Geografie in movimento. Volume terzo. Soggetti, gruppi, persone. Pratiche, spazi e dinamiche delle mobilità umane, 2023
I movimenti territoriali a difesa dell’ambiente, delle matrici vitali e dei luoghi di vita, così ... more I movimenti territoriali a difesa dell’ambiente, delle matrici vitali e dei luoghi di vita, così come appurato nel corso delle mie ricerche (in Sud America come in Europa), in genere sono oggetto di comportamenti ostili da parte delle istituzioni, spesso delegittimati se non criminalizzati dai e
attraverso i media. Particolarmente evocativi i cartelli esposti durante una manifestazione a Quito dai rappresentanti della comunità minacciate dalla costruzione di grandi progetti idroelettrici e minerari, petroliferi e forestali, sui quali si leggevano scritte come “no somos criminales, defendemos la vida y la naturaleza” o “no es delito defender la Pachamama”. Tuttavia, non è sempre così.
Al riguardo, si osserva un destino diverso per alcuni movimenti a difesa dell’ambiente che, invece, sembrano incontrare la benevolenza delle istituzioni e il favore della stampa. Perché? Da cosa dipende tale differenza? Tale differenza si ripercuote in senso positivo o negativo sul conseguimento degli obiettivi prefissati?
Per provare a rispondere a queste domande si è deciso di studiare due movimenti accomunati dalla difesa dell’ambiente e dall’opposizione ad attività che contribuiscano a peggiorare il cambiamento climatico, ma differenziati dallo spazio (territoriale o virtuale) in cui hanno avuto origine
e dalla scala spaziale alla quale si diffondono (locale o globale). I due casi in questione sono rappresentati dal movimento NO TAP in Salento (contrario alla costruzione del corridoio Sud del gas per la tutela e la salvaguardia del territorio) e dal movimento Friday for Future Italia (focalizzato sulla lotta ai cambiamenti climatici per la salvaguardia degli ecosistemi). Le chiavi di lettura e di analisi privilegiate sono costituite dalla dimensione spaziale (spazio fisico e spazio virtuale), territoriale (processi di deterritorializzazione/riterritorializzazione), relazionale
(con riferimento ai gruppi di potere e alle istituzioni pubbliche) e rappresentazionale (con riguardo specifico ai media). Rispetto a quest’ultimo aspetto, particolare attenzione sarà posta ai processi di legittimazione/delegittimazione (attraverso l’analisi dello spazio mediatico riservato alle iniziative dei movimenti, delle modalità di presentazione degli stessi e delle loro istanze, delle campagne denigratorie o celebrative, ecc.) e ai loro effetti sulla percezione individuale e sull’immaginario collettivo e, dunque, sull’atteggiamento e sul livello di coinvolgimento del resto della cittadinanza.
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L’objectif de cet article est d’analyser les impacts actuels et à long terme de la stratégie de bioéconomie de la Commission européenne, afin de définir des scénarios possibles pour les zones rurales et évaluer leur durabilité. L’accent est mis sur les principaux secteurs économiques, se référant, en particulier, à l’emploi et au chiffre d’affaires, afin de comprendre quel type d’économie et d’emplois sont destinés aux zones rurales, ainsi que leurs impacts territoriaux. À cette fin, nous avons analysé les principaux documents et données de la Commission européenne concernant la bioéconomie et la planification à long terme pour les zones rurales, ainsi que les données scientifiques récentes pour vérifier l’impact sur les forêts. L’analyse révèle que les zones rurales européennes sont destinées à être converties en producteurs de biomasse à grande échelle pour l’énergie et la bio-industrie, puis en sites de bioraffineries. Ce changement est susceptible d’avoir de graves conséquences sur le paysage, l’environnement, la biodiversité, l’utilisation des terres et l’économie locale. Dès lors, les scénarios pour les zones rurales ne semblent ni durables ni rentables, en particulier pour les pays périphériques (pays du Sud et de l’Est de l’Union européenne).
