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ISTITUTO ITALIANO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA RIVISTA DI SCIENZE PREISTORICHE numero speciale Preistoria e Protostoria in Lombardia e Canton Ticino LXXII - S2 - 2022 - Firenze Il volume raccoglie la rielaborazione, sottoposta a referee, dei testi presentati in occasione della LII Riunione Scientifica dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, tenutasi dal 17 al 21 ottobre 2017 presso l’Aula Magna dell’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con l’Ufficio Beni culturali del Canton Ticino e la Società Archeologica Comense Patrocinio Ministero della Cultura Regione Lombardia Consiglio Nazionale delle Ricerche Associazione Italiana per lo Studio del Quaternario Dipartimento Beni culturali e ambientali dell’Università degli Studi di Milano Comitato Scientifico Stefania Casini, Raffaele C. de Marinis, Angelo Fossati, Filippo M. Gambari †, Marco Minoja, Annaluisa Pedrotti, Marta Rapi, Cesare Ravazzi, Francesco Rubat Borel, Maria Giuseppina Ruggiero, Luca Tori Coordinamento del Comitato Scientifico Raffaele C. de Marinis Comitato Organizzativo Marta Rapi, Cesare Ravazzi Segreteria Organizzativa Marta Rapi, Elena Barbieri, Selene Busnelli, Annamaria Rizzi Redazione Selene Busnelli, Marta Rapi Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria Preistoria e Protostoria in Lombardia e Canton Ticino a cura di Raffaele C. de Marinis e Marta Rapi RIVISTA DI SCIENZE PREISTORICHE LXXII - S2 - 2022 - Firenze Rivista di Scienze Preistoriche - LXXII S2 - 2022 Preistoria e Protostoria in Lombardia e Canton Ticino - pp. 111-119 RIVISTA DI SCIENZE PREISTORICHE https://www.openprehistory.org/categoria-prodotto/numeri-speciali/ Gabriele L.F. Berruti (1, 2, 3), Maite García Rojas (2, 4), Sila Motella De Carlo (5), Francesco Rubat Borel (6), Stefano Viola (7) Il Basso Verbano nell’Epigravettiano: l’insieme litico di via del Maneggio, Castelletto sopra Ticino (NO) (1) (2) (3) (4) (5) (6) (7) Museo di Archeologia e Paleontologia C. Conti, e-mail: brrgrl@unife.it Dipartimento di Studi umanistici, Università degli studi di Ferrara Associazione culturale 3P – Progetto Preistoria Piemonte Universidad del País Vasco / Euskal Herriko Unibertsitatea (UPV/EHU), Área de Prehistoria. Departamento de Geografía, Prehistoria y Arqueología; e-mail: maitensx@gmail.com Laboratorio di Archeobiologia – Musei Civici di Como; e-mail: sila.motella@uninsubria.it Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino, e-mail: francesco.rubatborel@cultura. gov.it Université de Genève Département F.-A. Forel des sciences de l’environnement et de l’eau Laboratoire d’archéologie préhistorique et anthropologie, e-mail: stefanoviola7@virgilio.it Parole chiave: industria litica, Paleolitico superiore, Epigravettiano finale, Piemonte, Castelletto sopra Ticino Keywords: Upper Paleolithic, Epigravettian, Piedmont, Castelletto sopra Ticino ABSTRACT - The lower Verbano region during the Epigravettian: the lithic assemblage from Via del Maneggio, Castelletto sopra Ticino (NO) - In 2003, during the archaeological excavations realized for the recovery of a Golasecca’s necropolis located in Castelletto sopra Ticino (NO), Via del Maneggio, and particularly during the excavation of the burial structure called Tomba 1, some flint tools were found. To clarify the significance of these tools, that in no way could have been related with the necropolis, a test pit was made and it led to the identification of an archaeological layer, characterized by the presence of several lithic remains and of a fireplace. The lithic assemblage is composed by 256 flint tools, eight are retouched tools and microliths (among them: 3 microgravettes, 1 end-scraper, 1 truncated blade, 2 fragmented backed edge blades and a trapeze), one microburin and seven cores. Despite several and repeated post depositional phenomena affected the site, the state of preservation of the lithic industry is very good; just a few artefacts show traces of slight alterations, all referred to heat treatment. All the phases of the knapping sequence are present in the assemblage (from the shaping out to the discard of the cores). The good conservation of the archaeological context is also proved by the great number of refittings in the lithic assemblage. The use-wear analysis, was conducted through the integrated approach between the Low-Power Approach and the High-Power Approach. The results of the use-wear analysis show that in the site were carried out butchering activities and skin working. The characteristics of the lithic assemblage allow to place chronologically the prehistoric occupation of the site in the Late glacial while from a cultural point of view, the site can be attributed to the Epigravettian culture, characterized by lithic industries with a strong tendency to microlithism and by the presence of microgravettes, short end-scrapers and by the appearance of the first geometric microliths. This interpretation is also supported by the presence of only Pinus sylvestris/montana charcoal in the fireplace, that it was the most widespread three in the area at the time. Although the archaeological record found in the Via del Maneggio site is small, it represents an important turning point in Piedmont prehistoric research because it is the first site of the Upper Paleolithic investigated through a systematic excavation in the region. 112 G.L.F. Berruti, M. García Rojas, S. Motella De Carlo, F. Rubat Borel, S. Viola La scoperta Durante gli scavi diretti nel 2003 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologi del Piemonte ed eseguiti dal G.S.A.C. (Gruppo Storico Archeologico Castellettese) per il recupero della necropoli golasecchiana sita in Via del Maneggio (fig. 1A), e più precisamente durante lo scavo della struttura tombale T.01/01 dell’825-750 a.C., fu individuata una fase di frequentazione antecedente alla necropoli dell’età del Ferro. La suddetta fase di frequentazione fu scoperta in quanto durante la costruzione del recinto in pietra e del pozzo contente l’urna cineraria furono intaccati gli strati sottostanti portando in alcuni manufatti in selce, la cui presenza non poteva in alcun modo essere attribuita alla fase protostorica della necropoli. La realizzazione di un sondaggio di (3 m2) permise di individuare una paleosuperfice in buono stato di conservazione che presentava numerosi manufatti in selce (n. 256) (fig. 1B, C, D) ed un focolare. Inquadramento del sito Lo studio del materiale rinvenuto ha permesso di collocare cronologicamente questa prima frequentazione del sito verso la fine del Paleolitico superiore e, più precisamente, si è potuto attribuire il deposito alla fase finale della