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L’APOCALISSE
DELLA LONGEVITÀ
Paride Braibanti
L’invecchiamento si presenta spesso nella nostra società come un tabu, uno stigma, se non addirittura come
come un’apocalisse psicopatologica. È pensabile coltivare e promuovere, al contrario, «presenza storica» nella
longevità?
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Per l’antropologo Ernesto De Martino, l’apocalisse culturale è una forma di rappresentazione simbolica che esprime la crisi di una
determinata civiltà o di un determinato modo di essere nel mondo. L’apocalisse culturale non è solo la fine di un mondo, ma anche
l’inizio di un nuovo mondo, che si basa su una trasformazione radicale dei valori, delle credenze, delle pratiche e delle istituzioni.
L’apocalisse culturale ha quindi una funzione escatologica, cioè proietta una visione della salvezza o della redenzione che permette di
superare la crisi e di ristabilire il senso della storia e della vita. L’apocalisse psicopatologica, invece, è una forma di esperienza patologica
caratterizzata da una perdita totale del senso della realtà e da una sensazione di annientamento del sé e del mondo. L’apocalisse
psicopatologica non ha alcuna funzione escatologica, ma è solo la fine del mondo, senza alcuna prospettiva di riscatto o di rinascita.
L’apocalisse psicopatologica è quindi una forma di disperazione assoluta, che non lascia spazio alla speranza o alla creatività. Per De
Martino l’antidoto all’apocalisse borghese e psicopatologica è rappresentato dalla «presenza storica», cioè dalla capacità dell’uomo di
partecipare attivamente alla costruzione del proprio mondo e della propria identità, attraverso il dialogo e la mediazione simbolica. La
«presenza storica» implica anche la consapevolezza dei limiti e delle contraddizioni della propria cultura e la possibilità di trascenderli
con un atteggiamento etico e politico. La «presenza storica» permette di riscoprire il senso della vita e della storia (Cfr. Ernesto De
Martino, La fine del Mondo, Einaudi, 2023)..
Convegno «Invecchiamento Attivo», Bergamo 30/10/2023
Epidemiologia della Vulnerabilità,
Suscettibilità, Fragilità nell’invecchiamento
Nonostante la diversità dell’invecchiamento, la società e gli accademici spesso descrivono ed etichettano le persone anziane
come un gruppo vulnerabile. Poiché il termine vulnerabilità è spesso usato in modo intercambiabile con fragilità,
dipendenza o perdita di autonomia, viene promossa una connessione tra età avanzata e deficit. A questo proposito si pone
la questione di quanto possa essere utile riferirsi alle persone anziane come vulnerabili specificatamente nel contesto
dell’assistenza sanitaria. Dopo aver analizzato diverse nozioni di vulnerabilità, sostengo che è illegittimo concludere che l’età
avanzata sia correlata a una maggiore vulnerabilità. Inoltre, identificare gli anziani come un gruppo vulnerabile è
strettamente correlato all’ageismo e può essere associato a una benevolenza paternalistica e a una tendenza
all’iperprotezione, soprattutto nell’ambito dell’assistenza sanitaria. Inoltre, anche se gli anziani si trovano più spesso in
situazioni di maggiore vulnerabilità a causa del loro bisogno potenzialmente maggiore di assistenza sanitaria, sostengo
inoltre che gli anziani diventano un gruppo vulnerabile principalmente a causa dell’età. In questo modo si può concludere
che la vulnerabilità degli anziani non ha origine in alcuni attributi del gruppo, ma deriva da una caratteristica della società e,
a sua volta, del personale sanitario, vale a dire l’ageismo. Etichettare gli anziani come vulnerabili è quindi utile solo quando
viene utilizzato per aumentare la consapevolezza del diffuso ageismo nella società, in questo contesto, soprattutto nel
contesto dell’assistenza sanitaria, e delle sue conseguenze negative per gli anziani.
