Presenza migrante tra spazi urbani e non urbani. Etnografie su processi, dinamiche e modalità di accoglienza (a cura di F. Declich e S. Pitzalis), 2021
‘Sapienza’ Università di Roma.
Dipartimento di Storia, Culture, Religioni
Facoltà di Lettere e F... more ‘Sapienza’ Università di Roma. Dipartimento di Storia, Culture, Religioni Facoltà di Lettere e Filosofia. Master in Religioni e Mediazione Culturale. 24 ottobre 2017 Palazzo del Rettorato - Aula degli Organi Collegiali
Gli anni successivi alle Primavere Arabe sono stati investiti in tutto il Nord Africa di grosse a... more Gli anni successivi alle Primavere Arabe sono stati investiti in tutto il Nord Africa di grosse aspettative di mutamento politico e sociale, in buona parte poi disattese. Anche in Tunisia il percorso verso una democrazia libera dai fantasmi dell'autoritarismo sembra essersi inceppato senza aver varcato compiutamente la soglia inaugurale di un nuovo ordine delle cose. Frutto di una ricerca etnografica condotta nell'area della Grande Tunisi tra giovani uomini riconducibili alle classi medie oggi in via di impoverimento, questo volume intende perseguire un'esplorazione antropologicamente orientata del paesaggio giovanile della Tunisia contemporanea durante un tempo di incertezza politica, sociale, economica e identitaria - la transizione democratica ancora incompiuta - che sembra protrarsi indefinitamente, diventando tutt'uno con la liminalità sociale vissuta da quote crescenti di gioventù, in bilico tra desiderio di autonomia e protratta dipendenza; immobilità e sogno dell'altrove; aspirazioni di realizzazione personale e anomia quotidiana; critica ordinaria al potere costituito e reviviscenze identitarie nel segno dell'Islam.
Non più a sud di Lampedusa. Italiani in Tunisia tra passato e presente., 2016
Il mondo nel quale viviamo è attraversato da un insieme estremamente complesso ed eterogeneo di f... more Il mondo nel quale viviamo è attraversato da un insieme estremamente complesso ed eterogeneo di flussi culturali globali, al punto che la trama flessibile ascrivibile al capitalismo contemporaneo è nutrita tanto da relazioni produttive transnazionali quanto da processi immaginativi estesi su scala globale. Nelle seguenti pagine proverò a rendere conto dell'incessante flusso di persone, beni, capitali e significati attorno al quale prendono corpo relazioni politico-economiche e culturali tra Italia e Tunisia. Attingendo a materiale etnografico scaturito da una ricerca sul campo in Tunisia, intendo presentare i percorsi di mobilità battuti da imprenditori che abitano spazi locali globalizzati significandoli con pratiche culturali direttamente riconducibili a peculiari storie, valori e universi morali.
Questo volume intende proporre alcune riflessioni a partire da sette ricerche etnografiche, ince... more Questo volume intende proporre alcune riflessioni a partire da sette ricerche etnografiche, incentrate sugli esiti e sugli effetti – in termini di dinamiche, relazioni e pratiche sociali – che la presenza di richiedenti asilo e rifugiate/i produce all’interno degli spazi urbani, semi-urbani e non-urbani, sia che queste persone siano inserite all’interno dei percorsi di accoglienza istituzionali sia che le loro esperienze di vita si sviluppino al di fuori di tali sistemi.
Nel file sono compresi i quattro contributi della sezione antropologica, con le riflessioni prodo... more Nel file sono compresi i quattro contributi della sezione antropologica, con le riflessioni prodotte dalla ricerca etnografica effettuata a Magliana nel 2015.
In questo articolo esamino il mutamento, innescato dall’esperienza della mobilità transnazionale,... more In questo articolo esamino il mutamento, innescato dall’esperienza della mobilità transnazionale, cui riti e pratiche devozionali attivati dai singalesi cattolici nella città di Messina vanno incontro mediante l’inclusione di figure sante conosciute e introdotte nei repertori devozionali in seguito alla migrazione. Da questa prospettiva, i processi di costruzione della santità alla base di tali costellazioni rituali, utili per una riflessione sulla vernacolarizzazione del discorso religioso nei terreni post-coloniali della Chiesa “multiculturale” in Occidente, verranno analizzati nell’interazione che li lega ai rapporti di potere ecclesiali, all’esperienza quotidiana del sacro e alle traiettorie esistenziali-biografiche degli attori religiosi. I singalesi cattolici di nazionalità srilankese residenti nella città di Messina costituiscono una presenza ormai pienamente radicata nel paesaggio migratorio locale e negli anni hanno progressivamente istituzionalizzato la loro appartenenza religiosa a partire da relazioni stabili (ma soggette a continua negoziazione) con la diocesi messinese. Attingendo a un lavoro di ricerca etnografico realizzato negli ultimi due anni e focalizzato sui processi di home-making perseguiti in migrazione attraverso pratiche e attività di tipo rituale, prendo in considerazione due esempi di pratiche rituali incentrate su figure sante incontrate e conosciute nell’esperienza della mobilità (come Sant’Elia) o verso le quali la devozione non è consolidata nei contesti di provenienza in Sri Lanka, essendo invece alimentata dalla Chiesa messinese (come San Giacomo), comprendendole all’interno del contesto complessivo delle relazioni sociali e politiche entro le quali maturano repertori culturali e idiomi devozionali. In this article I examine changes occurring in rituals and devotional practices enacted by Sinhala Catholics living in Messina (Sicily) and including new saint figures in their devotional repertoires in the wake of transnational mobility. For this reason, processes of construction of sainthood at the core of these ritual systems, very useful to reflect upon the vernacularization of religious discourses along the post-colonial trajectories of western “multicultural” Church, will be analyzed looking at the interactions connecting them to ecclesial powers, the daily experience of the sacred, and religious actors’ existential and biographical paths. Sinhala Catholics living in Messina are now deeply grounded in the local migration landscape. In the last years they have been progressively institutionalized their religious belonging through stable connections (although subject to continuous negotiation) with Messina’s Catholic diocese. Drawing on an ethnographic research focused on home-making processes activated through ritual practices and activities, I will take into account two examples of ritual complexes that are centered on saint figures that the Sinhalese meet and discover during their transnational mobility (as in the case of Saint Elia) or towards whom devotion is not so much rooted in Sri Lanka, being rather fed by the Messina’s Church (as in the case of Saint James). In both cases, these “saints of the others” must be placed and understood in the context of social and political relations within which devotional idioms and cultural repertoires take shape.
