Cibo, educazione e ricerca: costruire un futuro sostenibile
Elena Cadel, Sonia Massari, Marta Antonelli *
FOOD, EDUCATION AND RESEARCH: TOWARDS A SUSTAINABLE FUTURE
ABSTRACT: Educating young people to active citizenship is becoming a priority to make
better informed choices and promote sustainable behaviours. Food system information provides a good example, because the way we eat is linked to our health and
the one of Planet. In Italian schools, the number of available food education modules
is growing. However, most of them stress purely nutritional aspects and focus on the
food system is relatively sparse. This paper presents an innovative way of teaching and
develop global citizenship competences through food with a project called “We, Food,
Our Planet”.
KEYWORDS: Food sustainability; education; teachers; active citizenship; Novel Food
SOMMARIO: 1. Introduzione – 2. I giovani e la consapevolezza sulla sostenibilità ambientale e alimentare – 3. Il
ruolo dell’educazione per andare oltre la conoscenza. – 4. Educare alla sostenibilità attraverso il cibo: “Noi, il
cibo, il nostro Pianeta” – 5. Conclusioni.
1. Introduzione
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A
livello mondiale, esiste un legame profondo tra sistemi alimentari, nutrizione e cambiamenti climatici. Si tratta di una rete complessa le cui dinamiche hanno raggiunto livelli paradossali. Oggigiorno, infatti, sono più di 820 milioni le persone che soffrono la fame e sono
circa 2 miliardi le persone che vivono in uno stato di insicurezza alimentare moderata o grave1: ovvero
soffrono regolarmente di una mancanza di accesso al cibo, sano e di qualità, necessario per vivere in
salute e condurre una vita attiva. Si tratta di una cifra che negli anni è ripresa a crescere e questo
numero sembra inevitabilmente destinato ad aumentare, secondo stime recenti, anche a causa degli
impatti dell’attuale pandemia di Covid-192. Al contempo, però, altri 2 miliardi di adulti in tutto il
mondo, ovvero due adulti su cinque, sono in sovrappeso, e lo sono anche 38 milioni di bambini sotto i
cinque anni d’età3 e questo comporta altri problemi di salute, soprattutto legati allo sviluppo e alla
diffusione di malattie non trasmissibili (Non-Communicable Diseases - NCDs). Il sovrappeso e l’obesità,
infatti, sono un fattore di rischio importante per queste malattie, quali l’infarto, l’ictus, alcuni tipi di
cancro, il diabete e le malattie respiratorie croniche. Di fatto, tali patologie rappresentano, ad oggi, la
Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition. Mail: elena.cadel@external.barillacfn.com ; sonia.massari@external.barillacfn.com; marta.antonelli@external.barillacfn.com.
1
FAO, IFAD, UNICEF, WFP and WHO (2019), The State of Food Security and Nutrition in the World 2019. Safeguarding against economic slowdowns and downturns.
2
GNAFC, FSIN (2020). 2020 Global Report on Food Crisis, disponibile al link: https://bit.ly/2CzIpvI.
3
WHO (2019). Obesity and overweight, disponibile al link: https://bit.ly/2Ba5yEN.
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principale causa di morte nella popolazione, nonché un enorme peso finanziario per la collettività, per
esempio per via dei costi legati al trattamento delle malattie e delle loro complicazioni (assistenza
medica e ospedaliera, servizi sanitari, farmaci, ecc.)4. Per esempio, in Italia, i dati ISTAT più recenti
hanno messo proprio in evidenza come «le cause principali di morte sono state le malattie del sistema
circolatorio con il 36% dei decessi totali, seguono i tumori con il 27%, le malattie del sistema respiratorio (9%), le demenze e l’Alzheimer (5%), le malattie dell’apparato digerente (4%) e il diabete
(3%)5»(p.21). Non solo, studi recenti, hanno evidenziato come queste malattie siano un fattore di rischio anche per altre malattie, come Covid-19, esponendo i pazienti a un rischio di fatalità più elevato6.
