Bar (pubblico esercizio)
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Citazioni sul bar.
- Bar povero: un'oliva e molti stuzzicadenti. (Ramón Gómez de la Serna)
- Domanda: "Cosa c'è fuori dal bar?". Risposta: "Fuori dal bar c'è fuori dal bar". Non ci sono più bottiglie allineate sotto la specchiera. C'è il disordine e, se ti vuoi specchiare, devi farlo in una vetrina di un negozio. Le auto vanno chissà dove. Rallentano come belve domate da un semaforo... poi ripartono. I bambini escono dalle scuole dove li aspettano le mamme e i maniaci. Tra qualche anno li aspetteranno le fidanzate e gli spacciatori di droga. Meglio così. È bello avere qualcuno che ti aspetta. Fuori del bar c'è il resto del mondo con la sua colonna sonora di clacson e di "stronzo, io venivo da destra". Fuori dal bar sei più basso. Nel bar eri più alto del juke-box, fuori sei più basso del grattacielo di fronte. Fuori dal bar ci sono i mendicanti sciolti sugli angoli come pupù di cani dopo la pioggia. Fuori del bar c'è il sole o la luna, a seconda di a che ora esci dal bar, a testimoniarti che il tempo è passato mentre tu finivi la birra, e che diventerai vecchio, vecchio, coi capelli bianchi come la schiuma della birra che hai bevuto per non pensarci. Fuori dal bar ci sono i cani randagi, quelli che vorrebbero avere un collare e al momento, purtroppo, hanno solo le pulci. Fuori dal bar ci sono gli ubriachi: quelli che sono stati buttati fuori dal bar. Fuori dal bar c'è un deserto pieno di gente. Meglio stare nel bar. (Andrea G. Pinketts)
- Ecco una straordinaria istituzione americana: il bar del quartiere. (Ai confini della realtà)
- Fino a pochi anni fa, il bar era luogo di sedentari, la cui unica attività fisica era il sollevamento di bicchieri, boccette o mazzi di carte. Ma soprattutto negli ultimi anni, è diventato il centro di smistamento di tutta una serie di attività sportive contrassegnate dall'abbigliamento specializzato e da un'assoluta dedizione. (Stefano Benni)
- Il bar non ti regala ricordi ma i ricordi portano sempre al bar. (Vinicio Capossela)
- Il bar per me è la vera università, quando tu hai 16 anni incontri già i disonesti e impari a vivere. (Carlo Pernat)
- "Il problema degli uomini che passano il tempo a ciondolare nei bar è che hanno un livello percettivo simile a quello del verme solitario."
"Da cosa lo deduci?"
"Dal fatto che sono prigionieri di un rituale."
"Che rituale?"
"Quello di far cattivo uso delle proprie energie." (Charles Bukowski) - Io vorrei vivere in una piccola città di mare, col mare in fondo alla strada. La mattina, verso mezzogiorno, scendere al bar a prendere un buon caffè con panna. Un bar con la barra, la barra da cui prende il nome, su cui appoggiare il piede; che nei nuovi bar, per ignoranza, mettono sempre meno. (Aldo Buzzi)
- L'uomo primitivo non conosceva il bar. Quando la mattina si alzava avvertiva subito un forte desiderio di caffè, ma il caffè non era ancora stato inventato. Non c'erano neanche bar dove riunirsi. Gli scapoli si mettevano in semi-cerchio e si scambiavano botte di clava in testa secondo un preciso rituale: era un divertimento molto rozzo e presto passò di moda. Allora gli uomini primitivi cominciarono a farsi sui muri delle caricature, ma questo primo tentativo di bar fu un fallimento, mancava ancora qualcosa. Poi arrivò la moviola, il vistoso sgambetto, il secco rasoterra, il fallo da dietro, il dribbling ubriacante, il colpo di testa, il preciso pallonetto e l'arbitraggio scandaloso. La confusione era enorme, la conversazione languiva in rutti e grugniti. Per fortuna un giorno fu scoperta la figura del barista. (Bar Sport)
- Ma il passaggio, o trasformazione subitanea, da "caffè" a bar, ha un suo significato storico e preciso. Perché la società del "caffè", la Belle Epoque, non è stata, in definitiva, soppressa e mutata dai cataclismi, dalle guerre, dalle rivoluzioni, dalle alluvioni economiche e sociali. Tutto il guasto, tutta la mutazione è venuta da un cambio di velocità: gli uomini del caffè andavano a trenta, a cinquanta all'ora; gli uomini del bar vanno a duecento, a cinquecento, a mille all'ora. (Alberto Consiglio)
- Mi mancano i bar per la loro facilità di strada, sono aperti a chiunque passi. Lo sconosciuto entra nei bar della città sconosciuta senza incertezze, senza il dubbio dell’estraneità, la soglia di un bar non è mai un confine, è sempre un buongiorno o un buonasera. Nessun luogo pubblico è più pubblico. (Michele Serra)
- Nei bar le persone si ritrovano insieme e a volte riescono anche a rilassarsi. (Tokyo Ghoul)
- Uno stesso bar è spesso frequentato da ogni genere di persone, essendo, a voler essere sinceri, l'unico luogo oggettivamente democratico del nostro paese. Dal professore al muratore, dall'avvocato al diseredato, all'interno del bar siamo tutti uguali, e i tempi di attesa per il caffè, il cornetto e la «Gazzetta» non variano a seconda della nostra posizione nella società. (Marco Malvaldi)