge un’attenta ricerca della location
cinematografica che andrà ad animare l’ambientazione di una produzione
audiovisiva. Per il regista la location rappresenta il punto di forza “indiretto”
del prodotto audiovisivo, in quanto fa da cornice/contenitore alla sceneggiatura
e agli eventi delle riprese. Rappresenta, quindi, una scelta di progetto ma, anche,
artistica perché deve fungere da scenografia della produzione e da sfondo alle
emozioni che la pellicola deve trasmettere. Una location cinematografica deve,
quindi, rispondere ad alcuni “requisiti”, considerati basilari, come idoneità e
corrispondenza con la sceneggiatura, accessibilità logistica, valore artistico e,
sempre più spesso, un basso profilo economico.
Nella fase post-produzione ciò che è più importante è la gestione corretta
degli effetti positivi dell’essere scelto come set di un film. La capacità del cinema
di cogliere le trasformazioni del territorio e, allo stesso tempo, di orientare
lo sguardo su di esso è, infatti, enorme10. Il cinema, infatti, visualizzando ma
soprattutto raccontando i luoghi, concorre alla costruzione, alla diffusione e
all’interpretazione dell’identità di un territorio. I film possono raccontare storie
vicine all’identità del territorio, tessendole su uno sfondo economico-sociale
reale, ma possono essere anche completamente avulse da questo. Vi sono,
infatti, produzioni cinematografiche che utilizzano una location esclusivamente
per ambientarvi vicende che, nella pellicola, avvengono in altri luoghi o in posti
immaginari.
A livello internazionale c’è un lungo elenco di history case legati al
cineturismo, non solo come driver per il turismo, ma per l’intera economia
nazionale. Da Los Angeles al Regno Unito, da Parigi a Madrid, alla Nuova
Zelanda, tanti e differenti i modelli di film induced tourism, ma tutti dipendenti
dal binomio Cinema-Territorio.
Partendo da James Bond, passando per i nostrani Arancia Meccanica e Jack
lo Squartatore e arrivando ai più recenti Notting Hill ed Harry Potter, Londra
e tutto il Regno Unito hanno da sempre esercitato un grande richiamo per il
cinema nonché per i turisti, ritrovando quel mix di caratteristiche che il grande
9
10
Hudson, Brent Ritchie 2006.
Zignale 2014.
228
ANGELA CRESTA, ILARIA GRECO
cinema ha mostrato al mondo. Nel 2003, trasformando la British Autority
Tourism in VisitBritain quale Ente governativo nato con lo scopo di promuovere
la Gran Bretagna come destinazione turistica, il Governo britannico dà il via
ad una delle più longeve e importanti relazioni con l’Industria cinematografica,
diventando di fatto il pioniere di questo binomio e, indirettamente, scopritore
del cineturismo. L’introduzione delle movie maps, la prima nel 1996 con 200
location cinematografiche e televisive e relative informazioni per raggiungerle,
rappresenta il primo tentativo realizzato da un Ente turistico di utilizzare il potere
attrattivo del cinema come mezzo per sviluppare il mercato turistico. Quando
nasce la movie map il fenomeno del film induced tourist è ancora sconosciuto.
Anche Parigi grazie al cinema sta vivendo una seconda giovinezza; idioma
di questo rilancio pellicole dal successo internazionale come Il favoloso mondo
di Amélie e soprattutto Il codice Da Vinci dal libro omonimo di Dan Brown,
con la riscoperta di alcune destinazioni classiche di Parigi come il Museo del
Louvre. Il successo del progetto sta nella partnership tra più soggetti, tra cui la
Columbia Pictures e la compagnia dei trasporti Eurostar, detentrice dei diritti
di immagine del film, che con l’aiuto della VisitBritain, della VisitScotland e
della Maison de la France (ufficio per il turismo francese), hanno portato avanti
un’imponente campagna promozionale volta a stimolare gli spettatori del film a
seguire le tracce dei personaggi tra i due paesi, visitando i luoghi e usufruendo
del trasporto ferroviario a grande velocità. Un esempio concreto di sodalizio tra
cinema-turismo-territorio.
Ma è, probabilmente, l’esperienza della Nuova Zelanda, location di film
come L’ultimo Samurai e della trilogia Il Signore degli Anelli, quella più
significativa in termini di creazione di destinazioni cineturistiche. La Trilogia,
con la visione al grande pubblico di oltre 150 tra le più spettacolari location
neozelandesi, ha trasformato questi territori da mete sconosciute in destinazioni
di successo internazionale, il tutto grazie a ingenti investimenti e alla creazione
di una rete internazionale per la promozione della pellicola.