Malnutrizione e obesità non sono i volti di due realtà diametralmente opposte (i.e. Paesi ad altro reddito contro Paesi a basso reddito). Molti Paesi del mondo, infatti, soprattutto quelli in via di sviluppo,
all’interno dei contesti urbani, si trovano ad affrontare questo doppio, se non triplo fardello nutrizionale (i.e. sotto-nutrizione, sovra-nutrizione e malattie non trasmissibili) a causa della coesistenza di
tutti questi problemi7. Paradossalmente, però, mentre ci sono così tante persone che si ammalano per
la mancanza di nutrimento, ogni anno più di un miliardo di tonnellate di cibo viene sprecato o perso
lungo la filiera: si tratta un terzo del cibo prodotto a livello globale8 che, ipoteticamente, sarebbe sufficiente per sfamare per quattro volte quei milioni di persone che oggi soffrono la fame. I problemi dei
sistemi alimentari, però, non riguardano soltanto l’alimentazione delle persone. La produzione di cibo
è tra le principali cause del cambiamento climatico. A livello globale, infatti, i sistemi alimentari contribuiscono tra il 21% e il 37% dei gas a effetto serra di origine antropica9, considerando le attività pre e
post-produzione agricola, quali, per esempio, la produzione di mangime, il trasporto e il packaging.
Inoltre, la produzione di cibo incide sulle risorse idriche (la sola agricoltura irrigua è responsabile di più
del 70% dei prelievi di acqua dolce a livello globale10), sulla perdita di biodiversità, sulla compromissione dei cicli dei nutrienti e sui cambiamenti dell’uso del suolo11.
4
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DOBBS R., SAWERS C., THOMPSON F., MANYIKA J., WOETZEL J.R., CHILD P., MCKENNA S., SPATHAROU, A. Overcoming Obesity:
An Initial Economic Analysis. McKinsey Global Institute; Jakarta, Indonesia: 2014; TREMMEL, M., GERDTHAM, U. G.,
NILSSON, P., & SAHA, S. (2017). Economic burden of obesity: a systematic literature review, in International journal
of environmental research and public health, 14, 4, 435.
5
ISTAT (2020). Impatto dell’epidemia COVID-19 sulla mortalità totale della popolazione residente primo trimestre
2020. Cit.21, disponibile al link: https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/pdf/Rapporto_Istat_ISS.pdf.
6
Z. WU, J. MCGOOGAN, Characteristics of and Important Lessons From the Coronavirus Disease 2019 (COVID-19)
Outbreak in China Summary of a Report of 72 314 Cases From the Chinese Center for Disease Control and Prevention, in JAMA, 323(13), 2020, 1239-1242; J. YANG, Y. ZHENG, X. GOU, K. PU, Z. CHEN, Q. GUO, R. JI, H. WANG, Y. WANG,
Y. ZHOU, Prevalence of comorbidities and its effects in patients infected with SARS.VoV-2: a systematic review and
meta-analysis, in International Journal of Infectious Diseases, 94, 2020, 91-95; WHO (2020). COVID-19 and NCDs,
disponibile al link: https://www.who.int/who-documents-detail/covid-19-and-ncds.
7
WHO (2017). The double burden of malnutrition: policy brief, disponibile al link: [https://apps.who.int/iris/bitstream/handle/10665/255413/WHO-NMH-NHD-17.3-eng.pdf?ua=1.
8
FAO (2011). Food lost and food waste, disponibile al link: http://www.fao.org/food-loss-and-food-waste/en/.
9
ARNETH, A., et al., Framing and Context. In: Climate Change and Land: an IPCC special report on climate change,
desertification, land degradation, sustainable land management, food security, and greenhouse gas fluxes in terrestrial ecosystems, Available online: https://bit.ly/3i4k2qs.
10
FAO (2019). FAO AQUASTAT., http://www.fao.org/aquastat/en/overview/methodology/water-use.
11
ALEXANDRATOS, N., AND BRUINSMA, J. (2012). World agriculture towards 2030/2050: The 2012 revision, 12, 3. (ESA
working paper).
