Edited Books by Alessandro Cecchi
Per la prima volta in questo libro vengono raccolti gli scritti e pubblicate le conferenze di uno... more Per la prima volta in questo libro vengono raccolti gli scritti e pubblicate le conferenze di uno dei più importanti e prolifici compositori cinematografici italiani, che non ha tuttavia richiamato l’attenzione degli studiosi quanto i contemporanei Rota e Morricone.
In questi testi, accompagnati da una selezione di interviste, Angelo Francesco Lavagnino spiega – al pubblico o a interlocutori come Giulietta Masina e Marco Giusti, in modo preciso e professionale, ma anche con tono ironico e scanzonato – in cosa consista il difficile mestiere del musicista cinematografico, una professione che lui stesso contribuì a ridefinire integralmente attraverso una pratica a tutto campo e una meditata riflessione sul rapporto fra suono, musica e immagine.
Il volume, curato da Alessandro Cecchi, è completato da una corposa appendice che comprende la prima filmografia del musicista e tre indici. La copertina è di Daniele Simonelli.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Il volume La musica fra testo, performance e media offre una riflessione sulle forme di esperienz... more Il volume La musica fra testo, performance e media offre una riflessione sulle forme di esperienza musicale della contemporaneità e di un passato che spazia dalla prima età moderna alla fine del Ventesimo secolo. Queste possono essere riportate a un concetto ampliato di mediazione musicale che non si applica soltanto all’esperienza “mediatizzata” della musica, proposta da dischi, film, trasmissioni radio e televisive, piattaforme di archiviazione web e social media, ma anche a un concerto dal vivo, a un’installazione, a una partitura a stampa e a un manoscritto musicale miniato. Nel complesso, i saggi di La musica fra testo, performance e media rispondono all’esigenza di problematizzare le forme di esperienza musicale riconducibili ai tre concetti di testo, performance e media, di esplorarne le reciproche relazioni e tensioni ma anche la reciproca permeabilità, fino al punto di indistinzione.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
ed. by Gianmario Borio, Giovanni Giuriati, Alessandro Cecchi, Marco Lutzu (Routledge 2020)
This book considers the wide range of perspectives on musical performance made tangible by the cr... more This book considers the wide range of perspectives on musical performance made tangible by the cross-disciplinary studies of the last decades and encourages a comparison and revision of theoretical and analytical paradigms. The chapters present different approaches to this multi-layered phenomenon, including the results of significant research projects. The complex nature of musical performance is revealed within each section which either suggests aspects of dialogue and contiguity or discusses divergences between theoretical models and perspectives. The volume shows actual and possible connections between topics, problems, analytical methods and theories, thereby reflecting the wealth of stimuli offered by research on the musical cultures of our times.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Papers by Alessandro Cecchi
SOUND STAGE SCREEN, https://riviste.unimi.it/index.php/sss/article/view/15388, 2021
Bookmarks Related papers MentionsView impact
GLI SPAZI DELLA MUSICA 9 (2020): 4-26 ("L’ora della musica in tv. La divulgazione della musica in televisione dal 1954 a oggi", a cura di Marida Rizzuti e Anna Scalfaro), 2020
L’articolo studia comparativamente la forme di mediazione musicale offerta da due trasmissioni te... more L’articolo studia comparativamente la forme di mediazione musicale offerta da due trasmissioni televisive riguardanti due eccezionali interpreti del pianoforte – Arturo Benedetti Michelangeli presentato da Roman Vlad e Glenn Gould presentato da Piero Rattalino – andate in onda sulla Raitre di Angelo Guglielmi (1987-1994). Le trasmissioni vengono intese come un sistema di performance stratificate: quella del medium televisione entro il sistema mediale italiano degli anni considerati; quella della rete televisiva RAI nell’ambito del regime di concorrenza con le televisioni commerciali; quella delle trasmissioni televisive in quanto fondata sulle tecniche e sulla performatività del video; quella dei presentatori che si posiziona tra il musicista e il suo pubblico; quella dei musicisti, che usano la musica e la televisione per offrire una presentazione di sé. L’analisi è preparata da una discussione teorico-metodologica che chiarisce l’utilità di uno studio della televisione in quanto mediazione musicale attraverso il ricorso a una impalcatura interdisciplinare che integra la riflessione dei media studies e dei performance studies nella musicologia storica. Le conclusioni riprendono la discussione teorica alla luce dei casi analizzati e considerano la mediazione musicale delle due trasmissioni come sintomo di tensioni mediali e musicali che attraversano un sistema culturale unico e irriducibile, in prospettiva archeologica.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Investigating Musical Performance: Theoretical Models and Intersections (ed. by Gianmario Borio, Giovanni Giuriati, Alessandro Cecchi, Marco Lutzu) Routledge 2020, 2020
This e-chapter offers a survey to the main approaches to musical performance in the fields of eth... more This e-chapter offers a survey to the main approaches to musical performance in the fields of ethnomusicology (by Marco Lutzu) and historical musicology (by Alessandro Cecchi).
