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Evilenko

Da Wikiquote, aforismi e citazioni in libertà.

Evilenko

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Titolo originale

Evilenko

Lingua originale inglese
Paese Italia
Anno 2004
Genere Drammatico
Regia David Grieco
Soggetto David Grieco (romanzo Il comunista che mangiava i bambini)
Sceneggiatura David Grieco
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Evilenko, film del 2004 con Malcolm McDowell scritto e diretto da David Grieco.

Incipit

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C'era una volta una bambina come te, coi capelli come i tuoi e gli occhi come i tuoi, che inseguendo una nuvola imparò a volare. E, dopo un po', non vedendola più in giro, beh, tutti pensarono che fosse morta. E così le fecero il funerale. E allora la bambina vide il suo funerale da lassù in cielo, in mezzo alle nuvole, e vide che nessuno piangeva. E scoprì che sua mamma e suo papà non le volevano bene. E così lei rimase su nel cielo e non tornò mai più sulla terra. (Evilenko)

Dialoghi

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  • Evilenko: Noi siamo i pionieri dell'Unione Sovietica. Siamo milioni e milioni. [Mostra una foto agli alunni] Ecco le nostre bandiere. Sventolando, esse difondono le meravigliose idee del compagno Lenin. [Saša alza la mano] Sì?
    Saša: Scusi, potrei riavere il mio pallone?
    Evilenko: Questo pallone? Vorresti forse dirmi che questo è il tuo pallone, Saša?
    Saša: Sì. Me l'ha regalato la mia mamma per il mio compleanno.
    Evilenko: La tua mamma? Per tuo compleanno? Il tuo pallone! Sei fortunato d'averla una madre. Molti dei tuoi compagni qui dentro non sono altrettanto fortunati. Noi siamo tutti uguali qui dentro! Non ci può essere niente di tuo in questo istituto, o di suo, o di mio.
  • Evilenko: Cosa stavi facendo vedere al tuo amico Kolja durante la lezione?
    Tonja: Niente.
    Evilenko: Oh no, no, no, no. Ti ho vista. Lo sai che ti ho vista. Sei diventata rossa. Ecco! Proprio come stai facendo adesso. I segreti bisogna pagarli. Questo è giusto. [Toglie 50 copechi dalla tasca] Ecco, sono tuoi. Prendili. E adesso fa vedere. Fammi vedere se vale quello che ho pagato. [Tonja si tira su la gonna. Evilenko risponde levandosi i pantaloni] È la prima volta che vedi un vero uomo? Hai paura? Però ti piace anche. Dì la verità. Lo puoi toccare, sai, se vuoi. Vieni, dammi la mano. [Cerca di manovrare la mano di Tonja verso il suo membro, ma lei lo respinge] O no? Lui vuole fare amicizia. Mi ha detto che gli piaci, sai. Vuole tanto farti vedere cosa succede quando lo tocchi. Diventa grande, e se lo tratti bene, se sei sincera con lui, lui riesce a fare qualsiasi cosa. Non c'è niente che non riesca a fare.
    Tonja: Cioè, può anche volare?
    Evilenko: [Ridacchia] Sì, anche volare. E se tu sei coraggiosa, lui ti lascerà volare con lui.
    Tonja: Sa anche parlare, allora?
    Evilenko: Nononono, no, non parla con nessuno. Lui non si fida di nessuno.
    Tonja: Neanche di me?
    Evilenko: No, no, no, di te si fida.
    Tonja: Allora dai, fallo parlare!
    Evilenko: [Incerto] Aspetta, aspetta un momento. Devi... devi prima farlo diventare grande.
    Tonja: No, sei un bugiardo. Non sa parlare. Non può. Perché è morto.
  • Surinov: Mi devi perdonare Andrej Romanovič, ma la piccola Tonja qui sostiene che tu... Beh, che tu avresti tentato di violentarla.
    Evilenko: Vedi, compagno, io voglio molto bene a Tonja. Ma, non so per quale ragione, sembra che lei non pensi ad altro che al sesso. E il fatto che ora accusi me di averla violentata direi che ne è la prova lampante. Non trovi anche tu, compagno direttore?
