Papers by Francesca Leoni
Cronache di Archeologia 38, 2019
L’esplorazione archeologica del Teatro di Agrigento, scoperto nel 2016, è appena cominciata e l’i... more L’esplorazione archeologica del Teatro di Agrigento, scoperto nel 2016, è appena cominciata e l’interpretazione dei dati di scavo è ad uno stadio preliminare; attualmente le indagini hanno interessato in modo molto limitato gli interri coevi alla costruzione originaria e alle successive ristrutturazioni del complesso. Ciononostante, con le ricerche condotte finora è stato possibile acquisire alcuni elementi per la ricostruzione della sequenza delle fasi edilizie e per una prima ipotesi di datazione. I reperti selezionati per questo contributo riguardano un contesto rituale recuperato dagli strati di riempimento di uno dei vani di sostruzione dell’angolo sud occidentale dell’edificio.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Cronache di Archeologia, 2018
Le indagini effettuate all'interno dell'area del teatro di Agrigento hanno permesso di riportare ... more Le indagini effettuate all'interno dell'area del teatro di Agrigento hanno permesso di riportare alla luce una molteplice quantità di materiale, per lo più manufatti ceramici, mediante i quali è stato possibile avanzare alcune ipotesi relative alle diverse fasi di frequentazione dell'edificio teatrale, partendo dall'edificazione dello stesso fino alla
rioccupazione dell'area in seguito alla sua defunzionalizzazione.
The investigations carried out within the theater area of Agrigento allowed to bring to light a multiple quantity of material, mostly ceramic artefacts, through which it was possible to advance hypotheses concerning the different phases of attendance of the theater building, starting from the construction of the same until the reoccupation of the area later its de-functionalization.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Nuove ricerche sull’area pubblica centrale a cura di Luigi Maria Caliò, Valentina Caminneci, Monica Livadiotti, Maria Concetta Parello, Maria Serena Rizzo
Nel corso degli otto saggi stratigrafici effettuati nell’area, eseguiti sia a Nord che a Sud dell... more Nel corso degli otto saggi stratigrafici effettuati nell’area, eseguiti sia a Nord che a Sud dell’edificio teatrale, è stato rimosso integralmente lo spesso strato di humus che con il trascorrere del tempo aveva ricoperto interamente le strutture murarie. Per quanto concerne la porzione nord dell’edificio, in summa cavea, lo scavo è stato intrapreso a
luglio 2016 e ampliato con la ripresa dei lavori ad ottobre dello stesso anno, producendo importanti risultati. E' stato infatti possibile constatare che le strutture di terrazzamento radiali, le quali definiscono la forma circolare dell’edificio, in questo punto sono più estese di quanto si fosse inizialmente ipotizzato, essendo configurate su due ordini concentrici i quali determinano, dunque, una circonferenza più ampia rispetto alle prime teorie espresse. Inoltre, durante i lavori di scavo, anche la porzione sud dell’edificio è stata interessata da indagini puntuali; vi sono stati, infatti, eseguiti due saggi speculari con la finalità di verificare la presenza degli analemmata, ossia i muri di delimitazione e contenimento della struttura teatrale.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Nuove ricerche sull’area pubblica centrale a cura di Luigi Maria Caliò, Valentina Caminneci, Monica Livadiotti, Maria Concetta Parello, Maria Serena Rizzo
