ISTITUTO ITALIANO DI PREISTORIA E PROTOSTORIA
RIVISTA DI SCIENZE
PREISTORICHE
numero speciale
Preistoria e Protostoria
in Lombardia e Canton Ticino
LXXII - S2 - 2022 - Firenze
Il volume raccoglie la rielaborazione, sottoposta a referee, dei testi
presentati in occasione della LII Riunione Scientifica dell’Istituto Italiano
di Preistoria e Protostoria, tenutasi dal 17 al 21 ottobre 2017 presso l’Aula
Magna dell’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con l’Ufficio
Beni culturali del Canton Ticino e la Società Archeologica Comense
Patrocinio
Ministero della Cultura
Regione Lombardia
Consiglio Nazionale delle Ricerche
Associazione Italiana per lo Studio del Quaternario
Dipartimento Beni culturali e ambientali dell’Università degli Studi di Milano
Comitato Scientifico
Stefania Casini, Raffaele C. de Marinis, Angelo Fossati, Filippo M.
Gambari †, Marco Minoja, Annaluisa Pedrotti, Marta Rapi, Cesare Ravazzi,
Francesco Rubat Borel, Maria Giuseppina Ruggiero, Luca Tori
Coordinamento del Comitato Scientifico
Raffaele C. de Marinis
Comitato Organizzativo
Marta Rapi, Cesare Ravazzi
Segreteria Organizzativa
Marta Rapi, Elena Barbieri, Selene Busnelli, Annamaria Rizzi
Redazione
Selene Busnelli, Marta Rapi
Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria
Preistoria e Protostoria
in Lombardia e Canton Ticino
a cura di Raffaele C. de Marinis e Marta Rapi
RIVISTA DI SCIENZE PREISTORICHE LXXII - S2 - 2022 - Firenze
Rivista di Scienze Preistoriche - LXXII S2 - 2022
Preistoria e Protostoria in Lombardia e Canton Ticino - pp. 111-119
RIVISTA DI SCIENZE PREISTORICHE
https://www.openprehistory.org/categoria-prodotto/numeri-speciali/
Gabriele L.F. Berruti (1, 2, 3), Maite García Rojas (2, 4), Sila Motella De Carlo (5), Francesco Rubat
Borel (6), Stefano Viola (7)
Il Basso Verbano nell’Epigravettiano:
l’insieme litico di via del Maneggio, Castelletto sopra Ticino (NO)
(1)
(2)
(3)
(4)
(5)
(6)
(7)
Museo di Archeologia e Paleontologia C. Conti, e-mail: brrgrl@unife.it
Dipartimento di Studi umanistici, Università degli studi di Ferrara
Associazione culturale 3P – Progetto Preistoria Piemonte
Universidad del País Vasco / Euskal Herriko Unibertsitatea (UPV/EHU), Área de Prehistoria. Departamento de Geografía,
Prehistoria y Arqueología; e-mail: maitensx@gmail.com
Laboratorio di Archeobiologia – Musei Civici di Como; e-mail: sila.motella@uninsubria.it
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Torino, e-mail: francesco.rubatborel@cultura.
gov.it
Université de Genève Département F.-A. Forel des sciences de l’environnement et de l’eau Laboratoire d’archéologie préhistorique et anthropologie, e-mail: stefanoviola7@virgilio.it
Parole chiave: industria
litica, Paleolitico superiore,
Epigravettiano finale, Piemonte,
Castelletto sopra Ticino
Keywords: Upper Paleolithic,
Epigravettian, Piedmont,
Castelletto sopra Ticino
ABSTRACT - The lower Verbano region during the Epigravettian: the
lithic assemblage from Via del Maneggio, Castelletto sopra Ticino
(NO) - In 2003, during the archaeological excavations realized for the recovery
of a Golasecca’s necropolis located in Castelletto sopra Ticino (NO), Via del
Maneggio, and particularly during the excavation of the burial structure called
Tomba 1, some flint tools were found. To clarify the significance of these tools,
that in no way could have been related with the necropolis, a test pit was made
and it led to the identification of an archaeological layer, characterized by the
presence of several lithic remains and of a fireplace. The lithic assemblage is
composed by 256 flint tools, eight are retouched tools and microliths (among
them: 3 microgravettes, 1 end-scraper, 1 truncated blade, 2 fragmented backed
edge blades and a trapeze), one microburin and seven cores. Despite several and
repeated post depositional phenomena affected the site, the state of preservation
of the lithic industry is very good; just a few artefacts show traces of slight alterations, all referred to heat treatment. All the phases of the knapping sequence
are present in the assemblage (from the shaping out to the discard of the cores).
The good conservation of the archaeological context is also proved by the great
number of refittings in the lithic assemblage. The use-wear analysis, was conducted through the integrated approach between the Low-Power Approach and
the High-Power Approach. The results of the use-wear analysis show that in the
site were carried out butchering activities and skin working. The characteristics
of the lithic assemblage allow to place chronologically the prehistoric occupation of the site in the Late glacial while from a cultural point of view, the site
can be attributed to the Epigravettian culture, characterized by lithic industries
with a strong tendency to microlithism and by the presence of microgravettes,
short end-scrapers and by the appearance of the first geometric microliths. This
interpretation is also supported by the presence of only Pinus sylvestris/montana
charcoal in the fireplace, that it was the most widespread three in the area at the
time. Although the archaeological record found in the Via del Maneggio site is
small, it represents an important turning point in Piedmont prehistoric research
because it is the first site of the Upper Paleolithic investigated through a systematic excavation in the region.
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G.L.F. Berruti, M. García Rojas, S. Motella De Carlo, F. Rubat Borel, S. Viola
La scoperta
Durante gli scavi diretti nel 2003 dalla Soprintendenza per i Beni Archeologi del Piemonte ed
eseguiti dal G.S.A.C. (Gruppo Storico Archeologico Castellettese) per il recupero della necropoli
golasecchiana sita in Via del Maneggio (fig. 1A),
e più precisamente durante lo scavo della struttura tombale T.01/01 dell’825-750 a.C., fu individuata una fase di frequentazione antecedente alla
necropoli dell’età del Ferro. La suddetta fase di
frequentazione fu scoperta in quanto durante la
costruzione del recinto in pietra e del pozzo contente l’urna cineraria furono intaccati gli strati
sottostanti portando in alcuni manufatti in selce,
la cui presenza non poteva in alcun modo essere
attribuita alla fase protostorica della necropoli. La
realizzazione di un sondaggio di (3 m2) permise di
individuare una paleosuperfice in buono stato di
conservazione che presentava numerosi manufatti
in selce (n. 256) (fig. 1B, C, D) ed un focolare.
