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Gianfranco Zigoni

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.
Gianfranco Zigoni (1973)

Gianfranco Cesare Battista Zigoni (1944 – vivente), ex calciatore italiano.

Citazioni di Gianfranco Zigoni

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Citazioni in ordine temporale.

  • Durante i ritiri ai tempi del Verona ci ammazzavamo di noia. Io e Mascalaito dalle finestre tiravamo con la fionda e miravamo ai lampioni.[1]
  • L'unica cosa che mi rimprovero è che probabilmente avrei potuto dare di più: la consapevolezza di aver sempre giocato sì e no al 30% [...]. In fondo per me giocare a calcio è sempre stata quasi una cosa in più, sono finito a fare il calciatore praticamente per caso: a me piaceva mangiare, bere, fumare e far festa, inoltre detestavo correre e sacrificarmi in campo perché tanto sapevo che avrei potuto risolvere la partita in cinque minuti se solo avessi voluto. In sostanza giocavo come avrei giocato in terza categoria. Per quanto ancora oggi i tifosi mi dicano che a loro andava bene anche così, questo è il mio unico rimpianto.[2]
  • Vorrei morire con la maglia della Roma e con la sciarpa del Verona. Sono due squadre alle quali ho dato meno di quello che ho ricevuto. [...] Io più romanista o più veronese? Quando nasci, hai una mamma e un papà. Il Verona e la Roma sono la mia mamma e il mio papà.[3]
  • Il più grande errore della mia carriera è stata la pistola, ricordo che a Veronello sparavo ai lampioni perché mi annoiavo. Pazzesco...[4]
  • Io vorrei un Che Guevara in ogni Paese. Come concilio la cosa con la Curva del Verona? [...] Racconto un episodio. Anni fa i tifosi dell'Hellas bersagliano un giocatore di colore, mi chiama la sindaca e mi invita allo stadio per una partita. Arriviamo con un pullmino, sulla fiancata c'è scritto: "Verona non è razzista". Distribuiamo magliette con una mia frase contro le discriminazioni. Si avvicinano quattro ragazzotti pelati, tatuati e massicci: "Ma come Zigo, anche tu con questa roba?". E io: "Dai su, che cosa cambia se uno ha la pelle di un altro colore?". Loro stanno buoni, noi saliamo in tribuna. Quando torniamo al parcheggio, sulla fiancata della macchina noto una grande X sul "non" della scritta e mi scappa da ridere.[4]
  • [«Hai vissuto una retrocessione con il Verona, quella famosa nel 1974. Cos'hai provato?»] Sul campo non sono mai retrocesso. Quella volta andammo in Serie B per la telefonata di Garonzi a Clerici, la sentenza arrivò in estate mentre noi giocatori eravamo al mare con la famiglia. Non so descrivere la rabbia che provai. Rifiutai l'Inter per riportare il Verona in Serie A, persi un sacco di soldi, ma la ferita era troppo grande per andare via.[5]

Intervista di Sebastiano Vernazza, La Gazzetta dello Sport, 25 ottobre 2002.