Bookmarks Related papers MentionsView impact
SCHERMI IV 7 (gennaio-giugno 2020): 155-175 ("La compilation soundtrack nel cinema sonoro italiano", a cura di Maurizio Corbella), 2020
The article addresses the role of music and media in Gabriele Mainetti’s film “Lo chiamavano Jeeg... more The article addresses the role of music and media in Gabriele Mainetti’s film “Lo chiamavano Jeeg Robot” (“They Call Me Jeeg”, 2015). In so doing it relies on an interdisciplinary framework combining musicology, performance studies and media studies. I start by considering the production, circulation and reception of pre-existing music used in the film, then I shift to the dramaturgy of the film in relation to both its original music and compiled soundtrack. While the latter, including Italian songs from the period 1978-1982, is referred to the character of Fabio Cannizzaro aka “lo Zingaro” (Luca Marinelli), the former unwinds alongside the evolving psychology of the protagonist Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria). The use of songs in the film incorporates and expresses multiple dimensions of performance: the actor’s performance, the villain’s criminal and musical persona, and the performativity of the media, which the film explicitly problematizes. This allows to frame the film and its compilation soundtrack in a wider perspective, reflecting upon the Italian media system of the 1980s and its relation with the present pervasiveness of new digital media.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
ARABESCHI 15 (gennaio-giugno 2020): 363-367 (“Barbablù. Il mito al crocevia delle arti e delle letterature", a cura di Alessandro Cecchi e Serena Grazzini), 2020
L'articolo mette in luce le scelte di regia e il ruolo dello sguardo nel film opera di Michael Po... more L'articolo mette in luce le scelte di regia e il ruolo dello sguardo nel film opera di Michael Powell "Herzog Blaubarts Burg" (1963), versione cinematografica dell'opera di Béla Bartók e Béla Balázs destinato alla televisione tedesca. Oltre al ruolo di Norman Foster, produttore e al tempo stesso interprete del protagonista Blaubart a fianco di Ana Raquel Satre (Judith), l'articolo rileva l'apporto della scenografia di Hein Heckroth. Il film viene inoltre collocato nella filmografia di Powell e in particolare connesso alle tematiche del film-scandalo "Peeping Tom" (1960). L'analisi del film, corredata da alcune immagini, riconnette la performance complessiva del film alla performatività del medium di destinazione, anche alla luce delle teorie dei media coeve.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Introduzione alla Galleria "Barbablù. Il mito al crocevia delle arti" (rivista online "ARABESCHI"... more Introduzione alla Galleria "Barbablù. Il mito al crocevia delle arti" (rivista online "ARABESCHI"). Dopo aver illustrato il racconto di Charles Perrault e la fortuna del mito di Barbablù nella cultura europea, i curatori presentano le sezioni e i contributi di cui si compone la galleria.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
JOURNAL OF FILM MUSIC 8 1-2 (2015): 89-108 ("Film Music Histories and Ethnographies: New Perspectives on Italian Cinema of the Long 1960s", ed. by Alessandro Cecchi and Maurizio Corbella), Apr 2019
During the long 1960s, including the culminating phase of the “economic miracle” and the beginnin... more During the long 1960s, including the culminating phase of the “economic miracle” and the beginning of the protest movement in 1968, the industrial imagination took forcefully hold of the collective mind of the Italian people. While corporate films adopted the rhetoric of the industrial progress, feature films offered a negative view of industrialization and underlined the problematic aspects: the exploitation of the working class, class struggle, the problem of alienation, the consequences of pollution, the role of criminal enterprise. In both cases music and sound profoundly influenced the representation of the industrial contexts. Corporate films showed the tendency to extol the virtues of labour and industrial production and to this purpose used music massively. The wide circulation of these films in this period encouraged a critical approach to industrial contexts by feature film directors: in their films music and sound offered critical readings during the industrial sequences: they posed questions, encouraged ironic or tragic reflection, gave the sequences grotesque or sinister overtones. This article analyses film music and sound options in feature films on the backdrop of corporate film communication in order to trace the history of the industrial imagination in the Italian cinema.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