Inquadramento del sito
Lo studio del materiale rinvenuto ha permesso
di collocare cronologicamente questa prima frequentazione del sito verso la fine del Paleolitico
superiore e, più precisamente, si è potuto attribuire il deposito alla fase finale della cultura epigravettiana.
L’insediamento si sviluppa, nell’Interstadio
Tardiglaciale, in una fase cronologica caratterizzata climatologicamente dal progressivo aumento
della temperatura, definita Tardiglaciale, una fase
cronologica caratterizzata dal progressivo aumento delle temperature (14.700/11.500 anni fa).
All’inizio del Tardiglaciale, l’ambiente locale
si presentava praticamente privo di vegetazione
forestale ed era caratterizzato da un paesaggio
steppico con la rada vegetazione concentrata lungo i fiumi e tra il mosaico di acquitrini formatosi
dalle acque di fusione dei ghiacciai. Successivamente, durante l’interstadio di Bölling-Alleröd,
si registrò un brusco miglioramento climatico,
grazie al quale si assistette all’espansione della
copertura forestale (Tinner e Vescovi 2005; Broglio 1998; Broglio e Improta 1995; Martini 2007;
Ravazzi et alii 2007).
L’indagine del sondaggio ha permesso di individuare una stratigrafia complessa composta da 4
unità stratigrafiche. Durante il Tardiglaciale, l’area di Via del Maneggio fu interessata in prima
battuta dalla deposizione di ghiaie fluvioglaciali
(Alloformazione di Cantù), US 106, su cui si impostò uno strato di sabbie fini, US 105. Al tetto di
queste sabbie (US 105a), ovvero nella zona in cui
è stata individuata la fase di occupazione preistorica, sono state individuate inequivocabili tracce
di un processo pedogenetico e la presenza di un
focolare (US 230) (Nericcio e Ottomano 2011).
L’occupazione epigravettiana si sviluppò quindi
in un’area prospiciente l’acqua. Successivamente, la zona interessata dal sito venne sigillata dai
sedimenti (limi argillosi con sabbie fini) dell’US
104, ricchi di materia organica depostasi in un
ambiente sommerso a bassa energia (Nericcio e
Ottomano 2011), sopra il quale si imposta la necropoli dell’età del ferro.
L’industria litica
Entità e conservazione
I primi reperti litici furono individuati all’interno delle US riferibili alla necropoli golasecchiana. La dispersione dei materiali è da imputare
ai lavori di scavo effettuati durante la costruzione
Fig. 1: A) localizzazione del sito; B) nucleo su ciottolo; C) microgravette, PD21 p lt snx [A d c rct]; D) microgravette, BP12
p lt dxt [A d c cvx]; E) grattatoio, f G11 p trns dst [S c d cvx], con un importante poilitura attribuibile alla lavorazione della
pelle; F) catena operativa individuata legata allo sfruttamento dei ciottoli; i quali una volta staccata una calotta, tramite
percussore duro, venivano sfruttati in modo unidirezionale con una tecnica a percussore tenero. In alcuni casi, quando il
modulo del nucleo lo permetteva si proseguiva con uno sfruttamento bipolare; G) catena operativa legata allo sfruttamento
della selce recuperata sottoforma di blocchetto, per i quali, una volta creata una cresta si proseguiva con uno sfruttamento
unipolare a percussore tenero.
Figure 1: A) location of the site; B) core on pebble; C) microgravette, PD21 p lt snx [A d c rct]; D) microgravette, BP12
p lt dxt [A d c cvx]; E) scraper, f G11 p trns dst [S c d cvx], with an important polishing attributable to the working of
skin; F) identified operational chain linked to the exploitation of pebbles; which, once a cap was detached, by means of a
hard hammer, were exploited in a unidirectional way with a soft hammer technique. In some cases, when the module of the
nucleus allowed it, a bipolar exploitation continued; G) operational chain linked to the exploitation of the recovered flint
in the form of a block, for which, once a ridge was created, a single-pole exploitation with a soft hammer was continued.
Il Basso Verbano nell’Epigravettiano
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G.L.F. Berruti, M. García Rojas, S. Motella De Carlo, F. Rubat Borel, S. Viola
della necropoli, che intaccarono l’U.S. 105a portando alla luce i materiali ivi contenuti. La possibilità che i reperti provenienti dal rimaneggiato dell’età del ferro siano attribuibili alla fase di
occupazione epigravettiana è fortemente indiziata
sia dall’omogeneità dell’insieme litico, sia dalla
presenza di un rimontaggio che collega i reperti
rinvenuti durante il sondaggio a quelli rinvenuti nella necropoli. La maggior parte dei reperti
proviene comunque dal sondaggio effettuato in
prossimità della T. 01/01. Sfortunatamente, l’intervento non ha potuto interessare tutto il deposito epigravettiano, che sicuramente proseguiva
oltre i limiti di scavo. Un’altra decina di reperti
proviene direttamente dal rimaneggiato causato
dall’intervento della ruspa durante lo splateamento effettuato in occasione dello scavo archeologico. Considerando tutti i materiali recuperati,
l’insieme litico comprende 256 elementi, tra cui
8 strumenti, 1 microbulino e 7 nuclei (fig. 1B).
Nonostante i ripetuti interventi che nel tempo
hanno intaccato il deposito, la conservazione dei
reperti litici è buona; solo il 17% di essi presenta
infatti alterazioni la maggior parte delle quali è
da attribuire ad alterazioni termiche. Una decina di reperti presenta una patina, mentre un solo
manufatto presenta dei margini profondamente
intaccati da fratture da calpestio. Tali manufatti
litici rappresentano l’unica testimonianza dell’insediamento epigravettiano. La mancanza di resti
in materia dura animale o in legno non è da attribuire, probabilmente, alla loro assenza all’interno
del deposito bensì alle condizioni di formazione
del deposito che non ha permesso la conservazione di questi materiali di natura organica.