Este artículo analiza los impactos actuales y a largo plazo de la Estrategia Bioeconomía de la Comisión Europea con la finalidad de definir posibles escenarios para las áreas rurales evaluando su sustentabilidad. El texto se centra en los principales sectores económicos, con especial énfasis en el empleo y los dividendos asociados a tal actividad. En esta línea, se buscó comprender tanto el tipo de economía y mercado laboral que se desarrolla en las áreas rurales como sus impactos territoriales. Para tal propósito, analizamos los principales documentos y datos de la Comisión Europea sobre bioeconomía y planificación a largo plazo para las zonas rurales y datos científicos recientes para verificar el impacto sobre los bosques. Los resultados expresan que las áreas rurales europeas están destinadas a convertirse inicialmente en productoras de biomasa a gran escala para energía y bioindustria, vinculadas al proceso de digitalización, para posteriormente orientarse a sitios de biorrefinerías, con importantes externalidades negativas en la cobertura/uso de suelo, medio ambiente, biodiversidad y economía local. Los escenarios para las áreas rurales no parecen sostenibles o rentables, particularmente para los países periféricos de la Unión Europea (Sur y Este).
In tale contesto si inserisce il fenomeno del disseccamento degli ulivi che nel
2013 è imputato a diverse cause e patogeni fra cui Xylella fastidiosa (Xf), batterio da quarantena. Tuttavia, le istituzioni si concentrano solo su Xf adottando misure che prevedono abbattimento di alberi (infetti e non), uso massiccio di pesticidi e divieto di piantare piante ospiti di Xf.
La proclamata emergenza – divenuta permanente – consente ancora oggi,
dopo dieci anni, di derogare ai principi costituzionali e alla normativa ordinaria a tutela degli ulivi e del paesaggio, di “liberare” suolo e destinarlo a
nuovi usi altrimenti preclusi. È evidente come la “questione Xylella”, lungi
dall’essere solo agronomica e ambientale, è una questione geopolitica.
più diffusi e frequenti conflitti territoriali in cui il decisore politico impone
le proprie scelte dall’alto. Queste incidono sui processi di
territorializzazione, con “le buone” (investendo in studi di accettabilità
sociale, nella cosiddetta partecipazione dal basso, ecc.) o con “le cattive”
(usando strumenti coercitivi, a volte anche al limite della legalità). Tali
processi – ascrivibili a forme di violenza lenta, epistemica e strutturale –
investono i luoghi e i tempi di vita degli abitanti. Si osserva, in aggiunta
una crescente divergenza fra i fatti e la rappresentazione dei fatti, così
come fra la scienza e la rappresentazione dogmatica che di questa viene
fatta dal decisore politico. Tali rappresentazioni, veicolate e amplificate dai
media, rendono controverse le problematiche territoriali, presentando
ipotesi di soluzione come “la soluzione”, facendo percepire alcune visioni
come “la verità” e quindi alcune decisioni politiche (contrarie a volte anche
al buon senso) come ineludibili e perfino desiderabili.
Questo sfondo è alla base della mia esperienza decennale di studio della
“questione Xylella”.
L’objectif de cet article est d’analyser les impacts actuels et à long terme de la stratégie de bioéconomie de la Commission européenne, afin de définir des scénarios possibles pour les zones rurales et évaluer leur durabilité. L’accent est mis sur les principaux secteurs économiques, se référant, en particulier, à l’emploi et au chiffre d’affaires, afin de comprendre quel type d’économie et d’emplois sont destinés aux zones rurales, ainsi que leurs impacts territoriaux. À cette fin, nous avons analysé les principaux documents et données de la Commission européenne concernant la bioéconomie et la planification à long terme pour les zones rurales, ainsi que les données scientifiques récentes pour vérifier l’impact sur les forêts. L’analyse révèle que les zones rurales européennes sont destinées à être converties en producteurs de biomasse à grande échelle pour l’énergie et la bio-industrie, puis en sites de bioraffineries. Ce changement est susceptible d’avoir de graves conséquences sur le paysage, l’environnement, la biodiversité, l’utilisation des terres et l’économie locale. Dès lors, les scénarios pour les zones rurales ne semblent ni durables ni rentables, en particulier pour les pays périphériques (pays du Sud et de l’Est de l’Union européenne).
Este artículo analiza los impactos actuales y a largo plazo de la Estrategia Bioeconomía de la Comisión Europea con la finalidad de definir posibles escenarios para las áreas rurales evaluando su sustentabilidad. El texto se centra en los principales sectores económicos, con especial énfasis en el empleo y los dividendos asociados a tal actividad. En esta línea, se buscó comprender tanto el tipo de economía y mercado laboral que se desarrolla en las áreas rurales como sus impactos territoriales. Para tal propósito, analizamos los principales documentos y datos de la Comisión Europea sobre bioeconomía y planificación a largo plazo para las zonas rurales y datos científicos recientes para verificar el impacto sobre los bosques. Los resultados expresan que las áreas rurales europeas están destinadas a convertirse inicialmente en productoras de biomasa a gran escala para energía y bioindustria, vinculadas al proceso de digitalización, para posteriormente orientarse a sitios de biorrefinerías, con importantes externalidades negativas en la cobertura/uso de suelo, medio ambiente, biodiversidad y economía local. Los escenarios para las áreas rurales no parecen sostenibles o rentables, particularmente para los países periféricos de la Unión Europea (Sur y Este).
