"Sentire il margine: storia e memoria della bidonville di Nanterre" recensione di "Una Nanterre a... more "Sentire il margine: storia e memoria della bidonville di Nanterre" recensione di "Una Nanterre algerina, terra di Bidonville" di A. Sayad, a cura di S. Paone, A. Petrillo, ETS, Pisa, 2019.
Nel 2020 le manifestazioni avvenute in diverse parti del mondo a seguito dell’omicidio razzista d... more Nel 2020 le manifestazioni avvenute in diverse parti del mondo a seguito dell’omicidio razzista di George Floyd hanno riacceso un dibattito pubblico e accademico sull’eredità materiale e immateriale dell’imperialismo nella cultura e nelle città euroccidentali. Durante le proteste la presenza di tracce materiali del colonialismo nello spazio pubblico, come monumenti, statue e odonomastica, è stata contestata e messa in discussione. Successivamente, in diverse città europee si sono moltiplicate iniziative di decolonizzazione delle città, attraverso le quali le tracce sono state mappate e in alcuni casi connesse tra loro per costruire percorsi urbani di contronarrazione e coscientizzazione sul colonialismo, l’imperialismo e i suoi lasciti nel presente. Le protagoniste di queste iniziative sono sempre più spesso persone razzializzate, figlie di migranti, nate e/o cresciute in Europa che attraverso le loro azioni suggeriscono l’esistenza di una rela- zione tra il passato coloniale ed il presente razzista. Ciò che è accaduto e che continua ad accadere ha riportato al centro la dimensione materiale e simbolica della città come dimensione fondamentale attraverso e nella quale articolare una serie di lotte e rivendicazioni. Nella prima parte di questa relazione propongo una lettura delle contestazioni e delle proteste del 2020 che non si limiti al dibattito sul mantenere o eliminare i monumenti del colonialismo, nel tentativo di far emergere la complessità di cui queste proteste sono portatrici. La seconda parte, invece, consiste nella restituzione di alcune riflessioni che ho potuto sviluppare nell’ambito della mia ricerca su come le tracce materiali ed immateriali del colonialismo vengono utilizzate dalle persone razzializzate in Italia per esprimere e far emergere diverse rivendicazioni.
Itinerari del sapere Teorie e pratiche della conoscenza in età contemporanea - Carocci editore , 2022
In un sistema in cui il potere è distribuito in modo diseguale tra i gruppi sociali, i vantaggi d... more In un sistema in cui il potere è distribuito in modo diseguale tra i gruppi sociali, i vantaggi del gruppo dominante consistono nel riuscire a resentare tale relazione di potere come naturale e affermare il proprio punto di vista sugli altri, facendolo passare per neutrale. La neutralità e la naturalizzazione dei rapporti di potere permettono al gruppo dominante di esercitare il potere senza che questo venga percepito e messo in discussione. Il pensiero decoloniale e le teorie femministe hanno reso visibile la relazione instauratasi tra potere e sapere attraverso l’epistemologia moderna e come da questa derivi una conoscenza che, anziché fornire gli strumenti utili alle persone per comprendere e dare senso al mondo, si converte in uno strumento di oppressione che esclude alcune soggettività mantenendole in una posizione di svantaggio sociale. Al contrario, la conoscenza prodotta dai gruppi marginalizzati è uno strumento di resistenza ai saperi oppressivi, poiché è in grado di produrre una conoscenza potenziante, capace di riparare ai danni prodotti dall’esclusione epistemica.
In the aftermath of the racist murder of George Floyd, racialised people in several Western Europ... more In the aftermath of the racist murder of George Floyd, racialised people in several Western European cities protested against the presence of monuments and statues celebrating colonialism in the public space. In the wake of the demonstrations, contestations and bottom-up "city decolonisation" initiatives multiplied in Italy. These latter consist of counter-memory pathways and actions of re-signification of the so called "colonial traces" such as statues, monuments and odonymy celebrating colonialism. The aim is to contrast the "Italian colonial removal" and bring out invisibilized 1 histories and subjectivities. In this way, these initiatives are giving rise to material and immaterial places of bottom-up counter memory. At the same time, another interesting aspect is that these contestations are a means of political negotiation of the public space, functional to claim the recognition of the invisibilized part of the population and their rights. In this regard, the objections to the Milan municipality decision to dedicate the public gardens of Porta Venezia and a statue to Indro Montanelli is an emblematic example. In fact, problematising the decision to dedicate this space to Montanelli serves to reclaiming the recognition of the Habesha community and, more broadly, the right of racialised people in Italy to have a voice on colonial memory and on what is designated to represent the history, the identity and values of the population they are part of. Consequently, the actions are also a way to challenge the essentialised conception of Italian identity and reaffirm their presence and belonging to the space on the basis of which they claim the right to Italian citizenship. Thus, these initiatives are a struggle to redefine public space in a way that reflects the many bodies and histories that make it up.