Materia prima
La selce è il solo litotipo utilizzato per il debitage, ed il suo approvvigionamento non risulta
esclusivamente locale. Il Piemonte è relativamente povero di materie prime scheggiabili di buona
qualità, il suo margine orientale risulta favorito
sia dalla contiguità con i ricchi affioramenti selciferi del varesotto sia dalla presenza di numerosi ciottoli e noduli in giacitura secondaria. La
zona delle prealpi varesine presenta una base
metamorfica pre-permiana e vulcanica permiana ricoperta da estese coperture carbonatiche sia
triassiche, di ambiente marino ad acque basse,
sia giurassiche e cretacee di ambiente marino di
mare aperto (Cita-Gelati-Gregnanin 1990). Sono
state riconosciute 9 probabili varietà di selce,
identificate e distinte attraverso caratteri cromatici e tessiturali (opacità, vetrosità, colorazione,
morfologia, natura del cortice, omogeneità) osservati a livello macroscopico (Negrino e Starnini
2006; Stow 2005). L’osservazione della morfologia dei cortici ancora presenti sul 53% dei reperti
sembra suggerire una prevalenza dell’approvvigionamento di selce in giacitura primaria direttamente da affioramenti, affiancata da un’attività di
raccolta complementare di ciottoli in alveo e/o su
spiaggia. I bacini di raccolta in giacitura secondaria possono essere identificati sia nella paleospiaggia del lago Maggiore sia nell’alveo del Ticino e dei torrenti locali. Inoltre, non è possibile
escludere lo sfruttamento dei numerosi ciottoli
fluvio-glaciali presenti nelle morene localizzate
a corona del bacino del basso lago Maggiore. Da
una di prospezione di superficie emerge che i più
vicini affioramenti compatibili sono localizzati
nei dintorni del lago di Varese, a circa 15 km di
distanza da Via del Maneggio. In modo particolare alle radiolariti della facies superiore e del
Rosso adaptici che sono riconducibili al Gruppo del Selcifero Lombardo, dove sono presenti
liste e noduli di selce policroma di buona qualità
(Sciunnach 2007a, 2007c); un’altra zona di approvvigionamento può essere individuata nella
Formazione della Maiolica, dove abbiamo noduli, lenti e strati di selce di colorazioni blue e/o
grigio di buona qualità (Petti e Falorni 2005).
Analisi tecnologica
Sebbene l’entità dell’insieme litico analizzato
sia molto limitata; dallo studio dei reperti emerge
come nell’insieme pervenuto siano presenti tutte
le fasi della catena operativa, dalla messa in forma all’abbandono. Si tratta probabilmente del risultato di una singola fase d’occupazione durante
la quale si sono svolte tutte le fasi della catena
operativa; dato avvalorato dall’alto numero di
rimontaggi ritrovati: ve ne sono infatti VII che
interessano 16 diversi reperti, per una percentuale pari al 7% del totale. Il rimontaggio più complesso interessa 4 diversi pezzi. Tutti i rimontaggi
rinvenuti sono attribuibili alla fase di messa in
forma o della gestione dei nuclei di materia prima. Dallo studio dei prodotti e dei sottoprodotti
della scheggiatura pare evidente l’esistenza di tre
diverse catene operative; due finalizzate alla produzione di lame e lamelle, mentre la terza pare fi-
Il Basso Verbano nell’Epigravettiano
nalizzata all’ottenimento di supporti più corti. La
prima catena operativa individuata è legata allo
sfruttamento dei ciottoli (fig. 1B); i quali una volta staccata una calotta, tramite percussore duro,
venivano sfruttati in modo unidirezionale con una
tecnica a percussore tenero. Le tracce dell’utilizzo del percussore tenero sono evidenti sia sui
prodotti (fig. 2) che sui nuclei; non è visibile il
punto d´impatto sul tallone, il tallone è sottile ed
è presente un labbro sporgente, l’angolo tra faccia
ventrale e il tallone è acuto mentre l’angolo globale tallone/asse di scheggiatura è inferiore a 80º;
inoltre il bulbo è poco evidente ed è visibile un
abrasione della cornice sulla faccia dorsale della
scheggia (Arzarello et alii 2015).
In alcuni casi, quando il modulo del nucleo
lo permetteva si proseguiva con uno sfruttamento bipolare (fig. 1F). La seconda catena operativa
è legata allo sfruttamento della selce recuperata
sottoforma di blocchetto, per i quali, una volta
creata una cresta si proseguiva con uno sfruttamento unipolare a percussore tenero (fig. 1G e 2).
La terza catena operativa, partendo dalla seconda,
veniva messa in atto quando il blocchetto di materia prima veniva diviso in due parti (accidentalmente o volontariamente) e si proseguiva o con
uno sfruttamento unipolare al percussore in pietra
dura o con uno sfruttamento ortogonale sempre a
pietra dura. Dall’analisi morfometrica delle lame
e delle lamelle emerge un insieme moderatamente variabile, in cui non si nota una pressante ricerca di morfometrie tipiche. I nuclei rinvenuti sono
di piccole dimensioni. L’utilizzo della tecnica del
microbulino è documentata dal ritrovamento di
un unico microbulino.
Con questi scarni dati possiamo tentare di collegare il materiale agli studi effettuati da Montoya sulle industrie epigravettiane dell’area prealpina ed alpina dell’Italia Orientale (Montoya
2004, 2008; Montoya et alii 2018; Naudinot et
alii 2014; Bertola et alii 2007). Montoya distingue le industrie in tre fasi in base al cambiamento
degli obbiettivi e dei metodi utilizzati nella produzione litica. Nel nostro caso, abbiamo individuato delle catene operative finalizzate alla produzione di lame e lamelle in cui è preponderante
uno sfruttamento dei nuclei prevalentemente unidirezionale. Tutti questi elementi portano a ipotizzare l’appartenenza di questo insieme alla fase
III, che dovrebbe collocarsi cronologicamente tra
la fine della cronozona di Alleröd e l’inizio del
Dryas recente.
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Fig. 2: 1 = tracce di riduzione del bordo, 2= tracce di
abrasione della cornice; tipiche evidenze dell’uso del percussore tenero (Arzarello et alli. 2011). A), una lama con
evidenze topiche dello sfruttamento a percussore tenero,
presenta un tallone puntiforme con un labro. B), lama con
evidenze di riduzione del bordo, e con un tallone filiforme.
1 = traces of reduction of the edge, 2 = traces of abrasion
of the overhang; typical evidence of the use of the soft
hammer (Arzarello et alli. 2011). A), a blade with topical evidence of the exploitation with soft hammer, has a
punctiform butt with a lip. B), blade with evidence of edge
reduction, and with a thread-like butt.
Analisi tipologica
Della collezione litica fanno parte solo 9 strumenti formali pari a circa il 4% dell’industria. Si
tratta ovviamente di un campione molto ristretto da cui è impossibile ottenere dei dati statistici
rilevanti; sapendo inoltre che non tutto il sito fu
debitamente indagato, il campione analizzato potrebbe non essere rappresentativo di tutta l’industria. Si nota, comunque, come nell’insieme siano
presenti 1 strumento (1G11, 229a) (fig. 1E) e 7
armature (Laplace 1972, 1987).