In tale contesto si inserisce il fenomeno del disseccamento degli ulivi che nel
2013 è imputato a diverse cause e patogeni fra cui Xylella fastidiosa (Xf), batterio da quarantena. Tuttavia, le istituzioni si concentrano solo su Xf adottando misure che prevedono abbattimento di alberi (infetti e non), uso massiccio di pesticidi e divieto di piantare piante ospiti di Xf.
La proclamata emergenza – divenuta permanente – consente ancora oggi,
dopo dieci anni, di derogare ai principi costituzionali e alla normativa ordinaria a tutela degli ulivi e del paesaggio, di “liberare” suolo e destinarlo a
nuovi usi altrimenti preclusi. È evidente come la “questione Xylella”, lungi
dall’essere solo agronomica e ambientale, è una questione geopolitica.
più diffusi e frequenti conflitti territoriali in cui il decisore politico impone
le proprie scelte dall’alto. Queste incidono sui processi di
territorializzazione, con “le buone” (investendo in studi di accettabilità
sociale, nella cosiddetta partecipazione dal basso, ecc.) o con “le cattive”
(usando strumenti coercitivi, a volte anche al limite della legalità). Tali
processi – ascrivibili a forme di violenza lenta, epistemica e strutturale –
investono i luoghi e i tempi di vita degli abitanti. Si osserva, in aggiunta
una crescente divergenza fra i fatti e la rappresentazione dei fatti, così
come fra la scienza e la rappresentazione dogmatica che di questa viene
fatta dal decisore politico. Tali rappresentazioni, veicolate e amplificate dai
media, rendono controverse le problematiche territoriali, presentando
ipotesi di soluzione come “la soluzione”, facendo percepire alcune visioni
come “la verità” e quindi alcune decisioni politiche (contrarie a volte anche
al buon senso) come ineludibili e perfino desiderabili.
Questo sfondo è alla base della mia esperienza decennale di studio della
“questione Xylella”.
Tali Strategie rappresentano un’opportunità o un rischio per le economie
locali? Che effetti produrranno sul paesaggio e i patrimoni territoriali? Sugli assetti socio-ecologici? Come incideranno sulle dinamiche ad effetto climatico? Quali impatti produrranno sulle matrici vitali, sulla salute e sulle comunità territoriali? Quali gli scenari geopolitici connessi?
Il presente testo propone alcuni elementi di riflessione utili per provare a rispondere a queste e ad altre domande, nonché all’interpretazione di una questione controversa che rischia di stravolgere il paesaggio, l’ambiente, l’identità e l’economia del Sud della Puglia, terra di ulivi secolari e millenari.
pur essendo la risorsa più abbondante sul nostro pianeta,
è sempre più scarsa? Qual è la relazione fra tale scarsità e sistema
produttivo e stili di vita? Esiste una connessione fra la mancanza
di accesso all’acqua potabile di circa un quarto della popolazione
mondiale e il controllo delle fonti e dei servizi idrici da parte
delle multinazionali? È un caso che i conflitti idrici aumentino
in maniera esponenziale? Quali sono le ragioni e gli effetti
della privatizzazione? Quali le responsabilità dei governi?
Chi decide realmente sulle risorse? A nome di chi? Sulla base
di quale legittimità?
Il libro si propone di fornire spunti di riflessione a queste
e altre domande, esplorando anche i luoghi della resistenza
alla mercificazione dell’acqua, le reti e i percorsi
di ripubblicizzazione dei servizi idrici e dell’immaginario collettivo.
Il capitolo finale è dedicato a un approfondimento sull’Italia.
attraverso i media. Particolarmente evocativi i cartelli esposti durante una manifestazione a Quito dai rappresentanti della comunità minacciate dalla costruzione di grandi progetti idroelettrici e minerari, petroliferi e forestali, sui quali si leggevano scritte come “no somos criminales, defendemos la vida y la naturaleza” o “no es delito defender la Pachamama”. Tuttavia, non è sempre così.