Anche l’Italia e, soprattutto, Roma deve molto al cinema: non esiste città
al mondo così ampiamente raccontata, descritta e ripresa11. Da sempre la città
eterna è stata scelta dai grandi registi come location per i set cinematografici:
dalla Dolce di vita di Federico Fellini alla Grande Bellezza di Paolo Sorrentino,
Roma e tutto il suo patrimonio artistico e culturale hanno rappresentato e
rappresentano un set cinematografico a cielo aperto.
Ma se fino a qualche anno fa, la relazione cinema-turismo-territorio ha
riguardato essenzialmente grandi città o comunque destinazioni turistiche note
e facilmente riconoscibili, recentemente le produzioni cinematografiche e anche
televisive stanno orientando il proprio interesse verso luoghi turistici minori,
come i piccoli paesi di provincia, segnati da una forte identità e da un’elevata
valenza storico-ambientale, alla luce della crescente richiesta di nuovi segmenti
11
Nicosia 2012.
CINEMA E TERRITORIO
229
di mercato e nuove tipologie di turismo all’insegna di un più saldo rapporto con
i territori e con le identità locali12.
Questa forma di turismo è capace di generare una complessità di effetti
diffusivi, fino a divenire parte dello sviluppo economico dell’area. Non mancano
casi di successo in cui la forza mediatica del cineturismo, da un lato, e la sua
capacità di animare il territorio, dall’altro, hanno reso “sistemi di vita arcaici” o
“terre di confine” un’importante meta turistica, trasformandoli in un prodotto
destinazione grazie al miracolo della “macchina da presa”. Si pensi all’impatto
generato dall’arrivo nel 1949 della troupe cinematografica guidata da Rossellini
nel magnifico paesaggio delle Lipari, set del celebre film “Stromboli” interpretato
da Ingrid Bergman, e poco dopo di un’altra troupe a Vulcano, scelta come set
dell’omonimo film interpretato dalla grande Anna Magnani, divenuti un Cult
nella storia del cinema italiano e famosi in tutto il mondo. Così come non
mancano esempi più recenti, da The Passion con la regia di Mel Gibson, a fiction
di successo come il Commissario Montalbano, Don Matteo, Carabinieri ed Elisa
di Rivombrosa che, dalla Sicilia al Piemonte, hanno acceso i riflettori, anche in
chiave turistica, su paesaggi ed elementi del patrimonio storico-architettonico
del nostro Paese dalla bellezza e dal fascino unici13.
3. Il Cinema e la periferia. “Un’eterna partenza. Cent’anni di film in Irpinia”
“Un’eterna partenza. Cent’anni di film in Irpinia”: è questo il titolo scelto
dallo scrittore e giornalista Paolo Speranza per una mostra documentaria sulla
storia e la cultura cinematografica in Irpinia inaugurata in un anno, il 2009,
intriso di ricorrenze: i 50 anni dalla prima edizione del Festival internazionale
“Laceno d’oro”, i dieci anni dalla scomparsa dell’indimenticato Maestro
Camillo Marino, il ventennale della morte di Sergio Leone che deve proprio
all’Irpinia i suoi natali, nonché i 70 dalla “prima” del film La grande luceMontevergine con Amedeo Nazzari che rappresenta il punto di partenza in un
percorso ideale sulla memoria ritrovata del cinema in Irpinia.
Un patrimonio culturale e cinematografico rilevante quanto magmatico quello
dell’Irpinia, ma costantemente in bilico tra lo splendore e la notorietà di inizio
Novecento e ancora degli anni ’60 e ’70 e l’oblio di fine secolo scorso, quando ad
Avellino spetta il disonorevole primato di unico capoluogo di provincia con una
sola sala cinematografica. È questo il controverso quanto mai realistico rapporto
tra il «Cinema e l’Irpinia […] piccolo territorio montuoso vicino Napoli»; così la
definisce Pier Paolo Pasolini in una lettera del 30 agosto del ’59 con cui comunica
all’amatissima madre la sua imminente visita nella provincia irpina.
12
13
Cresta, Greco 2010, 2013 e 2014.
Per una rassegna di questi history cases italiani si veda Messina, Bocchioli 2007.