Delle armature fanno parte 3 microgravettes
(due PD21 e un BPD12, 229g, 229l, 154a) (fig.
1C, D) dalle dimensioni abbastanza standardizzate, due frammenti di dorso (PD/LD21154b, 148g),
un frammento di dorso e troncatura (LDT21, 217f)
ed infine un trapezio rettangolo (PDT31, 151b).
Quest’ultima armatura, sebbene sia considerata
tipica del Mesolitico trova dei confronti in altri
siti datati all’Epigravettiano recente come: riparo
La Cogola, riparo Soman, Bus de La Lum, riparo
Dalmeri ecc… (Ferrari e Peresani 2003). L’attribuzione di quest’armatura all’occupazione epigravettiana lascia alcuni dubbi legati sia all’eccezionale
fattura dello strumento rispetto a quelli coevi che
per la stessa modalità di ritrovamento; infatti, si
tratta di uno dei reperti rinvenuti nel rimaneggiato
in antico (pozzetto Tomba 1). Oltre a questi strumenti è presente un microbulino (A11x, 217d).
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G.L.F. Berruti, M. García Rojas, S. Motella De Carlo, F. Rubat Borel, S. Viola
Analisi funzionale
Lo studio funzionale effettuato è stato condotto integrando l’approccio a basso ingrandimento
(Low Power Approach) (Odell 1981; Semenov
1954), con quello ad alto ingrandimento (High
Power Approach) (Keeley 1980). Lo studio a basso ingrandimento è stato effettuato tramite l’ausilio di uno stereo microscopio Seben Incognita 3
(10-80x) e di un microscopio digitale Dinolight
Am413T (5-230x).
L’analisi ad alto ingrandimento è stata effettuata con un microscopio metallografico AmScope ME300T-M (40-640x) dotato di telecamera e
di un microscopio Optika B 600 Met con 5 obbiettivi PLAN IOS MET (5-10-20-50-100x).
Son stati analizzati tutti i manufatti ritoccati e
quelli non ritoccati che presentavano delle morfologie adatte alla prensione e all’uso. In tutto sono
stati analizzati 8 manufatti ritoccati e 32 manufatti non ritoccati. Per quanto riguarda lo studio
dei manufatti ritoccati sono state individuate delle
consistenti tracce d’uso sul grattatoio (229a), tra
cui un importante poilitura attribuibile alla lavorazione della pelle (fig. 1E). Questo dato ben si
accorda con quanto rilevato dagli studi effettuati
nei contesti dell’Italia Nord-Orientale; che confermano l’utilizzo quasi esclusivo dei grattatoi per
il trattamento delle pelli (Ziggiotti 2005; Ziggiotti
e Dalmeri 2008; Bertola et alii 2007). Per quanto
riguarda le armature, il frammento di dorso 154b
presenta lungo il margine non ritoccato delle
sbrecciature e delle politure attribuibili al taglio
di tessuti cutanei; il frammento di dorso 148g presenta una chiara frattura da impatto, mentre altre
due armature mostrano altre due possibili fratture
da impatto (fratture tipo snap) (Fischer-Vemming
Hansen-Rasmunsen 1984).
Tra i 32 manufatti non ritoccati selezionati ci
sono 10 diversi manufatti che presentano tracce
d’uso. In 8 casi sono presenti solo delle sbrecciature diagnostiche mentre 2 casi mostrano delle politure. In totale 14 diverse zone di utilizzo
(Z.u.) che presentano delle tracce riferibili alla lavorazione di materiali la cui durezza va dal tenero
(2 sole Z.u.) al medio tenero (3 Z.u.) per finire con
il gruppo più consistente che presenta delle tracce
da lavorazione di materiali medio duri (9 Z.u.);
mentre tra le azioni individuate prevale quella
trasversale. Le due politure individuate sono da
riferire una alla lavorazione della pelle e l’altra
al taglio di tessuti carnei. Come per i precedenti
studi tipologici e tecnologici, l’analisi funzionale
dell’insieme litico è condizionata sia dalla scarsa
rilevanza numerica del campione che dall’incompletezza dello stesso. Dallo studio emerge che nel
contesto in esame furono sicuramente lavorate sia
la pelle che dei tessuti cutanei, mentre l’attività
venatoria è testimoniata da un evidente frattura da
impatto sulle armature litiche. Da questo studio
emerge l’impressione che l’insediamento epigravettiano di Via del Maneggio sia da classificare
come un’occupazione di breve durata in cui si
svolsero varie attività legate alla sussistenza del
gruppo umano, quali la sostituzione dell’equipaggiamento usurato e una scarsa attività legata
all’acquisizione di materiale carneo.
I carboni del focolare in US 230
I carboni relativi alle tracce del focolare (US
230) in fase con l’occupazione Epigravettiana,
rinvenuto al disotto della tomba T01/01 della
necropoli a incinerazione di via del Maneggio a
Castelletto Ticino, sono tutti di Pinus sylvestris/
montana (pino silvestre).
Il ritrovamento è un’ulteriore conferma della
presenza di questa specie nel comprensorio di Castelletto Ticino in un periodo antecedente la frequentazione della necropoli stessa (IX-VIII sec.
a.C.). L’analisi antracologica effettuata sui carboni provenienti dai roghi crematori, della sovrastante necropoli, ha permesso di ricostruire l’ambito di provenienza delle specie arboree utilizzate
per le pire, cioè la foresta planiziale di latifoglie e
l’ambito ripariale. È infatti massiccia la presenza
della quercia caducifoglie, verosimilmente farnia
(Quercus robur) o rovere (Quercus petraea), insieme all’ontano (Alnus glutinosa/incana) e alla
betulla (Betula alba/pubescens), entrambe specie
adattate a colonizzare ambienti umidi. Per quanto
riguarda le conifere e in particolare il pino silvestre (Pinus sylvestris/montana), su 1300 frammenti di legno esaminati, uno solo, contenuto nei
resti del rogo nell’urna della tomba 1/2001, è risultato appartenere a questo taxon.