    Surinov: Cosa c'è che non va, Tonja? Come hai potuto inventare una cosa così orribile? Credi che sia bello?
    Tonja: Io non ho inventato niente! Ho detto la verità. E se non ci credi, guardagli il braccio. L'ha ferito il coltello a carte. Guardagli il braccio! [Esce di corsa dallo studio]
    Evilenko: È che gli altri insegnanti l'hanno aizzata contro di me. È solo questa la verità.
    Surinov: Un complotto, vuoi dire.
    Evilenko: Esatto. Mi hai tolto la parola di bocca, compagno. Siamo sull'orlo del caos e noi comunisti abbiamo il dovere di fare qualcosa prima che sia troppo tardi.
    Surinov: Fammi vedere il braccio, compagno Evilenko.
    Evilenko: Farò finta di non aver sentito, compagno.
    Surinov: E io farò finta di non aver sentito questa storia. Mi aspetto le tue dimissioni entro un ora, compagno Evilenko.
  • Fenja: Dai, su Andrej. Sbrigati o farai tardi a scuola.
    Evilenko: Io non ci vado più a scuola, Fenja. [Fenja lo fissa, stupita] No, te lo spiego stasera quando torni a casa dal lavoro.
    Fenja: No, no, avanti papopčka. Dimmelo subito.
    Evilenko: Ho fatto una scoperta. Una terribile scoperta. Anche il direttore fa parte della cospirazione.
    Fenja: Cosa? Surinov?
    Evilenko: Sì, Surinov. C'è dentro fino al collo. L'altro giorno, un alunna ha chiesto all'insegnante di geografia che cos'è il comunismo. E lo sai la Tablinova che cosa le ha risposto? Le ha detto: «Il comunismo è un progetto di società in cui tutti gli uomini dovrebbero essere uguali, ma non è altro che un utopia. In altre parole, è un progetto irrealizzabile». Hah! Ti rendi conto con chi ho a che fare?
    Fenja: Oh, Andrej! E tu come pensi di rispondere?
    Evilenko: Sono andato subito da Surinov e gli ho detto che se lui tollerava della propaganda anticomunista in classe, a me non restava altro che rassegnare subito le mie dimissioni.
    Fenja: Bravo Andrej! E lui che ha detto?
    Evilenko: Beh, quel porco le ha accettate.
  • Col. Tabakov: Al giorno d'oggi non sono più in molti a pensarla come te.
    Evilenko: Io sono comunista e intendo morire da comunista. Ho già perso il mio lavoro alla scuola per via dei miei ideali.
  • Oleg: Striscia di bosco. Ne hai mai sentito parlare?
    Lesiev: Quello che ammazza i bambini. È così?
    Oleg: Non solo bambini. Anche donne, purché abbastanza giovani, si capisce.
    Lesiev: Quanti ne ha uccisi?
    Oleg: Tu quanti ne sai?
    Lesiev: Tre o quattro, credo.
    Oleg: Beh, ha cominciato con uno ogni tre mesi, ma dato che riesce a farla franca il numero è in crescita.
    Lesiev: E quindi quanti?
    Oleg: Ventidue. Quel ch'è peggio è che non c'è pista da seguire. Non un testimone, non un indizio, niente. Si sposta di continuo e riesce a colpire ovunque. Giorni fa era a Leningrado. Ha ammazzato una bambina lì.
    Lesiev: Siete sicuri che è sempre lo stesso?
    Oleg: Vedessi cosa gli fa a quei ragazzi. Dire che li uccide è veramente poco. Prima li stupra, poi li taglia a pezzi e se li mangia.
  • Lesiev: Perché io?
    Oleg: Per tanti buoni motivi.
    Lesiev: Dimmene uno. Uno qualsiasi. [...]
    Oleg: Perché sei iscritto al partito.
    Lesiev: Ci sono tanti investigatori iscritti al partito.
    Oleg: Non più tanti di questi tempi. E tu sei di gran lunga il migliore.
    Lesiev: Dimmene un altro.
    Oleg: Te ne dirò uno che magari potrebbe sembrarti un po' strano.
    Lesiev: E cioè, vale a dire?
    Oleg: La tua famiglia.
    Lesiev: La mia famiglia che c'entra in questa storia?
    Oleg: Non mi hai detto come si chiama tua figlia.
    Lesiev: Mariam.