230
ANGELA CRESTA, ILARIA GRECO
«Caro Pasolini siamo due giovani intellettuali del profondo Sud»14 sono
queste le parole con cui Camillo Marino e Giacomo d’Onofrio, all’epoca due
giovanissimi e inseparabili giornalisti, scrivono al poeta friulano nel 1958,
confidandogli le loro aspirazioni, la passione per il cinema, i loro sogni di
cambiamento ma, anche, il tedio della vita trascorsa in una cittadina del Sud,
Avellino, dove spesso le idee e lo slancio culturale di pochi naufragavano nel
silenzio dei tanti e delle montagne, esclusi dai circuiti nazionali e messi da parte
dalla borghesia locale.
Il passaggio in Irpinia, ormai leggendario, di Pasolini ma, anche, di Cesare
Zavattini – poeta del neorealismo, scrittore e sceneggiatore dei capolavori di
Vittorio De Sica come Sciuscià e Ladri di biciclette – o ancora, tra gli altri, di
Giuseppe De Santis – autore di film chiave del Neorealismo quali Riso amaro e
Non c’è pace fra gli ulivi, è rimasto indimenticato, segnando indelebilmente il
rapporto tra il territorio e la cultura cinematografica nella provincia di Avellino,
e più in generale il suo progresso culturale e civile.
Il realtà, il legame tra il cinema e l’Irpinia si costruisce già dai primi anni del
Novecento, quando il pioniere del cinema a Napoli, Roberto Troncone, gira il
cortometraggio Il ritorno delle carrozze da Montevergine; di lì a poco tutta una
serie di corti e documentari fino all’importante pellicola del 1939 La grande
luce-Montevergine con Amedeo Nazzari. Il 18 novembre del 1955 il «Progresso
Irpino», importante periodico di sinistra, annuncia in terza pagina la nascita
del Circolo Irpino del Cinema, presieduto da Mario Fiorillo e con il sostegno
di circa 150 soci, che diventano 200 nel giro di pochi mesi, espressione di una
tradizione e di un immaginario collettivo fortemente radicato nel rapporto con
la “Settima arte”.
Tuttavia, è con la prima edizione del Festival del Neorealismo il “Laceno
d’Oro” nel 1959 che inizia il vero sodalizio culturale tra l’Irpinia ed il cinema.
Con lo stesso Pasolini tra i promotori, il “Laceno d’Oro” nasce all’insegna del
binomio cinema-letteratura e ben presto trasforma Avellino, a quei tempi uno
dei capoluoghi più poveri e sperduti d’Italia, nella capitale mondiale del cinema
neorealistico.
Si tratta di un Festival politicamente impegnato, indipendente e d’autore
con un’attenzione costante verso il neorealismo e le cinematografie dell’Est e
del Sud del Mondo e del mondo socialista, in un’epoca, quella della guerra
fredda, di dominio assoluto dello star system di Hollywood. Unico nel suo
genere, ha rappresentato un punto di riferimento in Italia e all’estero, con una
straordinaria visibilità internazionale per Avellino e Bagnoli Irpino, la sede
originaria del Festival, da cui la scelta del nome, un’occasione irripetibile di
crescita culturale, sociale ed economica per il territorio. Un’impresa quasi epica
nell’Irpinia povera e marginale degli anni Sessanta.
14
Speranza 2007, p. 22.
CINEMA E TERRITORIO
231
Il Laceno d’Oro era un organismo studiato in modo che potesse incidere attivamente sulla
realtà meridionalista, opponendosi alle varie forme di degrado che già allora andavano
manifestandosi: dalla mafia alla camorra, dalla ‘ndrangheta al clientelismo, dal degrado alla
mancanza di decollo, da un’endemica situazione di crisi ad una mancanza di perspicacia
critica, progressiva, adeguata al contemporaneo, che portasse il Sud Italia sempre più vicino
al Nord, e non viceversa15.
Così Luigi Serravalli in una dichiarazione del 1989 rimarca come il “Laceno
d’Oro” fosse differente da una qualsiasi altra rassegna cinematografica.
Autori importanti come Alberto Moravia figurano tra i giurati del Festival,
Domenico Rea, uno dei più significativi esponenti della narrativa italiana
contemporanea, ne ha la presidenza dal ’66 per ben cinque anni, l’età d’oro del
festival irpino, presidenza assunta a partire dal 1978 da Carlo Lizzani, regista
di fama internazionale; ma, ancora, Giuseppe Fava, i fratelli Taviani, Ettore
Scola, Gigi Proietti e tanti altri legano il loro nome e assicurano la loro presenza
al “Laceno d’Oro”.
