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  • Andrea Daffra (Genova 1990), critico, curatore e consulente d’arte, è dottorando in Digital Humanities presso l’Unive... moreedit
Intervento critico per la mostra
Love from Alassio, Arte grafica dei primi ann i del Novecento.
A cura di Claudia Andreotta e Francesca Bogliolo.
Alassio, ex Chiesa Anglicana, via Adua 6 da 4 dicembre 2021al 6 gennaio 2022
Also known as Sepo, was a renowned international graphic designer. He started working as a graphic designer in the early Twenties in Paris, but in the next decades he achieved his major success thanks to his genuine approach and his... more
Also known as Sepo, was a renowned international graphic designer. He started working as a graphic designer in the early Twenties in Paris, but in the next decades he achieved his major success thanks to his genuine approach and his revolutionary ideas concerning product advertisement and illustration. Indeed his works are characterized by sophistication and graphic elegance, but they also attest to a profound awareness of customers' desires and dictates of the market. By considering in a new light his theoretical and historical background, this paper proposes a new critical approach concerning his productions and his international relevance within the European context.
Adolf Loos (Brno 1870 - Vienna 1933) e Carlo Mollino (Torino 1905 - 1973) sono ben noti per il loro approccio fortemente personale nella progettazione architettonica. Loos, austriaco, considerato uno dei padri dell’architettura moderna,... more
Adolf Loos (Brno 1870 - Vienna 1933) e Carlo Mollino (Torino 1905 - 1973) sono ben noti per il loro approccio fortemente personale nella progettazione architettonica. Loos, austriaco, considerato uno dei padri dell’architettura moderna, concepiva volumi e spazi esterni rigorosi, chiaramente scanditi e privi di qualsiasi forma di ornamento (da lui fortemente criticato) in opposizione a spazialità interne ricche ed energiche guidate dal principio del Raumplan  (incastro di piani e volumi).
Mollino, torinese, uno tra i più noti architetti italiani del Novecento, ha ideato e progettato spazi dal design radicale talvolta armonioso ed equilibrato, altre volte eccessivo e sfarzoso, frutto di un carattere fortemente poliedrico.
In alcuni significativi lavori di entrambi – come, a titolo di esempio, il Loosbar di Loos e la casa Miller di Mollino - è lo specchio/oggetto ad essere protagonista, concepito sia come strumento di amplificazione dello spazio che come diaframma di una dimensione riflessa talvolta illusoria e ingannatrice; l’uso che essi ne fanno, apparentemente opposto, è in realtà frutto di aspetti che li accomunano: entrambi, ad esempio, operavano con un approccio metodologico particolarmente attento al contesto sociale.
Un inedito confronto tra le rispettive architetture, riflesso delle loro personalità, costituirà l’oggetto dell’intervento.
Infra-spazi sono quelli che si creano nel dialogo tra le opere di dodici artisti italiani impegnati in ricerche su concetti di spazio variamente declinati e quelle del maestro Zappettini. Spazio che nasce dal ritmo dei pattern di colore... more
Infra-spazi  sono quelli che si creano nel dialogo tra le opere di dodici artisti italiani impegnati in ricerche su concetti di spazio variamente declinati e quelle del maestro Zappettini. Spazio che nasce dal ritmo dei pattern di colore per Carla Accardi; spazio che si costruisce nella sintesi di movimento e racconto nelle fotografie di Olivo Barbieri; spazio della percezione attivato dalla luce che crea armonie tra ombre e riflessi nelle tele di Agostino Bonalumi; spazio generato dalla attivazione della superficie tramite la reiterazione del segno autoriale di Giuseppe Capogrossi; spazio e tempo nella loro dimensione metafisica e incommensurabile nei monocromi dalle superfici modulate di Enrico Castellani; spazio che si trasforma nel tempo della percezione e ne svela l’instabilità nei video e nelle fotografie di Giacomo Costa; spazio come terreno di sperimentazione della materia di Alberto Burri; spazio che si apre oltre i reticoli dei segni/colore di Pietro Dorazio; spazio dell’alterità che esiste in potenza oltre la superficie della tela al quale danno accesso i tagli di Lucio Fontana; spazio illusorio fatto di luce che si apre oltre le finestre di Alessandro Lupi; spazio che diventa materia plastica nell’interrelazione tra pieni e vuoti delle opere di Nunzio; spazio come campo energetico attivato dai grovigli di segni di Emilio Scanavino; spazio come frutto di un processo esecutivo e mentale al tempo stesso che diventa luogo dell’allenamento dello sguardo e della mente nelle tele di Gianfranco Zappettini.