(Elisabeth Langmann. Vulnerability, ageism, and health: is it helpful to label older adults as a vulnerable group in health
care? Medicine, Health Care and Philosophy (2023) 26:133–142. https://doi.org/10.1007/s11019-022-10129-5
Vulnerabilità e fragilità in sanità
pubblica1
In generale, la vulnerabilità si riferisce alla maggiore esposizione ai
fattori di rischio per la salute a causa di svantaggi sociali o di altre
condizioni che limitano le risorse e le competenze dell'individuo. La
suscettibilità si riferisce alla maggiore probabilità di ammalarsi a causa
di esposizione ai fattori di rischio, mentre la fragilità si riferisce alla
maggiore probabilità di avere esiti indesiderati a causa di una malattia o
di altri eventi avversi. Questi concetti sono correlati alla salute in
quanto possono influenzare la probabilità di ammalarsi, la gravità della
malattia e la capacità di gestire il percorso della malattia.
La vulnerabilità sociale può essere intesa come moderatore di tutti i meccanismi di mediazione degli effetti
sfavorevoli sulla salute, ivi compresa la disuguale esposizione a questi mediatori, è un tema centrale di studio con
implicazioni operative spesso trascurate. I gruppi in condizione di vulnerabilità sono il target privilegiato delle
politiche di contrasto delle disuguaglianze sia perché su di essi si concentra in misura maggiore l’esposizione ai
mediatori sia perché essi soffrono maggiormente delle conseguenze di questi mediatori e hanno bisogno di
interventi su misura della loro vulnerabilità differenziale. Senza dimenticare che la parte più rilevante del rischio
attribuibile delle disuguaglianze di salute sta nel gradiente di salute che si manifesta lungo tutta la scala sociale, per
cui la priorità per gli interventi selettivi con i gruppi vulnerabili non deve essere una scusa per eludere gli interventi
universalistici sul gradiente sociale di salute che investe tutta la popolazione.
Costa suggerisce che le variabili che misurano il grado di controllo che una persona ha sulla propria vita potrebbero
essere definite come fattori di vulnerabilità (di natura soprattutto sociale) che influenzano le capacità di un assistito
di far fronte ai fattori di suscettibilità (biologica) senza soccombere troppo presto agli stress nella storia
dell'invecchiamento. Inoltre, iafferma che ogni assistito nella storia del suo invecchiamento trova un equilibrio
temporaneo tra suscettibilità e vulnerabilità nella capacità di evitare gli eventi indesiderabili (un equilibrio che
potremmo chiamare resilienza) e che ogni fattore che perturba l'equilibrio potrebbe essere un fattore di fragilità,
che fa precipitare la progressione verso gli eventi indesiderabili. Pertanto, le principali vulnerabilità
nell'invecchiamento potrebbero essere legate alla mancanza di risorse e competenze per far fronte ai fattori di
rischio, alla perdita di controllo sulla propria vita e alla mancanza di resilienza per affrontare gli eventi avversi.
Costa suggerisce che i fattori di vulnerabilità possono essere di natura soprattutto sociale e influenzare le capacità di
un assistito di far fronte ai fattori di suscettibilità biologica senza soccombere troppo presto agli stress nella storia
dell'invecchiamento. Lla vulnerabilità sociale è uno dei determinanti della suscettibilità, perché influenza
l'esposizione ai fattori di rischio delle malattie croniche, ma al tempo stesso, modellando le risorse e le competenze
dell'assistito, può moderare o peggiorare la velocità di transizione dalla suscettibilità alle conseguenze indesiderate.
Inoltre, afferma che il fattore di fragilità può avere conseguenze dirette sull'esito indesiderato o può, a sua volta,
accelerare la velocità di transizione dallo stato di suscettibilità all'esito indesiderato. Pertanto, i fattori che possono
intervenire sulla vulnerabilità possono includere fattori sociali, come la mancanza di risorse e competenze, e fattori
biologici, come l'esposizione ai fattori di rischio delle malattie croniche.
