Articoli su rivista by Francesco Rizzo
Perfezione, libertà ed onnipotenza di dio Nel tahāfut al-tahāfut di Ibn rušd, 2023
Perfezione, libertà ed onnipotenza di dio Nel tahāfut al-tahāfut di Ibn rušd, «SOC II, 2023, Stud... more Perfezione, libertà ed onnipotenza di dio Nel tahāfut al-tahāfut di Ibn rušd, «SOC II, 2023, Studi sull'Oriente Cristiano», Edizoni Pheonix., 2023
Bookmarks Related papers MentionsView impact
La ragione è un pegno. Pensare con Filone d’Alessandria, «VRBS I,2022 Studi sulla romanità antica... more La ragione è un pegno. Pensare con Filone d’Alessandria, «VRBS I,2022 Studi sulla romanità antica e tardoantica», Edizoni Pheonix., 2022
L’abbandono della Caldea, il distacco da sé e l’uscita da sé sono le tre tappe principali del pensare Filoniano come itinerario a Dio. Un pensare teso oltre ogni dominio ed oltre ogni parentela, verso una terra ed una discendenza promessa. Se l’emigrazione dalla Caldea ha rappresentato la liberazione dell’anima da una filosofia che divinizza il mondo e nega all’uomo la libertà di scelta, il comando di Dio ad Abramo chiama l’uomo ad un ulteriore e decisa migrazione: dal corpo, dalla sensazione e dalla parola proferita. Questo articolo mostra come, secondo l’esegesi Filoniana, la terra dell’esilio è la molteplicità in cui si divide la terra d’origine, e come la migrazione sia l’atto incoativo di estraniarsi. Abramo, secondo Filone, è posto tra la luce della rivelazione e la luce filosofica, tra la sapienza che è Dio e la sapienza che è coscienza del limite e della potenza. Anche il popolo di Israele, ridotto a modello materiale per l’edificazione delle Sacre Scritture, si trova a regolare tutti sillogismi fino al sillogismo e non viceversa . Dialettico è il percorso di questo articolo, non perché non esclude la dialettica per difendersi confutando, ma più significativamente perché si trova posto in dialessi, quasi straniero, in un hic et nunc involontario, timoroso e tremante nel ritrattare l’origine
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Mosè, maestro dei Greci. Una glossa inattuale negli Stromati di Clemente d'Alessandria, «VRBS II,2022 Studi sulla romanità antica e tardoantica», Edizoni Pheonix., 2022
Questo articolo potrebbe sembrare una distrazione pensata dal galateo della ragione. Una lice... more Questo articolo potrebbe sembrare una distrazione pensata dal galateo della ragione. Una licenza ironicamente libertina di un attuale conformismo della profonda parentela delle idee correnti e delle idee contro-correnti, tutte graziosamente pensanti perché lusingate dalla trincea cosmica del loro ammasso. Clemente sostiene che il compito di chi possiede la verità è di propagarla, ma nello stesso tempo è necessaria prudenza e discernimento, poiché la verità è come un santo mistero da non gettare in pasto indiscriminatamente ai profani e ai malevoli: di qui l'apparente oscurità degli Stromati. L’alessandrino userà i migliori metodi della filosofia greca, la quale in se stessa non è contraria alla fede.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Editing redazionale by Francesco Rizzo
Manifestazioni spirituali nell'Islam. [Editing redazionale OSM], 2021
In questa Antologia sono racchiusi i testi fondanti della più importante corrente spirituale in s... more In questa Antologia sono racchiusi i testi fondanti della più importante corrente spirituale in seno all’Islam, il Sufismo. Attraverso le parole dei Sufi stessi e la loro instancabile ricerca del Divino, il lettore potrà “gustare” in prima persona le esperienze e la saggezza di questi asceti e mistici vissuti tra il I/VII e il III/IX secolo. Alcune brevi introduzioni storiche permetteranno di immergersi nel contesto politico-religioso del tempo, mentre un ampio apparato di commenti, note e osservazioni semantico-filologiche offriranno diverse chiavi di lettura di questi testi, spesso spiritualmente e linguisticamente densi. Fondamento di questa Antologia è la volontà di mostrare quanto i valori costituitivi dell’esperienza Sufi siano condivisi dalle religioni abramitiche e non solo, e la loro attualità e vitalità. Un cammino nelle profondità interiori e nelle altezze divine della mistica del dialogo, sperando di aggiungere così un tassello a quella necessità di “ecumenismo mondiale” e di “fraternità universale” auspicata di recente da due riferimenti religiosi come Papa Francesco e l’Imam di al-Azhar Ahmad al-Tayyeb.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Scienza, arte e cultura nella Sicilia Normanna. [Editing redazionale OSM], 2021
La Sicilia di età normanna è un ambito storico capace di attirare incessantemente l’attenzione di... more La Sicilia di età normanna è un ambito storico capace di attirare incessantemente l’attenzione di studiosi delle più svariate discipline nello sforzo di offrire un continuo e dialettico arricchimento di saperi e conoscenze su un periodo tra i più fortunati della millenaria storia dell’isola. Il modo più adeguato di studiare la Sicilia dei secoli XI e soprattutto XII deve però fondarsi sulla consapevolezza che sotto la dominazione normanna l’isola è stata un formidabile catalizzatore di apporti culturali molteplici che non possono risaltare in tutte le loro valenze impiegando un’ottica incentrata rigidamente sull’isola e sulla sua pretesa unicità, ma solo perseguendo un processo di ricerca comparativo che riesca a evidenziare origine e diffusione dei vari apporti culturali, spaziando attraverso il Mediterraneo e le sue culture, in particolare quella islamica. Solo così possono liberamente affiorare flussi di competenze e saperi, in ambito scientifico, artistico e, in generale, culturale, paragonabili a quelle acque vivificatrici, rappresentazione metaforica della creazione e, indirettamente, della potenza creativa del sapere, che ricorrono con frequenza in vari contesti.
AIUTIAMO L'OFFICINA DI STUDI MEDIEVALI A CRESCERE
Ecco il link per prenotare il libro!
https://www.amazon.it/Scienza-cultura-Sicilia-normanna-bilingue/dp/8864851364/ref=sr_1_1?crid=202HDDPQKXWXE&keywords=scienza+arte+cultura+normanna&qid=1645612153&sprefix=scienza+ar%2Caps%2C187&sr=8-1
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Thesis by Francesco Rizzo
Filone d’Alessandria, Ibn Rušd e Giustino Martire: lo spazio di una palinodia., 2021
Dialettici sono i tre percorsi per i quali procede questa tesi, non perché non escludono la diale... more Dialettici sono i tre percorsi per i quali procede questa tesi, non perché non escludono la dialettica per difendersi confutando, ma più significativamente perché si trovano posti di fronte in dialessi quasi stranieri, in un hic et nunc involontario, timorosi e tremanti nel ritrattare l’origine. Se i primi due passi sono mossi da una dynamis procedente dal fondamento che talvolta si fa hybris davanti alla koinonia dell’esistente, il terzo riceve cominciamento e sostanza dal groviglio del cuore umano. Alessandro Musco a principio del suo celebre scritto Pensiero Medievale e Medioevo per differenza sosteneva che ripercorrere il pensiero e la storia medievale, da un punto di vista filosofico, potrebbe indurre in anticipo, a lasciare il medioevo a sé stesso, a lasciarlo cioè alla sua dislocazione storica come ciò che sta a fare, bene o male, coerentemente o incoerentemente, da vincolo tra l’antico e il moderno, figlio e genitore ad un tempo di quell’età dell’uomo che, essendo aulica età del pensare, sembra che non debba avere scansione nel tempo. Continua ironicamente tuonando contro un certo pensare che vorrebbe ridurre ogni dialessi immediatamente ai suoi lasciti ed alle sue eredità. Nella fattispecie, di quel calderone che chiamiamo medioevo, qualsiasi giudizio che tenti di essere onnicomprensivo lo sarebbe solo a patto di mitizzare o demitizzare, per accogliere o rifiutare, appena dieci secoli di storia. Ma la conditio di medievalità come ci ricorda Giuseppe Roccaro in "Aporia della contemporaneità e medievalità" non appartiene ad un tempo particolare ma ad ogni tempo che nel pensare si faccia rintracciare e determinare nel discorso. Le immagini storiche si inseguono nella mente e il pensare (tentato) le contempla, ne cerca la scansione secondo i tempi per trovare un principio di ordine e un criterio di giudizio. Erra il pensare vincolato appena ad immagini, sfuggenti per essenza, provando la sua libertà (quasi un senso di libertà) nell’inconcludenza dei suoi tentativi.
«Le immagini conducono il pensare per i labirinti del contemporaneo e lo espongono all’epoché –forse tragica– del principio, storicamente dato, di ogni ordinamento: la sospensione del principio determinato come di non contraddizione precipita il pensare negli abissi della possibilità non più legata ai tempi ordinati secondo il prima e il dopo (il numero e il movimento)»
Le immagini che fanno da controcanto a ciò che storico non è possono essere ben rappresentate dal Kairos di senso nel domandare interiore che Alice oppone a sé stessa all’inizio del suo viaggio: senza immagini o dialogo può essere utile un libro quale registrazione ordinata di appunti e notazione scritta di eventi? Nella diaspora assoluta causa di straniamento e conseguenza dell’eterotopia di ogni contemporaneità siamo dunque portati a chiederci come Alice “Which way? Which way?”, e nel moltiplicarsi di questo labirinto, la contemporaneità è la qualità stessa dello straniamento secondo l’eterotopia. Se volessimo porre in termini ufficialissimi lo status quaestionis di questa mia fatica potremmo esprimerlo come il tentativo di dimostrare il concetto di medievalità europea come prodotto di un fronteggiarsi incoativo con una sapienza straniera (orientale), nient’affatto accidentale alla sua verità.
Dimostreremo attraverso i tre percorsi che mediano tra la sapienza storicamente data (qual è il messaggio della sapienza orientale per sé senza Mosè, Cristo e Maometto) e la sapienza della storia (l’Esodo, l’Incarnazione e l’Egira), che la sapienza non ha né luogo né tempo, «perché il luogo e il tempo della sapienza sono eterotopicamente il mistero».
Se il lettore trovasse incompiuti i percorsi, oscuri i sentieri, incerti i passi, si accompagni al ricercare, teso oltre ogni mediocre conformarsi, e ardisca dal non preservarsi dall’errare e rinvenirsi in aporia.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Sapienza e mediazione: pensare con Filone di Alessandria, 2020
Quali sono state le intenzioni che hanno spinto il nostro autore a faticare per la creazione di q... more Quali sono state le intenzioni che hanno spinto il nostro autore a faticare per la creazione di questo trattato? Stoicheggiante è la veemenza con cui Filone dichiara che ogni passione è inconciliabile con la maestà di Dio: per questo egli protesta contro l'interpretazione letterale della Sacra Scrittura, che usa espressioni antropomorfiche solo per ragioni pedagogiche. Filone pensa che la Bibbia sia una fonte inesauribile di conoscenza e sapienza e che abbia il compito di illuminare la vita umana, la quale, senza suddetta sapienza creatrice, sarebbe vuota e indegna di essere vissuta.
E allora che cosa ci dice essenzialmente il De Somniis? perché tanto faticare sul concetto di sogno da parte del nostro autore? “Non sopravvalutare la passione e non farti prendere o guidare da essa”, tuona l’Alessandrino.
Attraverso l’interpretazione dei vari sogni, infatti, è possibile esperire il sentimento trascendente che anima da sempre l’uomo di ogni tempo. Da questo trattato appare con chiarezza ciò che Filone intende col termine “trascendere”: in senso proprio significa conoscere la realtà, coglierne i limiti e riportala alle sue cause originali. Perché l’uomo agisce? Perché desidera? Perché abusa del desiderio? Perché non sa fermarsi davanti all’opera sua? Perché capisce di essere nel torto? Perché sa di essere per sé o contro di sé?
È possibile notare talvolta in Filone una certa contraddizione fra la concezione delle passioni sviluppata in certi passi e la normale valutazione che di solito egli ne dà, quasi sempre nettamente negativa. È in gioco infatti in questi passi l’ambiguità tra la passione come istinto psicologico e la passione come elemento etico: nel primo caso essa può ritenersi positiva, perché fa parte della struttura naturale dell’uomo, nel secondo invece è negativa perché si oppone alla ragione. Basti ricordare come la passione più grande, l’esperienza suprema, per Filone sia la ricerca di Dio. Filone in questo trattato non tematizza i sensi in quanto tali, ma li presenta come ostacoli da superare e di cui liberarsi grazie alla migrazione verso Dio.
Se l’oggetto della sua riflessione nel De Somniis fossero i sensi o l’esperienza sensibile, si giungerebbe all’assurda conclusione che la vita basata sui sensi è superiore a quella fondata sulla scienza caldaica, la quale, per quanto decettiva ed errata nelle sue conclusioni, è pur sempre frutto di un’attività intellettuale di ordine spirituale. L’Alessandrino invece vuole dirci che il rientrare in sé non può che seguire la via obbligata imposta alla costituzione dell’uomo: dunque per mezzo dei sensi ma uscendo da essi. Questa via è duplice, somatica all’esterno e psichica all’interno.
Ora, chi rientra in sé incontrerà, nell’ordine, prima il corpo e i sensi e poi l’intelletto. Ma il processo di interiorizzazione, come abbiamo visto, quando l’uomo ha in sé una pre-disposizione alla contemplazione, avviene per via naturale e avviene anche quando è ancora chiuso nelle caverne corporee, perché ben presto l’uomo (anche grazie all’aiuto straordinario di Dio attraverso sogni premonitori) riuscirà a cogliere i limiti dei sensi e sarà portato a trascenderli.
Ma dunque il sentire è del corpo o dell’anima? L’errore non è mai nella sensazione ma nel giudizio. La sensazione vuole sé stessa, né più né meno. Non sa di volersi, vuole e basta. La sensazione è assoluto conoscere; in essa senziente e sentito si adeguano perfettamente. Il sentire è indizio di una realtà che non è oggetto dei sensi. Intelletto e sensazione sono educatori inseparabili nel De Somniis, ma si potrebbe dire in tutta l’opera filoniana. Tuttavia, colui che arriva al luogo di Dio nella sua vita non potrà vedere Dio nella sua essenza, ma soltanto intravederlo da lontano. Per questo Dio invia i suoi discorsi per comunicare con gli uomini, parole salvatrici che soccorrono gli amici della virtù: infatti, in questo senso la sapienza divina è il canale privilegiato per arrivare a Dio.
Il logos è ontologicamente immagine di Dio e modello delle cose create, in quanto parola tradotta in atto senza soluzione di continuità: poiché il tempo non esiste rispetto a Dio, nessuna discontinuità potrebbe darsi.
Quanti vogliono capire il mondo invisibile, sono guidati dallo spettacolo del mondo visibile. Devono essere guidati dal mondo visibile nella sua forma più evidente di elementarità ontica, giacché ciò che non è chiaro sul piano dell’immagine difficilmente sarà assumibile come verità intellettuale. Il viaggio verso Haran è la fatica di conoscere sé stessi, dall'indagine sulla natura - la Caldea - all'investigazione dei sensi: questo è ciò che gli Ebrei chiamano Tare e i greci Socrate. Tare ha avuto modo solo di annusare la virtù, poiché il suo nome significa "riconoscimento dell'odore", "olfatto". Il simbolo che rappresenta il concetto di "conoscere sé stessi" è un albero ben cresciuto per gli amanti della virtù che prima raccolgono il frutto della conoscenza sensibile e poi si rivolgono a un oggetto superiore di contemplazione, lasciando dietro di sé Haran, cioè la percezione.
