COVER SHIFT 2/2017
Research Interests:
EDITORIALE Shift o del movimento del pensiero. À un moment donné, tout commence à se bouleverser… Jean-Luc Nancy (4 gennaio 2017) Perché Shift? Ho riflettuto molto intorno a questo inizio, ma ho capito sin da subito che i... more
EDITORIALE
Shift o del movimento del pensiero.
À un moment donné, tout commence à se bouleverser…
Jean-Luc Nancy (4 gennaio 2017)
Perché Shift?
Ho riflettuto molto intorno a questo inizio, ma ho capito sin da subito che i pensieri erano già in moto, già in marcia, già in azione. Già volti o ri-volti a qualcosa d’altro; non più ingabbiati dalla decostruzione e dal suo lessico, ma posti fuori di essa in una sorta di smottamento felice del pensiero. Se la decostruzione, da Nietzsche in avanti, è stata il vessillo del pensiero contemporaneo, di quel ‘nuovo’ pensiero che doveva essere idoneo a cambiare il volto della filosofia classica, sistematica, tradizionale, se grazie alla decostruzione abbiamo potuto togliere le fondamenta, le fini, i fini, le potenze, i domini, e quindi siamo riusciti a far fronte alla deriva nichilista, alla ‘fine del senso’, alla crisi del soggetto, adesso è necessario procedere verso uno shift del pensiero, affinché ciò che è stato messo fuori gioco, dis-locato, abbandonato non torni a impadronirsi di esso. Bisogna ri-trattare il pensiero, non per farlo venir meno, abdicando a qualcosa d’altro, ma trattarlo sempre di nuovo; questo è stato, del resto, il monito di Kant. Così egli infatti scriveva nei suoi appunti postumi e privati: “Non approvo la regola in virtù della quale, se l’uso della ragion pura ha dimostrato qualcosa, questo risultato in seguito non dovrebbe più essere revocato in questione, come se si trattasse di un solido assioma”. E concludeva: “non condivido l’opinione secondo la quale non dovremmo nutrire dubbi una volta che ci siamo convinti di qualcosa. In filosofia pura questo è impossibile. La nostra mente prova un’avversione naturale per ciò”. Questo significa allora pensare l’impensato, il non detto, il rimosso di tutti i pensatori; reinterrogarli a partire da una perenne vigilanza – come auspicava anche Merleau-Ponty e con lui Hannah Arendt quando affermava che “dovremmo occuparci di esperienze più che di dottrine”. Proprio siffatte esperienze, in veste di veri e propri “attraversamenti del fuori”, ci consentono oggi di prendere le distanze da ogni reductio ad unum, da ogni principio di sovranità, da ogni sedicente stato d’eccezione.
Il progetto teorico su cui si fonda la rivista consiste, propriamente e conseguentemente, nella capacità di offrire ai Lettori una diversa modalità di approcciare i temi cruciali del nostro tempo, “rigiocando” “rimodulando”, “cambiando” – operando uno “shift”, appunto, delle categorie filosofiche su cui l’Occidente si è fondato. Categorie che ormai non sembrano poter reggere l’urto della nostra attualità. I concetti di mondo, vita, corpo, soggetto, natura, scienza, tecnica, religione, etica, politica, economia – che rimbalzano dinanzi a noi con forza ancor più dirompente che in passato – vanno indagati proprio a partire da questo nuovo paradigma, che sia capace, finalmente, di affrontarli senza remore e paure, lasciandoci alle spalle “la fine della filosofia” e il “naufragio del senso” e, con esso, la crisi di ogni metafisica identitaria.