1
Giuseppe Costa, Vulnerabilità e fragilità in sanità pubblica, nelle politiche e nei metodi di studio. Epidemiol Prev
2020; 44 (5-6) Suppl 1:14-17. doi: 10.19191/EP20.5-6.S1.P014.069
Una premessa
Vulnerabilità
e salute
Prima parte
Alcune riflessioni da Casadei T. (2018), «La
vulnerabilità in prospettiva critica». In Orsetta
Giolo e Baldassarre Pastore (a cura di),
Vulnerabilità. Analisi multidisciplinare di un
concetto, Carocci, Roma (2018)
• La dimensione e vaghezza ontologica della vulnerabilità
(tutti siamo vulnerabili),
Dalla
dimensione
ontologica della
vulnerabilità
alla potenzialità
di agency
politica
• La misura « quantitativa» della vulnerabilità: la
vulnerabilità come sinonimo di diseguaglianza. Invito ad
attivare pratiche di eguaglianza.
• La vulnerabilità e la questione della «insicurezza».
• La vulnerabilità come concetto «critico e politico»:
critica alla «naturalità» / «naturalizzazione», critica alle
pratiche di «immunizzazione» sociale, critica alla
«rassegnazione» in nome del realismo politico, critica
alle tensioni «individualiste», al «darvinismo sociale» e
alla «mano invisibile» del neoliberismo.
• Reagire agli insiemi di relazioni predominanti «per
mettere in discussione e contrastare dispositivi e
processi che fanno della vulnerabilità una forma di
marginalizzazione, discriminazione, esclusione,
oppressione»,
Precariousness: le vite sono per definizione
precarie e non c’è garanzia della loro incolumità e
persistenza; questa precarietà accompagna il
corso della vita ed è legata alla corporeità.
PRECARIOUSNESS
E PRECARITY
(JUDITH BUTLER)
Precarity: socialmente e contestualmente
indotta, dovuta a condizioni indotte
politicamente e istituzionalmente che fanno
mancare i presupposti necessari a una buona vita,
creando situazioni di discriminazione e
espongono alla mancanza di rispetto, all’offesa,
alla violenza, alla morte.
Il dispositivo
«euristico»
della
vulnerabilità
(Nancy Fraser
e Martha
Fineman)
• Vulnerabilità come «dispositivo euristico» che ci
spinge a esaminare le assunzioni e i pregiudizi
nascosti che influenzano il significato sociale e
culturale delle vulnerabilità.
Di fronte alla vulnerabilità:
Il vulnerabile
«va protetto»?
• processi di svalutazione del soggetto «debole»,
«subordinato», «marginalizzato» ed «escluso» a
cui vanno destinati protezione e cura, per una
cosiddetta «società giusta», in una prospettiva
individualista, che permetta di essere «il meno
dipendenti possibile dagli altri», comportando però
accettazione e rassegnazione rispetto alla
condizione di vulnerabilità
oppure
• Ricercare un orizzonte «situato» che connetta alla
vulnerabilità «sutura» anziché «ferita», che attivi
forme contestualizzate di abilità e di riscatto,
attraverso la non rassegnazione, il dissenso, la
prefigurazione di spazi di resistenza, lotta per il
risconoscimento e nuova costruzione.
Soggettività
e
subalternità
Da un lato ci si può porre di fronte alla vulnerabilità
come premessa per un nuovo umanitarismo centrato
sulla persona umana non più come individuo isolato,,
ma come soggettività in relazione, interconnessa e
interdipendente, situata in contesti e entro dinamiche
di riconoscimento, oltre che di distribuzione e
allocazione di beni
E in questo senso è possibile guardare, dall’altro lato,
ai gruppi vulnerabili come «gruppi subalterni» capaci
di sviluppare contro-argomentazioni critiche e
antagoniste che mettono in discussione i fondamenti
e gli esiti normativi degli ordinamenti e i saperi entro i
quali si inscrivono le forme di istituzionalizzazione,
oggettivazione delle vulnerabilità
AGEISMO
Ageismo e salute nella società capitalista
avanzata
L'ageismo è definito come la discriminazione nei confronti degli anziani a causa di stereotipi negativi e
imprecisi, ed è così radicato nella nostra cultura che spesso non ce ne accorgiamo nemmeno. L'ageismo è uno
degli ultimi pregiudizi socialmente accettabili
Secondo l’American Psychological Association1, diversi fattori possono contribuire all'affermarsi dell'ageismo, tra cui gli
stereotipi legati all'età, lo stato di salute, il trattamento e i risultati, e la misura in cui l'ageismo è un fattore nelle pratiche
e nelle politiche discriminatorie, inclusa la discriminazione nell'assistenza sanitaria, sul posto di lavoro, nei sistemi di
giustizia penale e nell'ambiente costruito. Inoltre, altri fattori come l'istruzione e la formazione, le arene politiche e la
cultura possono influenzare l'ageismo.
