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Franco Cardini

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.

Franco Cardini (1940 – vivente), storico e saggista italiano, specializzato nello studio del Medioevo.

Citazioni di Franco Cardini

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  • Come fosse la Trento del primo decennio del XX secolo, e insomma subito prima della guerra che doveva "restituirla" (!) all'Italia, può sembrare strano e paradossale ma io – fiorentino e toscano di gente, credo, del medio Valdarno da parecchie generazioni (gente venute da Signa, forse al più lontano da Pescia in Valdinievole) – lo so abbastanza bene. Conosco un po' di cose su questa città di una trentina circa di migliaia di abitanti, che pure per quelli della regione doveva passare per una mezza metropoli se non altro perché l'aspetto di città, e non di paesone, ce l'aveva. E a dirglielo in una qualche misura, oltre alle belle e severe memorie dei suoi principi-vescovi che nei secoli l'avevano abbellita e all'impronta asburgica ch'era stata forte da quando, nel 1777, le prerogative del potere temporale erano passate all'imperatrice Maria Teresa, era la forte guarnigione dell'imperialregio esercito, forte di ben 3000 soldati che costituivano da soli il 10% della popolazione. Tra la popolazione italiana e gli austrotedeschi (ufficiali e funzionari di stato, soprattutto, oltre a qualche oste e a qualche sarto funzionali alla guarnigione) vigeva un rapporto di vicinato corretto, ma di segregazione reciproca. Non che, propriamente si odiassero: piuttosto s'ignoravano a vicenda.[1]
  • Come si fa a parlare del sistema nato dal sistema illuministico come il migliore dei mondi possibili, quando sappiamo tutti che anche il comunismo e il nazismo sono figli dei Lumi? Si può anche dire che sono figli degeneri, va bene: ma quando si ha una casistica storica che ci mostra come non esistano sistemi ottimali, con quale ottica si continua a percorrere questa strada? (citato in L'illuminismo dei cattolici, Avvenire, 6 settembre 2011)
  • È la dignità che costituisce la base di un'autentica e non astratta uguaglianza: un'uguaglianza possibile e concreta, dal momento che quella assoluta e perfetta non esiste e se esistesse sarebbe orribile. (da Perché non dobbiamo più dirci cristiani (a meno di non esserlo), www.francocardini.net, 23 ottobre 2005)
  • È vero che c'era già un distacco tra il nord e il sud, ma è non meno vero che l'unità d'Italia si è creata paradossalmente accentuando questo distacco. Il decollo vero industriale del nord è avvenuto col danaro e con la forza lavoro del sud e questo divario si è addirittura ampliato. La lotta contro il brigantaggio è stata qualche cosa di orribile. Il regio esercito, i regi carabinieri, i regi bersaglieri si sono comportati veramente come un esercito coloniale. E queste cose vanno dette, vanno insegnate a scuola. (da L'Italia è un Paese?, puntata trasmessa da TV7 il 5 dicembre 2008)
  • [Costanzo Preve] [...] filosofo di profonda, rigorosa e severa formazione, è d'altro canto cittadino che sa bene quanto il coraggio civico, lungi dall'essere una virtù, sia semplicemente un dovere; e che lo studio non può mai essere un alibi per nasconderci in ben curati giardinetti interiori mentre, intorno a noi, si scatenano il ferro e il fuoco. (dalla prefazione al libro Verità e relativismo di Costanzo Preve, Alpina, Torino, 2006)
  • Il carattere propriamente storico – anche e magari perfino soprattutto sotto il profilo della storia civile, sociale, etica: "dell'identità nazionale", come oggi si amerebbe dire – della lettura camporesiana di Artusi viene soprattutto evidenziato e per così dire sintetizzato nella famosa affermazione di Camporesi, che "La scienza in cucina ha fatto per l'unificazione nazionale più di quanto non siano riusciti a fare I Promessi Sposi. I gustemi artusiani, infatti, sono riusciti a creare un codice di identificazione nazionale là dove fallirono gli stilemi e i fonemi manzoniani."[2]