Immediatamente a monte del teatro, nell’area di scavo denominata Saggio II, è stata rinvenuta un’... more Immediatamente a monte del teatro, nell’area di scavo denominata Saggio II, è stata rinvenuta un’abbondante quantità di materiale ceramico, costituito da anfore, ceramica a pasta grigia, lucerne, unguentari e coroplastica, databile per lo più in un periodo compreso tra il IV e il II secolo a.C. La natura dei rinvenimenti ha fatto supporre che l’intero complesso possa avere una destinazione votiva. Purtroppo la maggior parte degli esemplari rinvenuti è stata portata alla luce frammentaria, in alcuni di questi si è conservato il becco, ma nella gran parte dei casi è mancante, costituendo questo uno dei punti più deboli – quindi facilmente fratturabili - della lucerna; tuttavia, negli oggetti in cui si è conservato è stato possibile notare che non sono presenti, se non in scarsissimi casi, tracce di bruciatura. Tale mancanza porta a pensare che questi oggetti non siano mai stati usati per l’illuminazione, ma avessero una valenza diversa, verosimilmente da riconoscere in un’offerta votiva o utilizzati sotto forma di ex voto.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Ostraka. Rivista di antichità - Anno XXV - 2016, 2016
Gli studi in merito alla religione greca hanno riservato poco spazio alla religiosità privata e a... more Gli studi in merito alla religione greca hanno riservato poco spazio alla religiosità privata e a tutte quelle cerimonie che si svolgevano all’interno dello spazio abitativo; questo fenomeno, verosimilmente, è dovuto all’esiguità di informazioni ricavabili dalle fonti epigrafiche e letterarie, inoltre, va specificato che dal punto di vista archeologico, solo negli ultimi vent’anni si è e effettuato uno studio relativo alle tracce lasciate dalle pratiche rituali attuate all’interno delle strutture domestiche. Entrando nello specifico si può affermare che anche a Locri Epizefiri, così come in tutte le poleis del mondo antico, gli spazi religiosi erano visti come una componente essenziale della vita comunitaria, sono infatti note le molteplici aree sacre a carattere pubblico presenti in città, tuttavia non sono
altrettanto conosciute le pratiche rituali e i culti che avevano luogo all’interno dell’ambiente domestico.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
PAESAGGI URBANI TARDOANTICHI. Casi a confronto. Atti delle Giornate Gregoriane, VIII Edizione (29-30 novembre 2014) a cura di Maria Concetta Parello e Maria Serena Rizzo
Lo scavo del santuario romano di Agrigento ha avuto come finalità l’approfondimento di una serie ... more Lo scavo del santuario romano di Agrigento ha avuto come finalità l’approfondimento di una serie di problematiche legate alla cronologia, alla funzione e alla topografia della piazza porticata. La posizione particolarmente centrale del monumento, tra i quartieri abitativi e le aree monumentali della città, lo rende un elemento chiave per la comprensione non solo del settore urbano ma dell’intero quartiere. Diventa dunque assolutamente necessaria una maggiore determinazione delle cronologie e dell’orizzonte storico e culturale in cui inserire questo enorme complesso comprendente nelle sue aree più alte il santuario ellenistico romano, l’area del Bouleuterion e del tempio di Falaride, che sembrano costituire un unico e articolato comprensorio dopo la chiusura dell’Ekklesiasterion. A questo scopo sono stati indagati in particolare alcuni settori all’interno dell’area di scavo per determinare con maggior dettaglio forma e cronologia delle strutture e i frammenti di ceramica sia a vernice nera che il materiale anforaceo, rinvenuti durante la campagna di scavo del 2013, permettono di chiarire meglio i limiti cronologici dei saggi indagati.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
La presenza italiana in Albania tra il 1924 e il 1943. La ricerca Archeologica, la conservazione, le scelte progettuali a cura di Roberta Belli Pasqua, Luigi Maria Caliò, Anna Bruna Menghini
Sulle pendici orientali della collina dell’acropoli, a Nord del monastero un saggio di scavo mise... more Sulle pendici orientali della collina dell’acropoli, a Nord del monastero un saggio di scavo mise in luce un tratto di muro con torrione quadrangolare, che era servito come fondazione di una cappella bizantina, poi distrutta durante la Prima Guerra Mondiale. La torre, solo parzialmente scavata, presentava una fronte lunga m 8,30. Sestieri riconobbe una sequenza di stratigrafie che comprendevano dall’alto: un primo strato, composto in
