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In ogni congresso del Partito popolare italiano fu sempre riservato spazio alla questione scolastica, divenuta nei primi anni Venti uno dei principali temi di scontro politico. In essa – in particolare nell’istruzione professionale, campo... more
In ogni congresso del Partito popolare italiano fu sempre riservato spazio alla questione scolastica, divenuta nei primi anni Venti uno dei principali temi di scontro politico.
In essa – in particolare nell’istruzione professionale, campo in cui i cattolici furono all’avanguardia - don Luigi Sturzo vedeva uno strumento privilegiato per l’elevazione delle classi subalterne e uno spazio di libertà da difendere dall’invadenza dello Stato. Nella scuola insomma andavano a incontrarsi le principali battaglie del popolarismo: l’autonomia municipale, il sostegno alle classi più povere, la difesa della libertà religiosa.
Questo libro mette in luce il maturare di tale consapevolezza nella vicenda biografica e negli scritti di don Luigi Sturzo, dagli anni in cui fu prima studente e poi insegnante di seminario, fino a quando, ormai anziano, intervenne a proposito del dibattito in corso all’Assemblea costituente, passando per il periodo della segreteria del PPI e per il lungo tempo trascorso in esilio.
Pochi tra i suoi biografi hanno ricordato che tra il 1912 e il 1917 era stato presidente regionale della “Nicolò Tommaseo” siciliana, l’associazione dei maestri cattolici, e che fu a capo del Segretariato “Pro Schola” dell’Unione popolare e membro del Consiglio provinciale scolastico di Catania, maturando così una diretta conoscenza dei problemi della scuola italiana.
FARESTORIA 1/2020 (a cura di C.Martinelli e A. Vannucchi) Riscoprire le radici storiche e le poste in gioco della scuola risulta tanto più importante in un periodo come questo, in cui la questione scolastica è drammaticamente salita alla... more
FARESTORIA 1/2020 (a cura di C.Martinelli e A. Vannucchi) Riscoprire le radici storiche e le poste in gioco della scuola risulta tanto più importante in un periodo come questo, in cui la questione scolastica è drammaticamente salita alla ribalta e i suoi problemi, volente e nolente, sono diventati argomento di riflessione e dibattito collettivo. Il fascicolo affronta, in un'ottica interdisciplinare, alcuni nodi fondanti della storia della scuola e della didattica della storia: l'annosa questione tra accentramento e decentramento, la disoccupazione intellettuale, la posizione degli insegnanti nei confronti dello stato, le riforme degli anni Settanta e le loro ricadute sulla scuola d'oggi. La sezione di didattica della storia tematizza contenuti, strumenti e modalità d'applicazione, evidenziando le potenzialità della disciplina per la crescita dell'individuo e della collettività.
La Federazione mutò presto nome e forma e divenne vera e propria Associazione Magistrale Italiana. Si volle intitolarla al grande educatore e filosofo dalmata, Nicolò Tommaseo, per met-tere in piena luce i due grandi amori che informarono... more
La Federazione mutò presto nome e forma e divenne vera e propria Associazione Magistrale Italiana. Si volle intitolarla al grande educatore e filosofo dalmata, Nicolò Tommaseo, per met-tere in piena luce i due grandi amori che informarono la vita spirituale e tutta l'opera di Nicolò Tommaseo e che dovevano animare la nuova asso-ciazione: "Religione e Patria" [...]. Finalità della nuova associazione, era raccogliere in stretta collaborazione i maestri credenti veramente italiani per difendere, con gli interessi economici e professionali della categoria, i principi che soli possono portare a vero efficace progresso la scuola: "Religione e Patria", e avere così una scuola informata allo spirito cattolico e schiettamente italiana. Si cominciò un attivissimo lavoro di propaganda per scuotere coloro che pensavano possibile uno sdoppiamento di coscienza: essere cioè [...] per gli inte-ressi di carriera, pur mantenendo fede ai propri principi di Religione e di Patria. (da Storia dell'Associazione magistrale italiana "Nicolò Tommaseo", a cura della sua ultima presidente, Maria Magnocavallo) Nata nel 1906 dalla secessione dall'Umn (Unione magistrale nazionale), l'Associazione magistrale italiana "Nicolò Tommaseo" raccolse e guidò per ventiquattro anni i maestri elementari cattolici, giungendo a toccare i venticinquemila soci. La storia costituisce un tassello importante nel più vasto campo degli studi sul movimento cattolico, sulla sua partecipazione al dibattito socio-politico del primo Novecento, sui suoi rapporti con lo Stato e le gerarchie ecclesiastiche, con l'Azione cattolica, il Partito popolare e con il fascismo, delineando un percorso tutt'altro che univoco, e anzi problematico e contraddittorio, segnato da crisi periodiche, rivelatrici della difficoltà di dare ai cattolici italiani una rappresentanza politica unitaria. Alla sua presidenza si avvicendarono infatti uomini politici importanti, come Giuseppe Micheli e Cesare Nava, e semplici maestri che tale controllo politico mal sopportavano, spostando gli equilibri ora nel senso del collateralismo con il Ppi, ora verso l'indipendenza politica e l'aconfessionalità, in alcuni momenti mostrando sorprendente maturità democratica, in altri accettando di scendere a patti con il fascismo fino a sciogliersi nel 1930. È, quella dell'Associazione magistrale italiana "Nicolò Tommaseo", una storia ancora poco nota proprio perché atipica nel grande mosaico del mo-vimento cattolico italiano, ma è, ovviamente, anche una storia impor-tante per lo sviluppo della scuola e della professionalità dei maestri italiani, di cui quelli cattolici furono una componente fondamentale e spesso culturalmente più consapevole.