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2. I giovani e la consapevolezza sulla sostenibilità ambientale e alimentare
La coltivazione, la trasformazione, la distribuzione e il consumo di cibo sano, sicuro e sostenibile per
tutti sono fondamentali per la realizzazione dei 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (Sustainable
Development Goals, SDGs), creati dalle Nazioni Unite per il 2030 e sottoscritti dai 193 Stati membri. In
questo grande programma d’azione, elementi quali l’alimentazione, la nutrizione e la tutela
12
United Nation (2019). World Population Prospects 2019,: https://population.un.org/wpp/ .
FAO (2017). The Future of Food and Agriculture: Trends and Challenges, disponibile al link:
http://www.fao.org/3/I8429EN/i8429en.pdf.
14
UNECE (2005). UNECE strategy for education for sustainable development.: https://www.unece.org/ru/environmental-policy/education-for-sustainable-development/about-the-strategy-for-esd/the-strategy.html;
UNECE (2015). Ten years of the UNECE Strategy for Education for Sustainable Development,
https://bit.ly/2A4RyvB.
15
Novel Food alimenti caratterizzati da un «elevato e significativo intervento dell’uomo e maggiore ausilio della
tecnologia nella elaborazione e nella preparazione dell’alimento» L. RUSSO, La sicurezza delle produzioni “tecnologiche”, in Rivista di diritto alimentare, 2, 2010. Per una definizione specifica di Novel Food che è un termine
molto più ampio e che comprende anche alimenti che non possono rientrare nella accezione di produzioni tecnologiche, si rimanda, in questo fascicolo, al contributo della Prof.ssa Lucia Scaffardi e la bibliografia in esso citata.
16
UNESCO (2009). Second collection of good practices: education for sustainable development. :
https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000181270 .
17
UNECE (2013). Empowering educators for a sustainable future, https://bit.ly/3i9AxSf.
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È probabile che entro il 2050 la popolazione mondiale raggiunga i 9,7 miliardi di persone12. In uno
scenario di crescita economica moderata, questo incremento demografico farà inevitabilmente aumentare anche la domanda mondiale di cibo e di prodotti agricoli, intensificando così la pressione sulle
risorse naturali già sotto sforzo13. Per questo motivo, molte delle azioni politiche necessarie per affrontare la malnutrizione e i cambiamenti climatici vanno oltre il portfolio della salute e del clima e richiedono azioni coordinate di diversi settori e su diversi livelli, compresi i cittadini. In questo senso, risulta
strategico lavorare sugli stili di vita sani e sostenibili e sulle visioni ecologiche concrete del mondo,
soprattutto in giovane età, quando il pensiero inizia a strutturarsi14. È bene, infatti, che l’approccio alla
sostenibilità e alla sicurezza alimentare non sia caratterizzato da uno sguardo nostalgico al mondo passato, incentrato su una natura umanizzata e da un mondo agricolo fiabesco, ma sia pervaso da un
pensiero critico e sistemico, che abbracci la complessità dei sistemi alimentari nel loro complesso,
compresi gli elementi di innovazione che possono giocare un ruolo strategico, come, per esempio, i
Novel Food15.
Occorre, quindi, investire sulle nuove generazioni e sulle figure chiave che concorrono alla costruzione
della loro crescita formativa, come gli insegnanti. I docenti, in particolare, possono giocare un ruolo
fondamentale in quanto, superando i modelli educativi convenzionali, possono promuovere negli
alunni la comprensione di tematiche globali complesse, come quelle relative ai sistemi alimentari, favorire l’esercizio del pensiero critico16, e di conseguenza, creare un terreno fertile per la formazione di
cittadini attivi17, che pensano in modo globale e che modellano i propri gusti e le proprie esigenze
tenendo a mente l’importanza delle risorse necessarie alla produzione del cibo, nel rispetto dell’ambiente, senza però dimenticare la propria cultura di riferimento
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18
UNFPA, 2014. The state of the world population, https://bit.ly/2Zj4LJH.
Global Survey 2020. disponibile al link: https://bit.ly/2YAPVzg.
20
BCFN 2019. https://www.barillacfn.com/it/progetti_educativi/studenti-sostenibilita/.