cultura epigravettiana. L’insediamento si sviluppa, nell’Interstadio Tardiglaciale, in una fase cronologica caratterizzata climatologicamente dal progressivo aumento della temperatura, definita Tardiglaciale, una fase cronologica caratterizzata dal progressivo aumento delle temperature (14.700/11.500 anni fa). All’inizio del Tardiglaciale, l’ambiente locale si presentava praticamente privo di vegetazione forestale ed era caratterizzato da un paesaggio steppico con la rada vegetazione concentrata lungo i fiumi e tra il mosaico di acquitrini formatosi dalle acque di fusione dei ghiacciai. Successivamente, durante l’interstadio di Bölling-Alleröd, si registrò un brusco miglioramento climatico, grazie al quale si assistette all’espansione della copertura forestale (Tinner e Vescovi 2005; Broglio 1998; Broglio e Improta 1995; Martini 2007; Ravazzi et alii 2007). L’indagine del sondaggio ha permesso di individuare una stratigrafia complessa composta da 4 unità stratigrafiche. Durante il Tardiglaciale, l’area di Via del Maneggio fu interessata in prima battuta dalla deposizione di ghiaie fluvioglaciali (Alloformazione di Cantù), US 106, su cui si impostò uno strato di sabbie fini, US 105. Al tetto di queste sabbie (US 105a), ovvero nella zona in cui è stata individuata la fase di occupazione preistorica, sono state individuate inequivocabili tracce di un processo pedogenetico e la presenza di un focolare (US 230) (Nericcio e Ottomano 2011). L’occupazione epigravettiana si sviluppò quindi in un’area prospiciente l’acqua. Successivamente, la zona interessata dal sito venne sigillata dai sedimenti (limi argillosi con sabbie fini) dell’US 104, ricchi di materia organica depostasi in un ambiente sommerso a bassa energia (Nericcio e Ottomano 2011), sopra il quale si imposta la necropoli dell’età del ferro. L’industria litica Entità e conservazione I primi reperti litici furono individuati all’interno delle US riferibili alla necropoli golasecchiana. La dispersione dei materiali è da imputare ai lavori di scavo effettuati durante la costruzione Fig. 1: A) localizzazione del sito; B) nucleo su ciottolo; C) microgravette, PD21 p lt snx [A d c rct]; D) microgravette, BP12 p lt dxt [A d c cvx]; E) grattatoio, f G11 p trns dst [S c d cvx], con un importante poilitura attribuibile alla lavorazione della pelle; F) catena operativa individuata legata allo sfruttamento dei ciottoli; i quali una volta staccata una calotta, tramite percussore duro, venivano sfruttati in modo unidirezionale con una tecnica a percussore tenero. In alcuni casi, quando il modulo del nucleo lo permetteva si proseguiva con uno sfruttamento bipolare; G) catena operativa legata allo sfruttamento della selce recuperata sottoforma di blocchetto, per i quali, una volta creata una cresta si proseguiva con uno sfruttamento unipolare a percussore tenero. Figure 1: A) location of the site; B) core on pebble; C) microgravette, PD21 p lt snx [A d c rct]; D) microgravette, BP12 p lt dxt [A d c cvx]; E) scraper, f G11 p trns dst [S c d cvx], with an important polishing attributable to the working of skin; F) identified operational chain linked to the exploitation of pebbles; which, once a cap was detached, by means of a hard hammer, were exploited in a unidirectional way with a soft hammer technique. In some cases, when the module of the nucleus allowed it, a bipolar exploitation continued; G) operational chain linked to the exploitation of the recovered flint in the form of a block, for which, once a ridge was created, a single-pole exploitation with a soft hammer was continued. Il Basso Verbano nell’Epigravettiano 113 114 G.L.F. Berruti, M. García Rojas, S. Motella De Carlo, F. Rubat Borel, S. Viola della necropoli, che intaccarono l’U.S. 105a portando alla luce i materiali ivi contenuti. La possibilità che i reperti provenienti dal rimaneggiato dell’età del ferro siano attribuibili alla fase di occupazione epigravettiana è fortemente indiziata sia dall’omogeneità dell’insieme litico, sia dalla presenza di un rimontaggio che collega i reperti rinvenuti durante il sondaggio a quelli rinvenuti nella necropoli. La maggior parte dei reperti proviene comunque dal sondaggio effettuato in prossimità della T. 01/01. Sfortunatamente, l’intervento non ha potuto interessare tutto il deposito epigravettiano, che sicuramente proseguiva oltre i limiti di scavo. Un’altra decina di reperti proviene direttamente dal rimaneggiato causato dall’intervento della ruspa durante lo splateamento effettuato in occasione dello scavo archeologico. Considerando tutti i materiali recuperati, l’insieme litico comprende 256 elementi, tra cui 8 strumenti, 1 microbulino e 7 nuclei (fig. 1B). Nonostante i ripetuti interventi che nel tempo hanno intaccato il deposito, la conservazione dei reperti litici è buona; solo il 17% di essi presenta infatti alterazioni la maggior parte delle quali è da attribuire ad alterazioni termiche. Una decina di reperti presenta una patina, mentre un solo manufatto presenta dei margini profondamente intaccati da fratture da calpestio. Tali manufatti litici rappresentano l’unica testimonianza dell’insediamento epigravettiano. La mancanza di resti in materia dura animale o in legno non è da attribuire, probabilmente, alla loro assenza all’interno del deposito bensì alle condizioni di formazione del deposito che non ha permesso la conservazione di questi materiali di natura organica. Materia prima La selce è il solo litotipo utilizzato per il debitage, ed il suo approvvigionamento non risulta esclusivamente locale. Il Piemonte è relativamente povero di materie prime scheggiabili di buona qualità, il suo margine orientale risulta favorito sia dalla contiguità con i ricchi affioramenti selciferi del varesotto sia dalla presenza di numerosi ciottoli e noduli in giacitura secondaria. La zona delle prealpi varesine presenta una base metamorfica pre-permiana e vulcanica permiana ricoperta da estese coperture carbonatiche sia triassiche, di ambiente marino ad acque basse, sia giurassiche e cretacee di ambiente marino di mare aperto (Cita-Gelati-Gregnanin 1990). Sono state riconosciute 9 probabili varietà di selce, identificate e distinte attraverso caratteri cromatici e tessiturali (opacità, vetrosità, colorazione, morfologia, natura del cortice, omogeneità) osservati a livello macroscopico (Negrino e Starnini 2006; Stow 2005). L’osservazione della morfologia dei cortici ancora presenti sul 53% dei reperti sembra suggerire una prevalenza dell’approvvigionamento di selce in giacitura primaria direttamente da affioramenti, affiancata da un’attività di raccolta complementare di ciottoli in alveo e/o su spiaggia. I bacini di raccolta in giacitura secondaria possono essere identificati