Al riguardo, si osserva un destino diverso per alcuni movimenti a difesa dell’ambiente che, invece, sembrano incontrare la benevolenza delle istituzioni e il favore della stampa. Perché? Da cosa dipende tale differenza? Tale differenza si ripercuote in senso positivo o negativo sul conseguimento degli obiettivi prefissati?
Per provare a rispondere a queste domande si è deciso di studiare due movimenti accomunati dalla difesa dell’ambiente e dall’opposizione ad attività che contribuiscano a peggiorare il cambiamento climatico, ma differenziati dallo spazio (territoriale o virtuale) in cui hanno avuto origine
e dalla scala spaziale alla quale si diffondono (locale o globale). I due casi in questione sono rappresentati dal movimento NO TAP in Salento (contrario alla costruzione del corridoio Sud del gas per la tutela e la salvaguardia del territorio) e dal movimento Friday for Future Italia (focalizzato sulla lotta ai cambiamenti climatici per la salvaguardia degli ecosistemi). Le chiavi di lettura e di analisi privilegiate sono costituite dalla dimensione spaziale (spazio fisico e spazio virtuale), territoriale (processi di deterritorializzazione/riterritorializzazione), relazionale
(con riferimento ai gruppi di potere e alle istituzioni pubbliche) e rappresentazionale (con riguardo specifico ai media). Rispetto a quest’ultimo aspetto, particolare attenzione sarà posta ai processi di legittimazione/delegittimazione (attraverso l’analisi dello spazio mediatico riservato alle iniziative dei movimenti, delle modalità di presentazione degli stessi e delle loro istanze, delle campagne denigratorie o celebrative, ecc.) e ai loro effetti sulla percezione individuale e sull’immaginario collettivo e, dunque, sull’atteggiamento e sul livello di coinvolgimento del resto della cittadinanza.
consideration on objectives, scales, models and production chains. Therefore, this Strategy, far from proposing a new way of doing economics, rather establishes a ‘new’ way of doing industry, justifying the obvious ‘business-asusual’ as a ‘green’ and sustainable solution, without questioning economic growth and the extractivist model. In 2017, the Strategy was revised, highlighting the need for a review of the purpose and actions in the sense of a circular and sustainable bioeconomy and, in 2018, it was updated by adapting it to European priorities with particular regard to the New industrial policy and the process of digitization promoted by this. This update is analysed to verify any paradigmatic
and operational changes compared to the 2012 Strategy, to assess the
consistency of the expected results with respect to the objectives, as well as the possible territorial impacts. In this regard, we focus on the two key pillars on which the Strategy is based: the large-scale biomass production and the use of high technology. A particular study is dedicated to rare earths, indispensable minerals for the production of high technology and digitization.
updated in 2018 with the adaptation to the New Industrial Policy (2017) for the industrial revolution of the new 'digital era'. This is the so-called 'Fourth industrial revolution' supported by the WORLD ECONOMIC FORUM (WEF). So, in 2018 a programmatic 'fusion' between bioeconomy and digitalization is carried out. It will lay the foundations for the 'institutionalization' of the environmental sustainability / digitalization binomial, then sanctioned in the European Green Deal (2019) and today at the basis of the so-called 'ecological and digital transition' launched worldwide. The latter – characterized by significant contradictions between the symbolic and material level – is a substantial part of
the investment and reform program called 'Next Generation EU' (2021) and of the connected national plans (PNRR). It is formally aimed at overcoming the economic and social impact of the pandemic, but really it represents the implementation of the digital revolution proclaimed by the WEF and promoted by the EUROPEAN COMMISSION already through the 'Gigabit Society' (2016) and the 'Digital Compass' (2021).