Nel mondo del cinema il “Laceno d’Oro” conquista la fama di “premio
portafortuna”, per aver dato i primi riconoscimenti cinematografici a futuri
maestri del cinema mondiale, tra cui Antonioni, Ettore Scola, Paolo Benvenuti,
Silvio Soldini, Valeria Moriconi, Michele Placido, Gigi Proietti, Barbara De
Rossi, Luca Barbareschi.
Accanto al Festival del Neorealismo, la rivista nata un anno prima
«Cinemasud», diretta da Camillo Marino, nota ai cinefili di tutto il mondo:
quarant’anni di pubblicazioni, di inchieste, in difesa del realismo e dei film
d’autore. Su «Cinemasud» scrivono critici, giornalisti e registi affermati – lo
stesso Pasolini pubblica poesie, saggi e soggetti cinematografici – ma, anche,
giovani studiosi e uomini di cultura che si affermeranno col tempo come Orio
Caldiron, Giorgio Tinazzi, Gianni Mengarelli, Enrico Giacovelli, Armando
Borrelli, Vincenzo Maria Siniscalchi, oggi docenti e storici del cinema in
prestigiose università italiane. Gian Piero Brunetta, uno dei più autorevoli
storici del cinema nel mondo, nella Guida alla storia del cinema italiano edita
dall’Einaudi nel 2003, segnala tra gli eventi più rilevanti nel 1958 la nascita di
«Cinemasud» diretta da Camillo Marino.
La parabola del “Laceno d’Oro”, complice una miopia tutta politica, si
conclude troppo presto: l’ultima edizione del Festival si svolge nel 1988, ad
otto anni dal violento sisma che il 23 novembre del 1980 colpisce l’Irpina,
per mancanza di finanziamenti pubblici, paradossalmente proprio quando
l’Irpinia vive la sua rinascita economica e infrastrutturale grazie ai fondi per la
ricostruzione.
In tanti anni di storia cinematografica e in trenta edizioni del Festival,
centinaia i film presentati, ma tante anche le pellicole girate nei suggestivi ed
evocativi paesaggi dell’Irpinia e ispirate ai valori di un Neorealismo che all’epoca
15
Speranza 2002, p. 32.
232
ANGELA CRESTA, ILARIA GRECO
– primi anni ’60 – si riferisce a un movimento di rinnovamento creativo nel
cinema mondiale, che ritrova un forte legame nel pensiero dei vari Rossellini,
Zavattini e De Sica, Visconti; lo stesso sentimento che ha ispirato il recente e
straordinario Viaggio in Italia di Martin Scorsese.
Molte le pellicole dedicate al tema dell’immigrazione come leit-motiv della
storia irpina, tra cui La grande luce-Montevergine del ‘39 con Amedeo Nazzari,
all’epoca l’attore più popolare del cinema italiano, e Trevico-Torino del ’73
diretto da Ettore Scola, a cui si aggiunge La donnaccia, film del ’63 interamente
girato in Irpinia, a Cairano, che non ha però il successo atteso.
Una terra dura e difficile ma insieme amara e amata, che prima respinge i suoi
figli e poi li attira costantemente a sé sulle ali della nostalgia; è così che appare
l’Irpinia in una cinematografia di eterne partenze (reali) e ritorni (spesso solo
sognati). Una migrazione che potremmo definire circolare, segnata nelle scene
iniziali e finali da un lunghissimo viaggio: in aereo (La verde Irpinia, 1951), in
autostrada (Da lontano, 1971) o in treno (La donnaccia, 1963) in cui l’Irpinia
appare come “terra matrigna”, ricca di contraddizioni ma, anche, amata e
nostalgica in prodotti del cinema italo-americano come La verde Irpinia.
Scola è molto efficace nel mostrarci ciò che “avviene” all’emigrato meridionale a Torino.
Stazioni, dormitori, mense, abitazioni, incontri, vita quotidiana, folle, tutto è descritto con
quella sobrietà e verità che, in una materia simile, diventano automaticamente indignazione
e denunzia16.
Così scrive Alberto Moravia commentando l’opera cinematografica TrevicoTorino del ’73 diretto da Ettore Scola.