Grazie alla Bibbia ed al suo contenuto universale di verità secondo Filone è possibile distinguere le argomentazioni vere dalle false e, confutando le verosimiglianze sofistiche, guarire da quella grave piaga dell’anima che è l’inganno. Attraverso la sapienza Divina mediata dal logos biblico è possibile per l’uomo capire ciò che è essenziale e ciò che non lo è. Tutte le storie sono vere. È utile prendere familiarità con tutte le storie dell’uomo sull’uomo, facendone il proprio banco di prova, perché può darsi, può darsi davvero -come è accaduto a molti- che per il tramite di storie soggette alla storia, si giunga in stretto contatto con la storia sovrana, più comunemente chiamata “verità”: la verità per Filone è una storia di cui ci si prende cura. Filone sostiene che solo ciò che ha un'evidenza immediata può essere ammesso come vero, cosicché va oltre tutta la tradizione.
Quando la mente attraverso le cose sensibili tende ad elevarsi a contemplazioni intellettuali, sono assolutamente più preziosi i trasbordi più chiari dei sensi, i discorsi più limpidi, le visioni più evidenti. Giacché se non sono evidenti le cose che stanno davanti ai sensi, neppure essi potranno porre bene davanti alla mente le cose sensibili. Interpretare non significa modificare le Sacre Scritture, ma significa amarle, conoscerle, coltivarle: insomma continuare quel processo creativo in relazione al principio che comunemente chiamiamo amore per il sapere. È necessario per lui partire dall'ordine del mondo, dalla contingenza delle parti, che suppone la contingenza del tutto, fino alla necessità di una causa attiva. La parola della rivelazione è vista, non viene ascoltata la voce di Dio, ma è rivelazione all'occhio dell'anima.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Kauffman lettore di Wittgenstein: l'unità base di una biologia generale, 2017
Le proprietà globali di un agente autonomo non sono riducibili all’analisi degli elementi cosi d... more Le proprietà globali di un agente autonomo non sono riducibili all’analisi degli elementi cosi detti semplici. Tale idea supera la legge dell’entropia ed in qualche modo la rovescia: la freccia del tempo non va verso la dissipazione e l’equilibrio, ma, al contrario, è la moltiplicazione delle rotture dall’equilibrio, che generano energia utile, lavoro propagante, strutture e diversificazione che si espande. Non un lento e progressivo raggiungimento dell’equilibrio termico (così come la legge dell’entropia lascia intuire), ma un progressivo allontanarsi dall’equilibrio attraverso la diversificazione e la differenziazione, è ciò che guida l’evoluzione della biosfera del cosmo. Ciò che effettivamente vediamo sono continue rotture dell’equilibrio, non una brutale dissipazione dei singoli agenti. E’ vero, quindi, come spiega la legge entropica, che tutti i processi tendono all’equilibrio termodinamico, tuttavia quest’ultimo è una fase momentanea, fugace, esterna a ciò che permane nella biosfera. L’essere in vita che nella sua storicità coglie la sua desiderabile fine, estende in qualche modo tale processo a tutto ciò che condivide con sé la vita, e con essa un modo univoco di darsi nell’ordine, ed il suo univoco destino; un giudizio del genere potrebbe essere dato soltanto fuori dalla stessa biomassa conosciuta. La Biosfera è il progressivo allontanamento da questo equilibrio, la continua pretesa organizzante nella ricerca di spostamenti dell’equilibrio dai quali estrarre lavoro. La direzione-fine verso cui tende è intrinsecamente creativa, nella misura in cui è alla continua ricerca di spostamenti dall’equilibrio dai quali estrarre lavoro. In breve, l’universo, nel suo continuo divenire è più vasto di tutti i nostri sogni e di tutti quelli che potremmo mai fare. Che ruolo ha la storia in tutto questo? Se la biosfera si sta arrangiando da sola, cioè si sta arrabattando, exattando, sta creando e distruggendo modi di procurarsi da vivere, è allora necessario, dice Kauffman, che gli Agenti autonomi debbano essere descritti da una scienza storica capace di rappresentare i modi attraverso i quali la biosfera si propaga exattativamente, esplorando il possibile adiacente: cioè l’insieme delle specie molecolari di una biosfera che ancora non esistono, ma a cui si accede attraverso un singolo cambiamento evolutivo. L’adiacente possibile, in altri termini, è l’insieme degli stati potenziali di una biosfera che distano solo un passo da ciò che di volta in volta è reale(…) l’evoluzione di sistemi complessi è il risultato dell’interazione dell’elemento strutturale interno con l’elemento storico.
In buona sostanza possiamo descrivere solamente le strutture escluse che sono già state verificate, ma non quale fenomeno di exaptation non si verificherà. I racconti non sono solo rilevanti, ma danno e riguardano i modi ed il senso in cui ci raccontiamo, più o meno autonomamente, che cosa è accaduto, per cercare di comprendere la portata semantica della vita. La nostra incapacità, dataci dall’essere appunto in-vita e non “la vita”, non ci permette di predefinire lo spazio delle configurazioni di una biosfera. La scienza, in questo caso, pur restando un luogo di leggi naturali, è un centro di ricerca di racconti e contingenze storiche. La domanda circa la prevedibilità del processo storico ottiene con Kauffman una risposta diversa rispetto alle precedenti. L’exaptation potrebbe benissimo rappresentare un aumento della complessità nel sistema, ma l’aumento non sarebbe derivabile dagli stati precedenti (…) uno strutturalismo dissidente non porterebbe a nulla, considerando che le leggi di autoriproduzione di ordine, sono certamente astoriche, ma emergono storicamente dentro sistemi complessi non riducibili a leggi imposte in qualche modo dall’esterno. La storia non può intaccare la prevedibilità degli schemi “ordini statici” dei vari agenti, che di deriva in deriva a lungo andare fanno emergere nuove regolarità; tuttavia non è possibile per motivi spiegati pocanzi, prevedere lo spazio delle possibili configurazioni. Non sarebbe dominabile, proprio perché, noi possiamo descrivere solamente le strutture escluse che sono già state verificate, ma non quale fenomeno di exaptation non si verificherà. Storia come attrito di contingenza al reale, dono che dona intellegibilità e certezza.
Palermo, 2017
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Un Καιρός per pensare: metafisica del principio. by Francesco Rizzo
Rivelatività dell'irrelativo. Dialogo immaginario tra Roberto Grossatesta e Duns Scoto., 2021
Qui si dice che le trasgressioni logiche sono quanto mai necessarie per rendere manifesto tutto c... more Qui si dice che le trasgressioni logiche sono quanto mai necessarie per rendere manifesto tutto ciò che il discorso logico occulta e nasconde.
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Tra le cose corporee un esempio manifestissimo della Trinità è il fuoco, o luce, che necessariamente genera da sé splendore e queste due cose si compenetrano di mutuo fervore.
ROBERTO GROSSATESTA
I filosofi sostengono la perfezione della natura e negano la perfezione soprannaturale; i teologi, al contrario, conoscono il difetto della natura, la necessità della grazia e la perfezione soprannaturale.
DUNS SCOTO
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Gutta cavat lapidem non vi, sed saepe cadendo. Raimondo Lullo lettore di San Bonaventura., 2021
Qui si dice che le trasgressioni logiche sono quanto mai necessarie per rendere manifesto tutto c... more Qui si dice che le trasgressioni logiche sono quanto mai necessarie per rendere manifesto tutto ciò che il discorso logico occulta e nasconde.
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Nessun segno, nessun pianeta opera il male per sua qualità propria, poiché provengono dal bene e il bene e il male si oppongono l'un l'altro. Tuttavia, per accidente, secondo gli ordinamenti che vigono nelle cose inferiori, un medesimo pianeta può produrre il bene o il male per sua qualità propria.
RAIMONDO LULLO
Il sentimento penetra là dove l'intelligenza non arriva. L’uomo accecato e avvilito siede nelle tenebre e non riesce a vedere la luce celeste se non lo soccorre la grazia con la giustizia contro la concupiscenza e la scienza congiunta alla sapienza contro l’ignoranza.
SAN BONAVENTURA DA BAGNOREGIO
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Abitare Ninive; Filone d'Alessandria, Ibn Rušd e Giustino Martire: lo spazio di una palinodia., 2021
Qui si dice che le trasgressioni logiche sono quanto mai necessarie per rendere manifesto tutto c... more Qui si dice che le trasgressioni logiche sono quanto mai necessarie per rendere manifesto tutto ciò che il discorso logico occulta e nasconde.
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Le speculazioni dimostrative della filosofia non possono arrivare a contraddire il contenuto della Legge, perché la verità non può mettersi in conflitto con la verità, ma al contrario è in accordo con essa e le rende testimonianza. Che questa sia la situazione effettiva risulta dal fatto che, quando una speculazione dimostrativa porta alla conoscenza di qualcosa di reale, le sole alternative possibili sono le seguenti: o la Legge non dice nulla al riguardo oppure dice qualcosa. Se non dice nulla, non ci può essere nessuna contraddizione. Se dice qualcosa, allora l'espressione esterna o concorda con ciò che è detto della speculazione dimostrativa o la contraddice. Se la contraddice allora diviene necessaria una interpretazione. Questa ha per scopo di ricavare il significato profondo di ciò che la parola della Legge esprime in modo figurato.
AVERROÈ
Abbiamo appreso che Cristo è il primogenito di Dio, e abbiamo ricordato che è il Lógos, di cui partecipa tutto il genere umano. Coloro che hanno vissuto secondo il Lógos sono cristiani, anche se sono stati considerati atei, come, tra i Greci, Socrate ed Eraclito, e altri simili […]. Di conseguenza, coloro che hanno vissuto prima di Cristo, ma non secondo il Lógos, sono stati malvagi, nemici di Cristo e assassini di quelli che vivevano secondo il Lógos; al contrario, quelli che hanno vissuto e vivono secondo il Lógos sono cristiani, non soggetti a paure e turbamenti.
GIUSTINO MARTIRE
Di fatto, ciò che è fatto è simile a chi lo fa.
FILONE D'ALESSANDRIA
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Il mistero del processo: Carnelutti e Satta allo specchio., 2021
Qui si dice che le trasgressioni logiche sono quanto mai necessarie per rendere manifesto tutto c... more Qui si dice che le trasgressioni logiche sono quanto mai necessarie per rendere manifesto tutto ciò che il discorso logico occulta e nasconde.
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Vi sono liti le quali tollerano meglio la soluzione ingiusta, perché esigono più intensamente la soluzione rapida e viceversa.
FRANCESCO CARNELUTTI
Non c'è niente di più profondo di ciò che appare in superficie.
HEGEL
La giusta comprensione di una cosa e la incomprensione della stessa cosa non si escludono.
KAFKA
Il processo è l'unica speranza che resta all'obbligato o all'imputato per sfuggire alle sue responsabilità.
SALVATORE SATTA
Bookmarks Related papers MentionsView impact
«Faticare con l'anima, contemplare con il corpo» F. Battiato lettore di Ibn Ḥamdīs (ابن حمديس), 2021
Qui si dice che le trasgressioni logiche sono quanto mai necessarie per rendere manifesto tutto c... more Qui si dice che le trasgressioni logiche sono quanto mai necessarie per rendere manifesto tutto ciò che il discorso logico occulta e nasconde.
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Ricordo la Sicilia, e il dolore ne suscita nell’anima il ricordo.
Un luogo di giovanili follie ora deserto, animato un dì dal fiore dei nobili ingegni.
Se sono stato cacciato da un Paradiso, come posso darne notizia?
Se non fosse l’amarezza delle lacrime, le crederei i fiumi di quel paradiso.
IBN ḤAMDĪS
[...] Le religioni non sono in competizione tra loro. Ho una mia spiritualità, una mia ricerca dell’ascesi. Sono un uomo religioso e basta. [...] Se una religione è violenta, capisco che c’è qualcosa che non va. Ad esempio preferisco l’Islam dei mistici sufi all’integralismo. [...] Alla fine del viaggio non conteranno le nostre opere, ma quanto e se abbiamo amato.
FRANCO BATTIATO
Bookmarks Related papers MentionsView impact
«Autorità e Libertà» M.F. Sciacca e L. Sturzo a confronto., 2021
Qui si dice che le trasgressioni logiche sono quanto mai necessarie per rendere manifesto tutto c... more Qui si dice che le trasgressioni logiche sono quanto mai necessarie per rendere manifesto tutto ciò che il discorso logico occulta e nasconde.
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Fra coloro che amano la libertà per convinzione e coloro che amano la libertà a parole vi è una divergenza sostanziale: i primi sono convinti che la libertà rimedia ai mali che può produrre, perché al tempo stesso eccita energie nuove, spinge alla formazione di libere associazioni, sviluppa contrasti politici e sociali dai quali derivano i necessari assestamenti; gli altri, invece, hanno paura della libertà e cercano sempre il modo di imbrigliarla con una continua e crescente legislazione e con un'azione politica vincolatrice, che finiscono per soffocarla.
L. STURZO, Politica di questi anni, Zanichelli, Bologna 1957-1959.
Una dottrina non è vera perché attuale, ma è attuale perché vera: cioè perché suscettibile di ulteriori approfondimenti e di soluzioni più comprensive, aperte ad altri approfondimenti[…]
M.F.SCIACCA, Interpretazioni rosminiane, Marzorati, Milano 1958.
Chi ha fede muove le montagne; chi ha fede fa proseliti; chi ha fede vince le battaglie.
L. STURZO, Discorso di Torino, 20 dicembre, Il Partito popolare italiano, 1922.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
“La selezione artificiale" Primo Levi e Charles Darwin a confronto, 2021
Qui si dice che le trasgressioni logiche sono quanto mai necessarie per rendere manifesto tutto... more Qui si dice che le trasgressioni logiche sono quanto mai necessarie per rendere manifesto tutto ciò che il discorso logico occulta e nasconde.
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
«È ingenuo, assurdo e storicamente falso ritenere che un sistema infero, qual era il nazionalsocialismo, santifichi le sue vittime: al contrario, esso le degrada, le assimila a sé, e ciò tanto più quanto più esse sono disponibili, bianche, prive di un’ossatura politica o morale. Da molti segni, pare che sia giunto il tempo di esplorare lo spazio che separa (non solo nei Lager nazisti!) le vittime dai persecutori, e di farlo con mano più leggera, e con spirito meno torbido, di quanto non si sia fatto ad esempio in alcuni film. Solo una retorica schematica può sostenere che quello spazio sia vuoto: non lo è mai, è costellato di figure turpi o patetiche (a volte posseggono le due qualità ad un tempo), che è indispensabile conoscere se vogliamo conoscere la specie umana […]»
P. LEVI, La zona grigia, in "I sommersi e i salvati", Torino, Einaudi, 1991.
«Un altro argomento a favore dell'esistenza di Dio, connesso con la ragione più che col sentimento, e a mio avviso molto importante, è l'estrema difficoltà, l'impossibilità quasi, di concepire l'universo, immenso e meraviglioso, e l'uomo, con la sua capacità di guardare verso il passato e verso il futuro, come il risultato di un mero caso o di una cieca necessità. Questo pensiero mi costringe a ricorrere a una Causa Prima dotata di un'intelligenza in certo modo analoga a quella dell'uomo; e mi merito così l'appellativo di teista. Questa conclusione, a quanto ricordo, era ben radicata nella mia mente al tempo in cui scrissi l'Origine delle specie; ma in seguito, dopo molti alti e bassi, si è gradualmente indebolita.»