Le prove circa la presenza di questa specie nel
comprensorio di Castelletto Ticino e, in generale, lungo le rive del Verbano, sono più consistenti
per periodi che precedono l’età del Ferro, come
testimoniano il ritrovamento di resti lignei a circa
un chilometro di distanza dalla necropoli del Ma-
Il Basso Verbano nell’Epigravettiano
neggio e gli studi di palinologia effettuati a Balladrum (Hofstetter et alii 2006), in prossimità della
sponda elvetica del Lago Maggiore. Nel 2012, a
poca distanza dalla necropoli del Maneggio, in
località Cicognola, i lavori di sbancamento per la
costruzione di un centro commerciale lungo la SS
33 del Sempione hanno portato alla luce porzioni
di alberi anche di notevoli dimensioni; all’interno
dei sedimenti di riempimento situati al fondo di
un bacino lacustre marginale (Rubat Borel et alii
2014), è stato rinvenuto un tronco di Pinus sylvestris/montana lungo quasi sei metri, insieme a un
tronco o ramo di betulla e a un ramo di ontano.
Un frammento di legno di pino silvestre è stato
sottoposto ad analisi radiometrica (14C); il campione, denominato MAMS-17295 CICOGNOLA
1, ha fornito il seguente risultato: 10576±33 BP,
10.680-10470 cal 2σ BC attestando la presenza
del pino silvestre fin dall’inizio dell’Olocene. A
partire da circa 11000 anni fa si assiste ad un forte
incremento della presenza di questa specie lungo
le sponde del Lago Maggiore, testimoniato dai
risultati degli studi palinologici eseguiti sul sito
di Balladrum in Canton Ticino (Hofstetter et alii
2006).
Conclusioni
Dai dati ottenuti studiando i reperti riferibili
all’occupazione preistorica di Via del Maneggio
si può collocare cronologicamente il sito nel Tardiglaciale. Dal punto di vista culturale il sito rientra nell’Epigravettiano finale, nella cui industria
litica si riscontra una spiccata tendenza alla microlitizzazione ed è caratterizzata dalla presenza
di microgravettes, grattatoi corti e dalla comparsa
dei primi geometrici. L’industria litica rinvenuta
nel sito, benché numericamente poco consistente,
presenta tutti gli elementi tipici di questa cultura (Montoya 2004, 2008; Montoya et alii 2018;
Naudinot et alii 2014; Bertola et alii 2007). Dal
punto di vista tecnologico, l’insieme litico si presenta omogeneo e pare potersi collocare nella
fase III della cultura epigravettiana, che nell’Italia Nord-Orientale si colloca tra la fine della
cronozona di Alleröd e l’inizio del Dryas recente
(Montoya 2004, 2008; Bertola et alii 2007). Senza ulteriori confronti non possiamo applicare la
scansione cronologica impostata sulle industrie
dell’Italia Nord Orientale, ma le analisi antracologice che confermano la presenza nel focolare
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di soli carboni riferibili a Pinus sylvestris/montana, sembrano confermare quest’inquadramento cronologico. Dal punto di vista insediativo, il
sito sembra strutturarsi su di un livello di spiaggia
prospicente un bacino idrico; dall’analisi tecnologica pare evidente come all’interno del sito si
svolgessero tutte le fasi della catena operativa legata allo sfruttamento della materia prima litica,
a partire dalla messa in forma alla realizzazione
degli strumenti finiti, dato avvalorato dall’alta
percentuale di rimontaggi rinvenuti. Data l’esiguità dei materiali e lo scavo non estensivo della
paleosuperficie non sono state individuate aree di
attività specifica. In sintesi, lo studio tecno-funzionale indizia che nel sito siano state effettuate
delle attività legate ad una singola occupazione di
breve durata da inserire probabilmente all’interno
dei cicli di spostamento stagionale dei gruppi di
cacciatori-raccoglitori epigravettiani, documentati per la zona dell’Italia Nord Orientale (Bertola
et alii 2007; Cusinato et alii 2003). Data la mancanza di ogni tipo di dato faunistico, non si dispone di indicazioni né sulla tipologia delle prede
cacciate né sulla stagione di frequentazione del
sito. L’estrema vicinanza al bacino idrico potrebbe indicare un’attività di pesca come già documentato sia dalle ricerche effettuate nel Riparo
Dalmeri (Albertini e Tagliacozzo 2004a, 2004b),
nel Riparo Villabruna (Aimar et alii 1992) e nel
Riparo Biarzo (Bertonlini et alii 2016). Benché
frammentario ed esiguo il record archeologico rinvenuto in Via del Maneggio rappresenta
un importante contributo alla ricerca preistorica
piemontese, trattandosi del primo sito all’aperto
riferibile al Paleolitico superiore finora indagato
scientificamente in questa regione.
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Paléolithique final au début du Mésolithique dans l’espace Nord aquitain. Partie 1 - LE TEMPS LONG : les
sociétés préhistoriques du Paléolithique final au début du
Mésolithique. 1c - Les groupes humains et leurs cultures
matérielles. Actes de la table ronde organisée en hommage à Guy Célérier, Les Eyzies-de-Tayac, 24-26 juin
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RIVISTA DI SCIENZE PREISTORICHE
Preistoria e Protostoria in Lombardia e Canton Ticino Vol. LXXII - S2 - 2022
INDICE
Raffaele C. de Marinis, Marta Rapi, Presentazione..............................................................
3
COMUNICAZIONI
SESSIONE 1 – AMBIENTE, CLIMA, ECONOMIA. STORIA DEL CLIMA,
LE TRASFORMAZIONI DELL’AMBIENTE, LE INTERAZIONI UOMO-AMBIENTE
C. Ravazzi, ed., Scenari di ricostruzione delle interazioni uomo-ambiente in Lombardia
(N-Italia) dal Paleolitico medio all’età del Ferro .........................................................................
9
R. Pini, A. Aceti, R. Poggiani Keller, T. Quirino, C. Ravazzi, M.G. Ruggiero, F. Vallè,
Ecosistemi naturali ed ecologia umana in Valcamonica a partire dall’ultima deglaciazione.......
37
Ph. Della Casa, E. Carlevaro, A. Dufraisse, C. Jacquat, M. Sauerbier, W. Tinner, E.
Vescovi, Dal proxy ambientale alla testimonianza archeologica: un approccio multidisciplinare
alla storia del paesaggio e dell’insediamento nella Leventina (Ticino) e nella zona subalpina ...
49
R. Perego, M. Rottoli, E. Castiglioni, Agricoltura e preferenze alimentari durante le età del
Bronzo e del Ferro in Lombardia.....................................................................................................
63
SESSIONE 2 – PALEOLITICO E MESOLITICO
D. Lo Vetro, F. Fontana, M. Arzarello, F. Martini, Il Paleolitico e il Mesolitico
in Lombardia ............................................................................................................................