Secondo Pillemer, “Una delle maggiori minacce alla ridefinizione dell’atteggiamento nei confronti
dell’invecchiamento risiede nella crescente segregazione per età della società americana. Siamo nel mezzo di
un esperimento pericoloso in cui i giovani non hanno quasi alcun contatto con gli anziani, al di fuori dei
contatti intermittenti nelle loro stesse famiglie”2.
APA RESOLUTION ON AGEISM, AUGUST 2020
Kirsten Weir, Ageism is one of the last socially acceptable prejudices. Psychologists are working to change that, APA, Vol. 54, n. 2, 1 March, 2023, p. 36
(https://www.apa.org/monitor/2023/03/cover-new-concept-of-aging)
1
2
Becca Levy1 afferma che l'ageismo può avere conseguenze negative sulla salute delle persone anziane.
Ad esempio, l'autopercezione negativa dell'invecchiamento è associata a una maggiore prevalenza di
tutte le otto condizioni di salute più costose tra gli americani, che includono malattie cardiache,
malattie polmonari, diabete, disturbi muscoloscheletrici e lesioni. Inoltre, le convinzioni legate all'età
influiscono sulla salute in molti modi. Ad esempio, coloro che hanno sentimenti più negativi riguardo
all'invecchiamento hanno maggiori probabilità di sperimentare livelli di stress più elevati, che sono
stati collegati a molte malattie dell'invecchiamento. Inoltre, le persone che si sentono fataliste riguardo
all'invecchiamento potrebbero avere meno probabilità di impegnarsi in comportamenti salutari come
rimanere attivi o assumere farmaci prescritti. Insieme, questi meccanismi possono avere impatti
significativi sulla salute. Tuttavia, Becca Levy ha scoperto che le convinzioni positive
sull'invecchiamento proteggono dalla demenza, anche tra coloro che presentano un gene ad alto
rischio.
1
Becca Levy, Breaking the age code, HarperCollins Publishers, 2022
SFATARE GLI STEREOTIPI NEGATIVI/1
STEREOTIPI
FATTI
Il detto “Non puoi insegnare nuovi
trucchi a un vecchio cane” si
applica all’incapacità di
apprendere delle persone
anziane.
Ci sono molti cambiamenti cognitivi positivi in età avanzata ed esistono molte tecniche per supportare l’apprendimento permanente. Le persone
anziane possono trarre beneficio dalle stesse strategie di memoria che i giovani utilizzano per migliorare la memoria. In effetti, il nostro cervello
sperimenta una nuova crescita di neuroni in risposta alle sfide nel corso della vita.
Tutte le persone anziane soffrono
di demenza.
La demenza non è una parte normale dell'invecchiamento. La maggior parte delle persone anziane non soffre di demenza. Solo circa il 3,6% degli
adulti statunitensi di età compresa tra i sessantacinque e i settantacinque anni soffre di demenza. Inoltre, ci sono prove che i tassi di demenza sono
diminuiti nel tempo.
La salute delle persone anziane è
interamente determinata dalla
biologia.