  • Il Grande Complotto, si può esserne (quasi) certi, non esiste; non c'è alcuna Tavola (né rotonda, né di altre forme geometriche) attorno alla quale seggano Superiori Sconosciuti. Ma disegni e programmi formulati per seguire interessi particolari di lobbies e di corporations da personaggi e da gruppi che contano al di fuori e al di sopra della legalità interna e internazionale: questi sì, ce ne sono parecchi; per quanto si cerchi in tutti i modi al livello di mass media di non farne trapelare esistenza ed attività. [...] In altri termini, ci si potrebbe chiedere quale sia il rapporto fra l'effettivo potere detenuto e gestito, oggi, dal governo degli Stati Uniti d'America e il processo di globalizzazione. Ma in questi termini la domanda è mal posta. La vera e fondamentale questione è un'altra: quali sono le forze reali che sostengono, in parte controllano e in parte direttamente costituiscono il governo degli Stati Uniti d'America? Di quale potere sovrano esso è rappresentante, di quale sovrana volontà esso è l'esecutore, al di là delle forme giuridiche preposte a legittimarlo? È sua la detenzione del potere imperiale? Oppure dietro ad esso come dietro ad altre forze, attualmente in presenza nel mondo, si cela un impero invisibile che in realtà è irresponsabile – nel senso etimologico del termine: che cioè non è responsabile, non deve rispondere delle sue azioni perché nessuno è in grado di chiamarlo a risponderne – dinanzi ai suoi sudditi, che neppure sanno (o, almeno, non con chiarezza) di esser tali? (da Astrea e i Titani. Le lobbies americane alla conquista del mondo [2003], pp. 137-158, Roma-Bari, Laterza, 2005)
  • La nuova primavera coranica, alla quale stiamo assistendo in questi anni, è una benedizione per il mondo: anche, e soprattutto, per le altre due fedi abramitiche. La Modernità occidentale ha provocato un dilagare dell'agnosticismo e dell'ateismo che peraltro ha messo in crisi la fede in Dio, ma non ha affatto debellato forme di paganesimo che sono anzi risorte [...]. I credenti nel Dio di Abramo di tutto il mondo non possono che salutare nel rinascimento musulmano – al di là dei fenomeni politici che lo accompagnano ma che restano solo equivocamente collegati a esso – una riscossa della fede che solo alcuni lustri or sono era insperabile. [...] i fedeli non possono non guardare con speranza e fiducia a ogni luogo nel quale si adori e si preghi Iddio onnipotente, Creatore del Cielo e della Terra, e si rinsaldi giorno per giorno il patto che Egli ha stipulato con Abramo e al quale è rimasto fedele. Il Dio di Abramo, di Mosè, di Gesù e di Muẖammad. (dalla prefazione a Il Corano, a cura di Hamza Roberto Piccardo, revisione e controllo dottrinale Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia, prefazione di Franco Cardini, introduzione di Pino Blasone, Newton & Compton, Roma, 2015, pp. 15-16. ISBN 978-88-541-2834-7)
  • Nella festa [...] l'arcano diventa quotidiano, il mistero diventa visibile. Chi ha detto che non c'è più posto per il mito? (da Il simbolo del Centro del Mondo, Il Tempo, 22 dicembre 1980)
  • Non abbiamo nessuna ragione scientifica per sostenere che un sistema è migliore di un altro, a meno di affidarsi al determinismo storico o alla legge della giungla, per cui chi vince ha ragione perché vince. (citato in L'illuminismo dei cattolici, Avvenire, 6 settembre 2011)
  • Quando nell'Ot­tocento è stata scelta l'idea di unità nazionale, non si è rispettata l'identità della penisola, che è stata sempre po­licentrica. Napoli non ha mai fatto riferimento all'Italia, ma al Mediterraneo e all'Europa. I napoletani si son detti "regnicoli", mai italiani, e non lo erano. (citato in Franco Cardini incanta l'Auditorium Rai: Angiò e Aragona, nasce la grande capitale, Corriere del Mezzogiorno, 3 novembre 2009)
  • So che il mio, in questa sede e in questo contesto, e un difficile compito. Cattolico, tradizionalista, uomo d'ordine e di forte senso dello stato, potrei forse ancora dirmi "di destra". Da anni non mi considero ne mi autoqualifico più in tal modo: ma vedo che cosi continuano ad etichettarmi, confesso che la cosa mi secca un po', tuttavia lascio correre. Ma la mia tensione verso la giustizia sociale e il mio convinto europeismo m'impediscono di provar la minima simpatia per una destra che ormai ha scelto quasi all'unanimità il liberismo e l'atlantismo più sfrenati e che sovente ostenta anche un filocattolicesimo peloso, strumentale, palesando di ritener la Chiesa cattolica solo un baluardo dell'ordine costituito (l'"ordine" di lorsignori) e del benpensantismo conformista. (da In difesa del Motu Proprio, francocardini.net, 13 luglio 2007)
  • [...] sui media ci sono cose di cui si può parlare male impunemente: il Medioevo è una di queste. E lo si fa per parlar male del cristianesimo su cui tutti si sentono in diritto di sputare. (citato in Antonio Socci, Salvata Sakineh, ma lapidato il Medioevo, lo Straniero – Il blog di Antonio Socci, 9 settembre 2010)
  • Dal 1965, non ho più aderito a partiti politici, pur avvertendo il forte rammarico di non sapermi né potermi identificare in nessuno di essi fra quelli a mia disposizione nel panorama europeo. Oramai da molti anni mi definisco semplicemente cattolico, europeista e socialista. (Introduzione a Neofascismo e neoantifascismo, La Vela, Viareggio, 2018)