The existence of otherness as a social category is the result of a specific
configuration of powe... more The existence of otherness as a social category is the result of a specific configuration of power relations. One way to maintain this configuration and exert control over subjectivities defined as "others" is to exclude them from participation in the production of knowledge, depriving them of the resources to understand themselves and the world and the words to describe their social experience. In this sense, the epistemic injustice, produced by exclusion from the system of knowledge production, constitutes a powerful instrument to control power relations and to maintain the subordination of minorised subjectivities. At the same time, the production of analysis by oppressed subjectivities constitutes a form of resistance to the control of the knowledge production and to the control of subjectivities themselves; since this production has a liberating function from oppressive systems and is able to reveal the implicit power dynamics within the production of knowledge.
"Sentire il margine: storia e memoria della bidonville di Nanterre" recensione di "Una Nanterre a... more "Sentire il margine: storia e memoria della bidonville di Nanterre" recensione di "Una Nanterre algerina, terra di Bidonville" di A. Sayad, a cura di S. Paone, A. Petrillo, ETS, Pisa, 2019.
Nel 2020 le manifestazioni avvenute in diverse parti del mondo a seguito dell’omicidio razzista d... more Nel 2020 le manifestazioni avvenute in diverse parti del mondo a seguito dell’omicidio razzista di George Floyd hanno riacceso un dibattito pubblico e accademico sull’eredità materiale e immateriale dell’imperialismo nella cultura e nelle città euroccidentali. Durante le proteste la presenza di tracce materiali del colonialismo nello spazio pubblico, come monumenti, statue e odonomastica, è stata contestata e messa in discussione. Successivamente, in diverse città europee si sono moltiplicate iniziative di decolonizzazione delle città, attraverso le quali le tracce sono state mappate e in alcuni casi connesse tra loro per costruire percorsi urbani di contronarrazione e coscientizzazione sul colonialismo, l’imperialismo e i suoi lasciti nel presente. Le protagoniste di queste iniziative sono sempre più spesso persone razzializzate, figlie di migranti, nate e/o cresciute in Europa che attraverso le loro azioni suggeriscono l’esistenza di una rela- zione tra il passato coloniale ed il presente razzista. Ciò che è accaduto e che continua ad accadere ha riportato al centro la dimensione materiale e simbolica della città come dimensione fondamentale attraverso e nella quale articolare una serie di lotte e rivendicazioni. Nella prima parte di questa relazione propongo una lettura delle contestazioni e delle proteste del 2020 che non si limiti al dibattito sul mantenere o eliminare i monumenti del colonialismo, nel tentativo di far emergere la complessità di cui queste proteste sono portatrici. La seconda parte, invece, consiste nella restituzione di alcune riflessioni che ho potuto sviluppare nell’ambito della mia ricerca su come le tracce materiali ed immateriali del colonialismo vengono utilizzate dalle persone razzializzate in Italia per esprimere e far emergere diverse rivendicazioni.
Itinerari del sapere Teorie e pratiche della conoscenza in età contemporanea - Carocci editore , 2022
In un sistema in cui il potere è distribuito in modo diseguale tra i gruppi sociali, i vantaggi d... more In un sistema in cui il potere è distribuito in modo diseguale tra i gruppi sociali, i vantaggi del gruppo dominante consistono nel riuscire a resentare tale relazione di potere come naturale e affermare il proprio punto di vista sugli altri, facendolo passare per neutrale. La neutralità e la naturalizzazione dei rapporti di potere permettono al gruppo dominante di esercitare il potere senza che questo venga percepito e messo in discussione. Il pensiero decoloniale e le teorie femministe hanno reso visibile la relazione instauratasi tra potere e sapere attraverso l’epistemologia moderna e come da questa derivi una conoscenza che, anziché fornire gli strumenti utili alle persone per comprendere e dare senso al mondo, si converte in uno strumento di oppressione che esclude alcune soggettività mantenendole in una posizione di svantaggio sociale. Al contrario, la conoscenza prodotta dai gruppi marginalizzati è uno strumento di resistenza ai saperi oppressivi, poiché è in grado di produrre una conoscenza potenziante, capace di riparare ai danni prodotti dall’esclusione epistemica.
In the aftermath of the racist murder of George Floyd, racialised people in several Western Europ... more In the aftermath of the racist murder of George Floyd, racialised people in several Western European cities protested against the presence of monuments and statues celebrating colonialism in the public space. In the wake of the demonstrations, contestations and bottom-up "city decolonisation" initiatives multiplied in Italy. These latter consist of counter-memory pathways and actions of re-signification of the so called "colonial traces" such as statues, monuments and odonymy celebrating colonialism. The aim is to contrast the "Italian colonial removal" and bring out invisibilized 1 histories and subjectivities. In this way, these initiatives are giving rise to material and immaterial places of bottom-up counter memory. At the same time, another interesting aspect is that these contestations are a means of political negotiation of the public space, functional to claim the recognition of the invisibilized part of the population and their rights. In this regard, the objections to the Milan municipality decision to dedicate the public gardens of Porta Venezia and a statue to Indro Montanelli is an emblematic example. In fact, problematising the decision to dedicate this space to Montanelli serves to reclaiming the recognition of the Habesha community and, more broadly, the right of racialised people in Italy to have a voice on colonial memory and on what is designated to represent the history, the identity and values of the population they are part of. Consequently, the actions are also a way to challenge the essentialised conception of Italian identity and reaffirm their presence and belonging to the space on the basis of which they claim the right to Italian citizenship. Thus, these initiatives are a struggle to redefine public space in a way that reflects the many bodies and histories that make it up.