La cultura, sotto forma di credenze sull’età, può avere una potente influenza sulla salute delle persone anziane. Ad esempio, le convinzioni positive
sull’età possono apportare benefici alla salute in diversi modi, come ridurre lo stress cardiovascolare e migliorare la memoria. Al contrario, le
convinzioni negative sull’età possono avere un impatto dannoso su questi aspetti della salute. Abbiamo anche scoperto che le convinzioni positive
sull’età amplificavano l’impatto benefico dell’APOE ε2, un gene che spesso apporta benefici alla cognizione in età avanzata.
Le persone anziane sono fragili,
quindi dovrebbero evitare
l’esercizio fisico.
La maggior parte delle persone anziane può esercitarsi senza infortuni. L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda alle persone anziane di fare
attività fisica regolarmente perché ciò può apportare benefici alla salute cardiovascolare e mentale, oltre a rafforzare ossa e muscoli.
La maggior parte degli anziani
soffre di malattie mentali che non
possono essere curate.
La maggior parte delle persone anziane non soffre di malattie mentali. Gli studi dimostrano che spesso la felicità aumenta, mentre la depressione,
l’ansia e l’abuso di sostanze diminuiscono in età avanzata.14 Inoltre, le persone anziane di solito beneficiano di trattamenti di salute mentale,
compresa la psicoterapia.
I lavoratori più anziani non sono
efficaci sul posto di lavoro.
i lavoratori più anziani prendono meno giorni di ferie per malattia, beneficiano dell'esperienza, hanno una forte etica del lavoro e sono spesso
innovativi. È stato riscontrato che i team che includono persone anziane sono più efficaci rispetto ai team che non lo fanno.
Le persone anziane sono egoiste e
non contribuiscono alla società.
le persone anziane spesso lavorano o fanno volontariato in posizioni che consentono loro di dare un contributo significativo alla società. Sono la fascia
di età che è più propensa a riciclare e fare donazioni filantropiche. In età avanzata, le motivazioni altruistiche diventano più forti, mentre i valori
narcisistici diminuiscono di influenza. Le persone anziane spesso si impegnano in un pensiero legato all’eredità, che implica il desiderio di creare un
mondo migliore per le generazioni future. Inoltre, nella maggior parte delle famiglie, si verifica un flusso di reddito al ribasso, con più fondi che vanno
dagli anziani ai figli adulti che dai figli adulti agli anziani.
SFATARE GLI STEREOTIPI NEGATIVI/2
STEREOTIPI
FATTI
La cognizione diminuisce
inevitabilmente con la vecchiaia.
Numerosi tipi di cognizione migliorano in età avanzata, tra cui: metacognizione o pensiero sul pensiero; tenendo conto di molteplici prospettive;
risolvere i conflitti interpersonali e intergruppi; e memoria semantica. Altri tipi di cognizione tendono a rimanere gli stessi, come la memoria
procedurale, che include comportamenti di routine come andare in bicicletta. Inoltre, ho scoperto che rafforzare le convinzioni positive sull’età può
migliorare con successo i tipi di memoria che si ritiene diminuiscano in età avanzata.
Le persone anziane sono cattivi
guidatori.
il numero assoluto di incidenti che coinvolgono conducenti anziani è basso. È più probabile che utilizzino le cinture di sicurezza e rispettino i limiti di
velocità. Inoltre, è meno probabile che guidino mentre scrivono messaggi, mentre sono ubriachi o di notte.
Le persone anziane non fanno
sesso.
La maggior parte delle persone anziane continua a godere di una vita sessuale appagante dal punto di vista fisico ed emotivo. Da un sondaggio è
emerso che il 72% degli anziani ha un partner romantico e, di questi, la maggior parte è sessualmente attiva.
Le persone anziane mancano di
creatività.
La creatività spesso continua e addirittura aumenta nella vita successiva. Numerosi artisti, tra cui Henri Matisse, hanno il merito di aver prodotto le
loro opere più innovative in età avanzata. È più probabile che le start-up di successo siano gestite da imprenditori sopra i cinquanta che sotto i trenta.
Le persone anziane sono spesso leader nell’innovazione e la utilizzano per rivitalizzare le comunità.