    Oleg: Sono le bambine come Mariam che si trovano in pericolo in questo momento, mio caro Vadim Timurovič.
  • Bagdasarov: [Nota una camicia ricoperta di sangue nel sacchetto di Evilenko] Commette qualche omicidio per passatempo?
    Evilenko: Ho aiutato un amico questa mattina presto ad ammazzare il maiale.
    Bagdasarov: Beh, comunque, la prossima volta non essere così egoista. Porta qualche salsiccia!
  • Lesiev: [Dopo la scoperta d'un cadavere di una bambina] Tracce di sperma?
    Dott. Amitrin: Non lo so. Dovrei rimuovere quel ramo prima.
  • Frolov: Qui c'è scritto che lei ha un debole per i bambini.
    Richter: Sì. Mi piacciono molto i bambini. Avrei tanto voluto averne.
    Frolov: Serve una moglie per quello, dottor Richter.
    Richter: Sì, l'ho sentito dire.
    Frolov: Ma lei non ha né moglie né figli perché lei è omosessuale. Dico bene?
    Richter: Conosco molti omosessuali con mogli e figli.
  • Richter: Non lo troverete facilmente.
    Lesiev: Lo sappiamo. Uno che fa questo deve essere per forza un tipo particolare.
    Richter: Oh, al contrario. Può essere chiunque. Io. Lei. Lui. Chiunque.
    Lesiev: Parliamo di pedofilia e cannibalismo.
    Richter: L'uomo è il più feroce degli animali, non lo sa?
    Lesiev: E secondo lei chiunque sarebbe capace di questo?
    Richter: Se un uomo ne è capace, ne è capace qualsiasi uomo.
    Lesiev: Perché?
    Richter: Perché? Vuole sapere perché? Ma è semplice: prima eravamo un gregge di pecore e adesso siamo un branco di lupi.
  • Lesiev: Lei è un chirurgo, dottor Richter?
    Richter: In teoria lo sono, sì. Però non ho mai operato nessuno in vita mia. Quest'uomo è sicuramente molto più bravo di me.
    Lesiev: Qual è il suo campo?
    Richter: La psicoanalisi.
    Lesiev: È psichiatra?
    Richter: No, psicoanalista.
    Lesiev: E qual è la differenza?
    Richter: Gli psichiatri di solito mettono i malati in manicomio. Io no.
    Lesiev: Lei dove li mette invece?
    Richter: In nessun posto. Vengono da me, a casa mia.
    Lesiev: E come li cura a casa sua?
    Richter: Loro parlano, io ascolto.
  • Cap. Ramenskij: Dia un po' un occhiata a queste foto, Evilenko. [Evilenko ride] Le trova divertenti, Evilenko?
    Evilenko: No, no, non è per questo che rido, compagno. È che non posso vedere le tue foto perché non ho portato gli occhiali. Solo per questo. Hai capito, compagno?
    Cap. Ramenskij: Non mi chiami "compagno"!
    Evilenko: Perché non vuoi essere chiamato "compagno"?
    Cap. Ramenskij: Professione?
    Evilenko: Io ti ho chiesto perché non vuoi essere chiamato "compagno"! Perché?
    Cap. Ramenskij: Sono io che faccio le domande qui.
    Evilenko: Non ti rendi conto? Senza il comunismo tu neanche esisteresti!
    Cap. Ramenskij: Le ho chiesto qual è la sua professione.
    Evilenko: Sono un iscritto al partito e voglio parlare con un tuo superiore.
    Cap. Ramenskij: Qui il partito non c'entra niente.
    Evilenko: Non peggiorare la tua situazione, ragazzo! Voglio parlare con un tuo superiore.
    Lesiev: C'è qualcosa che non va? [Ramenskij gli cede il posto]
    Evilenko: Non sapevo che fosse diventato un reato essere comunista.
    Lesiev: Non lo è. Tanto è vero che sono comunista anch'io. Quindi, vogliamo continuare col nostro colloquio, compagno?
    Evilenko: Beh, sono qui per questo.
    Lesiev: La tua professione?
    Evilenko: Beh, insegnavo lettere alla scuola internato numero 32 di Kjiv. Adesso lavoro per le ferrovie.
    Lesiev: E cosa fai per le ferrovie?
    Evilenko: Ispeziono la rete, scrivo rapporti sui guasti, conto le traversine.
    Lesiev: Così prima insegnavi lettere e adesso conti le traversine? È una strana carriera. Come lo spieghi?