Lo shift – inteso in tutte le sue possibili declinazioni e accezioni: spostamento, slittamento, rivolgimento, modifica, trasformazione, oltrepassamento, capovolgimento, mutazione, rinnovamento, sovversione, ripensamento, deviazione, passaggio, novità, processo – è, in tal senso, il controcanto, la rimessa in discussione del pensiero, il riconoscimento di quelli che Albert Camus ebbe a definire, nel 1955, i ‘valori erranti’. È ciò che può far da traccia sommersa per l’approfondimento di tutti i temi che verranno sottoposti ai più autorevoli studiosi del nostro odierno panorama nazionale e internazionale. Ciò al fine di ripensare – come si è già detto – le categorie e i temi fondamentali della filosofia. Quest’ultima infatti, come diceva Deleuze, “non ha niente a che fare con l’accettazione, con la realizzazione della condizione umana. Essa deve superarla”. E se deve superarla, allora Shift vuol dire: liberare linee di fuga, tracciare percorsi in divenire, affrontare il mare aperto – facendo apparire dal fondo del pensiero il gesto filosofico del Platone del Simposio, che individuava proprio nell’abbandono della terraferma la più alta e più vera impresa filosofica: Eros è filosofo perché è il senza casa – aoikos – dorme a cielo scoperto. Nessuna bussola o mappa. La riflessione filosofica è fatta di traiettorie, movimenti, slanci, fili intenzionali, curiosità, deposizione dei logoi, dei ragionamenti. L’editoriale di questo numero non si chiude, ma apre a esperienze necessariamente fuorvianti, rumori, balbettii, echi di mondo, estasi minerali, forme viventi sempre divenienti; senza alcuna meta pre-tracciata o già in essere, alla ricerca di composizioni nuove, che sempre di nuovo rigiocano all’infinito pezzi o plessi di mondo.
Il paradigma dello Shift ci può aiutare così ad affrontare il peso della storia, della nostra storia recente e meno recente, il peso delle manovre geopolitiche ai più sconosciute, a capire la messa al bando di alcune traiettorie o di interi vettori culturali. Forse, è giunto il tempo di mettere in moto (to shift) qualcosa. Il movimento del pensiero diventa così un poiein, un ‘fare’ e non un semplice ‘stare’. Se la filosofia non può più consegnarci una nozione di mondo, né risolvere le sue contraddizioni, la sua estrema possibilità nell’epoca della sua stessa fine, del suo venir meno, non può che essere l’apertura di uno spazio di pensiero che sia assolutamente mobile, dialogicamente com-promesso, transitivamente insorgente. Di pensiero in pensiero, di transito in transito, di movimento in movimento: il pensiero non si fissa, ma si approssima, è ancora una volta zetetico, come lo pensavano gli antichi, quantico, come lo pensano i fisici teorici di oggi. È possibile che questo pensiero sia già in cammino, che stia già costruendo un nuovo mondo; non lo sappiamo, né lo sapremo, forse lo faremo e basta, “attraverso lenti e profondi slanci di desideri d’esistenza”.
Il primo numero della rivista è dedicato al tema monografico del Soggetto. Lo scopo è quello di intercettare alcuni di quei pensatori che su questo lemma hanno riflettuto, preferendo arrischiarsi in una riflessione che fa dello Shift, la modalità in grado di intravederne le aporie, svelarne le ambiguità.
È proprio su tale ambigua valenza del termine Subject che ha insistito qui uno dei più grandi filosofi esistenti, Jean-Luc Nancy. A lui, sono onorata di porgergli simbolicamente la parola per l’incipit di questo nuovo experiri.
Napoli, 13 giugno 2017 Daniela Calabrò
STRUTTURA DELLA RIVISTA
Ogni numero della rivista si divide in cinque sezioni interne:
• Saggi/Essays
• Figurazioni/Figurations
• Studi e ricerche/Studies and Researches
• Archivio/Archives
• Effetti/Effects
• Recensioni/Reviews
La rivista avrà una cadenza semestrale e accoglierà contributi in inglese, francese, spagnolo, portoghese, tedesco e italiano.
I primi cinque numeri di SHIFT declinano – per scelta editoriale - l’acronimo del nome:
• Subject 1/2017
• Humanity 2/2017
• Immanence 1/2018
• Freedom 2/2018
• Transcendence 1/2019
Alla rivista di filosofia SHIFT. International Journal of Philosophical Studies è collegata una Collana di studi monografici e collettanei, intitolata SHIFT/Philosophical Series.