Occhialì. Rivista sul Mediterraneo Islamico., 2023
In common discourses as well as in much part of scientific literature, the presence of Islam in S... more In common discourses as well as in much part of scientific literature, the presence of Islam in Sicily is generally evoked in relation to the Islamic rule over the island occurred between the VIII th and the XI th century. Until recent times, less attention has been payed to achieve an accurate understanding of current Muslim presence in the region. Islam in Sicily represents a heterogeneous, stratified and dynamic phenomenon, undergoing tangible transformations during the last years. In this article I will focus on the city of Messina, place of transit between Sicily and the rest of Europe. As elsewhere in the island, the old Maghrebi communities-strongly characterizing mosques, prayer halls and Islamic cultural centers in ethno-national terms-have been recently joined by people and groups coming from West Africa and Asia. Since 2013 the Islamic Center of Messina, the heart of Muslim presence in the urban space, is located in an historical liberty villa purchased by the Messina's Muslim community. The Center is situated in a peripheral district of the city, where shacks and "illegal" houses dating back to the post-1908 earthquake reconstruction are present. Furthermore, the Center is equipped with land used for burying Muslims-this is in fact the only Islamic cemetery in Sicily. Starting with ethnographic stuff collected by means of participant observation and interviews, the main focus of this article is on daily religious experience as lived by Muslims attending the Islamic Center in Messina. In particular, I will address my attention to the social representations concerning religious identity shared among young Muslims born or raised in Messina. Furthermore, I will enquire the relations connecting the Muslim community, local political institutions and the urban public space, trying to understand how roles, knowledge and authority within the religious community have been changing over time. Finally, I will examine whether and how the recent arrivals of Muslim faithful from South Asia affect ritual practices, in both formal and informal religious contexts.
In questo articolo esamino il mutamento, innescato dall’esperienza della mobilità transnazionale,... more In questo articolo esamino il mutamento, innescato dall’esperienza della mobilità transnazionale, cui riti e pratiche devozionali attivati dai singalesi cattolici nella città di Messina vanno incontro mediante l’inclusione di figure sante conosciute e introdotte nei repertori devozionali in seguito alla migrazione. Da questa prospettiva, i processi di costruzione della santità alla base di tali costellazioni rituali, utili per una riflessione sulla vernacolarizzazione del discorso religioso nei terreni post-coloniali della Chiesa “multiculturale” in Occidente, verranno analizzati nell’interazione che li lega ai rapporti di potere ecclesiali, all’esperienza quotidiana del sacro e alle traiettorie esistenziali-biografiche degli attori religiosi. I singalesi cattolici di nazionalità srilankese residenti nella città di Messina costituiscono una presenza ormai pienamente radicata nel paesaggio migratorio locale e negli anni hanno progressivamente istituzionalizzato la loro appartenenza religiosa a partire da relazioni stabili (ma soggette a continua negoziazione) con la diocesi messinese. Attingendo a un lavoro di ricerca etnografico realizzato negli ultimi due anni e focalizzato sui processi di home-making perseguiti in migrazione attraverso pratiche e attività di tipo rituale, prendo in considerazione due esempi di pratiche rituali incentrate su figure sante incontrate e conosciute nell’esperienza della mobilità (come Sant’Elia) o verso le quali la devozione non è consolidata nei contesti di provenienza in Sri Lanka, essendo invece alimentata dalla Chiesa messinese (come San Giacomo), comprendendole all’interno del contesto complessivo delle relazioni sociali e politiche entro le quali maturano repertori culturali e idiomi devozionali. In this article I examine changes occurring in rituals and devotional practices enacted by Sinhala Catholics living in Messina (Sicily) and including new saint figures in their devotional repertoires in the wake of transnational mobility. For this reason, processes of construction of sainthood at the core of these ritual systems, very useful to reflect upon the vernacularization of religious discourses along the post-colonial trajectories of western “multicultural” Church, will be analyzed looking at the interactions connecting them to ecclesial powers, the daily experience of the sacred, and religious actors’ existential and biographical paths. Sinhala Catholics living in Messina are now deeply grounded in the local migration landscape. In the last years they have been progressively institutionalized their religious belonging through stable connections (although subject to continuous negotiation) with Messina’s Catholic diocese. Drawing on an ethnographic research focused on home-making processes activated through ritual practices and activities, I will take into account two examples of ritual complexes that are centered on saint figures that the Sinhalese meet and discover during their transnational mobility (as in the case of Saint Elia) or towards whom devotion is not so much rooted in Sri Lanka, being rather fed by the Messina’s Church (as in the case of Saint James). In both cases, these “saints of the others” must be placed and understood in the context of social and political relations within which devotional idioms and cultural repertoires take shape.
In this article I consider the connection between Islam and utopia, using the renewed visibility ... more In this article I consider the connection between Islam and utopia, using the renewed visibility that Islamic actors and moral economies have gained in the post-revolutionary Tunisian public sphere as a starting point. In particular, based on ethnographic findings from field research in Tunisia, I take into account the interest in Salafism expressed by young Muslims, recently fascinated by the Salafi tradition even if not necessarily joining any formal Salafi organization. The recovery of an original and mythical perfection, rooted in the example of the ancestors (the salaf), that is, the Prophet and his Companions, has been the inspiration on which many young Tunisian Muslims draw in order to shape their subjectivity on the basis of a complex relationship with time and politics.
n questo contributo esamino la complessa relazione tra “Chiesa universale” e “chiese particolari”... more n questo contributo esamino la complessa relazione tra “Chiesa universale” e “chiese particolari” a partire da una ricerca etnografica sui singalesi cattolici dello Sri Lanka residenti nella città di Messina.La centralità demografica, sociale ed economica che la popolazione singalese di fede cattolica ha gradualmente assunto nel paesaggio migratorio e religioso messinese ha sollecitato un’a-zione mirata da parte delle istituzioni ecclesiastiche locali, sensibili all’integrazione di quelle “comunità etniche cattoliche” assai rilevanti nell’architettura trans-locale del cattolicesimo contemporaneo.Il progressivo inquadramento della comunità singalese operato dalla Chiesa messinese – lavoro che coinvolge i piani istituzionale, politico e teologico-devozionale – alimenta scambi dalle tonalità ambivalenti, accomodamenti creativi e adesioni conflittuali. Grazie all’esame di alcuni contesti offerti dalla ricerca etnografica – l’ordinaria scansione dello spazio-tempo rituale singalese, la partecipazione della comunità al percorso sinodale, la densa attività pellegrinale, i processi di costruzione della santità – vorrei mostrare come l’appartenenza alla medesima comunità religiosa (cattolica) sia in realtà negoziata e at-traversata da interne linee di differenziazione etnico-culturale, evidenti nella costante opera di disciplinamento che gli organi ecclesiastici preposti alla cura pastorale dei mi-granti indirizzano alla religiosità singalese, riconosciuta come autentica e sincera ma al tempo stesso bisognosa di interventi correttivi.Il caso messinese permetterà inoltre di riflettere sulle ineliminabili aporie che attraversano la costituzione globale e, oramai, multiculturale della Chiesa cattolica, la cui vocazione uni-versalista non può che consustanziarsi in espressioni e diramazioni devozionali, teologiche e istituzionali locali.