  • Sognavo di morire sul campo, con la maglia del Verona addosso. M'immaginavo i titoloni dei giornali e la raccolta di firme per cambiare il nome allo stadio: non più Bentegodi, ma Gianfranco Zigoni. La radio avrebbe gracchiato: "Scusa Ameri, interveniamo dallo Zigoni di Verona...". Ero pazzo furioso.
  • Mai sentito parlare di Gesù Cristo? Questo signore, duemila anni fa, è venuto sulla terra per dirci che gli uomini sono tutti uguali. E il Che cosa predicava? Che in ogni parte del mondo bisogna combattere l'ingiustizia. Il Che e Gesù sarebbero andati d'accordo, ma sta' attento: io non sono comunista, per quanto sia fedele al calcio di una volta. Voglio dire: per me il numero 7 è l'ala destra e l'11 è l'ala sinistra.
  • A me ribolle il sangue quando sento i calciatori lamentarsi. Ueh, ragazzi: andate a fare un giro in miniera. Mio padre si è rovinato i polmoni a furia di lavorare nella fabbrica delle schifezze, uno stabilimento che ha ammazzato tanta gente di questo posto. Mio padre è morto e lui, il padrone, vive in un castello con parco annesso. Queste sono le ingiustizie. Se fosse vivo il Comandante... Io da giovane volevo fare la rivoluzione.
  • Ho accumulato più giorni di squalifica che gol perché non sottostavo ai soprusi degli arbitri. Dicono: bisogna credere alla buona fede di quei signori. Ma per favore, ho visto furti inimmaginabili e ho pagato conti salatissimi. Una volta mi diedero sei giornate di squalifica e trenta milioni di multa perché dissi a un guardalinee di infilarsi la bandierina proprio là. Trenta milioni degli anni Settanta: all'epoca con quei soldi compravi due appartamenti. Il prezzo della mia libertà di opinione.
  • Ho un unico rimpianto, essermi tagliato i capelli alla Juve: ma ero troppo giovane, non avevo la forza di ribellarmi agli Agnelli.
  • [...] io avevo una grande opinione di me. Pensavo di essere il più forte calciatore sulla terra. In campo odiavo l'avversario e lo colpivo col mio pugno, che era micidiale. Fuori gli volevo bene e lo invitavo a bere un whisky. Un giorno, alla Roma, capita di incontrare il Santos di Pelé. In amichevole, all'Olimpico. Mi dico: "Oeh, giustizia sarà fatta, oggi il mondo capirà che Zigo-gol è più forte di Pelé". Lo aveva già detto Trapattoni dopo un Genoa-Milan 3-1 degli anni Sessanta, tripletta mia. "Ragazzi – dichiarò il Trap quel giorno – Zigoni è meglio di O Rei". Lo aveva ammesso Santamaria, gran difensore, dopo una sfida Juve-Real Madrid. Io avevo fatto impazzire il Santa, finte e tunnel, e quello a fine partita si rivolse così a Sivori: "'sto chico è migliore del negro". Ero convinto della cosa, mi sentivo più bravo di Edson Arantes e di tutti i suoi cognomi. Poi arriva l'amichevole col Santos, vedo Pelé dal vivo e mi prende un colpo. Madonna, che giocatore. Ho una botta di depressione, di malinconia, penso che a fine partita annuncerò in mondovisione il mio ritiro dal calcio. Mi preparo la dichiarazione in terza persona: "Zigoni lascia l'attività, non sopporta che sul pianeta ci sia qualcuno più forte di lui". [«Perché cambiasti idea?»] A un certo punto il Santos beneficia di un rigore, Pelé va sul dischetto e Ginulfi, il nostro portiere, para. Allora è umano, penso, e così resto giocatore.
  • Cristo e il Che sono gli unici immortali transitati sulla terra. Loro vivono, noi siamo morti.

Intervista di Giuseppe Bagnati, gazzetta.it, 15 febbraio 2008.

  • [Su Heriberto Herrera] Non vorrei definirlo un dittatore ma quasi. Lui voleva sempre vincere e noi calciatori siamo tutti stronzi. Lo scudetto del '67, quello conquistato all'ultima giornata è merito suo. Noi avevamo già mollato, lui no. L'Inter tecnicamente era superiore, la Juve una squadra operaia. Però abbiamo vinto e ce lo siamo anche meritato. [...] Una sera, dopo aver giocato in Coppa Campioni, quella di allora, mica la coppetta di adesso, contro l'Olympiakos, Heriberto bussa, entra in camera e mi assesta un pugno sullo stomaco. E urla: "Tua madre è una santa e tu sei un hijo de puta". Io reagisco e poco dopo parliamo come se nulla fosse. Gli chiedo: ma perché? E lui: "durante la partita il difensore greco che ti marcava, è andato due volte all'attacco". [...] Mi sono preso un esaurimento nervoso. Heriberto mi ha distrutto mentalmente. Però era onesto, giocava chi era in forma.
  • Alla Juventus mi sentivo un numero. Non mi sono mai abituato al taglio dei capelli imposto dalla società, alle telefonate di controllo alle 10 di sera. Mi sembrava di stare in un campo di concentramento. Nell'ultima stagione in bianconero dicevo all'allenatore Rabitti: non ho voglia di giocare. [...] Ma ci sono rimasto male ad andar via della Juve. Traspedini, mio compagno, mi dice: "Che culo che hai avuto ad andare a Roma", anche se lui in giallorosso non c'era mai stato.
  • In un Verona-Lazio, Ammoniaci, il terzino che forse ricordava i due gol che gli avevo fatto quando lui giocava nel Cesena, mi tratteneva per la maglia in continuazione. Non ne potevo più e gli ho mollato un cazzotto. Ammoniaci cade per terra senza dare segni di vita. Guidolin mi venne vicino: "Dio Bon, Zigo è morto". E io: "Speriamo così non mi trattiene più per la maglia".
  • A una mia protesta, un guardalinee mi si avvicinò e mi disse "Cadi sempre, non stai in piedi". Era vero, ero stato con una donna fino alle cinque del mattino. Lo mandai a quel paese. A fine partita sto parlando col mio amico Faloppa del Vicenza. Arriva il guardalinee e mi chiese cosa gli avessi detto durante la partita. E io: "Come ti permetti di interrompermi mentre sto parlando. La bandierina te la cacci su per il culo". Mi costò sei giornate di squalifica e sei mesi di stipendio.
  • Un giorno Valcareggi mi disse che se avessi fatto una vita più regolata, sarei stato il più grande calciatore italiano. Ma ero fatto così. Quando ero in giornata e avevo voglia non bevevo e non fumavo. Per il resto: 40 Malboro al giorno, il whisky dopo pranzo, le birre, le donne: o ero un fenomeno io o erano scarsi gli altri. Mi sento fortunato.

