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Umberto Resta

Il mondo delle curve e del tifo organizzato è in Italia sulla breccia da ormai più di quarant'anni; la domanda iniziale con la quale mi ero approcciato alla stesura di questo saggio era la comprensione del motivo per il quale, da più di... more
Il mondo delle curve e del tifo organizzato è in Italia sulla breccia da ormai più di quarant'anni; la domanda iniziale con la quale mi ero approcciato alla stesura di questo saggio era la comprensione del motivo per il quale, da più di un paio di decenni, spadroneggino sugli spalti nomi e simbologie vicini all'estrema destra. Questa però mi son reso conto che sia stata un'evoluzione parallela e simile a quella compiuta dalla nostra società, dove lo sdoganamento di certi simboli è ormai all'ordine del giorno. Ho così virato verso lo studio di un caso apparso molto stimolante, ossia quello di Roma nell'arco temporale che va dal 1979, anno in cui muore prima di un derby il tifoso della Lazio Vincenzo Paparelli, al 1993, quando l'allora ancora segretario del Movimento Sociale sfiora la poltrona di sindaco della Città Eterna, perdendo poi al ballottaggio contro Francesco Rutelli, dopo aver peraltro ricevuto l'appoggio ufficiale di Silvio Berlusconi, che di lì a poco sarebbe entrato in politica e avrebbe permesso l'ingresso ufficiale di quella compagine al governo del paese.

Dopo il primo capitolo dedicato a una breve storia del movimento ultrà italiano e alle sue differenze col caso dell'hooliganismo inglese, nella parte centrale del lavoro l'evoluzione del  tifo organizzato a Roma, in particolare per quel che ha riguardato quello romanista, viene messa a confronto con la stagione della cosiddetta "Estate romana" vissuta in quegli anni dalla capitale, con la guida delle giunte del PCI che la amministrano dal 1976 al 1985. A tal fine, per me molto importante è stata l'autobiografia di quello che ne fu il simbolo, l'assessore alla cultura Renato Nicolini, mentre per i fatti di cronaca da tifo sono stati principalmente usati archivi di quotidiani e riviste, dando particolare attenzione a quelli romani, come "Il Tempo" e "Il Messaggero".

Al rapporto tra questi due mondi, così lontani eppur paralleli, finora forse scarsa attenzione era stata data nella storiografia italiana.