77
G.L.F. Berruti, M. Garcìa Rojas, S. Motella De Carlo, F. Rubat Borel, S. Viola,
Il Basso Verbano nell’Epigravettiano: l’insieme litico di via del Maneggio, Castelletto sopra
Ticino (NO)....................................................................................................................................
111
SESSIONE 3 – NEOLITICO
A. Pedrotti, R. Poggiani Keller, D. Banchieri, C. Longhi, Il Neolitico in Lombardia........
123
S. Van Willigen, R. Carazzetti, La stratigrafia di Castel Grande (Bellinzona, Canton Ticino,
Svizzera). Rivalutazione dei dati e primi risultati ...............................................................................
167
L. Angeli, C. Longhi, R.A. Bartolini, D. Selmi, M.R. Soria, P. Torre, L. Vitale, Il sito
neolitico di Sergnano (CR) nell’ambito dell’aspetto culturale del Vhò .........................................
179
M. Baioni, M.L. Carra, D. Castagna, N. Dal Santo, M. Maffi, I. Tirabassi, P. Visentini,
Contesti insediativi e organizzazione territoriale della pianura centrale mantovana nel Neolitico:
i casi di San Giorgio, Bagnolo San Vito e Levata di Curtatone ..................................................
193
D. Castagna, N. Dal Santo, Le sepolture VBQ nel territorio mantovano: risultati
preliminari ................................................................................................................................
205
S. Bertola, D. Lo Vetro, P. Schirolli, F. Confortini, M. Malzanni, P. Pallecchi, Le
risorse litiche scheggiabili delle Prealpi della Lombardia centro-orientale: primi dati per una
caratterizzazione degli areali di approvvigionamento delle materie prime usate durante la
preistoria ...................................................................................................................................
217
M.A. Borrello, I materiali ceramici neolitici della Rocca di Manerba (BS) tra la fine del V e
l’inizio del IV millennio a.C. ....................................................................................................
239
SESSIONE 4 - ETÀ DEL RAME
R. Poggiani Keller, M. Baioni, L’età del Rame in Lombardia ...............................................
253
C. Longhi, A. Mazzucchi, R. Micheli, C. Nicosia, G. Rebonato, M. Vidale, La necropoli
della loc. Basalica di Calvisano (BS) nel quadro dei rituali funerari lombardi dell’età del Rame:
un ritrovamento di eccezione? ...................................................................................................
271
I. Tirabassi, I. Angelini, G. Artioli, C. Canovaro, M. Carra, C. Longhi, Un sito perifluviale,
delimitato da fossato, della tarda età del Rame a Ponte Molino di Ostiglia (MN) ......................
283
SESSIONE 5 – ARTE RUPESTRE
A.E. Fossati, Lo stato della ricerca di arte rupestre in Valcamonica, Italia: un aggiornamento
sulle ricerche a Paspardo ...........................................................................................................
297
A. Arcà, Metodi di studio: novità e tradizione nell’arte rupestre della Lombardia e dell’arco
alpino ........................................................................................................................................
323
R. Poggiani Keller, I santuari megalitici di Cemmo e Ossimo-Pat: cronologia, organizzazione,
rituali ed iconografia .................................................................................................................
343
S. Casini, A.E. Fossati, Massi incisi e stele in Valtellina: una revisione....................................
355
F.M. Gambari, R. Poggiani Keller, M.G. Ruggiero, L’attività di tutela e di ricerca
sull’arte rupestre e sui contesti archeologici in Valle Camonica condotta dalla Soprintendenza
Archeologica della Lombardia tra il 2005 e il 2016...................................................................
367
A. Marretta, M.G. Ruggiero, T. Quirino, Ch. Chippindale, M. Colella, Non solo
incisioni. Il patrimonio delle pitture rupestri della Valle Camonica (Brescia): tecniche digitali
di individuazione e restituzione, nuove scoperte e prospettive di tutela .....................................
377
A. Arcà, A. Fossati, F. Garanzini, F. Rubat Borel, La Balma dei Cervi di Crodo e le pitture
rupestri dell’Ossola: documentazione, analisi e studio ..............................................................
395
SESSIONE 6 – ETÀ DEL BRONZO
R.C. de Marinis, La struttura cronologica dell’età del Bronzo in Italia settentrionale ..............
413
R. Calvetti, S. Marconi, M.I. Pezzo, R.C. de Marinis, Dendrochronological analysis and
radiocarbon dating of wooden structures from Sector D of the pile-dwelling of Lavagnone
(Desenzano del Garda – Lonato, Brescia) .................................................................................
423
N. Martinelli, Dendrocronologia dell’età del Bronzo in Italia settentrionale: stato dell’arte
e aggiornamenti ........................................................................................................................
431
F. Rubat Borel, N. Martinelli, J. Köninger, F. Menotti, Un contributo per la cronologia
assoluta del Bronzo Medio: l’abitato perilacustre di Viverone Vi1-Emissario e l’Italia
nordoccidentale .........................................................................................................................
441
M. Rapi, A. Amato, C. Basile, E. Ginoli, M. Hirose, C. Sidoli, G.P. Spinelli, Lavagnone
(Desenzano del Garda-Lonato, BS). Aggiornamento sulle ricerche in corso dell’Università
La Statale di Milano ..................................................................................................................
459
M. Baioni, C. Mangani, F. Bona, F. Gulino, C. Longhi, N. Martinelli, C. Nicosia, R.
Perego, T. Quirino, F. Redolfi Riva, Il sito D del Lucone di Polpenazze del Garda (BS):
un breve quadro di sintesi..........................................................................................................
477
L. Seragnoli, La terramara di Prestinari (Roverbella, MN) e altri siti dell’età del Bronzo lungo
il paleoalveo della Fossa Molinella ...........................................................................................
493
R.C. de Marinis, E. Miglioli, A. Carri, La terramara di Ognissanti (comune di Cella Dati,
CR) .................................................................................................................................................
505
R. Poggiani Keller, M. Baioni, F. Redolfi Riva, P. Rondini, M.G. Ruggiero, Il Bronzo
tardo tra il fiume Adda e il lago di Garda: un quadro d’insieme ................................................
517
SESSIONE 7 – BRONZO FINALE E PRIMA ETÀ DEL FERRO
S. Casini, I principali insediamenti della cultura di Golasecca: un quadro d’insieme ................
531
R.C. de Marinis, F. Roncoroni, Tombe e necropoli del Bronzo Finale e degli inizi dell’età
del Ferro nei dintorni dell’abitato protostorico di Como............................................................
563
B. Grassi, L’archeologia preventiva alla Malpensa: elementi per la definizione del
Protogolasecca ..........................................................................................................................