21
BCFN 2019. L’Italia e il Cibo, https://www.barillacfn.com/it/italia-e-il-cibo/.
19
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dell’ambiente sono fondamentali, e possono contribuire sia in modo diretto (e.g., Obiettivo 2 – Fame
zero; Obiettivo 3 – Salute e benessere) che indiretto (e.g., Obiettivo 5 – Uguaglianza di genere; Obiettivo 10 - Ridurre le disuguaglianze; Obiettivo 13 – Lotta contro il cambiamento climatico) alla realizzazione di tutti gli SDGs. Accelerare la transizione è una sfida multidimensionale che può essere favorita
attraverso la conoscenza, lo sviluppo di sistemi e di strumenti che ci permettano di produrre, trasformare, distribuire e consumare il cibo in mondo migliore, nonché stimolare la nascita di una nuova
mentalità. Nello specifico, l’Obiettivo 12 – “consumo e produzione responsabili. Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo” – al target 12.8 sottolinea proprio l’importanza di fare in modo
che tutte le persone del mondo vengano adeguatamente formate sui temi della sostenibilità e siano
in grado di fare scelte di consumo più consapevoli.
Oggi, 1.8 milioni di persone hanno tra i 10 e i 24 anni. Il 90% dei giovani vive nei paesi in via di sviluppo18,
dove si concentra anche il più alto tasso di crescita della popolazione mondiale. Si tratta della più
grande generazione di giovani della storia, un enorme potenziale per il progresso sociale ed economico, che dovrebbe essere oggetto di investimenti strategici nel settore dell’educazione allo sviluppo
sostenibile. Ancora oggi però, la consapevolezza sugli SDGs è molto bassa. A rivelarlo è una recente
indagine19 condotta su un campione di 26mila partecipanti di 174 Paesi diversi volta ad analizzare la
consapevolezza dei giovani sulle tematiche ambientali, sociali ed economiche più urgenti del nostro
tempo, in connessione all’Agenda 2030. Solo metà del campione ha familiarità con gli SDGs, mentre la
parola sostenibilità risulta piuttosto compresa.
In Italia, secondo un’indagine (realizzata da IPSOS con Fondazione Barilla nel 2019, attraverso una metodologia CAWI - Computer Assisted Web Interviewing)20 su un campione rappresentativo di 800 giovani tra i 14 e i 27 anni, solo il 17% ha una buona conoscenza degli SDGs, Per il 28% degli intervistati
può definirsi superficiale, per il 55% nulla. La responsabilità della formazione su queste tematiche è
attribuita principalmente al sistema scolastico e universitario (56%), e quasi in pari misura alla famiglia
o alle istituzioni politiche. Per il 60% degli intervistati, le azioni concrete di cambiamento spettano
principalmente alle generazioni future, dimostrando la mancanza di un generale senso di urgenza del
cambiamento. Per quanto riguarda la sostenibilità, è un concetto familiare al 40% del campione degli
intervistati. Tra i 14-15enni, meno di un terzo ha acquisito il concetto di sostenibilità, ma la percentuale
tende a crescere in proporzione all’età, fino a superare di poco il 50% tra i più grandi (24-27enni). Solo
il 9% di chi conosce il concetto di sostenibilità ne comprende il nesso con i sistemi alimentari, in termini
di produzione, distribuzione e consumo. Essa è associata, piuttosto, al concetto generico di ambiente
(69%). Tra chi dichiara di adottare un’alimentazione sostenibile, solo il 38% adotta una dieta di tipo
mediterraneo. Un dato che conferma la transizione nutrizionale che il nostro paese sta attraversando,
con un aumento dell’incidenza di sovrappeso e obesità di giovani e adulti21.
La scarsa informazione si correla direttamente con l’atteggiamento generale e i diversi comportamenti
quotidiani in relazione allo spreco e alle scelte di sostenibilità alimentare: i giovani attenti e i giovani
informati tendono a preferire prodotti da agricoltura sostenibile, a leggere sempre con attenzione le
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3. ll ruolo dell’educazione per andare oltre la conoscenza
L’educazione alla sostenibilità alimentare e ambientale, alle politiche della produzione agricola, nell’ottica di una equa distribuzione delle risorse tra gli abitanti del pianeta, può diventare uno degli elementi
costitutivi di una cittadinanza attiva, responsabile, che pensa in modo globale e agisce in modo locale.