Research Interests:
Sulla base di una ricca documentazione inedita cinque specialisti ricostruiscono per la prima volta in modo completo il passaggio epocale della scuola trentina dall'Impero austro-ungarico al Regno d'Italia avvenuto durante e dopo la... more
Sulla base di una ricca documentazione inedita cinque specialisti ricostruiscono per la prima volta in modo completo il passaggio epocale della scuola trentina dall'Impero austro-ungarico al Regno d'Italia avvenuto durante e dopo la Grande Guerra.
Research Interests:
Giuseppe Lombardo-Radice (1879-1938) è uno dei massimi protagonisti della pedagogia italiana del Novecento, al rinnovamento della quale contribuì con opere di larga diffusione come le Lezioni di didattica e ricordi di esperienza... more
Giuseppe Lombardo-Radice (1879-1938) è uno dei massimi protagonisti della pedagogia italiana del Novecento, al rinnovamento della quale contribuì con opere di larga diffusione come le Lezioni di didattica e ricordi di esperienza magistrale (1913) e con riviste battagliere quali furono «Nuovi doveri», «Rassegna di pedagogia e politica scolastica», «L'Educazione nazionale». Giovanni Gentile lo volle a capo della direzione generale dell'istruzione elementare negli anni della riforma scolastica.
Questo volume, presentando un'ampia raccolta di documenti inediti custoditi presso l'archivio del Museo della Scuola e dell'Educazione «Mauro Laeng» di Roma, si concentra sull'impegno di Lombardo-Radice per far conoscere le sue proposte pedagogiche anche nelle province di lingua italiana soggette all'Austria, coltivando una fitta rete di corrispondenze con i docenti di Trieste e dell'Istria, i quali influenzarono alcune sue posizioni a proposito della necessità d'infondere alla scuola uno spirito più decisamente nazionale, poi confermate durante la partecipazione diretta alla Grande Guerra.
Particolare spazio è riservato alle lettere che gli scrisse il poeta Biagio Marin (1891-1985), tra il 1919 e il 1921 professore di letteratura italiana e pedagogia all'istituto magistrale di Gorizia.
Research Interests:
Le “ultime trincee” del primo conflitto mondiale furono le scuole, nelle quali lo Stato italiano si impegnò, con alterni risultati, per controllare la cultura, le opinioni, la vita materiale delle famiglie e delle comunità nei territori... more
Le “ultime trincee” del primo conflitto mondiale furono le scuole, nelle quali lo Stato italiano si impegnò, con alterni risultati, per controllare la cultura, le opinioni, la vita materiale delle famiglie e delle comunità nei territori acquisiti.
Questa ricerca sull’istruzione nelle nuove provincie nazionali all’indomani della Grande Guerra fornisce elementi di comprensione su passaggi storici fondamentali, tra la fine dell’Italia liberale e l’avvento del fascismo: la prima guerra
mondiale come “prova di maturità” per l’Italia; la questione dei confini; l’organizzazione delle scuole in Trentino e nella Venezia Giulia; l’eredità della scuola austriaca; l’educazione degli insegnanti; il rapporto tra scuola, religione e cultura popolare. Nella terza parte, molto più di un’appendice, si presentano episodi della vita politica e sociale della Venezia Tridentina e della Venezia Giulia ricostruiti da fondi d’archivio: vicende emblematiche vissute dai protagonisti di ogni decisione politica: i cittadini, il popolo, i maestri, anche i più umili.