CULTURA TEDESCA 54 (giugno 2018): 155-171 ("Wolfgang Hildesheimer", a cura di Serena Grazzini), Jun 2018
The article offers a survey of Hildesheimer’s position towards music across the boundary of liter... more The article offers a survey of Hildesheimer’s position towards music across the boundary of literary works and essays. Three main issues emerge: the representation of music as a symptom of the end and a prefiguration of death; the critical stance against the ideology of authenticity in music and the historically informed performance practice; and the reflection on musical listening as a subjective experience which is unable to reach objective knowledge about music. Making explicit the premises of Hildesheimer’s position, his essays prove to be both an integration and a consistent continuation of the intermedial references to music in the literary works.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
In: Il contributo italiano alla storia del pensiero. Musica (direttore scientifico Sandro Cappelletto), Roma: Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, 2018, pp. 746-755, Feb 2018
Bookmarks Related papers MentionsView impact
In: Ritratti shakespeariani. Angelo Francesco Lavagnino, Orson Welles e il Mercante di Venezia (a cura di Alessandra Lavagnino, Bianca Lavagnino, Judica Lavagnino), Roma: Astrolabio-Ubaldini 2017, pp. 52-73, Nov 2017
Attraverso lo studio di documenti d'archivio di Angelo Francesco Lavagnino, conservati in parte a... more Attraverso lo studio di documenti d'archivio di Angelo Francesco Lavagnino, conservati in parte alla Biblioteca "Luigi Chiarini" del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma (Cineteca Nazionale) e in parte presso l'abitazione privata delle figlie del compositore a Gavi (Alessandria), il saggio ne ripercorre la collaborazione musicale a tre progetti shakespeariani di Orson Welles: i film "The Tragedy of Othello, the Moor of Venice" (1952) e "Campanadas a Medianoche" (1965) noto anche come "Falstaff", e lo sceneggiato televisivo "The Merchant of Venice" (1969), realizzato per uno speciale della CBS ma rimasto incompiuto.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
In: Rethinking Mahler (ed. by Jeremy Barham), New York: Oxford University Press 2017, pp. 85-103, Sep 2017
The chapter offers a comparative analysis of the first movements of Bruckner's Ninth and Mahler's... more The chapter offers a comparative analysis of the first movements of Bruckner's Ninth and Mahler's First Symphonies relying on the cross-fertilization of Kurth's 'energetic' and Adorno's 'material' theories of form. The analysis aims at showing how the compositional strategies of the two composers are related in terms of a new structural function of sound climaxes or highpoints. Detailed diagrams of the 'formal tensions' in the two symphonic movements are provided in the chapter.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
In: L’epica dopo il moderno (1945-2015) (a cura di Francesco De Cristofaro), Pisa: Pacini 2017, pp. 195-220, Sep 2017
Il saggio muove dallo studio dell’ampia documentazione del fondo archivistico del compositore Luc... more Il saggio muove dallo studio dell’ampia documentazione del fondo archivistico del compositore Luciano Berio conservato presso la Paul Sacher Stiftung di Basilea e si concentra sulla lunga e laboriosa gestazione di "Outis", la penultima composizione per il teatro musicale. "Outis" nasce dalla trasformazione di un precedente progetto, al quale Berio fa riferimento fin dal 1987 sotto il titolo "Musical" e che a sua volta rimanda agli scambi di idee tra Berio e Calvino subito dopo la prima rappresentazione de "La vera storia" (marzo 1982) e durante l’ideazione di "Un re in ascolto". "Musical" muterà gradualmente il suo profilo, inglobando un diverso progetto intorno alla figura di Ulisse e agli episodi dell’"Odissea", letti anche attraverso la riscrittura moderna dell’"Ulysses" di Joyce. Tra il 1991 e il 1993 Berio tenta di dare forma al progetto in collaborazione con Paul Carter, ma la collaborazione fallisce: le varie versioni del libretto elaborate da Carter non convincono Berio, che definirà il testo con la preziosa collaborazione del grecista e drammaturgo Dario Del Corno. Nell’ultima fase creativa, la concezione di "Outis" e il suo testo subiscono mutamenti profondi: dettagli non secondari e la stessa