C. DARWIN, Autobiografia 1809-1882, traduzione di Luciana Fratini, Einaudi, Torino, 1964.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
“La domanda irrazionale" Pirandello e Wittgenstein a confronto., 2021
Qui si dice che le trasgressioni logiche sono quanto mai necessarie per rendere manifesto tutto c... more Qui si dice che le trasgressioni logiche sono quanto mai necessarie per rendere manifesto tutto ciò che il discorso logico occulta e nasconde.
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Nessun nome. Nessun ricordo oggi del nome di ieri; del nome d'oggi, domani. Se il nome è la cosa; se un nome è in noi il concetto d'ogni cosa posta fuori di noi; e senza un nome non si ha il concetto, e la cosa resta in noi come cieca, non distinta e non definita; ebbene, questo che portai tra gli uomini ciascuno lo incida, epigrafe funeraria, sulla fronte di quella immagine con cui gli apparvi, e la lasci in pace e non ne parli più. Non è altro che questo, epigrafe funeraria, un nome. Conviene ai morti. A chi ha concluso. Io sono vivo e non concludo. La vita non conclude. E non sa di nomi, la vita. Quest'albero, respiro trèmulo di foglie nuove. Sono quest'albero. Albero, nuvola; domani libro o vento: il libro che leggo, il vento che bevo. Tutto fuori, vagabondo. [...] Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane. Io no l'ho più questo bisogno; perché muoio ogni attimo, io e rinasco nuovo e senza ricordi: vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori.
L. PIRANDELLO, Uno nessuno e centomila, È la pagina che conclude il romanzo
6.5 D'una risposta che non si può formulare non può formularsi neppure la domanda. L'enigma non v'è. Se una domanda può porsi, può anche avere una risposta. 6.51 Lo scetticismo è non inconfutabile, ma apertamente insensato, se vuol mettere in dubbio ove non si può domandare. Ché dubbio può sussistere solo ove sussista una domanda; domanda, solo ove sussista una risposta; risposta, solo ove qualcosa possa essere detto.
L.WITTGENSTEIN, Tractatus logico-philosophicus, 6.5-6.51
Ag.-Ma non ritieni che altro è parlare ed altro è insegnare? Ad.-Certamente. Se fossero il medesimo concetto, non s'insegnerebbe se non parlando. Al contrario si insegnano molte cose con altri segni oltre che le parole, quindi non si può dubitare della differenza. Ag.-E insegnare e significare non differiscono affatto o differiscono per qualche aspetto? Ad-Secondo me non differiscono. Ag.-Non si dice logicamete che si usano segni per insegnare? Ad.-Certamente. Ag.-E si potrà confutare sulla base del principio suddetto chi dicesse che si insegna per usare segni? Ad.-Sì. Ag.-Se dunque si usano segni per insegnare e non si insegna per usare segni, altro è insegnare ed altro significare. Ad.-Giusto; ed io non ho risposto rettamente dicendo che si identificano.
AGOSTINO D'IPPONA, De Magistro, 10, 29-30
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Su una scoperta secondo la quale ogni nuova critica della ragion pura sarebbe resa superflua da una più antica., 2021
Qui si dice che le trasgressioni logiche sono quanto mai necessarie per rendere manifesto tutto c... more Qui si dice che le trasgressioni logiche sono quanto mai necessarie per rendere manifesto tutto ciò che il discorso logico occulta e nasconde.
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Alma mater fiumi in piena
lungo il viaggio una sirena,
era notte luna piena,
una donna di frontiera.
Taci salice piangente
dalle risa senza fiato
se capire cosa siamo,
pare compito copiato.
Ali spesse chiavi in mano,
sorge bene la clessidra
Dalí, Seneca e Tiziano
sotto i classici di Fibra.
Una Verità cercata
dagli atlanti alla cartina
s’era vecchio il vino buono
è più vecchia la cantina!
Ci sono troppe parole
chiuse per comizio
un'altra versione
dello stesso vizio,
come la television
e riproduce il bingo
come suole la virtù
è madre dell’inizio!
Esci dalla tua versione
ti ripeto il trucco
è solo la convinzione
regina del giusto,
una doppia implicazione
distruggiamo tutto?
è solo un'altra opinione
fedele al suo dubbio!
Eredità in viaggio,
un gruppo siamo in due:
il vero me che tace
e quello falso pure,
il fumo esce piano
insieme alle paure
castelli di certezza
ma senza fognature.
La notte non ti aspetta
ma ti viene a chiamare,
la verità sbagliata
la devi conservare.
Volevo un po’ fermarmi
ma senza mai finire
la verità ha cent’anni
ed esce dall’ovile.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Cusano e Bruno. La potenza dell'origine., 2021
Qui si dice che le trasgressioni logiche sono quanto mai necessarie per rendere manifesto tutto c... more Qui si dice che le trasgressioni logiche sono quanto mai necessarie per rendere manifesto tutto ciò che il discorso logico occulta e nasconde.
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Chi potrà ritenere che gli strumenti dianomisurazioni esatte dal momento che il fluire dellecose non mantiene un identico ritmo ed untermine non si mantiene mai alla stessa distanzadall'altro?-Nessuna cosa è absolutamente mala; perché lavipera non è mortale e tossicosa a la vipera; né ildrago, il leone, l'orso a l'orso, al leone, al drago;ma ogni cosa è mala rispetto di qualch'altro.-Colui che vede in se stesso tutte le cose èaltempo stesso tutte le cose.
GIORDANO BRUNO
La verità non ha né gradi, né in più né in meno, econsiste in qualcosa di indivisibile. [...] Perciòl'intelletto, che non è la verità, non riesce mai acomprenderla in maniera tanto precisa da nonpoterla comprendere in modo più preciso,all'infinito; [...] ha con la verità un rapporto simile aquello del poligono col circolo: il poligono inscritto,quanti più angoli avrà, tanto più risulterà simile alcircolo, ma non si renderà mai uguale ad esso,anche se moltiplicherà all'infinito i propri angoli, ameno che non si risolva in identità col circolo.-Tutti coloro che ricercano, giudicano le coseincerte comparandole e proporzionandole con unpresupposto che sia certo.
NICCOLÒ CUSANO
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Manifesto, 2021
Qui si dice che le trasgressioni logiche sono quanto mai necessarie per rendere manifesto tutto c... more Qui si dice che le trasgressioni logiche sono quanto mai necessarie per rendere manifesto tutto ciò che il discorso logico occulta e nasconde.
Non v’è storia senza miti, senza miti non v’è uomo. L’uomo senza miti sarebbe come un ciuffo di papaveri nel deserto roccioso. Tutte le epoche, nelle quali sotto qualsiasi forma domina la Πίστις, sono rincuoranti, splendide e profonde per i contemporanei e per i posteri; e per contro, tutte le epoche nelle quali la miscredenza in qualsiasi forma ottiene una misera vittoria, ancorché possano per un momento pavoneggiarsi di un apparente splendore, spariscono nel ricordo dei posteri, perché nessuno si tormenta volentieri nella conoscenza di ciò che è sterile, come scriveva Goethe. Il mito ha sempre avuto nelle e dalle origini sostanza sociale. Sì, sostanza, non funzione. Diciamo sostanza perché il sociale del mito non è ciò che lo giustifica o lo chiarisce, ma ciò che lo fa essere. Un atto fondante che, a sua volta, ha avuto il suo fondamento nel mostrare e non nel raccontare. L’ambito del mito appartiene al mostrare più che al raccontare.
Da quando il mito è diventato parola scritta è divenuto oggetto da interpretare a dispetto del suo sopravvivere come cosa indicibile presso i popoli senza scrittura, tra i quali continua a vivere con tutta la forza aggregatrice del mostrare. La parola che lo fa conoscere lo dissolve nella sua identità: esso diventa il fatto che ha perduto l’atto che lo pose in essere. La ragione che spiega l’intuizione è sempre la ragione del tempo del dopo. Il mito che ignora la ragione razionalizzante è il tempo del non ancora: il tempo senza tempo che contiene tutti i tempi, quelli dell’origine e della fine.
Il tempo del mito si conosce solo con atto intuitivo e non discorsivo; anche se è la discorsività che lo rivela. Il tempo del mito è quel tempo che sostanzia infatti i miti della ragione che forgia, ad esempio quello di una scienza e di una tecnica fasciandole del prestito di un futuro poter tutto. La vicenda umana corre dal mito al mito non dalla ragione alla ragione senza miti: il mito irrazionale viene costantemente ritrattato dal mito della ragione che lo riveste con i suoi limiti categorizzanti dalla potenza della logica, ma che inaridisce e desertifica lo spazio umano della creatività e soprattutto quello immaginifico del mitizzare che fonde insieme presente e futuro, realtà di fatti e profilo di atti, o in una parola, la storia ideata, ideale e idealizzata.
A Nunzio Incardona,
dal più umile e riconoscente
dei suoi Scolari
…hosàytos e non…
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Hosàytos - Incontri, Iniziative, Corsi by Francesco Rizzo
Liberazione, Memoria, Pace, 2022
"Dove c'è musica non può esserci nulla di cattivo"
Questo giorno della memoria all'insegna de... more "Dove c'è musica non può esserci nulla di cattivo"
Questo giorno della memoria all'insegna del suono vuole ricordare la liberazione Italiana dal Nazifascismo, e da ogni forma di guerra che mette l'uomo contro l'uomo. Questo concetto è espresso bene dalle parole di un breve Midrash. Racconta di un maestro che domandò ai suoi discepoli chi di loro sapesse dirgli come si potesse distinguere il momento in cui finisce la notte e comincia il giorno:
«Quando vedendo da lontano un albero, si può distinguere se è una pecora o un cane suggerì uno. Ma il maestro negò. Quando vedendo da lontano un albero si può distinguere se è un fico o un pesco, tentò un altro. Neppure rispose il maestro, che bocciò tutte le spiegazioni dei suoi discepoli finché questi si arresero. E il maestro rispose: quando, guardando il volto di un uomo, chiunque sia, vedi che è tuo fratello. Se non riusciamo a fare questo, qualsiasi sia l’ora del giorno, è sempre notte.»
Prof. Francesco Rizzo
PROGRAMMA
-Marce
-Deposizione della corona ai caduti, sulle note della Leggenda del Piave
-Silenzio solenne in memoria dei caduti a causa delle barbarie nazifasciste. Alla tromba Alberto Fragapane.
-Inno nazionale Italiano
-Inno nazionale Ucraino
-Intervento delle autorità
-Bella Ciao canto intonato dai bambini della scuola elementare
-Theme from Schindler's list e Ave Maria di Gounod. Al pianoforte Stella Sicorello
-Poesie e riflessioni sui concetti di Liberazione, Memoria e Pace: parola ai ragazzi della scuola media
-Inno alla gioia intonato dai ragazzi della scuola media
-Marce
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Uploads
Articoli su rivista by Francesco Rizzo
L’abbandono della Caldea, il distacco da sé e l’uscita da sé sono le tre tappe principali del pensare Filoniano come itinerario a Dio. Un pensare teso oltre ogni dominio ed oltre ogni parentela, verso una terra ed una discendenza promessa. Se l’emigrazione dalla Caldea ha rappresentato la liberazione dell’anima da una filosofia che divinizza il mondo e nega all’uomo la libertà di scelta, il comando di Dio ad Abramo chiama l’uomo ad un ulteriore e decisa migrazione: dal corpo, dalla sensazione e dalla parola proferita. Questo articolo mostra come, secondo l’esegesi Filoniana, la terra dell’esilio è la molteplicità in cui si divide la terra d’origine, e come la migrazione sia l’atto incoativo di estraniarsi. Abramo, secondo Filone, è posto tra la luce della rivelazione e la luce filosofica, tra la sapienza che è Dio e la sapienza che è coscienza del limite e della potenza. Anche il popolo di Israele, ridotto a modello materiale per l’edificazione delle Sacre Scritture, si trova a regolare tutti sillogismi fino al sillogismo e non viceversa . Dialettico è il percorso di questo articolo, non perché non esclude la dialettica per difendersi confutando, ma più significativamente perché si trova posto in dialessi, quasi straniero, in un hic et nunc involontario, timoroso e tremante nel ritrattare l’origine
Editing redazionale by Francesco Rizzo
AIUTIAMO L'OFFICINA DI STUDI MEDIEVALI A CRESCERE
Ecco il link per prenotare il libro!
https://www.amazon.it/Scienza-cultura-Sicilia-normanna-bilingue/dp/8864851364/ref=sr_1_1?crid=202HDDPQKXWXE&keywords=scienza+arte+cultura+normanna&qid=1645612153&sprefix=scienza+ar%2Caps%2C187&sr=8-1
Thesis by Francesco Rizzo
«Le immagini conducono il pensare per i labirinti del contemporaneo e lo espongono all’epoché –forse tragica– del principio, storicamente dato, di ogni ordinamento: la sospensione del principio determinato come di non contraddizione precipita il pensare negli abissi della possibilità non più legata ai tempi ordinati secondo il prima e il dopo (il numero e il movimento)»
Le immagini che fanno da controcanto a ciò che storico non è possono essere ben rappresentate dal Kairos di senso nel domandare interiore che Alice oppone a sé stessa all’inizio del suo viaggio: senza immagini o dialogo può essere utile un libro quale registrazione ordinata di appunti e notazione scritta di eventi? Nella diaspora assoluta causa di straniamento e conseguenza dell’eterotopia di ogni contemporaneità siamo dunque portati a chiederci come Alice “Which way? Which way?”, e nel moltiplicarsi di questo labirinto, la contemporaneità è la qualità stessa dello straniamento secondo l’eterotopia. Se volessimo porre in termini ufficialissimi lo status quaestionis di questa mia fatica potremmo esprimerlo come il tentativo di dimostrare il concetto di medievalità europea come prodotto di un fronteggiarsi incoativo con una sapienza straniera (orientale), nient’affatto accidentale alla sua verità.
Dimostreremo attraverso i tre percorsi che mediano tra la sapienza storicamente data (qual è il messaggio della sapienza orientale per sé senza Mosè, Cristo e Maometto) e la sapienza della storia (l’Esodo, l’Incarnazione e l’Egira), che la sapienza non ha né luogo né tempo, «perché il luogo e il tempo della sapienza sono eterotopicamente il mistero».
Se il lettore trovasse incompiuti i percorsi, oscuri i sentieri, incerti i passi, si accompagni al ricercare, teso oltre ogni mediocre conformarsi, e ardisca dal non preservarsi dall’errare e rinvenirsi in aporia.
E allora che cosa ci dice essenzialmente il De Somniis? perché tanto faticare sul concetto di sogno da parte del nostro autore? “Non sopravvalutare la passione e non farti prendere o guidare da essa”, tuona l’Alessandrino.
Attraverso l’interpretazione dei vari sogni, infatti, è possibile esperire il sentimento trascendente che anima da sempre l’uomo di ogni tempo. Da questo trattato appare con chiarezza ciò che Filone intende col termine “trascendere”: in senso proprio significa conoscere la realtà, coglierne i limiti e riportala alle sue cause originali. Perché l’uomo agisce? Perché desidera? Perché abusa del desiderio? Perché non sa fermarsi davanti all’opera sua? Perché capisce di essere nel torto? Perché sa di essere per sé o contro di sé?