Altrettanto intimo è il rapporto tra il cinema ed il santuario dedicato alla
Madonna di Montevergine, ribattezzato il “Santuario del Cinema” per il record
di titoli e di citazioni ad esso dedicati, con film importanti come La grande luceMonteverginema, anche, i B-movie “made in Naples”, di cui è un cult la scena
finale di Tradimento con Mario Merola e Nino d’Angelo, film d’autore come
Immacolata e Concetta di Salvatore Piscicelli, e numerosi documentari, tra cui
spiccano Montevergine (1971) del regista Luigi Di Gianni e Pellegrinaggio, che
nel 1961 si aggiudica il Trofeo Fedic al festival di Montecatini.
È un film sincero, che dovrebbe far meditare quei registi che altro non vedono se non tabarini
e sciampagna e musica più o meno corroborante. Montevergine è rusticano, inquadra tipi
del nostro popolo di ieri e dell’altro ieri, li presenta senza retorica. Sono contadini, povera
gente; parlano un loro semplice linguaggio, sovente dimesso; con un montaggio quasi
sempre essenziale.
Così scrive Mario Gromo nel 1939 in un’editoriale su «La Stampa» dedicato
al film La grande luce-Montevergine17.
16
17
Moravia 1975.
Speranza 2002, p. 44.
CINEMA E TERRITORIO
233
Un altro tema ricorrente nella cinematografia irpina è il rapporto problematico
ma necessario con la realtà di Napoli. L’Irpinia, con le sue ambientazioni agresti,
i suoi quartieri popolari, il suo dialetto, diviene una delle location preferite dai
registi del filone popolare napoletano degli anni ’50, animando pellicole come
Femmina senza cuore, girato a Monteforte Irpino, Due soldi di felicità, girato a
Mercogliano, Napoli sole mio ad Atripalda con Titina de Filippo, Tina Pica e i
“poveri ma belli” De Luca e Arena.
Notevole anche il capitolo dei film incompiuti o mancati: il caso più
importante nel 1954 quando durante le riprese di L’Oro di Napoli, tratto dal
best seller di Giuseppe Marotta, giungono a Mercogliano Vittorio De Sica e
Cesare Zavattini con il proposito di realizzare l’episodio di Montevergine, uno
dei più celebri del libro; progetto, come testimonia un reportage d’epoca di
Camillo Marino su “il Progresso Irpino”, mai realizzato.
Dopo gli anni bui che seguono alla chiusura del Festival, una prima rinascita
della cultura cinematografica irpina si ha nel 1997, quando l’azione concomitante
di alcune associazioni – tra cui Centrodonna, Centro Studi Cinematografici, il
circolo di cultura cinematografica ImmaginAzione e Palombella –, insieme a
un collettivo di uomini espressione della cultura e della classe dirigente locale,
danno avvio ad “un nuovo inizio” del rapporto tra cinema e Irpinia, nel segno
di una memoria storica mai dimenticata e da ritrovare.
Da subito progetti importanti, dal restauro del film La donnaccia all’istituzione
dal 2001 a opera del circolo di cultura cinematografica ImmaginAzione del
“Premio Camillo Marino”, dal quale rinasce nel 2003 il nuovo “Laceno d’Oro”,
con la gemmazione anche del “Premio Giacomo d’Onofrio”, diretto da Antonio
Spagnuolo, presidente del Circolo ImmaginAzione, con la collaborazione di
Leonardo Lardieri, Sergio Sozzo e Aldo Spiniello.
Nel corso della manifestazione, oltre 40 proiezioni, performances musicali,
incontri con autori e attori, mostre, anteprime di cui molte internazionali, un
concorso di cortometraggi, un workshop di sceneggiatura e regia, il tutto nei
comuni di Avellino, Atripalda e Mercogliano, utilizzando ben 11 location
diverse scelte per il loro valore simbolico, culturale e sociale. Tanti i film e
gli eventi ma, anche, gli importanti riconoscimenti assegnati dal 2001 a oggi
a registi del calibro di Ettore Scola, Gillo Pontecorvo, Vincenzo Marra, Ken
Loach, i fratelli Dardenne, Marco Bellocchio, i fratelli Taviani, Olivier Assayas
e, da ultimo, il regista cinese Jia Zhang-Ke, già vincitore del Leone d’Oro al
Festival di Venezia nel 2006 con il film Still Life e premiato a Cannes nel 2013,
da sempre un appassionato del cinema neorealista.