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Dalla lotta politica in difesa dell'italianità a una proposta di normalizzazione e di allargamento della base democratica alle sinistre ed alla minoranza slovena. Questi, in sintesi, i compiti che si assunse la Democrazia cristiana nel... more
Dalla lotta politica in difesa dell'italianità a una proposta di normalizzazione e di allargamento della base democratica alle sinistre ed alla minoranza slovena. Questi, in sintesi, i compiti che si assunse la Democrazia cristiana nel corso dei primi vent'anni della sua azione di governo a Trieste, dal 1945 al 1965: si trattò di un'evoluzione culturale netta, ma che non avvenne d'improvviso, maturando invece progressivamente, e non senza contraddizioni. Tale dibattito trovò ampio spazio sul settimanale diocesano “Vita Nuova”, cui il presente lavoro ricorre per la prima volta quale fonte primaria per ricostruire le tappe del travagliato percorso politico e generazionale interno non solo al partito, ma al più complesso mondo cattolico triestino. Prendono forma attraverso le pagine del giornale, i profili dei protagonisti e dei comprimari di quell'epoca, gli scontri, le opposizioni interne, il ruolo dell'ordinariato diocesano, il complesso sistema del collateralismo.



Dall'introduzione dell'autore:

[…] Fin dall’inizio della sua esperienza, nel 1920, per ragioni peculiari legate alla natura del territorio di diffusione, «Vita Nuova» si propose ai lettori non come la voce ufficiale della Curia, come semplice bollettino diocesano, ma come una particolare espressione della Chiesa triestina e istriana. «È il foglio di una parte della popolazione cattolica» ha scritto al riguardo Liliana Ferrari: «Non è (e non aspira ad essere) il giornale “della” diocesi, ufficialmente plurilingue e con una curia che continua a essere capeggiata da vescovi non italiani. Possiamo definirlo un giornale di partito o di movimento». La situazione naturalmente mutò assai nei decenni successivi, soprattutto in virtù dell’evoluzione del contesto politico, ma si può con buona sicurezza affermare che «Vita Nuova» godette sempre di una certa autonomia. Solo per fare un esempio, anche un vescovo tradizionalmente definito –  a torto o a ragione – accentratore e autoritario come mons. Antonio Santin, permise a don Edoardo Marzari, direttore nel 1938-39, di criticare apertamente alcune iniziative del regime fascista o consentì – come andremo a raccontare – negli anni Cinquanta a due giovani dossettiani di condurre il giornale su posizioni di inedita apertura a sinistra.
Research Interests:
The law 477/1973 was approved in a moment in which the Italian catholic society was facing a hard inner crisis, emerged in the post-Council season: the Catholic Action, the Italian catholic laity biggest aggregation, suffered a drastic... more
The law 477/1973 was approved in a moment in which the Italian catholic society was facing a hard inner crisis, emerged in the post-Council season: the Catholic Action, the Italian catholic laity biggest aggregation, suffered a drastic drop in affiliations and its choice to give up the political side mobilisation was subject of incomprehensions and conflicts, that divided catholic people into tendencies, both expressions of different ways to live their faith witness and of different political positions. The collegial boards elections made evident these cleavages also in school.
Introduction: The paper analyses some children's books printed in Italy in the last two years in order to tell and explain to children the COVID-19 pandemic, assuming that the national case could be compared or generalized to the... more
Introduction: The paper analyses some children's books printed in Italy in the last two years in order to tell and explain to children the COVID-19 pandemic, assuming that the national case could be compared or generalized to the publishing markets of other countries. The starting hypothesis was that our time is characterized by a deep change in grounding values. Research Aim: The research aims to identify the recurrent themes offered to the attention of children during the pandemic, trying to understand on which ideas of society and human coexistence they are conceived. Method: The research has been carried out by reading the main children's books published on the pandemic issue and considering the national simultaneous political and cultural debate on the measures adopted to contain the virus spreading. Results: With some remarkable exceptions, children's books were strictly focused on health aspects and on the contagion prevention, rather than on more educational matters, often ignoring the youngsters' sufferance of the two last years, when children were not allowed to go to school, to meet friends and to have a normal social life. Conclusions: The analysis seems to confirm the starting hypothesis of a deep change in common sense and in the main values. The pandemic is maybe the turning point of a historical process which started on September 11, 2001, that I suggest to connect to the concept of "hyper-modern", introduced in the early hyper 2000s to signaling the running out of the post-modernist point of view.