Intervista di Andrea Pasqualetto, corriere.it, 25 gennaio 2023.

  • Mi dà fastidio chi dice "se avesse avuto un'altra testa". Non ha senso. Io ho questa testa e questo sono, nel bene e nel male. Magari non ho avuto molta passione ma sono stato sempre me stesso, felice di esserlo. Per me il calcio è divertimento, è il patronato dove scartavo tutti. Ero più forte di Pelé... Non ridere! Avevo 12 anni e giocavo con quelli di 16, da solo contro cinque, dieci. Me divertie. Adesso non me ne frega più niente. [«Perché?»] Vedo pochi giocatori e molti calciatori, gente che calcia la palla e basta. Oggi gioca solo l'allenatore, tattica, ma che due maroni, in campo si passano la palla di piatto e spesso la danno indietro. Io giocavo con l'esterno, li prendevo tutti per il culo, altra storia. Questi se escono prendono a calci le panchine. Par mi iera el contrario. [«In che senso?»] Io volevo uscire, perché magari non avevo più voglia o per far entrare un compagno che così si beccava il premio pieno [...]
  • [«E l'abbandono del campo in un Verona-Vicenza?»] Mancava mezz'ora alla fine, eravamo sull'1-1, lo stadio urlava Zigo-Zigo, finta di corpo, controfinta, serpentina e bomba sul sette di destro. Di destro! Io che il destro lo uso solo per salire sul tram. Ho pensato qui c'è di mezzo Dio, per me è abbastanza, saluti.
  • [«Dal Bronx alla Juventus in un paio d'anni, come andò?»] Sono passato prima per il Patronato Turroni [...]. Don Pietro è andato da mia madre a chiederle di farmi tentare il provino con il Pordenone, che era collegato alla Juventus. Lei l'ha avvertito: don, guarda che è matto Gianfranco. Ma la convinse e così a 14 anni feci il provino e mi presero subito. Ma non ero felice lì, quattro allenamenti a settimana, orari. L'anno dopo ero a Torino. Dura lasciare Oderzo, mia mamma, mio papà, gli amici.
  • [«Una convocazione in nazionale e il gran rifiuto per fastidio, cioè?»] Perché non mi facevano giocare e perché non avevo un grande attaccamento alla nazionale, per me il mondo è libero, cosa sono queste nazionali? Bianchi, rossi, neri, verdi, non c'è differenza.
  • [«Perché Padre Pio e il Che uno a fianco all'altro?»] Due esempi di uguaglianza e giustizia. Padre Pio ha salvato mia mamma quando era praticamente morta, il Che ha scritto i Diari della motocicletta, mitico. Io però non sono mai stato davvero comunista perché i soldi non mi hanno mai fatto schifo, anche se adesso vivo con poco. [...] Mi accontento, io arrivo dal Bronx, uhè. Una volta avevo la Porsche azzurra, adesso non la vorrei neanche regalata.
  • Con Pelé ho giocato un'amichevole Roma-Santos. Io ero convinto di essere più forte di lui, anche perché l'aveva detto Trapattoni dopo il 3-1 di Genoa-Milan, tripletta mia. Ho pensato oggi il mondo capirà che Zigo-gol è più forte di Pelé. Poi lo vedo dal vivo e mi prende un colpo: madonna che giocatore, mi è venuta la depressione...

Note

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  1. Da un'intervista al Corriere dello Sport - Stadio; citato in L'escamotage del ritiro, Zigoni: "Una noia mortale", calciohellas.it, 11 aprile 2018.
  2. Dall'intervista di Tommaso Badia, ESCLUSIVA CH – Zigoni: "Verona, che delusione. Elkjaer? Il numero 2!", calciohellas.it, 24 maggio 2018.
  3. Da un'intervista ai canali ufficiali dell'AS Roma; citato in Tommaso Badia, Zigoni: “Verona e Roma sono la mia mamma e il mio papà", calciohellas.it, 18 settembre 2020.
  4. a b Da un'intervista a La Gazzetta dello Sport; citato in Tommaso Badia, Zigoni: "Rifiutai l'Inter per mantenere la parola data ai tifosi del Verona", calciohellas.it, 17 ottobre 2021.
  5. Dall'intervista di Giovanni Vit, ESC. CH – Zigoni "Coraggio Hellas, niente è perduto!", calciohellas.it, 29 marzo 2023.

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