Le persone anziane sono incapaci
di gestire le nuove tecnologie.
le persone anziane possiedono la capacità di adattarsi, apprendere e inventare nuove tecnologie. Tre quarti degli ultracinquantenni utilizzano
regolarmente i social media; Il 67% dei sessantacinquenni e più usa Internet e l’81% tra i sessanta e i sessantanove anni usa gli smartphone.45,46
Alcune persone anziane hanno guidato progressi tecnologici, tra cui la professoressa del MIT Mildred Dresselhaus, che ha innovato il campo delle
nanotecnologie nel suo anni settanta.
Le persone anziane ormai non
possono più trarre beneficio da
comportamenti sani.
Non è mai troppo tardi per trarre beneficio da comportamenti sani. Ad esempio, le persone anziane che smettono di fumare mostrano un
miglioramento della salute dei loro polmoni entro pochi mesi.48 Allo stesso modo, le persone anziane che superano l’obesità mostrano un
miglioramento della salute cardiovascolare.
Le persone anziane non si
riprendono da un infortunio.
La maggior parte delle persone anziane che si infortunano mostrano un recupero, e le persone anziane con convinzioni positive sull'età hanno molte
più probabilità di riprendersi completamente.
Rielaborato da: Becca Levy, Breaking the age code, HarperCollins Publishers, 2022
Ageismo, intersezionalità, subalternità
Intersezionalità: L’ageismo è diverso da qualsiasi altra forma di pregiudizio in quanto, a parità di
condizioni, tutti corriamo il rischio di sperimentarlo man mano che invecchiamo. Sebbene ciò sia vero,
molte comunità subiscono discriminazioni in altri ambiti come il genere, la razza, la sessualità e la
disabilità. Man mano che queste comunità invecchiano, è probabile che subiscano svantaggi cumulativi o
intersezionali a causa di molteplici appartenenze a gruppi stigmatizzati. Laddove si ritiene che vi siano
esiti negativi sulla salute (cognizione, velocità dell’andatura, longevità, problemi cardiovascolari) e
psicologici (depressione, stress, ansia) associati a ciascuna forma di discriminazione, la ricerca spesso
mirata è tutt’altro che conclusiva per quanto riguarda le conseguenze della discriminazione
intersezionale. .
Else-Quest e Hyde (2016) suggeriscono che la ricerca sull’intersezionalità deve considerare 3 elementi
chiave: 1) le esperienze e le realtà degli individui concentrandosi sulle loro molteplici identità sociali, 2)
un esame critico del potere e della disuguaglianza e 3) la comprensione individuale e contesti sociali
come fluidi e dinamici. Bowleg (2021, p. 88) mette in guardia dall’“appiattimento”, un termine “per
descrivere come l’intersezionalità, man mano che diventa mainstream, viene depoliticizzata e privata
della sua attenzione al potere, alla giustizia sociale e alla prassi”.
Subalternità: Anziani: «classe subalterna» o «essere anziani nelle classi subalterne»?
De-constructing aging and impairment,
per una «etnopsicologia» dell’invecchiamento
subalternità
Intersectionality1
1 Intersectionality
is an analytical framework for understanding how individuals' various social and political identities result in unique combinations of discrimination and privilege. Intersectionality identifies multiple factors of
advantage and disadvantage. Examples of these factors include gender, caste, sex, race, ethnicity, class, sexuality, religion, disability, weight, and physical appearance. These intersecting and overlapping social identities may be both
empowering and oppressing. However, little good-quality quantitative research has been done to support or undermine the theory of intersectionality.
Invecchiamento Attivo o Critical Aging?
Ritornare alla Polis
Le «patologie» degenerative e invalidanti
Launching an Age Liberation Movement
(Levy, Becca. Breaking the Age Code [p.176]).