È possibile notare talvolta in Filone una certa contraddizione fra la concezione delle passioni sviluppata in certi passi e la normale valutazione che di solito egli ne dà, quasi sempre nettamente negativa. È in gioco infatti in questi passi l’ambiguità tra la passione come istinto psicologico e la passione come elemento etico: nel primo caso essa può ritenersi positiva, perché fa parte della struttura naturale dell’uomo, nel secondo invece è negativa perché si oppone alla ragione. Basti ricordare come la passione più grande, l’esperienza suprema, per Filone sia la ricerca di Dio. Filone in questo trattato non tematizza i sensi in quanto tali, ma li presenta come ostacoli da superare e di cui liberarsi grazie alla migrazione verso Dio.
Se l’oggetto della sua riflessione nel De Somniis fossero i sensi o l’esperienza sensibile, si giungerebbe all’assurda conclusione che la vita basata sui sensi è superiore a quella fondata sulla scienza caldaica, la quale, per quanto decettiva ed errata nelle sue conclusioni, è pur sempre frutto di un’attività intellettuale di ordine spirituale. L’Alessandrino invece vuole dirci che il rientrare in sé non può che seguire la via obbligata imposta alla costituzione dell’uomo: dunque per mezzo dei sensi ma uscendo da essi. Questa via è duplice, somatica all’esterno e psichica all’interno.
Ora, chi rientra in sé incontrerà, nell’ordine, prima il corpo e i sensi e poi l’intelletto. Ma il processo di interiorizzazione, come abbiamo visto, quando l’uomo ha in sé una pre-disposizione alla contemplazione, avviene per via naturale e avviene anche quando è ancora chiuso nelle caverne corporee, perché ben presto l’uomo (anche grazie all’aiuto straordinario di Dio attraverso sogni premonitori) riuscirà a cogliere i limiti dei sensi e sarà portato a trascenderli.
Ma dunque il sentire è del corpo o dell’anima? L’errore non è mai nella sensazione ma nel giudizio. La sensazione vuole sé stessa, né più né meno. Non sa di volersi, vuole e basta. La sensazione è assoluto conoscere; in essa senziente e sentito si adeguano perfettamente. Il sentire è indizio di una realtà che non è oggetto dei sensi. Intelletto e sensazione sono educatori inseparabili nel De Somniis, ma si potrebbe dire in tutta l’opera filoniana. Tuttavia, colui che arriva al luogo di Dio nella sua vita non potrà vedere Dio nella sua essenza, ma soltanto intravederlo da lontano. Per questo Dio invia i suoi discorsi per comunicare con gli uomini, parole salvatrici che soccorrono gli amici della virtù: infatti, in questo senso la sapienza divina è il canale privilegiato per arrivare a Dio.
Il logos è ontologicamente immagine di Dio e modello delle cose create, in quanto parola tradotta in atto senza soluzione di continuità: poiché il tempo non esiste rispetto a Dio, nessuna discontinuità potrebbe darsi.
Quanti vogliono capire il mondo invisibile, sono guidati dallo spettacolo del mondo visibile. Devono essere guidati dal mondo visibile nella sua forma più evidente di elementarità ontica, giacché ciò che non è chiaro sul piano dell’immagine difficilmente sarà assumibile come verità intellettuale. Il viaggio verso Haran è la fatica di conoscere sé stessi, dall'indagine sulla natura - la Caldea - all'investigazione dei sensi: questo è ciò che gli Ebrei chiamano Tare e i greci Socrate. Tare ha avuto modo solo di annusare la virtù, poiché il suo nome significa "riconoscimento dell'odore", "olfatto". Il simbolo che rappresenta il concetto di "conoscere sé stessi" è un albero ben cresciuto per gli amanti della virtù che prima raccolgono il frutto della conoscenza sensibile e poi si rivolgono a un oggetto superiore di contemplazione, lasciando dietro di sé Haran, cioè la percezione.
Grazie alla Bibbia ed al suo contenuto universale di verità secondo Filone è possibile distinguere le argomentazioni vere dalle false e, confutando le verosimiglianze sofistiche, guarire da quella grave piaga dell’anima che è l’inganno. Attraverso la sapienza Divina mediata dal logos biblico è possibile per l’uomo capire ciò che è essenziale e ciò che non lo è. Tutte le storie sono vere. È utile prendere familiarità con tutte le storie dell’uomo sull’uomo, facendone il proprio banco di prova, perché può darsi, può darsi davvero -come è accaduto a molti- che per il tramite di storie soggette alla storia, si giunga in stretto contatto con la storia sovrana, più comunemente chiamata “verità”: la verità per Filone è una storia di cui ci si prende cura. Filone sostiene che solo ciò che ha un'evidenza immediata può essere ammesso come vero, cosicché va oltre tutta la tradizione.
Quando la mente attraverso le cose sensibili tende ad elevarsi a contemplazioni intellettuali, sono assolutamente più preziosi i trasbordi più chiari dei sensi, i discorsi più limpidi, le visioni più evidenti. Giacché se non sono evidenti le cose che stanno davanti ai sensi, neppure essi potranno porre bene davanti alla mente le cose sensibili. Interpretare non significa modificare le Sacre Scritture, ma significa amarle, conoscerle, coltivarle: insomma continuare quel processo creativo in relazione al principio che comunemente chiamiamo amore per il sapere. È necessario per lui partire dall'ordine del mondo, dalla contingenza delle parti, che suppone la contingenza del tutto, fino alla necessità di una causa attiva. La parola della rivelazione è vista, non viene ascoltata la voce di Dio, ma è rivelazione all'occhio dell'anima.
In buona sostanza possiamo descrivere solamente le strutture escluse che sono già state verificate, ma non quale fenomeno di exaptation non si verificherà. I racconti non sono solo rilevanti, ma danno e riguardano i modi ed il senso in cui ci raccontiamo, più o meno autonomamente, che cosa è accaduto, per cercare di comprendere la portata semantica della vita. La nostra incapacità, dataci dall’essere appunto in-vita e non “la vita”, non ci permette di predefinire lo spazio delle configurazioni di una biosfera. La scienza, in questo caso, pur restando un luogo di leggi naturali, è un centro di ricerca di racconti e contingenze storiche. La domanda circa la prevedibilità del processo storico ottiene con Kauffman una risposta diversa rispetto alle precedenti. L’exaptation potrebbe benissimo rappresentare un aumento della complessità nel sistema, ma l’aumento non sarebbe derivabile dagli stati precedenti (…) uno strutturalismo dissidente non porterebbe a nulla, considerando che le leggi di autoriproduzione di ordine, sono certamente astoriche, ma emergono storicamente dentro sistemi complessi non riducibili a leggi imposte in qualche modo dall’esterno. La storia non può intaccare la prevedibilità degli schemi “ordini statici” dei vari agenti, che di deriva in deriva a lungo andare fanno emergere nuove regolarità; tuttavia non è possibile per motivi spiegati pocanzi, prevedere lo spazio delle possibili configurazioni. Non sarebbe dominabile, proprio perché, noi possiamo descrivere solamente le strutture escluse che sono già state verificate, ma non quale fenomeno di exaptation non si verificherà. Storia come attrito di contingenza al reale, dono che dona intellegibilità e certezza.
Palermo, 2017
Un Καιρός per pensare: metafisica del principio. by Francesco Rizzo
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Tra le cose corporee un esempio manifestissimo della Trinità è il fuoco, o luce, che necessariamente genera da sé splendore e queste due cose si compenetrano di mutuo fervore.
ROBERTO GROSSATESTA
I filosofi sostengono la perfezione della natura e negano la perfezione soprannaturale; i teologi, al contrario, conoscono il difetto della natura, la necessità della grazia e la perfezione soprannaturale.
DUNS SCOTO
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Nessun segno, nessun pianeta opera il male per sua qualità propria, poiché provengono dal bene e il bene e il male si oppongono l'un l'altro. Tuttavia, per accidente, secondo gli ordinamenti che vigono nelle cose inferiori, un medesimo pianeta può produrre il bene o il male per sua qualità propria.
RAIMONDO LULLO
Il sentimento penetra là dove l'intelligenza non arriva. L’uomo accecato e avvilito siede nelle tenebre e non riesce a vedere la luce celeste se non lo soccorre la grazia con la giustizia contro la concupiscenza e la scienza congiunta alla sapienza contro l’ignoranza.
SAN BONAVENTURA DA BAGNOREGIO
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Le speculazioni dimostrative della filosofia non possono arrivare a contraddire il contenuto della Legge, perché la verità non può mettersi in conflitto con la verità, ma al contrario è in accordo con essa e le rende testimonianza. Che questa sia la situazione effettiva risulta dal fatto che, quando una speculazione dimostrativa porta alla conoscenza di qualcosa di reale, le sole alternative possibili sono le seguenti: o la Legge non dice nulla al riguardo oppure dice qualcosa. Se non dice nulla, non ci può essere nessuna contraddizione. Se dice qualcosa, allora l'espressione esterna o concorda con ciò che è detto della speculazione dimostrativa o la contraddice. Se la contraddice allora diviene necessaria una interpretazione. Questa ha per scopo di ricavare il significato profondo di ciò che la parola della Legge esprime in modo figurato.
AVERROÈ
Abbiamo appreso che Cristo è il primogenito di Dio, e abbiamo ricordato che è il Lógos, di cui partecipa tutto il genere umano. Coloro che hanno vissuto secondo il Lógos sono cristiani, anche se sono stati considerati atei, come, tra i Greci, Socrate ed Eraclito, e altri simili […]. Di conseguenza, coloro che hanno vissuto prima di Cristo, ma non secondo il Lógos, sono stati malvagi, nemici di Cristo e assassini di quelli che vivevano secondo il Lógos; al contrario, quelli che hanno vissuto e vivono secondo il Lógos sono cristiani, non soggetti a paure e turbamenti.
GIUSTINO MARTIRE
Di fatto, ciò che è fatto è simile a chi lo fa.
FILONE D'ALESSANDRIA
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Vi sono liti le quali tollerano meglio la soluzione ingiusta, perché esigono più intensamente la soluzione rapida e viceversa.
FRANCESCO CARNELUTTI
Non c'è niente di più profondo di ciò che appare in superficie.
HEGEL
La giusta comprensione di una cosa e la incomprensione della stessa cosa non si escludono.
KAFKA
Il processo è l'unica speranza che resta all'obbligato o all'imputato per sfuggire alle sue responsabilità.
SALVATORE SATTA
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Ricordo la Sicilia, e il dolore ne suscita nell’anima il ricordo.
Un luogo di giovanili follie ora deserto, animato un dì dal fiore dei nobili ingegni.
Se sono stato cacciato da un Paradiso, come posso darne notizia?
Se non fosse l’amarezza delle lacrime, le crederei i fiumi di quel paradiso.
IBN ḤAMDĪS
[...] Le religioni non sono in competizione tra loro. Ho una mia spiritualità, una mia ricerca dell’ascesi. Sono un uomo religioso e basta. [...] Se una religione è violenta, capisco che c’è qualcosa che non va. Ad esempio preferisco l’Islam dei mistici sufi all’integralismo. [...] Alla fine del viaggio non conteranno le nostre opere, ma quanto e se abbiamo amato.
FRANCO BATTIATO
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Fra coloro che amano la libertà per convinzione e coloro che amano la libertà a parole vi è una divergenza sostanziale: i primi sono convinti che la libertà rimedia ai mali che può produrre, perché al tempo stesso eccita energie nuove, spinge alla formazione di libere associazioni, sviluppa contrasti politici e sociali dai quali derivano i necessari assestamenti; gli altri, invece, hanno paura della libertà e cercano sempre il modo di imbrigliarla con una continua e crescente legislazione e con un'azione politica vincolatrice, che finiscono per soffocarla.
L. STURZO, Politica di questi anni, Zanichelli, Bologna 1957-1959.
Una dottrina non è vera perché attuale, ma è attuale perché vera: cioè perché suscettibile di ulteriori approfondimenti e di soluzioni più comprensive, aperte ad altri approfondimenti[…]
M.F.SCIACCA, Interpretazioni rosminiane, Marzorati, Milano 1958.
Chi ha fede muove le montagne; chi ha fede fa proseliti; chi ha fede vince le battaglie.
L. STURZO, Discorso di Torino, 20 dicembre, Il Partito popolare italiano, 1922.
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
«È ingenuo, assurdo e storicamente falso ritenere che un sistema infero, qual era il nazionalsocialismo, santifichi le sue vittime: al contrario, esso le degrada, le assimila a sé, e ciò tanto più quanto più esse sono disponibili, bianche, prive di un’ossatura politica o morale. Da molti segni, pare che sia giunto il tempo di esplorare lo spazio che separa (non solo nei Lager nazisti!) le vittime dai persecutori, e di farlo con mano più leggera, e con spirito meno torbido, di quanto non si sia fatto ad esempio in alcuni film. Solo una retorica schematica può sostenere che quello spazio sia vuoto: non lo è mai, è costellato di figure turpi o patetiche (a volte posseggono le due qualità ad un tempo), che è indispensabile conoscere se vogliamo conoscere la specie umana […]»
P. LEVI, La zona grigia, in "I sommersi e i salvati", Torino, Einaudi, 1991.
«Un altro argomento a favore dell'esistenza di Dio, connesso con la ragione più che col sentimento, e a mio avviso molto importante, è l'estrema difficoltà, l'impossibilità quasi, di concepire l'universo, immenso e meraviglioso, e l'uomo, con la sua capacità di guardare verso il passato e verso il futuro, come il risultato di un mero caso o di una cieca necessità. Questo pensiero mi costringe a ricorrere a una Causa Prima dotata di un'intelligenza in certo modo analoga a quella dell'uomo; e mi merito così l'appellativo di teista. Questa conclusione, a quanto ricordo, era ben radicata nella mia mente al tempo in cui scrissi l'Origine delle specie; ma in seguito, dopo molti alti e bassi, si è gradualmente indebolita.»
C. DARWIN, Autobiografia 1809-1882, traduzione di Luciana Fratini, Einaudi, Torino, 1964.
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Nessun nome. Nessun ricordo oggi del nome di ieri; del nome d'oggi, domani. Se il nome è la cosa; se un nome è in noi il concetto d'ogni cosa posta fuori di noi; e senza un nome non si ha il concetto, e la cosa resta in noi come cieca, non distinta e non definita; ebbene, questo che portai tra gli uomini ciascuno lo incida, epigrafe funeraria, sulla fronte di quella immagine con cui gli apparvi, e la lasci in pace e non ne parli più. Non è altro che questo, epigrafe funeraria, un nome. Conviene ai morti. A chi ha concluso. Io sono vivo e non concludo. La vita non conclude. E non sa di nomi, la vita. Quest'albero, respiro trèmulo di foglie nuove. Sono quest'albero. Albero, nuvola; domani libro o vento: il libro che leggo, il vento che bevo. Tutto fuori, vagabondo. [...] Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane. Io no l'ho più questo bisogno; perché muoio ogni attimo, io e rinasco nuovo e senza ricordi: vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori.
L. PIRANDELLO, Uno nessuno e centomila, È la pagina che conclude il romanzo
6.5 D'una risposta che non si può formulare non può formularsi neppure la domanda. L'enigma non v'è. Se una domanda può porsi, può anche avere una risposta. 6.51 Lo scetticismo è non inconfutabile, ma apertamente insensato, se vuol mettere in dubbio ove non si può domandare. Ché dubbio può sussistere solo ove sussista una domanda; domanda, solo ove sussista una risposta; risposta, solo ove qualcosa possa essere detto.