With a more attentive and more laical reinterpretation of biographies of St Louis Scrosoppi, a Friulian priest who lived in the 19th century and was canonized by Pope John Paul II, the paper explains how the development of the... more
With a more attentive and more laical reinterpretation of biographies of St Louis Scrosoppi, a Friulian priest who lived in the 19th century and was canonized by Pope John Paul II, the paper explains how the development of the congregation of St Cajetan Thiene’s Sisters of Providence – which he established – was due more to geopolitical reasons and the efforts of Udine archbishop Andrea Casasola than to St Louis’ activism, as has so far been attested. Moreover, St Louis Scrosoppi’s peculiar concern for troubled girls is most likely connected to this part of his life that has barely been examined by historiographers.
Don Luigi Sturzo fu per quasi cinque anni, tra il 1912 e il 1917, presidente della Federazione siciliana dell’Associazione magistrale “Nicolò Tommaseo”, che riuniva i maestri cattolici italiani. Quest’esperienza, finora pressoché ignorata... more
Don Luigi Sturzo fu per quasi cinque anni, tra il 1912 e il 1917, presidente della Federazione siciliana dell’Associazione magistrale “Nicolò Tommaseo”,
che riuniva i maestri cattolici italiani.
Quest’esperienza, finora pressoché ignorata dalla storiografia, si rivela assai interessante non solo perché permise al sacerdote di prendere
consapevolezza delle necessità della scuola italiana, ma anche per il carattere fortemente politico che all’associazione magistrale aveva dato il suo presidente nazionale Giuseppe Micheli, in anni in cui i cattolici italiani non erano ancora riuniti in un partito, poi fondato da don Luigi Sturzo nel 1919.

Father Luigi Sturzo has been, from 1912 to 1917, the president of the Association “Nicolò Tommaseo” Sicilian Federation, which used to connect Italian catholic teachers. This experience, as yet almost ignored in historiography, reveals itself very interesting not only because it permitted the priest to become aware of Italian school system needs, but also beacuse of the strongly political disposition the teachers’ association was given by its national president Giuseppe Micheli, in a time when Italian Catholics were not yet united in a party, then established by Father Luigi Sturzo in 1919.
A forgotten event re-emerged from the archives: The resignation of the Civilian General Commissioner for the Julian March Augusto Ciuffelli The historiography has for long time ignored the resignation of the Civilian General Commissioner... more
A forgotten event re-emerged from the archives: The resignation of the Civilian General Commissioner for the Julian March Augusto Ciuffelli The historiography has for long time ignored the resignation of the Civilian General Commissioner for the Julian March Augusto Ciuffelli, who left his office after four months only at the beginning of December 1919. The archival research proves that the reason of his resignation was his decision to cancel the religious teaching in public schools, breaking the Austrian law still in force. The reaction of the population shows its loyalty to the Habsburg heritage, even when supporting the union to Italy.
In S. Polenghi, F. Cereda, P. Zini (a cura di), La responsabilità della pedagogia nelle trasformazioni dei rapporti sociali. Storia, linee di ricerca e prospettive, Pensa Multimedia, Lecce-Rovato (BS) 2021, pp. 946-953.
At the beginning of the 2000s Einaudi Ragazzi started the publication of «Pesci d'argento» (Silver Fishes), a poetry series for children with innovative traits, open to authorial poetry experimentation and politically aware. Nevertheless,... more
At the beginning of the 2000s Einaudi Ragazzi started the publication of «Pesci d'argento» (Silver Fishes), a poetry series for children with innovative traits, open to authorial poetry experimentation and politically aware. Nevertheless, the series changed soon its line, going back to propose, before ceasing, the classics of the national poetry, with the outstanding exception of the work by Vivian Lamarque. The essay considers also the different weight reserved to poetry in the textbooks for the elementary school after the launch of the new programmes in 1985.