L’educazione alla cittadinanza nelle scuole rappresenta un obiettivo fondamentale e ampiamente dibattuto per la cooperazione europea nel settore dell’istruzione. Infatti, le competenze civiche e sociali
sono tra le otto competenze chiave, ritenute essenziali per i cittadini, identificate nel 2006 dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Unione europea24 e ribadite il 17 marzo 2015, quando è stata adottata dai ministri dell’educazione dei vari Paesi europei la “Dichiarazione di Parigi”, allo scopo di promuovere la cittadinanza e i comuni valori di libertà, tolleranza e non discriminazione attraverso l’istruzione25. Le competenze non sono un sinonimo di conoscenza. Esse, infatti, sono definite dall’Unione
Europea come una combinazione di conoscenze, abilità e attitudini appropriate al contesto26. In questo
senso, per formare un individuo le conoscenze, ovvero l’assimilazione di informazioni, sono importanti
ma non possono essere considerate come acquisizioni fini a sé stesse e devono necessariamente essere associate a delle abilità, intese come la capacità di applicare le conoscenze e di utilizzare il knowhow per portare a termine compiti e risolvere problemi27.
Secondo il rapporto della rete Eurydice, «l’educazione alla cittadinanza aiuta gli studenti a diventare
cittadini attivi, informati e responsabili, desiderosi e capaci di assumersi responsabilità per loro stessi
e le loro comunità a livello locale, regionale, nazionale e internazionale»28 (p. 11). Al fine di raggiungere
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22
KELLY, M. P., & BARKER, M. (2016). Why is changing health-related behaviour so difficult?, in Public health, 136,
109-116.
23
TRUDEL, R. (2019). Sustainable consumer behavior, in Consumer psychology review, 2,1, 85-96.
24
Raccomandazione 18 dicembre 2006, Allegato, Competenze chiave per l’apprendimento permanente. Un quadro di riferimento europeo; Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2008 sulla
costituzione di un Quadro europeo delle Qualifiche per l’apprendimento permanente. (2008/C 111/ 01).
25
Declaration on promoting citizenship and the common values of freedom, tolerance and non-discrimination
through education. (PARIS, Tuesday 17 MARCH 2015) https://bit.ly/3dzhsVN.
26
Raccomandazione 2006/962/CE, disponibile al link: https://bit.ly/3dw3kwA .
27
Insegnare nella scuola delle competenze. A cura di Luisa Menzio, https://bit.ly/2BdDhgD.
28
Eurydice (2017). Citizenship Education at School in Europe 2017, https://bit.ly/3i39Xdi.
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etichette alimentari e cercano di evitare gli sprechi d’acqua. Il 50% di chi dichiara di adottare un’alimentazione sostenibile, lo associa alla riduzione dello spreco di cibo, il 34% all’assunzione di cibo sano.
Segue la preferenza per cibo locale (37%), con imballaggi minimi (36%), di stagione (34%).
Tuttavia, dalla ricerca appare evidente, e lo conferma anche la letteratura scientifica, che l’informazione da sola, per quanto importante, non sia una condizione sufficiente perché le persone sentano il
dovere impellente ad agire subito22. Esistono diverse variabili psicologiche che possono influenzare la
scelta di comportanti più ecologici23 e dall’analisi IPSOS, è emerso che ciò che può fare la differenza è
il senso di coinvolgimento nella presa in carico del problema, a prescindere dalla conoscenza qualificata della tematica. Questo suggerisce che bisogna insistere soprattutto sulle implicazioni a livello personale e sociale, coinvolgendo le istituzioni scolastiche, che emergono, da questa ricerca, come le figure maggiormente responsabili per la formazione sullo sviluppo sostenibile.