La Puglia, terra di olivi secolari e prima regione italiana per la produzione dell’olio, negli ultimi anni è stata interessata dal disseccamento rapido degli olivi (CODIRO), individuato nel Salento dove è stata riscontrata anche la presenza del batterio da quarantena “xylella fastidiosa” (xf). Nel 2013 il Governo regionale ha dichiarato azioni di emergenza contro la xf, senza prove scientifiche di patogenicità, secondo un processo pieno di ombre e contraddizioni. Il piano di lotta alla xf, avallato dal Governo nazionale, prevedeva l’abbattimento di alberi (infetti e non), un uso massiccio di pesticidi e il divieto di ripiantare le piante “ospiti” di xf. Queste misure, accettate e rafforzate dalla Commissione Europea, se applicate, avrebbero prodotto effetti irreversibili su paesaggio, ecosistema, economia locale e salute. Tale piano è stato contrastato da una vasta mobilitazione popolare e poi sospeso dal Tribunale. Al processo di deterritorializzazione imposto dalle istituzioni si è contrapposto un processo di territorializzazione da parte di abitanti, associazioni e comunità locali. Al riguardo, la ricerca si pone un duplice obiettivo: leggere il processo di salva-guardia del territorio attuato dalle comunità locali attraverso l’analisi degli atti territorializzanti e dei caratteri dell’ethos dell’abitare; apportare un contributo alla riflessione sulla partecipazione “dal basso”. In ultimo, ci si interroga sui processi di riterritorializzazione all’orizzonte.
Les communautés locales et le processus de sauvegarde du territoire. Le cas du Salento pendant et après la soi-disant urgence xylella.
La région des Pouilles, terre où les oliviers séculaires marquent le paysage et l’économie, est la première au niveau national en termes de production d’huile d’olive. Dans les dernières années, le Sud (Salento) a été affecté par le complexe du dessèchement rapide des oliviers (CDRO) et par la diffusion de la bactérie de quarantaine xylella fastidiosa (xf). Ainsi, en 2013, les Pouilles ont décrété des mesures d’urgence pour l’éradication de Xf, sans preuve scientifique, en plus d'un processus plein de contradictions. Le Plan, supporté par le gouvernement national, prévoit la destruction des arbres (infectés et non infectés), un large usage d’insecticides et l’interdiction de boiser les plantes « hôtes » de Xf. Ces mesures, acceptées par la Commission européenne, si elles sont appliquées pourraient produire des effets irréversibles sur le paysage, l’écosystème, l’économie locale et la santé. Ce Plan a été fortement contesté par une grande mobilisation populaire, et puis arrêté par la justice. Le processus de déterritorialisation fait par les institutions a été contrasté par un processus de territorialisation créé par les habitants, les associations et les communautés locales. Donc, ce travail a un double objectif : lire le processus de sauvegarde territoriale acté par les communautés locales, et donner une petite contribution à la réflexion sur la participation citoyenne. Enfin, nous regardons au futur processus de reterritorialisation.
ENGLISH_Le comunità locali e i processi di salva-guardia del territorio. Il caso del Salento durante e dopo la cosiddetta “emergenza xylella”.
La Puglia, terra di olivi secolari e prima regione italiana per la produzione dell’olio, negli ultimi anni è stata interessata dal disseccamento rapido degli olivi (CODIRO), individuato nel Salento dove è stata riscontrata anche la presenza del batterio da quarantena “xylella fastidiosa” (xf). Nel 2013 il Governo regionale ha dichiarato azioni di emergenza contro la xf, senza prove scientifiche di patogenicità, secondo un processo pieno di ombre e contraddizioni. Il piano di lotta alla xf, avallato dal Governo nazionale, prevedeva l’abbattimento di alberi (infetti e non), un uso massiccio di pesticidi e il divieto di ripiantare le piante “ospiti” di xf. Queste misure, accettate e rafforzate dalla Commissione Europea, se applicate, avrebbero prodotto effetti irreversibili su paesaggio, ecosistema, economia locale e salute. Tale piano è stato contrastato da una vasta mobilitazione popolare e poi sospeso dal Tribunale. Al processo di deterritorializzazione imposto dalle istituzioni si è contrapposto un processo di territorializzazione da parte di abitanti, associazioni e comunità locali. Al riguardo, la ricerca si pone un duplice obiettivo: leggere il processo di salva-guardia del territorio attuato dalle comunità locali attraverso l’analisi degli atti territorializzanti e dei caratteri dell’ethos dell’abitare; apportare un contributo alla riflessione sulla partecipazione “dal basso”. In ultimo, ci si interroga sui processi di riterritorializzazione all’orizzonte.
dell’acquedotto pugliese. La forma giuridica, infatti, non è neutra ma definisce gli obiettivi e le politiche aziendali, “indipendentemente” dalla titolarità del servizio. In Puglia, al riguardo, si osserva un aumento crescente delle tariffe e interruzioni della fornitura in caso di morosità, mentre il diritto umano all’acqua, sancito dall’ONU nel 2010, non è garantito.