Age Liberation Movement Stage One: Collective Identification
Age Liberation Movement Stage Two: Mobilization
Age Liberation Movement Stage Three: Protest
Intergenerational Coalition
A Manifesto for the Age-Friendly Movement:
Developing a New Urban Agenda: à
Tine Buffel & Chris Phillipson (2018) A Manifesto for the Age-Friendly
Movement: Developing a New Urban Agenda, Journal of Aging & Social Policy, 30:2,
173-192, DOI: 10.1080/08959420.2018.1430414
https://doi.org/10.1080/08959420.2018.1430414
Challenging social inequality
Il dibattito politico favorevole agli anziani porta con sé un forte messaggio normativo in merito
mantenere l’impegno attivo degli anziani nella società (Kalache, 2016). Nel 2015, l’OMS (2015b, p. 16) ha
proposto la nozione di “equità” come principio guida nella valutazione dell’age-friendly delle città, ponendo
l’accento sulla garanzia “dell’assenza di disparità sistematiche nella salute (o nelle principali condizioni
sanitarie) determinanti sociali della salute) tra gruppi sociali che hanno diversi livelli di svantaggio o
svantaggio sociale sottostante”. È sempre più riconosciuto che il compito chiave delle future politiche agefriendly sarà quello di aumentare l’equità di accesso ai beni di prima necessità e ai processi decisionali della
vita urbana, affrontando esplicitamente le persistenti disuguaglianze di genere, classe sociale, etniche e di altro
tipo nella popolazione anziana.
Oltre a identificare e analizzare le disuguaglianze tra i diversi gruppi di anziani e nei vari quartieri, è anche
necessario identificare strategie, interventi e azioni praticabili ed efficaci per affrontare tali disparità.
Un modo per monitorare i benefici delle politiche age-friendly sarebbe quello di condurre audit regolari,
organizzati in collaborazione con le università, documentando le tendenze a livello cittadino in aree quali lo
stato di salute della popolazione anziana, gli standard di vita e la qualità dell’ambiente edificato. Tale
documentazione potrebbe essere distribuita
in un formato accessibile (caratteri grandi, ecc.) per incoraggiare la discussione tra le organizzazioni
impegnate in attività a misura di anziano. Tali audit potrebbero anche essere utilizzati per sviluppare
partenariati e piani d’azione con i dipartimenti chiave del governo locale e regionale, ad esempio con quelli
responsabili della sanità pubblica, dell’istruzione, dei trasporti e dell’assistenza sanitaria.
assistenza sanitaria e sociale.
Ampliare la partecipazione
Una questione importante per il movimento a favore degli anziani riguarda le prove che suggeriscono
che alcuni gruppi sono sistematicamente esclusi dalla partecipazione ai processi decisionali all’interno
degli ambienti urbani (Zukin, 2010). Più in generale, l’esclusione sociale vissuta da molti gruppi nelle
aree urbane – in particolare migranti, rifugiati e coloro che vivono in comunità con alti livelli di
deprivazione , la comunità LGBTQ– è stata trascurata nelle discussioni sullo sviluppo di politiche a
misura di anziano. La variabilità nella salute degli anziani è un altro problema: le iniziative a favore degli
anziani si rivolgono a persone con tutti i tipi di condizioni di salute, o si concentrano prevalentemente
sui “sani”, cioè coloro che sono coinvolti in diverse forme di “invecchiamento attivo”? (Golant, 2014)?
L’approccio dovrebbe riconoscere la varietà di gruppi per i quali le questioni favorevoli agli anziani sono
rilevanti e la necessità di costruire ambienti che sostengano e riflettano la diversità che caratterizza un
mondo che invecchia. Nel rispondere alla sfida di ampliare la partecipazione, un compito fondamentale
sarà quello di sviluppare partenariati con gruppi che potrebbero essere disimpegnati dalle questioni
legate all’età. Ad oggi, il movimento si è avvalso, in molte aree urbane, di organizzazioni già coinvolte in
campagne su questioni che riguardano gli anziani, come organismi di volontariato che lavorano per
conto degli anziani, gruppi di azione dei pensionati e organizzazioni di accompagnatori (Steels, 2015).
Ma questi potrebbero avere collegamenti limitati con le organizzazioni che rappresentano i neri e i
gruppi etnici minoritari, la comunità LGBTQ, i gruppi di donne e le organizzazioni religiose.
