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Sheri S. Tepper

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.

Sheri Stewart Tepper (1929 – 2016), scrittrice statunitense. Ha usato gli pseudonimi E. E. Orlak, A. J. Orde e B. J. Oliphant, mentre i suoi primi lavori sono stati pubblicati con il nome di Sheri S. Eberhart.

Sheri S. Tepper: Autoritratto

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  • Il mondo fantastico nel quale mi immergo leggendo un libro per me è reale esattamente come il mondo in cui vivo... se non addirittura più reale. (p. II)
  • Mi piace molto scrivere gialli, perché è più divertente che faticare su un romanzo di fantascienza di grosso impegno. Quando sto lavorando a un libro di fantascienza, che mi richiede in genere un anno o anche più, be', durante quel periodo riesco sempre a infilarci almeno un paio di gialli. Sono un piacevole diversivo. (p. IV)
  • Il motivo per cui preferisco la fantascienza o la narrativa speculativa è perché riesce a gettare nuova luce sulla condizione umana. [...] Proiettare la nostra condizione cento o cinquecento anni nel futuro, introducendo qualche elemento strano ed esotico, significa gettarvi sopra un fascio di luce, cosicché è possibile osservarla più chiaramente di quanto di possa fare oggi, descrivendola in maniera altrimenti impossibile, pur rimanendo vicini alla realtà del mondo odierno. (p. V)
  • Una delle cose che più amo della letteratura speculativa è il fatto che sia aperta a nuove possibilità, cioè non si limita semplicemente ad accettare dei dati di fatto. Nei normali romanzi [...] nulla cambia. Alla fine c'è una sorta di catarsi e anche di indulgenza. Ma non è sufficiente, perché dovremmo invece essere in grado di cambiare il nostro modo di essere, cioè riuscire ad andare al di là di questo genere di cose. (p. V)
  • Sono sempre stata contraria fin da giovanissima al fatto che le differenze tra le varie religioni vengano usate per soggiogare la gente. Gran parte delle coercizioni a scapito delle donne o di altre razze vengono esercitate con l'autorità che deriva da un potere religioso, e nei miei libri parlo proprio di questo. Usiamo linguaggi e modi di pensare diversi, usiamo la religione, il nazionalismo, la storia, per trovare motivi di divisione fra noi, diventando a nostro modo dei terroristi, contro i nostri figli, contro gli amici o i vicini. Credo sia un vero peccato. (pp. V-VI)
  • A tredici anni, avevo già letto la Bibbia da cima a fondo cinque o sei volte. Era come leggere fantasy, perché lì veniva descritto un altro mondo e un altro sistema di pensiero che mi era del tutto estraneo. (p. VI)
  • Non sono atea e non sarei affatto sorpresa di scoprire che vi sia stata una Causa Prima o un'intelligenza guida nell'universo, ma se anche così fosse, è fondamentalmente inconoscibile. Nessun visionario sulla Terra è in grado di fornirmi una descrizione accurata di questa entità o spiegarmi che cosa vuole che io faccia, perché se mi trovo qui per uno scopo, be', vorrei scoprirlo personalmente. Tutti i miei libri parlano di questo tema fondamentale, cioè parlano di religione, di gente che cerca la propria strada. (p. VI)

Incipit di alcune opere

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Cronache del dopoguerra

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Stavia osservava la sua immagine quasi fosse un dipinto, dall'esterno, una figura incappucciata che camminava lungo una strada lastricata di pietre lucide a causa della pioggia dell'inizio di primavera.
A ciascun lato della via scorrevano rigagnoli d'acqua piovana producendo gorgoglii simili a risate infantili, ruscelletti divertiti dalla loro stessa natura. Le finestre illuminate dalla luce delle candele si sorridevano l'un l'altra sotto i cornicioni degli edifici inclinati protettivamente in avanti, anche se non abbastanza da impedire alla pioggia di striare le finestre. L'acqua creava l'illusione che le luci piangessero lacrime inconsolabili come accade al termine di un dramma d'amore perduto o non corrisposto.

Le torri del dominio

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A bordo dei bastimenti che navigavano sul Fiume del Mondo, le vedette non erano necessarie. Le maree irresistibili sospingevano tutti i vascelli alla medesima velocità e nella stessa direzione, quindi i rischi di collisione erano minimi. Eppure Thrasne, il terzo ufficiale del Dono di Potipur, si era autonominato vedetta, ispirandosi a coloro che sorvegliavano i cancelli fra le città di Rivanord.

Bibliografia

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  • Sheri S. Tepper, Sheri S. Tepper: Autoritratto[1], traduzione di Piergiorgio Nicolazzini, in Le torri del dominio, Milano, Editrice Nord, 1992.
  • Sheri S. Tepper, Cronache del dopoguerra, traduzione di Stefano Di Marino, Mondadori, 1995.
  • Sheri S. Tepper, Le torri del dominio, traduzione di Alessandro Zabini, Milano, Editrice Nord, 1992.

Note

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  1. Breve articolo autobiografico, pubblicato nel 1991 sulla rivista Locus, posto a introduzione dell'edizione italiana del romanzo

Altri progetti

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