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questo obiettivo, l’educazione alla cittadinanza attiva deve aiutare gli studenti a sviluppare conoscenze, competenze, atteggiamenti e valori nelle seguenti quattro macroaree di competenze: l’interazione efficace e costruttiva con gli altri; il pensiero critico; l’agire in modo socialmente responsabile; e
l’agire democraticamente. In questo senso, l’educazione alla cittadinanza nel contesto scolastico non
si limita all’insegnamento e all’apprendimento di argomenti pertinenti ma necessita anche di esperienze pratiche acquisite attraverso attività, pensate per preparare gli studenti al ruolo di cittadini, in
linea con quanto richiesto nella “convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza” (art. 28-29)29.
Similmente, l’UNESCO, che da anni dedica grande attenzione al tema della formazione dei giovani nel
portare avanti l’idea di cittadinanza attiva e globale, intesa come un senso di appartenenza a una comunità più ampia e a un’umanità comune30, ritiene che l’educazione alla cittadinanza debba includere
al suo interno tre aree fondamentali: quella cognitiva, quella socio-emozionale e quella comportamentale31. La prima riguarda le competenze legate alla conoscenza e al ragionamento che sono necessarie
per comprendere meglio il mondo e la sua complessità. La seconda area, quella socio-emotiva, invece,
riguarda i valori, gli atteggiamenti e le competenze sociali che consentono di svilupparsi affettivamente, fisicamente e dal punto di vista psico-sociale, nonché di vivere e condividere assieme agli altri
in condizioni di pace e rispetto. Infine, l’area comportamentale riguarda la condotta, le azioni, le applicazioni pratiche e l’impegno.
Educare in questa prospettiva, senza limitarsi all’area cognitiva, permette alle nuove generazioni di
conoscere e valutare, in modo critico, i problemi e le sfide globali e la loro interconnessione pur all’interno di differenze locali e nazionali. Conoscere, infatti, non basta, bisogna cercare di far crescere un
senso di appartenenza alla comunità mondiale, puntando sulla condivisione di valori e alla responsabilità nel rispetto delle diversità. Affinché questo possa svilupparsi, devono essere incentivati i momenti di condivisione e di scambio. Inoltre, l’agire educativo non deve essere cristallizzato nel solo
contesto formale ma deve essere promosso anche l’apprendimento non-formale e informale. A differenza di quello formale, che si attua nel sistema educativo vigente, quello non formale è caratterizzato
da una scelta intenzionale della persona, che si realizza al di fuori dei sistemi indicati nella descrizione
dell’apprendimento formale, «in ogni organismo che persegua scopi educativi e formativi, anche del
volontariato, del servizio civile nazionale e del privato sociale e nelle imprese». Invece, per apprendimento informale si intende quello che, anche «a prescindere da una scelta intenzionale, si realizza
nello svolgimento, da parte di ogni persona, di attività nelle situazioni di vita quotidiana e nelle interazioni che in essa hanno luogo, nell'ambito del contesto di lavoro, familiare e del tempo libero»32.
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Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell’adolescenza (Unicef - Nazioni Unite il 20 novembre
1989, ratificata dall’Italia con legge del 27 maggio 1991, n. 176, depositata presso le Nazioni Unite il 5 settembre
1991. La traduzione italiana qui riportata è quella pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell’11 giugno 1991), disponibile al link: https://www.unicef.it/Allegati/Convenzione_diritti_infanzia_1.pdf.
30
UNESCO (2014). Global citizenship education: preparing learners for the challenges of the 21st century.
https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000227729.
31
UNESCO (2015). Global citizenship education: topics and learning objectives, https://bit.ly/3fXSdOx.
32
Decreto Legislativo n. 13/2013 (Definizione delle norme generali e dei livelli essenziali delle prestazioni per
l'individuazione e validazione degli apprendimenti non formali e informali e degli standard minimi di servizio del
sistema nazionale di certificazione delle competenze), disponibile al link: https://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2013/02/15/13G00043/sg.