    Evilenko: Non è stata colpa mia. Mi hanno costretto a lasciare la scuola.
    Lesiev: E chi?
    Evilenko: Quelli della perestrojka.
    Lesiev: Che cosa c'entra la perestrojka?
    Evilenko: C'è una guerra in atto, ed è ora che tu prenda la decisione di schierarti, compagno.
  • Lesiev: Leggo qui che tuo padre, Roman Evilenko, è morto ai lavori forzati.
    Evilenko: Sì. Mio padre era un nemico del popolo. Ha avuto ciò che meritava e sono contento di non averlo mai conosciuto.
    Lesiev: Allora devo informarti che i cosiddetti "nemici del popolo" sono stati riabilitati. Adesso si chiamano "vittime dello stalinismo".
    Evilenko: Già!
  • Lesiev: Secondo lei, quest'uomo è un pazzo?
    Richter: La risposta è sì. È un malato di mente.
    Lesiev: Come fa ad esserne sicuro?
    Richter: Solo un malato di mente uccide per il semplice piacere di uccidere.
    Lesiev: Questa malattia ha un nome?
    Richter: Schizofrenia.
    Lesiev: È rara?
    Richter: La schizofrenia nasce sempre da una crisi d'identità. L'unica identità dell'uomo sovietico è il comunismo. Ora il comunismo sta morendo e l'uomo sovietico, per non morire, ricorre all'istinto di sopravvivenza. L'uomo divora l'uomo come nella notte dei tempi.
    Lesiev: Secondo lei siamo tutti malati?
    Richter: Dal momento che i manicomi vi sono serviti solo per chiudere la bocca ai dissidenti, e cioè agli unici sani di mente, beh... devo presumere che i veri malati siano ancora tutti fuori. Non le pare?
    Lesiev: Secondo lei, agisce da solo?
    Richter: Sì. E soffre di solitudine. Si potrebbe dire che è un essere eccezionale.
    Lesiev: Ne sembra affascinato.
    Richter: Certo che lo sono. Lei no?
    Lesiev: Io voglio solo catturarlo.
    Richter: E che cosa ne farete?
    Lesiev: Io niente. Ci penserà il tribunale.
    Richter: Sarà condannato a morte, quindi.
    Lesiev: Io spero di sì.
    Richter: Non essendo in grado di capire, voi lo ucciderete e ucciderete anche tutti gli altri dopo di lui.
    Lesiev: Quali altri?
    Richter: Ne verranno degli altri, vedrà. Ce ne sono parecchi milioni di schizofrenici là fuori, gente malata ormai sull'orlo della pazzia.
    Lesiev: Allora, lei e io vogliamo collaborare?
    Richter: No.
    Lesiev: Lei vuole quell'uomo tanto quanto lo voglio io.
    Richter: Sì, ma io lo voglio vivo.
    Lesiev: Perché lo vuole vivo?
    Richter: Credevo di averglielo detto. In questo paese sta per scoppiare una grave epidemia. Lui è il virus. Se lo ucciderete, non troverete mai l'antidoto.
  • Evilenko: Sono nato a Ekaterinburg il 20 ottobre 1940. Il sole era nero quella mattina. Il cielo era buio e faceva freddo. Mi hanno abbandonato. E lui mi ha salvato.
    Lesiev: Chi ti ha salvato?
    Evilenko: Non era un uomo.
    Lesiev: Che cos'era?
    Evilenko: Un leone. Io ero dentro la sua bocca, ma non avevo paura. E il leone mi ha portato nel bosco e mi ha lasciato lì. Ma prima di andarsene mi ha detto che dovevo scegliere. E io ho scelto di vivere la mia vita da comunista.
    Lesiev: Chi era il leone? Stalin?
    Evilenko: Niente nomi, compagno. Niente nomi. Il leone è morto. Lo hanno ucciso.
    Lesiev: Chi l'ha ucciso?
    Evilenko: I codardi.
    Lesiev: Quali codardi?
    Evilenko: I codardi non sanno che il leone è dentro di me adesso, e loro non possono più ucciderlo. Diglielo al signor Gorbačëv questo quando lo vedi!
  • Evilenko: Se guardi dentro il mio cervello vedrai il cielo, compagno.
    Lesiev: Mi permetterai di entrare nel tuo cervello?
    Evilenko: Per evitare che tu ci possa entrare, io dovrei prima farti uscire.