sia nella paleospiaggia del lago Maggiore sia nell’alveo del Ticino e dei torrenti locali. Inoltre, non è possibile escludere lo sfruttamento dei numerosi ciottoli fluvio-glaciali presenti nelle morene localizzate a corona del bacino del basso lago Maggiore. Da una di prospezione di superficie emerge che i più vicini affioramenti compatibili sono localizzati nei dintorni del lago di Varese, a circa 15 km di distanza da Via del Maneggio. In modo particolare alle radiolariti della facies superiore e del Rosso adaptici che sono riconducibili al Gruppo del Selcifero Lombardo, dove sono presenti liste e noduli di selce policroma di buona qualità (Sciunnach 2007a, 2007c); un’altra zona di approvvigionamento può essere individuata nella Formazione della Maiolica, dove abbiamo noduli, lenti e strati di selce di colorazioni blue e/o grigio di buona qualità (Petti e Falorni 2005). Analisi tecnologica Sebbene l’entità dell’insieme litico analizzato sia molto limitata; dallo studio dei reperti emerge come nell’insieme pervenuto siano presenti tutte le fasi della catena operativa, dalla messa in forma all’abbandono. Si tratta probabilmente del risultato di una singola fase d’occupazione durante la quale si sono svolte tutte le fasi della catena operativa; dato avvalorato dall’alto numero di rimontaggi ritrovati: ve ne sono infatti VII che interessano 16 diversi reperti, per una percentuale pari al 7% del totale. Il rimontaggio più complesso interessa 4 diversi pezzi. Tutti i rimontaggi rinvenuti sono attribuibili alla fase di messa in forma o della gestione dei nuclei di materia prima. Dallo studio dei prodotti e dei sottoprodotti della scheggiatura pare evidente l’esistenza di tre diverse catene operative; due finalizzate alla produzione di lame e lamelle, mentre la terza pare fi- Il Basso Verbano nell’Epigravettiano nalizzata all’ottenimento di supporti più corti. La prima catena operativa individuata è legata allo sfruttamento dei ciottoli (fig. 1B); i quali una volta staccata una calotta, tramite percussore duro, venivano sfruttati in modo unidirezionale con una tecnica a percussore tenero. Le tracce dell’utilizzo del percussore tenero sono evidenti sia sui prodotti (fig. 2) che sui nuclei; non è visibile il punto d´impatto sul tallone, il tallone è sottile ed è presente un labbro sporgente, l’angolo tra faccia ventrale e il tallone è acuto mentre l’angolo globale tallone/asse di scheggiatura è inferiore a 80º; inoltre il bulbo è poco evidente ed è visibile un abrasione della cornice sulla faccia dorsale della scheggia (Arzarello et alii 2015). In alcuni casi, quando il modulo del nucleo lo permetteva si proseguiva con uno sfruttamento bipolare (fig. 1F). La seconda catena operativa è legata allo sfruttamento della selce recuperata sottoforma di blocchetto, per i quali, una volta creata una cresta si proseguiva con uno sfruttamento unipolare a percussore tenero (fig. 1G e 2). La terza catena operativa, partendo dalla seconda, veniva messa in atto quando il blocchetto di materia prima veniva diviso in due parti (accidentalmente o volontariamente) e si proseguiva o con uno sfruttamento unipolare al percussore in pietra dura o con uno sfruttamento ortogonale sempre a pietra dura. Dall’analisi morfometrica delle lame e delle lamelle emerge un insieme moderatamente variabile, in cui non si nota una pressante ricerca di morfometrie tipiche. I nuclei rinvenuti sono di piccole dimensioni. L’utilizzo della tecnica del microbulino è documentata dal ritrovamento di un unico microbulino. Con questi scarni dati possiamo tentare di collegare il materiale agli studi effettuati da Montoya sulle industrie epigravettiane dell’area prealpina ed alpina dell’Italia Orientale (Montoya 2004, 2008; Montoya et alii 2018; Naudinot et alii 2014; Bertola et alii 2007). Montoya distingue le industrie in tre fasi in base al cambiamento degli obbiettivi e dei metodi utilizzati nella produzione litica. Nel nostro caso, abbiamo individuato delle catene operative finalizzate alla produzione di lame e lamelle in cui è preponderante uno sfruttamento dei nuclei prevalentemente unidirezionale. Tutti questi elementi portano a ipotizzare l’appartenenza di questo insieme alla fase III, che dovrebbe collocarsi cronologicamente tra la fine della cronozona di Alleröd e l’inizio del Dryas recente. 115 Fig. 2: 1 = tracce di riduzione del bordo, 2= tracce di abrasione della cornice; tipiche evidenze dell’uso del percussore tenero (Arzarello et alli. 2011). A), una lama con evidenze topiche dello sfruttamento a percussore tenero, presenta un tallone puntiforme con un labro. B), lama con evidenze di riduzione del bordo, e con un tallone filiforme. 1 = traces of reduction of the edge, 2 = traces of abrasion of the overhang; typical evidence of the use of the soft hammer (Arzarello et alli. 2011). A), a blade with topical evidence of the exploitation with soft hammer, has a punctiform butt with a lip. B), blade with evidence of edge reduction, and with a thread-like butt. Analisi tipologica Della collezione litica fanno parte solo 9 strumenti formali pari a circa il 4% dell’industria. Si tratta ovviamente di un campione molto ristretto da cui è impossibile ottenere dei dati statistici rilevanti; sapendo inoltre che non tutto il sito fu debitamente indagato, il campione analizzato potrebbe non essere rappresentativo di tutta l’industria. Si nota, comunque, come nell’insieme siano presenti 1 strumento (1G11, 229a) (fig. 1E) e 7 armature (Laplace 1972, 1987). Delle armature fanno parte 3 microgravettes (due PD21 e un BPD12, 229g, 229l, 154a) (fig. 1C, D) dalle dimensioni abbastanza standardizzate, due frammenti di dorso (PD/LD21154b, 148g), un frammento di dorso e troncatura (LDT21, 217f) ed infine un trapezio rettangolo (PDT31, 151b). Quest’ultima armatura, sebbene sia considerata tipica del Mesolitico trova dei confronti in altri siti datati all’Epigravettiano recente come: riparo La Cogola, riparo Soman, Bus de La Lum, riparo Dalmeri ecc… (Ferrari e Peresani 2003). L’attribuzione di quest’armatura all’occupazione epigravettiana lascia alcuni dubbi legati sia all’eccezionale fattura dello strumento rispetto a quelli coevi che per la stessa modalità di ritrovamento; infatti, si tratta di uno dei reperti rinvenuti nel rimaneggiato in antico (pozzetto Tomba 1). Oltre a questi strumenti è presente un microbulino (A11x, 217d). 