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4. Educare alla sostenibilità attraverso il cibo: “Noi, il cibo, il nostro Pianeta”
In questi molteplici processi di apprendimento per lo sviluppo di una cittadinanza attiva e globale,
anche attraverso i temi dell’alimentazione sostenibile, i docenti e i dirigenti scolastici, con le loro competenze e conoscenze, svolgono un ruolo fondamentale. Pertanto, la formazione adeguata e il supporto che essi ricevono sono centrali per lo sviluppo efficace dell’educazione alla cittadinanza34.
Con questo obiettivo, nel 2018, la Fondazione Barilla, attraverso un protocollo di intesa con il MIUR,
ha creato il programma educativo “Noi, il cibo e il nostro Pianeta”, che attualmente conta 5.133 iscritti,
in 3.881 scuole, per un totale di circa 10.266 classi e 256. 650 studenti coinvolti, distribuiti su tutto il
territorio nazionale. Questo programma di formazione e aggiornamento, dedicato ai docenti di ogni
ordine e grado, vuole offrire, oltra agli strumenti per fare una educazione alla cittadinanza attiva, un
quadro completo di conoscenze e materiale aggiornato sul cibo, superando la visione ristretta del semplice consumo, affrontando tutte le tematiche legate alla sostenibilità ambientale, i temi della salute,
il mondo dei valori culturali, della ricchezza e della diversità e le questioni relative alla sicurezza alimentare. L’approccio metodologico del programma educativo è improntato a una didattica informale
di tipo costruttivista, ideata per i docenti e con i docenti (i.e., docenti altamente specializzati e/o con
lunga esperienza sul campo che contribuiscono con le loro competenze alla realizzazione, alla
33
UNESCO (2017), Education for Sustainable Development Goals: learning objectives, disponibile al link:
https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000247444.
34
Eurydice (2017). Citizenship Education at School in Europe 2017, http://eurydice.indire.it/wp-content/uploads/2017/11/Citizenship_education_Final-Report-2017-1.pdf.
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In questo senso, il tema del cibo e della sostenibilità alimentare e ambientale è un ottimo esempio per
la promozione della cittadinanza, in tutti i contesti di apprendimento (i.e., formale, non formale e informale), perché permette di sviluppare conoscenze all’interno di contesti culturali specifici, mobilitare
risorse differenti promuovendo l’interazione efficace e costruttiva con gli altri, sviluppare il pensiero
critico, pianificare e sperimentare diverse esperienze pratiche e agire in modo responsabile sia dal
punto di vista sociale che ambientale. In particolare, secondo l’UNESCO33, che analizza il caso
dell’Obiettivo 12: «consumo e produzione responsabili. Garantire modelli sostenibili di produzione e
di consumo», il tema del cibo consente di promuovere la cittadinanza perché a livello cognitivo il discente studia la complessità dei sistemi agro-alimentari, comprende come le scelte, legate allo stile di
vita, hanno un impatto a livello ambientale, economico e sociale ed esplora le strategie e le soluzioni
per una produzione sostenibile, come, per esempio, i Novel Food. A livello socio-emotivo, invece, il
discente deve imparare a comunicare la necessità di pratiche sostenibili di produzione e di consumo,
avendo chiara la distinzione tra bisogni e desideri, e incoraggia gli altri ad adottare stili di vita più sostenibili. Infine, a livello comportamentale, il discente impara, tra le varie azioni possibili, a pianificare,
attuare e valutare attività legate al consumo, utilizzando i criteri di sostenibilità esistenti, diventando
consapevole del proprio ruolo di stakeholder attivo all’interno del mercato. Il percorso educativo è
quindi orientato verso una trasformazione nel senso più ampio, che riguarda non solo la persona, ma
anche la realtà che la circonda: fondamentale è la spinta all’azione che, mossa da un cambiamento
interiore, si materializza nella vita quotidiana.
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sperimentazione e alla condivisione dei contenuti), per coinvolgere in prima persona gli studenti e basata sull’uso delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT). Si tratta di una metodologia che avvicina il contesto e le modalità educative alle esperienze della vita quotidiana, permettendo agli studenti di imparare facendo (per esempio partecipando a un concorso che premia la
messa in pratica degli argomenti trattati) e coinvolgendoli affinché si facciano promotori di cambiamenti sociali importanti e più sostenibili in relazione al cibo e all’ambiente: due fattori chiave per il
raggiungimento degli SDGs dell’ONU e per diventare cittadini attivi e consapevoli.