Le considerazioni contenute in questo articolo traggono spunto da una due giorni che ha avuto luo... more Le considerazioni contenute in questo articolo traggono spunto da una due giorni che ha avuto luogo il 3 e il 4 settembre scorso a Villa San Giovanni, in provincia di Reggio Calabria, presso il Centro socio-culturale ‘Nuvola Rossa’, dedicata ai temi della salute mentale [1]. “La ragione degli altri. Salute mentale, alterità, potere”: questa la denominazione dell’evento, bipartito tra una sessione alla quale hanno partecipato Laura Faranda, antropologa, Piero Coppo, etnopsichiatra e Lelia Pisani, etnopsicologa, dal titolo “Declinare la follia. Migranti, dominio e cultura”, e un’altra dedicata alle pratiche e alle testimonianze di realtà e soggetti impegnati in pratiche antipsichiatriche in diversi ambiti territoriali: Giuseppe Bucalo, in rappresentanza del progetto “Soccorso Viola – Taormina” e Diego Baldini e Martina Consoloni per il collettivo “Antonin Artaud” di Pisa. Si è trattato di una iniziativa animata dall’impegno scientifico e dalla passione militante di studiosi, operatori...
Il prodotto verte su un raffronto tra le diversità dell'approccio etnopsichiatrico e quello a... more Il prodotto verte su un raffronto tra le diversità dell'approccio etnopsichiatrico e quello antipsichiatrico nella pur comune critica ai principi epistemologici della psichiatria, valutandone l'applicabilità a contesti migratori
<div> <p>In Italy, the new Coronavirus pandemic has dramatically highlighted the cont... more <div> <p>In Italy, the new Coronavirus pandemic has dramatically highlighted the contradictions evident in the relations between the agri-food sector and the political-economic treatment of a work force whose productive contribution is nowadays perceived as highly necessary. In a short time, in fact, slowdowns encountered by the agricultural sector during pandemic endangered the subsistence's conditions of thousands of rural workers. In this contribution, I'll try to examine, in the background of the current medical emergency, the relation between reception policies, differential inclusion of migrant work force in the labour market and the production of urban and political marginality in Southern Italy, more specifically in the Gioia Tauro Plain.</p> </div>
ABSTRACT Recent Maghreb conflicts and social transformation have shown the existence of disputes ... more ABSTRACT Recent Maghreb conflicts and social transformation have shown the existence of disputes and complex negotiations over the moral economies that, in the national public consciousness, mobilise common adherence to norms and values. In this paper, I will consider the urban context of Tunis. Through an ethnography conducted among young Tunisians of middle and working classes (most of them having interrupted their advanced studies) I propose to find the features, even if ambiguous, of a moral economy that exists outside the hegemonic moral economy. By examining everyday practices and discourses, related to both the sacred and the profane poles of the social experience, I will try to provide a glimpse of the incubation of alternative political and social models among young Tunisians who are not engaged in politics or social movements. Does it represent a challenge to the dominant neoliberal political and cultural order or not?
L’opera di Antonio Gramsci – largamente coincidente con i lunghi anni della detenzione carceraria... more L’opera di Antonio Gramsci – largamente coincidente con i lunghi anni della detenzione carceraria perpetrata dal regime fascista – costituisce indubbiamente uno dei più originali contributi che gli studi italiani abbiano apportato al panorama nove- centesco delle scienze sociali (Dei 2012a), nonostante che l’eredità intellettuale del pensatore comunista sardo sia stata tardivamente e solo parzialmente accolta all’infuori dai circuiti della sinistra marxista europea prima degli anni Settanta (Hobsbawm 2011). Nel presente contributo, si tenterà di applicare fruttuosamente le lenti della teoria e dell'analisi gramsciana al contesto tunisino contemporaneo, segnato da una complessa transizione democratica post-rivoluzionaria. Differenti categorie del pensiero gramsciano (Rivoluzione passiva; egemonia; blocco storico) rivelano la loro applicabilità trans-culturale e metastorica, a patto di tenere in considerazione le specificità dei mondi sociali locali
Nel campo delle discipline etnoantropologiche, il concetto gramsciano di ‘cultura’, tematizzata n... more Nel campo delle discipline etnoantropologiche, il concetto gramsciano di ‘cultura’, tematizzata nel suo rapporto intimo e mutevole con la forma di ‘classe’, ne consente una rigenerazione quanto mai necessaria per rendere conto della complessità politica, sociale, culturale della contemporaneità. A partire dalla mia ricerca di dottorato in corso, intendo rendere conto dell’in- contro, tanto necessario quanto prolifico, tra orientamenti e ambiti disciplinari la cui pur comune matrice antropologica non sempre è stata garanzia di reciprocità e comunicazione. Così, se lo studio degli universi giovanili subalterni nella Tunisia post-rivoluzionaria non può non attingere alla lezione di Gramsci, facendo propria la suggestione di uno studio dei dislivelli interni di cultura in contesti extraeuropei, allo stesso tempo deve considerare gli apporti della più recente antropologia dello Sta- to e delle istituzioni, in grado di etnografare la pervasività del potere nei campi più disparati della vita sociale e culturale, rendendo ugualmente conto delle negozia- zione creativa che gli attori sociali imbastiscono con esso. In questo modo, l’attenzione alla struttura e alle forme sociali che la sociologia maghrebina di ispirazione durkheimiana ha sempre condiviso con l’antropologia di stampo struttural-funzionalista può aprirsi, sulla scorta degli studi di genere e post-coloniali, alla dimensione della soggettività, compresa quella del ricercatore, il cui posizionamento è stato problematizzato nella stagione antropologica della riflessività. La fruttuosa combinazione di tradizioni e indirizzi di studio italiani e no, recenti come più consolidati, non può che condurre a una maggiore consapevolezza della pluralità di sguardi e prospettive cui lo sforzo di comprensione antropologica della realtà possa felicemente ricorrere.
Nine years after arab springs, social movements and waves of political rebellion are still shakin... more Nine years after arab springs, social movements and waves of political rebellion are still shaking up the Middle East and North Africa, spreading from Algeria to Iraq. Protagonists of the protests are mainly young people, betrayed by promises of social welfare and development propagated by liberal and free-market policies, responsible for the increasing of youth’s unemployment and the exacerbation of social inequalities. This article aims to examine current processes of political subjectivation in contemporary Maghreb, and particularly in postrevolutionary Tunisia, through the investigation of the emerging associative sites that mediate daily political allegiances and their cultural codes, conveying relations of reliability and mutual recognition. Resorting to ethnographic research stuff, I will try to understand if new declinations of the Self, as well as new elaborations of the intersubjective and communitarian ties which have been emerging after the 2011 spring, may open up an original grammar of power relations. The recent proliferation of youthful organizations in Tunisian municipalities and local districts perhaps reveals a new intelligibility of social relations, at work in everyday practices and discourses through which young Tunisians plan future-oriented and politically informed collective projects.
Presenza migrante tra spazi urbani e non urbani. Etnografie su processi, dinamiche e modalità di accoglienza (a cura di F. Declich e S. Pitzalis), 2021
‘Sapienza’ Università di Roma.