Explicit

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Andrej Romanovic Evilenko è stato dichiarato sano di mente e colpevole.
È stato ufficialmente giustiziato il 14 febbraio 1994. L'esecuzione è avvenuta non si sa dove e non si sa come.
Nel Natale del 1993 due istituti di ricerca, uno tedesco e l'altro americano, avevano offerto all'ex Unione Sovietica importanti somme di denaro per averlo.
Vivo. (Testo a schermo)

Citazioni su Evilenko

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  • David Grieco ha tratto questo film da un suo romanzo sulla terribile vicenda del mostro di Rostov –Chikatilo, che uccise oltre cento persone – inserendola con precisione nel contesto del tramonto del comunismo, con la fine delle certezze e il disorientamento che ne è conseguito. Il parallelo è interessante, ma Grieco lo presegue forse con troppa determinazione, come evita di sfruttare morbosamente una vicenda così efferata a fini spettacolari: il risultato è un film piuttosto freddo che, retto sull'interpretazione intensa di Malcolm McDowell, sembra la dimostranza di un teorema. (Rudy Salvagnini)
  • Gli elementi più forti e convincenti di «Evilenko» sono certo la grande vicenda torbida e feroce, l'interpretazione davvero magnifica di Malcolm McDowell. (Lietta Tornabuoni)
  • Grieco non mostra raccapricci da "Hannibal the cannibal", ma architetta una fastosa scenografia di morte con una tenuta visiva e stilistica non comune per un deb. Se la tentazione di accavallare omicidio e politica non regge, McDowell e Marton Csokas, che in una final scena crudele elisabettiana si fronteggiano nudi per spogliarsi dentro, son più che eccezionali. (Maurizio Porro)
  • La debolezza del film risiede nell'impossibilità di mostrare Evilenko in azione sostituita da immagini allusive o ammiccanti, mediocri, annacquate da dialoghi didattici, soltanto in parte riscattate dall'inquietante istrionismo ben temperato di McDowell. (il Morandini)
  • Lungi dall'accontentarsi di parafrasare in russo l'ennesima storia di assassino seriale, "Evilenko" si propone come un film ambizioso sulle conseguenze psicopolitiche della perestrojka e del dopo Urss. [...] La diagnosi di Grieco sarà pure vera, però il film si limita a enunciarla a parole. Quanto alle immagini, bagnate nello squallore esistenziale, il regista adotta la cifra espressionistica dalla prima all'ultima inquadratura, per trasfigurare gli ambienti in specchi dell'anima. McDowell recita sopra le righe, perfino più del gigione del solito. L'ultima parte inanella una quantità di finali, che allentano la tensione senza aggiungere granché alla triste vicenda. (Roberto Nepoti)
  • Sono rimasto molto colpito da Evilenko, sia sul piano emotivo che per la qualità del film di David Grieco. [...] La perdita d'identità di cui parla Grieco in Evilenko, oltre alle conseguenze paradossali e criminali del protagonista, ha provocato una violenza distruttiva e autodistruttiva di molti uomini nell'Unione Sovietica. (Giovanni Berlinguer)
  • Affidando [...] la parte a Malcolm ho pensato che anche se come regista all'esordio fossi risultato una mezza calzetta forse la sua straordinaria bravura mi avrebbe in qualche modo salvato.