SUMMARY: Since 1980, commons and connected services’ privatizations are increasing. So, the access to resources is dependent on the users’ economic capacity and the commons’ social function is conditional on the profit and market logic.
The aim of this text is proving that the above-mentioned mechanisms regard also water even if it is a vital common and it is managed by a stock company owned by public institution, as the Apulia aqueduct’s case shows. In fact, the kind of legal institute (here the stock company) is not neutral, but on the contrary, it defines goals and business policies, “independently” of the owner. Following an inductive approach in Apulia region, effectively, we see a growing of tariffs and a block of services’ supply for users with payments in arrears, while the water human right sanctioned by the UN in 2010 is not guaranteed.
Parole chiave: acqua, Puglia, accesso alla risorsa
Keywords: water, Apulia, access to resources
Il capitolo è stato pubblicato nel volume: Aa.Vv., “Commons/Comune: geografie, luoghi, spazi, città”, Memorie geografiche della Società degli Studi Geografici, nuova serie, Vol. 14, Società degli Studi Geografici, Firenze, 2016, pp. 537-543, ISBN: 978-88-908926-2-2
Aa.Vv., “Commons/Comune: geografie, luoghi, spazi, città”, Memorie geografiche della Società degli Studi Geografici, nuova serie, Vol. 14, Società degli Studi Geografici, Firenze, 2016, pp. 531-535, ISBN: 978-88-908926-2-2
Il capitolo è stato pubblicato nel libro:
M. Marconi, P. Sellari (a cura di), Verso un nuovo paradigma geopolitico,
Aracne Editrice, Roma, 2015, pp. 643-670,
ISBN 978-88-548-8327-7
Abstract – In Italy, institutions have generally taken a " reductive " approach to the problem of polluted water, because the object of investigation/action is usually the territory where polluting sources are located, such as the case of Sin (places of national interest). however, polluting substances don't know borders and because their water medium is not " confined " , they disperse throughout zones crossed by contaminated waters. This can seriously impact the environment and health of people who live beyond these territories containing the polluting sources, too. Thus, we think it is fundamental to define research and analysis’ methodologies to elaborate a geographical and an epidemiological frame
concerning main polluting sources and contaminated waters with potential etiologic and
evident social significance. The aim is to reply to social requests, to individualize territories
and populations threatened by pollution and to act to grant water quality and health. We
propose the action-research as the key-methodology to engage people and show the link
between evident social significance and disease as the main criterion and guideline to locate
and pinpoint the cases forming the above-mentioned frame.
Capitolo pubblicato nel libro:
G. De Santis (a cura di), Gestione della salute,
Edizioni Guerra Edel srl, Perugia, 2015, pp. 123-132 ISBN 978-88-557-0553-0
The aim of this paper, which is based on a field research in Bolivia in 2004, is to analyse the continuity and discontinuity elements referring to the traditional culture of Ayllu, native communities (aymara and quechua) living in the Andes. Ayllu are characterised by the following features: rural territory and economy; wide spatial distribution of settlements; common property and private use of the soil and other natural resources; social control and government of the resource on local scale; collective government of the economy and production. By direct observation we can see some discontinuity elements concerning houses, farming, breeding and top-down projects. These are products, usually, by outsider actors and they can affect the traditional territorial organisation and the social relationship, or be embedded in the communitarian practices, or be ignored.
Capitolo nel libro:
E. Dai Prà (a cura di), Approcci geo-storici e governo del territorio. Scenari nazionali e internazionali,
Franco Angeli, Milano, 2014, pp. 338-356,
ISBN: 9788820419561
PETRELLA R. (2012), Rapport Mondial Permanent en ligne, sur la concrétisation du Droit à l’Eau, pubblicato dal 29/10/2012 sul sito RAMPEDRE, Licence Cretative Commons BY-NC-ND 3.0 (www.rampedre.net/concr%C3%A9tisation/territoires/local/Italie_Les_Pouilles).
TARQUINI G. (a cura di), La Guerra dell’Acqua e del Petrolio. Bolivia ed Ecuador tra risorse e sfruttamenti, Edilet, Roma, 2011, pp. 47-99, ISBN 9788896517628.
M. Frutos, E. Climent, E. Ruiz (a cura di), New ruralities and sustainable use of territory, Prensas Universitarias de Zaragoza, Zaragoza, 2009, pp. 311-329, ISBN 9788492774555
Società Geografica Italiana (Villa Celimontana – Roma)
A dieci anni dalla dichiarazione ufficiale della presenza di Xylella fastidiosa in Puglia e della gestione dell'emergenza, considerato il notevole impatto socio-economico e territoriale, la SocietàGeografica Italiana propone un confronto multidisciplinare fondato su punti di vista diversi a partire dall'inquadramento del problema, con lo scopo di chiarire e aggiornare approcci, contesti e scenari del fenomeno Xylella.