prevalenza di frammenti di anfore di età romana; un secondo strato di età ellenistica, con numerose anse di anfore con bolli rodii, ceramica ellenistica e statuette fittili; un terzo strato con frammenti di vasi a figure rosse e nere (questi ultimi più sporadici); infine un ultimo strato con ceramica a figure nere, corinzia e protocorinzia.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
La presenza italiana in Albania tra il 1924 e il 1943. La ricerca Archeologica, la conservazione, le scelte progettuali a cura di Roberta Belli Pasqua, Luigi Maria Caliò, Anna Bruna Menghini
A 300 metri a sud del Monastero di Santa Maria, a destra della strada che conduceva al sito di Le... more A 300 metri a sud del Monastero di Santa Maria, a destra della strada che conduceva al sito di Levani, furono parzialmente portati alla luce i resti di un vasto edificio, denominato da Sestieri “ginnasio”, sebbene lo studioso sottolinei che questa denominazione non è del tutto appropriata, perché le strutture che sono state rimesse in luce, appartengono solo in piccola parte alla costruzione originaria; ad essa altre se ne sono sovrapposte e aggiunte in epoche diverse, mentre alcune di quelle più antiche sono state distrutte. Il complesso scavato era un edificio rettangolare, orientato nord/est-sud/ovest, largo circa 20 m e lungo 29,50.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
La presenza italiana in Albania tra il 1924 e il 1943. La ricerca Archeologica, la conservazione, le scelte progettuali a cura di Roberta Belli Pasqua, Luigi Maria Caliò, Anna Bruna Menghini
Lo scavo di questo monumento fu effettuato in una zona compresa fra la strada che dal villaggio d... more Lo scavo di questo monumento fu effettuato in una zona compresa fra la strada che dal villaggio di Kryegjata saliva al Monastero di Santa Maria, dove già Praschniker aveva segnalato l’esistenza della necropoli greca e romana; Sestieri decise di condurre un saggio in quest’ultima area, sollecitato dal fatto che a poca distanza l’archeologo austriaco aveva scoperto un mausoleo di età imperiale; lo studioso italiano sperava, infatti, che vi fosse la possibilità di trovare altre sepolture in quell’area. Le indagini permisero di portare alla luce un edificio costituito da due ambienti rettangolari, costruiti separatamente e appoggiati l’uno all’altro, disposti perpendicolarmente, con orientamento ovest-est e la fronte rivolta a Ovest.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
La presenza italiana in Albania tra il 1924 e il 1943. La ricerca Archeologica, la conservazione, le scelte progettuali a cura di Roberta Belli Pasqua, Luigi Maria Caliò, Anna Bruna Menghini
La collina di Monte Aetòs, odierna Çuka e Aitoit, si trova a sud di Butrinto; la cima, un cono ro... more La collina di Monte Aetòs, odierna Çuka e Aitoit, si trova a sud di Butrinto; la cima, un cono roccioso a 272 m s.l.m., si eleva sulla pianura con ripidi pendii. Le prime ricerche nel sito risalgono alla fine del XVIII secolo ad opera di William Martin Leake; in seguito il francese François Pouqueville visitò l’antico centro e ne distinse le due fasi principali, quella più antica e quella bizantina. Vere e proprie ricerche sistematiche in quest’area iniziarono solo con Ugolini.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
La presenza italiana in Albania tra il 1924 e il 1943. La ricerca Archeologica, la conservazione, le scelte progettuali a cura di Roberta Belli Pasqua, Luigi Maria Caliò, Anna Bruna Menghini
Il sito collinare è situato sulle rive meridionali del lago di Vivari, a circa 3 km di distanza d... more Il sito collinare è situato sulle rive meridionali del lago di Vivari, a circa 3 km di distanza da Butrinto; Ugolini lo aveva individuato e visitato già nel 1924, annotando la presenza dei resti di una cinta muraria. Negli anni intorno al 1950 Dhimosten Budina e Tatiana V. Blavatskaja vi hanno condotto delle ricognizioni; infine tra il 2000 e il 2004, ad opera della Missione archeologica anglo-albanese di Butrinto, è stato prodotto un nuovo, completo rilievo sia per quanto riguarda le mura, sia per alcune strutture all’interno. La città fu costruita sulla cima di una collina non molto alta (81 metri s.l.m.), circondata da una cinta muraria lunga 2 km, la quale racchiude al suo interno un’area di 18,5 ha.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