Intervista di Alberto Crespi, L'Unità, 14 luglio 1999

  • Era un grande filologo, aveva curato l'edizione critica del Beowulf. Era, insomma, un notevole studioso che all'improvviso scrive un romanzo: percorso poi reso celebre, da noi, da Umberto Eco, ma ben radicato nella tradizione romantica e ottocentesca.
  • Tolkien era un membro degli "Oxford Christians", era cattolico e conservatore. Faceva parte di quel filone solidaristico-rurale, legato al vicinato e alle tradizioni, che è importante nella politica inglese fin dai tempi di Coleridge. La "Contea" del libro è un'Inghilterra idealizzata, che alla fine viene distrutta da un'industrializzazione selvaggia. Inoltre, Tolkien era politicamente tutt'altro che semplice: era conservatore, sì, ma anti-totalitario. Lettere a Babbo Natale è di fatto un libro contro Hitler. Se questa sembra un'ovvietà, sarà bene ricordare che nell'Inghilterra degli anni 30 molti cattolici di origine sudafricana - come Tolkien - erano filo-hitleriani. Lui invece colse molto bene l'aspetto demonico-faustiano del nazismo.
  • La cosa paradossale è che Tolkien, oggi fenomeno di massa, era uno scrittore di nicchia: scriveva a mano, faceva lui stesso i disegnini per i suoi libri. E soprattutto scriveva, oltre che per sé, per i suoi colleghi e i suoi studenti di Oxford, per gente allenata a riconoscere tutti i riferimenti e tutte le citazioni. Per una élite, insomma: e leggendolo oggi, sarebbe bene saperlo.

Giovanna d'Arco. La vergine guerriera

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  • Debbo forse a Giovanna, prima e più che chiunque altro, il mio amore per il medioevo.
  • Perché Giovanna? Perché questa ragazza nel XV secolo, vestita di ferro e morta sul rogo per un decreto inquisitoriale, quindi riabilitata con una successiva sentenza, poi santificata [...], in seguito diventata emblema ora di cattolici tradizionalisti ora di populisti anticlericali, ora della destra ora della sinistra, ora di meetings patriottici ora di movimenti femministi? Ha un senso riproporre nello scorcio fra II e III millennio questa giovane nata ai confini della Francia e innalzata a simbolo centrale della nazione francese [...]? (p. 3)
  • La mia Giovanna è quella d'un ragazzo che amava i cinema parrocchiali e quella di periferia – gli unici che si potesse permettere – tra gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta. Per questo avrà per sempre il volto di Ingrid Bergman, scoperta un po' dopo il '52 nel colossal in technicolor di Fleming – ammirato peraltro in una tagliuzzata terza versione – e rivista poi, in tutt'altra interpretazione e con ben altra intensità, nel film di Roberto Rossellini del 1954 che, attraverso il testo di Paul Claudel, reinterpretava le allegorie delle sacre rappresentazioni medievali. (p. 4)
  • Ma, esattamente tra Fleming e Rossellini, avevo scoperto la Francia [...] durante una gita scolastica del 1953 [...]. E quella giovane patinata d'oro, alta sul grande cavallo del monumento in Place des Pyramides, m'affascinava; così come mi commuovevano le immagini riprese tutte o quasi dal celere quadro d'Ingres e replicate in mille modi [...] in tutte le chiese di Francia. (p. 4)
  • La Pulzella d'Orléans [...] continua a custodire gelosamente per sé il suo pulzellaggio, il nucleo intimo e profondo della sua vocazione. Mi resta profondo il dubbio di non averla compresa: ma il correre dietro, ripercorrendo vecchie pagine scritte e vecchi cammini tra i Vosgi e la Normandia, m'ha forse aiutato a ritrovare una parte di me stesso che credevo perduta o svanita. Anche di ciò debbo esserle riconoscente. (p. 6)

Note

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  1. Da Un socialista in Trentino; in Benito Mussolini, Il Trentino visto da un socialista, La Finestra, Trento, 2003, p. III.
  2. Dalla Prefazione a Il libro dei vagabondi. Lo "Speculum cerretanorum" di Teseo Pini, "Il vagabondo" di Rafaele Frianoro e altri testi di "furfanteria", a cura di Piero Camporesi, pp. XXIV-XXV, Garzanti, Milano, 2007. ISBN 978-88-11-59719-3

Bibliografia

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  • Franco Cardini, Giovanna d'Arco. La vergine guerriera, Mondadori, Milano, 1998. ISBN 8804432551

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