  • Attraverso questa storia particolare [...] ho cercato di ricostruire il sentimento di quell'epoca. Ho voluto rappresentare il grande disorientamento che regnava tra i russi. Per settant’anni ci sono state generazioni nate e morte nell'URSS. Nel bene e nel male il comunismo era un modo di vivere, l'unico conosciuto. Improvvisamente con la politica della trasparenza, milioni di persone sono entrate in una sorta di schizofrenia collettiva. Hanno perso la loro identità.
  • Ci resta un lungo lavoro da fare sugli adulti già oggi, ma mi auguro che poter portare questo film nelle scuole possa aiutare a prendere in tempo quelle menti adolesecenti che potrebbero degnerare da un momento all'altro.
  • Le mie motivazioni non erano facilmente vendibili. La storia del serial killer è appetibile, ma nessuno voleva saperne di una storia che prevedeva la morte di decine di bambini. 55 piccole vittime sono un motivo per scappare. Ogni volta che presentavo la sceneggiatura mi veniva suggerito di modificare la trama mettendo al posto dei bambini delle prostitute.
  • Questa è la storia di due personaggi: due comunisti. Il mostro e l'uomo che gli dà la caccia. Quest'ultimo è un comunista come tanti ce ne sono stati in Europa e in Italia. È un orfano che tuttavia non prova alcuna nostalgia per l'ideologia. Continua a intendere il comunismo come una linea d'ispirazione etica e a vivere un sogno che nonostante tutto credo sia giusto coltivare anche oggi.
  • M'interessava soprattutto acquistare la fisicità di Evilenko, i suoi gesti, le sue espressioni facciali, perché è proprio lì che si nasconde la chiave della sua schizofrenia. L'aspetto più terrificante delle storie di serial killer è che spesso questi individui appaiono del tutto normali.
  • Mi ha molto colpito apprendere che la storia è ispirata a fatti assolutamente autentici, e che le autorità sovietiche dell'epoca non potevano concepire che nel loro paese avvenisse qualcosa di così mostruoso. Fino a quel momento in Unione Sovietica il serial killer era definito una persona affetta da "malattia americana", e con il crollo del sistema si sono verificati molti altri episodi terribili.
  • Nel nostro film non ci sono battute tipo "voglio mangiare il fegato accompagnato dal Chianti" e in fondo Hannibal è il più sano del film. Evilenko è uno shizofrenico, un uomo spaesato, spossato, uno schizofrenico vero.
  • Non serve la tecnica per interpretare uno psicotico dall'apparenza normale, uno che potresti incontrare in autobus. Bisognava cercarlo in cose diverse, come il suo modo diretto di guardare le telecamere durante il processo sorridendo con il labbro sollevato. Poi, avendo già interpretato russi e serial killer, so che funzionano i capelli corti, li ho tagliati, ho aggiunto il parrucchino preparato dal truccatore, i tipici occhiali sovietici e il vestito di polyestere, ho cercato un tipo di camminata.
  • Sono stato io a convincere David a fare il regista, siamo amici da anni, abbiamo case vicine in Toscana, parliamo di questa storia da tempo. Non è un film horror all'americana, di quelli se ne fanno fin troppi, non si vedono bambini squartati, ci sono scene dure, ma non è macelleria.

Voci correlate

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Altri progetti

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