L.WITTGENSTEIN, Tractatus logico-philosophicus, 6.5-6.51
Ag.-Ma non ritieni che altro è parlare ed altro è insegnare? Ad.-Certamente. Se fossero il medesimo concetto, non s'insegnerebbe se non parlando. Al contrario si insegnano molte cose con altri segni oltre che le parole, quindi non si può dubitare della differenza. Ag.-E insegnare e significare non differiscono affatto o differiscono per qualche aspetto? Ad-Secondo me non differiscono. Ag.-Non si dice logicamete che si usano segni per insegnare? Ad.-Certamente. Ag.-E si potrà confutare sulla base del principio suddetto chi dicesse che si insegna per usare segni? Ad.-Sì. Ag.-Se dunque si usano segni per insegnare e non si insegna per usare segni, altro è insegnare ed altro significare. Ad.-Giusto; ed io non ho risposto rettamente dicendo che si identificano.
AGOSTINO D'IPPONA, De Magistro, 10, 29-30
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Alma mater fiumi in piena
lungo il viaggio una sirena,
era notte luna piena,
una donna di frontiera.
Taci salice piangente
dalle risa senza fiato
se capire cosa siamo,
pare compito copiato.
Ali spesse chiavi in mano,
sorge bene la clessidra
Dalí, Seneca e Tiziano
sotto i classici di Fibra.
Una Verità cercata
dagli atlanti alla cartina
s’era vecchio il vino buono
è più vecchia la cantina!
Ci sono troppe parole
chiuse per comizio
un'altra versione
dello stesso vizio,
come la television
e riproduce il bingo
come suole la virtù
è madre dell’inizio!
Esci dalla tua versione
ti ripeto il trucco
è solo la convinzione
regina del giusto,
una doppia implicazione
distruggiamo tutto?
è solo un'altra opinione
fedele al suo dubbio!
Eredità in viaggio,
un gruppo siamo in due:
il vero me che tace
e quello falso pure,
il fumo esce piano
insieme alle paure
castelli di certezza
ma senza fognature.
La notte non ti aspetta
ma ti viene a chiamare,
la verità sbagliata
la devi conservare.
Volevo un po’ fermarmi
ma senza mai finire
la verità ha cent’anni
ed esce dall’ovile.
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Chi potrà ritenere che gli strumenti dianomisurazioni esatte dal momento che il fluire dellecose non mantiene un identico ritmo ed untermine non si mantiene mai alla stessa distanzadall'altro?-Nessuna cosa è absolutamente mala; perché lavipera non è mortale e tossicosa a la vipera; né ildrago, il leone, l'orso a l'orso, al leone, al drago;ma ogni cosa è mala rispetto di qualch'altro.-Colui che vede in se stesso tutte le cose èaltempo stesso tutte le cose.
GIORDANO BRUNO
La verità non ha né gradi, né in più né in meno, econsiste in qualcosa di indivisibile. [...] Perciòl'intelletto, che non è la verità, non riesce mai acomprenderla in maniera tanto precisa da nonpoterla comprendere in modo più preciso,all'infinito; [...] ha con la verità un rapporto simile aquello del poligono col circolo: il poligono inscritto,quanti più angoli avrà, tanto più risulterà simile alcircolo, ma non si renderà mai uguale ad esso,anche se moltiplicherà all'infinito i propri angoli, ameno che non si risolva in identità col circolo.-Tutti coloro che ricercano, giudicano le coseincerte comparandole e proporzionandole con unpresupposto che sia certo.
NICCOLÒ CUSANO
Non v’è storia senza miti, senza miti non v’è uomo. L’uomo senza miti sarebbe come un ciuffo di papaveri nel deserto roccioso. Tutte le epoche, nelle quali sotto qualsiasi forma domina la Πίστις, sono rincuoranti, splendide e profonde per i contemporanei e per i posteri; e per contro, tutte le epoche nelle quali la miscredenza in qualsiasi forma ottiene una misera vittoria, ancorché possano per un momento pavoneggiarsi di un apparente splendore, spariscono nel ricordo dei posteri, perché nessuno si tormenta volentieri nella conoscenza di ciò che è sterile, come scriveva Goethe. Il mito ha sempre avuto nelle e dalle origini sostanza sociale. Sì, sostanza, non funzione. Diciamo sostanza perché il sociale del mito non è ciò che lo giustifica o lo chiarisce, ma ciò che lo fa essere. Un atto fondante che, a sua volta, ha avuto il suo fondamento nel mostrare e non nel raccontare. L’ambito del mito appartiene al mostrare più che al raccontare.
Da quando il mito è diventato parola scritta è divenuto oggetto da interpretare a dispetto del suo sopravvivere come cosa indicibile presso i popoli senza scrittura, tra i quali continua a vivere con tutta la forza aggregatrice del mostrare. La parola che lo fa conoscere lo dissolve nella sua identità: esso diventa il fatto che ha perduto l’atto che lo pose in essere. La ragione che spiega l’intuizione è sempre la ragione del tempo del dopo. Il mito che ignora la ragione razionalizzante è il tempo del non ancora: il tempo senza tempo che contiene tutti i tempi, quelli dell’origine e della fine.
Il tempo del mito si conosce solo con atto intuitivo e non discorsivo; anche se è la discorsività che lo rivela. Il tempo del mito è quel tempo che sostanzia infatti i miti della ragione che forgia, ad esempio quello di una scienza e di una tecnica fasciandole del prestito di un futuro poter tutto. La vicenda umana corre dal mito al mito non dalla ragione alla ragione senza miti: il mito irrazionale viene costantemente ritrattato dal mito della ragione che lo riveste con i suoi limiti categorizzanti dalla potenza della logica, ma che inaridisce e desertifica lo spazio umano della creatività e soprattutto quello immaginifico del mitizzare che fonde insieme presente e futuro, realtà di fatti e profilo di atti, o in una parola, la storia ideata, ideale e idealizzata.
A Nunzio Incardona,
dal più umile e riconoscente
dei suoi Scolari
…hosàytos e non…
Hosàytos - Incontri, Iniziative, Corsi by Francesco Rizzo
Questo giorno della memoria all'insegna del suono vuole ricordare la liberazione Italiana dal Nazifascismo, e da ogni forma di guerra che mette l'uomo contro l'uomo. Questo concetto è espresso bene dalle parole di un breve Midrash. Racconta di un maestro che domandò ai suoi discepoli chi di loro sapesse dirgli come si potesse distinguere il momento in cui finisce la notte e comincia il giorno:
«Quando vedendo da lontano un albero, si può distinguere se è una pecora o un cane suggerì uno. Ma il maestro negò. Quando vedendo da lontano un albero si può distinguere se è un fico o un pesco, tentò un altro. Neppure rispose il maestro, che bocciò tutte le spiegazioni dei suoi discepoli finché questi si arresero. E il maestro rispose: quando, guardando il volto di un uomo, chiunque sia, vedi che è tuo fratello. Se non riusciamo a fare questo, qualsiasi sia l’ora del giorno, è sempre notte.»
Prof. Francesco Rizzo
PROGRAMMA
-Marce
-Deposizione della corona ai caduti, sulle note della Leggenda del Piave
-Silenzio solenne in memoria dei caduti a causa delle barbarie nazifasciste. Alla tromba Alberto Fragapane.
-Inno nazionale Italiano
-Inno nazionale Ucraino
-Intervento delle autorità
-Bella Ciao canto intonato dai bambini della scuola elementare
-Theme from Schindler's list e Ave Maria di Gounod. Al pianoforte Stella Sicorello
-Poesie e riflessioni sui concetti di Liberazione, Memoria e Pace: parola ai ragazzi della scuola media
-Inno alla gioia intonato dai ragazzi della scuola media
-Marce
L’abbandono della Caldea, il distacco da sé e l’uscita da sé sono le tre tappe principali del pensare Filoniano come itinerario a Dio. Un pensare teso oltre ogni dominio ed oltre ogni parentela, verso una terra ed una discendenza promessa. Se l’emigrazione dalla Caldea ha rappresentato la liberazione dell’anima da una filosofia che divinizza il mondo e nega all’uomo la libertà di scelta, il comando di Dio ad Abramo chiama l’uomo ad un ulteriore e decisa migrazione: dal corpo, dalla sensazione e dalla parola proferita. Questo articolo mostra come, secondo l’esegesi Filoniana, la terra dell’esilio è la molteplicità in cui si divide la terra d’origine, e come la migrazione sia l’atto incoativo di estraniarsi. Abramo, secondo Filone, è posto tra la luce della rivelazione e la luce filosofica, tra la sapienza che è Dio e la sapienza che è coscienza del limite e della potenza. Anche il popolo di Israele, ridotto a modello materiale per l’edificazione delle Sacre Scritture, si trova a regolare tutti sillogismi fino al sillogismo e non viceversa . Dialettico è il percorso di questo articolo, non perché non esclude la dialettica per difendersi confutando, ma più significativamente perché si trova posto in dialessi, quasi straniero, in un hic et nunc involontario, timoroso e tremante nel ritrattare l’origine
AIUTIAMO L'OFFICINA DI STUDI MEDIEVALI A CRESCERE
Ecco il link per prenotare il libro!
https://www.amazon.it/Scienza-cultura-Sicilia-normanna-bilingue/dp/8864851364/ref=sr_1_1?crid=202HDDPQKXWXE&keywords=scienza+arte+cultura+normanna&qid=1645612153&sprefix=scienza+ar%2Caps%2C187&sr=8-1
«Le immagini conducono il pensare per i labirinti del contemporaneo e lo espongono all’epoché –forse tragica– del principio, storicamente dato, di ogni ordinamento: la sospensione del principio determinato come di non contraddizione precipita il pensare negli abissi della possibilità non più legata ai tempi ordinati secondo il prima e il dopo (il numero e il movimento)»
Le immagini che fanno da controcanto a ciò che storico non è possono essere ben rappresentate dal Kairos di senso nel domandare interiore che Alice oppone a sé stessa all’inizio del suo viaggio: senza immagini o dialogo può essere utile un libro quale registrazione ordinata di appunti e notazione scritta di eventi? Nella diaspora assoluta causa di straniamento e conseguenza dell’eterotopia di ogni contemporaneità siamo dunque portati a chiederci come Alice “Which way? Which way?”, e nel moltiplicarsi di questo labirinto, la contemporaneità è la qualità stessa dello straniamento secondo l’eterotopia. Se volessimo porre in termini ufficialissimi lo status quaestionis di questa mia fatica potremmo esprimerlo come il tentativo di dimostrare il concetto di medievalità europea come prodotto di un fronteggiarsi incoativo con una sapienza straniera (orientale), nient’affatto accidentale alla sua verità.
Dimostreremo attraverso i tre percorsi che mediano tra la sapienza storicamente data (qual è il messaggio della sapienza orientale per sé senza Mosè, Cristo e Maometto) e la sapienza della storia (l’Esodo, l’Incarnazione e l’Egira), che la sapienza non ha né luogo né tempo, «perché il luogo e il tempo della sapienza sono eterotopicamente il mistero».
Se il lettore trovasse incompiuti i percorsi, oscuri i sentieri, incerti i passi, si accompagni al ricercare, teso oltre ogni mediocre conformarsi, e ardisca dal non preservarsi dall’errare e rinvenirsi in aporia.
E allora che cosa ci dice essenzialmente il De Somniis? perché tanto faticare sul concetto di sogno da parte del nostro autore? “Non sopravvalutare la passione e non farti prendere o guidare da essa”, tuona l’Alessandrino.
Attraverso l’interpretazione dei vari sogni, infatti, è possibile esperire il sentimento trascendente che anima da sempre l’uomo di ogni tempo. Da questo trattato appare con chiarezza ciò che Filone intende col termine “trascendere”: in senso proprio significa conoscere la realtà, coglierne i limiti e riportala alle sue cause originali. Perché l’uomo agisce? Perché desidera? Perché abusa del desiderio? Perché non sa fermarsi davanti all’opera sua? Perché capisce di essere nel torto? Perché sa di essere per sé o contro di sé?
È possibile notare talvolta in Filone una certa contraddizione fra la concezione delle passioni sviluppata in certi passi e la normale valutazione che di solito egli ne dà, quasi sempre nettamente negativa. È in gioco infatti in questi passi l’ambiguità tra la passione come istinto psicologico e la passione come elemento etico: nel primo caso essa può ritenersi positiva, perché fa parte della struttura naturale dell’uomo, nel secondo invece è negativa perché si oppone alla ragione. Basti ricordare come la passione più grande, l’esperienza suprema, per Filone sia la ricerca di Dio. Filone in questo trattato non tematizza i sensi in quanto tali, ma li presenta come ostacoli da superare e di cui liberarsi grazie alla migrazione verso Dio.
Se l’oggetto della sua riflessione nel De Somniis fossero i sensi o l’esperienza sensibile, si giungerebbe all’assurda conclusione che la vita basata sui sensi è superiore a quella fondata sulla scienza caldaica, la quale, per quanto decettiva ed errata nelle sue conclusioni, è pur sempre frutto di un’attività intellettuale di ordine spirituale. L’Alessandrino invece vuole dirci che il rientrare in sé non può che seguire la via obbligata imposta alla costituzione dell’uomo: dunque per mezzo dei sensi ma uscendo da essi. Questa via è duplice, somatica all’esterno e psichica all’interno.
Ora, chi rientra in sé incontrerà, nell’ordine, prima il corpo e i sensi e poi l’intelletto. Ma il processo di interiorizzazione, come abbiamo visto, quando l’uomo ha in sé una pre-disposizione alla contemplazione, avviene per via naturale e avviene anche quando è ancora chiuso nelle caverne corporee, perché ben presto l’uomo (anche grazie all’aiuto straordinario di Dio attraverso sogni premonitori) riuscirà a cogliere i limiti dei sensi e sarà portato a trascenderli.
Ma dunque il sentire è del corpo o dell’anima? L’errore non è mai nella sensazione ma nel giudizio. La sensazione vuole sé stessa, né più né meno. Non sa di volersi, vuole e basta. La sensazione è assoluto conoscere; in essa senziente e sentito si adeguano perfettamente. Il sentire è indizio di una realtà che non è oggetto dei sensi. Intelletto e sensazione sono educatori inseparabili nel De Somniis, ma si potrebbe dire in tutta l’opera filoniana. Tuttavia, colui che arriva al luogo di Dio nella sua vita non potrà vedere Dio nella sua essenza, ma soltanto intravederlo da lontano. Per questo Dio invia i suoi discorsi per comunicare con gli uomini, parole salvatrici che soccorrono gli amici della virtù: infatti, in questo senso la sapienza divina è il canale privilegiato per arrivare a Dio.
Il logos è ontologicamente immagine di Dio e modello delle cose create, in quanto parola tradotta in atto senza soluzione di continuità: poiché il tempo non esiste rispetto a Dio, nessuna discontinuità potrebbe darsi.
Quanti vogliono capire il mondo invisibile, sono guidati dallo spettacolo del mondo visibile. Devono essere guidati dal mondo visibile nella sua forma più evidente di elementarità ontica, giacché ciò che non è chiaro sul piano dell’immagine difficilmente sarà assumibile come verità intellettuale. Il viaggio verso Haran è la fatica di conoscere sé stessi, dall'indagine sulla natura - la Caldea - all'investigazione dei sensi: questo è ciò che gli Ebrei chiamano Tare e i greci Socrate. Tare ha avuto modo solo di annusare la virtù, poiché il suo nome significa "riconoscimento dell'odore", "olfatto". Il simbolo che rappresenta il concetto di "conoscere sé stessi" è un albero ben cresciuto per gli amanti della virtù che prima raccolgono il frutto della conoscenza sensibile e poi si rivolgono a un oggetto superiore di contemplazione, lasciando dietro di sé Haran, cioè la percezione.