La presenza italiana in Albania tra il 1924 e il 1943. La ricerca Archeologica, la conservazione, le scelte progettuali a cura di Roberta Belli Pasqua, Luigi Maria Caliò, Anna Bruna Menghini
Nel 1924, nel sito di Dema sulla penisola di Esamili (od. Xamili), Ugolini vide i resti di un lar... more Nel 1924, nel sito di Dema sulla penisola di Esamili (od. Xamili), Ugolini vide i resti di un largo muro “a grossi parallelepipedi di pietra, regolarmente squadrati, di dimensioni piuttosto grandi e ad assise di varia altezza”; le rovine, partendo dalla riva sul lago di Butrinto risalivano fino al monastero di S. Giorgio e poi scendevano verso la riva opposta, sullo stretto di Corfù. Attribuì, quindi, all’imponente costruzione una funzione difensiva del territorio: sbarrare l’accesso alla penisola di Ksamili, unica via di terra settentrionale per il territorio di Butrinto.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
La presenza italiana in Albania tra il 1924 e il 1943. La ricerca Archeologica, la conservazione, le scelte progettuali a cura di Roberta Belli Pasqua, Luigi Maria Caliò, Anna Bruna Menghini
Durante gli scavi effettuati nel 1928, Ugolini decise di indagare anche le aree esterne alla cint... more Durante gli scavi effettuati nel 1928, Ugolini decise di indagare anche le aree esterne alla cinta muraria, con lo scopo di individuare la necropoli, la quale doveva trovarsi, secondo lo studioso, sull’istmo. In quest’area si intrapresero le operazioni di scavo e vennero esplorate 56 tombe, sia ad incinerazione che ad inumazione, tuttavia i lavori furono ben presto sospesi in quanto non furono rinvenute “tombe antiche, spettanti cioè al periodo della maggiore fioritura dell’acropoli.”
Bookmarks Related papers MentionsView impact
La presenza italiana in Albania tra il 1924 e il 1943. La ricerca Archeologica, la conservazione, le scelte progettuali a cura di Roberta Belli Pasqua, Luigi Maria Caliò, Anna Bruna Menghini
Nella zona meridionale dell’acropoli Ugolini individuò un lacerto di muro degno di nota per lo sp... more Nella zona meridionale dell’acropoli Ugolini individuò un lacerto di muro degno di nota per lo spessore e per l’età alla quale mostrava di appartenere, decise quindi di aprire, partendo da quel muro, due trincee: una verso occidente e una verso oriente. La prima mise in luce solo piccoli tratti murari, mentre quella orientale portò all’individuazione di un mosaico, databile alla prima età imperiale, di 10,15 x 9,70 m, composto da un fondo in tessere bianche di calcare duro, e tessere rosa e nere per i motivi ornamentali.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
La presenza italiana in Albania tra il 1924 e il 1943. La ricerca Archeologica, la conservazione, le scelte progettuali a cura di Roberta Belli Pasqua, Luigi Maria Caliò, Anna Bruna Menghini
Al di fuori della cinta mediana, immediatamente ad est della Porta a Mare, non ancora rinvenuta, ... more Al di fuori della cinta mediana, immediatamente ad est della Porta a Mare, non ancora rinvenuta, Ugolini decise di intraprendere lo scavo del ninfeo dopo aver visto la cresta di un muro in mezzo a folti cespugli, tolti i quali apparve un ninfeo degno di nota per alcune particolarità architettoniche, per le statue in esso rinvenute e perché costituisce l’unica costruzione totalmente eseguita in mattoni trovata a Butrinto. I muri sono stati rinvenuti in buono stato di conservazione, eccetto quello meridionale; erano costituiti da un nucleo interno a sacco e cortine in laterizi, di diverse dimensioni, legati con uno strato di calce spesso 2 centimetri; originariamente tutto il monumento era rivestito da lastre marmoree.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
La presenza italiana in Albania tra il 1924 e il 1943. La ricerca Archeologica, la conservazione, le scelte progettuali a cura di Roberta Belli Pasqua, Luigi Maria Caliò, Anna Bruna Menghini