116 G.L.F. Berruti, M. García Rojas, S. Motella De Carlo, F. Rubat Borel, S. Viola Analisi funzionale Lo studio funzionale effettuato è stato condotto integrando l’approccio a basso ingrandimento (Low Power Approach) (Odell 1981; Semenov 1954), con quello ad alto ingrandimento (High Power Approach) (Keeley 1980). Lo studio a basso ingrandimento è stato effettuato tramite l’ausilio di uno stereo microscopio Seben Incognita 3 (10-80x) e di un microscopio digitale Dinolight Am413T (5-230x). L’analisi ad alto ingrandimento è stata effettuata con un microscopio metallografico AmScope ME300T-M (40-640x) dotato di telecamera e di un microscopio Optika B 600 Met con 5 obbiettivi PLAN IOS MET (5-10-20-50-100x). Son stati analizzati tutti i manufatti ritoccati e quelli non ritoccati che presentavano delle morfologie adatte alla prensione e all’uso. In tutto sono stati analizzati 8 manufatti ritoccati e 32 manufatti non ritoccati. Per quanto riguarda lo studio dei manufatti ritoccati sono state individuate delle consistenti tracce d’uso sul grattatoio (229a), tra cui un importante poilitura attribuibile alla lavorazione della pelle (fig. 1E). Questo dato ben si accorda con quanto rilevato dagli studi effettuati nei contesti dell’Italia Nord-Orientale; che confermano l’utilizzo quasi esclusivo dei grattatoi per il trattamento delle pelli (Ziggiotti 2005; Ziggiotti e Dalmeri 2008; Bertola et alii 2007). Per quanto riguarda le armature, il frammento di dorso 154b presenta lungo il margine non ritoccato delle sbrecciature e delle politure attribuibili al taglio di tessuti cutanei; il frammento di dorso 148g presenta una chiara frattura da impatto, mentre altre due armature mostrano altre due possibili fratture da impatto (fratture tipo snap) (Fischer-Vemming Hansen-Rasmunsen 1984). Tra i 32 manufatti non ritoccati selezionati ci sono 10 diversi manufatti che presentano tracce d’uso. In 8 casi sono presenti solo delle sbrecciature diagnostiche mentre 2 casi mostrano delle politure. In totale 14 diverse zone di utilizzo (Z.u.) che presentano delle tracce riferibili alla lavorazione di materiali la cui durezza va dal tenero (2 sole Z.u.) al medio tenero (3 Z.u.) per finire con il gruppo più consistente che presenta delle tracce da lavorazione di materiali medio duri (9 Z.u.); mentre tra le azioni individuate prevale quella trasversale. Le due politure individuate sono da riferire una alla lavorazione della pelle e l’altra al taglio di tessuti carnei. Come per i precedenti studi tipologici e tecnologici, l’analisi funzionale dell’insieme litico è condizionata sia dalla scarsa rilevanza numerica del campione che dall’incompletezza dello stesso. Dallo studio emerge che nel contesto in esame furono sicuramente lavorate sia la pelle che dei tessuti cutanei, mentre l’attività venatoria è testimoniata da un evidente frattura da impatto sulle armature litiche. Da questo studio emerge l’impressione che l’insediamento epigravettiano di Via del Maneggio sia da classificare come un’occupazione di breve durata in cui si svolsero varie attività legate alla sussistenza del gruppo umano, quali la sostituzione dell’equipaggiamento usurato e una scarsa attività legata all’acquisizione di materiale carneo. I carboni del focolare in US 230 I carboni relativi alle tracce del focolare (US 230) in fase con l’occupazione Epigravettiana, rinvenuto al disotto della tomba T01/01 della necropoli a incinerazione di via del Maneggio a Castelletto Ticino, sono tutti di Pinus sylvestris/ montana (pino silvestre). Il ritrovamento è un’ulteriore conferma della presenza di questa specie nel comprensorio di Castelletto Ticino in un periodo antecedente la frequentazione della necropoli stessa (IX-VIII sec. a.C.). L’analisi antracologica effettuata sui carboni provenienti dai roghi crematori, della sovrastante necropoli, ha permesso di ricostruire l’ambito di provenienza delle specie arboree utilizzate per le pire, cioè la foresta planiziale di latifoglie e l’ambito ripariale. È infatti massiccia la presenza della quercia caducifoglie, verosimilmente farnia (Quercus robur) o rovere (Quercus petraea), insieme all’ontano (Alnus glutinosa/incana) e alla betulla (Betula alba/pubescens), entrambe specie adattate a colonizzare ambienti umidi. Per quanto riguarda le conifere e in particolare il pino silvestre (Pinus sylvestris/montana), su 1300 frammenti di legno esaminati, uno solo, contenuto nei resti del rogo nell’urna della tomba 1/2001, è risultato appartenere a questo taxon. Le prove circa la presenza di questa specie nel comprensorio di Castelletto Ticino e, in generale, lungo le rive del Verbano, sono più consistenti per periodi che precedono l’età del Ferro, come testimoniano il ritrovamento di resti lignei a circa un chilometro di distanza dalla necropoli del Ma- Il Basso Verbano nell’Epigravettiano neggio e gli studi di palinologia effettuati a Balladrum (Hofstetter et alii 2006), in prossimità della sponda elvetica del Lago Maggiore. Nel 2012, a poca distanza dalla necropoli del Maneggio, in località Cicognola, i lavori di sbancamento per la costruzione di un centro commerciale lungo la SS 33 del Sempione hanno portato alla luce porzioni di alberi anche di notevoli dimensioni; all’interno dei sedimenti di riempimento situati al fondo di un bacino lacustre marginale (Rubat Borel et alii 2014), è stato rinvenuto un tronco di Pinus sylvestris/montana lungo quasi sei metri, insieme a un tronco o ramo di betulla e a un ramo di ontano. Un frammento di legno di pino silvestre è stato sottoposto ad analisi radiometrica (14C); il campione, denominato MAMS-17295 CICOGNOLA 1, ha fornito il seguente risultato: 10576±33 BP, 10.680-10470 cal 2σ BC attestando la presenza del pino silvestre fin dall’inizio dell’Olocene. A partire da circa 11000 anni fa si assiste ad un forte incremento della presenza di questa specie lungo le sponde del Lago Maggiore, testimoniato dai risultati degli studi palinologici eseguiti sul sito di Balladrum in Canton Ticino (Hofstetter et alii 2006). Conclusioni Dai dati ottenuti studiando i reperti riferibili all’occupazione preistorica di Via del Maneggio si può collocare cronologicamente il sito nel Tardiglaciale. Dal punto di vista culturale il sito rientra nell’Epigravettiano finale, nella cui industria litica si riscontra una spiccata tendenza alla microlitizzazione ed è caratterizzata dalla presenza di microgravettes, grattatoi corti e dalla comparsa dei primi geometrici. L’industria litica rinvenuta nel sito, benché numericamente poco consistente, presenta tutti gli elementi tipici di questa cultura (Montoya 2004, 2008; Montoya et alii 2018; Naudinot et alii 2014; Bertola et alii 2007). Dal punto di vista tecnologico, l’insieme litico si presenta omogeneo e pare potersi collocare nella fase III della cultura epigravettiana, che nell’Italia Nord-Orientale si colloca tra la fine della cronozona di Alleröd e l’inizio del Dryas recente (Montoya 2004, 2008; Bertola et alii 2007). Senza ulteriori confronti non possiamo applicare la scansione cronologica impostata sulle industrie dell’Italia