Dipartimento di Storia, Culture, Religioni
Facoltà di Lettere e F... more ‘Sapienza’ Università di Roma. Dipartimento di Storia, Culture, Religioni Facoltà di Lettere e Filosofia. Master in Religioni e Mediazione Culturale. 24 ottobre 2017 Palazzo del Rettorato - Aula degli Organi Collegiali
Gli anni successivi alle Primavere Arabe sono stati investiti in tutto il Nord Africa di grosse a... more Gli anni successivi alle Primavere Arabe sono stati investiti in tutto il Nord Africa di grosse aspettative di mutamento politico e sociale, in buona parte poi disattese. Anche in Tunisia il percorso verso una democrazia libera dai fantasmi dell'autoritarismo sembra essersi inceppato senza aver varcato compiutamente la soglia inaugurale di un nuovo ordine delle cose. Frutto di una ricerca etnografica condotta nell'area della Grande Tunisi tra giovani uomini riconducibili alle classi medie oggi in via di impoverimento, questo volume intende perseguire un'esplorazione antropologicamente orientata del paesaggio giovanile della Tunisia contemporanea durante un tempo di incertezza politica, sociale, economica e identitaria - la transizione democratica ancora incompiuta - che sembra protrarsi indefinitamente, diventando tutt'uno con la liminalità sociale vissuta da quote crescenti di gioventù, in bilico tra desiderio di autonomia e protratta dipendenza; immobilità e sogno dell'altrove; aspirazioni di realizzazione personale e anomia quotidiana; critica ordinaria al potere costituito e reviviscenze identitarie nel segno dell'Islam.
Non più a sud di Lampedusa. Italiani in Tunisia tra passato e presente., 2016
Il mondo nel quale viviamo è attraversato da un insieme estremamente complesso ed eterogeneo di f... more Il mondo nel quale viviamo è attraversato da un insieme estremamente complesso ed eterogeneo di flussi culturali globali, al punto che la trama flessibile ascrivibile al capitalismo contemporaneo è nutrita tanto da relazioni produttive transnazionali quanto da processi immaginativi estesi su scala globale. Nelle seguenti pagine proverò a rendere conto dell'incessante flusso di persone, beni, capitali e significati attorno al quale prendono corpo relazioni politico-economiche e culturali tra Italia e Tunisia. Attingendo a materiale etnografico scaturito da una ricerca sul campo in Tunisia, intendo presentare i percorsi di mobilità battuti da imprenditori che abitano spazi locali globalizzati significandoli con pratiche culturali direttamente riconducibili a peculiari storie, valori e universi morali.
Questo volume intende proporre alcune riflessioni a partire da sette ricerche etnografiche, ince... more Questo volume intende proporre alcune riflessioni a partire da sette ricerche etnografiche, incentrate sugli esiti e sugli effetti – in termini di dinamiche, relazioni e pratiche sociali – che la presenza di richiedenti asilo e rifugiate/i produce all’interno degli spazi urbani, semi-urbani e non-urbani, sia che queste persone siano inserite all’interno dei percorsi di accoglienza istituzionali sia che le loro esperienze di vita si sviluppino al di fuori di tali sistemi.
Nel file sono compresi i quattro contributi della sezione antropologica, con le riflessioni prodo... more Nel file sono compresi i quattro contributi della sezione antropologica, con le riflessioni prodotte dalla ricerca etnografica effettuata a Magliana nel 2015.
In questo articolo esamino il mutamento, innescato dall’esperienza della mobilità transnazionale,... more In questo articolo esamino il mutamento, innescato dall’esperienza della mobilità transnazionale, cui riti e pratiche devozionali attivati dai singalesi cattolici nella città di Messina vanno incontro mediante l’inclusione di figure sante conosciute e introdotte nei repertori devozionali in seguito alla migrazione. Da questa prospettiva, i processi di costruzione della santità alla base di tali costellazioni rituali, utili per una riflessione sulla vernacolarizzazione del discorso religioso nei terreni post-coloniali della Chiesa “multiculturale” in Occidente, verranno analizzati nell’interazione che li lega ai rapporti di potere ecclesiali, all’esperienza quotidiana del sacro e alle traiettorie esistenziali-biografiche degli attori religiosi. I singalesi cattolici di nazionalità srilankese residenti nella città di Messina costituiscono una presenza ormai pienamente radicata nel paesaggio migratorio locale e negli anni hanno progressivamente istituzionalizzato la loro appartenenza religiosa a partire da relazioni stabili (ma soggette a continua negoziazione) con la diocesi messinese. Attingendo a un lavoro di ricerca etnografico realizzato negli ultimi due anni e focalizzato sui processi di home-making perseguiti in migrazione attraverso pratiche e attività di tipo rituale, prendo in considerazione due esempi di pratiche rituali incentrate su figure sante incontrate e conosciute nell’esperienza della mobilità (come Sant’Elia) o verso le quali la devozione non è consolidata nei contesti di provenienza in Sri Lanka, essendo invece alimentata dalla Chiesa messinese (come San Giacomo), comprendendole all’interno del contesto complessivo delle relazioni sociali e politiche entro le quali maturano repertori culturali e idiomi devozionali. In this article I examine changes occurring in rituals and devotional practices enacted by Sinhala Catholics living in Messina (Sicily) and including new saint figures in their devotional repertoires in the wake of transnational mobility. For this reason, processes of construction of sainthood at the core of these ritual systems, very useful to reflect upon the vernacularization of religious discourses along the post-colonial trajectories of western “multicultural” Church, will be analyzed looking at the interactions connecting them to ecclesial powers, the daily experience of the sacred, and religious actors’ existential and biographical paths. Sinhala Catholics living in Messina are now deeply grounded in the local migration landscape. In the last years they have been progressively institutionalized their religious belonging through stable connections (although subject to continuous negotiation) with Messina’s Catholic diocese. Drawing on an ethnographic research focused on home-making processes activated through ritual practices and activities, I will take into account two examples of ritual complexes that are centered on saint figures that the Sinhalese meet and discover during their transnational mobility (as in the case of Saint Elia) or towards whom devotion is not so much rooted in Sri Lanka, being rather fed by the Messina’s Church (as in the case of Saint James). In both cases, these “saints of the others” must be placed and understood in the context of social and political relations within which devotional idioms and cultural repertoires take shape.
Occhialì. Rivista sul Mediterraneo Islamico., 2023
In common discourses as well as in much part of scientific literature, the presence of Islam in S... more In common discourses as well as in much part of scientific literature, the presence of Islam in Sicily is generally evoked in relation to the Islamic rule over the island occurred between the VIII th and the XI th century. Until recent times, less attention has been payed to achieve an accurate understanding of current Muslim presence in the region. Islam in Sicily represents a heterogeneous, stratified and dynamic phenomenon, undergoing tangible transformations during the last years. In this article I will focus on the city of Messina, place of transit between Sicily and the rest of Europe. As elsewhere in the island, the old Maghrebi communities-strongly characterizing mosques, prayer halls and Islamic cultural centers in ethno-national terms-have been recently joined by people and groups coming from West Africa and Asia. Since 2013 the Islamic Center of Messina, the heart of Muslim presence in the urban space, is located in an historical liberty villa purchased by the Messina's Muslim community. The Center is situated in a peripheral district of the city, where shacks and "illegal" houses dating back to the post-1908 earthquake reconstruction are present. Furthermore, the Center is equipped with land used for burying Muslims-this is in fact the only Islamic cemetery in Sicily. Starting with ethnographic stuff collected by means of participant observation and interviews, the main focus of this article is on daily religious experience as lived by Muslims attending the Islamic Center in Messina. In particular, I will address my attention to the social representations concerning religious identity shared among young Muslims born or raised in Messina. Furthermore, I will enquire the relations connecting the Muslim community, local political institutions and the urban public space, trying to understand how roles, knowledge and authority within the religious community have been changing over time. Finally, I will examine whether and how the recent arrivals of Muslim faithful from South Asia affect ritual practices, in both formal and informal religious contexts.