Allo stesso modo, nascono da quella straordinaria stagione le manifestazioni
e le rassegne cinematografiche di Torella dei Lombardi, Mirabella, Pietradefusi,
come pure ad Avellino, il Cinema in piazza Duomo, i cineforum “Visioni” del
CentroDonna e quelli del Cinecircolo Santa Chiara o le rassegne “casalinghe”
dello Zia Lidia social club. La stessa rivista «Cinemasud», una delle più longeve
in Italia, distribuita con cadenza bimestrale nel circuito delle librerie Feltrinelli e
234
ANGELA CRESTA, ILARIA GRECO
Rinascita e nelle Università, oggi rivive attraverso la nuova serie dei «Quaderni,
di Cinemasud», di cui Paolo Speranza è direttore, edita dalla giovane casa
editrice Laceno, raccogliendone l’eredità culturale ma, soprattutto, facendone
rivivere lo spirito.
4. Dall’eredità del Neorealismo alle nuove progettualità per esperienze di
Cineturismo in Irpinia
La suggestione esercitata da un numero considerevole di registri originari di
questa terra, da Ettore Scola a Lina Wertmüller, da Sergio Leone a suo padre
Vincenzo, al produttore Dino De Laurentis, insieme alla presenza di un dinamico
collettivo costituito da circoli cinematografici, cineclub, associazioni culturali
e cinematografiche, tanti Festival e giovani cineasti che incarnano il ricco
patrimonio cinematografico irpino, nonché cineamatori più volte premiati nei
festival nazionali, è l’importante eredità di un passato glorioso, seppur segnato
da luci e ombre, che lega indissolubilmente il Cinema al territorio dell’Irpinia.
Un passato ma, anche, un presente e soprattutto un futuro che può essere
ancora legato in maniera importante al cinema, facendo rivivere in chiave
contemporanea quei leit-motiv che ne hanno segnato il successo fin dagli arbori.
È questa la scelta di recenti progetti cinematografici che hanno scelto l’Irpinia
come set delle riprese: dall’Ultima fermata del 2014, opera d’esordio del regista
irpino Giambattista Assanti, fondatore e direttore a Mirabella Eclano del
festival “Scrivere il cinema”, prodotto dall’Atalante Film con la partecipazione
di grandi artisti come Claudia Cardinale, in cui Assanti racconta dell’amore
per la propria terra e per la tratta ferroviaria Avellino-Rocchetta Sant’Antonio,
simbolo degli anni delle migrazioni verso il Nord, ad Amerò sempre, titolo
del film che vuole essere un omaggio a San Pompilio e ai luoghi a lui legati, in
primis Montecalvo Irpino suo paese natale. Senza alcun finanziamento pubblico
e nessun attore professionista, la produzione cinematografica è stata realizzata
dall’Aurora Video Filmakers di Vincenzo Botticelli, con il coinvolgimento
dell’intera comunità montecalvese che, accogliendo l’invito del parroco don
Teodoro Rapuano, sceneggiatore, scenografo e regista del film, si è unita intorno
a un progetto e valori condivisi.
Ma, anche, di produzioni cinematografiche ancora in lavorazione come
la pellicola 2 euro l’ora del regista Andrea D’Ambrosio, con una produzione
firmata da Enzo Porcelli, premio Oscar per il miglior film in lingua straniera (Il
viaggio della speranza), vincitore di due Palme d’oro a Cannes, Leone d’argento
a Venezia e Orso d’oro a Berlino, e un cast d’eccezione di cui fanno parte
Massimo Ranieri, Maria Nazionale, Paolo Gasparini, Anna Maria Barbera,
Alberto Franco e altri attori campani. Un film sul lavoro che non c’è, sulle
dure condizioni del Sud, e ormai dell’intero Paese ma, anche, sulla solitudine di
CINEMA E TERRITORIO
235
chi cerca l’amore e di chi disegna un mondo di speranza, e Forse un giorno ti
dirò di si! di Francesco Gagliardi con la regia di Lello Arena che promuove la
valorizzazione dei territori campani puntando sulla formula del cine-turismo.