Nord Orientale, ma le analisi antracologice che confermano la presenza nel focolare 117 di soli carboni riferibili a Pinus sylvestris/montana, sembrano confermare quest’inquadramento cronologico. Dal punto di vista insediativo, il sito sembra strutturarsi su di un livello di spiaggia prospicente un bacino idrico; dall’analisi tecnologica pare evidente come all’interno del sito si svolgessero tutte le fasi della catena operativa legata allo sfruttamento della materia prima litica, a partire dalla messa in forma alla realizzazione degli strumenti finiti, dato avvalorato dall’alta percentuale di rimontaggi rinvenuti. Data l’esiguità dei materiali e lo scavo non estensivo della paleosuperficie non sono state individuate aree di attività specifica. In sintesi, lo studio tecno-funzionale indizia che nel sito siano state effettuate delle attività legate ad una singola occupazione di breve durata da inserire probabilmente all’interno dei cicli di spostamento stagionale dei gruppi di cacciatori-raccoglitori epigravettiani, documentati per la zona dell’Italia Nord Orientale (Bertola et alii 2007; Cusinato et alii 2003). Data la mancanza di ogni tipo di dato faunistico, non si dispone di indicazioni né sulla tipologia delle prede cacciate né sulla stagione di frequentazione del sito. L’estrema vicinanza al bacino idrico potrebbe indicare un’attività di pesca come già documentato sia dalle ricerche effettuate nel Riparo Dalmeri (Albertini e Tagliacozzo 2004a, 2004b), nel Riparo Villabruna (Aimar et alii 1992) e nel Riparo Biarzo (Bertonlini et alii 2016). Benché frammentario ed esiguo il record archeologico rinvenuto in Via del Maneggio rappresenta un importante contributo alla ricerca preistorica piemontese, trattandosi del primo sito all’aperto riferibile al Paleolitico superiore finora indagato scientificamente in questa regione. Riferimenti bibliografici Aimar A., Alciati G., Broglio A., Castelletti L., Cattani L., D’Amico C., Giacobini G., Maspero Peresani M. (1992) - Les Abris Villabruna dans la Vallée du Cismòn, Preistoria Alpina 28: 227-254. Albertini D., Tagliacozzo A. 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Bertola S., Broglio A., Cassoli P., Cilli C., Cusinato A., Dalmeri G., De Stefani M., Fiore I., Fontana F., Giacobini G., Guerreschi A., Gurioli F., Lemorini C., Liagre L., Malerba G., Montoya C., Peresani M., Rocci Ris A., Rossetti P., Tagliacozzo A., Ziggiotti S. (2007) - L’Epigravettiano recente nell’area Prealpina e Alpina Orientale, in Martini F., eds. - L’Italia tra 15.000 e 10.000 anni fa. Cosmopolitismo e regionalità nel tardoglaciale. Firenze: EDIFIR: 39-89. Broglio A., Improta S. (1995) - Nuovi dati di cronologia assoluta del Paleolitico superiore e del Mesolitico del Veneto, del Trentino e del Friuli, Atti dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti 153: 1-45. Broglio A. (1998) - Introduzione al Paleolitico. Roma: Laterza. Cita M.A., Gelati R., Gregnanin A. (1990) - Alpi e Prealpi lombarde, Roma: BE-MA. Cusinato A., Dalmeri G., Fontana F., Guerreschi A., Peresani M. 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L’Aquitaine à la fin des temps glaciaires - Aquitaine at the end of the Ice Age. Les sociétés de la transition du Paléolithique final au début du Mésolithique dans l’espace Nord aquitain. Partie 1 - LE TEMPS LONG : les sociétés préhistoriques du Paléolithique final au début du Mésolithique. 1c - Les groupes humains et leurs cultures matérielles. Actes de la table ronde organisée en hommage à Guy Célérier, Les Eyzies-de-Tayac, 24-26 juin 2015, PALEO, numéro spécial: 193-202. Naudinot N.A., Tomasso A., Tozzi C., Peresani M. (2014) - Changes in mobility patterns as a factor of 14C date density variation in the Late Epigravettian of Northern Italy and Southeastern France, Journal of Archaeological Science 52: 578-590. Negrino F., Starnini E. (2006) - Modelli di sfruttamento e circolazione delle materie prime per l’industria litica scheggiata tra Paleolitico inferiore ed Età del Rame in Liguria, in AA.VV. - Materie prime e scambi nella preistoria italiana. 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Lo studio funzonale delle armature litiche di Riparo Cogola, livello 19, Preistoria Alpina 42: 13-24. RIVISTA DI SCIENZE PREISTORICHE Preistoria e Protostoria in Lombardia e Canton Ticino Vol. LXXII - S2 - 2022 INDICE Raffaele C. de Marinis, Marta Rapi, Presentazione.............................................................. 3 COMUNICAZIONI SESSIONE 1 – AMBIENTE, CLIMA, ECONOMIA. STORIA DEL CLIMA, LE TRASFORMAZIONI DELL’AMBIENTE, LE INTERAZIONI UOMO-AMBIENTE C. Ravazzi, ed., Scenari di ricostruzione delle interazioni uomo-ambiente in Lombardia (N-Italia) dal Paleolitico medio all’età del Ferro ......................................................................... 9 R. Pini, A. Aceti, R. Poggiani Keller, T. Quirino, C. Ravazzi, M.G. Ruggiero, F. Vallè, Ecosistemi naturali ed ecologia umana in Valcamonica a partire dall’ultima deglaciazione....... 37 Ph. Della Casa, E. Carlevaro, A. Dufraisse, C. Jacquat, M. Sauerbier, W. Tinner, E. Vescovi, Dal proxy ambientale alla testimonianza archeologica: un approccio multidisciplinare alla storia del paesaggio e dell’insediamento nella Leventina (Ticino) e nella zona subalpina ... 49 R. Perego, M. Rottoli, E. Castiglioni, Agricoltura e preferenze alimentari durante le età del Bronzo e del Ferro in Lombardia..................................................................................................... 63 SESSIONE 2 – PALEOLITICO E MESOLITICO D. Lo Vetro, F. Fontana, M. Arzarello, F. Martini, Il Paleolitico e il Mesolitico in Lombardia ............................................................................................................................ 77 G.L.F. Berruti, M. Garcìa Rojas, S. Motella De Carlo, F. Rubat Borel, S. Viola, Il Basso Verbano nell’Epigravettiano: l’insieme litico di via del Maneggio, Castelletto sopra Ticino (NO).................................................................................................................................... 111 SESSIONE 3 – NEOLITICO A. Pedrotti, R. Poggiani Keller, D. Banchieri, C. Longhi, Il Neolitico in Lombardia........ 123 S. Van Willigen, R. Carazzetti, La stratigrafia di Castel Grande (Bellinzona, Canton Ticino, Svizzera). Rivalutazione dei dati e primi risultati ............................................................................... 167 L. Angeli, C. Longhi, R.A. Bartolini, D. Selmi, M.R. Soria, P. Torre, L. Vitale, Il sito neolitico di Sergnano (CR) nell’ambito dell’aspetto culturale del Vhò ......................................... 