Through the debate that led in 1906 to the establishment of the Teachers’ Association “Nicolò Tommaseo” and analysing the different opinions emerged inside of it facing up the law proposal to transfer the administration of elementary... more
Through the debate that led in 1906 to the establishment of the Teachers’ Association
“Nicolò Tommaseo” and analysing the different opinions emerged inside of it facing up the
law proposal to transfer the administration of elementary schools to the State, the paper
observes the gradual acceptance by the Italian catholic of the structures of the State, point-
ing out the gap between the elite and the popular base of teachers’ catholic associationism.
Giuseppe Lombardo-Radice’s idea of ‘national education’, focused in 1916 in his Lectures of General Pedagogy and then presented through the homonym journal («L’Educazione nazionale»), conveys having regularly frequented... more
Giuseppe  Lombardo-Radice’s idea of ‘national education’, focused in 1916 in his Lectures  of  General  Pedagogy and  then  presented  through  the  homonym  journal  («L’Educazione nazionale»),  conveys  having  regularly  frequented  teachers  and  intellectuals  from  the  Julian March, beginning from his wife Gemma Harasim and his lyceum professor Albino Zenatti.
The crisis of teachers’ associationism and trade unionism, also conceived as places for the inner discussion among primary school teachers and for the pedagogic and didactic focalisation, sets some questions about the development of that... more
The crisis of teachers’ associationism and trade unionism, also conceived as places for the inner discussion
among primary school teachers and for the pedagogic and didactic focalisation, sets some questions about
the development of that civic and political skills, which, because of their nature, cannot be considered by the
studies curriculum in Primary Education Sciences, even if they are ever more requested to teachers,
considered as the connection among school, families and the society.
It is hard to discern among hard and soft skills as far as the competencies of professional educators are concerned, especially the socio-pedagogic ones, since these are people-oriented professions This assumption is confirmed by the... more
It is hard to discern among hard and soft skills as far as the competencies of professional educators are concerned, especially the socio-pedagogic ones, since these are people-oriented professions This assumption is confirmed by the analysis of the study plans and the Year Unique Forms (SUA) of the L-19 BA courses activated by Italian universities.
The imagine of adolescence emerging from the novel by D. Di Pietrantonio, L'Arminuta (2017) countertends the one predominant in the last years. The plot actually takes place in the 70s rural Abruzzo and the language, mixing Italian and... more
The imagine of adolescence emerging from the novel by D. Di Pietrantonio, L'Arminuta (2017) countertends the one predominant in the last years. The plot actually takes place in the 70s rural Abruzzo and the language, mixing Italian and dialect, avoids mimetical and slang forms. The description of peers' group and the political dimension are almost missed at all, while the protagonist finds herself in an isolated condition. These features allow to apply to this novel the categories of hypermodernism.
Il saggio è un'analisi ragionata della bibliografia e degli studi sul movimento cattolico e sul Partito popolare italiano a Trieste e nella Venezia Giulia della prima metà del Novecento.
Despite the excellent results achieved by the Italian Teachers' Association "Nicolò Tommaseo" during the First World War as for activities, number of members and public presence, the association of catholic teachers went towards a sudden... more
Despite the excellent results achieved by the Italian Teachers' Association "Nicolò Tommaseo" during the First World War as for activities, number of members and public presence, the association of catholic teachers went towards a sudden break up. The crisis preconditions, as the paper proves, are previous to the power seizure of the fascism and lie in the different opinions expressed about the minister Gentile's school reform by the catholic teachers and by their political representatives of the Popular Party. In 1924 the "Nicolò Tommaseo" definitively lined up on the fascist side, remaining isolated in the catholic movement.
Nel 1911 la presidenza dell’Associazione magistrale italiana “Nicolò Tommaseo”, nata nel 1906 per la scissione dei maestri cattolici dall’Unione magistrale nazionale, viene affidata all’on. Giuseppe Micheli, chiamato a risollevare... more
Nel 1911 la presidenza dell’Associazione magistrale italiana “Nicolò Tommaseo”, nata nel 1906 per la scissione dei
maestri cattolici dall’Unione magistrale nazionale, viene affidata all’on. Giuseppe Micheli, chiamato a risollevare
un’associazione che da un paio di anni attraversava una profonda crisi, causata da divergenze relative ai rapporti
da intrattenere con i cattolici deputati e con le gerarchie ecclesiastiche. Il presente saggio svela come si arrivò alla
designazione di Micheli, personaggio fino ad allora estraneo all’associazione e al suo gruppo dirigente, e ne
individua i principali indirizzi, che consentirono alla “Tommaseo” di raggiungere i risultati più significativi della
sua storia. Il segreto del successo fu la razionalizzazione della struttura associativa e la forte polarizzazione del suo
orientamento politico-ideologico.
in S. Ulivieri (a cura di),  Le emergenze educative della società contemporanea. Progetti e proposte per il cambiamento, Pensa Multimedia, Lecce 2018, pp. 345-350.