In questo articolo esamino il mutamento, innescato dall’esperienza della mobilità transnazionale,... more In questo articolo esamino il mutamento, innescato dall’esperienza della mobilità transnazionale, cui riti e pratiche devozionali attivati dai singalesi cattolici nella città di Messina vanno incontro mediante l’inclusione di figure sante conosciute e introdotte nei repertori devozionali in seguito alla migrazione. Da questa prospettiva, i processi di costruzione della santità alla base di tali costellazioni rituali, utili per una riflessione sulla vernacolarizzazione del discorso religioso nei terreni post-coloniali della Chiesa “multiculturale” in Occidente, verranno analizzati nell’interazione che li lega ai rapporti di potere ecclesiali, all’esperienza quotidiana del sacro e alle traiettorie esistenziali-biografiche degli attori religiosi. I singalesi cattolici di nazionalità srilankese residenti nella città di Messina costituiscono una presenza ormai pienamente radicata nel paesaggio migratorio locale e negli anni hanno progressivamente istituzionalizzato la loro appartenenza religiosa a partire da relazioni stabili (ma soggette a continua negoziazione) con la diocesi messinese. Attingendo a un lavoro di ricerca etnografico realizzato negli ultimi due anni e focalizzato sui processi di home-making perseguiti in migrazione attraverso pratiche e attività di tipo rituale, prendo in considerazione due esempi di pratiche rituali incentrate su figure sante incontrate e conosciute nell’esperienza della mobilità (come Sant’Elia) o verso le quali la devozione non è consolidata nei contesti di provenienza in Sri Lanka, essendo invece alimentata dalla Chiesa messinese (come San Giacomo), comprendendole all’interno del contesto complessivo delle relazioni sociali e politiche entro le quali maturano repertori culturali e idiomi devozionali. In this article I examine changes occurring in rituals and devotional practices enacted by Sinhala Catholics living in Messina (Sicily) and including new saint figures in their devotional repertoires in the wake of transnational mobility. For this reason, processes of construction of sainthood at the core of these ritual systems, very useful to reflect upon the vernacularization of religious discourses along the post-colonial trajectories of western “multicultural” Church, will be analyzed looking at the interactions connecting them to ecclesial powers, the daily experience of the sacred, and religious actors’ existential and biographical paths. Sinhala Catholics living in Messina are now deeply grounded in the local migration landscape. In the last years they have been progressively institutionalized their religious belonging through stable connections (although subject to continuous negotiation) with Messina’s Catholic diocese. Drawing on an ethnographic research focused on home-making processes activated through ritual practices and activities, I will take into account two examples of ritual complexes that are centered on saint figures that the Sinhalese meet and discover during their transnational mobility (as in the case of Saint Elia) or towards whom devotion is not so much rooted in Sri Lanka, being rather fed by the Messina’s Church (as in the case of Saint James). In both cases, these “saints of the others” must be placed and understood in the context of social and political relations within which devotional idioms and cultural repertoires take shape.
In this article I consider the connection between Islam and utopia, using the renewed visibility ... more In this article I consider the connection between Islam and utopia, using the renewed visibility that Islamic actors and moral economies have gained in the post-revolutionary Tunisian public sphere as a starting point. In particular, based on ethnographic findings from field research in Tunisia, I take into account the interest in Salafism expressed by young Muslims, recently fascinated by the Salafi tradition even if not necessarily joining any formal Salafi organization. The recovery of an original and mythical perfection, rooted in the example of the ancestors (the salaf), that is, the Prophet and his Companions, has been the inspiration on which many young Tunisian Muslims draw in order to shape their subjectivity on the basis of a complex relationship with time and politics.
n questo contributo esamino la complessa relazione tra “Chiesa universale” e “chiese particolari”... more n questo contributo esamino la complessa relazione tra “Chiesa universale” e “chiese particolari” a partire da una ricerca etnografica sui singalesi cattolici dello Sri Lanka residenti nella città di Messina.La centralità demografica, sociale ed economica che la popolazione singalese di fede cattolica ha gradualmente assunto nel paesaggio migratorio e religioso messinese ha sollecitato un’a-zione mirata da parte delle istituzioni ecclesiastiche locali, sensibili all’integrazione di quelle “comunità etniche cattoliche” assai rilevanti nell’architettura trans-locale del cattolicesimo contemporaneo.Il progressivo inquadramento della comunità singalese operato dalla Chiesa messinese – lavoro che coinvolge i piani istituzionale, politico e teologico-devozionale – alimenta scambi dalle tonalità ambivalenti, accomodamenti creativi e adesioni conflittuali. Grazie all’esame di alcuni contesti offerti dalla ricerca etnografica – l’ordinaria scansione dello spazio-tempo rituale singalese, la partecipazione della comunità al percorso sinodale, la densa attività pellegrinale, i processi di costruzione della santità – vorrei mostrare come l’appartenenza alla medesima comunità religiosa (cattolica) sia in realtà negoziata e at-traversata da interne linee di differenziazione etnico-culturale, evidenti nella costante opera di disciplinamento che gli organi ecclesiastici preposti alla cura pastorale dei mi-granti indirizzano alla religiosità singalese, riconosciuta come autentica e sincera ma al tempo stesso bisognosa di interventi correttivi.Il caso messinese permetterà inoltre di riflettere sulle ineliminabili aporie che attraversano la costituzione globale e, oramai, multiculturale della Chiesa cattolica, la cui vocazione uni-versalista non può che consustanziarsi in espressioni e diramazioni devozionali, teologiche e istituzionali locali.
Le considerazioni contenute in questo articolo traggono spunto da una due giorni che ha avuto luo... more Le considerazioni contenute in questo articolo traggono spunto da una due giorni che ha avuto luogo il 3 e il 4 settembre scorso a Villa San Giovanni, in provincia di Reggio Calabria, presso il Centro socio-culturale ‘Nuvola Rossa’, dedicata ai temi della salute mentale [1]. “La ragione degli altri. Salute mentale, alterità, potere”: questa la denominazione dell’evento, bipartito tra una sessione alla quale hanno partecipato Laura Faranda, antropologa, Piero Coppo, etnopsichiatra e Lelia Pisani, etnopsicologa, dal titolo “Declinare la follia. Migranti, dominio e cultura”, e un’altra dedicata alle pratiche e alle testimonianze di realtà e soggetti impegnati in pratiche antipsichiatriche in diversi ambiti territoriali: Giuseppe Bucalo, in rappresentanza del progetto “Soccorso Viola – Taormina” e Diego Baldini e Martina Consoloni per il collettivo “Antonin Artaud” di Pisa. Si è trattato di una iniziativa animata dall’impegno scientifico e dalla passione militante di studiosi, operatori...