5. Conclusioni
35
INDIRE (2010). La definizione e la selezione di competenze chiave. Riassunto Esecutivo., https://bit.ly/3eCG9Ci;
Insegnare nella scuola delle competenze. A cura di Luisa Menzio, op. cit.
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In questo articolo è stato analizzato il ruolo della cittadinanza attiva per la costruzione di un futuro
sostenibile, attraverso l’educazione alla sostenibilità alimentare e ambientale. Sensibilizzare su questi
temi è importante: è giusto e quanto mai urgente che i giovani di oggi, nonché gli adulti di domani,
imparino da subito come promuovere lo sviluppo sostenibile, preservare le risorse del pianeta, grazie
a progetti educativi studiati appositamente per loro, e sviluppare la capacità di favorire, grazie alla
conoscenza, azioni consapevoli. Conoscere però non basta, bisogna anche cercare di far crescere un
senso di appartenenza alla comunità mondiale, puntando sulla condivisione di valori e responsabilità
nel rispetto delle diversità. E perché tutti i concetti teorici non restino tali ma si trasformino in azioni
concrete serve agire in modo efficace a diversi livelli verso un mondo più equo e sostenibile.
Fare educazione è un processo complesso che va oltre la fornitura conoscenza, perché ha come obiettivo lo sviluppo di competenze. Esse devono necessariamente contribuire al raggiungimento di risultati
di valore per la società e per gli individui, aiutare le persone a rispondere a importanti esigenze in
contesti differenti ed essere importanti non soltanto per gli esperti del settore ma per tutti gli individui
di una società35.
Tuttavia, come è emerso da una ricerca portata avanti da Fondazione BCFN e IPSOS, i giovani pensano
che le azioni concrete di cambiamento spettino principalmente alle generazioni future. Per questo i
docenti e gli esperti di educazione, considerati dagli intervistati come le figure maggiormente responsabili per la formazione sullo sviluppo sostenibile, giocano un ruolo fondamentale. Perché con le loro
competenze e conoscenze sono in grado di aiutare i ragazzi a sviluppare le giuste competenze per
diventare cittadini attivi attraverso la sostenibilità alimentare e ambientale, creando situazioni che simulano la realtà, aiutando ad immagine ruoli, destinatari e compiti che diventeranno un bagaglio di
esperienze spendibili in un prossimo futuro dai ragazzi. Inoltre, educare alla cittadinanza attiva oggi,
non solo permette di formare una generazione di giovani proattivi, che con le proprie azioni possono
dare un contributo alla salvaguardia e all’utilizzo sostenibile delle risorse, ma è strategico per creare
una nuova generazione di professionisti attenti alle esigenze del Pianeta. Per questa ragione è fondamentale che gli educatori siano adeguatamente formati e supportati e il programma educativo “Noi, il
cibo, il nostro Pianeta”, contribuisce alla causa. In particolare, a livello di competenze, esso promuovere la competenza scientifica sui temi della sostenibilità (sustainability literacy), favorisce lo sviluppo
Cibo, educazione e ricerca: costruire un futuro sostenibile
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ISSN 2284-4503
BioLaw Journal – Rivista di BioDiritto, n. 2/2020
Focus on
del pensiero olistico e critico e promuove l’interdisciplinarietà, in quanto i temi del cibo sono trasversali
a quasi tutte le discipline.
Infine, è bene ricordare che se l’educazione per una cittadinanza attiva è una competenza importante,
non è l’unico strumento a disposizione per promuovere il cambiamento. Il passaggio verso diete più
sostenibili, fondamentali per mantenere la popolazione e il nostro Pianeta in salute, deve essere inserito all’interno di un sistema più complesso di interventi e politiche che riguardano la produzione, il
marketing, l’accesso, disponibilità di cibo sano e sostenibile, che coinvolge contemporaneamente tutti
gli attori citati nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
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