513
N. Negroni Catacchio, C. Metta, L’abitato del Bronzo Finale di Campo Verde (Chignolo Po,
Pavia) nel quadro della Protostoria padana ................................................................................
581
S. Paltineri, F. Rubat Borel, La pianura fra Ticino e Sesia nella prima età del Ferro ............
595
L. Nebelsick, I. Balzer, C. Metzner-Nebelsick, A. Vanzetti, Between Genoa and Günzburg
- a communication corridor or a void? ......................................................................................
609
F.M. Gambari, La struttura cronologica dell’età del Bronzo in Italia settentrionale ..................
621
R.C. de Marinis, Scavi ottocenteschi nelle necropoli di Golasecca-Sesto Calende-Castelletto
Ticino........................................................................................................................................
637
S. Jorio, L. Mordeglia, Una nuova area funeraria di età golasecchiana: la necropoli del Nuovo
Ospedale S. Anna (San Fermo della Battaglia, Como) ..............................................................
651
S. Motella De Carlo, S. Jorio, E. Martinelli, A.M. Michetti, L. Castelletti, Ipotesi di
datazione sulla “struttura circolare” del Nuovo Ospedale Sant’Anna di Como in base ai dati
archeobotanici ...........................................................................................................................
671
B. Chaume, Vix, Ca’ Morta: deux chars du type « à caisse exhaussée » ...................................
685
P. Solinas, Sulle prime fasi dell’epigrafia leponzia...................................................................
707
SESSIONE 8 – SECONDA ETÀ DEL FERRO
S. Casini, M. Rapi, L. Tori, Non solo crisi. Elementi di continuità e discontinuità tra IV e
III secolo a.C. nelle province di Varese, Milano, Como, Bergamo (IT) e nei Cantoni Ticino e
Grigioni (CH) ...........................................................................................................................
715
L. Tori, E. Carlevaro, J. Bucher, Ph. Della Casa, R. Cardani, L. Mosetti, Nuove scoperte
nell’areale della necropoli di Giubiasco-Palasio (TI).................................................................
737
F. Marzatico, S. Solano, Reti e Camuni. Vicini e lontani .......................................................
751
M. Baioni, R. Poggiani Keller, A. Marinetti, Santuari e percorsi rituali dell’età del Ferro
nella Valle del Chiese ................................................................................................................
765
SESSIONE 9 – VALORIZZAZIONE E DIVULGAZIONE
M. Abbiati, Regione Lombardia: progetti e processi condivisi per la valorizzazione
dell’archeologia preistorica e protostorica .................................................................................
779
M.G. Ruggiero, M. Baioni, D. Banchieri, P. Bellintani, S. Bonomelli, S. Cotti Piccinelli,
F. M. Gambari, F. Gonzato, B. Grassi, C. Mangani, M. Martinelli, F. Marzatico, R.
Micheli, L. Moser, A. Piccoli, R. Poggiani Keller, B. Portulano, F. Rubat Borel, Sulla
gestione e valorizzazione dei siti UNESCO preistorici in Lombardia ........................................
785
A. Arcà, M.G. Ruggiero, Naquane, Grande Roccia, un modello per la valorizzazione e per lo
studio ........................................................................................................................................
795
POSTER
SESSIONE 2 – PALEOLITICO E MESOLITICO
G.L.F. Berruti, M. Arzarello, G. Berruto, C. Buonsanto, S. Caracausi, S. Daffara,
P. Rosina, F. Rubat Borel, Il Paleolitico medio del Piemonte settentrionale: revisione delle
vecchie evidenze e nuove scoperte ............................................................................................
821
S. Daffara, G.L.F. Berruti, M. Arzarello, Quando la selce scarseggia. Studio tecnologico
e funzionale dell’industria litica della Ciota Ciara (Borgosesia, VC) .........................................
829
D. Lo Vetro, S. Bertola, R. Poggiani Keller, F. Martini, Le industrie litiche paleolitiche
e mesolitiche di Cividate Camuno – via Palazzo (Valle Camonica, Brescia): sistemi tecnici
e materie prime .........................................................................................................................
837
F. Martini, D. Lo Vetro, L. Timpanelli, Le industrie litiche dell’Antro Mitriaco di Angera
(VA) ..........................................................................................................................................
845
SESSIONE 3 – NEOLITICO
C. Longhi, R. Poggiani Keller, M. Baioni, D. Banchieri, D. Castagna, J. Tirabassi, Nuovi
dati sul Neolitico lombardo .......................................................................................................
853
L. Angeli, A. Bertini, Sergnano (CR). Analisi preliminare dell’industria fittile ......................
871
L. Angeli, F. Negrino, A. Panigada, Sergnano (CR). Analisi preliminare dell’industria in
pietra scheggiata .......................................................................................................................
881
L. Angeli, Sergnano (CR): un atelier di lavorazione della pietra levigata .................................
889
B. Gassin, Sergnano CR). Analyse tracéologique de quelques lames de l’industrie lithique:
considérations méthodologiques, perspectives technologiques et socio-économiques ...............
897
M. Hirose, Cascina Fornasetta, Lonato del Garda (BS): l’industria litica .................................
907
D. Lo Vetro, E. Baglioni, S. Bertola, Il sito tardoneolitico di Tosina di Monzambano
(Mantova): nuovi dati sulle industrie litiche scheggiate della Lagozza alla luce delle campagne
di scavo 2014-2016 ...................................................................................................................
913
D. Lo Vetro, I. Matera, E. Baglioni, F. Biagiotti, S. Bertola, La produzione laminare
delle industrie litiche Lagozza di Tosina di Monzambano (Mantova): sistemi tecnici e materie
prime ........................................................................................................................................
921
N. Mazzucco, D. Lo Vetro, Bulini e tradizioni tecniche nell’arco Mediterraneo nordoccidentale. Il caso delle industrie tardoneolitiche di Tosina di Monzambano (Mantova)..........
929
SESSIONE 4 - ETÀ DEL RAME
D. Lo Vetro, E. Baglioni, S. Bertola, R. Poggiani Keller, L’industria litica scheggiata
dell’abitato campaniforme di Brescia-San Polo.........................................................................
941
SESSIONE 5 – ARTE RUPESTRE
M.G. Ruggiero, T. Quirino, Dal progetto alla tutela. Applicazioni operative del Sistema
Informativo Geografico sviluppato nell’ambito del Progetto “Monitoraggio e buone pratiche di
tutela del patrimonio del sito UNESCO n. 94. Arte rupestre della Valle Camonica” ..................