Il prodotto verte su un raffronto tra le diversità dell'approccio etnopsichiatrico e quello a... more Il prodotto verte su un raffronto tra le diversità dell'approccio etnopsichiatrico e quello antipsichiatrico nella pur comune critica ai principi epistemologici della psichiatria, valutandone l'applicabilità a contesti migratori
<div> <p>In Italy, the new Coronavirus pandemic has dramatically highlighted the cont... more <div> <p>In Italy, the new Coronavirus pandemic has dramatically highlighted the contradictions evident in the relations between the agri-food sector and the political-economic treatment of a work force whose productive contribution is nowadays perceived as highly necessary. In a short time, in fact, slowdowns encountered by the agricultural sector during pandemic endangered the subsistence's conditions of thousands of rural workers. In this contribution, I'll try to examine, in the background of the current medical emergency, the relation between reception policies, differential inclusion of migrant work force in the labour market and the production of urban and political marginality in Southern Italy, more specifically in the Gioia Tauro Plain.</p> </div>
ABSTRACT Recent Maghreb conflicts and social transformation have shown the existence of disputes ... more ABSTRACT Recent Maghreb conflicts and social transformation have shown the existence of disputes and complex negotiations over the moral economies that, in the national public consciousness, mobilise common adherence to norms and values. In this paper, I will consider the urban context of Tunis. Through an ethnography conducted among young Tunisians of middle and working classes (most of them having interrupted their advanced studies) I propose to find the features, even if ambiguous, of a moral economy that exists outside the hegemonic moral economy. By examining everyday practices and discourses, related to both the sacred and the profane poles of the social experience, I will try to provide a glimpse of the incubation of alternative political and social models among young Tunisians who are not engaged in politics or social movements. Does it represent a challenge to the dominant neoliberal political and cultural order or not?
L’opera di Antonio Gramsci – largamente coincidente con i lunghi anni della detenzione carceraria... more L’opera di Antonio Gramsci – largamente coincidente con i lunghi anni della detenzione carceraria perpetrata dal regime fascista – costituisce indubbiamente uno dei più originali contributi che gli studi italiani abbiano apportato al panorama nove- centesco delle scienze sociali (Dei 2012a), nonostante che l’eredità intellettuale del pensatore comunista sardo sia stata tardivamente e solo parzialmente accolta all’infuori dai circuiti della sinistra marxista europea prima degli anni Settanta (Hobsbawm 2011). Nel presente contributo, si tenterà di applicare fruttuosamente le lenti della teoria e dell'analisi gramsciana al contesto tunisino contemporaneo, segnato da una complessa transizione democratica post-rivoluzionaria. Differenti categorie del pensiero gramsciano (Rivoluzione passiva; egemonia; blocco storico) rivelano la loro applicabilità trans-culturale e metastorica, a patto di tenere in considerazione le specificità dei mondi sociali locali
Nel campo delle discipline etnoantropologiche, il concetto gramsciano di ‘cultura’, tematizzata n... more Nel campo delle discipline etnoantropologiche, il concetto gramsciano di ‘cultura’, tematizzata nel suo rapporto intimo e mutevole con la forma di ‘classe’, ne consente una rigenerazione quanto mai necessaria per rendere conto della complessità politica, sociale, culturale della contemporaneità. A partire dalla mia ricerca di dottorato in corso, intendo rendere conto dell’in- contro, tanto necessario quanto prolifico, tra orientamenti e ambiti disciplinari la cui pur comune matrice antropologica non sempre è stata garanzia di reciprocità e comunicazione. Così, se lo studio degli universi giovanili subalterni nella Tunisia post-rivoluzionaria non può non attingere alla lezione di Gramsci, facendo propria la suggestione di uno studio dei dislivelli interni di cultura in contesti extraeuropei, allo stesso tempo deve considerare gli apporti della più recente antropologia dello Sta- to e delle istituzioni, in grado di etnografare la pervasività del potere nei campi più disparati della vita sociale e culturale, rendendo ugualmente conto delle negozia- zione creativa che gli attori sociali imbastiscono con esso. In questo modo, l’attenzione alla struttura e alle forme sociali che la sociologia maghrebina di ispirazione durkheimiana ha sempre condiviso con l’antropologia di stampo struttural-funzionalista può aprirsi, sulla scorta degli studi di genere e post-coloniali, alla dimensione della soggettività, compresa quella del ricercatore, il cui posizionamento è stato problematizzato nella stagione antropologica della riflessività. La fruttuosa combinazione di tradizioni e indirizzi di studio italiani e no, recenti come più consolidati, non può che condurre a una maggiore consapevolezza della pluralità di sguardi e prospettive cui lo sforzo di comprensione antropologica della realtà possa felicemente ricorrere.
Nine years after arab springs, social movements and waves of political rebellion are still shakin... more Nine years after arab springs, social movements and waves of political rebellion are still shaking up the Middle East and North Africa, spreading from Algeria to Iraq. Protagonists of the protests are mainly young people, betrayed by promises of social welfare and development propagated by liberal and free-market policies, responsible for the increasing of youth’s unemployment and the exacerbation of social inequalities. This article aims to examine current processes of political subjectivation in contemporary Maghreb, and particularly in postrevolutionary Tunisia, through the investigation of the emerging associative sites that mediate daily political allegiances and their cultural codes, conveying relations of reliability and mutual recognition. Resorting to ethnographic research stuff, I will try to understand if new declinations of the Self, as well as new elaborations of the intersubjective and communitarian ties which have been emerging after the 2011 spring, may open up an original grammar of power relations. The recent proliferation of youthful organizations in Tunisian municipalities and local districts perhaps reveals a new intelligibility of social relations, at work in everyday practices and discourses through which young Tunisians plan future-oriented and politically informed collective projects.