struttura drammaturgica si consolidano solo in prossimità della prima scaligera (5 ottobre 1996). Ne emerge un teatro musicale svincolato da qualsiasi forma di linearità narrativa, che offre, al posto di una concatenazione di eventi dotati di conseguenze o effetti, un’azione musicale di personaggi assoluti e più in generale di situazioni assolute che si ripresentano con varianti e in un ordine ogni volta diverso, incluse ripetizioni e omissioni, all’interno di una struttura ciclica. Il progetto ingloba al suo interno, in una diversa prospettiva, le istanze metateatrali già sperimentate da Berio nelle precedenti composizioni per il teatro. Il saggio ricostruisce su base documentaria il progressivo prosciugamento del contenuto epico, fino alla sua riduzione a funzioni o situazioni astratte (la lettura della "Morfologia della fiaba" di Propp vi ha un ruolo non marginale) che ricorrono in permutazioni e varianti che rimandano al mito in quanto struttura antropologica (in ciò svolge un ruolo la riflessione di Lévi-Strauss, che aveva discusso criticamente il libro di Propp). La decisione di eliminare ogni riferimento diretto a Ulisse e all’"Odissea" fa parte di una complessa strategia di filtraggio e dislocamento decisa da Berio a partire da una logica strettamente musicale. Allo svanire del contenuto epico corrisponde, in "Outis", una disseminazione di formanti che il saggio va a individuare attraverso un confronto con il concetto di epica tratteggiato in particolare da Franco Moretti per il romanzo moderno. Il saggio accenna da un lato alla messa in scena, che muove dall’idea della continua trasformazione di personaggi e situazioni, e dall’altro al parallelismo tra l’impiego, a livello acustico, di tecniche di ripresa, diffusione e spazializzazione del suono, grazie al ricorso ai live electronics, e l’utilizzo, a livello visivo, di effetti di luminotecnica e scenotecnica, che prevedono l’impiego di grandi schermi mobili.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
AISTHESIS 10 1 (2017): 131-138 ("Ways of Imitation", ed. by Fabrizio Desideri and Carole Talon-Hugon), Jul 2017
The article examines the use of the concept of mimesis in Adorno's notes towards a theory of musi... more The article examines the use of the concept of mimesis in Adorno's notes towards a theory of musical performance. In trying to idiosyncratically define the latter as "reproduction", Adorno relied on a framework elaborating on concepts introduced by Arnold Schoenberg, Hugo Riemann and Walter Benjamin – a framework that the article discusses insofar as it deals with the problem of mimesis. Specific attention is devoted to the relation between Benjamin's essays on language and translation and Adorno's theory of notation, that soon became the crucial aspect of his theory of reproduction. Given the shortcomings of Adorno's theory, which in the end did not achieve its goals, the article proposes to capitalize on his terminology while at the same time rethinking his framework in the light of recent musicological paradigms for the study of musical performance. On the whole, the article shows that it was Adorno's philosophical assumptions – in particular the theses of music's non-intentionality and of its non-similarity to language – that prevented him from convincingly theorizing musical performance, and suggests an alternative framework for future research.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
In: Registrare la performance. Testi, modelli, simulacri tra memoria e immaginazione (a cura di Michela Garda ed Eleonora Rocconi), Pavia: Pavia University Press 2016, pp. 49-71, Dec 2016
Il saggio affronta la performance del celebre pianista Arturo Benedetti Michelangeli dal punto di... more Il saggio affronta la performance del celebre pianista Arturo Benedetti Michelangeli dal punto di vista della sua circolazione, e in particolare del suo coinvolgimento in produzioni legate ai diversi media: dai primi dischi 78 giri alle registrazioni digitali e ai CD, dai cortometraggi alle trasmissioni televisive, dalle interviste ai libri che lo riguardano, incluse le rimediazioni del suo suono e della sua immagine, le recenti edizioni complete e le commemorazioni televisive. Nel fare questo il saggio si concentra anche sulla performance della identità di Michelangeli, del suo stile individuale, che include la sua concezione del testo musicale inteso come partitura scritta. In ogni caso, la ‘persona musicale’ di Michelangeli viene discussa in quanto rappresentata attraverso i media. La performance di questa ‘persona mediale’ viene presa in considerazione a più livelli in quanto aspetto del discorso culturale, del quale il saggio partecipa consapevolmente, adottando una procedura ‘immersiva’ rispetto alle pratiche e ai prodotti mediali.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