Oltre al tempio nella terrazza a ovest del teatro e alla stoà, Ugolini trova un “terzo monumento ... more Oltre al tempio nella terrazza a ovest del teatro e alla stoà, Ugolini trova un “terzo monumento greco”, la Casa Greca che data dalla tecnica muraria in apparecchio isodomo al IV-III secolo a.C. Scoperta eccezionale per la rarità di edifici privati d’età greca in Albania al tempo dell’attività dell’archeologo italiano tuttavia è stata scavata solo parzialmente rendendo così difficile la comprensione della planimetria generale.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
La presenza italiana in Albania tra il 1924 e il 1943. La ricerca Archeologica, la conservazione, le scelte progettuali a cura di Roberta Belli Pasqua, Luigi Maria Caliò, Anna Bruna Menghini
Immediatamente a sud della stoà abaton, Ugolini trova un edificio ad atrio di età romana con pare... more Immediatamente a sud della stoà abaton, Ugolini trova un edificio ad atrio di età romana con pareti intonacate e affrescate. Le ricerche successive hanno provato che si tratta effettivamente di un edificio a peristilio, legato probabilmente al santuario di Asklepios, probabilmente per i sacerdoti o i fedeli.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
La presenza italiana in Albania tra il 1924 e il 1943. La ricerca Archeologica, la conservazione, le scelte progettuali a cura di Roberta Belli Pasqua, Luigi Maria Caliò, Anna Bruna Menghini
Nell’angolo nord est del teatro si trova una stoà parzialmente rimossa nel momento in cui fu cost... more Nell’angolo nord est del teatro si trova una stoà parzialmente rimossa nel momento in cui fu costruito il muro di analemma del teatro. Ugolini aveva rinvenuto un edificio costituito da quattro grandi pilastri con “lesene di rinforzo” che riconosce come portico: in studi più recenti è stato riconosciuto che questi pilastri forse dovevano costituire gli elementi portanti di un edificio che probabilmente doveva costituire l’abaton del santuario di Asklepios, in connessione con una fonte d’acqua immediatamente ad est dell’edificio.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
La presenza italiana in Albania tra il 1924 e il 1943. La ricerca Archeologica, la conservazione, le scelte progettuali a cura di Roberta Belli Pasqua, Luigi Maria Caliò, Anna Bruna Menghini
Accanto al teatro, a nord ovest della cavea, è stato rinvenuto da Ugolini un piccolo tempio con p... more Accanto al teatro, a nord ovest della cavea, è stato rinvenuto da Ugolini un piccolo tempio con pronao e cella, realizzato in blocchi, che l’archeologo sulla base della tecnica architettonica datava in età classica. In periodo romano la cella venne decorata con un primo mosaico non terminato che a sua volta fu poi ricoperto da un secondo mosaico policromo a decorazione geometrica. Durante lo scavo furono trovate diverse arule scolpite e iscrizioni.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
La presenza italiana in Albania tra il 1924 e il 1943. La ricerca Archeologica, la conservazione, le scelte progettuali a cura di Roberta Belli Pasqua, Luigi Maria Caliò, Anna Bruna Menghini
Durante i lavori per rimuovere la vegetazione che ricopriva la cavea del teatro apparve un piccol... more Durante i lavori per rimuovere la vegetazione che ricopriva la cavea del teatro apparve un piccolo tratto di una volta la quale faceva parte di una costruzione indipendente dal teatro, pur essendo ad esso connessa. Conclusi i lavori fu portato alla luce un sacello, coperto da una volta a botte, diviso in due vani da un muro; il primo, più piccolo, è una sorta di anticamera che immette nell’ambiente principale a cui si accedeva attraverso una porta inquadrata da due finestre. Il pavimento era costituito da grandi lastroni di calcare bianco, mancanti lungo la parte centrale del muro settentrionale. Secondo Ugolini questa lacuna, insieme alla mancanza di intonaco nella parete settentrionale, poteva indicare la presenza di una mensa.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Uploads
Papers by Francesca Leoni
rioccupazione dell'area in seguito alla sua defunzionalizzazione.