In questo contributo mi focalizzo su una protesta messa a punto durante la seconda ondata pandemi... more In questo contributo mi focalizzo su una protesta messa a punto durante la seconda ondata pandemica (autunno-inverno 2020) da migranti e lavoratori stranieri della Piana di Gioia Tauro in seguito alla morte di un bracciante senegalese residente nella tendopoli di San Ferdinando. Esasperati da sfruttamento economico, infime condizioni di vita nei ghetti e nei campi della Piana e marginalizzazione politica parimenti alimentata dai dispositivi della ragione umanitaria e da dinamiche di abbandono istituzionale, in quell’occasione la popolazione straniera dell’area si è mobilitata come non avveniva da tempo. Sebbene si tratti di eventi risalenti a più di un anno fa, le riflessioni contenute in questo articolo conservano un certo grado di attualità. Le condizioni di vita nei ghetti e nella tendopoli diffusi tra Rosarno, San Ferdinando e Taurianova non sono affatto migliorate, nonostante gli annunci delle istituzioni locali, regionali e nazionali. Pur in forma sintetica, mi interrogo sulle ragioni che in alcuni casi accelerano inaspettatamente la conflittualità sociale e l’organizzazione di mobilitazioni politico-sindacali perseguite da gruppi sociali ormai sfibrati dall’intersezione di violenza strutturale e sofferenza sociale
The Arab Spring has forced observers to associate the southern shore of the Mediterranean with so... more The Arab Spring has forced observers to associate the southern shore of the Mediterranean with social and political dynamism, even though a great deal of uncertainty surrounds the whole area. The present contribution is dedicated to processes of civic and political participation occurring in Tunisia. These processes of political subjectivation present an evident reference to the speculative imagination of the future. By considering the biographies of social actors, I will focus on itineraries of personal commitment, which take shape within the framework of the heterogeneous Tunisian civil society.
Stuck and Exploited Refugees and Asylum Seekers in Italy Between Exclusion, Discrimination and Struggles
In Italy, the new Coronavirus pandemic has dramatically highlighted the contradictions evident in... more In Italy, the new Coronavirus pandemic has dramatically highlighted the contradictions evident in the relations between the agri-food sector and the political-economic treatment of a work force whose productive contribution is nowadays perceived as highly necessary. In a short time, in fact, slowdowns encountered by the agricultural sector during pandemic endangered the subsistence’s conditions of thousands of rural workers. In this contribution, I’ll try to examine, in the background of the current medical emergency, the relation between reception policies, differential inclusion of migrant work force in the labour market and the production of urban and political marginality in Southern Italy, more specifically in the Gioia Tauro Plain.
Recent Maghreb conflicts and social transformation have shown the existence of
disputes and compl... more Recent Maghreb conflicts and social transformation have shown the existence of disputes and complex negotiations over the moral economies that, in the national public consciousness, mobilise common adherence to norms and values. In this paper, I will consider the urban context of Tunis. Through an ethnography conducted among young Tunisians of middle and working classes (most of them having interrupted their advanced studies) I propose to find the features, even if ambiguous, of a moral economy that exists outside the hegemonic moral economy. By examining everyday practices and discourses, related to both the sacred and the profane poles of the social experience, I will try to provide a glimpse of the incubation of alternative political and social models among young Tunisians who are not engaged in politics or social movements. Does it represent a challenge to the dominant neoliberal political and cultural order or not?
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Dipartimento di Storia, Culture, Religioni
Facoltà di Lettere e Filosofia.
Master in Religioni e Mediazione Culturale.
24 ottobre 2017
Palazzo del Rettorato - Aula degli Organi Collegiali
Nelle seguenti pagine proverò a rendere conto dell'incessante flusso di persone, beni, capitali e significati attorno al quale prendono corpo relazioni politico-economiche e culturali tra Italia e Tunisia. Attingendo a materiale etnografico scaturito da una ricerca sul campo in Tunisia, intendo presentare i percorsi di mobilità battuti da imprenditori che abitano spazi locali globalizzati significandoli con pratiche culturali direttamente riconducibili a peculiari storie, valori e universi morali.
effetti – in termini di dinamiche, relazioni e pratiche sociali
– che la presenza di richiedenti asilo e rifugiate/i produce
all’interno degli spazi urbani, semi-urbani e non-urbani, sia
che queste persone siano inserite all’interno dei percorsi di
accoglienza istituzionali sia che le loro esperienze di vita si
sviluppino al di fuori di tali sistemi.
cui riti e pratiche devozionali attivati dai singalesi cattolici nella città di Messina vanno incontro
mediante l’inclusione di figure sante conosciute e introdotte nei repertori devozionali in seguito
alla migrazione. Da questa prospettiva, i processi di costruzione della santità alla base di tali
costellazioni rituali, utili per una riflessione sulla vernacolarizzazione del discorso religioso nei
terreni post-coloniali della Chiesa “multiculturale” in Occidente, verranno analizzati
nell’interazione che li lega ai rapporti di potere ecclesiali, all’esperienza quotidiana del sacro e
alle traiettorie esistenziali-biografiche degli attori religiosi. I singalesi cattolici di nazionalità
srilankese residenti nella città di Messina costituiscono una presenza ormai pienamente radicata
nel paesaggio migratorio locale e negli anni hanno progressivamente istituzionalizzato la loro
appartenenza religiosa a partire da relazioni stabili (ma soggette a continua negoziazione) con la
diocesi messinese. Attingendo a un lavoro di ricerca etnografico realizzato negli ultimi due anni e
focalizzato sui processi di home-making perseguiti in migrazione attraverso pratiche e attività di
tipo rituale, prendo in considerazione due esempi di pratiche rituali incentrate su figure sante
incontrate e conosciute nell’esperienza della mobilità (come Sant’Elia) o verso le quali la
devozione non è consolidata nei contesti di provenienza in Sri Lanka, essendo invece alimentata
dalla Chiesa messinese (come San Giacomo), comprendendole all’interno del contesto
complessivo delle relazioni sociali e politiche entro le quali maturano repertori culturali e idiomi
devozionali.
In this article I examine changes occurring in rituals and devotional practices enacted by Sinhala
Catholics living in Messina (Sicily) and including new saint figures in their devotional repertoires
in the wake of transnational mobility. For this reason, processes of construction of sainthood at
the core of these ritual systems, very useful to reflect upon the vernacularization of religious
discourses along the post-colonial trajectories of western “multicultural” Church, will be analyzed looking at the interactions connecting them to ecclesial powers, the daily experience of
the sacred, and religious actors’ existential and biographical paths. Sinhala Catholics living in
Messina are now deeply grounded in the local migration landscape. In the last years they have
been progressively institutionalized their religious belonging through stable connections
(although subject to continuous negotiation) with Messina’s Catholic diocese. Drawing on an
ethnographic research focused on home-making processes activated through ritual practices and
activities, I will take into account two examples of ritual complexes that are centered on saint
figures that the Sinhalese meet and discover during their transnational mobility (as in the case of
Saint Elia) or towards whom devotion is not so much rooted in Sri Lanka, being rather fed by the
Messina’s Church (as in the case of Saint James). In both cases, these “saints of the others” must
be placed and understood in the context of social and political relations within which devotional
idioms and cultural repertoires take shape.
consente una rigenerazione quanto mai necessaria per rendere conto della complessità politica, sociale, culturale della contemporaneità.
A partire dalla mia ricerca di dottorato in corso, intendo rendere conto dell’in- contro, tanto necessario quanto prolifico, tra orientamenti e ambiti disciplinari la
cui pur comune matrice antropologica non sempre è stata garanzia di reciprocità
e comunicazione.