NUOVE MUSICHE 1 (2016): 71-83 ("Vectoriality/Protension in Post-tonal Music", ed. by Stefano Lombardi Vallauri), Nov 2016
The article examines different uses and meanings of such concepts as “force”, “energy” and “tensi... more The article examines different uses and meanings of such concepts as “force”, “energy” and “tension” within the music-theoretical framework of Energetics (1910-1935). It firstly compares the energetic vocabulary of three main authors – Heinrich Schenker, August Halm and Ernst Kurth – so as to test possible applications even beyond tonal harmony. In this respect, Kurth’s definition and discussion of “formal tension” is striking insofar as it mainly involves so-called “secondary” parameters (register, dynamics, instrumental density, timbre), thus overshadowing the role of melodic construction and harmonic processes – even though tonal harmony is always present in the musical works he analyses (particularly Bruckner’s symphonies). The article also retraces the use of energetic concepts both among Kurth’s followers (Hans Mersmann and Kurt Westphal) and in authors of different German-speaking music-theoretical traditions (Hugo Leichtentritt, Arnold Schoenberg, Erwin Ratz and Theodor W. Adorno) insofar as they are influenced by Energetics. These concepts emerge exclusively in relation to tonal music, with particular emphasis on late-romantic and early-modern symphonic works by Bruckner and Mahler.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
RATM XXI 2 (2015): 79-98 ("Schenker's Formenlehre", ed. by Alessandro Cecchi), Sep 2016
This article examines the position of form and Formenlehre in energetic theories of music emerged... more This article examines the position of form and Formenlehre in energetic theories of music emerged in the first decades of the twentieth century, with particular focus on Kurth and Schenker. Unlike Halm, who rejected the typological perspective of Formenlehre so as to propose an approach to individual works conceived as living organisms, Kurth’s and Schenker’s relation to the Formenlehre changed over time according to their theoretical development. Kurth increasingly distanced himself from the Formenlehre approach during the 1920s, until he unexpectedly proposed a reconciliation in "Musikpsychologie" (1931). Schenker, who did not explicitly reject the Formenlehre perspective until the mid-1920s, later gradually realised that his new approach implied an overturning of that perspective, until he proposed his new Formenlehre in "Der freie Satz" (1935). This article investigates the role of outer form in the meta-theoretical framework of these authors, going on to examine how some of their pupils and followers have supported or subverted their meta-theoretical premises in order to better reconcile with the Formenlehre tradition.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Uploads
Edited Books by Alessandro Cecchi
In questi testi, accompagnati da una selezione di interviste, Angelo Francesco Lavagnino spiega – al pubblico o a interlocutori come Giulietta Masina e Marco Giusti, in modo preciso e professionale, ma anche con tono ironico e scanzonato – in cosa consista il difficile mestiere del musicista cinematografico, una professione che lui stesso contribuì a ridefinire integralmente attraverso una pratica a tutto campo e una meditata riflessione sul rapporto fra suono, musica e immagine.
Il volume, curato da Alessandro Cecchi, è completato da una corposa appendice che comprende la prima filmografia del musicista e tre indici. La copertina è di Daniele Simonelli.
Papers by Alessandro Cecchi
In questi testi, accompagnati da una selezione di interviste, Angelo Francesco Lavagnino spiega – al pubblico o a interlocutori come Giulietta Masina e Marco Giusti, in modo preciso e professionale, ma anche con tono ironico e scanzonato – in cosa consista il difficile mestiere del musicista cinematografico, una professione che lui stesso contribuì a ridefinire integralmente attraverso una pratica a tutto campo e una meditata riflessione sul rapporto fra suono, musica e immagine.
Il volume, curato da Alessandro Cecchi, è completato da una corposa appendice che comprende la prima filmografia del musicista e tre indici. La copertina è di Daniele Simonelli.