The investigations carried out within the theater area of Agrigento allowed to bring to light a multiple quantity of material, mostly ceramic artefacts, through which it was possible to advance hypotheses concerning the different phases of attendance of the theater building, starting from the construction of the same until the reoccupation of the area later its de-functionalization.
luglio 2016 e ampliato con la ripresa dei lavori ad ottobre dello stesso anno, producendo importanti risultati. E' stato infatti possibile constatare che le strutture di terrazzamento radiali, le quali definiscono la forma circolare dell’edificio, in questo punto sono più estese di quanto si fosse inizialmente ipotizzato, essendo configurate su due ordini concentrici i quali determinano, dunque, una circonferenza più ampia rispetto alle prime teorie espresse. Inoltre, durante i lavori di scavo, anche la porzione sud dell’edificio è stata interessata da indagini puntuali; vi sono stati, infatti, eseguiti due saggi speculari con la finalità di verificare la presenza degli analemmata, ossia i muri di delimitazione e contenimento della struttura teatrale.
altrettanto conosciute le pratiche rituali e i culti che avevano luogo all’interno dell’ambiente domestico.
prevalenza di frammenti di anfore di età romana; un secondo strato di età ellenistica, con numerose anse di anfore con bolli rodii, ceramica ellenistica e statuette fittili; un terzo strato con frammenti di vasi a figure rosse e nere (questi ultimi più sporadici); infine un ultimo strato con ceramica a figure nere, corinzia e protocorinzia.
rioccupazione dell'area in seguito alla sua defunzionalizzazione.
The investigations carried out within the theater area of Agrigento allowed to bring to light a multiple quantity of material, mostly ceramic artefacts, through which it was possible to advance hypotheses concerning the different phases of attendance of the theater building, starting from the construction of the same until the reoccupation of the area later its de-functionalization.
luglio 2016 e ampliato con la ripresa dei lavori ad ottobre dello stesso anno, producendo importanti risultati. E' stato infatti possibile constatare che le strutture di terrazzamento radiali, le quali definiscono la forma circolare dell’edificio, in questo punto sono più estese di quanto si fosse inizialmente ipotizzato, essendo configurate su due ordini concentrici i quali determinano, dunque, una circonferenza più ampia rispetto alle prime teorie espresse. Inoltre, durante i lavori di scavo, anche la porzione sud dell’edificio è stata interessata da indagini puntuali; vi sono stati, infatti, eseguiti due saggi speculari con la finalità di verificare la presenza degli analemmata, ossia i muri di delimitazione e contenimento della struttura teatrale.
altrettanto conosciute le pratiche rituali e i culti che avevano luogo all’interno dell’ambiente domestico.
prevalenza di frammenti di anfore di età romana; un secondo strato di età ellenistica, con numerose anse di anfore con bolli rodii, ceramica ellenistica e statuette fittili; un terzo strato con frammenti di vasi a figure rosse e nere (questi ultimi più sporadici); infine un ultimo strato con ceramica a figure nere, corinzia e protocorinzia.