951
A. Marretta, Un nuovo monolito istoriato dell’Età del Rame in territorio di Borno
(Valcamonica, BS): scoperta, documentazione e studio.............................................................
957
A. Marretta, Le aree con arte rupestre di Seradina e Bedolina (Valcamonica, BS): ricerche
2011-2016 .................................................................................................................................
965
A. Martinotti, Rappresentazioni topografiche neolitiche del tipo “a macule” a Teglio (SO),
località Caven ...........................................................................................................................
975
R. Caimi, G. Garbellini, F. Pace, M. Redaelli, M.G. Ruggiero, M. Tremari, Teglio (SO):
il recupero della stele Cornal 5 ..................................................................................................
983
A. Martinotti, F. Pace, Nuova roccia con figurazioni antropomorfe e pediformi a Sondrio,
località Ca’ Bongiascia .............................................................................................................
991
F. Roncoroni, Nuovi elementi figurativi e incisioni filiformi sul rilievo di Bormio (SO)..........
1001
S. Solano, A. Marretta, Un progetto di corpus per le iscrizioni preromane della
Valcamonica .............................................................................................................................
1009
SESSIONE 6 – ETÀ DEL BRONZO
A. Serges, La Collezione Rambotti al Museo Preistorico Etnografico di Roma ........................
1019
M. Rapi, Abitato dell’età del Bronzo a Cella Dati (Cremona) ...................................................
1025
M. Rapi, Abitato del Bronzo Medio iniziale (BM I) di Calvatone - fondo Cassio (Cremona) ....
1037
S. Busnelli, A. Amato, Lavagnone (Desenzano del Garda-Lonato, BS). Manufatti in materia
dura animale della media età del Bronzo ...................................................................................
1047
A. Amato, Sfruttamento delle risorse animali nell’abitato palafitticolo del Lavagnone durante
la media età del Bronzo (settore D) ...........................................................................................
1057
L. Bronzoni, C. Basile, F. Pavia, A. Peinetti, Il nuovo sito dell’età del Bronzo di Quattrocase
(CR) ..........................................................................................................................................
1065
R.C. de Marinis, Corte Mottella (Sermide, Mantova) ..............................................................
1077
D. Voltolini, Brescia - area funeraria dell’ex convento Santa Chiara.......................................
1083
G.P. Spinelli, Gli strumenti per filatura e tessitura nell’età del Bronzo in area benacense.
Caratteri culturali ......................................................................................................................
1091
SESSIONE 7 – BRONZO FINALE E PRIMA ETÀ DEL FERRO
R.C. de Marinis, Un sito del Bronzo Recente e del Bronzo Finale a Sermide (Mantova) .........
1101
A. Cattaneo, R.C. de Marinis, Some graves and materials of the late seventh- mid-sixth
centuries BC from Remedello Sotto (BS)..................................................................................
1105
P. Rondini, Genti di Montagna. Valle Camonica e Prealpi lombarde nella prima età del Ferro .
1111
E. Barbieri, Tombe del Bronzo Finale e del Golasecca II a Biassono (MB) .............................
1121
E. Barbieri, Castelletto Ticino (NO). Nuovi contesti funerari golasecchiani di VII e VI secolo a.C. ..
1129
F. Rubat Borel, M. Hirose, L. Lamanna, Una tomba golasecchiana da Castelletto Ticino con
boccale decorato a stampiglia ...................................................................................................
1139
F. Roncoroni, Una capeduncola bronzea da Bernate (CO) .......................................................
1149
M. Ruffa, Influenze culturali a Gropello Cairoli (PV), località Santo Spirito ...........................
1153
M. Venturino, G. Gaj, M. Giaretti, O. Maestro, A. Peinetti, Fornaci per la ceramica e
forni alimentari a Villa del Foro (Alessandria) ..........................................................................
1161
A. Ceresa Mori, S. Casini, Milano protostorica: i ritrovamenti della cultura di Golasecca dallo
scavo della Biblioteca Ambrosiana............................................................................................
1173
N. Negroni Catacchio, C. Metta, V. Guerra, Pianvalle (Como): l’insediamento protourbano,
un settore della Como protostorica ............................................................................................
1181
R. Poggiani Keller, M.G. Ruggiero, C. Chippendale, E. Castiglioni, F. Magri, A.
Marretta, M. Redaelli, P. Rondini, Il riparo del Cuel (Cimbergo, BS) tra frequentazione
protostorica e pitture parietali ...................................................................................................
1191
SESSIONE 8 – LA SECONDA ETÀ DEL FERRO
S. Jorio, A. Morandi, L. Mordeglia, Una tomba tardo La Tène dalla necropoli del Nuovo
Ospedale S. Anna (San Fermo della Battaglia, Como) ..............................................................
1203
F. Butti, Ceramisti celto-romani nel Comasco .........................................................................
1211
M. Rapi, Un vaso La Tène con decorazione curvilinea da Piadena (CR) ...................................
1221
SESSIONE 9 – VALORIZZAZIONE E DIVULGAZIONE
R. Poggiani Keller, M.G. Ruggiero, L. Contessi, M. Cottini, A. Marretta, N. Pagan, P.
Schievano, S. Solano, G.C. Vaira, Cevo (BS), Dos del Curù. Gli interventi di valorizzazione
del sito e lo scavo della “Casa B” per EXPO2015 .....................................................................
1231
F.M. Gambari, A. Marretta, M.G. Ruggiero, M. Tarantini, Le rocce nel cassetto:
acquisizione, catalogazione e studio della documentazione raccolta nel corso delle missioni del
Forchungsinstitut für Kulturmorphologie (Francoforte sul Meno) in Valle Camonica fra il 1935
e il 1937 ....................................................................................................................................
1241
Finito di stampare in Italia nel mese di dicembre 2022
da Pacini Editore Industrie Grafiche – Ospedaletto (PI)
per conto di Edifir-Edizioni Firenze
RIVISTA DI SCIENZE PREISTORICHE
dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria
redazione e amministrazione
c/o Museo Archeologico Nazionale, via della Pergola 65 – 50121 Firenze
+39 055 2340765 - www.openprehistory.org - www.iipp.it
Direttore responsabile
Carlo Lugliè
Comitato di redazione
Biancamaria Aranguren, Maria Adelia Bernabò Brea, Michele Cupitò,
Anna Depalmas, Maja Gori, Maria Clara Martinelli, Monica Miari,
Italo Maria Muntoni, Marco Pacciarelli
Prezzo per l’Italia e per l’estero € 90,00
ISSN 0035-6514
e-ISSN 2282-457X
ISBN 978-88-6045-092-0