Per questioni organizzative, si chiede di comunicare la propria partecipazione al seguente indirizzo: servizi@societageografica.it
VEDI, VOTA E DIFFONDI IL VIDEO https://mediaspace.unipd.it/media/Il+Disseccamento+degli+Ulivi+in+Puglia/1_mrxuehf5/88700181
Il video - che in soli 3 minuti fa il punto sulla questione e sulle diverse posizioni scientifiche - è stato presentato al concorso "Geography in a clip" promosso dall'AGeI, Associazione dei Geografi Italiani.
PER VOTARE, CLICCA LIKE (sotto il video) e SUBMIT (in fondo alla pagina).
La Puglia è una terra di ulivi secolari, patrimonio e identità della Regione. Il disseccamento degli ulivi è stato attribuito a funghi, rodilegno e Xylella fastidiosa (Xf). Nel 2013, la Regione ha deliberato misure di emergenza per l’eradicazione della Xf, senza evidenza scientifica: abbattimento degli alberi (infetti e non), ampio uso di pesticidi e divieto di piantare ulivi e piante ospiti. In campo scientifico sono emerse due posizioni: una si focalizza sulla Xf, l’altra sulle possibili cure.
dell’economia “verde” e basata sulla sostituzione delle
fonti fossili con la biomassa – presenta forti contraddizioni
rispetto agli stessi obiettivi che si pone, ovvero la
riduzione dell’uso di fonti non sostenibili e non rinnovabili
e della dipendenza dalle importazioni. Infatti, la
mera sostituzione delle fonti (che non prenda in considerazione
anche la riduzione dei consumi di energia,
materia e acqua) non solo non è sufficiente ma può essere
dannosa. Questa si basa sulla produzione di biomassa
su larga scala – e, quindi, sulla necessità di suolo
fertile (sottratto anche alle foreste), acqua e input chimici
– prodotta secondo il modello (e le logiche)
dell’agro-industria che, come ampiamente dimostrato
in letteratura, ha un forte impatto su ambiente, biodiversità
ed economia territoriale. La Strategia, fondandosi
sulla produzione energetica prevalentemente via
combustione di sostanza biologica, compromette il recupero
di questa per la compensazione dei suoli incidendo,
così, sul clima a causa de bilancio di CO2 sfavorevole.
Con riferimento all’Italia, è stata rilevata una
stretta connessione fra la Strategia di Bioeconomia e il
Testo Unico Forestale (TUF) del 2018, il cui impatto
sul patrimonio forestale e la biodiversità appare piuttosto
negativo. Con l’aggiornamento del 2018, la Strategia
di bioeconomia si connette strettamente al processo
di digitalizzazione (adeguamento alla Nuova Strategia
di Politica Industriale 2017) aumentando esponenzialmente
il fabbisogno di minerali essenziali alla produzione
di alta tecnologia, come le terre rare che – oltre
a non essere rinnovabili – sono fortemente impattanti
per l’ambiente e la salute (ad esempio, la produzione
di una tonnellata di terre rare genera fra 1 e 1,4 tonnelate di rifiuti radioattivi) e rendono, inevitabilmente,
l’UE dipendente dalle importazioni (considerato che
oltre il 90% delle terre rare sono prodotte in Cina).
Pertanto, la Strategia di bioeconomia risulta dipendente
da risorse non sostenibili, non rinnovabili e dalle
importazioni, motivo per cui richiederebbe una rielaborazione
sistematica partendo dall’imprescindibile
adeguamento alla Strategia europea sulla biodiversità,
al Piano nazionale integrato per l’energia e il clima
(PNIEC) e ai piani di adattamento climatico.Il presente contributo rappresenta un documento iniziale di riflessione sulla Strategia di bioeconomia
della Commissione europea, nonché della Strategia di bioeconomia italiana (BIT), con particolare riferimento ai temi riportati nella BIT II. L’intento è quello di diffondere la conoscenza della Strategia, e dei suoi potenziali impatti, a livello politico così come a un ampio pubblico con l’obiettivo di alimentare un dibattito aperto e consapevole, basato su elementi scientificamente fondati, che arrivi a sostenere i diversi soggetti implicati nell’attuazione della Strategia (Commissione europea, Governi nazionali, Comitati scientifici coinvolti, ecc.) verso una revisione della stessa relativamente a quelle parti che presentano forti criticità e metterebbero a rischio il già debole equilibrio del nostro pianeta e della nostra società.