Le tele che l’artista ha realizzato sulla spiaggia di Panama, Cuba e per Città del Messico dallo studio di San Giacomo (Rocca Grimalda), sono il risultato della ricerca maturata attorno al rapporto artista, materia e natura. Queste... more
Le tele che l’artista ha realizzato sulla spiaggia di Panama, Cuba e per Città del Messico dallo studio di San Giacomo (Rocca Grimalda), sono il risultato della ricerca maturata attorno al rapporto artista, materia e natura.
Queste riflessioni affondano le proprie origini nei primi anni settanta con la frequentazione dello spazio espositivo di Düsseldorf della galleria genovese La Bertesca, dove, terminata l’attività lavorativa, si spendeva il resto del tempo nei bar dell’Altstadt cittadino. È qui che Cacciola ha occasione di entrare in contatto diretto con gli ideali ambientalisti di Joseph Beuys e di poter riflettere sulla necessità di ricercare una sinergia con la natura, tanto da interrogarsi su come la sua arte potesse entrarvi in simbiosi. Ma la natura su cui ragiona non si limita a un mero luogo particolarmente ameno o poco antropizzato: è infatti da considerarsi nella sua totalità, ovvero come insieme degli eventi, delle forze, delle energie e del tempo che si manifestano nel mondo fisico.
Tutto il lavoro di Enzo Cacciola, infatti, può essere letto come modo di pensare attorno, o sull’imprevedibilità dei fenomeni che interagiscono con la realtà: l’oggetto cardine della pratica pittorica, ovvero la materia, è sottoposta a eventi esterni non sempre prevedibili, si trasforma dal punto di vista fisico (si crepa, si frantuma, si polverizza, si dilata), compositivo (muta nelle forme e nel lavoro), espressivo, ma resta sempre viva e pulsante. Da queste riflessioni nascono miscele di cemento, pigmenti, sabbia e acqua (talvolta di mare) stese con la tipica gestualità dell’artista su tele che originano paesaggi materici direttamente ispirati dall’osservazione e dall’immedesimazione nel paesaggio.
Le Video Mapping est une technique de production artistique qui permet de projeter des images sur des surfaces réelles sans endommager l’espace destinée à la représentation. Au cours de la dernière décennie cette technique a été toujours... more
Le Video Mapping est une technique de production artistique qui permet de projeter des images sur des surfaces réelles sans endommager l’espace destinée à la représentation. Au cours de la dernière décennie cette technique a été toujours plus utilisée, remportant un succès considérable pour le caractère spectaculaire qu’elle peut offrir.
Si lors des premières expériences le VM était configuré comme un spectacle parfois décontextualisé, aujourd’hui l’interaction avec le site et le public devient de plus en plus évident. Grâce à cela focalisation sur la communauté et le lieu, les actions de « projection urbaine » ils se répandent toujours plus dans des réalités périphériques.
En 2022 par exemple, sur les façades du Corviale - quartier problématique de la banlieue romaine - a été projeté le documentaire Sinfonie Urbane pour raconter le microcosme périphérique en renversant le récit journalistique toujours axé sur la criminalité ; de même, près de Florence Pier Paolo Pasolini, un intellectuel attentif aux banlieues, a reçu un hommage avec Luoghi Sconfinati. Et encore le travail de l’artiste Julien Nonnon à Paris ou le Digital Dialogues à Brême de URBANSCREEN.
Briser la "frontière" du mur pour amplifier la voix du lieu et l'identité de ceux qui y vivent peut-être une alternative au réaménagement urbain, pour autant qu'il ne s'agisse pas d'un cas isolé et temporaire. En analysant quelques études de cas internationales récentes, cette contribution vise à étudier l'utilisation du Video Mapping dans des contextes périphériques, en réfléchissant de manière critique à ses limites et à son potentiel.
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