Grazie alla Bibbia ed al suo contenuto universale di verità secondo Filone è possibile distinguere le argomentazioni vere dalle false e, confutando le verosimiglianze sofistiche, guarire da quella grave piaga dell’anima che è l’inganno. Attraverso la sapienza Divina mediata dal logos biblico è possibile per l’uomo capire ciò che è essenziale e ciò che non lo è. Tutte le storie sono vere. È utile prendere familiarità con tutte le storie dell’uomo sull’uomo, facendone il proprio banco di prova, perché può darsi, può darsi davvero -come è accaduto a molti- che per il tramite di storie soggette alla storia, si giunga in stretto contatto con la storia sovrana, più comunemente chiamata “verità”: la verità per Filone è una storia di cui ci si prende cura. Filone sostiene che solo ciò che ha un'evidenza immediata può essere ammesso come vero, cosicché va oltre tutta la tradizione.
Quando la mente attraverso le cose sensibili tende ad elevarsi a contemplazioni intellettuali, sono assolutamente più preziosi i trasbordi più chiari dei sensi, i discorsi più limpidi, le visioni più evidenti. Giacché se non sono evidenti le cose che stanno davanti ai sensi, neppure essi potranno porre bene davanti alla mente le cose sensibili. Interpretare non significa modificare le Sacre Scritture, ma significa amarle, conoscerle, coltivarle: insomma continuare quel processo creativo in relazione al principio che comunemente chiamiamo amore per il sapere. È necessario per lui partire dall'ordine del mondo, dalla contingenza delle parti, che suppone la contingenza del tutto, fino alla necessità di una causa attiva. La parola della rivelazione è vista, non viene ascoltata la voce di Dio, ma è rivelazione all'occhio dell'anima.
In buona sostanza possiamo descrivere solamente le strutture escluse che sono già state verificate, ma non quale fenomeno di exaptation non si verificherà. I racconti non sono solo rilevanti, ma danno e riguardano i modi ed il senso in cui ci raccontiamo, più o meno autonomamente, che cosa è accaduto, per cercare di comprendere la portata semantica della vita. La nostra incapacità, dataci dall’essere appunto in-vita e non “la vita”, non ci permette di predefinire lo spazio delle configurazioni di una biosfera. La scienza, in questo caso, pur restando un luogo di leggi naturali, è un centro di ricerca di racconti e contingenze storiche. La domanda circa la prevedibilità del processo storico ottiene con Kauffman una risposta diversa rispetto alle precedenti. L’exaptation potrebbe benissimo rappresentare un aumento della complessità nel sistema, ma l’aumento non sarebbe derivabile dagli stati precedenti (…) uno strutturalismo dissidente non porterebbe a nulla, considerando che le leggi di autoriproduzione di ordine, sono certamente astoriche, ma emergono storicamente dentro sistemi complessi non riducibili a leggi imposte in qualche modo dall’esterno. La storia non può intaccare la prevedibilità degli schemi “ordini statici” dei vari agenti, che di deriva in deriva a lungo andare fanno emergere nuove regolarità; tuttavia non è possibile per motivi spiegati pocanzi, prevedere lo spazio delle possibili configurazioni. Non sarebbe dominabile, proprio perché, noi possiamo descrivere solamente le strutture escluse che sono già state verificate, ma non quale fenomeno di exaptation non si verificherà. Storia come attrito di contingenza al reale, dono che dona intellegibilità e certezza.
Palermo, 2017
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Tra le cose corporee un esempio manifestissimo della Trinità è il fuoco, o luce, che necessariamente genera da sé splendore e queste due cose si compenetrano di mutuo fervore.
ROBERTO GROSSATESTA
I filosofi sostengono la perfezione della natura e negano la perfezione soprannaturale; i teologi, al contrario, conoscono il difetto della natura, la necessità della grazia e la perfezione soprannaturale.
DUNS SCOTO
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Nessun segno, nessun pianeta opera il male per sua qualità propria, poiché provengono dal bene e il bene e il male si oppongono l'un l'altro. Tuttavia, per accidente, secondo gli ordinamenti che vigono nelle cose inferiori, un medesimo pianeta può produrre il bene o il male per sua qualità propria.
RAIMONDO LULLO
Il sentimento penetra là dove l'intelligenza non arriva. L’uomo accecato e avvilito siede nelle tenebre e non riesce a vedere la luce celeste se non lo soccorre la grazia con la giustizia contro la concupiscenza e la scienza congiunta alla sapienza contro l’ignoranza.
SAN BONAVENTURA DA BAGNOREGIO
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Le speculazioni dimostrative della filosofia non possono arrivare a contraddire il contenuto della Legge, perché la verità non può mettersi in conflitto con la verità, ma al contrario è in accordo con essa e le rende testimonianza. Che questa sia la situazione effettiva risulta dal fatto che, quando una speculazione dimostrativa porta alla conoscenza di qualcosa di reale, le sole alternative possibili sono le seguenti: o la Legge non dice nulla al riguardo oppure dice qualcosa. Se non dice nulla, non ci può essere nessuna contraddizione. Se dice qualcosa, allora l'espressione esterna o concorda con ciò che è detto della speculazione dimostrativa o la contraddice. Se la contraddice allora diviene necessaria una interpretazione. Questa ha per scopo di ricavare il significato profondo di ciò che la parola della Legge esprime in modo figurato.
AVERROÈ
Abbiamo appreso che Cristo è il primogenito di Dio, e abbiamo ricordato che è il Lógos, di cui partecipa tutto il genere umano. Coloro che hanno vissuto secondo il Lógos sono cristiani, anche se sono stati considerati atei, come, tra i Greci, Socrate ed Eraclito, e altri simili […]. Di conseguenza, coloro che hanno vissuto prima di Cristo, ma non secondo il Lógos, sono stati malvagi, nemici di Cristo e assassini di quelli che vivevano secondo il Lógos; al contrario, quelli che hanno vissuto e vivono secondo il Lógos sono cristiani, non soggetti a paure e turbamenti.
GIUSTINO MARTIRE
Di fatto, ciò che è fatto è simile a chi lo fa.
FILONE D'ALESSANDRIA
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Vi sono liti le quali tollerano meglio la soluzione ingiusta, perché esigono più intensamente la soluzione rapida e viceversa.
FRANCESCO CARNELUTTI
Non c'è niente di più profondo di ciò che appare in superficie.
HEGEL
La giusta comprensione di una cosa e la incomprensione della stessa cosa non si escludono.
KAFKA
Il processo è l'unica speranza che resta all'obbligato o all'imputato per sfuggire alle sue responsabilità.
SALVATORE SATTA
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Ricordo la Sicilia, e il dolore ne suscita nell’anima il ricordo.
Un luogo di giovanili follie ora deserto, animato un dì dal fiore dei nobili ingegni.
Se sono stato cacciato da un Paradiso, come posso darne notizia?
Se non fosse l’amarezza delle lacrime, le crederei i fiumi di quel paradiso.
IBN ḤAMDĪS
[...] Le religioni non sono in competizione tra loro. Ho una mia spiritualità, una mia ricerca dell’ascesi. Sono un uomo religioso e basta. [...] Se una religione è violenta, capisco che c’è qualcosa che non va. Ad esempio preferisco l’Islam dei mistici sufi all’integralismo. [...] Alla fine del viaggio non conteranno le nostre opere, ma quanto e se abbiamo amato.
FRANCO BATTIATO
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Fra coloro che amano la libertà per convinzione e coloro che amano la libertà a parole vi è una divergenza sostanziale: i primi sono convinti che la libertà rimedia ai mali che può produrre, perché al tempo stesso eccita energie nuove, spinge alla formazione di libere associazioni, sviluppa contrasti politici e sociali dai quali derivano i necessari assestamenti; gli altri, invece, hanno paura della libertà e cercano sempre il modo di imbrigliarla con una continua e crescente legislazione e con un'azione politica vincolatrice, che finiscono per soffocarla.
L. STURZO, Politica di questi anni, Zanichelli, Bologna 1957-1959.
Una dottrina non è vera perché attuale, ma è attuale perché vera: cioè perché suscettibile di ulteriori approfondimenti e di soluzioni più comprensive, aperte ad altri approfondimenti[…]
M.F.SCIACCA, Interpretazioni rosminiane, Marzorati, Milano 1958.
Chi ha fede muove le montagne; chi ha fede fa proseliti; chi ha fede vince le battaglie.
L. STURZO, Discorso di Torino, 20 dicembre, Il Partito popolare italiano, 1922.
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
«È ingenuo, assurdo e storicamente falso ritenere che un sistema infero, qual era il nazionalsocialismo, santifichi le sue vittime: al contrario, esso le degrada, le assimila a sé, e ciò tanto più quanto più esse sono disponibili, bianche, prive di un’ossatura politica o morale. Da molti segni, pare che sia giunto il tempo di esplorare lo spazio che separa (non solo nei Lager nazisti!) le vittime dai persecutori, e di farlo con mano più leggera, e con spirito meno torbido, di quanto non si sia fatto ad esempio in alcuni film. Solo una retorica schematica può sostenere che quello spazio sia vuoto: non lo è mai, è costellato di figure turpi o patetiche (a volte posseggono le due qualità ad un tempo), che è indispensabile conoscere se vogliamo conoscere la specie umana […]»
P. LEVI, La zona grigia, in "I sommersi e i salvati", Torino, Einaudi, 1991.
«Un altro argomento a favore dell'esistenza di Dio, connesso con la ragione più che col sentimento, e a mio avviso molto importante, è l'estrema difficoltà, l'impossibilità quasi, di concepire l'universo, immenso e meraviglioso, e l'uomo, con la sua capacità di guardare verso il passato e verso il futuro, come il risultato di un mero caso o di una cieca necessità. Questo pensiero mi costringe a ricorrere a una Causa Prima dotata di un'intelligenza in certo modo analoga a quella dell'uomo; e mi merito così l'appellativo di teista. Questa conclusione, a quanto ricordo, era ben radicata nella mia mente al tempo in cui scrissi l'Origine delle specie; ma in seguito, dopo molti alti e bassi, si è gradualmente indebolita.»
C. DARWIN, Autobiografia 1809-1882, traduzione di Luciana Fratini, Einaudi, Torino, 1964.
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Nessun nome. Nessun ricordo oggi del nome di ieri; del nome d'oggi, domani. Se il nome è la cosa; se un nome è in noi il concetto d'ogni cosa posta fuori di noi; e senza un nome non si ha il concetto, e la cosa resta in noi come cieca, non distinta e non definita; ebbene, questo che portai tra gli uomini ciascuno lo incida, epigrafe funeraria, sulla fronte di quella immagine con cui gli apparvi, e la lasci in pace e non ne parli più. Non è altro che questo, epigrafe funeraria, un nome. Conviene ai morti. A chi ha concluso. Io sono vivo e non concludo. La vita non conclude. E non sa di nomi, la vita. Quest'albero, respiro trèmulo di foglie nuove. Sono quest'albero. Albero, nuvola; domani libro o vento: il libro che leggo, il vento che bevo. Tutto fuori, vagabondo. [...] Pensare alla morte, pregare. C'è pure chi ha ancora questo bisogno, e se ne fanno voce le campane. Io no l'ho più questo bisogno; perché muoio ogni attimo, io e rinasco nuovo e senza ricordi: vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori.
L. PIRANDELLO, Uno nessuno e centomila, È la pagina che conclude il romanzo
6.5 D'una risposta che non si può formulare non può formularsi neppure la domanda. L'enigma non v'è. Se una domanda può porsi, può anche avere una risposta. 6.51 Lo scetticismo è non inconfutabile, ma apertamente insensato, se vuol mettere in dubbio ove non si può domandare. Ché dubbio può sussistere solo ove sussista una domanda; domanda, solo ove sussista una risposta; risposta, solo ove qualcosa possa essere detto.
L.WITTGENSTEIN, Tractatus logico-philosophicus, 6.5-6.51
Ag.-Ma non ritieni che altro è parlare ed altro è insegnare? Ad.-Certamente. Se fossero il medesimo concetto, non s'insegnerebbe se non parlando. Al contrario si insegnano molte cose con altri segni oltre che le parole, quindi non si può dubitare della differenza. Ag.-E insegnare e significare non differiscono affatto o differiscono per qualche aspetto? Ad-Secondo me non differiscono. Ag.-Non si dice logicamete che si usano segni per insegnare? Ad.-Certamente. Ag.-E si potrà confutare sulla base del principio suddetto chi dicesse che si insegna per usare segni? Ad.-Sì. Ag.-Se dunque si usano segni per insegnare e non si insegna per usare segni, altro è insegnare ed altro significare. Ad.-Giusto; ed io non ho risposto rettamente dicendo che si identificano.
AGOSTINO D'IPPONA, De Magistro, 10, 29-30
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Alma mater fiumi in piena
lungo il viaggio una sirena,
era notte luna piena,
una donna di frontiera.
Taci salice piangente
dalle risa senza fiato
se capire cosa siamo,
pare compito copiato.
Ali spesse chiavi in mano,
sorge bene la clessidra
Dalí, Seneca e Tiziano
sotto i classici di Fibra.
Una Verità cercata
dagli atlanti alla cartina
s’era vecchio il vino buono
è più vecchia la cantina!
Ci sono troppe parole
chiuse per comizio
un'altra versione
dello stesso vizio,
come la television
e riproduce il bingo
come suole la virtù
è madre dell’inizio!
Esci dalla tua versione
ti ripeto il trucco
è solo la convinzione
regina del giusto,
una doppia implicazione
distruggiamo tutto?
è solo un'altra opinione
fedele al suo dubbio!
Eredità in viaggio,
un gruppo siamo in due:
il vero me che tace
e quello falso pure,
il fumo esce piano
insieme alle paure
castelli di certezza
ma senza fognature.
La notte non ti aspetta
ma ti viene a chiamare,
la verità sbagliata
la devi conservare.
Volevo un po’ fermarmi
ma senza mai finire
la verità ha cent’anni
ed esce dall’ovile.
coordinatore prof. Rizzo Francesco
Enti proponenti: Polo Didattico Montalcini (AG) in sintonia con l'Officina di Studi Medievali (PA)
Chi potrà ritenere che gli strumenti dianomisurazioni esatte dal momento che il fluire dellecose non mantiene un identico ritmo ed untermine non si mantiene mai alla stessa distanzadall'altro?-Nessuna cosa è absolutamente mala; perché lavipera non è mortale e tossicosa a la vipera; né ildrago, il leone, l'orso a l'orso, al leone, al drago;ma ogni cosa è mala rispetto di qualch'altro.-Colui che vede in se stesso tutte le cose èaltempo stesso tutte le cose.
GIORDANO BRUNO
La verità non ha né gradi, né in più né in meno, econsiste in qualcosa di indivisibile. [...] Perciòl'intelletto, che non è la verità, non riesce mai acomprenderla in maniera tanto precisa da nonpoterla comprendere in modo più preciso,all'infinito; [...] ha con la verità un rapporto simile aquello del poligono col circolo: il poligono inscritto,quanti più angoli avrà, tanto più risulterà simile alcircolo, ma non si renderà mai uguale ad esso,anche se moltiplicherà all'infinito i propri angoli, ameno che non si risolva in identità col circolo.-Tutti coloro che ricercano, giudicano le coseincerte comparandole e proporzionandole con unpresupposto che sia certo.