Research Interests:
Two minorities, one inside the other, tried to resist to the regime change in Alto Adige in the first afterwar, from the downfall of Austria-Hungary until the arising of Fascism: Germans, minority in the Kingdom of Italy, but firm... more
Two minorities, one inside the other, tried to resist to the regime change in Alto Adige in the first afterwar, from the downfall of Austria-Hungary until the arising of Fascism: Germans, minority in the Kingdom of Italy, but firm majority from Salorno to the Brenner Pass; and Italians, that despite the new authorities' efforts , felt more linked to Innsbruck than to Trento. The essay surveys the Tyrolian society mood through the records of an inspection driven in February 1920 in the region girls' schools and it analyses also the failure of the Corbino's Act in August 1921, with which Luigi Credaro, the general civilian commissioner, wanted to preserve Italians from the Germanisation. Sono due, una dentro l'altra, le minoranze che tentarono la resistenza al cambio di regime in Alto Adige nel primo dopoguerra, tra la caduta dell'Austria-Ungheria e l'ascesa del fascismo: i tedeschi, minoranza nel Regno d'Italia, ma salda maggioranza tra Salorno e il Brennero; e gli italiani, che nonostante gli sforzi delle nuove autorità, si sentivano più legati a Innsbruck che a Trento. Il saggio sonda gli umori della società tirolese attraverso gli atti di una ispezione condotta nel febbraio 1920 nelle scuole femmi-nili della regione e analizza il fallimento del decreto Corbino dell'agosto 1921, con cui Luigi Credaro, commissario generale civile, intendeva preservare gli italiani dalla germanizzazione.
Research Interests:
Il saggio prende in esame il sistema scolastico e le iniziative ad esso collaterali attivati dalle autorità militari italiane nei territori austriaci soggetti ad occupazione nella Venezia Giulia e nella Venezia Tridentina. In particolare... more
Il saggio prende in esame il sistema scolastico e le iniziative ad esso collaterali attivati dalle autorità militari italiane nei territori austriaci soggetti ad occupazione nella Venezia Giulia e nella Venezia Tridentina. In particolare si osserva che l’estensione a tali territori degli istituti e delle leggi italiane fu sospesa dopo all’armistizio del 4 novembre 1918, in seguito al quale venne tenuta in vigore la legge austriaca. È stato considerato con cura speciale il volume fotografico curato a fini di propaganda dal Segretariato Generale per gli Affari civili presso il Comando Supremo del R. Esercito, La scuola e la guerra. L’opera dell’Esercito italiano nei territori rivendicati, Milano, Alfieri e Lacroix 1917. L’occupazione del distretto di Tolmino mise in contatto l’esercito italiano con le popolazioni slovene della Venezia Giulia.
Research Interests:
A confrontation between the actions adopted by the Italian authorities in South Tyrol and Istria after the Great War, in order to establish the primary education in areas, which could be differently defined multi-language speaking. In... more
A confrontation between the actions adopted by the Italian authorities in South Tyrol and Istria after the Great War, in order to establish the primary education in areas, which could be differently defined multi-language speaking. In South Tyrol the question was particularly focused in the so called Unterland between Bolzano and Salorno, inhabited also by an Italian minority, weak in dimension and in social condition. The comparison with the Istrian scenario highlights
some evident contradictions: while in South Tyrol they attempted to support some Italian peasants’ communities in coming back to their ancient nation, also when integrated from generations to the German cultural and economical surround. On the other hand, in Istria they acted to complete and quicken the italianization of Croatian or hybrid villages, obstructing the re-opening of the schools or substituting them with Italian ones. The research throws light on authorities’ intentions and political ability, and contributes to tell the social conditions of the two regions and how they reacted to the annexation.