Altrettanto significativi, documentari come L’Irpinia che guarda il mare –
in riferimento all’opera di Luigi Mainolfi Torino che guarda il mare – con cui
Nicolangelo Gelormini offre un affresco della condizione attuale di una delle
terre più nascoste d’Italia, l’Irpinia, e con essa della realtà della provincia del
Sud Italia divisa tra memoria e futuro. Un territorio che insegue la modernità,
sforzandosi di mantenere un contatto con le proprie tradizioni e di prendere le
distanze da una pericolosa deriva modernista. Quello scelto da Gelormini è un
punto di osservazione atipico e privilegiato dell’Irpinia, da cui scorgere i valori
persistenti, ma anche gli errori, l’immobilismo, il potenziale e le possibilità di
riscatto di tutto il Paese. L’archetipo umano d’Italia si specchia qui, nella terra
dei lupi, dove l’intervento artistico può determinare seriamente il progresso di
un intero popolo. Il mare rappresenta, infatti, l’energia nuova a cui tendere
ed affacciarsi, nella convinzione che l’Arte, da sola, possa consentire a questa
terra di avvicinarsi al resto del mondo. E cortometraggi come La provincia di
Martin Di Lucia, artefice di alcune clip dei “Molotov d’Irpinia” e regista di
produzioni online. La provincia è il racconto dell’Irpinia senza filtri, realistico
e senza illusioni, è la messa a nudo dell’amara attualità. È la distruzione dei
luoghi comuni, è il punto di vista dell’osservatore disincantato che guarda dal
suo angolo la realtà che lo circonda.
Non mancano, inoltre, esperienze cinematografiche innovative come il
progetto del regista irpino Federico Di Cicilia che punta sul crowdfunding per
girare in Irpinia la sua opera seconda in digitale, a budget ridotto, L’ultimo
goal, pellicola del 2013 con il grande attore napoletano Nello Mascia, dal titolo
iniziale a A mio padre piaceva Rivera.
Il film A mio padre piaceva Rivera, è sicuramente anche un modo per raccontare la mia
terra. L’Irpinia [...] Il cinema è un viaggio che non si può affrontare da soli. Abbiamo deciso
di creare un blog per trovare compagni di viaggio che seguano la nostra avventura. Passo
dopo passo. Giorno dopo giorno. Abbiamo già una meta: A mio padre piaceva Rivera18.
Non solo produzioni ma, anche tanti progetti, iniziative, mostre che
attraverso il cinema e la cultura puntano alla valorizzazione del territorio. Tra
gli altri, il progetto Sistema Irpinia per la Cultura Contemporanea19, con la
direzione artistica di Maria Savarese e la collaborazione di Andres Neumann e
di Igor Zanti volto alla valorizzazione e fruizione turistico-culturale dei borghi
e dei castelli dell’Irpinia, nell’ambito dei circuiti turistici delle aree interne
della Campania, attraverso eventi dedicati alle arti visive, al cinema, alla
Presentazione del film, tratta dal sito web <http://amiopadrepiacevarivera.it>.
Il progetto è stato promosso dal Comune di Mirabella Eclano (AV) e finanziato dalla Regione
Campania attraverso P.O. F.E.S.R. Regione Campania 2007-2013 Ob. Op. 1.12.
18
19
236
ANGELA CRESTA, ILARIA GRECO
fotografia e al teatro che siano in grado di mettere “in scena” i beni culturali,
materiali ed immateriali, d’Irpinia. Il progetto prevede uno start up pluriennale
con l’intento di affermare l’Irpinia come località turistica in cui la storia e le
tradizioni locali incontrano la cultura contemporanea, in cui arte, cultura e
accoglienza si fondono lungo un ideale percorso fra futuro e memoria, con
un duplice approccio: culturale-formativo il primo, con una serie di workshop
professionali e di valorizzazione turistico-culturale il secondo, attraverso una
serie di eventi artistici dislocati sul territorio. Il tutto con il coinvolgimento
di Nicolangelo Gelormini, Francesco Saponaro e la compagnia di attori dello
spettacolo teatrale sperimentale Occhi gettati, con l’esposizione delle opere di
Eugenio Giliberti, Luigi Mainolfi, Umberto Manzo, Perino e Vele, Lucio e Peppe
Perone. O, ancora, l’importante mostra fotografica di Giuseppe Ottaiano:
L’entroterra irpino ha un fascino inesauribile e possiede un patrimonio architettonico davvero
interessante che può, senz’altro, garantire la realizzazione di un percorso di valorizzazione
integrata con più ampie prospettive in termini di attrattività culturale e turistica.