179 M. Baioni, M.L. Carra, D. Castagna, N. Dal Santo, M. Maffi, I. Tirabassi, P. Visentini, Contesti insediativi e organizzazione territoriale della pianura centrale mantovana nel Neolitico: i casi di San Giorgio, Bagnolo San Vito e Levata di Curtatone .................................................. 193 D. Castagna, N. Dal Santo, Le sepolture VBQ nel territorio mantovano: risultati preliminari ................................................................................................................................ 205 S. Bertola, D. Lo Vetro, P. Schirolli, F. Confortini, M. Malzanni, P. Pallecchi, Le risorse litiche scheggiabili delle Prealpi della Lombardia centro-orientale: primi dati per una caratterizzazione degli areali di approvvigionamento delle materie prime usate durante la preistoria ................................................................................................................................... 217 M.A. Borrello, I materiali ceramici neolitici della Rocca di Manerba (BS) tra la fine del V e l’inizio del IV millennio a.C. .................................................................................................... 239 SESSIONE 4 - ETÀ DEL RAME R. Poggiani Keller, M. Baioni, L’età del Rame in Lombardia ............................................... 253 C. Longhi, A. Mazzucchi, R. Micheli, C. Nicosia, G. Rebonato, M. Vidale, La necropoli della loc. Basalica di Calvisano (BS) nel quadro dei rituali funerari lombardi dell’età del Rame: un ritrovamento di eccezione? ................................................................................................... 271 I. Tirabassi, I. Angelini, G. Artioli, C. Canovaro, M. Carra, C. Longhi, Un sito perifluviale, delimitato da fossato, della tarda età del Rame a Ponte Molino di Ostiglia (MN) ...................... 283 SESSIONE 5 – ARTE RUPESTRE A.E. Fossati, Lo stato della ricerca di arte rupestre in Valcamonica, Italia: un aggiornamento sulle ricerche a Paspardo ........................................................................................................... 297 A. Arcà, Metodi di studio: novità e tradizione nell’arte rupestre della Lombardia e dell’arco alpino ........................................................................................................................................ 323 R. Poggiani Keller, I santuari megalitici di Cemmo e Ossimo-Pat: cronologia, organizzazione, rituali ed iconografia ................................................................................................................. 343 S. Casini, A.E. Fossati, Massi incisi e stele in Valtellina: una revisione.................................... 355 F.M. Gambari, R. Poggiani Keller, M.G. Ruggiero, L’attività di tutela e di ricerca sull’arte rupestre e sui contesti archeologici in Valle Camonica condotta dalla Soprintendenza Archeologica della Lombardia tra il 2005 e il 2016................................................................... 367 A. Marretta, M.G. Ruggiero, T. Quirino, Ch. Chippindale, M. Colella, Non solo incisioni. Il patrimonio delle pitture rupestri della Valle Camonica (Brescia): tecniche digitali di individuazione e restituzione, nuove scoperte e prospettive di tutela ..................................... 377 A. Arcà, A. Fossati, F. Garanzini, F. Rubat Borel, La Balma dei Cervi di Crodo e le pitture rupestri dell’Ossola: documentazione, analisi e studio .............................................................. 395 SESSIONE 6 – ETÀ DEL BRONZO R.C. de Marinis, La struttura cronologica dell’età del Bronzo in Italia settentrionale .............. 413 R. Calvetti, S. Marconi, M.I. Pezzo, R.C. de Marinis, Dendrochronological analysis and radiocarbon dating of wooden structures from Sector D of the pile-dwelling of Lavagnone (Desenzano del Garda – Lonato, Brescia) ................................................................................. 423 N. Martinelli, Dendrocronologia dell’età del Bronzo in Italia settentrionale: stato dell’arte e aggiornamenti ........................................................................................................................ 431 F. Rubat Borel, N. Martinelli, J. Köninger, F. Menotti, Un contributo per la cronologia assoluta del Bronzo Medio: l’abitato perilacustre di Viverone Vi1-Emissario e l’Italia nordoccidentale ......................................................................................................................... 441 M. Rapi, A. Amato, C. Basile, E. Ginoli, M. Hirose, C. Sidoli, G.P. Spinelli, Lavagnone (Desenzano del Garda-Lonato, BS). Aggiornamento sulle ricerche in corso dell’Università La Statale di Milano .................................................................................................................. 459 M. Baioni, C. Mangani, F. Bona, F. Gulino, C. Longhi, N. Martinelli, C. Nicosia, R. Perego, T. Quirino, F. Redolfi Riva, Il sito D del Lucone di Polpenazze del Garda (BS): un breve quadro di sintesi.......................................................................................................... 477 L. Seragnoli, La terramara di Prestinari (Roverbella, MN) e altri siti dell’età del Bronzo lungo il paleoalveo della Fossa Molinella ........................................................................................... 493 R.C. de Marinis, E. Miglioli, A. Carri, La terramara di Ognissanti (comune di Cella Dati, CR) ................................................................................................................................................. 505 R. Poggiani Keller, M. Baioni, F. Redolfi Riva, P. Rondini, M.G. Ruggiero, Il Bronzo tardo tra il fiume Adda e il lago di Garda: un quadro d’insieme ................................................ 517 SESSIONE 7 – BRONZO FINALE E PRIMA ETÀ DEL FERRO S. Casini, I principali insediamenti della cultura di Golasecca: un quadro d’insieme ................ 531 R.C. de Marinis, F. Roncoroni, Tombe e necropoli del Bronzo Finale e degli inizi dell’età del Ferro nei dintorni dell’abitato protostorico di Como............................................................ 563 B. Grassi, L’archeologia preventiva alla Malpensa: elementi per la definizione del Protogolasecca .......................................................................................................................... 513 N. Negroni Catacchio, C. Metta, L’abitato del Bronzo Finale di Campo Verde (Chignolo Po, Pavia) nel quadro della Protostoria padana ................................................................................ 581 S. Paltineri, F. Rubat Borel, La pianura fra Ticino e Sesia nella prima età del Ferro ............ 595 L. Nebelsick, I. Balzer, C. Metzner-Nebelsick, A. Vanzetti, Between Genoa and Günzburg - a communication corridor or a void? ...................................................................................... 