Research Interests:
A partire da una riflessione molto critica nei confronti delle politiche scolastiche italiane, che Giani Stuparich, allora – nel 1921 – insegnante al ginnasio «Dante Alighieri» di Trieste, esprimeva dalle colonne del foglio di... more
A partire da una riflessione molto critica nei confronti delle politiche scolastiche italiane, che Giani Stuparich, allora – nel 1921 – insegnante al ginnasio «Dante Alighieri» di Trieste, esprimeva dalle colonne del foglio di collegamento dei «Gruppi d’azione per la scuola», supplemento de «L’Educazione nazionale» diretto da Giuseppe Lombardo-Radice, il saggio indaga come professori e maestri giuliani e trentini seguirono l’evoluzione del dibattito politico e pedagogico sviluppatosi in Italia negli anni immediatamente successivi al conflitto. Sono stati presi in esame gli organi delle maggiori associazioni magistrali trentine e giuliane («La scuola redenta», «Diritti e doveri», «Battaglie per la scuola») e due periodici a diffusione nazionale: la «Rivista pedagogica» diretta da Luigi Credaro, tra il 1919 e il 1922 commissario generale civile per la Venezia Tridentina, e «L’Educazione nazionale», molto diffusa nella Venezia Giulia. Vengono messe in evidenza le notevoli differenze tra le testate e gli orientamenti della classe magistrale nelle due regioni, significativamente diversi.

In 1921 Giani Stuparich, at that time teacher at «Dante Alighieri» lyceum in Trieste, expressed in the official magazine of the «Gruppi d’azione per la scuola», supplement to «L’Educazione nazionale» directed by Giuseppe Lombardo-Radice, some very negative considerations toward the Italian school politics. Starting from those sentences, the essay examines how the teachers from Trieste and Trentino followed the post-war Italian political and pedagogical debate. The study regards the newspapers of the main teachers’ associations from Trento and Trieste («La scuola redenta», «Diritti e doveri», «Battaglie per la scuola») and two magazines with of national relevance:  «Rivista pedagogica» directed by Luigi Credaro, from 1919 to 1922 governor of South Tyrol, and «L’Educazione nazionale», widespread in the Julian March. The essay evidences the remarkable differences among the newspapers and the teachers’ tendencies, meaningfully different in the two regions.
Uno sguardo di medio periodo su Trieste e immediati paraggi negli ultimi decenni prima della deflagrazione della guerra mondiale e durante il conflitto consente di osservare alcuni fenomeni presentatisi nello stesso arco di tempo in buona... more
Uno sguardo di medio periodo su Trieste e immediati paraggi negli ultimi decenni prima della deflagrazione della guerra mondiale e durante il conflitto consente di osservare alcuni fenomeni presentatisi nello stesso arco di tempo in buona parte dell’Europa centro-orientale, di cui la Venezia Giulia, per la sua natura plurinazionale, sembra essere un compendio. L’osservazione viene condotta a partire da due scuole, espressione di due diverse comunità: la scuola popolare di una frazione rurale ai margini del centro urbano, frequentata principalmente da bambini sloveni figli di contadini o di braccianti impiegati in città, e la scuola reale, un istituto medio paragonabile ad un istituto tecnico o a un liceo scientifico, luogo di formazione dei figli della classe media di lingua italiana. Due diversi prospettive, per condizioni sociali ed età, di vivere i mutamenti sociali e la realtà del conflitto, entrambe tuttavia estranee ai coevi processi in atto nel Regno d’Italia, pronto a entrare in guerra per l’annessione anche di Trieste.
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Ancora oggi, il panorama degli studi storici sull’area triestina si caratterizza per l’assenza di uno specifico e sistematico approfondimento sulla classe dirigente che amministrò Trieste nel secondo dopoguerra. Il testo pone il problema... more
Ancora oggi, il panorama degli studi storici sull’area triestina si caratterizza per l’assenza di uno specifico e sistematico approfondimento sulla classe dirigente che amministrò Trieste nel secondo dopoguerra. Il testo pone il problema di tale lacuna storiografica e indica alcune piste di ricerca. Protagonisti di quella stagione furono principalmente i cattolici, che poterono conquistare le posizioni di governo, pur in assenza di una tradizione consolidata, soprattutto grazie alle condizioni offerte dalla dispersione dei liberal-nazionali alla caduta del fascismo. Dopo gli anni della difesa dell’italianità e la stabilizzazione internazionale, i democratici cristiani non si limitarono tuttavia a gestire l’amministrazione, ma si spesero, abbracciando la politica del centro-sinistra già avviata a livello nazionale di Amintore Fanfani, per superare le lacerazioni della guerra. Il perseguimento di tale strategia non mancò di suscitare malumori e frizioni nella comunità ecclesiale e nel partito: all’elaborazione politica in senso lato parteciparono infatti, a vario titolo, anche le diverse aggregazioni del laicato cattolico, gradualmente approdato a posizioni progressiste favorevoli al dialogo con la cultura marxista. Lo strappo si accentuò in seguito alla firma del Trattato di Osimo, che segnò l’inizio del declino della prospettiva tracciata dal «cattolicesimo di frontiera». Il fatto storico coincise anche con la fine del lungo episcopato di mons. Antonio Santin, dimostratosi sempre contrario nei confronti delle aperture a sinistra.