Così l’autore presenta la mostra dal titolo “Castelli d’Irpinia, set
cinematografici tra natura e storia”, ospitata nella suggestiva cornice di Castel
Sant’Elmo di Napoli, in occasione del Napoli Film Festival 2011. Frutto di
tre anni di ricerca nel territorio irpino, il progetto vuole portare all’attenzione
del grande pubblico l’inestimabile patrimonio storico-architettonico di siti
d’incastellamento presenti sul territorio. Lo stesso Valerio Caprara, storico e
critico cinematografico, amministratore unico della Film Commission della
Regione Campania, all’inaugurazione della mostra sottolinea come
la produzione cinematografica può costituire una leva importante per la crescita culturale
dell’Irpinia, oltre che un traino efficace per la sua immagine turistica e un segmento
fondamentale per la sua economia […]. L’Irpinia possiede tutti i requisiti per credere e
investire nel cineturismo.
Di grande interesse tra le iniziative di promozione territoriale anche il press
tour “Hirpinia: pronti a girare” a cura di Lugega Films, con la partecipazione
del presidente di Film Commission, Maurizio Gemma, rivolto a produttori
cinematografici tra suggestive location irpine come la mefite di Rocca San
Felice nella Valle d’Ansanto, il museo enologico Taurasi, l’Abbazia del Goleto,
il borgo e il castello di Calitri, l’Abbazia del Loreto di Mercogliano, con lo
scopo di favorire la conoscenza delle potenzialità del territorio dell’Irpinia come
location cine-televisive.
L’Irpinia, alla luce della sua radicata tradizione cinematografica ma,
soprattutto, di un fervore e di un trasporto particolare verso la cultura ed il
cinema mai dimenticato, seppur non senza difficoltà e con modalità diverse,
sembra pronta a cogliere l’opportunità che il cineturismo, come forma di
promozione e di valorizzazione territoriale, offre.
CINEMA E TERRITORIO
237
Le produzioni cinematografiche, come già sottolineato, rappresentano per
il territorio e le aree in cui operano, un motore di economia diretta, indiretta e
indotta, in grado di generare guadagni immediati, in termini di spesa da parte
della produzione durante la lavorazione del film, e successivamente guadagni
mediati o indotti, in termini di notorietà, incremento positivo di immagine della
destinazione, occupazione e arrivo di flussi cineturistici, senza poi dimenticare il
turismo business costituito da tutti i professionisti che lavorano alla produzione.
Affinché ciò si realizzi, è però necessario creare un dialogo ed una
collaborazione costante tra i tre soggetti (o tre categorie di soggetti) che entrano
nel circolo virtuoso cinema-turismo-territorio: le produzioni audiovisive, le
Film Commission e le DMO (Destination Management Organization) o altre
realtà incaricate a trasformare il territorio in destinazione turistica.
Agli occhi di chi cerca e sceglie il set, il territorio è un aggregato più o meno
organizzato di elementi che se ben attrezzato e strutturato può fornire tutte
le condizioni necessarie per la realizzazione della produzione audiovisiva.
Compito di chi gestisce il territorio è allora quello di garantire lo sviluppo e
l’organizzazione di questi elementi, facendo in modo non solo di attrarre risorse
ma che queste risorse possano creare valore aggiunto per il territorio, soprattutto
se parliamo di contesti dalle difficili condizioni di sviluppo e, comunque, sede
di un turismo minore.
Per la promozione dei territori in chiave cineturistica è, infatti, fondamentale
la creazione di reti locali di animazione territoriale che siano in grado di
dialogare con le Film Commission regionali, che assumono sempre più il
ruolo di “rappresentante del territorio”, divenendo il nodo centrale a cui
fanno riferimento tutti i soggetti e gli interessi coinvolti – stakeholders locali,
comunità locale, produttori cinematografici e cineturisti – secondo una visione
del cinema che va ben oltre quella originaria, intesa come attività culturale,
ma come possibile input per lo sviluppo dell’economia locale, con un effetto
moltiplicativo dei benefici non solo in chiave economica. La scelta è, infatti,
sempre più focalizzata verso quei sistemi nei quali esiste una sorta di “distretto
dell’audiovisivo” in termini di competenze, servizi e facility. Nella competizione
tra territori, dunque, fornire queste condizioni rappresenta un fattore critico di
successo!
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ISBN 978-88-6056-466-5