NICCOLÒ CUSANO
Non v’è storia senza miti, senza miti non v’è uomo. L’uomo senza miti sarebbe come un ciuffo di papaveri nel deserto roccioso. Tutte le epoche, nelle quali sotto qualsiasi forma domina la Πίστις, sono rincuoranti, splendide e profonde per i contemporanei e per i posteri; e per contro, tutte le epoche nelle quali la miscredenza in qualsiasi forma ottiene una misera vittoria, ancorché possano per un momento pavoneggiarsi di un apparente splendore, spariscono nel ricordo dei posteri, perché nessuno si tormenta volentieri nella conoscenza di ciò che è sterile, come scriveva Goethe. Il mito ha sempre avuto nelle e dalle origini sostanza sociale. Sì, sostanza, non funzione. Diciamo sostanza perché il sociale del mito non è ciò che lo giustifica o lo chiarisce, ma ciò che lo fa essere. Un atto fondante che, a sua volta, ha avuto il suo fondamento nel mostrare e non nel raccontare. L’ambito del mito appartiene al mostrare più che al raccontare.
Da quando il mito è diventato parola scritta è divenuto oggetto da interpretare a dispetto del suo sopravvivere come cosa indicibile presso i popoli senza scrittura, tra i quali continua a vivere con tutta la forza aggregatrice del mostrare. La parola che lo fa conoscere lo dissolve nella sua identità: esso diventa il fatto che ha perduto l’atto che lo pose in essere. La ragione che spiega l’intuizione è sempre la ragione del tempo del dopo. Il mito che ignora la ragione razionalizzante è il tempo del non ancora: il tempo senza tempo che contiene tutti i tempi, quelli dell’origine e della fine.
Il tempo del mito si conosce solo con atto intuitivo e non discorsivo; anche se è la discorsività che lo rivela. Il tempo del mito è quel tempo che sostanzia infatti i miti della ragione che forgia, ad esempio quello di una scienza e di una tecnica fasciandole del prestito di un futuro poter tutto. La vicenda umana corre dal mito al mito non dalla ragione alla ragione senza miti: il mito irrazionale viene costantemente ritrattato dal mito della ragione che lo riveste con i suoi limiti categorizzanti dalla potenza della logica, ma che inaridisce e desertifica lo spazio umano della creatività e soprattutto quello immaginifico del mitizzare che fonde insieme presente e futuro, realtà di fatti e profilo di atti, o in una parola, la storia ideata, ideale e idealizzata.
A Nunzio Incardona,
dal più umile e riconoscente
dei suoi Scolari
…hosàytos e non…
Questo giorno della memoria all'insegna del suono vuole ricordare la liberazione Italiana dal Nazifascismo, e da ogni forma di guerra che mette l'uomo contro l'uomo. Questo concetto è espresso bene dalle parole di un breve Midrash. Racconta di un maestro che domandò ai suoi discepoli chi di loro sapesse dirgli come si potesse distinguere il momento in cui finisce la notte e comincia il giorno:
«Quando vedendo da lontano un albero, si può distinguere se è una pecora o un cane suggerì uno. Ma il maestro negò. Quando vedendo da lontano un albero si può distinguere se è un fico o un pesco, tentò un altro. Neppure rispose il maestro, che bocciò tutte le spiegazioni dei suoi discepoli finché questi si arresero. E il maestro rispose: quando, guardando il volto di un uomo, chiunque sia, vedi che è tuo fratello. Se non riusciamo a fare questo, qualsiasi sia l’ora del giorno, è sempre notte.»
Prof. Francesco Rizzo
PROGRAMMA
-Marce
-Deposizione della corona ai caduti, sulle note della Leggenda del Piave
-Silenzio solenne in memoria dei caduti a causa delle barbarie nazifasciste. Alla tromba Alberto Fragapane.
-Inno nazionale Italiano
-Inno nazionale Ucraino
-Intervento delle autorità
-Bella Ciao canto intonato dai bambini della scuola elementare
-Theme from Schindler's list e Ave Maria di Gounod. Al pianoforte Stella Sicorello
-Poesie e riflessioni sui concetti di Liberazione, Memoria e Pace: parola ai ragazzi della scuola media
-Inno alla gioia intonato dai ragazzi della scuola media
-Marce
Il corso “L’editing Professionale” del centro culturale Hosàytos vuole rispondere alle esigenze di un mercato del lavoro che richiede alla nuova generazione di professionisti una flessibilità ed ecletticità tali da possedere oltre che una preparazione interdisciplinare di qualità e una visione strategica del mercato, anche capacità operative e conoscenze tecnologiche, tradizionali e digitali, per essere in grado di capire, realizzare e gestire con indipendenza progetti editoriali e di comunicazione anche complessi.
Conoscenze
“L’editing Professionale” si propone di fornire conoscenze specifiche relative al mondo dell’editoria e della comunicazione tradizionale e digitale, considerando elementi storici, economici, tecnici e formali, tracciando possibili scenari nello sviluppo tecnologico, merceologico e di mercato. Intende inoltre fornire agli studenti l’accesso a discipline attinte dalla cultura industriale, come il marketing e le ricerche di mercato, sempre più imprescindibili per l’editoria e la comunicazione di oggi.
Abilità.
Gli studenti saranno stimolati, attraverso lavori individuali e di gruppo, a sviluppare abilità che li renderanno autonomi nel realizzare sia gli aspetti strategici sia quelli esecutivi di progetti editoriali e di comunicazione. Inoltre, gli studenti impareranno ad analizzare la fattibilità economica di un progetto, a redigere un piano strategico nei limiti di un budget, a organizzare un progetto rispettando le scadenze, a realizzare un prodotto tramite software professionali, a elaborare testi, ipertesti, immagini e a gestire la produzione.
Competenze.
Gli studenti acquisiranno le competenze necessarie per interfacciarsi efficacemente con tutti gli specialisti e i fornitori coinvolti nella realizzazione dei prodotti editoriali e di comunicazione più complessi e articolati. Gli studenti sapranno svolgere e interpretare un’analisi di mercato, commissionare la stesura di un contratto, richiedere un preventivo per la stampa, dialogare con un distributore, incaricare un illus
Incontri
Giornata dedicata alla visita guidata presso la Biblioteca Lucchesiana di Agrigento, durante la quale, con la dott.ssa Giovanna Iacono, esperta in Biblioteconomia e Archivistica, i ragazzi saranno guidati alla scoperta del libro antico e, soprattutto, degli incunaboli (i primi libri a stampa) al fine di studiare e approfondire ogni aspetto relativo all’origine dell’editoria. Gli studenti acquisiranno le conoscenze fondamentali sull’origine della stampa e sulle caratteristiche del libro antico, necessarie per un approccio critico sulla storia del libro dalla sua nascita, evoluzione, fino ai suoi possibili futuri orizzonti, digitali e non.
Orizzonti Professionali.
Sono destinazioni in linea con la formazione le case editrici di qualsiasi dimensione e specializzazione ma anche – a titolo di esempio – i centri media, gli studi grafici ed editoriali, le agenzie pubblicitarie, i service editoriali e gli uffici stampa aziendali. Alcuni dei ruoli professionali che rappresentano naturale sbocco del Master sono il redattore, il correttore di bozze, il graphic designer, l’editor, l’impaginatore, il project manager, l’account, l’addetto stampa, il responsabile marketing, l’agente letterario, il self-publisher, il responsabile comunicazione, il traduttore.
tratore per realizzare una copertina, gestire i rapporti con autori ed editori.
PROGRAMMA
Modulo 1 «Considerazioni generali»
- La casa editrice
- Le figure esterne
Modulo 2 «La redazione e il redattore»
- La redazione
- La redazione 2.0
- Il redattore editoriale e il lavoro di redazione
- Il rapporto con l’autore
- L’acquisizione dei testi
Modulo 3 «Il libro»
- Breve storia del libro
- La struttura del libro
Modulo 4 «La revisione del testo»
- Principi generali
- La revisione della traduzione
- La revisione del testo originale
Modulo 5 «La parametrazione tipografica»
- Il carattere
- La pagina
- La messa in pagina del testo
- Gli spazi
Modulo 6 «La normazione editoriale»
- Forme e stili grafici
- I segni paragrafematici
- Le citazioni
- I termini stranieri
- Il trattamento dei titoli citati in un testo
- La maiuscola iniziale
- Le note
- I dialoghi
- I rimandi, i numeri, le abbreviazioni, le liste
ModulO 7 «Gli apparati»
- La bibliografia
- Gli indici analitici
Modulo 8 «La correzione delle bozze»
- Che cos’è una bozza e come si corregge
- I segni di correzione delle bozze
- Il metodo di lavoro
- I segni muti
- I segni parlanti
L’autentica filosofia, a giudizio dell’autore di questa iniziativa culturale e non, consiste solo nel ricevere un buon consiglio da una persona di fiducia. Chiunque è capace di essere semplice o chiaro se non ha il compito di dover tener conto della realtà nella sua integralità. Se hai compreso allora non hai compreso. Muoio perché non muoio diceva Teresa d'Avila. Un’idea a cui non si crede prima di provarla è un puro fatto verbale.
A ché giova fingere di essere ciò che non siamo?
L’unico modo per ottenere una qualità è comportarci come se già l’avessimo. Dapprima è naturale che un bambino prenda il latte materno senza conoscere sua madre. Per noi è altrettanto naturale vedere l’uomo che ci aiuta senza vedere Cristo. In un certo senso è Dio a fingere al posto nostro. Dio ci fa credere di poter anche vivere senza di Lui. Dio è un burlone. Una madre insegna al suo bambino a parlare, parlandogli come se lui la capisse.
Quel burlone di Dio.
Credere prima di vedere non è solo una eterna prerogativa divinamente Umana, ma principio primo umanamente Divino. Siamo arrivati all’idea darwiniamente evolutiva ed antidarwinianamente speculativa studiando il passato, ma, a ben vedere è chiaro che tale idea se contiene vere novità, non può darne conto realmente. Le novità si attendono non si ricordano. Perdi la tua vita e la salverai, non trattenere nulla, soltanto ciò che hai donato sarà realmente tuo, soltanto ciò che in te è morto risorgerà dai morti. Solo ciò che interrompe la determinazione è determinante. Gli uomini vivono, nella storia delle loro parole, nostalgici come nostalgico nel loro cuore circola il sangue: quanto alla sapienza, «… dovevano incominciarla dalla Metafisica, siccome quella, che va a prendere le sue pruove, non già da fuori, ma da dentro le modificazioni della propria mente di chi medita». Se il lettore trovasse incompiuti i percorsi, oscuri i sentieri, incerti i passi, si accompagni al ricercare teso oltre ogni mediocre conformarsi e ardisca di non preservarsi dall’errare e dal rinvenirsi in aporia.
Prof. Francesco Rizzo
Nell' addentrarsi per le vie trafficate di una città iper-moderna è facile non trovare tempo per posare lo sguardo sopra le rovine antiche, in cui è quasi incistata. La tentazione di un'archeologia dello spazio urbano, senza tempo e non passiva, potrebbe forse rilevare fratture e crisi di identità, ma anche possibili profili di continuità da riscoprire e ridare alla vita: salvataggio? collocazione? stratigrafia? radicamento? origine? costituzione? Volgere lo sguardo all’erosione della storia è accorgersi dei suoi segni impressi nell’urbanizzazione e trasformazione della città e nella complessità delle sue interne relazioni di tempo e spazio. Pensare, tuttavia, alla città come corpo vivente appare atteggiamento fin da troppo tempo obsoleto: con evidenza esemplare la trasformazione delle città antiche in centri storici iper-turistificati rende quasi impossibile esperire il monumento artistico e le strutture architettoniche, per la greve mediazione delle prescrizioni di mercato e degli standard di intrattenimento imposti dal turismo internazionale. Cadono in oblio e in contraddizione scelte, sentimenti, sicurezze, valori, pensieri delle persone che le costituirono e le abitarono. Le carte plasmano i popoli, ma spesso rappresentano solo il danaro: senso di smarrimento, desiderio di fuga, ansia di cercar fortuna altrove! Fortuna è la dea più generosa: resta di lei ancora qualche traccia nell’abbozzato organismo cui è ridotta una città? Ancora resta qualcosa di società, collaborazione, solidarietà verso un fine comune? L’andirivieni senza respiro cui costringe la libera circolazione di cose e di persone trova giustificazione nei trattati occidentalistici, cifra tipica di società globalizzate e iper-moderne. È imposta al passante la ferrea necessità di un andare continuo e inarrestabile, come paralizzante impedimento al sostare attento e interessato [theorein] ad accostare strade e scorci dello spazio urbano quali luoghi e opere d'arte fecondi di storia, identità, memoria, pensare. Dovrebbe andar perduto anche il desiderio di accendere una proposta sempre nuova per esercitare il paradosso di un’accattivante abitudine e rinunciare a fermarsi presso le rovine decadenti del passato e cercare di preservarne i preziosi semi, nel cui germinare si custodisce e si accresce e vive ciò che – nel mutare e andare oltre– incredibilmente resta e perdura, per chi sa donare ascolto e cura? Perché accettare l’uniformità di tutte le città possibili? Marco Polo racconta al Gran Khan, imperatore del mondo, che nessuna città è diversa dall’altra: è delirante affermazione? In mezzo a questa apparenza infernale c’è sempre speranza di spazio e tempo per un vivere migliore per tutti e per ciascuno?
Se Aritmie del Tempo propone la cornice dentro cui sviluppare in continuità con i temi degli anni precedenti il tema del rapporto dialettico tra passioni e ragioni, ora si intende porre maggiore attenzione al tema Dall'outfit all'essere, per continuare la ricerca di interpretazioni e comprensioni ad ampio spettro della nostra storia (o delle nostre storie?) considerata in tutte le sue problematicità, nell'umile ascolto di aritmie e ritmi rimasti forse in silenzio e tuttavia ancora degni di essere scoperti e valorizzati nelle loro ricchezze e potenzialità e anche secondo un'inusitata grammatica dell'istante.
Nel rilevamento delle aritmie di questa storia è opportuno esporne il valore intrinseco e il valore relativo. Qualsiasi scoperta di scienza o qualsiasi mutamento paradigmatico sarebbe sterile se non fosse intimamente legato alla memoria che se ne ha. Ogni passo nel cammino della conoscenza è frutto di un confronto e di un conflitto con il precedente: solo così vive come successivo, e, in quanto tale, può essere riconoscente.
¿Tenemos miedo de la luz? ¿Qué forma de ateísmo más radical puede existir en comparación con nuestra casi infidelidad a la luz? Parece suficientemente claro que no es posible tener energía 100% limpia al menos hoy. También está bastante claro que la energía que podemos evitar gastar innecesariamente (debido a caprichos o estúpidas comodidades dictadas por la tecnología), es sin duda una de las mejores armas en nuestro poder para detenernos o combatir, en la medida de lo posible, el cambio climático debido sobre todo a al calentamiento global.
Madrid, 25-04-2019
“Come nell’universo, così anche nell’animale, quando sia compiuto, questo movimento è primo. Cosicché <l’animale> una volta generato è causa di se stesso della propria crescita ed alterazione. Se cosi non fosse non sarebbe necessario. I primi accrescimenti e alterazioni sono prodotti da altro e a causa di altro: non è possibile che qualcosa sia causa della propria generazione e corruzione. Occorre infatti che ciò che muove preesista a ciò che è mosso, e ciò che genera a ciò che è generato; e nulla può preesistere a se stesso” (MA 5, 700a 31-36, 700b 1-3)
La conoscenza di Dio e la conoscenza degli uomini hanno in comune il nome e niente altro: l’indebita analogia fra le due genera confusione ed equivoci. Tuttavia l’atto proprio della filosofia per Averroè non può eccedere il proprio limite , perché tale eccesso significherebbe passare oltre l’esistente stesso oltre il suo essere soggetto che cerca e conosce. Il filosofo diviene così, in Averroè, il retto traduttore che traduce le immagini e le allegorie delle Scritture in astrazioni, il demiurgo capace di modellare il sensibile del Sacro nell’intelligibile del Concetto, il pendolo che oscilla continuamente tra la umana natura e la divina, tra il più chiaro e il più oscuro, tra il fisico e il meta-fisico
Palermo, 2018
(...)Il principio è dunque principio di un parte dell’esistete, non in assoluto, solo i principi di una parte di ciò che rientra nell’esistente. (...)