Dialoghi è il trimestrale culturale promosso dall'Azione cattolica italiana, in collaborazione con l'Istituto "Vittorio Bachelet" per lo studio dei problemi sociali e politici, con l'Istituto per la storia dell'Azione cattolica e del... more
Dialoghi è il trimestrale culturale promosso dall'Azione cattolica italiana, in collaborazione con l'Istituto "Vittorio Bachelet" per lo studio dei problemi sociali e politici, con l'Istituto per la storia dell'Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia "Paolo VI" e con l'Istituto di diritto internazionale della pace "Giuseppe Toniolo". Dialoghi è uno strumento per leggere la società contemporanea in maniera non impulsiva e per cogliere le sfide dell'oggi. Nello stile di una fede, intellettualmente curiosa, che non si preclude alcun campo di riflessione e non teme il confronto. Dialoghi nasce dal lavoro del Comitato di direzione che porta avanti insieme un esercizio di discernimento ed elaborazione culturale, nel coinvolgimento di un'ampia rete di intellettuali e nel dialogo tra discipline diverse. Dialoghi è un aiuto a riscoprire la ricchezza di senso e di valore che è dentro la concretezza del tempo che viviamo. Una "provocazione" a guardare al futuro con speranza.
in "Nuova Secondaria" n. 3 (novembre 2018), pp. 12-14
Research Interests:
« Everything necessary to trades is a violation against Italian character » wrote Scipio Slataper, one of the most interesting and shrewd writers from Trieste at the beginning of 20th century, reflecting about some deep contradictions of... more
« Everything necessary to trades is a violation against Italian character
» wrote Scipio Slataper, one of the most interesting and shrewd
writers from Trieste at the beginning of 20th century, reflecting
about some deep contradictions of its town politics and economics.
Nationality and economics seemed to be in opposition in that multicultural
town: its bourgeoisie was mostly linked culturally to Italy,
but the development and the wealth of Trieste depended on the
integrity of the Austrian–Hungarian empire, of whom it was the
biggest harbour and the fourth city by inhabitants. This contradiction
was mirrored also in middle schools. Family had to choose
for their children between “national” schools (the Italian language
communal gymnasiums and technical institutes) and the schools
that permitted a more probable access to the State administration:
the German Staatsgymnasium and the Realschule. The Italian gymnasium
was founded in 1856 by the Municipality of Trieste as a
challenge against the Government, which did not provide so far for
the higher education in the mother tongue. From the beginning
it was characterized by fervid nationalism, that intensified in the
first years of 20th century, when in the city, due to the rapidly increasing
industrialization, the national struggle between Italians and
Slovenes, involving Germans too, got even worse and harsher. This
accentuation of Italian characterization of bourgeoisie is evident in
school attendance. In 1890 the 39,2% of students attending the first
class at the Staatsgymnasium were Italians (the remaining ones were
not only Germans, but especially Slovenians and students from all
the empire provinces), 113 boys. Twenty years later, in 1910, they were only 70, the 21,9%. But in the same time, Slovenian students
grew up from 20% to about 50%. In that years Italians preferred
always more to give their children a national education instead to
offer them the possibility to have a career in Hapsburg bureaucracy.
This is, at the moment, a hypothesis, which need to be confirmed,
but it seems to be fruitful in studying the educational strategies of
the elites in a contrasting multicultural contest.
Research Interests:
Research Interests:
In P. Marangon (a cura di), La scuola trentina tra guerra e dopoguerra (1914-1924), Università degli Studi di Trento - Dipartimento di Lettere e Filosofia, Trento 2017, pp. 17-40
Research Interests:
pp. 164-177.
Research Interests:
Research Interests:
in "Studi trentini" a. 97 (2018), n. 2, pp. 588-590
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Research Interests:
in "Studi trentini", 96 (2017), n. 1, pp. 307-310.
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