Così, se lo studio degli universi giovanili subalterni nella Tunisia post-rivoluzionaria non può non attingere alla lezione di Gramsci, facendo propria la suggestione di uno studio dei dislivelli interni di cultura in contesti extraeuropei, allo
stesso tempo deve considerare gli apporti della più recente antropologia dello Sta- to e delle istituzioni, in grado di etnografare la pervasività del potere nei campi più
disparati della vita sociale e culturale, rendendo ugualmente conto delle negozia- zione creativa che gli attori sociali imbastiscono con esso. In questo modo, l’attenzione alla struttura e alle forme sociali che la sociologia maghrebina di ispirazione
durkheimiana ha sempre condiviso con l’antropologia di stampo struttural-funzionalista può aprirsi, sulla scorta degli studi di genere e post-coloniali, alla dimensione della soggettività, compresa quella del ricercatore, il cui posizionamento è
stato problematizzato nella stagione antropologica della riflessività.
La fruttuosa combinazione di tradizioni e indirizzi di studio italiani e no, recenti come più consolidati, non può che condurre a una maggiore consapevolezza
della pluralità di sguardi e prospettive cui lo sforzo di comprensione antropologica
della realtà possa felicemente ricorrere.
Dipartimento di Storia, Culture, Religioni
Facoltà di Lettere e Filosofia.
Master in Religioni e Mediazione Culturale.
24 ottobre 2017
Palazzo del Rettorato - Aula degli Organi Collegiali
Nelle seguenti pagine proverò a rendere conto dell'incessante flusso di persone, beni, capitali e significati attorno al quale prendono corpo relazioni politico-economiche e culturali tra Italia e Tunisia. Attingendo a materiale etnografico scaturito da una ricerca sul campo in Tunisia, intendo presentare i percorsi di mobilità battuti da imprenditori che abitano spazi locali globalizzati significandoli con pratiche culturali direttamente riconducibili a peculiari storie, valori e universi morali.
effetti – in termini di dinamiche, relazioni e pratiche sociali
– che la presenza di richiedenti asilo e rifugiate/i produce
all’interno degli spazi urbani, semi-urbani e non-urbani, sia
che queste persone siano inserite all’interno dei percorsi di
accoglienza istituzionali sia che le loro esperienze di vita si
sviluppino al di fuori di tali sistemi.
cui riti e pratiche devozionali attivati dai singalesi cattolici nella città di Messina vanno incontro
mediante l’inclusione di figure sante conosciute e introdotte nei repertori devozionali in seguito
alla migrazione. Da questa prospettiva, i processi di costruzione della santità alla base di tali
costellazioni rituali, utili per una riflessione sulla vernacolarizzazione del discorso religioso nei
terreni post-coloniali della Chiesa “multiculturale” in Occidente, verranno analizzati
nell’interazione che li lega ai rapporti di potere ecclesiali, all’esperienza quotidiana del sacro e
alle traiettorie esistenziali-biografiche degli attori religiosi. I singalesi cattolici di nazionalità
srilankese residenti nella città di Messina costituiscono una presenza ormai pienamente radicata
nel paesaggio migratorio locale e negli anni hanno progressivamente istituzionalizzato la loro
appartenenza religiosa a partire da relazioni stabili (ma soggette a continua negoziazione) con la
diocesi messinese. Attingendo a un lavoro di ricerca etnografico realizzato negli ultimi due anni e
focalizzato sui processi di home-making perseguiti in migrazione attraverso pratiche e attività di
tipo rituale, prendo in considerazione due esempi di pratiche rituali incentrate su figure sante
incontrate e conosciute nell’esperienza della mobilità (come Sant’Elia) o verso le quali la
devozione non è consolidata nei contesti di provenienza in Sri Lanka, essendo invece alimentata
dalla Chiesa messinese (come San Giacomo), comprendendole all’interno del contesto
complessivo delle relazioni sociali e politiche entro le quali maturano repertori culturali e idiomi
devozionali.
In this article I examine changes occurring in rituals and devotional practices enacted by Sinhala
Catholics living in Messina (Sicily) and including new saint figures in their devotional repertoires
in the wake of transnational mobility. For this reason, processes of construction of sainthood at
the core of these ritual systems, very useful to reflect upon the vernacularization of religious
discourses along the post-colonial trajectories of western “multicultural” Church, will be analyzed looking at the interactions connecting them to ecclesial powers, the daily experience of
the sacred, and religious actors’ existential and biographical paths. Sinhala Catholics living in
Messina are now deeply grounded in the local migration landscape. In the last years they have
been progressively institutionalized their religious belonging through stable connections
(although subject to continuous negotiation) with Messina’s Catholic diocese. Drawing on an
ethnographic research focused on home-making processes activated through ritual practices and
activities, I will take into account two examples of ritual complexes that are centered on saint
figures that the Sinhalese meet and discover during their transnational mobility (as in the case of
Saint Elia) or towards whom devotion is not so much rooted in Sri Lanka, being rather fed by the
Messina’s Church (as in the case of Saint James). In both cases, these “saints of the others” must
be placed and understood in the context of social and political relations within which devotional
idioms and cultural repertoires take shape.
consente una rigenerazione quanto mai necessaria per rendere conto della complessità politica, sociale, culturale della contemporaneità.
A partire dalla mia ricerca di dottorato in corso, intendo rendere conto dell’in- contro, tanto necessario quanto prolifico, tra orientamenti e ambiti disciplinari la
cui pur comune matrice antropologica non sempre è stata garanzia di reciprocità
e comunicazione.
Così, se lo studio degli universi giovanili subalterni nella Tunisia post-rivoluzionaria non può non attingere alla lezione di Gramsci, facendo propria la suggestione di uno studio dei dislivelli interni di cultura in contesti extraeuropei, allo
stesso tempo deve considerare gli apporti della più recente antropologia dello Sta- to e delle istituzioni, in grado di etnografare la pervasività del potere nei campi più
disparati della vita sociale e culturale, rendendo ugualmente conto delle negozia- zione creativa che gli attori sociali imbastiscono con esso. In questo modo, l’attenzione alla struttura e alle forme sociali che la sociologia maghrebina di ispirazione
durkheimiana ha sempre condiviso con l’antropologia di stampo struttural-funzionalista può aprirsi, sulla scorta degli studi di genere e post-coloniali, alla dimensione della soggettività, compresa quella del ricercatore, il cui posizionamento è
stato problematizzato nella stagione antropologica della riflessività.
La fruttuosa combinazione di tradizioni e indirizzi di studio italiani e no, recenti come più consolidati, non può che condurre a una maggiore consapevolezza
della pluralità di sguardi e prospettive cui lo sforzo di comprensione antropologica
della realtà possa felicemente ricorrere.
disputes and complex negotiations over the moral economies that, in the
national public consciousness, mobilise common adherence to norms and
values. In this paper, I will consider the urban context of Tunis. Through an
ethnography conducted among young Tunisians of middle and working
classes (most of them having interrupted their advanced studies) I propose to
find the features, even if ambiguous, of a moral economy that exists outside
the hegemonic moral economy. By examining everyday practices and
discourses, related to both the sacred and the profane poles of the social
experience, I will try to provide a glimpse of the incubation of alternative
political and social models among young Tunisians who are not engaged in
politics or social movements. Does it represent a challenge to the dominant
neoliberal political and cultural order or not?