(...)Il principio, inoltre, non è principio di tutto l'esistente. Se lo fosse, sarebbe principio di se stesso. La totalità dell'esistente, invece, non ha alcun principio. Il principio è principio solamente dell'esistente causato. (....)
(….) L’atto proprio della scienza non può eccedere il proprio limite, perché tale eccesso significa passare oltre il soggetto (…) appropriarsi di un atto altro dall’atto che le è proprio: il ricercare sarebbe andato oltre nel fondare (...) l’atto di porre la questione sul soggetto nella scienza prima non può considerare nella fondazione del soggetto, ma nell’evidenza (Izahār): così è Dio, che, pur essendo supposto come soggetto di assunzione, viene reso evidente quale oggetto di ricerca; così è anche per le cause prime, che, pur essendo supposte come soggetto si assunzione, vengono rese evidenti quali oggetto di ricerca. (…)
(...)Se non distinguere è controprincipio dell'esistente, allora la distinzione è atto primo è volontà assoluta della vita stessa.(...)
Palermo, 2016
(...)Se il vero è ciò che è fondato, allora il fondamento (Grund) non è né vero né falso(...)
(...)Se questa cosa mi inganna; allora cosa significa ingannare? (...)
(...)E’ impossibile operare sulle cose, senza tener conto di una certa natura stabile, sia perché ogni azione per natura pretende al modo corretto della propria esecuzione, sia perché tale modo è corretto in dipendenza, dalla natura dello strumento usato e dalla natura della cosa soggetta all’azione”(...)
(...)L'immagine di un cosa non fa si che la cosa immaginata venga ad essere, dopo l'attenta disambiguazione, ontologicamente immaginaria (...)
(...)Se non distinguere è controprincipio dell'esistente, allora la distinzione è atto primo è volontà assoluta della vita stessa.(...)
(...)Se il mondo dovesse poggiare su qualcosa ricordate che il respiro dei bambini è seme di ogni cosa(...)
(...) Una “logica debole” in senso stretto, prima di non essere in grado di dar conto alla meravigliosa organizzazione della natura, dovrebbe dubitare fortemente, che la stessa logica sia una semplice operatrice dell’intelletto (....)L’orrore di essere parte di un meccanismo funzionale alla specie, ha portato spesso gli uomini, alle ipotesi più disperate; ad esempio pensare di avere strumenti adattabili e riadattabili alle marachelle della natura, quando il rapporto logico-reale più che far vacanza, inizia a pensare di non-aver o il non-aver-potuto mai agire correttamente se non all’interno di un unicum concettuale dove logica e realtà non sono più divisibili e comprensibili separatamente. Una logica debole necessita di una realtà debole, cosi che possa, dall’umile ruolo che le compete, cercare di conoscerla e descriverla(...)
Palermo, 2016
Madrid, 2019
Madrid, 2019
Madrid, 2019
I filosofi non possono dimostrare l’esistenza di un essere eterno con volontà eterna, poiché se l’atto si realizzasse in eterno la volontà e possibilità stessa d’azione dell’essere senza tempo verrebbe ad essere negata, negando cosi la possibilità stessa di qualsivoglia ente esistente: negherebbero l’esistenza stessa, negherebbero l’esistente tutto.
Il dottore Angelico ci conduce invece verso l’urgenza del pensare che ci chiede necessariamente di cogliere antropologicamente il messaggio Divino, espresso per mezzo dalla Bibbia in quanto appunto testo sacro. Un esortazione alla riflessione sulla limitatezza e l’imperfezione della carne, cercando di considerare la carne il corpo e la "necessità coscienziosa della sete spirituale" come “cardine differenziale dell’uomo” in quanto persona nei confronti del mondo animale e dell’esistente tutto: quasi a voler spazzar via quella dualità causata dalla totalità aporetica del pensare ellenico.
Palermo, 2015
"trattenedo il respiro, sperando e corteggiandolo, con gioia e con tristezza, con soddisfazione e disinganno" e rifugiandosi nel silenzio, luogo del dolore partecipato di Dio.”
In un certo senso l'uomo è dunque di fronte all'ineffabile che ci rimanda all'ineffabilità di Dio di cui noi siamo costretti ad occuparci credendo e tentando di credere, litigando con Lui o compatendolo. Jonas si rende conto che qualsiasi discorso umano su Dio sia dunque necessariamente un "balbettio", perché su Dio sono state dette troppe cose con voce forte, con sicurezza di linguaggio. Tale "balbettio" apre però la strada alla responsabilità umana nei confronti del male, solo se saprà:
"fare se stesso a immagine e somiglianza della infinita bontà di Dio - e non della sua presunta onnipotenza - l'umanità potrà salvarsi dalla soluzione finale del problema umano"
Palermo, 2015
Madrid, 2019
El individuo en esta plena libertad de "no ser responsable" es absolutamente responsable de su proceso de individuación desde un punto de vista moral. Mientras que el otro es el fondo siempre presente, el individuo se muestra a sí mismo en la delgada línea que separa la identidad y la alteridad, la formación y la transformación, particular y universal. En esta posición, él elige, puede dirigir su formación y aceptar diferentes transformaciones. Todo está en sus manos, él es el responsable de su existencia, es esa brecha de la que es y puede ser, es la existencia difícil de alcanzar entre las determinaciones y la singularidad, es ese punto siempre movido que solo sabe cómo existir y vivir, es el momento. Fluir y detenerse. Es ese lugar, desde donde todo tiene su origen, su fin, su propia continuidad.
Es ese juego aparentemente sin reglas, ese juego que aparentemente tiene el poder de cambiar todas sus reglas, ese juego llamado individuación, que es sinónimo de existencia.Si no distinguir es la incapacidad de comprender las diferencias, entonces la distinción es el primer acto y la voluntad absoluta de lo existente.
No distinguir es un índice de responsabilidad óntica. Lo indistinto es la imagen de la nada, es la falta de la misma imagen; lo indistinto es la falta.
Madrid, 2019
No es sorprendente que los resultados de la fatiga del pensamiento casi siempre tengan efectos radicales e inteligibilidad inmediata en la persona que los activa, incluso si es un sujeto que nunca avia planteado el problema o, en cualquier caso, el problema nunca se presentó en el tránsito de su existencia. De hecho, estas conversaciones rinden frutos y aportan beneficios al alma que ha dedicado tiempo con paciencia, y se ha revelado de la manera más sencilla. La abrumadora correspondencia práctica entre "ejercicio dialéctico" y "acción intencional" en el espacio social es entendida por todos los que entran en contacto con estos problemas. De hecho, aquellos que entienden estos discursos entran en una relación de gratitud con los beneficios recibidos del texto, incluida su importancia en la esfera de la ciencia y de la acción humana en su totalidad. Me pregunto si, aún hoy, la filosofía continúa desempeñando esta tarea fundamental que la ha distinguido a lo largo de la historia como sirviente de sí misma
Madrid, 2019
la madre sua, che, con loquela intera,
disia poi di vederla sepolta.
Oh quanto è corto il dire e come fioco al mio concetto!
comunicativo di un testo. Nella relazione comunicativa dei mass media, l’aspetto interpretativo
già prestabilito nella struttura testuale assume un ruolo particolare, perché essi istituzionalizzano una sorta di “pratica a tentoni”. Il locutore non determina i propri messaggi solo in base all’informazione che vuole trasmettere, ma si fonda sulle congetture circa le conoscenze, le capacità, lo stato dei suoi destinatari.
Si crede che essa ce ne dia garanzia perché l'oggetto e normalmente la causa di una conoscenza di questo genere; ma Dio può sempre produrre un dato effetto senza passare attraverso la sua causa seconda, e può sempre creare una cosa separatamente da un'altra; si può quindi avere un'intuizione sensibile di ciò che non esiste.
In questo caso non si tratta di un'intuizione vera e propria, ma di una credenza nell'esistenza di ciò che non esiste.
Poiché non abbiamo alcun mezzo di scoprire questa differenza, il coefficiente di incertezza che intacca la nostra conoscenza non se ne trova diminuito.
Ma queste tesi non intaccano la conoscenza scientifica filosofica.
IL CRISANESIMO E LA FILOSOFIA
LA BIBBIA
MONOTEISMO
CREAZIONISMO
ANTROPOCENTRISMO
IL COMANDO DIVINO
PROVVIDENZA PERSONALE
IDEE BIBLICHE SULL’UOMO E IL SUO DESTINO
PECCATO ORIGINALE
FEDE E SPIRITO
EROS GRECO - AMORE CRISTIANO
RIVOLUZIONE DEI VALORI
IMMORALITÀ E RISURREZIONE
IL NUOVO SENSO DELLA STORIA E DELLA VITA DELL’UOMO
PENSIERO GRECO E MESSAGGIO CRISTIANO
PROBLEMI DOTTRINALI E FILOSOFICI
VECCHIO TESTAMENTO
FASI DEL PENSIERO PATRISTICO
I PROBLEMI FONDAMENTALI
TESTO DI MEDITAZIONE DELLA FEDE
FILONE D’ALESSANDRIA
ALLEGORIA
SVOLTA NEL PENSIERO OCCIDENTALE
ESSERE INCORPOREO
CONOSCENZA DI DIO
CREAZIONISMO
NATURA DELL’UOMO
LEGGE MORALE
LA FEDE
ITINERARIO A DIO
GNOSTICISMO
MARCIONE DA SINOPE (85 - 160 d.C.)
BASILIDE (120-140 d.C.)
VALENTINO (135-160 d.C.)
SANT’IRENEO
I PADRI GRECI E LA FILOSOFIA
ARISTIDE
GIUSTINO MARTIRE
TAZIANO L’ASSIRO
ATENAGORA DI ATENE
TEOFILO DI ANTIOCHIA
LA SCUOLA DI ALESSANDRIA
CLEMENTE ALESSANDRINO
ORIGENE
L’ETÀ AUREA DELLA PATRISTICA
EUSEBIO DI CESAREA
ARIO
CONCILIO DI NICEA
I GRANDI DI CAPPADOCIA
GREGORIO DI NAZIANZO (GREGORIO IL TEOLOGO)
SAN BASILIO
GREGORIO DI NISSA
NEMESIO
SINESIO
TEODORETO
GLI ULTIMI GRANDI PADRI DELLA CHIESA
DIONIGI
MASSIMO DI CRISIPOLI o IL CONFESSORE
GIOVANNI FILOPONO o GIOVANNI IL GRAMMATICO
GIOVANNI DI DAMASCO o GIOVANNI DAMASCENO
I PADRI LATINI E LA FILOSOFIA
TERTULLIANO
MINUCIO FELICE
ARNOBIO
LATTANZIO
SANT’ILARIO DI POITIERS
SANT’AMBROGIO
MACROBIO
CALCIDIO
MARIO VITTORINO
SANT’AGOSTINO
BOEZIO
CASSIODORO
ISIDORO DI SIVIGLIA
MARTINO DI BRACARA
PAPA GREGORIO I o GREGORIO MAGNO
BEDA IL VENERABILE
DALLA RINASCENZA CAROLINGIA AL X SECOLO
LA TRASMISSIONE DELLA CULTURA LATINA
GIOVANNI SCOTO ERIUGENA
LA FILOSOFIA NEL IX E X SECOLO IN OCCIDENTE
LA FILOSOFIA NEL SECOLO XI
DIALETTICI E TEOLOGI
ROSCELLINO
ANSELMO DI CANTERBURY
LA SCUOLA DI CHARTRES
BERNARDO DI CHARTRES
GILBERTO DE LA PORRÉE
TEODORICO DI CHARTRES
GUGLIELMO DI CONCHES
PIETRO ABELARDO
LA MISTICA SPECULATIVA
SAN BERNARDO DI CHIARAVALLE
GUGLIELMO DI SAN TEODORICO
ISACCO STELLA
UGO DI SAN VITTORE
RICCARDO DI SAN VITTORE
ALANO DI LILLA
NICOLA DI AMIENS
LA FILOSOFIA ARABA
AL-FARABI
AVICENNA
AL-GHAZZALI
AVEMPACE
ABUBACER
AVERROÈ
FILOSOFIA EBRAICA
ISHAQ AL-ISRAĀĪLI
SA’ADYĀH BEN YŌSĒF DI FAYUM
SHELŌMŌH IBN GEBĪRŌL
MŌSEH BEN MAIMÔN (MOSÈ MAIMONIDE)
LA FILOSOFIA NEL SECOLO XIII
SAN BONAVENTURA
I MAESTRI DI OXFORD
ROBERTO GROSSATESTA
TOMMASO DI YORK
RUGGERO BACONE
ALBERTO MAGNO
TOMMASO D’AQUINO
RUGGERO DI BRABANTE
GIOVANNI DUNS SCOTO
GUGLIELMO D’OCKHAM
Tra le conseguenze più evidenti della globalizzazione!
- la veloce mobilità dei capitali finanziari a livello planetario condiziona le politiche economiche degli stati;
- gli ampi flussi migratori e la crescente mobilità della popolazione rendono sempre più incerta e difficile la determinazione dei confini del demos, con il rischio che la cittadinanza democratica si riduca, negando le sue premesse universalistiche, a statuto privilegiato di unaparte della popolazione;
- con il permanere in campo di un’unica superpotenza, sembra delinearsi nel sistema-mondo una struttura di tipo imperiale, dove i singoli stati-nazione potrebbero ridursi tutti alla condizione di stati e sovranità limitata, e i più deboli alla condizione di quasi-stati. !
Le condizioni stanno cambiando e gli ospedali sono ormai percepiti come elemento necessario del panorama urbano. In quanto strumenti indispensabili di accoglienza e di cura, essi diventano motivo di orgoglio civico. Si tratta però di luoghi di grande sofferenza. Le rare descrizioni di ospedali mostrano un quadro desolante di strutture nelle quali i poveri e i malati vivevano in condizioni disperate. (...)Ci soffermiamo su due distinzioni: la realtà contadina altomedievale e la condizione salariata urbana del Basso Medioevo. Per quanto riguarda i primi secoli del Medioevo, i cosiddetti pauperes soffrivano a motivo non solo di una fragilità economica, ma anche di uno stato di inferiorità sociale e di una sottomissione all’arroganza dei potenti. Negli scritti di Gregorio di Tours vengono descritti contadini pauperes che vivono in condizioni assai diverse tra loro: uno ha una casa propria e ha di che sfamarsi; altri due hanno un paio di buoi; un altro appare decisamente povero, sprovvisto di animali da lavoro. Solo a quest’ultimo attribuisce la definizione di pauperes miserrimus. I pauperes miserrimi sono persone che vivono in una condizione di debolezza, di natura sia sociale sia economica. Spesso non si tratta di povertà totale, ma di una condizione di insicurezza che costringe a porsi sotto la tutela di un potente. La percezione dell’oppressione nella quale viveva gran parte della popolazione emerge anzitutto attraverso una serie di interventi da parte dei sovrani che ritengono di dover garantire la propria protezione ai pauperes contro i soprusi dei potenti.