The existence of otherness as a social category is the result of a specific
configuration of powe... more The existence of otherness as a social category is the result of a specific configuration of power relations. One way to maintain this configuration and exert control over subjectivities defined as "others" is to exclude them from participation in the production of knowledge, depriving them of the resources to understand themselves and the world and the words to describe their social experience. In this sense, the epistemic injustice, produced by exclusion from the system of knowledge production, constitutes a powerful instrument to control power relations and to maintain the subordination of minorised subjectivities. At the same time, the production of analysis by oppressed subjectivities constitutes a form of resistance to the control of the knowledge production and to the control of subjectivities themselves; since this production has a liberating function from oppressive systems and is able to reveal the implicit power dynamics within the production of knowledge.
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Successivamente, in diverse città europee si sono moltiplicate iniziative di decolonizzazione delle città, attraverso le quali le tracce sono state mappate e in alcuni casi connesse tra loro per costruire percorsi urbani di contronarrazione e coscientizzazione sul colonialismo, l’imperialismo e i suoi lasciti nel presente. Le protagoniste di queste iniziative sono sempre più spesso persone razzializzate, figlie di migranti, nate e/o cresciute in Europa che attraverso le loro azioni suggeriscono l’esistenza di una rela-
zione tra il passato coloniale ed il presente razzista. Ciò che è accaduto e che continua ad accadere ha riportato al centro la dimensione materiale e simbolica della città come dimensione fondamentale attraverso e nella quale articolare una serie di lotte e rivendicazioni. Nella prima parte di questa relazione propongo una lettura delle contestazioni e delle proteste del 2020 che non si limiti al dibattito sul mantenere o eliminare i monumenti del colonialismo, nel tentativo di far emergere la complessità di cui queste proteste sono portatrici. La seconda parte, invece, consiste nella restituzione di alcune riflessioni che ho potuto sviluppare nell’ambito della mia ricerca su come le tracce materiali ed immateriali del colonialismo vengono utilizzate dalle persone razzializzate in Italia per esprimere e far emergere diverse rivendicazioni.
configuration of power relations. One way to maintain this configuration and exert control over subjectivities defined as "others" is to exclude them from participation in the production of knowledge, depriving them of
the resources to understand themselves and the world and the words to describe their social experience. In this sense, the epistemic injustice, produced by exclusion from the system of knowledge production, constitutes a powerful instrument to control power relations and to maintain the subordination of minorised subjectivities. At the same time, the production of analysis by oppressed subjectivities constitutes a form of resistance to the control of the knowledge production and to the control of subjectivities themselves; since this production has a liberating function
from oppressive systems and is able to reveal the implicit power dynamics within the production of knowledge.
Successivamente, in diverse città europee si sono moltiplicate iniziative di decolonizzazione delle città, attraverso le quali le tracce sono state mappate e in alcuni casi connesse tra loro per costruire percorsi urbani di contronarrazione e coscientizzazione sul colonialismo, l’imperialismo e i suoi lasciti nel presente. Le protagoniste di queste iniziative sono sempre più spesso persone razzializzate, figlie di migranti, nate e/o cresciute in Europa che attraverso le loro azioni suggeriscono l’esistenza di una rela-
zione tra il passato coloniale ed il presente razzista. Ciò che è accaduto e che continua ad accadere ha riportato al centro la dimensione materiale e simbolica della città come dimensione fondamentale attraverso e nella quale articolare una serie di lotte e rivendicazioni. Nella prima parte di questa relazione propongo una lettura delle contestazioni e delle proteste del 2020 che non si limiti al dibattito sul mantenere o eliminare i monumenti del colonialismo, nel tentativo di far emergere la complessità di cui queste proteste sono portatrici. La seconda parte, invece, consiste nella restituzione di alcune riflessioni che ho potuto sviluppare nell’ambito della mia ricerca su come le tracce materiali ed immateriali del colonialismo vengono utilizzate dalle persone razzializzate in Italia per esprimere e far emergere diverse rivendicazioni.
configuration of power relations. One way to maintain this configuration and exert control over subjectivities defined as "others" is to exclude them from participation in the production of knowledge, depriving them of
the resources to understand themselves and the world and the words to describe their social experience. In this sense, the epistemic injustice, produced by exclusion from the system of knowledge production, constitutes a powerful instrument to control power relations and to maintain the subordination of minorised subjectivities. At the same time, the production of analysis by oppressed subjectivities constitutes a form of resistance to the control of the knowledge production and to the control of subjectivities themselves; since this production has a liberating function
from oppressive systems and is able to reveal the implicit power dynamics within the production of knowledge.