piano politico, nonché di caos sistemico. Molte delle attuali attività e politiche economiche “verdi” - comprese quelle che si richiamano alla “bioeconomia” - sono basate sul paradigma riduzionista, meccanicista e
utilitarista, sul dogma della crescita economica e della competizione, designate dalla stessa ideologia neoliberista che ha prodotto le problematiche e i guasti di cui ora le nuove politiche si propongono come
“soluzione”. Insomma, tali iniziative “bio” ripropongono la stessa logica industrialista alla base dell’economia “fossile”. Pertanto, riteniamo urgente affiancare al necessario processo di interpretazione delle attuali politiche
“verdi”, lo sviluppo di ricerche, studi e analisi di esperienze concrete, orientate a una bioeconomia che sia realmente integrata e in armonia con la vita e la natura, che possano costituire un punto di riferimento a livello
sia teorico sia concreto per l’ormai non più procrastinabile salto di paradigma.
La bioeconomia, secondo la teoria di Nicholas Georgescu-Roegen, si fonda sul presupposto che i processi economici, investendo il mondo fisico, sono soggetti alle sue leggi, prima fra tutte l’entropia, ovvero la
irreversibile dissipazione di energia e materia generata dai processi di trasformazione. I processi di produzionesono visti come un insieme di fondi (terra, capitale e lavoro) e flussi (risorse naturali, prodotti e scarti), in cui non vi è sostituibilità tra fondi e flussi: si può sostituire il lavoro con il capitale, ma certamente non le risorse con il capitale. D’altro canto, l’efficienza energetica, lungi dal potersi riferire solo al mero rapporto tra input e output di energia, deve considerare i processi dissipativi della materia coinvolti nella trasformazione dell’energia stessa. Un’economia sostenibile e circolare non richiede, dunque, soltanto flussi rinnovabili, ma
anche una relazione fondi-flussi che rispetti e mantenga l’identità dei fondi, ovvero una compatibilità fondativa tra la velocità/densità dei flussi nella tecno-sfera e la capacità/velocità di rigenerazione dei fondi della biosfera.
Partendo dall’assunto che le civilizzazioni umane hanno prodotto nel tempo territori e paesaggi con sapienza e saggezza mantenendo una relazione fondi-flussi equilibrata, possiamo affermare che proprio la
modalità e la capacità di tessere tale relazione in base a valori e interpretazioni diverse ma sempre armoniche con la natura ha portato alla grande differenziazione locale delle forme dei nostri contesti di vita. Oggi come un tempo sono proprio le pratiche sociali che consentono di entrare nella modalità complessa e integrata di economie capaci di interagire con i beni naturali e di riprodurre territori, paesaggi, risorse.
La conferenza si interroga su come attuare nella contemporaneità una bioeconomia integrata e in armonia con la vita e la natura. Sarà possibile presentare contributi basati su riflessioni, studi e pratiche
che trattano di esperienze concrete.
Al riguardo si veda la CALL allegata
international literature has convened that the current concept of bioeconomy is not only different but also somehow incompatible with the original theory. While the former is connected to the idea of a new stage of development based upon the economic exploitation of natural resources (biomasses) as well as upon biotechnological solutions to the ecological problems, the latter is a macroeconomic theory claiming to degrowth. By retracing the premises of these two visions, the chapter aims at showing that they followed two very different and separated historical paths, both
on a theoretical and practical level. The bioeconomia as an industrial and macroeconomic strategy based upon biomasses is rooted in the US XXth century research into the use of agrarian surplus as a source of bioenergy and bioproducts; it started with the chemurgy movement in the Twenties-Thirties, and it re-emerged in the Eighties with the biotech revolution. The bioeconomia as a theory is rooted in the biological and economic research arisen from the acknowledging of the biological limits to the
exploitation of natural resources. Anyway, both took shape as two responses to the ecological and industrial crisis of the Seventies: the one was a technological and industrial response aimed at overcoming the material limits to growth; the other was a critical discussion of the growth itself. Therefore, although both claiming to sustainability, they remain based on antithetic visions of the economic future, despite their improper homonymy.