609 F.M. Gambari, La struttura cronologica dell’età del Bronzo in Italia settentrionale .................. 621 R.C. de Marinis, Scavi ottocenteschi nelle necropoli di Golasecca-Sesto Calende-Castelletto Ticino........................................................................................................................................ 637 S. Jorio, L. Mordeglia, Una nuova area funeraria di età golasecchiana: la necropoli del Nuovo Ospedale S. Anna (San Fermo della Battaglia, Como) .............................................................. 651 S. Motella De Carlo, S. Jorio, E. Martinelli, A.M. Michetti, L. Castelletti, Ipotesi di datazione sulla “struttura circolare” del Nuovo Ospedale Sant’Anna di Como in base ai dati archeobotanici ........................................................................................................................... 671 B. Chaume, Vix, Ca’ Morta: deux chars du type « à caisse exhaussée » ................................... 685 P. Solinas, Sulle prime fasi dell’epigrafia leponzia................................................................... 707 SESSIONE 8 – SECONDA ETÀ DEL FERRO S. Casini, M. Rapi, L. Tori, Non solo crisi. Elementi di continuità e discontinuità tra IV e III secolo a.C. nelle province di Varese, Milano, Como, Bergamo (IT) e nei Cantoni Ticino e Grigioni (CH) ........................................................................................................................... 715 L. Tori, E. Carlevaro, J. Bucher, Ph. Della Casa, R. Cardani, L. Mosetti, Nuove scoperte nell’areale della necropoli di Giubiasco-Palasio (TI)................................................................. 737 F. Marzatico, S. Solano, Reti e Camuni. Vicini e lontani ....................................................... 751 M. Baioni, R. Poggiani Keller, A. Marinetti, Santuari e percorsi rituali dell’età del Ferro nella Valle del Chiese ................................................................................................................ 765 SESSIONE 9 – VALORIZZAZIONE E DIVULGAZIONE M. Abbiati, Regione Lombardia: progetti e processi condivisi per la valorizzazione dell’archeologia preistorica e protostorica ................................................................................. 779 M.G. Ruggiero, M. Baioni, D. Banchieri, P. Bellintani, S. Bonomelli, S. Cotti Piccinelli, F. M. Gambari, F. Gonzato, B. Grassi, C. Mangani, M. Martinelli, F. Marzatico, R. Micheli, L. Moser, A. Piccoli, R. Poggiani Keller, B. Portulano, F. Rubat Borel, Sulla gestione e valorizzazione dei siti UNESCO preistorici in Lombardia ........................................ 785 A. Arcà, M.G. Ruggiero, Naquane, Grande Roccia, un modello per la valorizzazione e per lo studio ........................................................................................................................................ 795 POSTER SESSIONE 2 – PALEOLITICO E MESOLITICO G.L.F. Berruti, M. Arzarello, G. Berruto, C. Buonsanto, S. Caracausi, S. Daffara, P. Rosina, F. Rubat Borel, Il Paleolitico medio del Piemonte settentrionale: revisione delle vecchie evidenze e nuove scoperte ............................................................................................ 821 S. Daffara, G.L.F. Berruti, M. Arzarello, Quando la selce scarseggia. Studio tecnologico e funzionale dell’industria litica della Ciota Ciara (Borgosesia, VC) ......................................... 829 D. Lo Vetro, S. Bertola, R. Poggiani Keller, F. Martini, Le industrie litiche paleolitiche e mesolitiche di Cividate Camuno – via Palazzo (Valle Camonica, Brescia): sistemi tecnici e materie prime ......................................................................................................................... 837 F. Martini, D. Lo Vetro, L. Timpanelli, Le industrie litiche dell’Antro Mitriaco di Angera (VA) .......................................................................................................................................... 845 SESSIONE 3 – NEOLITICO C. Longhi, R. Poggiani Keller, M. Baioni, D. Banchieri, D. Castagna, J. Tirabassi, Nuovi dati sul Neolitico lombardo ....................................................................................................... 853 L. Angeli, A. Bertini, Sergnano (CR). Analisi preliminare dell’industria fittile ...................... 871 L. Angeli, F. Negrino, A. Panigada, Sergnano (CR). Analisi preliminare dell’industria in pietra scheggiata ....................................................................................................................... 881 L. Angeli, Sergnano (CR): un atelier di lavorazione della pietra levigata ................................. 889 B. Gassin, Sergnano CR). Analyse tracéologique de quelques lames de l’industrie lithique: considérations méthodologiques, perspectives technologiques et socio-économiques ............... 897 M. Hirose, Cascina Fornasetta, Lonato del Garda (BS): l’industria litica ................................. 907 D. Lo Vetro, E. Baglioni, S. Bertola, Il sito tardoneolitico di Tosina di Monzambano (Mantova): nuovi dati sulle industrie litiche scheggiate della Lagozza alla luce delle campagne di scavo 2014-2016 ................................................................................................................... 913 D. Lo Vetro, I. Matera, E. Baglioni, F. Biagiotti, S. Bertola, La produzione laminare delle industrie litiche Lagozza di Tosina di Monzambano (Mantova): sistemi tecnici e materie prime ........................................................................................................................................ 921 N. Mazzucco, D. Lo Vetro, Bulini e tradizioni tecniche nell’arco Mediterraneo nordoccidentale. Il caso delle industrie tardoneolitiche di Tosina di Monzambano (Mantova).......... 929 SESSIONE 4 - ETÀ DEL RAME D. Lo Vetro, E. Baglioni, S. Bertola, R. Poggiani Keller, L’industria litica scheggiata dell’abitato campaniforme di Brescia-San Polo......................................................................... 941 SESSIONE 5 – ARTE RUPESTRE M.G. Ruggiero, T. Quirino, Dal progetto alla tutela. Applicazioni operative del Sistema Informativo Geografico sviluppato nell’ambito del Progetto “Monitoraggio e buone pratiche di tutela del patrimonio del sito UNESCO n. 94. Arte rupestre della Valle Camonica” .................. 951 A. Marretta, Un nuovo monolito istoriato dell’Età del Rame in territorio di Borno (Valcamonica, BS): scoperta, documentazione e studio............................................................. 