Come coprodurre comunità a misura di
anziano?
Ciò può essere fatto attraverso la creazione di partnership tra le persone anziane, le loro famiglie, le
comunità e le organizzazioni statali e non statali per sviluppare una comprensione condivisa e
progettare, sviluppare e fornire opportunità, progetti e soluzioni che promuovono il cambiamento
sociale e politico 11 . Inoltre, il Manifesto sottolinea l'importanza di coinvolgere direttamente le
persone anziane nella pianificazione degli spazi pubblici per garantire che l'ambiente naturale e
costruito anticipi gli utenti con diverse capacità invece di progettare per la persona media mitica (cioè
giovane). In questo modo, le comunità possono essere progettate per soddisfare le esigenze delle
persone anziane e migliorare la loro partecipazione e inclusione nella società.
Come coprogettare ambienti a misura di
anziano?
Integrare i principi della coproduzione nelle strategie di progettazione urbana rappresenta un compito
chiave per il movimento a favore degli anziani. Coinvolgere gli anziani nella progettazione degli spazi
pubblici sarà particolarmente importante per garantire che "l'ambiente naturale e costruito anticipi[i]
utenti con capacità diverse invece di progettare per la mitica persona 'media' (cioè giovane)". Ciò può
essere realizzato attraverso partenariati tra professionisti urbani socialmente impegnati (ad esempio,
architetti, designer, artisti) e gli anziani per creare ambienti a misura di anziano che soddisfino le
esigenze degli anziani e migliorino la loro partecipazione e inclusione nella società. Esempi di buone
pratiche includono studenti di architettura che lavorano con gli anziani per riprogettare il loro
quartiere, aiutati dalla cooperazione tra associazioni di edilizia abitativa e autorità locali.
Come incoraggiare la collaborazione
multisettoriale e multidisciplinare?
una sfida importante per il lavoro futuro nella creazione di città e comunità a misura di anziano è quella
di sviluppare modelli di governance coproduttivi e collaborativi che combinino diverse forme di
conoscenza e competenza promuovendo il coinvolgimento delle parti interessate provenienti da diversi
settori, compresi gli stessi anziani . Ciò può essere fatto incoraggiando partenariati tra diversi settori,
come il governo, la società civile e il settore privato, per lavorare insieme verso un obiettivo comune di
creare ambienti favorevoli agli anziani . Inoltre, l'articolo suggerisce l'importanza di sviluppare nuove
forme di empowerment per lavorare con gli anziani e creare partenariati più efficaci con le principali
parti interessate a livello locale, regionale e nazionale . Promuovendo la collaborazione e il partenariato
tra diversi settori e parti interessate, è possibile creare città e comunità a misura di anziano che
soddisfano le esigenze degli anziani e migliorano la loro qualità di vita.
Come integrare ricerca e policy?
Integrare la ricerca con la politica è un passo fondamentale per estendere il sostegno finanziario ai
programmi a favore degli anziani. Fornire risposte alle domande sull’efficacia e sull’impatto del lavoro a
misura di anziano, ad esempio se avvantaggia alcuni gruppi piuttosto che altri, quale contributo
apporta al benessere degli anziani, se porta a miglioramenti nella vita urbana la progettazione e il
rafforzamento delle reti di sostegno all'interno dei quartieri saranno cruciali a questo riguardo.
Inoltre, si deve sottolineare la necessità di integrare attività di valutazione dei processi nell'attuazione
del programma e di utilizzarle per condurre sforzi continui di miglioramento della qualità . Un altro
elemento importante del lavoro futuro dovrebbe essere anche incoraggiare studi comparativi che
esaminino i vari approcci alla costruzione di comunità a misura di anziano in diversi contesti sociali,
politici ed economici . Integrando la ricerca con la politica, è possibile creare città e comunità a misura
di anziano, basate sull’evidenza e in grado di soddisfare le esigenze degli anziani nelle aree urbane.