Shift o del movimento del pensiero.
À un moment donné, tout commence à se bouleverser…
Jean-Luc Nancy (4 gennaio 2017)
Perché Shift?
Ho riflettuto molto intorno a questo inizio, ma ho capito sin da subito che i pensieri erano già in moto, già in marcia, già in azione. Già volti o ri-volti a qualcosa d’altro; non più ingabbiati dalla decostruzione e dal suo lessico, ma posti fuori di essa in una sorta di smottamento felice del pensiero. Se la decostruzione, da Nietzsche in avanti, è stata il vessillo del pensiero contemporaneo, di quel ‘nuovo’ pensiero che doveva essere idoneo a cambiare il volto della filosofia classica, sistematica, tradizionale, se grazie alla decostruzione abbiamo potuto togliere le fondamenta, le fini, i fini, le potenze, i domini, e quindi siamo riusciti a far fronte alla deriva nichilista, alla ‘fine del senso’, alla crisi del soggetto, adesso è necessario procedere verso uno shift del pensiero, affinché ciò che è stato messo fuori gioco, dis-locato, abbandonato non torni a impadronirsi di esso. Bisogna ri-trattare il pensiero, non per farlo venir meno, abdicando a qualcosa d’altro, ma trattarlo sempre di nuovo; questo è stato, del resto, il monito di Kant. Così egli infatti scriveva nei suoi appunti postumi e privati: “Non approvo la regola in virtù della quale, se l’uso della ragion pura ha dimostrato qualcosa, questo risultato in seguito non dovrebbe più essere revocato in questione, come se si trattasse di un solido assioma”. E concludeva: “non condivido l’opinione secondo la quale non dovremmo nutrire dubbi una volta che ci siamo convinti di qualcosa. In filosofia pura questo è impossibile. La nostra mente prova un’avversione naturale per ciò”. Questo significa allora pensare l’impensato, il non detto, il rimosso di tutti i pensatori; reinterrogarli a partire da una perenne vigilanza – come auspicava anche Merleau-Ponty e con lui Hannah Arendt quando affermava che “dovremmo occuparci di esperienze più che di dottrine”. Proprio siffatte esperienze, in veste di veri e propri “attraversamenti del fuori”, ci consentono oggi di prendere le distanze da ogni reductio ad unum, da ogni principio di sovranità, da ogni sedicente stato d’eccezione.
Il progetto teorico su cui si fonda la rivista consiste, propriamente e conseguentemente, nella capacità di offrire ai Lettori una diversa modalità di approcciare i temi cruciali del nostro tempo, “rigiocando” “rimodulando”, “cambiando” – operando uno “shift”, appunto, delle categorie filosofiche su cui l’Occidente si è fondato. Categorie che ormai non sembrano poter reggere l’urto della nostra attualità. I concetti di mondo, vita, corpo, soggetto, natura, scienza, tecnica, religione, etica, politica, economia – che rimbalzano dinanzi a noi con forza ancor più dirompente che in passato – vanno indagati proprio a partire da questo nuovo paradigma, che sia capace, finalmente, di affrontarli senza remore e paure, lasciandoci alle spalle “la fine della filosofia” e il “naufragio del senso” e, con esso, la crisi di ogni metafisica identitaria.