957 A. Marretta, Le aree con arte rupestre di Seradina e Bedolina (Valcamonica, BS): ricerche 2011-2016 ................................................................................................................................. 965 A. Martinotti, Rappresentazioni topografiche neolitiche del tipo “a macule” a Teglio (SO), località Caven ........................................................................................................................... 975 R. Caimi, G. Garbellini, F. Pace, M. Redaelli, M.G. Ruggiero, M. Tremari, Teglio (SO): il recupero della stele Cornal 5 .................................................................................................. 983 A. Martinotti, F. Pace, Nuova roccia con figurazioni antropomorfe e pediformi a Sondrio, località Ca’ Bongiascia ............................................................................................................. 991 F. Roncoroni, Nuovi elementi figurativi e incisioni filiformi sul rilievo di Bormio (SO).......... 1001 S. Solano, A. Marretta, Un progetto di corpus per le iscrizioni preromane della Valcamonica ............................................................................................................................. 1009 SESSIONE 6 – ETÀ DEL BRONZO A. Serges, La Collezione Rambotti al Museo Preistorico Etnografico di Roma ........................ 1019 M. Rapi, Abitato dell’età del Bronzo a Cella Dati (Cremona) ................................................... 1025 M. Rapi, Abitato del Bronzo Medio iniziale (BM I) di Calvatone - fondo Cassio (Cremona) .... 1037 S. Busnelli, A. Amato, Lavagnone (Desenzano del Garda-Lonato, BS). Manufatti in materia dura animale della media età del Bronzo ................................................................................... 1047 A. Amato, Sfruttamento delle risorse animali nell’abitato palafitticolo del Lavagnone durante la media età del Bronzo (settore D) ........................................................................................... 1057 L. Bronzoni, C. Basile, F. Pavia, A. Peinetti, Il nuovo sito dell’età del Bronzo di Quattrocase (CR) .......................................................................................................................................... 1065 R.C. de Marinis, Corte Mottella (Sermide, Mantova) .............................................................. 1077 D. Voltolini, Brescia - area funeraria dell’ex convento Santa Chiara....................................... 1083 G.P. Spinelli, Gli strumenti per filatura e tessitura nell’età del Bronzo in area benacense. Caratteri culturali ...................................................................................................................... 1091 SESSIONE 7 – BRONZO FINALE E PRIMA ETÀ DEL FERRO R.C. de Marinis, Un sito del Bronzo Recente e del Bronzo Finale a Sermide (Mantova) ......... 1101 A. Cattaneo, R.C. de Marinis, Some graves and materials of the late seventh- mid-sixth centuries BC from Remedello Sotto (BS).................................................................................. 1105 P. Rondini, Genti di Montagna. Valle Camonica e Prealpi lombarde nella prima età del Ferro . 1111 E. Barbieri, Tombe del Bronzo Finale e del Golasecca II a Biassono (MB) ............................. 1121 E. Barbieri, Castelletto Ticino (NO). Nuovi contesti funerari golasecchiani di VII e VI secolo a.C. .. 1129 F. Rubat Borel, M. Hirose, L. Lamanna, Una tomba golasecchiana da Castelletto Ticino con boccale decorato a stampiglia ................................................................................................... 1139 F. Roncoroni, Una capeduncola bronzea da Bernate (CO) ....................................................... 1149 M. Ruffa, Influenze culturali a Gropello Cairoli (PV), località Santo Spirito ........................... 1153 M. Venturino, G. Gaj, M. Giaretti, O. Maestro, A. Peinetti, Fornaci per la ceramica e forni alimentari a Villa del Foro (Alessandria) .......................................................................... 1161 A. Ceresa Mori, S. Casini, Milano protostorica: i ritrovamenti della cultura di Golasecca dallo scavo della Biblioteca Ambrosiana............................................................................................ 1173 N. Negroni Catacchio, C. Metta, V. Guerra, Pianvalle (Como): l’insediamento protourbano, un settore della Como protostorica ............................................................................................ 1181 R. Poggiani Keller, M.G. Ruggiero, C. Chippendale, E. Castiglioni, F. Magri, A. Marretta, M. Redaelli, P. Rondini, Il riparo del Cuel (Cimbergo, BS) tra frequentazione protostorica e pitture parietali ................................................................................................... 1191 SESSIONE 8 – LA SECONDA ETÀ DEL FERRO S. Jorio, A. Morandi, L. Mordeglia, Una tomba tardo La Tène dalla necropoli del Nuovo Ospedale S. Anna (San Fermo della Battaglia, Como) .............................................................. 1203 F. Butti, Ceramisti celto-romani nel Comasco ......................................................................... 1211 M. Rapi, Un vaso La Tène con decorazione curvilinea da Piadena (CR) ................................... 1221 SESSIONE 9 – VALORIZZAZIONE E DIVULGAZIONE R. Poggiani Keller, M.G. Ruggiero, L. Contessi, M. Cottini, A. Marretta, N. Pagan, P. Schievano, S. Solano, G.C. Vaira, Cevo (BS), Dos del Curù. Gli interventi di valorizzazione del sito e lo scavo della “Casa B” per EXPO2015 ..................................................................... 1231 F.M. Gambari, A. Marretta, M.G. Ruggiero, M. Tarantini, Le rocce nel cassetto: acquisizione, catalogazione e studio della documentazione raccolta nel corso delle missioni del Forchungsinstitut für Kulturmorphologie (Francoforte sul Meno) in Valle Camonica fra il 1935 e il 1937 .................................................................................................................................... 1241 Finito di stampare in Italia nel mese di dicembre 2022 da Pacini Editore Industrie Grafiche – Ospedaletto (PI) per conto di Edifir-Edizioni Firenze RIVISTA DI SCIENZE PREISTORICHE dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria redazione e amministrazione c/o Museo Archeologico Nazionale, via della Pergola 65 – 50121 Firenze +39 055 2340765 - www.openprehistory.org - www.iipp.it Direttore responsabile Carlo Lugliè Comitato di redazione Biancamaria Aranguren, Maria Adelia Bernabò Brea, Michele Cupitò, Anna Depalmas, Maja Gori, Maria Clara Martinelli, Monica Miari, Italo Maria Muntoni, Marco Pacciarelli Prezzo per l’Italia e per l’estero € 90,00 ISSN 0035-6514 e-ISSN 2282-457X ISBN 978-88-6045-092-0