Kieler Gesellschaft für Filmmusikforschung
Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali, Cremona (Università di Pavia)
Local Organizing Committee: Alessandro Bratus, Alessandro Cecchi, Maurizio Corbella, Elena Mosconi
Dottorato Interuniversitario "Pegaso" in Storia delle Arti e dello Spettacolo
Comitato scientifico: Alessandro Cecchi, Andrea De Marchi, Andrea Gozzi, Giovanni Pescarmona
Maurizio Corbella (University of Milan) maurizio.corbella@alice.it
Experimentation, Documentation, Censorship: A Joris Ivens’ Industrial Film and the Italian National Broadcasting Television
Around the period of the Italian ‘economic miracle’ (1958-63) documentary and television films became fields of deliberate audio-visual experimentation. A number of industrial films were commissioned to some prominent authors of filmmaking (directors, composers, scriptwriters and graphic artists) in order to legitimate the economic, social and cultural functions played by the companies they referred to. The massive introduction of electroacoustic and avant-garde as well as vernacular folk music idioms is one of the most interesting elements in this scenario. Whereas the first two were often used as sonic extensions of the innovative technological processes illustrated by the films (chemical, mechanical, electronic machinery etc.), the latter functioned as signals of the (especially southern) Italian ancestral rural identities.
All these features can be tracked in the most controversial industrial film of the early 1960s: L’Italia non è un paese povero (1960), a three-part documentary commissioned to Dutch director Joris Ivens by the administrator of the Italian national energy company (ENI) Enrico Mattei, murdered in 1962, to be broadcasted on the Italian national television (RAI). The film was planned to illustrate Mattei’s ambitious economic and industrial vision, through opposing the poverty of some Italian regions to the prosperous future promised by the discovery of oil and gas fields. Mattei’s resorting to a celebrated foreign filmmaker whose radical views were broadly known is at the basis of the censorship affairs that afflicted the film before its broadcasting, which eventually led Ivens to abandon the project. Our paper will point out how Ivens’ experimental ideas about image and sound recording, the TV target of the film and the number of personalities involved in it (Alberto Moravia, the Taviani brothers, Tinto Brass, Valentino Orsini, and composer Gino Marinuzzi jr.) configured the film as an extraordinary sounding board for the complex representational issues underlying Italian economic transformation.
Alessandro Cecchi gained his Ph.D. in musicology at the University of Pavia in Cremona (2007). He has been postdoctoral research fellow at the University of Siena (2008-10) as well as teaching Fundamentals of musical language in the same University (2009-10) and History of music in the Tourism University Campus Lucca (2010-11). His research interests are primarily in music theory and aesthetics in the nineteenth and twentieth centuries, Bruckner’s and Mahler’s symphonies, history of musical and filmic concepts, audio-visual theory. He is currently a research fellow at the University of Turin, working on the role of sound and music in Italian industrial cinema during the 1960s.
Maurizio Corbella is postdoctoral research fellow at the University of Milan. There, he gained his Ph.D. in 2010. He specialized in the role of electro-acoustic music and sound in the Italian cinema of the 1960s and is currently researching the use of musical and sound experimentations in early Italian television. Selected publications include essays on folk-music sources in Nino Rota’s score for The Godfather (Civiltà musicale, 2012), Federico Fellini’s dramaturgy of sound (Music and the Moving Image, 2011), avant-garde music in Italian auteur cinema (Comunicazioni sociali, 2011), electronic music and sci-fi genre (Kaplan, 2011), and the history of early electronic music in Rome (AAA-TAC, 2009).
Since 2007 both authors are members of the academic research group Worlds of Audio Vision (www.worldsofaudiovision.org).
Technological requirements: video projector (audio and VGA connectors); we will use our own laptop PCs.
– – –
Sound design, film music and music editing in general exert a primary function in conveying senses of space and place in audiovisual media. Strategies for connoting space and place in film sound and music vary with cinematic practices across history and according to transnational patterns of negotiation between global and local modes of production. At the same time audiovisual communication, when rich in local connotations, allows insights into specific socio-historical contexts and the documentation of human geographies. This conference aims to bring together scholars interested in mapping geographies of music and sound practices in audiovisual media (e.g. film, television, video games, interactive art). We invite fresh perspectives on film music and sound that are willing to embrace aspects ranging from individual approaches to space and place to collective geographies, also considering industrial trends and intermedia connections. Cultural, ethnographic, historical, analytical, data-driven and aesthetic approaches are welcome, as well as research on industrial and commercial practices.
of the methodologies employed in different fields of music research – from art music to traditional music, from popular music to music in audiovisual communication, from the use of sound in new media to non-musical sound cultures – has clearly revealed the close relationship between the various practices of music analysis and their different epistemological foundations, the latter resting also on specific political and cultural choices [van den Toorn 1996; Scherzinger 2001; Schuijer 2008, Campos-Donin 2009; Guilbault 2014; Earle 2015].