Lo shift – inteso in tutte le sue possibili declinazioni e accezioni: spostamento, slittamento, rivolgimento, modifica, trasformazione, oltrepassamento, capovolgimento, mutazione, rinnovamento, sovversione, ripensamento, deviazione, passaggio, novità, processo – è, in tal senso, il controcanto, la rimessa in discussione del pensiero, il riconoscimento di quelli che Albert Camus ebbe a definire, nel 1955, i ‘valori erranti’. È ciò che può far da traccia sommersa per l’approfondimento di tutti i temi che verranno sottoposti ai più autorevoli studiosi del nostro odierno panorama nazionale e internazionale. Ciò al fine di ripensare – come si è già detto – le categorie e i temi fondamentali della filosofia. Quest’ultima infatti, come diceva Deleuze, “non ha niente a che fare con l’accettazione, con la realizzazione della condizione umana. Essa deve superarla”. E se deve superarla, allora Shift vuol dire: liberare linee di fuga, tracciare percorsi in divenire, affrontare il mare aperto – facendo apparire dal fondo del pensiero il gesto filosofico del Platone del Simposio, che individuava proprio nell’abbandono della terraferma la più alta e più vera impresa filosofica: Eros è filosofo perché è il senza casa – aoikos – dorme a cielo scoperto. Nessuna bussola o mappa. La riflessione filosofica è fatta di traiettorie, movimenti, slanci, fili intenzionali, curiosità, deposizione dei logoi, dei ragionamenti. L’editoriale di questo numero non si chiude, ma apre a esperienze necessariamente fuorvianti, rumori, balbettii, echi di mondo, estasi minerali, forme viventi sempre divenienti; senza alcuna meta pre-tracciata o già in essere, alla ricerca di composizioni nuove, che sempre di nuovo rigiocano all’infinito pezzi o plessi di mondo.
Il paradigma dello Shift ci può aiutare così ad affrontare il peso della storia, della nostra storia recente e meno recente, il peso delle manovre geopolitiche ai più sconosciute, a capire la messa al bando di alcune traiettorie o di interi vettori culturali. Forse, è giunto il tempo di mettere in moto (to shift) qualcosa. Il movimento del pensiero diventa così un poiein, un ‘fare’ e non un semplice ‘stare’. Se la filosofia non può più consegnarci una nozione di mondo, né risolvere le sue contraddizioni, la sua estrema possibilità nell’epoca della sua stessa fine, del suo venir meno, non può che essere l’apertura di uno spazio di pensiero che sia assolutamente mobile, dialogicamente com-promesso, transitivamente insorgente. Di pensiero in pensiero, di transito in transito, di movimento in movimento: il pensiero non si fissa, ma si approssima, è ancora una volta zetetico, come lo pensavano gli antichi, quantico, come lo pensano i fisici teorici di oggi. È possibile che questo pensiero sia già in cammino, che stia già costruendo un nuovo mondo; non lo sappiamo, né lo sapremo, forse lo faremo e basta, “attraverso lenti e profondi slanci di desideri d’esistenza”.
Il primo numero della rivista è dedicato al tema monografico del Soggetto. Lo scopo è quello di intercettare alcuni di quei pensatori che su questo lemma hanno riflettuto, preferendo arrischiarsi in una riflessione che fa dello Shift, la modalità in grado di intravederne le aporie, svelarne le ambiguità.
È proprio su tale ambigua valenza del termine Subject che ha insistito qui uno dei più grandi filosofi esistenti, Jean-Luc Nancy. A lui, sono onorata di porgergli simbolicamente la parola per l’incipit di questo nuovo experiri.
Napoli, 13 giugno 2017 Daniela Calabrò
STRUTTURA DELLA RIVISTA
Ogni numero della rivista si divide in cinque sezioni interne:
• Saggi/Essays
• Figurazioni/Figurations
• Studi e ricerche/Studies and Researches
• Archivio/Archives
• Effetti/Effects
• Recensioni/Reviews
La rivista avrà una cadenza semestrale e accoglierà contributi in inglese, francese, spagnolo, portoghese, tedesco e italiano.
I primi cinque numeri di SHIFT declinano – per scelta editoriale - l’acronimo del nome:
• Subject 1/2017
• Humanity 2/2017
• Immanence 1/2018
• Freedom 2/2018
• Transcendence 1/2019
Alla rivista di filosofia SHIFT. International Journal of Philosophical Studies è collegata una Collana di studi monografici e collettanei, intitolata SHIFT/Philosophical Series.